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IL DISAGIO I camionisti italiani si sfogano sui social
Sarà che l’esperienza della pandemia brucia ancora, ma per i camionisti italiani il disagio che pesa maggiormente è la mancanza di servizi: bagni, docce, parcheggi, aree di riposo. Un sondaggio, lanciato via Facebook da Uomini e Trasporti la mattina del 1° febbraio con la domanda: «Vita da autista. Qual è il principale disagio?», ha raccolto in un paio d’ore più di 200 risposte, salite a 400 nell’arco della giornata e a 700 nei giorni successivi, nonostante il test fosse stato dichiarato concluso a fine mattinata. Anche se non si tratta di un campione statistico validato (per esempio, hanno risposto anche molti padroncini e qualche pensionato, dunque non lavoratori dipendenti in attività), il polso di chi tutti i giorni è sulla strada emerge con significativa nitidezza. Senza considerare tutti quelli che hanno risposto genericamente (il 18,4%), la percentuale di quanti si lamentano della mancanza dei servizi è indicata da uno su quattro (24,5%), mentre le ragioni economiche vengono indicate «solo» da uno su cinque (19,2%).
I SERVIZI (24,5%)
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All’interno dei servizi, il mangiare irregolare (4,6%), la carenza generica di aree di servizio (4,0%), l’insufficienza di parcheggi (1,3%) raccolgono le briciole. Più della metà delle proteste per la mancanza di servizi (il 14,6% del totale delle risposte) si concentra, infatti, su bagno e doccia. Soprattutto il primo. Sono in tanti a segnalare di essere spesso costretti a fare i propri bisogni all’aperto, dove «tutti mi guardano», sottolineano quasi con le stesse parole Fabio N. e Christian M. che aggiunge: «Ma non ne ho mai fatto una tragedia: i prati ci sono e quindi non è un problema», mentre Max M. segnala la mancanza di servizi quasi ovunque in Sardegna e Frank C. riassume per tutti che il disagio principale è «non avere la possibilità di poter usare un bagno nelle aree di servizio, non poter mangiare un piatto caldo negli autogrill e infine dover per-
LA CLASSIFICA DEI DISAGI STILATA DA
FASTIDI E MALESSERI
Servizi Aree di servizio
Motivi economici Parcheggi
Bagni e docce
Mangiare irregolare
Mancanza di rispetto
Critici con chi protesta
Lunghe attese
Orari di lavoro (troppi, irregolari)
Salute
Mancanza famiglia
I colleghi
VITA SUL CAMION, SOGNANDO LA TOILETTE
GLI AUTISTI
24,5
19,20
9,90
6,60
6
6
5,30
4
4
La sofferenza maggiore è per la mancanza di bagni e docce (14,6%), ma i servizi insufficienti nel loro complesso (sosta, ristoranti, riposo) sono messi sotto accusa da un autista su quattro. Soltanto al secondo posto, con il 19,2%, vengono le paghe e subito dopo (9,9%) la mancanza di rispetto. Ma c’è anche (6,6%) chi invita a non lamentarsi troppo
dere sonno per stare attenti che qualcuno non ti freghi sia il gasolio che la merce trasportata». Poi c’è anche chi guarda avanti, come Michele P., per il quale bisognerebbe modificare la cabina: basterebbe «spostare il sedile passeggero al centro e creare di serie al lato destro un bagno chimico e una piccola doccia tipo camper».
LA PAGA (19,2%)
Non che il livello dello stipendio non lasci il segno. Se ne lamenta quasi il 20% e con espressioni incisive. «Paga oraria degna di uno schiavo», dicono Mario B. e Guido D. (quest’ultimo però ormai è in pensione), mentre Vito P. vorrebbe «essere pagato in modo onesto». Un aggettivo che getta un’ombra sul mondo border line dei rapporti di lavoro del settore. Più esplicito è Marco C. «Un mondo», dice, «dove, per via dei contratti forfetizzati, tu ti ritrovi a fare 250-260 ore e te ne pagano 200-210», precisando però che «questo discorso,
ovviamente non vale per tutti: qualcuno un contratto come si deve ce l’ha». E Maurizio L. specifica: «È uno stipendio assurdo per le ore che si fanno. Notti poco pagate, direi in modo ridicolo, e sabati non pagati. In pratica fai 500 ore al mese sul camion e te ne pagano 190». Eppure, sottolinea Mimmo F., «siamo l’unica categoria di lavoratori che quando ha finito il turno rimane sul posto di lavoro. Passiamo la nostra vita, lavorando anche quando abbiamo finito e tutto questo non è ricompensato nella giusta maniera». E Christian C. si lamenta che «troppo spesso si dorme nel proprio ufficio ambulante, con il rischio di essere rapinati e/o derubati, quindi si dorme male e non ci si riposa. E lo stipendio non è riportato alla responsabilità che ha un autista».
LA MANCANZA DI RISPETTO (9,9%)
Molto sentito è anche il trattamento riservato agli autisti non tanto dai loro datori di lavoro, quanto da parte di committenti e ricevitori e dagli altri operatori della filiera, per non parlare dei gestori dei servizi. Ivan D. racconta un episodio che vale per tutti: «Sono arrivato al posto di scarico verso le 12:20 e sono andato a presentare le bolle. Il titolare mi ha detto che stavano andando a mangiare e che mi avrebbe fatto scaricare alle 14:00. Gli ho detto va bene, ma prima di andarsene ha aggiunto che dovevo uscire con il camion dal loro piazzale e tornare dopo. Io gli ho chiesto: perché devo uscire dal piazzale che tanto dopo devo scaricare, e comunque non do nessun fastidio? E la risposta è stata: il piazzale è mio e voglio starci da solo!!! Praticamente mi ha cacciato fuori. Il rispetto da parte di tante persone è quello che manca». Trattamenti, anzi «maltrattamenti», come dice Liberato P. – per definire i quali, i termini più ricorrenti sono (premettere «come se fossi uno…») «…zingaro», «…delinquente», «…barbone».
LE LUNGHE ATTESE (6,0%)
Restare tre, quattro, cinque ore (copyright di Jasko C.) in attesa dello slot per caricare o scaricare è certamente stressante. La percentuale non è elevata, ma va segnalato che spesso chi se ne lamenta, protesta anche per la mancanza di servizi igienici «pressoché inesistenti», come ribadisce Giuseppe G., mentre Luigi F., anche se non collega direttamente i due problemi, li mette uno dietro l’altro, indicando come disagi principali «le lunghe attese e non avere un bagno decoroso e una doccia».
ORARI DI LAVORO (6,0%)
Sullo stesso livello delle lunghe attese è la quota dei disagi riferiti agli orari di lavori, irregolari o stressanti. In fondo quello che viene colpito è il tempo e, dunque, l’organizzazione del lavoro degli autisti. Fabio P. si lamenta genericamente di «non avere orari», Domenico L. di dover «partire tardi la sera», Mirko Q. parla dei mille imprevisti e, in loro conseguenza, di «non avere orari», introducendo il tema dei ritardi dovuti al traffico, ai quali Simone P. aggiunge «gli orari di guida e riposo, le attese nelle aziende che non rispettano orari, i divieti inutili per i camion». Ma sotto tiro sono anche i tempi stretti. Ciraolo L. ce l’ha con «tutti quelli che ti fanno premura». E Fabrizio F. Lo dice con un paradosso: «Essere caricato oggi per consegnare ieri». In fondo il problema è lo stesso: sono i ritardi a generare la fretta e le conseguenze ricadono sulla sicurezza. Non è un caso che Antonino C. abbia scritto lapidariamente che il suo principale disagio è «il sonno».
LA SALUTE (5,3%)
La mancanza di sonno non è solo una questione di sicurezza, ma anche di salute. Un tema, sia quella fisica che (soprattutto) quella mentale, del quale
IL BAGNO VIETATO
Complessivamente il 14,6% degli autisti che hanno partecipato al sondaggio ha indicato nella mancanza o nella difficoltà di reperire bagni e docce una difficoltà insita nella professione. Ovviamente, il sondaggio non è stato condotto durante il periodo di lockdown (quando, almeno inizialmente, anche i luoghi di carico e scarico – come illustra la foto – avevano disposto il divieto per gli autisti di utilizzare servizi sanitari) o quando è stata disposta la chiusura di aree di sosta e trattorie. Perché in quel caso la percentuale, con ogni probabilità, sarebbe stata molto più alta.
Io sono un frigorista. Nel mio ambito lavorativo si dorme poco, molto poco e quando sei in pausa hai il rumore del motore del frigo acceso. Luoghi e orari di consegne non adeguati alle nostre esigenze, noi siamo H24, sempre pronti, ma le varie piattaforme hanno i loro orari di scarico, facendoci perdere tempo prezioso che potrebbe essere usato al meglio per completare il nostro lavoro, siamo schiavi.
si lamenta una parte degli autisti che hanno risposto al sondaggio. Se Stefano M. si limita a segnalare il «mal di schiena», Marco T. (da padroncino) racconta «l’ansia che ti assale quando vai negli interporti e nei porti che a lungo andare si trasforma in stress che porta a ipertensioni e tachicardia e insonnia. Così con il poco sonno che hai a disposizione non dormi più niente». E sulla vita irregolare torna anche Antonio D.: «Mangiare quando non si ha fame e dormire quando non si ha sonno. Oltre alla lontananza dei propri cari ed altre avversità che ci riserva la strada».
MANCANZA DELLA FAMIGLIA (4,0%)
Anche la discontinuità dei rapporti familiari è un tema sentito da molti, anche se non tra i più citati. Giovanni G. rimpiange di «non vedere i figli crescere» e Giuseppe G. si lamenta del «tempo lontano dalle nostre famiglie», mentre Paul P., partendo dagli affetti familiari si allarga a un sistema di vita regolare che ha un suo perno logico proprio nella famiglia, per affermare che non c’è «compenso per la mancanza della famiglia e degli amici, di una vita normale come quella degli altri, che lavorano otto ore, riposano otto ore e dormono otto ore».
I COLLEGHI (4,0%)
Curioso come il disagio degli autisti finisca per ritorcersi anche contro gli stessi colleghi, a volte con espressioni pesanti. Spesso si tratta, più che di autisti, di padroncini che accusano i concorrenti di essere «opportunisti» (Mario C.), «per un viaggio migliore» (Raffaele B.), ma anche di autisti che se la prendono con chi si lamenta: «Se non vi piace questo lavoro cambiate lavoro è tanto semplice» (Massimo M.). E Giampiero D. ci tiene a distinguere: «Di autisti ce ne sono veramente pochi, il resto sono camionari e sono la vergogna del settore».
ALTRO (14,6%)
In tanti, poi, hanno puntato l’indice su altri temi: Vincenzo C. se l’è presa con il «dover scaricare il camion anche se la legge dice di no» e Sergio L. ha puntato il dito contro «i committenti che pretenderebbero che gli si scarichi il camion». Christian F. considera «una presa in giro i corsi sui tachigrafi», Fabio F. se la prende con le multe, Vincenzo C. con i divieti e Salvatore M. con le infrastrutture inadeguate.
IL DISAGIO GENERICO (18,4%)
Le percentuali delle singole voci, peraltro, come è stato detto, non comprendono chi ha manifestato un disagio generico come i tanti che hanno risposto «fare l’autista» o «tutti» che potrebbero tranquillamente sommarsi a ciascuna voce aumentandone la quota. Così come nel calderone del disagio generale sono state considerate le risposte molto articolate come quella di Ivan R. che però rappresenta bene la «filiera del disagio»: «Dipende dal tipo di lavoro che fai, io sono un frigorista. Nel mio ambito lavorativo si dorme poco, molto poco e quando sei in pausa hai il rumore del motore del frigo acceso. Luoghi ed orari di consegne non adeguati alle nostre esigenze, noi siamo H24, sempre pronti, ma le varie piattaforme hanno i loro orari di scarico, facendoci perdere tempo prezioso che potrebbe essere usato al meglio per completare il nostro lavoro, siamo schiavi. Trovi gente inetta che dice cosa fare, senza sapere cosa sia un tempo di guida di pausa, l’impegnativa ecc. ecc. Non ci sono domeniche e festivi in generale. Siamo la categoria più importante per il trasporto merci in generale ma sottomessi a tutti».
LE DONNE (2,3%)
Poche le donne che hanno risposto al questionario, ma la percentuale è in linea con la loro presenza nel settore. Significativi però i temi che hanno toccato. Gisella C. fa parte di quanti hanno lamentato la carenza di servizi: «Se c'è un bagno in fabbrica per gli autisti o è chimico a bordo piazzale o è abbandonato a se stesso nell'ultimo portone», ma poi aggiunge «Tanta mancanza della famiglia». Per Marianna D., invece, «il principale problema è la mancanza di rispetto in generale (ma per fortuna non ovunque) e un servizio serale più umano con apposite toilette e mangiare a tavola». Folgorante, infine, la risposta di Nella F. Per lei il principale disagio sono «quelli che mi chiedono se mio marito è d’accordo».
NON LAMENTATEVI (6,6%)
Ma c’è anche chi è talmente innamorato del proprio mestiere che non se ne lamenta anche nelle peggiori condizioni, come Micol M.: «Se lo ami è il lavoro più bello del mondo». O Marco B.: «Se lo fai con passione e amore superi tutti gli ostacoli». Perché alla fine per i camionisti (non per i «camionari») valgono le parole che Joseph Conrad riserva ai marinai all’inizio di Cuore di tenebra: «Per la maggior parte i marinai conducono, se così si può dire, una vita sedentaria. La loro indole è casalinga; e la loro casa, la nave, se la portano sempre dietro, e così il loro paese, il mare». Sostituite tuiteSosti «marinaio» con «camionista», «nave» ave»», «n con «camion» e «mare» con «strada» e a» e«strad vedete se non è così.