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IL FUTURO La speranza rosa. Le donne occupate calano, quelle al volante crescono
LE DONNE OCCUPATE CALANO, QUELLE AL VOLANTE CRESCONOdi Elisa Bianchi
Nel 2020 circa 99mila donne hanno perso il lavoro a causa della crisi sanitaria. In totale, in Italia, le donne disoccupate sono 312mila, ma nell’autotrasporto la percentuale femminile cresce dello 0,5% e il tasso di disparità uomo-donna cala al 95,7%
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Gli ultimi dati sull’occupazione femminile rilasciati dall’Istituto Nazionale di Statistica ci dipingono un quadro tristemente noto: le più danneggiate dalla crisi sono, ancora una volta, le donne. Parliamo di circa 99mila unità in meno nel mondo del lavoro, una flessione dell’1% che, però, lascia l’amaro in bocca se confrontata ai numeri relativi all’occupazione maschile e che, in termini assoluti, coinvolge 2mila lavoratori. Un fenomeno che l’Istat ci ricorda essere tendenziale, giacché dal dicembre 2019 si è registrata una battuta d’arresto dell’occupazione femminile del 3,2%, contro l’1% di quella maschile. Dati che si traducono, di conseguenza, con un aumento del numero dei disoccupati, pari a 444mila unità totali, di cui 312mila sono donne. A preoccupare, però, è anche l’aumento del numero dei cosiddetti inattivi: persone che non lavorano, ma non cercano neppure un’occupazione. La percentuale femminile di inattività al mese di dicembre 2020 aumenta dello 0,7%, pari a 62mila unità, contro l’aumento dello 0,4% degli uomini.
300 mila
È il numero di donne rimaste senza lavoro a causa della pandemia IN UN ANNO SONO SALITE IN CAMION 4.000 DONNE IN PIÙ
Le più penalizzate in termini occupazionali dunque, dati alla mano, sono le donne, ma in uno scenario che sembra tragico esiste però un lume di speranza. Facciamo prima di tutto un passo indietro. Nel Manifesto di Uomini e Trasporti dell’aprile 2020 abbiamo preso in analisi i dati del decreto del ministero del Lavoro sui settori e le professioni caratterizzati da un maggiore tasso di disparità uomo-donna relativi all’anno 2018. Dati da cui emergeva un fenomeno allarmante: in Italia, per ogni donna autista ci sono più di 98 uomini al volante di un camion. Una situazione di poco differente se vista dal punto di vista europeo, con una presenza femminile nel settore dei trasporti pari al 22%, quota che scende al 13% se si prende in analisi il solo trasporto terrestre e al 2% considerando gli autisti di mezzi pesanti per trasporto merci. Ma c’è una buona notizia. Gli stessi dati relativi al 2019 ci raccontano un’altra storia. Le quote rosa di autiste di veicoli pesanti sono passate dall’1,6% nel 2018 al 2,1% nell’anno successivo; uno scarto in positivo dello 0,5% che, in termini assoluti, segna così il piccolo ma importante passaggio delle conduttrici di veicoli pesanti in Italia da 10mila unità a 14mila. Secondo la rilevazione Istat sulle forze di lavoro, il tasso di disparità uomo-donna tra conduttori di veicoli, macchinari mobili e di sollevamento corrisponde quindi al 95,7%, il secondo tasso di disparità più alto dopo quello nei ruoli di comando delle forze armate (96,2%). Un dato che rappresenta un leggero miglioramento rispetto alle rilevazioni 2018, quando la percentuale del 96,8% faceva conquistare alle professioni legate all’autotrasporto la testa della classifica come settore con il più alto tasso di disparità. Nessun sostanziale miglioramento invece nel macrosettore trasporto e magazzinaggio dove la percentuale di presenza femminile si attesta per l’anno 2019 al 21,8%, pari cioè a 222mila unità contro le 795mila maschili (nel 2018 la presenza femminile era al 21,9%, pari a 221mila unità, contro le 791mila unità maschili).
LE CHIAVI PER APRIRE ALLE DONNE LE PORTE DEL SETTORE
Comunicazione per rimuovere gli stereotipi di genere Coniugare al femminile gli annunci di ricerca del lavoro Creare percorsi formativi ad hoc Investire sulla sicurezza nelle aree di sosta (con telecamere, antifurti, ecc) Ampliare e creare servizi dedicati (bagni, docce, ecc) Costruire forme di welfare con cui permettere di integrare vita e lavoro
95,7%
È il tasso di disparità uomo-donna tra conduttori di veicoli e macchinari mobili, secondo soltanto a quello nei ruoli di comando delle forze armate (96,2%)
LE CONSEGUENZE LAVORISTICHE DELLA PANDEMIA
Numeri ancora troppo elevati, ma che aprono la strada a un potenziale cambio di rotta senza precedenti, specchio di una tanto attesa quanto necessaria rottura culturale. Ma cosa ne sarà di questa rivoluzione in atto dopo la pandemia? La crisi sanitaria ha messo in ginocchio diversi settori, in primis turismo e commercio. Quest’ultimo, stando agli ultimi dati sul mercato del lavoro rilasciati dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ne ha risentito soprattutto nel mese di aprile 2020, per via della chiusura forzata delle attività commerciali. A non essersi mai fermata, anche nei mesi più duri della pandemia, è stata però la logistica e, in particolar modo, l’autotrasporto. Durante il primo lockdown abbiamo assistito al boom dell’e-commerce e dei servizi di home delivery che hanno alimentato il lavoro della logistica urbana e di ultimo miglio e la cui crescita non accenna a diminuire. Alla luce di ciò, la logistica potrebbe oggi rappresentare un faro per le 300 mila donne rimaste senza lavoro a causa della pandemia. Aprire le porte del settore al mondo femminile conseguirebbe un duplice vantaggio: consentirebbe alle donne disoccupate di trovare un nuovo impiego e permetterebbe di contenere, quantomeno in parte, il problema della carenza di autisti. Da non sottovalutare, inoltre, il vantaggio dal punto di vista culturale. Si tratterebbe infatti di una vera e propria rivoluzione mirata ad abbattere una volta per tutte gli stereotipi che ancora oggi permeano il settore. Una scommessa per il futuro su cui investire.
COME ACCELERARE LA FEMMINILIZZAZIONE DELL’AUTOTRASPORTO
Cosa serve dunque per favorire questo processo? Prima di tutto occorre intervenire sulla percezione negativa che si ha del mestiere attraverso due canali fondamentali: comunicazione e formazione. Per quanto riguarda il primo punto, occorre incentivare campagne di informazione sul piano nazionale volte ad abbattere gli stereotipi di genere e la cultura maschilista, intervenendo anche sulla comunicazione aziendale e aprendo esplicitamente gli annunci di lavoro alle donne. Per quanto riguarda il secondo canale, invece, occorre fornire incentivi economici coprendo le spese di formazione per le giovani aspiranti autiste e prevedendo tirocini rivolti alle ragazze. Fondamentale, inoltre, investire sulla sicurezza garantendo nelle aree di sosta e parcheggio appositi spazi dedicati alle donne (per esempio bagni e spogliatoi separati da quelli degli uomini) e attrezzando i mezzi con strumenti come telecamere, antifurti e chiusure automatiche. Infine, ulteriori aspetti su cui lavorare sono la garanzia di una stabilità contrattuale in grado di rendere più attrattivo il mestiere e l’attuazione di soluzioni di work-life balance per le donne.