In viaggio con Elena - Vol. 1 (guida)

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PRESENTAZIONE

La guida è un elaborato di approfondimento al quaderno operativo e si rivolge esclusivamente agli operatori: logopedisti e insegnanti. Offre informazioni dettagliate sull’uso e sulle dinamiche che si articolano nelle diverse proposte operative e sui possibili obiettivi che le sottendono. Viene spiegato perché e come è stato progettato “In viaggio con Elena”, fornendo numerosi esempi con immagini estrapolate dal libro, per mostrare come poterlo utilizzare.

Dopo la presentazione si delinea la descrizione di come il libro è stato organizzato, vengono analizzati i fonemi nelle loro caratteristiche, dimostrando la scelta e lo scopo delle immagini del suono (definite immagini bucco-fonatorie), e si offrono anche spunti operativi che ognuno può approfondire e modificare, in modo da personalizzare sia l’uso che gli obiettivi del testo.

Nota sull’autrice

Giuseppina Gosciu è logopedista presso l’Istituto psico-medico-pedagogico “Centro Method”, struttura sanitaria di Perignano di Lari (Pisa), accreditata dalla regione Toscana. Svolge attività clinica e formativa sui disturbi del linguaggio e dell’apprendimento. Ha pubblicato diversi testi relativi alle competenze linguistiche approfondendo gli aspetti fonologici, tra cui “I suoni delle parole”, “Il paese dei suoni”, ”La città delle parole” (Edizioni Baraldi). Ha collaborato alla stesura della collana “L’insegnante specializzato”, con il volume “L’educazione linguistica”, e alla Guida didattica “Linea inclusiva” (Editrice Tresei Scuola), per la prevenzione e la riduzione delle difficoltà degli alunni.

Autrice: Giuseppina Gosciu

Redazione: Federica Goffi e Chiara Mammarella

Illustrazioni: Cecilia Tamburini, iStockphoto

Progetto grafico e copertina: Claudio Magrini e Valentina Ottaviani

Impaginazione: Claudio Magrini e Chiara Mammarella

ISBN 979-125573124-5

Editrice Tresei Scuola Via Meucci, 1 60020 Camerata Picena (AN) Tel. 071/946210 - 071/946378

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PRESENTAZIONE

“In viaggio con Elena”, composto da una breve guida e dal quaderno operativo, nasce dall’esigenza di consolidare le competenze fonetico-fonologiche e stimolare la consapevolezza articolatoria e metafonologica. Quest’ultima è un prerequisito dell’alfabetizzazione e le proposte operative del testo sono state elaborate proprio per incrementare la capacità di analisi fonologica dei bambini via via che questi diventano più competenti. La struttura delle schede operative è rivolta alla discriminazione e identificazione dei fonemi, curando l’impostazione articolatoria dei singoli suoni e soprattutto la fase di generalizzazione delle competenze fonetico-fonologiche in via di acquisizione.

Lo scopo è quello di mettere in atto un training percettivo-motorio e cognitivo-linguistico attraverso l’uso sistematico, e per certi versi anche creativo, di molte immagini rappresentative del suono nella parola, tenendo presente che i suoni che noi pronunciamo variano in continuazione sulla base delle intrinseche caratteristiche vocali, ma anche in rapporto alla posizione che occupano nelle parole.

La scelta di questo percorso operativo nasce dal fatto che il bambino deve non solo riuscire ad elaborare quei suoni che già sa produrre, ma anche imparare a organizzarli e a usarli secondo precise regole linguistiche.

L’aspetto grafico non è stato sottovalutato e i diversi fonemi vengono infatti affiancati sin dall’inizio ai corrispettivi grafemi. Ho pensato di presentarli in modo divertente, come dei veri e propri personaggi, per far emergere le caratteristiche che li contraddistinguono e agevolare così il bambino nell’acquisire il processo di categorizzazione fono-grafica.

La componente fonica è dunque prevalente ma non esclusiva, infatti le immagini si alternano con le parole. Il suono e il segno grafico vengono gradualmente consolidati contemporaneamente, interscambiandosi nelle diverse proposte operative di assimilazione, discriminazione e generalizzazione delle competenze fonologiche. Il rinforzo e il consolidamento fono-fonologico si delineano in modo costante e progressivo attraverso proposte operative impostate anche sull’ampliamento lessicale e su una migliore definizione delle abilità metafonologiche: questo si è rilevato particolarmente efficace perché coinvolge il bambino nel riflettere sui diversi aspetti linguistici e sulle funzioni cognitive del linguaggio.

Inoltre, per proseguire l’allenamento pneumo-fono-articolatorio e il consolidamento dei fonemi/grafemi, si sono creati numerosi spunti coinvolgenti e interessanti che possono essere condivisi e approfonditi anche in altri contesti.

Le proposte operative presentate in questo libro sono state estrapolate dalle mie sedute logopediche e la loro efficacia è stata verificata personalmente con i bambini, che spesso hanno persino contribuito alla loro creazione.

Il testo può essere proposto già dall’ultimo anno di Scuola dell’Infanzia, ma si rivela efficace in tutte quelle situazioni di difficoltà linguistiche, in particolare nei ritardi fonologici, nei disturbi di linguaggio e soprattutto come elemento di rinforzo nell’acquisizione delle competenze della letto-scrittura.

Altresì può essere di supporto in tutti gli interventi di recupero da parte degli specialisti del linguaggio, poiché offre un vasto materiale operativo dal quale prendere spunto.

COM’È ORGANIZZATO IL TESTO

Questo testo è una sorta di guida che illustra il percorso presentato nel quaderno operativo, mirato a guidare la conoscenza e l’uso dei fonemi e dei relativi grafemi attraverso un ipotetico viaggio di una bambina di nome Elena. Il viaggio diventa via via un percorso reale, che introduce quello fono-fonologico.

I grafemi vocalici e consonantici sono rappresentati come personaggi, resi simpatici da caratteristiche fisiche che ne richiamano la forma e ne favoriscono il riconoscimento.

Accanto ad ogni grafema, viene descritto il fonema corrispondente e illustrato con l’immagine bucco-fonatoria.

L’immagine mette in evidenza la posizione degli organi buccali e l’aspetto fonatorio, talvolta sottolineato anche dalla posizione della mano che percepisce sia la fuoriuscita dell’aria che la vibrazione.

Il processo pneumo-fono-articolatorio viene brevemente descritto per rendere chiaro e agevole il percorso motorio.

Ogni grafema/fonema è preceduto da un disegno che rappresenta una frase le cui parole iniziano proprio con quel suono, con l’obiettivo di attivare l’attenzione su di esso.

Inoltre, il fonema viene ulteriormente rinforzato con un altro disegno che ne rappresenta il suono onomatopeico (per esempio il bambino che batte la mano sul tavolo e dice “TA TA TA!”), invitando il lettore a fare lo stesso per memorizzare la conoscenza sonora.

Ogni grafema/fonema viene ulteriormente consolidato con una serie di attività metafonologiche che conducono al riconoscimento dei segni e dei suoni all’interno delle parole, seguendo un percorso volto all’accesso e all’ampliamento lessicale.

I bambini si divertono a svolgere le attività perché rappresentano aspetti della loro vita e si riconoscono nelle richieste operative, per esempio: “Cerchiamo il suono A nei nostri nomi”, oppure “Quali animali hanno il nome che inizia con P?”.

Le diverse attività allenano le competenze foniche e grafiche contemporaneamente, singolarmente e talvolta in modo alternato per analizzare i suoni e i segni in tutte le loro caratteristiche e permettere al bambino di diventare sempre più abile e sicuro.

Prima vengono presentate le vocali e poi le consonanti. Queste si susseguono secondo un ordine prestabilito in modo che due suoni simili non siano mai vicini, dato che ciò potrebbe determinare una difficoltà di discriminazione. Questo aspetto rappresenta un elemento da tenere in considerazione quando si propongono i vari fonemi, infatti il bambino sa distinguerne due simili solo dopo che li ha consolidati singolarmente.

Seguono i suoni ponte e quindi i trigrammi.

Elena è presente in tutte le pagine del testo, è posizionata in alto e segue una “strada” che rappresenta il percorso del suo viaggio.

Si tratta di una figura importante, che accompagna il bambino e lo incuriosisce. A lei possiamo fare riferimento tutte le volte che vogliamo coinvolgerlo maggiormente, quando appare più passivo o in difficoltà. Ho sperimentato direttamente l’efficacia di un elemento trainante per stimolare l’attenzione dei bambini e la loro collaborazione; talvolta, infatti, sono loro stessi a crearsi un personaggio immaginario che li affianca facendoli sentire più sicuri.

ANALIZZIAMO I FONEMI: VEDIAMO LE LORO CARATTERISTICHE

I suoni della nostra lingua che vengono analizzati nel testo sono i seguenti:

-B-C-D-E-F-G-H-I-L-M-N-O-P-R-S-T-U-V-Z

Nella pronuncia le vocali si distinguono abbastanza facilmente, ma per le consonanti non avviene lo stesso.

Se analizziamo ogni consonante, ci accorgiamo che tra loro condividono diverse caratteristiche, creando non poche confusioni.

I fonemi P e B, per esempio, sono entrambi bilabiali e nella pronuncia appaiono quasi del tutto identici: le labbra si chiudono come per dare un bacio e l’aria fuoriesce con una spinta nella rima labiale; questo si nota chiaramente se osserviamo la postura delle labbra di chi le pronuncia. Eppure i due fonemi sono diversi perché uno – il fonema P – è sordo, nel senso che si percepisce anche senza suono (verifichiamolo pronunciando “PPPP”, senza far uscire la voce e vedremo che il suono esiste ma è chiaramente sordo). Il fonema B, invece, è sonoro e per percepirlo dobbiamo necessariamente far vibrare le corde vocali (verifichiamo anche questa modalità, ponendo una mano sulla gola per rilevare la sonorizzazione).

Ebbene queste differenze sono spesso trascurate ma, come ho già spiegato, rappresentano un elemento di identificazione estremamente importante per il bambino che impara a leggere e a scrivere. Comprenderle è determinante anche per imparare a parlare bene, quindi si tratta di un aspetto fondamentale in particolar modo per coloro che hanno difficoltà nel linguaggio.

Ho fatto una riflessione sui fonemi e B, ma lo stesso accade per tutti gli altri suoni che possono essere facilmen te confusi: ricordiamo che le differenze riguardano anche altri aspetti oltre allla sonorizzazione, per esempio la posizione della lingua e la sua funzionalità.

I suoni simili, così vengono denominati quando si differenziano per caratteristiche minime ma importanti, includono tutte le consonanti; noi, per semplificare la discri minazione, ne osserveremo due per volta.

TABELLA RIASSUNTIVA DEI FONEMI

P B

T D C G

F V S SORDA Z SORDA S SONORA Z SONORA SCI CI GI

Vediamo nei particolari i diversi modi di articolazione:

OCCLUSIVE: P - B - T - D - C - G

Si realizzano in due fasi. Prima si verifica un blocco completo del flusso dell’aria a livello della bocca, della faringe e della glottide. Poi avviene il successivo rilascio rapido di questo blocco: il suono viene prodotto in quest’ultima fase.

FRICATIVE: F - V - S - Z - SCI - CI - GI

Si realizzano con un restringimento del canale vocale in modo tale che la corrente d’aria che vi passa produca un rumore come di un fruscio. La consonante può essere prolungabile a piacere.

NASALI: M - N - GNI

Il velo palatino è abbassato, il passaggio al rinofaringe (termine anatomico che indica la porzione superiore della faringe) è aperto e l’aria fuoriesce liberamente dalle cavità nasali.

LIQUIDE: L - R - GLI

Per realizzare questi suoni, non avviene nessun blocco nel passaggio di aria durante la loro produzione.

Vediamo nel dettaglio

I SUONI SIMILI.

P e B

T e D

F e V

S e Z

si distinguono per l’aspetto della sonorizzazione

M e N si distinguono per il luogo di impostazione (M è un suono che si percepisce sulla guancia che vibra, N è un suono nasale).

L e R si distinguono per il modo di impostazione (con L la lingua resta immobile, con R la lingua vibra).

I fonemi C e G, invece, meritano un’osservazione più particolareggiata, perché la loro pronuncia si modifica in modo marcato a seconda della vocale che li segue, diventando palatali con le vocali I e E, e gutturali con le vocali A - O - U.

Inoltre, se viene inserito il fonema H, questo riesce a trasformare i fonemi palatali in gutturali.

Vediamoli nello specifico per essere più chiari:

• CINTA CESTO Sono solo suoni palatali

• CHIESA CHELA Sono suoni che diventano gutturali.

• CANE COPPA CUBO Sono solo suoni gutturali

Lo stesso avviene in modo del tutto identico per il corrispettivo fonema G, che a sua volta si distingue da C per la sonorizzazione (il primo è sonoro e il secondo è sordo). È evidente che la differenziazione dei due fonemi non è semplice ed è anche resa più complicata dal fatto che lo stesso segno grafico può richiedere una pronuncia diversa. Le immagini bucco-fonatorie sono state create proprio per guidare il bambino ad un migliore controllo dello schema articolatorio e per facilitare la discriminazione di tutti i fonemi, sottolineando quei tratti utili a facilitare la rappresentazione di un adeguato modello articolatorio; ho curato in modo particolare queste differenziazioni, in modo tale che il bambino sia facilitato a riconoscerle e poi a riprodurle.

IMMAGINI BUCCO-FONATORIE SPIEGATE

Suggerimenti per l’impostazione dei fonemi

FONEMI VOCALICI A

La bocca viene interamente aperta. La lingua è rilassata. La laringe vibra.

OLa bocca si apre formando un ovale. La lingua è rilassata.

La laringe vibra.

ULe labbra sono protruse in avanti come per dare un bacio, ma sono leggermente aperte per far uscire l’aria. La lingua si restringe leggermente. La laringe vibra.

ELe labbra sono leggermente tirate in senso orizzontale. La base della lingua viene sollevata leggermente.

La laringe vibra.

ILe labbra sono molto tirate in senso orizzontale. Le arcate dentarie sono vicine, ma non si toccano. La base della lingua si solleva leggermente.

La laringe vibra.

FONEMI CONSONANTICI

PLe labbra sono protruse in avanti come per dare un bacio.

L’aria fuoriesce a mo’ di scoppio violento. La laringe non vibra.

TLa punta della lingua si trova tra le due arcate dentarie. La bocca è semiaperta.

L’aria fuoriesce a mo’ di scoppio violento. La laringe non vibra.

MLe labbra sono ben serrate fra di loro. L’aria fuoriesce dal naso. La laringe vibra. Il suono è nasale.

LLa punta della lingua si alza e tocca la parte interna degli incisivi superiori. La laringe vibra.

SI denti sono perfettamente uniti. La punta della lingua è appoggiata contro gli incisivi inferiori e il dorso è leggermente sollevato. Il suono può essere sordo o sonoro.

La laringe vibra secondo l’impostazione.

FI denti incisivi superiori coprono il labbro inferiore. Il soffio d’aria è violento e avviene verso il basso. La laringe non vibra.

R

La punta della lingua si trova dietro gli incisivi superiori e vibra ripetutamente. La bocca è semiaperta. La laringe vibra.

D

La punta della lingua si trova tra le due arcate dentarie. La bocca è semiaperta. L’aria fuoriesce a mo’ di scoppio dolce. La laringe vibra.

N

La punta della lingua è sollevata contro gli incisivi superiori. L’aria fuoriesce dal naso. La laringe vibra. Il suono è nasale.

C (velare)

La base della lingua si solleva contro il palato molle. La punta della lingua si colloca dietro gli incisivi inferiori. La bocca è aperta. La laringe non vibra.

BLe labbra sono ravvicinate e leggermente tirate. L’aria fuoriesce a mo’ di scoppio dolce. La laringe vibra.

VI denti incisivi superiori coprono il labbro inferiore. Il soffio d’aria è dolce. La laringe vibra.

ZI denti sono ravvicinati. La punta della lingua è contro gli incisivi superiori. Il suono può essere sordo e sonoro. La laringe vibra secondo l’impostazione.

G (velare)

La base della lingua si solleva verso il palato molle. La punta della lingua si colloca dietro gli incisivi inferiori. La bocca è aperta. La laringe vibra.

C (palatale)

Le labbra sono leggermente tirate indietro. I denti sono vicini ma non uniti. I bordi della parte anteriore della lingua si appoggiano ai premolari e il dorso tocca il palato anteriore. La laringe non vibra.

G (palatale)

Le labbra sono leggermente tirate indietro. I denti sono vicini, ma non uniti. I bordi della parte anteriore della lingua si appoggiano ai premolari e il dorso tocca il palato anteriore. La laringe vibra.

ANALIZZIAMO LA STRUTTURA

DEL QUADERNO OPERATIVO

Suggerimenti per l’impostazione dei fonemi

Ogni fonema viene presentato con l’immagine bucco-fonatoria corrispondente. Il viso della bambina è raffigurato frontalmente o di lato per evidenziare meglio la posizione della lingua all’interno della bocca. Se focalizziamo l’attenzione su questi due settori dell’apparato bucco-fonatorio, possiamo recuperare facilmente l’elemento discriminativo con il fonema simile.

Le caratteristiche di ogni fonema consonantico sono a loro volta utili per distinguerlo da tutti gli altri e non solo da quello simile. Il bambino può facilmente imitare l’impostazione bucco-fonatoria osservando l’immagine (si consiglia comunque di eseguirla insieme per permettergli di vederla su un altro soggetto), che resterà nel suo ricordo per poter essere recuperata tutte le volte che gli servirà.

Ho cercato di rendere evidenti sia il luogo che il modo di articolazione. In ogni caso, sotto l’immagine bucco-fonatoria, ho descritto la dinamica dei movimenti cercando di fornire poche informazioni per semplificare la sequenza e focalizzare l’attenzione sulla caratteristica predominante del segno sonoro. In questo modo la corretta pronuncia del suono sarà più agevole. Vediamo un esempio nella scheda che riguarda il fonema M

Consiglio di leggere le indicazioni e poi eseguire il movimento descritto, affinché il bambino abbia contemporaneamente un input uditivo e visivo. È importante descrivere verbalmente tutto quello che si vede e si fa, non pensiamo che sia superfluo sottolinearlo con le parole, consideriamo infatti che questa modalità operativa rappresenta un ulteriore rinforzo, sempre e comunque. Ciò, inoltre, stimola la capacità di ascolto del bambino, che è un elemento determinante in ogni processo di apprendimento, tanto più se questo riguarda la componente linguistica orale. Per rinforzare l’impostazione del fonema, è presente un ulteriore disegno che mette in risalto l’aspetto onomatopeico, un altro elemento di identificazione del segno sonoro che potrà essere utile al bambino qualora si trovi in difficoltà. Non dimentichiamo che si impara a parlare esercitandosi prima nel gioco fonetico che riproduce i suoni naturali e i rumori (pensiamo ai versi degli animali), quindi ho cercato le onomatopee che risultassero più efficaci a far riconoscere e discriminare un determinato suono. Questo consente al bambino di recuperare più elementi caratteristici del fonema, per riuscire a padroneggiarlo con sicurezza.

... BRRR!

I SEGNI GRAFICI

Il grafema corrispondente al fonema si trova accanto ad esso. Questa scelta è stata determinata proprio dal voler facilitare la conversione suono/segno e di conseguenza agevolare il processo della letto/scrittura.

Il grafema è raffigurato come un personaggio per stimolare l’attenzione al segno grafico, ed è reso divertente agli occhi del bambino. Anche questo aspetto è stato particolarmente vagliato, infatti la personificazione del grafema vuole spingere il bambino ad assimilare e consolidare le caratteristiche grafiche del segno, che potrà diventare “il suo personaggio”, quando aggiungerà particolari magari per farlo diventare ancora più buffo: in questo modo lo ricorderà facilmente e riuscirà a padroneggiarlo velocemente.

Tutti i fonemi/grafemi sono introdotti da un disegno che serve a rinforzare fin da subito la presenza del suono/segno che il bambino si accinge a conoscere. La frase ha una costruzione semplice per permettere anche a chi non ha ancora un linguaggio fluido di cimentarsi in questo passaggio.

L’illustrazione è semplice, chiara ma ad effetto: la scelta della frase è stata curata in modo particolare con lo scopo di poterla facilmente ricordare e quindi recuperare tutte le volte che il suono/segno sarà utilizzato. La frase è collocata accanto al disegno, con il grafema iniziale evidenziato, ed è utile sia per i bambini che sanno già leggere ma anche per chi non è ancora in grado di farlo; per i primi funge da rinforzo del grafema che stanno imparando, mentre per i secondi rappresenta un incentivo a riconoscerlo all’inizio delle parole e a isolarlo dagli altri suoni che le compongono.

La frase, inoltre, potrà essere ricordata facilmente ogni volta che il bambino riuscirà ad evocare i personaggi e la situazione raffigurata.

IVO INNAFFIA

ISTRICE

Questo esempio di frase mostra una situazione poco probabile ma evidente nel disegno: è divertente e atipica e proprio per questo cattura l’attenzione del bambino e favorisce il suo ricordo. I miei piccoli pazienti hanno definito questo tipo di frasi “FRASI MATTE” e si divertono molto a giocare con le parole che le compongono, riflettendo sulle loro caratteristiche grafiche, sonore e sul loro significato. Ho potuto osservare che i bambini sono molto motivati a ripetere le frasi, spesso sono stati proprio loro a darmi lo spunto per inventarle. A distanza di tempo le ricordano ancora, ciò vuol dire che restano ben impresse nella memoria e possono essere recuperate facilmente associandole al suono target.

IL CONSOLIDAMENTO FONO-GRAFICO

Le schede che seguono la presentazione di ogni suono possono essere definite un esercizio di allenamento sulla consapevolezza fonologica, che è l’abilità di riflettere sulle caratteristiche del linguaggio, uno dei più importanti prerequisiti per l’apprendimento della letto-scrittura.

Le attività proposte rappresentano degli esempi per offrire al bambino uno spunto efficace e divertente che lo conduca a padroneggiare tutti i suoni della nostra lingua.

Per semplicità ho usato il termine generico suono, ma mi riferisco quasi sempre alla componente fono-grafica dato che entrambi gli aspetti sono fondamentali, infatti le immagini delle parole che contengono il fonema sono tutte corredate dalla parola scritta. A livello lessicale, l’intento è quello di intensificare nel bambino la capacità di arricchire il suo vocabolario attraverso il reperimento di parole che è abituato ad ascoltare e riconoscere, guidandolo poi a collocarle in diverse categorie. Lo scopo è di creare, contemporaneamente all’allenamento percettivo fonologicoarticolatorio, un repertorio permanente di parole che poi, a poco a poco, tenderà ad essere generalizzato, aumentando così il patrimonio lessicale del bambino. Questi, in tal modo, si ritroverà a fare una sorta di gioco in cui riscoprirà la collocazione dei suoni nelle parole, esercitando la capacità di percepirli, riconoscerli, elaborarli e manipolarli.

Le attività proposte nelle varie schede permettono di integrare l’esperienza fonologica con quella lessicale. Sono state articolate seguendo un percorso operativo stabile ma differenziato nei contenuti, offrendo spunti operativi che si fondano sulla motivazione, sul divertimento e sul piacere all’uso da parte del bambino, impostando anche le prime basi del processo metafonologico.

Ricordiamo che la competenza metafonologica consente di riflettere sulla struttura sonora delle parole e di percepire per via uditiva sillabe, rime, assonanze, allitterazioni e singoli fonemi.

Le diverse attività si articolano con proposte che richiedono di individuare o collocare i suoni in parole e frasi sono talvolta collegate a piccole storie. Il bambino, così, verrà gradualmente abituato a muoversi con padronanza alla ricezione del suono per riuscire a manipolarlo a sua scelta.

In questa scheda vengono presentati i disegni relativi al fono/grafema F che è collocato all’inizio di parola. Le immagini sono suddivise in 3 categorie: animali, cibi, oggetti, che il bambino deve denominare. Questo esercizio è sufficiente per riuscire a identificare il suono all’inizio della parola e, se ripetuto più volte, servirà anche a perfezionare la pronuncia del fonema F, che è facilitata proprio perché è in posizione iniziale. Si tratta di un percorso operativo variegato e complesso, anche se il bambino dovrà solo denominare, perché mette in moto diversi processi di apprendimento: esercita l’articolazione fonologica, amplia il patrimonio lessicale, effettua un’operazione metafonologica conducendo a riflettere sulla posizione dei suoni nelle parole; tutto questo partendo dalla conoscenza approfondita del suono/segno F. Nel testo si ritrovano, per ogni suono, altre schede organizzate secondo questa dinamica operativa. Ribadendo le funzioni intrinseche appena evidenziate, l’intento è quello di offrire uno spunto operativo ad insegnanti e specialisti per allargare e meglio definire la conoscenza e l’uso del fonema in questione. Sarà interessante trovare nuove parole riconducibili ad altre categorie che iniziano con quel fonema, oppure cercare oggetti che si trovano in una stanza o in un ambiente: in questo modo il bambino diventerà sempre più abile a scoprire il suono e saprà usarlo in modo adeguato consolidandolo completamente.

In questa scheda troviamo un ulteriore suggerimento per consolidare il fonema D: sono stati disegnati alcuni animali e, a ciascuno, è stato dato un nome proprio che inizia con D. Anche qui la lettura o la denominazione delle immagini fornisce uno spunto divertente per reperire altri nomi di protagonisti di storie per bambini, dove il suono si trova anche in altre posizioni della parola: in questo modo si stimola la capacità fonologica mentre si rinforza l’aspetto fono-grafico.

Per esempio:

MERIDA del film “Ribelle-The Brave”,

SPIDER MAN,

WOODY di “Toy Story”,

SCOOBY-DOO,

CLIFFORD del film “Il grande cane rosso”,

ADELAIDE e DUCHESSA degli “Aristogatti”,

DORA del cartone animato “Dora l’esploratrice”, la coniglietta MELODY,

ALADDIN,

CRUDELIA DE MON,

CANDY, il gatto di Peppa Pig,

MEDORO, il gatto della favola di “Pinocchio”,

HEIDI,

WENDY, della favola di “Capitan Uncino”, GAMBADILEGNO, il nemico di Topolino.

ALADDIN!

Per una corretta produzione dei fonemi, è necessario un controllo articolatorio e questo dipende non solo dallo sviluppo anatomico e neurofunzionale dell’apparato buccofonatorio ma anche dalla capacità di percezione, elaborazione e memorizzazione dei tratti distintivi di ogni fonema.

Quando questi aspetti sono carenti, pensiamo spesso erroneamente che dipenda da una diminuzione della capacità uditiva; in questo caso sarebbe ovvio, ma in realtà ciò si verifica anche quando c’è una ridotta comprensione dei tratti distintivi dei suoni e della struttura fonologica, cioè dell’ordine coerente e sequenzialmente corretto dei fonemi nella parola.

Ciò può accadere per svariati motivi, come la presenza di una difficoltà di linguaggio, di apprendimento o semplicemente perché c’è stata una scarsa stimolazione. La capacità di riconoscere i suoni che formano una parola è fondamentale nel processo della letto-scrittura.

Sappiamo che i suoni che si trovano all’inizio di parola si identificano facilmente, mentre quelli collocati all’interno o alla fine non sono così evidenti per tutti: qualche suono può essere omesso o posizionato in modo sbagliato, ma anche essere sostituito da un altro. Quindi le proposte operative, dopo la presentazione di ogni suono, sono state finalizzate a riconoscerlo nelle parole, saperlo individuare e riuscire a operare delle trasformazioni per padroneggiarlo con sicurezza.

Per guidare il bambino a generalizzare il fonema bersaglio in tutti i contesti fonetici previsti dalla fonologia italiana (posizione iniziale, mediana, finale di sillaba, sillaba normale o inversa, gruppo consonantico), la parola è suddivisa in diversi spazi, a seconda del numero delle sillabe. Il riquadro del suono target dovrà essere colorato, affinché sia visivamente chiara la posizione del segno/suono.

Bisogna tener presente che la percezione visiva del fonema si rivela molto efficace anche per chi non sa ancora leggere, infatti la sillaba colorata o il segno evidenziato catturano l’attenzione del bambino che, così, impara a isolare il suono velocemente. Le schede prevedono una serie di attività in cui si deve trovare il suono, esercitandosi a riconoscerlo, leggendolo o collocandolo per arrivare a saperlo distinguere dagli altri.

Le parole vengono presentate in modo casuale con il fonema all’inizio, all’interno o nella parte finale, con l’intento di creare una certa versatilità operativa nell’acquisizione del suono e poi nel suo graduale consolidamento.

Un utile accorgimento è quello di avere sempre visibile il fonema ogni volta che si legge o si scrive; vorrei ribadire questo concetto perché mi ritrovo spesso a trattare disturbi di apprendimento dove l’ambito fonologico è del tutto sconosciuto e, a volte, è sufficiente la consapevolezza di questo aspetto per un recupero sorprendentemente veloce.

Nel mio lavoro ho potuto osservare quanto sia favorevole la possibilità di “vedere” il suono, perché rappresenta una sperimentazione concreta dell’allenamento fono-articolatorio.

Per questo ho pensato di allegare le carte con le immagini fonema/grafema, che si possono utilizzare ogni volta che è necessario, così da aiutare il bambino a sentirsi più sicuro. Le carte riportano su un verso il fonema e sull’altro il grafema; secondo le esigenze potranno servire solo i fonemi, solo i grafemi, oppure entrambi. Consiglio di averli sempre di fronte tutte le volte che si svolgono esercizi per la discriminazione, quando sono richieste attività di riconoscimento, scrittura o completamento delle parole che contengono suoni simili.

I SUONI PONTE

Quando alcune consonanti precedono un’altra consonante e non generano una doppia, rappresentano quelli che vengono definiti SUONI PONTE cioè dei suoni che si percepiscono chiaramente come se fossero un collegamento tra due sillabe. Questo fenomeno interessa i fonemi M - N - L - R, e le parole che li contengono sono numerose.

La pronuncia del suono ponte non è automatica per tutti e per chi ha un problema di linguaggio è quasi sempre omessa, tuttavia non è detto che anche chi sa pronunciarli sappia sempre collocarli quando li scrive.

Per aiutare il bambino a riconoscere e collocare questo suono, ho pensato di associarlo a un simbolo grafico che all’inizio sostituisce il grafema e, successivamente, con un adeguato rinforzo articolatorio, conduce il bambino a produrlo spontaneamente in modo corretto.

Tale accorgimento si rivela utile anche nei bambini che non sanno ancora leggere, perché il disegno della parola e il segno segnaposto rendono ben visibile la collocazione del fonema.

Le forme adottate sono il cuore per il fonema L, la stella per il fonema R, il sole per il fonema M e la luna per il fonema N. La scelta delle diverse forme è del tutto personale, qualunque simbolo può andare bene; ciò che è importante è che il bambino lo sostituisca con il suono e sappia riconoscerne la posizione nella parola.

Nelle schede che riguardano il percorso operativo, per facilitare la pronuncia del suono ponte, si richiamerà brevemente il fonema/grafema consonantico e quindi si inviterà il bambino a denominare il disegno leggendo la parola. Questo vale anche per chi ancora non sa leggere, che potrà isolare il suono in questione e pronunciarlo staccato dal resto della parola, aiutandosi con la forma grafica abbinata al suono stesso.

Questo passaggio è obbligatorio prima di pronunciare tutta la parola per intero o di percepire il suono ponte nella sillaba, altrimenti il bambino non riesce a distinguerlo chiaramente.

La lettura della sillaba che contiene il suono ponte deve avvenire nel passaggio successivo e solo dopo aver consolidato pienamente la percezione del suono ponte.

Facciamo un esempio: nella parola PALMA , dobbiamo insistere nella lettura di PA L MA e non di PAL MA .

Seguono alcune schede di verifica e allenamento alla consapevolezza e all’uso del suono in questione: questa tipologia di schede può essere tranquillamente proposta anche a coloro che non sanno ancora leggere, perché solo alcune richiederanno la lettura da parte dell’adulto, dal momento che la sola denominazione del disegno riuscirà a evocare nel bambino l’elemento suono da evidenziare.

Le schede “Suono ponte” sono collocate dopo il fonema consonantico al quale si riferiscono, seguendo l’ordine di presentazione dei fonemi adottato nel testo.

IL SEGNO CHE PARLA... CON LA MANO

Indicazioni per l’impostazione fonica del fonema S

Per impostare il fonema S, viene utilizzato un rinforzo motorio che si rileva molto utile nella pronuncia del suono.

Rifacendomi al grafismo fonetico, ideato dal Professore Aldo Vinko Gladic, il suono viene presentato con una linea verticale che ne riproduce la caratteristica di fonema sibilante lungo

Questo accorgimento facilita la pronuncia del fonema nella sillaba semplice, ma soprattutto quando si trova nel gruppo consonantico.

Per alcuni bambini questo processo risulta difficile da acquisire e da consolidare, per questo la possibilità di visionare la posizione del suono nella parola può risultare molto efficace. Ho potuto sperimentare che anche coloro che non sanno ancora leggere, con questo accorgimento, riescono a collocare facilmente il suono nelle parole che lo contengono.

STELLA

Per guidare il bambino a leggere il suono S, il tratto lungo viene inizialmente sperimentato a livello motorio facendo scorrere la mano prima su una linea immaginaria che va dall’alto al basso, e poi sul foglio dove si trova l’immagine che raffigura il suono nella parola.

Tuttavia, per consolidare l’impostazione bucco-fonatoria del fonema S, è necessario partire dal suono che si trova nella sillaba semplice e introdurlo solo successivamente nel gruppo consonantico.

Il gruppo consonantico che contiene il fonema S può trovarsi sia in posizione iniziale che all’interno della parola: anche in questo caso l’uso del grafismo fonetico rende la distinzione ben evidente al bambino che, così, riesce ad apprenderla e assorbirla velocemente.

Le schede riferite ai gruppi consonantici vengono inoltre rappresentate con un accorgimento per far risaltare la posizione delle varie parti parti della parola; queste sono collocate infatti su delle linee che le richiamano visivamente, e ciò si rivela facilitante anche e soprattutto per i bambini che ancora non sanno leggere.

S

TELLO

QUANDO AL SEGNO NON CORRISPONDE UN SOLO SUONO

Le schede che riguardano i fonemi C e G sono strutturate in modo diverso perché a 2 segni corrispondono ben 14 fonemi (4 palatali: CI - CE - GI - GE, 10 gutturali: CA - CO - CU - CHI - CHE - GA - GO - GU - GHI - GHE).

Per apprendere tutti i suoni legati a C e G è importante considerare il suono che li segue, perché è proprio da questo che dipende la loro pronuncia. Questo concetto sta alla base della formazione sillabica che il bambino deve conoscere e memorizzare: un meccanismo che possiamo spiegare in modo semplice. I suoni gutturali, definiti anche suoni duri, prevedono l’interessamento della parte posteriore della lingua che vibra mentre vengono impostati. Il fonema gutturale è facile da realizzare, a meno che non sussistano ritardi o disturbi di linguaggio e non sia presente una deglutizione atipica (è una impostazione scorretta della deglutizione che avviene con la parte anteriore della lingua, escludendo quella posteriore).

I fonemi C e G gutturali sono seguiti sempre dalle vocali A - O - U e le impostazioni bucco-fonatorie mettono ben in evidenza come si realizzano: la bocca è aperta, perché proprio in questa posizione si percepisce il movimento della parte posteriore della lingua; nello specifico, la base della lingua si solleva contro il palato molle mentre la punta della lingua si colloca dietro gli incisivi inferiori. I due fonemi sono praticamente identici nel luogo di articolazione ma si differenziano nel modo, perché il primo è sordo mentre il secondo è sonoro.

I fonemi C e G palatali, invece, sono seguiti sempre dalle vocali I ed E; l’impostazione avviene con i bordi della parte anteriore della lingua che si appoggiano ai premolari mentre il dorso tocca il palato anteriore.

Se proviamo a riprodurli, possiamo osservare che l’impostazione dei fonemi gutturali è completamente diversa da quella dei fonemi palatali, però quando li leggiamo o li scriviamo non si percepiscono differenze e questo può metterci in difficoltà.

Le proposte operative presentate nelle schede, relative a C e G vengono introdotte proprio sottolineando la presenza delle vocali che li seguono.

Anche in questo contesto, le vocali sono state personificate in modo diverso per indicare l’aspetto gutturale (case dove al posto della porta ci sono le vocali A - O - U) e quello palatale (palazzi con la forma delle vocali I e E).

I due fonemi vengono definiti in modo chiaro con le schede relative all’impostazione e al riconoscimento del suono, dove ogni dettaglio serve a facilitare la discriminazione fra i due suoni diversi che usano lo stesso segno.

Le schede successive sono finalizzate alle attività di rinforzo che, ricalcando il modello adottato con gli altri fonemi, conducono il bambino a riflettere sulla posizione dei suoni nelle parole.

Esempio di consolidamento del fonema C gutturale

Esempio di consolidamento del fonema C palatale

Lo stesso avviene con il fonema G, che con il fonema C condivide impostazioni e principi che ormai il bambino ha sperimentato. Per questo viene presentato più velocemente, con una visione d’insieme della componente gutturale e palatale.

Seguono, per il rinforzo, ulteriori schede che ricalcano quelle relative al fonema C, dove i due suoni vengono riproposti singolarmente per consolidarli.

Per introdurre i fonemi gutturali C e G seguiti dalle vocali I ed E, deve fare la sua comparsa un nuovo suono, che poi suono non è, infatti viene proprio definito suono muto: l’H.

Per stimolare l’attenzione del bambino, ho pensato di dare una spiegazione e semplificare il processo fonologico attraverso una storiella che ne sottolinea le caratteristiche. Tutti i grafemi sono stati resi come personaggi e ciò vale anche per H che, pur non avendo voce, esercita una funzione importante sui suoni che gli stanno accanto e ha un grande potere: quello di trasformarli.

Descritto e raccontato in questo modo, il fonema H avrà una collocazione e saremo sicuri che il bambino non si dimenticherà né il suono né la sua funzione.

Seguono attività di rinforzo che ripetono la dinamica operativa utilizzata con gli altri fonemi.

I TRIGRAMMI

Infine, troviamo le pagine relative ad alcuni trigrammi piuttosto frequenti. Si tratta di gruppi di lettere che si pronunciano con un solo suono: l’impostazione bucco-fonatoria descrive chiaramente come si realizzano. Anche per questi suoni, vengono proposte alcune schede per riconoscerli, utilizzarli e rinforzarli.

La loro pronuncia è in questo caso l’elemento discriminativo perché, se facciamo riferimento solo ai grafemi, è possibile trovarsi in difficoltà in quanto si deve fare una serie di ragionamenti.

Prendiamo SCI: è composto da S e da CI, ma la pronuncia staccata non è quella giusta, quindi dobbiamo impararlo proprio come un suono a sé, diverso dagli altri e ben definito. Quando si incontrano questi grafemi bisogna pronunciarli solo così, come l’impostazione bucco-fonatoria ci fa vedere.

Vengono presentati:

SCI - SCE

GLI

GNA - GNE - GNI - GNO - GNU

ELEMENTI DI FONETICA ARTICOLATORIA

Per rendere visibilmente più chiaro come si realizzano tutti i suoni vocalici e consonantici, di seguito è riportata un’immagine che rappresenta i diversi luoghi di impostazione, con alcuni accenni anche ai modi di articolazione, già definiti nel percorso operativo del testo.

L’APPARATO

FONATORIO UMANO

L’aria, attraverso la trachea, raggiunge la laringe. Qui comincia il tratto vocale.

Nella parte chiamata glottide, sono situate le corde vocali; lo spazio tra di esse (rima vocale) può essere libero, parzialmente libero o ostruito. La rima vocale è sottoposta a rapidissimi cicli di apertura e chiusura. Il numero di tali cicli costituisce la frequenza fondamentale, che corrisponde all’altezza della voce.

Voci femminili: f 0 = 200-250 Hz

Voci maschili: f 0 = 100-150 Hz

Durante l’espirazione, gli organi fonatori possono assumere diverse configurazioni, creando ostacoli al passaggio dell’aria. L’aria raggiunge la faringe dove, nella parte superiore, l’ugola può spostarsi indietro per chiudere il canale di comunicazione con la cavità nasale.

Nella cavità orale, l’aria incontra alcuni importanti organi mobili e fissi della fonazione:

- Lingua (mobile): radice, dorso e apice

- Palato (fisso) e palato molle o velo palatino.

- Alveoli, denti e labbra.

La cavità nasale partecipa alla formazione dei suoni quando l’ugola è a riposo. I fonemi dell’italiano si caratterizzano in vocali e consonanti. Il passaggio dell’aria, che mette in vibrazione le corde vocali, determina la pronuncia delle vocali e questo avviene senza incontrare alcun ostacolo: il suono è pertanto chiaro e nitido. Nella pronuncia delle consonanti invece l’aria, prima di uscire, può incontrare vari ostacoli (lingua, denti, labbra ecc.), e solo in alcuni casi mette in vibrazione le corde vocali. Nello specifico, si definiscono consonanti sonore quelle che fanno vibrare le corde vocali e sono: B - D - G - L - M - N - R - S sonora - V - Z sonora

Le consonanti sorde, invece, sono quelle che non fanno vibrare le corde vocali e sono: C - F - P - S sorda - Q - T - Z sorda

La parola “consonante” significa “che suona con” qualche altro suono vicino, cioè quello di una vocale o di un’altra consonante. Le consonanti, proprio per gli ostacoli incontrati dall’aria, hanno un suono meno nitido di quello delle vocali.

A E I O U M

N T CI P B GI

F Z L R S SC

C V D G GL GN

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