PICCOLI GIARDINIERI Guida per insegnanti e genitori
La presente guida, correlata al diario operativo “Piccoli giardinieri”, è un supporto all’iniziativa “Un albero per la Terra”, che approfondisce l’unità di apprendimento “Attraverso le stagioni”, alle pagg. 77-354 della guida didattica “La scuola che piace!”. L’obiettivo è quello di sensibilizzare bambine e bambini della Scuola dell’Infanzia al tema dell’ecologia attraverso la piantagione e la cura di due piccoli alberi, un ciliegio e un pino. In accordo con le Indicazioni nazionali per il curricolo, visto il crescente interesse per l’educazione civica con particolare attenzione alla salute del nostro pianeta, questo progetto concorre a “porre le fondamenta di un abito democratico, eticamente orientato, aperto al futuro e rispettoso del rapporto uomo-natura”
INTRODUZIONE
IL POTENZIALE DELLA NATURA
Già Maria Montessori aveva intuito il legame speciale che esiste tra infanzia e natura, cogliendone le immense potenzialità educative.
Praticare il giardinaggio, ad esempio, apporta numerosi benefici e mantiene i bambini in buona salute: è un’attività che coinvolge tutti i sensi, contribuendo a svilupparli e riconoscerli. Si possono toccare la terra, i semi, i fiori e i petali; sentire tutti gli incredibili profumi e vederne i colori.
Stare all’aperto e interagire con la natura, inoltre, sono di aiuto per sviluppare la coordinazione oculo-manuale e la forza fisica.
Il giardinaggio è un’attività fisica a tutti gli effetti e richiede al corpo di lavorare sodo, svolgendo azioni come sollevare, irrigare, scavare, ecc.
Un bambino che trascorre del tempo in giardino svilupperà importanti capacità motorie che aiuteranno a migliorare le abilità scolastiche, come scrivere e ritagliare. Inoltre, prendersi cura delle piante è uno strumento che avvicina alle materie scientifiche ed è in grado di fornire ai più piccoli lezioni di vita, stimolando la crescita di valori importanti come:
LA COOPERAZIONE
Stimolare le bambine e i bambini a prendersi cura delle piante comporta pazienza, attenzione e costanza. È importante che si abituino a pensarsi non solo come persone che ricevono, ma anche capaci di dare attivamente il proprio prezioso contributo.
LA RESPONSABILITÀ
Dare un nome (non quello scientifico) alle piante della vostra casa e a quelle che trovate per strada crea un legame simbolico tra i bambini e le piante stesse. I bambini riconosceranno la pianta come essere vivente e pulsante, e non solo un ornamento.
LA GENTILEZZA
Essere gentili con le piante, il pianeta, le persone e noi stessi aiuta a sviluppare l’empatia e le relazioni positive.
Per sopravvivere e crescere al meglio, le piante hanno bisogno di tutta la nostra gentilezza e il nostro aiuto, prendersi cura di esse aiuta i bambini a sviluppare un senso di premura verso chi ne ha più bisogno.
Stimoliamo bambine e bambini a prendersi cura del giardino nella maniera più gentile possibile, mantenendolo in salute, ad esempio coltivando piante amiche di api e farfalle, insetti importantissimi per la biodiversità.
(Da www.ilclubdeicercacose.com; www.stiga.com)
I BENEFICI DEGLI ALBERI
PRODUCONO OSSIGENO
Gli alberi sono esseri viventi in grado di produrre ossigeno e sottrarre anidride carbonica dall’atmosfera. La vita sulla Terra è nata quando è iniziata la fotosintesi clorofilliana. Per rilasciare ossigeno, l’albero fissa la CO2 nelle sue parti vegetali (tronchi, rami, radici) generando un processo importantissimo per la creazione della vita. Senza ossigeno non si può vivere, quindi gli alberi, attraverso la fotosintesi clorofilliana, riescono a mantenere in vita la nostra specie umana e tutte le altre specie animali presenti sulla Terra. Gli alberi sono esseri praticamente perfetti in cui tutto funziona nei minimi dettagli. La loro distruzione o degradazione equivale a un peggioramento delle condizioni ambientali di un territorio o di una cittadina, con relativo peggioramento delle condizioni di salute degli esseri umani.
PULISCONO L’ARIA
Gli alberi hanno la capacità di purificare l’aria delle nostre città attraverso il fogliame .
I fattori che producono questo beneficio risiedono nella densità delle chiome, nella capacità di captare le polveri attraverso foglie pelose, abbondanza di stomi, rugosità dei tronchi, longevità della specie. Gli alberi sono perfetti alleati in questa lotta alle polveri sottili, efficaci contro il particolato fine e ultrafine come il PM10, il PM2,5 e inferiori, diventando indispensabili nelle città fortemente inquinate e lungo le strade trafficate. Gli alberi hanno la capacità di fissare e neutralizzare i gas inquinanti provenienti dalle emissioni antropiche, diventando quindi un beneficio per la nostra salute.
PULISCONO L’ACQUA
Gli alberi hanno la capacità di purificare le acque, con miglioramento dei suoli, attraverso il processo della fitodepurazione, in grado di intercettare composti organici ma anche idrocarburi e metalli pesanti. Le radici costituiscono il cuore di questi impianti attraverso filtraggio e depurazione. Ad esempio i pioppi, i salici e gli ontani lungo i fiumi e le aree umide, oltre a rendere verdeggianti e ricchi di biodiversità questi luoghi, hanno la capacità di creare fasce tamponi contro l’inquinamento e quindi in grado di migliorare la qualità delle acque. La stessa cosa avviene in un ambiente cittadino in cui le foreste urbane rappresentano un filtro per le acque inquinanti che vengono gradualmente purificate attraverso gli apparati radicali.
COMBATTONO I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Gli alberi sono i migliori alleati contro il cambiamento climatico. Anche in questo caso, per difendere le nostre città da piogge torrenziali o eventi meteorici disastrosi è necessario sviluppare infrastrutture verdi in grado di filtrare pioggia e grandine e mitigare gli effetti del riscaldamento delle città, ovvero l’isola di calore urbana. La chioma densa e verdeggiante di un grande albero riesce a intercettare la pioggia forte e a trattenere le gocce d’acqua che vengono poi rilasciate nel terreno gradualmente attraverso il gocciolamento. Nel mondo, l’unico rimedio al disastro climatico è quello di piantare e far crescere miliardi di alberi che, captando l’anidride carbonica e realizzando nuove foreste, possono abbassare gradualmente le temperature. Da qui l’efficienza nella termoregolazione climatica esercitata dalle grandi foreste del pianeta.
PROTEGGONO IL SUOLO
Gli alberi sono indispensabili per rendere i suoli più stabili, limitando eventi franosi e migliorando l’aspetto dei paesaggi. La protezione del suolo viene esercitata dal reticolato degli apparati radicali e poi dalla densità delle chiome, in grado di intercettare gli eventi meteorici e quindi mitigare pioggie, alluvioni e allagamenti. Anche in questo caso è necessario ricreare boschi e foreste, da sviluppare anche nei centri urbani, per migliorare i suoli e proteggerli dall’erosione. Sulle coste ad esempio le foreste litoranee, assieme alle dune, hanno un’ottima capacità nel bloccare l’erosione marina.
CREANO AMBIENTI PIÙ FRESCHI
Gli alberi hanno la capacità di mitigare il clima o di creare veri e propri microclimi grazie al processo dell’evapotraspirazione, contribuendo a sviluppare ambienti freschi in cui la temperatura può scendere anche di 4-5 gradi. Maggiore è la densità vegetativa di una foresta urbana e maggiore sarà la mitigazione dell’isola di calore e l’abbattimento della canicola estiva. Gli alberi possono essere definiti dei perfetti condizionatori naturali. Inoltre, l’ombra degli alberi, nelle giornate caldissime estive, è una salvezza per molte persone con patologie, anziani, bambini, diventando momento di refrigerio e di riposo.
AUMENTANO LA BIODIVERSITÀ
Le foreste urbane, i giardini e i filari alberati urbani e periurbani rappresentano dei veri e propri ambienti naturali in cui può svilupparsi un’alta biodiversità animale e vegetale. Gli alberi, oltre a produrre ossigeno, producono cibo per gli esseri viventi e danno riparo a una grande quantità di insetti, mammiferi, uccelli, aumentando le specie animali sul territorio.
Frutti, fogliame, parti morte dell’albero, la presenza di humus nel soprassuolo… non si
butta nulla dell’albero. Ogni cosa ha un valore per incrementare la vita. L’humus fertilizza i terreni, diventando cibo per i vegetali e microrganismi, migliorando la copertura vegetale e la qualità di una foresta urbana o di un giardino e mantenendo anche costante l’umidità del terreno. La creazione in città di infrastrutture verdi che si compenetrano nel tessuto urbano, creando una continuità tra paesaggio agricolo e centro abitato, rappresenta una ricchezza dal punto di vista dell’avifauna e dei mammiferi. La città quindi non è più un’isola di cemento ma si arricchisce di vita, diventando più bella e trasformandosi in luogo di attrazioni turistiche e per l’educazione ambientale.
CONTRIBUISCONO AL NOSTRO BENESSERE PSICO-FISICO
Le foreste urbane e gli alberi in generale hanno un effetto benefico sulla salute degli esseri umani. A parte la capacità di abbattere le polveri sottili e i gas inquinanti, gli alberi riescono a migliorare la psiche delle persone, combattendo efficacemente stadi depressivi e situazioni di forte stress. Passeggiare nella natura fa bene alla mente e al fisico e rallenta l’invecchiamento. Nelle città inquinate in cui scarseggia il verde e dove le infrastrutture verdi sono fortemente degradate, la qualità della vita viene automaticamente logorata. Invece, nelle città verdi, in cui gli alberi e i giardini sono protagonisti, si nota una maggiore vitalità e creatività tra i cittadini con un miglioramento della salute e abbattimento dei costi sanitari per tutti.
PROTEGGONO DAI RUMORI
Le foreste urbane, i filari alberati e le siepi possono contribuire a una mitigazione dei rumori. Nelle nostre città i rumori del traffico e delle attività produttive possono diventare una delle maggiori cause di stress per moltissimi cittadini. La presenza di alberi e siepi, principalmente sempreverdi e con forte densità vegetativa, può contribuire ad allievare questi disturbi dei suoni, in combinazione con barriere fonoassorbenti, ad esempio intorno ad autostrade, ferrovie, strade trafficate ecc.
FANNO CRESCERE BAMBINI PIÙ CREATIVI
Gli alberi, i giardini e le foreste contribuiscono ad aumentare la creatività nei bambini. I ragazzi che vivono in ambienti verdeggianti, a contatto con gli alberi, hanno un cervello più creativo rispetto a quelli costretti a vivere in ambienti degradati e inquinati o nel cemento cittadino. Ecco perché è indispensabile lavorare sul miglioramento verde delle città e promuovere progetti di educazione ambientale per scoprire il valore degli alberi. La loro bellezza e la loro capacità di resistere alle avversità e di adattarsi a condizioni spesso difficili possono diventare fonte di insegnamento per i bambini, scoprendo la natura nei suoi segreti. Siamo certi che dagli alberi i bambini possono trarre i migliori insegnamenti per crescere al meglio, sviluppando una maggiore capacità di mettersi in gioco e di reinventarsi nelle situazioni della vita.
(Da www.conalpa.it)
L’EDUCAZIONE CIVICA E L’AGENDA 2030
L’educazione ambientale fa parte del secondo nucleo concettuale della Legge 92/2019 recante “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”. In particolare si cita l’Agenda 2030 dell’Onu, che ha fissato i 17 obiettivi da perseguire entro tale anno a salvaguardia della convivenza e dello sviluppo sostenibile. Tali obiettivi riguardano non soltanto il rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la costruzione di ambienti di vita, di città, di modi di vivere inclusivi e rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, primi fra tutti la salute e il benessere psico-fisico.
Piantare un albero è un’azione concreta che può fare la differenza nel raggiungimento degli obiettivi 11, 13, 15 dell’Agenda 2030: città e comunità sostenibili, lotta contro i cambiamenti climatici, salvaguardia della vita sulla Terra.
Insegnare ad amare e proteggere la natura fin da bambini è fondamentale per trasmettere valori positivi che promuovano una maggiore responsabilità ambientale e contribuiscano a salvare il nostro pianeta.
GUIDA ALLA LETTURA
Questa guida offre a insegnanti e genitori informazioni e curiosità sugli alberi da piantare, in particolare sul ciliegio e sul pino, protagonisti dell’unità di apprendimento “Attraverso le stagioni” (pp. 77-354) della guida didattica “La scuola che piace!”.
Proponiamo semplici attività, da integrare all’esperienza di piantumazione e cura degli alberi, arricchite da schede didattiche e modelli fotocopiabili, che sono indicate con le seguenti icone:
Si parte dall’osservazione con occhio scientifico di piante e fenomeni naturali. OSSERVO
Nel momento della scoperta, i bambini esprimono le loro impressioni e verbalizzano ciò che hanno osservato.
In questa sezione le attività proposte sono di tipo pratico e riguardano propriamente la cura delle piante o laboratori specifici.
Idee in più!
Vengono offerti consigli e suggerimenti per ulteriori attività didattiche.
DIARIO DEI PICCOLI GIARDINIERI
Il diario operativo correlato a questa guida contiene pagine in cui i bambini possono incollare foto delle proprie piante, disegnare e completare schede didattiche.
L'iniziativa:
ISTRUZIONI PRATICHE E VELOCI
1 Contattare l’Editrice Tresei Scuola per conoscere quali sono gli enti convenzionati.
2 Chiamare il vivaio più vicino alla propria scuola.
3 Scegliere e procurarsi una o più piante (noi consigliamo un ciliegio e un pino).
4 Chiedere informazioni utili per la loro piantagione e crescita.
5 Trovare il punto adatto per il trapianto in base ai bisogni di ciascuna pianta.
PRIMA DI COMINCIARE
Cosa fa l’insegnante?
Per questo progetto consigliamo agli insegnanti di scegliere un ciliegio e un pino da piantare nel cortile della scuola, così da poterne osservare le uguaglianze e le differenze nel corso dell’anno, seguendo l’unità di apprendimento 2 della guida didattica “La scuola che piace!”, pp. 77-354.
Curiosità:
In agronomia gli alberi da frutto si distinguono generalmente in:
piante pomacee: melo, pero, cotogno, nashi;
piante drupacee: pesco, albicocco, susino, mandorlo e ciliegio;
agrumi: cedri, limoni, aranci, clementine, mandarini, pompelmi, bergamotto, chinotto;
altre piante: fico, kaki, melograno, ulivo;
fruttiferi rampicanti: actinidia, vite;
frutti minori: azzerruolo, giuggiolo, gelso.
In realtà tutti gli alberi producono frutti: infatti la fruttificazione è una parte fondamentale del processo riproduttivo dell’organismo vegetale.
(Da www.ortodacoltivare.it)
IL CILIEGIO
La coltivazione del ciliegio in Europa è molto antica. È una pianta della famiglia delle Rosacee, in frutticoltura è classificata insieme a susino, albicocco, pesco e mandorlo tra le Drupacee.
Si tratta di un albero maestoso, che raggiunge altezze considerevoli e vive anche un secolo.
A caratterizzare questa specie fruttifera sono le piccole ghiandole rosse presenti all’attaccatura delle foglie e le tacche orizzontali sulla corteccia (chiamate propriamente lenticelle).
Bisogna specificare che ci sono diversi tipi di ciliegio. La prima importante distinzione da fare è tra le due specie:
- il ciliegio dolce (Prunus avium) è il più diffuso in Italia e annovera molte varietà, suddivise in due grandi gruppi: i duroni e le tenerine, i primi a polpa più consistente delle seconde;
- il ciliegio acido (Prunus cerasus) o ciliegio aspro si divide in tre gruppi: amarene, marasche e visciole, tutti con frutti adatti alla trasformazione più che al consumo diretto.
La pianta di ciliegio è apprezzata non solo per i frutti: anche il legno di ciliegio, di colore rosso bruno, è particolarmente apprezzato per la realizzazione di mobili di pregio.
(Da www.ortodacoltivare.it)
SCHEDA TECNICA
Nome scientifico: Prunus avium
Nome comune: ciliegio
Famiglia: Rosacee
Specie: Drupacee
Tipologia: caducifoglie e latifoglie
Altezza: da 15 a 32 metri
Vita: circa un secolo
Terreno: non ci sono particolari esigenze, l’importante è che non sia né troppo umido né impermeabile
Acqua: dopo la semina, durante la prima settimana il ciliegio va innaffiato a giorni alterni; nella seconda settimana due-tre volte; dopo la seconda settimana, una volta ogni sette giorni per tutta la stagione
Luce: piena
Clima: ben resistente al freddo, ma teme le gelate tardive e le piogge prolungate di primavera
Piantagione: da ottobre ad aprile (a radice nuda)
Fioritura: inizio della primavera contemporaneamente alla produzione di nuove foglie, generalmente avviene ad aprile
Fruttificazione: due o tre anni dopo la messa a dimora
Maturazione: soprattutto in giugno
Raccolta: da maggio a fine luglio
Fonti: www.ortodacoltivare.it; www.wikipedia.it; www.nonsprecare.it; www.rosai-e-piante-meilland.it
Messa a dimora: trapianto di una pianta nella sua sede definitiva.
IL PINO
Il pino è una conifera che comprende oltre cento varietà, è una pianta diffusa dalla pianura all’alta montagna. Appartiene alla famiglia delle Pinacee.
Ama la luce, predilige i terreni sciolti e sabbiosi dei litorali marittimi. È molto usuale infatti trovare pinete vicino alle spiagge e fra le dune, dove il pino si mescola con altre piante tipiche della macchia mediterranea.
È un albero sempreverde e maestoso che può vivere fino a 200-250 anni e raggiungere grandi dimensioni, fino a 30 metri di altezza.
Il periodo di fioritura è da marzo a maggio.
Il fusto è cilindrico può raggiungere i 6 metri di diametro.
La chioma globosa assume la caratteristica forma ad ombrello nella pianta adulta.
La corteccia è spessa, divisa in placche da profonde fessure longitudinali.
Le foglie, ossia gli aghi, sono riuniti a gruppi di 2, persistono sulla pianta 2-3 anni e sono molto lunghi, anche fino a 20 cm.
Le infiorescenze femminili sono costituite da grandi pigne verdi, che divengono legnose a maturazione liberando i semi; si tratta di semi oleosi, con guscio legnoso, chiamati pinoli: il pino domestico è l’unica conifera da cui si ricavano quantità significative di pinoli.
Sulle coste italiane si vedono molti pini domestici, poiché sono stati utilizzati in molte zone per consolidare i litorali.
Le radici sono robuste e profonde.
Il pino e l’abete sono due tipi di conifere appartenenti a generi diversi (il primo al genere Pinus, il secondo al genere Abies), ma alla stessa famiglia (Pinaceae). Si differenziano principalmente per la disposizione dei loro aghi.
(Da www.tuttogreen.it e www.giardinaggio.it)
SCHEDA TECNICA
Nome scientifico: Pinus
Nome comune: pino
Famiglia: Pinacee
Specie: circa 120, 3 sottogeneri Pinus, Ducampopinus, Strobus
Tipologia: conifera sempreverde a foglia persistente, con aghi riuniti in gruppi
Vita: fino a 250 anni
Terreno: sabbioso, leggero e secco
Acqua: non eccessiva
Luce: piena
Clima: preferibilmente mite, non troppo ventoso
Fonti: www.tuttogreen.it; www.wikipedia.it; www.nonsprecare.it; www.giardinaggio.it
Consigliamo comunque agli insegnanti di rivolgersi all’esperto vivaista per tutte le informazioni specifiche inerenti alle proprie piante.
DUE PIANTINE A SCUOLA
L’insegnante fa trovare a scuola o nel cortile due nuovi “amici”: un piccolo albero di ciliegio e un giovane pino.
OSSERVO
I bambini osservano le due piante e dicono le loro prime impressioni, si avvicinano, le annusano e toccano con delicatezza.
SCOP O
I bambini esprimono le loro prime impressioni uno alla volta.
Chiara: “Quest’albero ha le foglie e l’altro no...”
Fabio: “Ma sono aghi che pungono!”
Emma: “Le foglie sono profumate e morbide.”
Federico: “Non hanno tante foglie.”
Samira: “Sotto c’è la terra!”
Se le piante sono state acquistate in vaso, è possibile concedersi del tempo in più per esplorare il cortile, trovare insieme il punto adatto in cui piantarle, in cui ci sia abbastanza luce.
I bambini, muniti di paletta, rastrello, secchielli, inizieranno a giocare con la terra, dissodando la superficie, toccando e maneggiando il terreno, rendendolo più fine, trovando animaletti e sassolini.
Conserviamo un po’ di terriccio nel secchiello, così da utilizzarlo in sezione per attività grafiche in cui colorare con la terra.
Consigli per la messa a dimora del ciliegio
Il ciliegio venduto a radice nuda si pianta da ottobre ad aprile. Se non si riesce a piantarlo nel giro di 8 giorni, consigliamo di mettere l’albero in un angolo all’ombra del giardino.
Per la messa a dimora, facciamo una buca profonda 50/60 cm e larga 80/100 cm in modo da assestare bene la terra.
Togliamo i sassi e le radici delle erbacce.
Mettiamo in fondo alla buca di impianto circa 150 g di cornunghia (cioè 2 manate di concime naturale) da mescolare alla terra, riempiamo a metà la buca con la terra migliorata con terriccio da piantagione, se necessario, e letame (1 o 2 palate).
Rinfreschiamo l’estremità delle radici, immergiamole in una poltiglia di fango (per assicurare una migliore ripresa), non dimentichiamo di mettere un tutore in modo da mantenere l’albero dritto e piantiamolo con il colletto al livello del suolo. Colmiamo la buca di impianto con la terra asportata in precedenza, eventualmente ammendata da terriccio da piantagione, comprimiamo al piede dell’albero formando una conca e annaffiamo abbondantemente (15/20 litri d'acqua) per assicurare una buona coesione tra le radici e la terra.
(Da www.rosai-e-piante-meilland.it)Nel caso del ciliegio in vaso, la buca di impianto dovrà avere una larghezza di circa 3 volte la dimensione del contenitore e una profondità similare.
https://www.youtube.com/watch?v=zUIPTgJ6oWo
Consigli per la messa a dimora del pino
Le conifere devono essere inserite in buche di dimensioni adeguate non meno di 80 x 80 cm e una profondità di almeno 80 cm. Eliminiamo sassi e altro materiale presente, stendiamo sul fondo uno strato di 6-8 cm di terriccio universale integrato ad argilla espansa. Se le radici delle conifere sono avvolte da un telo di juta occorre toglierlo. Poi collochiamo la zolla nella buca in modo che il colletto sia a livello del terreno.
Riempiamo la buca con il terreno di scavo e comprimiamo il terriccio con i piedi attorno alle conifere.
Annaffiamo copiosamente: occorrono circa 30 litri di acqua per esemplare.
I bambini, con l’aiuto dell’insegnante, completano l’identikit delle piante nel diario operativo.
LA FESTA DELL’ALBERO
A partire dal 2011, con la Legge n.10 del Ministero dell’Ambiente, la Giornata Nazionale degli Alberi viene celebrata ogni 21 novembre con l’intento di promuovere le politiche di riduzione delle emissioni, la protezione del suolo, il miglioramento della qualità dell’aria, la valorizzazione delle tradizioni legate all'albero e la vivibilità degli insediamenti urbani. Da alcune analisi svolte dal Centro Ricerca sui Consumi di Suolo, sviluppata sui database cartografici europei che misurano le variazioni di uso del suolo nei Paesi dell’Unione europea, emerge che ogni anno in Italia vengono ricoperti dal cemento almeno 500 ettari di aree forestali. Negli ultimi anni la distruzione di foreste ha proceduto al ritmo di oltre 2.000 ettari all’anno. Una perdita importante, se si considera che nel nostro Paese i terreni forestali sono i nostri maggiori depositi di carbonio, tanto che ogni ettaro contiene l’equivalente di mille tonnellate di CO2 sottratte dall’atmosfera.
(Da blog.treedom.net)
L’insegnante per questa occasione, e se il tempo lo permette, esce in giardino con i bambini e invita a disporsi seduti a terra, al riparo di qualche pianta per ascoltare il famoso racconto “L’albero generoso” di Shel Silverstein, sulla generosità e la gentilezza degli alberi, riportato alle pagine successive.
Approfondisci
consultando la guida didattica “La scuola che piace!” alle pp. 158-161.
L’ALBERO GENEROSO
SHEL SILVERSTEIN
C’era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all’ombra dell’albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna nanna. Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. E l’albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”.
“Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare, disse il bambino. Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi.
Voglio dei soldi, puoi darmi dei soldi?”.
“Mi dipiace” rispose l’albero “ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti: prendi i miei frutti, bambino mio e va a venderteli in città. Così avrai dei soldi e sarai felice”.
Allora il bambino si arrampicò sull’albero, raccolse tutti i frutti e li portò via. E l’albero fu felice.
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare… e l’albero divenne triste. Poi, un giorno, il bambino tornò; l’albero tremò di gioia e disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”.
“Ho troppo da fare e non ho tempo da arrampicarmi sugli alberi”, rispose il bambino. “Voglio una casa che mi ripari” continuò. “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?”.
“Io non ho una casa” disse l’albero. “La mia casa è il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”.
Il bambino tagliò tutti i rami e li portò via per costruirsi una casa.
E l’albero fu felice. Per molto tempo il bambino non venne. Quando ritornò, l’albero era così felice che riusciva a malapena a parlare. “Avvicinati, bambino mio”
mormorò “vieni a giocare”.
“Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare”, disse il bambino “voglio una barca per fuggire lontano da qui. Tu puoi darmi una barca?”.
“Taglia il mio tronco e fatti una barca” disse l’albero “così potrai andartene ed essere felice”.
Allora il bambino tagliò e si fece una barca per fuggire.
E l’albero fu felice…
Ma non del tutto. Molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
“Mi dispiace, bambino mio”, disse l’albero “ma non mi resta più niente da donarti… non ho più frutti”. “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti” disse il bambino.
“Non ho più rami”, continuò l’albero “non puoi più dondolarti…”.
“Sono troppo vecchio per dondolarmi ai rami” disse il bambino.
“Non ho più il tronco” disse l’albero “non puoi più arrampicarti”.
“Sono troppo stanco per arrampicarmi” disse il bambino.
“Sono desolato” sospirò l’albero “vorrei ancora donarti qualcosa… ma non ho più niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto…”.
“Non ho più bisogno di molto ormai” disse il bambino “solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco”.
“Ebbene”, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva, un vecchio ceppo è quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti. Siediti e riposati”.
Così fece il bambino.
E l’albero fu felice.
L’insegnante invita i bambini ad abbracciare gli alberi, come se fossero dei piccoli koala. Chiudendo gli occhi, ciascuno esprime le emozioni provate e dice parole gentili alla propria pianta.
Curiosità:
La tree hugging (letteralmente “abbracciare l’albero”) è solo uno dei molteplici aspetti della silvoterapia, un’antica pratica terapeutica entrata a far parte del mondo scientifico solo nel 1927 ma le cui radici affondano in antiche culture popolari.
Alla base di questa terapia c’è infatti il contatto con gli alberi e gli effetti benefici che questi producono sul corpo e sulla mente: lo sapevano bene i popoli antichi come i celti, i nativi americani, gli aborigeni australiani, i tibetani, i taoisti e la medicina tradizionale cinese. La teoria dell’abbraccio è legata alle proprietà vibrazionali degli alberi e ai loro effetti diretti sulla nostra salute. Quando tocchiamo un albero, entriamo in risonanza con la sua vibrazione che andrà a influenzare i vari meccanismi biologici del nostro corpo. Ogni singolo albero ha una propria vibrazione e maggiore è l’albero maggiori saranno le sue potenzialità curative. Ecco allora un albero per ogni problema: i cipressi e i cedri riducono la sensazione di calore, gli olmi calmano la mente, gli aceri alleviano il dolore, i salici riducono la pressione sanguigna, le betulle disintossicano l’organismo, i biancospini favoriscono la digestione…
Unico neo: eventuali resine, licheni e insetti presenti sulla corteccia. Praticare la tree hugging è semplice. Scegli l’albero. Chiedi il permesso. Avvicinati lentamente. Appoggia la mano sul tronco. Respira. Avvicinati e appoggia l’altra mano. Appoggia la fronte alla sua corteccia, annusa il suo odore. Chiudi gli occhi e respira profondamente. Appoggia il cuore al tronco dell’albero e abbraccialo. Lasciati andare. Ascoltati e ascolta le emozioni che affiorano. Rimani così finché lo desideri. Quando decidi di staccarti dall’albero fallo lentamente, seguendo a ritroso i passaggi che hai fatto per avvicinarti a lui. Prima di andartene ringrazialo.
(Da www.bimbiagiro.it)
IDEE IN PIÙ!
Portiamo con noi fogli e colori.
Dopo l’ascolto i bambini potranno disegnare il loro “albero generoso” all’aperto.
Fotocopiamo le schede alle pagine successive e coloriamole all’aperto.
LE PARTI DELL’ALBERO
L’insegnante indica e nomina le varie parti dell’albero, mostrandole sulle piante: radici, tronco, fusto, rami, foglie, poi spiega che in seguito nasceranno fiori e frutti. Chiede ai bambini se hanno mai assaggiato le ciliegie, che sapore hanno, oppure se hanno mai maneggiato delle pigne, trovato e assaggiato dei pinoli, che sono i semi del pino.
In sezione, apre il manifesto del ciliegio e l’albero sempreverde, allegato alla guida “La scuola che piace!” e indica nuovamente le parti degli alberi, lasciando anche indovinare ai bambini.
OSSERVO
I bambini osservano e nominano le parti delle piante sia dal vero che lavorando con il manifesto menzionato in precedenza.
In seguito completano le schede correlate del diario operativo.
DI COSA HA BISOGNO?
L’insegnante procura ai bambini dei piccoli innaffiatoi e spiega che ogni volta che ce ne sarà bisogno, a turno si potranno irrigare le piante.
Nella scheda fotocopiabile a pagina 34, forniamo un calendario mensile per segnare, colorando la goccia, i giorni in cui le piante sono state irrigate, e da quali alunni incaricati, scrivendo i nomi.
Consigli per una corretta irrigazione
• L’albero di ciliegio non ha grandi esigenze idriche e richiede poche e piccole attenzioni nell’irrigazione. In generale, gli esemplari più maturi sono piuttosto autosufficienti e le innaffiature si possono intensificare nei periodi di siccità e di fruttazione, situazioni che aumentano il fabbisogno idrico della pianta. I ciliegi più giovani, invece, devo essere irrigati con maggiore frequenza, anche quotidianamente nei periodi estivi, visto che l’apparato radicolare è ancora immaturo e superficiale e rischia di seccarsi con più facilità. Il ciliegio teme molto i ristagni idrici: per questo motivo è preferibile non eccedere nelle innaffiature ed evitare che il terreno sia costantemente umido. Per le coltivazioni intensive si può ricorrere a sistemi di irrigazione a goccia che, erogando una dose costante e continua di acqua, rendono l’operazione automatizzata.
• Innaffiare eccessivamente il tuo pino può ucciderlo rapidamente quanto renderlo assetato. Le radici hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere, ma se lo innaffi troppo il tuo pino affogherà.
Nello specifico, il pino è una specie che si è caratterizzata per sopravvivere in aree dove le precipitazioni sono scarse (come il Mediterraneo). Quindi il ristagno e l’annegamento delle sue radici gli fanno molto male.
(Da www.ilgiardinocommestibile.it)I bambini, dopo aver irrigato gli alberelli, riflettono con l’insegnante sui bisogni delle piante:
Sara: “Quest’albero ha sete e quindi vuole bere.”
Greta: “La terra prima era secca, ora è bagnata!”
Mirco: “L’acqua la rinfresca, ha caldo.”
Gianluca: “Il sole la scalda.”
Giorgia: “Il vento lo spettina.”
L’insegnante spiega ai bambini che le piante non solo hanno bisogno di bere, ma anche di mangiare e respirare. Per questo hanno bisogno di luce e di aria.
Insieme svolgiamo gli esperimenti proposti nella guida “La scuola che piace!” alle pp. 103-104, per conoscere che cos’è la clorofilla, e come fanno le piante a rilasciare ossigeno.
Infine i bambini completano la scheda del diario della semina sui bisogni delle piante.
IL CICLO VITALE
L’insegnante chiede ai bambini se pensano che le piante crescano proprio come loro. Quindi racconta che prima c’è solo un piccolo semino in terra, dal quale poi nasce un germoglio; piano piano quest’ultimo diventa una piantina che cresce fino a diventare un piccolo alberello, poi un giovane albero e in seguito un grande albero.
IDEE IN PIÙ!
Facciamo vedere ai bambini un video da Youtube sul ciclo di vita della pianta come ad esempio:
https://www.youtube.com/watch?v=xF2GTie3MTM
https://www.youtube.com/watch?v=pWoeMSEO79E
Oppure sfogliamo insieme a loro degli albi illustrati a tema e leggiamo le storie. Possiamo anche ascoltare la famosa canzone “Per fare un albero” e riflettere sulle parole del testo.
Per fare un albero
Per fare l’albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore ci vuole un fiore, ci vuole un fiore...
Per fare un fiore ci vuole un ramo per fare il ramo ci vuole l’albero per fare l’albero ci vuole il bosco per fare il bosco ci vuole il monte per fare il monte ci vuol la terra per far la terra ci vuole un fiore per fare tutto ci vuole un fio-o-re.
(Da S. Endrigo)
I bambini possono eseguire dei piccoli esperimenti per scoprire che la pianta nasce da un seme, utilizzando dei legumi (fagioli, ceci) o altri semi da far germogliare in un barattolo con del terriccio e un po’ d’acqua o su un vassoio con del cotone umido, posti vicino a una sorgente di luce.
Quindi disegnano su un foglio o un cartellone, di volta in volta, le fasi della crescita del seme fino a diventare un germoglio.
In alternativa, alla pagina successiva, è presente il modello da fotocopiare (in più copie) di un registro “dei cambiamenti”, in cui scrivere con l’aiuto dell’insegnante i giorni di riferimento e disegnare lo stadio di crescita delle piante.
Infine i bambini completano la scheda del diario della semina sul ciclo vitale di un ciliegio.
LE QUATTRO STAGIONI
L’insegnante legge il racconto “Il ciliegio e l’albero sempreverde in autunno”, presente nella Guida “La scuola che piace!”, pp. 82-83. In sezione, l’insegnante indica, sul manifesto allegato alla guida “La scuola che piace!”, le immagini del ciliegio e dell’albero sempreverde in autunno.
OSSERVO
I bambini si divertono a trovare somiglianze e differenze.
IDEE IN PIÙ!
Possiamo portare a scuola alcuni prodotti tipici dell’autunno e fare delle esperienze sensoriali, assaggiando, odorando, manipolando frutti e ortaggi.
L’insegnante e i bambini escono in giardino per ammirare la bellezza della natura che cambia in autunno e si tinge di colori caldi, come il rosso, il giallo, il marrone, l’arancione. I bambini osservano il ciliegio e il pino e operano confronti.
SCOP O
I bambini raccolgono alcune foglioline a terra e altro materiale a piacere da conservare nel diario della semina.
FACCIO
Nel corso dei mesi autunnali, i bambini scattano delle foto ai loro alberelli, che potranno essere incollate nel calendario della semina.
I bambini completano le schede operative del diario inerenti all’autunno.
INVERNO
L’insegnante legge il racconto “Il ciliegio e l’albero sempreverde in inverno”, presente nella Guida “La scuola che piace!”, pp. 162-163.
OSSERVO
In sezione, l’insegnante indica, sul manifesto allegato alla guida “La scuola che piace!”, le immagini del ciliegio e dell’albero sempreverde in inverno. I bambini si divertono a trovare somiglianze e differenze.
Possiamo portare a scuola alcuni prodotti tipici dell’inverno e fare delle esperienze sensoriali, assaggiando, odorando, manipolando frutti e ortaggi.
L’insegnante e i bambini escono poi in giardino durante il periodo invernale per ammirare la bellezza della natura che ora sembra si stia addormentando, in attesa della primavera. I bambini osservano il ciliegio e il pino e operano confronti.
SCOP O
I bambini raccolgono dei rametti caduti a terra e altro materiale a piacere da conservare nel diario della semina.
FACCIO
Nel corso dei mesi invernali, i bambini scattano delle foto ai loro alberelli, che potranno essere incollate nel calendario della semina.
I bambini completano le schede operative del diario inerenti all’inverno.
PRIMAVERA
l’insegnante legge il racconto “Il ciliegio e l’albero sempreverde in primavera”, presente nella Guida “La scuola che piace!”, pp. 246-247.
OSSERVO
In sezione, l’insegnante indica, sul manifesto allegato alla guida “La scuola che piace!”, le immagini del ciliegio e dell’albero sempreverde in primavera. I bambini si divertono a trovare somiglianze e differenze.
Possiamo invitare a scuola un esperto apicoltore che parli ai bambini dell’importanza di insetti impollinatori per la salute del pianeta. Ricordiamo che la Giornata mondiale delle api cade il 20 maggio.
l’insegnante e i bambini escono poi in giardino per ammirare la bellezza della natura che si risveglia e fiorisce.
I bambini osservano il ciliegio e il pino e operano confronti. Se qualche albero è in fiore, possono annusarne il profumo e descrivere le sensazioni che trasmette.
SCOP O
I bambini raccolgono dei petali o fiori che possono trovare a terra, senza strapparli dagli alberi, e altro materiale a piacere da conservare nel diario della semina.
FACCIO
Nel corso dei mesi primaverili, i bambini scattano delle foto ai loro alberelli, che potranno essere incollate nel calendario della semina.
I bambini completano le schede operative del diario inerenti alla primavera.
ESTATE
l’insegnante legge il racconto “Il ciliegio e l’albero sempreverde in estate”, presente nella Guida “La scuola che piace!”, pp. 310-311.
OSSERVO
In sezione, l’insegnante indica, sul manifesto allegato alla guida “La scuola che piace!”, le immagini del ciliegio e dell’albero sempreverde in estate. I bambini si divertono a trovare somiglianze e differenze.
Quale momento migliore per preparare e gustare una buona macedonia di frutti estivi? Organizziamo una merenda salutare e dissetante all’aperto.
l’insegnante e i bambini, in giardino, osservano le chiome verdi degli alberi, con o senza frutti. Poi osservano il ciliegio e il pino e operano confronti.
FACCIO
I bambini raccolgono alcuni frutti dagli alberi, li descrivono, ne gustano il sapore e osservano se contengono dei semi.
Nelle prime settimane estive, i bambini scattano delle foto ai loro alberelli, che potranno essere incollate nel calendario della semina.
I bambini completano le schede operative del diario inerenti all’estate.
PIÙ ALBERI PER LA TERRA!
Realizziamo un cartellone per interiorizzare i benefici che gli alberi apportano alla Terra e all’umanità, utilizzando i modelli fotocopiabili alle pp. 48-50.
FACCIO
I bambini colorano e ritagliano un alberello, come quello rappresentato in basso. Poi dicono perché secondo loro gli alberi sono importanti e l’insegnante trascrive la frase.
Alle pp. 48-49 sono proposti dei modelli fotocopiabili da aggiungere al nostro cartellone.
Prepariamo un cartellone in cui è incollata la Terra.
Possiamo aiutarci con il modello fotocopiabile del nostro pianeta proposto a p. 50.
Ciascun bambino incolla il proprio alberello sul cartellone, intorno alla Terra e dove c’è spazio. Infine si decora a piacere e il cartellone è pronto per essere appeso in sezione.
I bambini completano l’ultima scheda del loro diario al termine dell’anno scolastico.
PROTEGGONO IL SUOLO RINFRESCANO
AUMENTANO LA BIODIVERSITÀ
CONTRIBUISCONO AL NOSTRO BENESSERE
IL CILIEGIO E L’ALBERO SEMPREVERDE IN AUTUNNO
(PER LA COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZA IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA)
Nel giardino di nonna Genoveffa, c’era un albero sempreverde di nome Pino. Le sue foglie, che rimangono, appunto, sempre verdi, assomigliavano a degli aghi. Pino era così alto che sembrava toccare il cielo con la sua punta... ed erano tanti, tanti anni che viveva in quel giardino. Aveva visto crescere perfino Tommaso, il nipotino della nonna. Un bel giorno Genoveffa decise di far arrivare un nuovo e giovane albero: si chiamava Ciliegio. Venne trasportato in giardino da un gruppo di uomini che scavarono una bella buca per piantarlo.
E lì, Ciliegio mise finalmente le sue radici. Da quella volta Pino e Ciliegio divennero amici. Ciliegio non era alto come Pino e anche le sue foglie erano diverse, non erano proprio verdi, ma rosse, gialle, marroni... avevano tante sfumature!
Un giorno però accadde uno strano
fenomeno. Molte delle sue foglie iniziarono a cadere una ad una. “Ehi, cosa ti sta succedendo?” disse Pino a Ciliegio. “Qui in giardino fa freddo, ti sembra il caso di spogliarti e startene lì con i rami nudi?”. Ma Ciliegio non poteva farci proprio niente, le sue foglie cadevano e basta e lui diventava sempre più spoglio. “Perché sta perdendo le sue foglie?”.
Pino non riusciva a darsi una risposta, fin quando sentì parlare Tommaso che, arrivato in giardino, iniziò a saltellare sotto al ciliegio dalla felicità. “Ehi nonna, vieni qui a divertirti con me! Guarda quanti colori... e senti che rumore fanno le foglie secche! Nel tuo giardino non c’erano mai state!”. “Hai visto che bello Tommaso! Il ciliegio si sta solo ‘vestendo’ d’autunno!”. Tommaso non faceva altro che ripetere “autunno, autunno” e così decise di scoprire cosa significasse quella parola, anche se già gli piaceva proprio tanto!
Audioracconto
IL CILIEGIO E L’ALBERO
SEMPREVERDE IN INVERNO
(PER LA COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZA IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA)
Sembrava un giorno freddo qualunque, eppure c’era qualcosa di strano nell’aria.
Infatti Ciliegio più guardava il suo amico Pino e più non lo riconosceva. Era agghindato di addobbi, lucine colorate e, sulla sua punta, una stella lo faceva sembrare ancora più alto. Soprattutto di sera, il giardino di nonna Genoveffa era splendente più che mai.
“Ehi amico, ma come ti sei vestito oggi?”, chiese Ciliegio a Pino: “Mi sono ‘vestito’ d’inverno, anzi... di Natale, che presto arriverà!”.
Anche Tommaso e la nonna si erano “vestiti d’inverno” e avevano addobbato la casa in attesa del Natale.
A Tommaso, il giardino ora piaceva più che mai, infatti, passava tanto tempo a guardarlo dalla finestra. A casa stava al calduccio, grazie al calore che proveniva dal caminetto acceso, dove spesso l’aria profumava di arancia, il frutto che tiene lontano il raffreddore, come gli ripeteva spesso la nonna.
Ciliegio ammirava Pino e si sentiva sempre più spoglio: non solo non aveva più le foglioline attaccate ai rami, ma neanche un addobbo: “Tu sei un ciliegio e non un albero di Natale!”, gli diceva ogni tanto Pino. Con molta sorpresa, una mattina anche Ciliegio iniziò a sentirsi diverso: i suoi rami erano appesantiti e improvvisamente i colori e gli addobbi del giardino erano spariti, tutto intorno era bianco e tutti i rumori erano scomparsi. “Ehi Pino, ma cosa sta succedendo, dove sono le tue lucine? Chi ci ha pitturati di bianco?”. E Pino, sorridendo, rispose: “Caro Ciliegio, si vede che sei ancora un piccolo albero inesperto di come cambia il tempo, nessuno ci ha pitturato, è solo scesa la neve!”. Mentre diceva queste parole, la sua voce fu sopraffatta da quella di Tommaso: “Dai nonna, sbrigati, esci fuoriiiiii! Vedi? Ci sono già le mie impronte sulla neve, e anche quelle del pettirosso, mancano le tue!”. La nonna andò verso il suo dolce nipotino: “L’inverno ci riserva tante sorprese”... E, nel sentire queste parole, Tommaso iniziò a pensare con ansia al Natale.
IL CILIEGIO E L’ALBERO
SEMPREVERDE IN PRIMAVERA
(PER LA COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZA IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA)
Ne era passato di tempo dal freddo inverno e, a poco a poco, il giardino dove vivevano Pino e Ciliegio era tutt’altro che bianco, ma colorato dalla terra al cielo... sì, perché il verde prato era puntellato da margherite e altri fiorellini, anche le rose e i tulipani di nonna Genoveffa erano sbocciati... ed era proprio il piccolo Ciliegio ad annunciare la gioia della primavera. I suoi rami, infatti, erano così fioriti che l’albero si sentiva un po’ appesantito: “Beh, meglio avere i rami pieni di fiori che di gelida neve...” disse un giorno Ciliegio agli uccellini che abitavano tra i suoi rami.
Pino, nel frattempo, se ne stava zitto zitto e maestoso come sempre a guardare la primavera. Gli addobbi natalizi tra i suoi rami non c’erano più ed ora era lui a sentirsi spoglio:
“Sei meraviglioso, amico mio, così ‘vestito’ di primavera! Potessi averli io tutti quei fiori!”, diceva spesso a Ciliegio.
IL CILIEGIO E L’ALBERO SEMPREVERDE IN ESTATE
(PER LA COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZA IN SCIENZE, TECNOLOGIE E INGEGNERIA)
Quella mattina faceva molto caldo!
Pino ospitava nella sua ombra imponente Tommaso e la sua nonna che si riparavano dai raggi del sole già alti nel cielo. “Ehi Tommaso, oggi raccoglieremo le ciliegie, intanto prendi questo cestino e mettiti il cappellino!” “Sììì, che buone le ciliegieeee... ce ne sono tantissime!”.
L’albero di ciliegio era davvero orgoglioso di avere i rami pieni, questa volta, non di fiori... ma di frutti. “Ehi Ciliegio” gli disse Pino “Ti sei vestito d’estate! Sei ancora più bello che in primavera...”. “Grazie amico mio! Spero tanto che raccolgano le mie ciliegie prima che siano troppo mature e cadano a terra!”.
Nel frattempo nonna Genoveffa salì su una scala per arrivare bene tra i rami dell’albero e sotto c’era Tommaso ad aspettarla con il cestino in mano.
“Ehi Tommaso, non mangiarti tutte le ciliegie! Alcune lasciale nel cestino, altrimenti come farò a fare la marmellata?” disse la nonna sorridendo al suo nipotino. “Va bene, nonna, vorrà dire che ti aiuterò anche a fare la marmellata, ma