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SPORTIVA-MENTE IL RUOLO DELLO PSICOLOGO NELLO SPORT

SPORTIVA-MENTE: IL RUOLO DELLO PSIcOLOgO DELLO SPORT

Giovenale affermava (..) Mens Sana in Corpore Sano, una locuzione latina che ormai mette in risalto il valore basilare del prendersi cura di mente e corpo. Lo stato mentale influenza direttamente la performance sportiva, così come praticare attività fisica produce i suoi benefici sul piano psico-emotivo. In chiave algebrica, una delle proporzioni da risolvere potrebbe essere: la pianificazione dei movimenti sta al controllo del corpo, come la gestione delle emozioni sta alla concentrazione. Il massimo controllo dei movimenti deriva dalla saggia consapevolezza dei segnali che provengono dal nostro corpo in una sinergia di benessere psicofisico. Risuona ancora la forte interconnessione tra mente e corpo, che se equilibrati in un contesto sociale compartecipante sono il connubio perfetto del bravo atleta. Gestire le emozioni non è mai facile e, specialmente a livelli agonistici, la pressione può giocare un ruolo decisamente rilevante. Risulta fondamentale la presenza di un supporto emotivo che garantisca le condizioni per affrontare le richieste, le aspettative, la competitività, le sconfitte e le vittorie, nonché le conseguenze socio-economiche che fanno parte della vita degli atleti e degli allenatori.

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È qui che entra in gioco l’importanza dello Psicologo dello Sport, una figura professionale che analizzi i fattori che influiscono nell’attività sportiva: da quelli più tecnici e fisici a quelli mentali. La sua finalità principale è di promuovere la salute, le relazioni interpersonali, la comunicazione, la leadership e il potenziamento del rendimento.

Ad inserirsi, spesso in contrapposizione, è il Mental Coach. Tuttavia, lo psicologo dello sport, operando in tutti gli aspetti della preparazione mentale, integra le competenze di entrambe le figure. Mentre lo Psicologo dello Sport è anche un Mental Coach, non potremmo affermare il contrario. Colui che si forma solo come mental coach acquisisce conoscenze legate esclusivamente al miglioramento della performance.

Uno dei falsi miti più grande è che lo psicologo dello sport, in quanto psicologo, lavori solo sulle problematicità dell’utenza. Invece, egli si concentra soprattutto sugli aspetti positivi. Il suo obiettivo è non solo quello di giungere al benessere partendo dalla psiche ma anche di far corrispondere la prestazione reale con quella potenziale. Chiaramente può succedere che l’atleta abbia bisogno di essere supportato su una problematica psicologica, che necessariamente influenza il suo rendimento e, anche in questo caso, il nostro professionista saprà come operare.

Un’altra credenza fuorviante è che lo psicologo dello sport si fermi solo alla teoria, quando invece rientra in una branca della psicologia applicata: si incoraggia lo studio e l’acquisizione di competenze sul campo.

Ma qual è l’iter formativo per diventare Psicologo dello Sport?

La formazione prevede una laurea magistrale in Psicologia, arricchita da una specializzazione professionalizzante in ambito sportivo. Dunque, è essenziale acquisire anche competenze pratiche mediante tirocini o stage, nonché frequentare eventuali corsi di alta formazione nel settore. L’Università Niccolò Cusano favorisce tale apprendimento, avendo inserito sia un corso all’interno del piano di

studi della magistrale di Psicologia sia un master di I livello, entrambi dedicati alla Psicologia dello sport. Questa materia fonda le sue radici nelle Scienze dello Sport, studiando i fattori psicologici associati alla partecipazione e alla prestazione nell’attività fisica. Pertanto, possiamo considerare la psicologia dello sport come lo studio scientifico del comportamento sportivo, prendendo in considerazione la sua triplice concezione: l’aspetto cognitivo rispetto a ciò che pensiamo, l’aspetto comportamentale rispetto a ciò che facciamo e l’aspetto emotivo rispetto a ciò che sentiamo.

E quali sono gli ambiti d’intervento?

Possiamo distinguere tre principali settori dove può inserirsi lo psicologo dello sport: in ambito agonistico, esercitando la sua professione per società o per singoli atleti di alto livello; in contesti di sviluppo psico-motorio di base, a favore di bambini/adolescenti; in situazioni sportive dilettantistiche, praticate nel tempo libero. A seconda del campo d’azione, cambiano il focus e gli obiettivi da raggiungere. Se lo psicologo dello sport lavora con gli agonisti, avrà come fine ultimo quello di portarli alla vittoria. Di conseguenza, dovrà essere bravo ad integrare l’allenamento fisico con un intervento psicologico mirato. Si possono utilizzare training di rilassamento concentrati sul respiro o sulla visualizzazione dei movimenti con lo scopo di affrontare eventuali dolori e paure, consolidare il senso di competizione e incoraggiare l’elaborazione della sconfitta. In aggiunta, risulta importante che l’intervento sia volto a favorire la collaborazione di squadra, la consapevolezza dei propri limiti e il rispetto per il proprio corpo. Per svolgere adeguatamente tale ruolo è indispensabile la collaborazione interdisciplinare con le altre figure interagenti (allenatore, medico, preparatore atletico, fisioterapista, dirigente, ecc.).

Nel caso in cui si voglia operare in ambito evolutivo, il focus sportivo è strettamente connesso ad un compito socio-educativo, in particolare con i bambini più piccoli. In altre parole, lo sport cambia prospettiva passando da un’attività competitiva ad una realtà ludica e di sviluppo personale. L’apprendimento, l’interazione sociale, la motivazione e il divertimento diventano, perciò, aspetti prioritari.

Infine, se il target è chi fa sport per divertimento, ci si dovrà concentrare sui benefici fisici e psicologici generati dalla regolare attività fisica. Benefici utili anche nella prevenzione e nel trattamento di diverse problematiche come depressione, ansia, abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Con questo intento, si possono elaborare differenti programmi di attività fisica promuovendo il benessere e la salute.

Letizia Luzi

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