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THE INDEPENDENT OPTICIAN
The method has changed, but we cannot ignore the cultural aspect of the product, a set of knowledge such as the nature of the material, the coherence between aesthetics and function, comfort and ergonomics, production processes, interaction with corrective lenses and, above all, craftsmanship, an exercise that passes through manual skill. This is why in eyewear design courses, new recruits are asked to design with a pencil before using a software program and to make the prototype by hand before going on to 3D printing. I think all colleagues of my generation agree that our work today has improved and evolved in an impressive way compared to before, but that the use of the pencil for the first, magical line on the paper with which we imagine a new product, is not nostalgia: it is the essence. mettere a punto il prodotto. La verifica del prototipo voleva dire almeno un altro viaggio. I tempi per preparare una collezione erano biblici rispetto ad oggi.
Con i programmi di grafica e progettazione il metodo si è completamente trasformato e con questo la competenza del designer. La posta elettronica, la comunicazione veloce, la possibilità di intervenire con rapidità sullo stesso progetto per apportare le necessarie modifiche comporta un approccio al progetto del tutto diverso. Riusciamo ad essere anche molto più precisi oltre che rapidi. Oggi è possibile “vedere” virtualmente un’intera collezione e fare valutazioni importanti in poco tempo, per non parlare della stampa in 3D che permette in poche ore di avere tra le mani il primo prototipo industrializzabile con tutti i suoi dettagli.
Per contro, se i programmi di progettazione permettono di arrivare al risultato finale in modo più rapido e preciso, restano solo uno strumento, esattamente come la matita. Il metodo è cambiato ma non si può prescindere dalla cultura del prodotto, un insieme di conoscenze quali la natura del materiale, la coerenza fra estetica e funzione, il comfort e l’ergonomia, i processi di produzione, l’interazione con le lenti correttive e, sopra a tutto, l’artigianalità, esercizio che passa attraverso la sapienza manuale. Questo il motivo per cui nei corsi di progettazione dell’occhiale si chiede alle nuove leve di progettare a matita prima che con un programma e a realizzare a mano il prototipo prima di arrivare alla stampa 3D.
Credo di trovare d’accordo tutti i colleghi della mia generazione nell’affermare che il nostro lavoro oggi è migliorato e si è evoluto in modo impressionante rispetto a prima ma che l’uso della matita per il primo, magico tratto sul foglio con il quale immaginiamo un prodotto nuovo, non è nostalgia: è l’essenza.
Franca Bochicchio
Ottica & Glasstylist DIECIDECIMI Milano Blogger glasstylist.com, founder of Radio Ottica Franca Bochicchio
Ottica & Glasstylist DIECIDECIMI Milano
So close from afar
Più lontani più vicini
Far away, at a distance, challenged by a routine turned upside down by rules and prohibitions, orphaned of events and trade fairs in presence, deprived of handshakes and toasts sealing visions and sharing .... and yet terribly close as never before. This is the strong feeling I get when I ponder today, Lontani, distanziati, messi a dura prova da una routine stravolta da regole e divieti, orfani di eventi e fiere di settore in presenza, privi di strette di mano e brindisi suggello di visioni e condivisioni ....eppure terribilmente vicini come mai accaduto prima. Questa è la netta sensazione che avverto riflettendo oggi, dopo quasi un anno e mezzo di
after almost a year and a half of pandemic, when I think of how many people I have been lucky enough to meet digitally and the quality of knowledge and sharing. Digital technology has given us a unique possibility that I am sure we would not have had with the same intensity and speed in a pre-pandemic condition. Chatting and getting to know each other in virtual rooms through the camera of a computer, thus eliminating a whole series of distractions linked to proximity, is as if it has made us lighter and able to tune in to the same wavelength. In the pre-covid society, we can say that getting to know as many people was not exactly the same as meeting as many. We inherit the encounter from the digital world, an exchange devoid of pleasantries and protocols that focuses on mutual comprehension, sharing or disagreement of ideas. Digital encounters have accustomed us to paying attention to who is speaking, which may seem trivial, but conscious listening is precisely the basis for understanding the ideas of others and thus for confrontation and sharing itself. We were not used to such attentive listening before because there are so many factors that distract us in a situation of proximity: starting with the non-verbal language linked to physical presence, which often shouts more than the voice, or all the variables linked to the places of gathering that interfere with listening and understanding. Digital has almost forced us to consciously listen, pandemia, se penso a quante persone ho avuto la fortuna di conoscere in digitale e alla qualità della conoscenza e della condivisione. Il digitale ci ha offerto una possibilità unica che sono certa non avremmo avuto con la stessa intensità e velocità in una condizione prepandemica. Conversare e conoscersi nelle stanze virtuali parlandosi attraverso la telecamera di un computer, eliminando quindi tutta una serie di distrazioni legate alla prossimità, è come se ci avesse resi più leggeri e capaci di sintonizzarci sulla stessa lunghezza d’onda. Nella società pre-covid possiamo dire che conoscere tante persone non corrispondeva esattamente ad averne incontrato altrettante. E’ l’incontro ciò che ereditiamo dal digitale, uno scambio scevro di convenevoli e convenzioni che punta dritto alla comprensione, condivisione o dissenso delle idee tra gli interlocutori. L’incontro digitale ci ha abituati all’ascolto di chi sta parlando, che può sembrare una banalità, ma l’ascolto consapevole è proprio alla base della comprensione delle idee altrui e quindi del confronto e della condivisione stessa. Non eravamo abituati a un ascolto così attento prima perché sono tanti i fattori che ci distraggono in una situazione di prossimità: a partire dal linguaggio non verbale legato alla presenza fisica, che spesso urla più della voce, o a tutte le varianti legate ai luoghi di aggregazione che interferiscono con ascolto e comprensione. Il digitale ci ha quasi obbligati all’ascolto consapevole e questa
and this awareness has not only developed personal and commercial considerations, but has generated symbiosis and nurtured a sense of belonging to a world in which we speak the same language, fight the same battles, and struggle with the same strength and perseverance. The digital confrontation has laid us bare a little and we have discovered that we are similar (but not the same), a similarity that brings us closer. I am speaking as an independent optician, a name that is still used inappropriately (or when it is useful...) but on which there should no longer be too many doubts: independence from the control systems of the industry giants and not labelled with specific brands. Free independence because
it is a unique formula that opticians can find as a balance and expression of their entrepreneurial professionalism in the sector. The digital experience, such as the one I had the chance to live with RadiO-Ottica, generated a sharing container where many voices spoke and digital encounters took place, giving us strength but also restoring relationship essence during the difficult pandemic months. Without mincing words, I believe that independent opticians have discovered that they are less alone and, above all, more numerous than they thought and that they wanted us to believe. The Internet, with the lights off on proximity, has really revealed us a dense “network” of like-minded opticians with very different backgrounds. consapevolezza non ha sviluppato solo riflessioni personali e commerciali, ma ha generato simbiosi e alimentato un senso di appartenenza a un mondo in cui parliamo la stessa lingua, combattiamo le stesse battaglie, lottiamo con la stessa forza e perseveranza. Il confronto digitale ci ha messi un po’ a nudo e ci siamo scoperti simili (ma non uguali), una somiglianza che avvicina.
Parlo da ottico indipendente, un termine che ancora viene utilizzato impropriamente (o quando conviene...) ma su cui oramai non ci dovrebbero essere più troppi dubbi: indipendenza da sistemi di controllo dei giganti del settore e non etichettabile con brand specifici. Una indipendenza libera
C 85 C 9 M 10 M 100 Y 95 Y 100 K 0 K 85 K 20 K 10 Source Code Variable Source Code Variable
perché formula unica che l’ottico riesce a trovare come equilibrio ed espressione della sua professionalità imprenditoriale nel settore. C 0 C 0 C 0 L’esperienza digitale come quella che ho avuto la fortuna di vivere con RadiO-Ottica, ha generato M 1 Y 5 M 2 Y 9 M 2 Y 9 trasparenza 60% un contenitore di condivisione in cui hanno K 5 K 27 K 27 parlato tante voci e si sono creati incontri digitali che ci hanno dato forza ma anche restituito sostanza delle relazioni nel corso dei difficili mesi pandemici. Senza troppi giri di parole, credo che 31.05.2020 gli ottici indipendenti si siano scoperti meno soli ma soprattutto più numerosi di quello che si credeva e che ci volevano far credere. Internet con le luci spente sulla prossimità ci ha rivelato davvero una “rete” fitta di ottici che la pensano allo stesso modo pur attraversando storie molto