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TORNARE IN CAMPO ASSIEME
PER TORNARE IN CAMPO. ASSIEME
Diario di viaggio: scrive per noi il radiocronista sportivo e ideatore dell’attivit cestistica nell’' ateneo
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Da Via di Torrevecchia a Via di Boccea, dal La Salle a Pola passando da Malaga, Atene, Napoli, Roma. Storia di un gruppo che vuole tornare a mettersi in discussione. Mettendo la palla a spicchi dentro a un canestro: superando le paure…
Tutto si è fermato a febbraio-marzo del 2020, compresa l’attività che era nata meno di due anni prima. C’è la voglia di confrontarsi con i limiti, individuali e collettivi, per la squadra dell’UniCusano Basket. Stavamo per organizzare il team del 3 contro 3 femminile, con buona qualità delle singole interpreti. Esattamente come eravamo partiti nei tornei tra università, romane e laziali, avendo cominciato così, sul piano agonistico. Il lavoro è iniziato nel luglio del 2018, e soltanto in un annetto e qualche mese eravamo riusciti a portare la bandiera e il vessillo blu e giallo del nostro ateneo a Pola, Croazia, con l’11° posto finale sulle 24 realtà inizialmente iscritte.
Un peccato, fermare quel processo di crescita, ma fare i conti con un’assoluta emergenza sanitaria di tutto il globo terrestre è cosa che ti induce alla riflessione. A dare il giusto valore alle serate fatte, sì, di sudore, sacrificio, muscoli che vanno elasticizzati e che tirano, maledettamente stridendo, ma anche al dopo-training fatto di bibite e panini. Perché il gruppo si costruisce anche in un pub, in un bar, in una pizzeria, dopo le fatiche svolte nella sede romana dell’UniCusano o al campo dell’Istituto Scolastico La Salle. Lì erano cominciati i veri allenamenti ufficiali, dopo il campetto comunale di Via di Torrevecchia. Di sabato, eravamo al primo incontro fatto di un gruppo di appassionati, studentesse e studenti. Un campo di periferia, come ce ne sono tanti, nel Calcio a 11 o nel Calcio a 5. Un playground all’aperto come tanti ne vediamo nei film a stelle e strisce. E lì è arrivato il primo canestro fatto dalla futura dottoressa in Economia Lolita Rusnac, ragazza di chiare origini russe che ha militato nel CSKA, una delle polisportive più antiche del mondo, giunta a 98 anni di attività!
Abbiamo seguito i dettami organizzativi e orari dell’UniCusano, con lo studio al mattino dopo una robusta colazione, scansado la tentazione di vedersi al campo durante gli orari d’ufficio e didattici; e ci siamo messi a lavorare sulla parte atletica, con qualcuno che ha provato più volte la fuga, e non di stampo ciclistico, e altri che si sono distinti per buona volontà.
Poi qualche onesto interrogativo e qualche sincera conferma, con Daniele Caterino, play-guardia di Napoli che sarebbe tornato, dopo la Croazia (novembre 2019) a giocare in Serie D a Casal di Principe. E la D già mostra giocatori di più che sufficiente livello, sia in terra campana come nel Lazio, tanto che La Salle dell’amico Stefano Sbarra, il realizzatore dei due tiri liberi che valsero la sicurezza della vittoria in Coppa Campioni contro il Barcellona nel 1984 a Ginevra, con un gruppo di giovani è arrivata nella antica C2 che quelli bravi chiamano CSilver.
La nostra compagine ha giocato partitelle e gare sulla distanza canonica inserendo, di tanto in tanto, giovanotti dell’Erasmus, due di provenienza iberica, ed è perlopiù composta da ragazzi della Facoltà di Ingegneria, che per la contentezza di docenti e preside sono la maggior parte della squadra. Ma sono giovanotti e ragazze talmente con la testa sulle spalle che sanno applicarsi nell’attività accademica e culturale, nell’aggiornamento e negli esami, che vanno incoraggiati come ho visto fare da parte di tutti, dalla Famiglia Bandecchi all’Amministratore Delegato, dal Consiglio d’Amministrazione ai dipendenti fossero docenti, segretari o sorveglianti o addetti alla mensa. In poco più di un anno l’iniziale curiosità è diventata uno sprono, un più ampio senso di responsabilità, perché l’UniCusano, dal 2006, in 13 anni, è cresciuta nei numeri, si è saputa mettere in discussione. Ha insistito, in maniera pignola, ammettendo qualche fisiologico errore che si può commettere, e aggiustandolo durante il percorso con immutata grinta e determinazione. Poi, per carità, nessuno parte da casa con il Verbo Veritas sotto al braccio.
In tanti, tra i presenti all’università, si saranno chiesti, con la giusta voglia di capire, e ci può stare: “Cosa si staranno allenando a fare?”. Già, perché i primi tempi la parte atletica aveva preso il sopravvento demandando al campetto di Via di Torrevecchia, a 900 metri dalla struttura accademica, al sabato o alla domenica pomeriggio, o al lunedì sera quando l’illuminazione pre-autunnale lo permetteva. Poi della parte atletica c’era il bisogno per correre più degli altri, o al livello di avversarie con maggiore esperienza. Fino alla benedizione ad allenarci sul parquet del La Salle con tanto di stimolo, anche per qualcuno che ci potesse credere meno dei più motivati.
L’episodio più curioso e divertente è avvenuto in una fredda sera ottobrina, ai piedi delle scale della nuova struttura, di recente messa in opera. Passa un professore sempre cordiale e sorridente, Girelli, Facoltà di Giurisprudenza, e visti Alessandro Salina, Giulio Conte, il corposo ‘responsabile tecnico/allenatore’, e altri cestisti di comprovata e di minore esperienza fare su e giù, ha estratto una battuta dal cilindro che ci ha fatto sorridere per parecchi istanti: “Vai, Balboa!”. È stato un modo per scherzare, portare una buona dose di allegria, e farci comprendere come il corpo docente, come hanno dimostrato i Prof. Gloria Di Filippo, Anna Pirozzoli, Carlo Drago e Gaetano Soricelli, tra gli altri, tenga, e tanto, all’attività sportiva e al senso di disciplina, alla pari di tutti i rappresentanti di una crescente università.
Sapere, poi, che l’UniCusano sponsorizza l’attività del mio primo amore cestistico, la Vis Nova, già serbatoio del BancoRoma d’oro Anni ’80 assieme alla Stella Azzurra, e quella della Pallacanestro Livorno, oltre ad altre discipline, fa capire quanto sia rimasta intaccabile la passione del Presidente Stefano Bandecchi e dei suoi collaboratori.
La velocità con cui sono state disegnate le nostre magliette dalla Dottoressa Emanuela Saggiomo e dall’Ufficio Marketing, la loro realizzazione in un quartiere periferico capace di grandi favole sportive – Torbellamonaca -, i chilometri fatti per andare avanti e indietro a Poggio Mirteto, a Ladispoli, a Passo Corese, al Centro Sportivo RAI e a quello della Polizia di Stato. Le nottate passate a cercare il dolce sonno con i muscoli ancora bollenti e un panino mangiato assieme.
La trasferta croata in pullman dell’autunno di due anni fa: le soste per pranzare insieme dopo gli arrivi da Malaga di Daniele Caterino e di quel talento assoluto e cristallino che è il giovane studente di Economia italo-greco Alessandro Sakellariou. Nemmeno il primo dei due ci credeva realmente, finché non mi sono deciso a rispolverare il mio diploma di Operatore Turistico, per il quale, a distanza di 38 anni, come per l’avermi fatto conoscere la Vis Nova Basket, devo dire “GRAZIE, MAMMA!”.
La paura di chi avrebbe esordito il giorno dopo contro le squadre di Repubblica Ceca, Francia, con il nostro primo successo in sede internazionale comunicato al Magnifico Rettore Prof. Fabio Fortuna, e con i Campioni in carica e padroni di casa a Pola, dopo aver salutato, il secondo giorno, il nostro grande giocatore ellenico impegnato, al sabato, nella Serie B di Atene e dintorni.
Tutte cose che tornano alla mente e dalle quali ripartire. Perché la Pallacanestro è una cosa per

persone serie e puntuali. E non fa paura, né se incontri gente più alta, né se la incontri più forte. È un modo per superare i timori legati alle montagne che tante volte ci disegniamo e costruiamo in testa. I limiti sono fatti per essere messi in discussione, almeno. E, con una voglia matta di stupire le persone importanti, partendo da noi stessi, per essere battuti.
Se non abbiamo giocato nel novembre 2020 - e lo avremmo fatto a Roma, con tanto di presentazione al Colosseo esattamente come è avvenuto a Pola nell’Arena - speriamo si riesca a fare nel 2021. Sarebbe una vittoria di inestimabile valore. Significherebbe che una nazione spesso distratta, priva di senso per le lotte civiche, qua e là contagiata di pavida omertà, ha cominciato il viaggio verso il traguardo più importante: la consapevolezza. Non diamo retta a chi dice: “Andrà tutto bene”. Realizziamolo. Ripartendo da una pista d’Atletica Leggera, da una palestra, come quella bella e nuova che abbiamo in sede. E da quel campo di Pallacanestro, fosse all’aperto, in Via di Torrevecchia. O nel “Pianeta”-La Salle. E pedalare, tutte e tutti. Assieme. Come in una fiera orchestra, con debolezze, non necessariamente collettive, da superare, e qualità. Ne abbiamo… FACOLTA’.