Fabio Viale

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FA B I O V I A L E

TESTO DI / TEXT BY ENRICO MATTEI

GALLERIA POGGIALI E FORCONI FIRENZE



Ruota, 2015 | Marmo nero Black marble cm Ă˜ 83 x 25


Infinito, 2015 | Marmo nero Black marble cm 83 Ă˜ x 25




Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 59x28x38


Bat, 2015 | Marmo bianco White marble cm 118 x Ă˜ 9



Tyre, 2015 | Marmo nero Black marble cm Ă˜ 53 x 19


Tyre, 2015 | Marmo nero Black marble cm Ă˜ 51 x 21




Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 46x60x43



Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 50x44x44


Bat, 2015 | Marmo bianco White marble cm 158 x Ă˜ 12,5


Bat, 2015 | Marmo nero Black marble cm 158 x Ă˜ 12,5




Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 49x38x44

Bat, 2015 | Quarzite rossa Red quartzite cm 155 x Ă˜ 12,5


Tyre, 2015 | Marmo nero Black marble cm Ă˜ 58,5 x 20,5



Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 103x124x91


Croce, 2015 | Marmo bianco White marble cm 42x49x48


/ Enrico Mattei

La scelta del titolo per una mostra è un’operazione complessa, che può durare anche molto tempo e coinvolgere in questo mestiere del battezzare, oltre agli artisti e ai curatori, i direttori dei musei, delle gallerie, delle fondazioni, ma anche gli addetti al marketing e alla comunicazione, i responsabili delle pubblicazioni e dei cataloghi etc. Insomma certe volte sembra più complesso trovare il titolo che realizzare le opere d’arte stesse perché subentrano fattori diversi proposti da persone diverse. In questa mostra personale di Fabio Viale a Firenze, ci siamo trovati subito d’amore e d’accordo sul fatto che il titolo non dovesse contenere lettere o parole, molte volte le cose accadono da sole e come sempre le opere d’arte ci vengono in aiuto e ci porgono la mano. La soluzione nacque nell’osservare la realizzazione del nuovo progetto e in particolare analizzando singolarmente i vari pezzi, così da capire che la sintesi delle forme realizzate corrispondeva ad intersezioni di linee, cerchi e rette. Da qui l’idea di sperimentare un titolo che avesse gli stessi connotati delle opere e che non avesse un corrispettivo fonetico per i segni utilizzati, ma solo un rimando visivo, un logo formato da tre simboli. Quello che differenzia la cultura umana da quella animale è proprio l’uso dei simboli, intesi come quel qualcosa di fisico posto in corrispondenza appunto di un’idea, la capacità segnica è dappertutto, nelle cose, tra gli animali, mentre quella simbolica è peculiare dell’uomo. Questo per dire che il voler usare come titolo di questa mostra una serie di simboli che portano ad un logo è stato parallelo allo sperimentare dell’artista in quei progetti che hanno segnato il suo percorso e che hanno il carattere della ricerca, della sfida e del superare i limiti. Ha acquisito una sintesi, una sorta di pulizia formale per tornare più all’origine della materia e lasciare il marmo a tratti riconoscibile, una semplicità che sembra naturale, ma che non è solo istintiva, è una conquista. Non fare tre movimenti se, per ottenere lo stesso risultato, ne bastano due: e soprattutto, non gridare inutilmente, non sprecare gesti, la retorica non serve a niente. Una rara pulizia morale: che in arte, come nella vita, gli fa eludere ogni risultato esteriore e lo rende attivo. In realtà Fabio Viale ha in sé l’esigenza contemplativa, che dà lucidità alle sue idee con distacco, e l’esigenza di azione, tutta occidentale, sulla spinta del pragmatismo, che lo fa volgere ai rapporti sociali, alla comunicazione immediata e chiara del linguaggio, alla evidenza. È così dunque che la sua fantasia poggia sul gioco divertito e candido: l’intelligenza diventa estro e inventa forme con continuo sperimentalismo. La galleria mantiene fede al titolo e ne rimarca il concetto con la presenza, all’interno del percorso espositivo, di opere in marmo che rappresentano pezzi di polistirolo rotti incastrati perpendicolarmente fra loro a formare croci, ruote di muletti che diventano cerchi, ruote di camion come cerchi intrecciati e mazze da baseball come linee rette. Fabio Viale arriva ad una sintesi visiva in queste nuove opere cercando di trasmettere da subito la verità della materia e l’artisticità della perfezione tecnica, fare le cose con le proprie mani significa avere un rapporto con ciò che si fa, trasmettendo al manufatto una personalità che non si limita soltanto all’estetica, ma soprattutto all’anima di ciò che si crea. La scultura può essere anche illusione e la materia si mostra per quella che non è come nella maggior parte dei suoi lavori fino ad oggi, ma in questa personale ci svela la realtà della materia lavorata, della pietra utilizzata pur continuando ad usare il dato reale, riconoscibile, l’oggetto quotidiano di uso comune come le cassette in legno, i pneumatici, i palloni, i sacchetti, la barca etc. ma con elementi ludici come i polistiroli incastrati tra loro, una sorta di gioco e magia come nelle ruote intrecciate che ricordano i prestigiatori con gli anelli ma in questo caso signori e signori… è tutto vero! L’esposizione è d’altronde il medium storicamente più dinamico ed efficace tra quelli attraverso cui l’arte contemporanea arriva a noi e, per coloro che ne coordinano il processo di realizzazione e per Fabio Viale stesso, non è una sovrastruttura parallela ed estranea, ma una parte integrante del progetto estetico e della ricerca artistica. Questa mostra è dunque, al pari dell’opera d’arte tradizionalmente intesa, la manifestazione della produzione artistica cui l’artista guarda come il momento o l‘evento più sintetico del suo pensiero e della sua capacità di produzione di un immagi-

nario. In questa prospettiva, la mostra non è più e solo un’esposizione di opere, ma un tentativo di scrivere la storia, sistematizzare idee o movimenti artistici, affermare progetti o valori estetici, rappresentare simboli e utopie. Queste ragioni hanno a che fare con l’idea di mostra come progetto e con la pratica dell’installazione, dell’allestimento e della selezione come premesse per un ragionamento sulla critica, sulla visione e sulla costruzione di un dispositivo capace di produrre conoscenza, come una scatola degli attrezzi appunto usata dal nostro artista per realizzare in parte le sue sculture. Esporre il presente significa allora accumulare complessità, per poi procedere a una selezione capace di costruire nello spazio un discorso altrettanto complesso, fatto di opere d’arte. Chi conosce il lavoro di Viale recepisce immediatamente nei nuovi pneumatici la perdita di leggerezza che acquisiva il marmo dopo la sua lavorazione, per caricare le sculture maggiormente con la pienezza della pietra e lasciandola chiaramente riconoscibile ma riuscendo comunque ad una pulizia formale per il raggiungimento sempre più evidente di una semplicità figurativa. L’idea di base rimane fedele al fatto che ogni oggetto sia godibile in quanto immagine multi-evocativa, i simboli si possono integrare in modi diversi perché nella sua arte tutto viene comunque trasformato in marmo e quindi una riproduzione e non una presa diretta di oggetti veri dal mondo reale traslati in opere d’arte, non usa il ready-made anche se le sue opere sembrano derivare da esso, le sue sculture trasformano di fatto il concetto stesso di ready-made all’origine. La trasformazione da oggetti reali in marmo si presta a valutazioni concettuali e visive che allargano e rinnovano l’idea del ready-made, e questo è precisamente il motivo per cui Fabio Viale è considerato e riconosciuto come un valido artista all’interno del sistema dell’arte contemporanea, lui riesce ad andare oltre la sua opera, nel senso di uscire fuori da essa, una sorta di spersonalizzazione che lo rende artista. Si è parlato di mostra come progetto e oltre allo spazio della galleria, esiste una project room situata nella via adiacente quindi un altro luogo, un’altra strada e una diversa realtà sia dello spazio che del suo contenuto, l’essere trasportarti da una realtà a un’altra, uscendo in strada e quindi interrompendo il nostro viaggio all’interno di un percorso espositivo, ci fa respirare per un attimo, ci fa prendere fiato e ci libera la mente ripulendo le immagini. All’interno del secondo spazio l’omaggio è rivolto a Michelangelo Buonarroti riproducendo pittoricamente su una lastra di marmo dalle parvenze di tavolo, la Creazione di Adamo, facente parte del ciclo di affreschi della decorazione della volta della Cappella Sistina, nei Musei Vaticani a Roma, commissionata da Giulio II. L’aver scelto proprio questo celebre episodio come non soltanto il più importante della Sistina ma come una delle icone più note e celebrate dell’arte universale, paragonabile all’icona della Gioconda di Leonardo da lui usata in precedenza. Non è un caso che lo stesso Michelangelo in questa serie di affreschi del secondo blocco di cui la Creazione fa parte, riesce a realizzare figure più grandi e monumentali, con un apparato compositivo più sintetico a cui lo stesso Fabio Viale ha fatto riferimento per l’intera mostra, il fulcro dell’arte michelangiolesca rimane l’Uomo in tutte le sue forme e dunque il vero protagonista della scena. Anche nell’altra opera che raffigura uno dei suoi famosi busti maschili tatuato con episodi tratti dall’affresco sulla parete dell’altare della Cappella Sistina raffigurante il Giudizio Universale e rappresentati secondo l’interpretazione dell’iconografia fiamminga. L’artista ha scelto dei particolari significativi come il Cristo-giudice con accanto la Madonna, una delle scene delle lunette in alto in cui gli angeli innalzano i simboli della passione e altre scene della parte inferiore dove si svolge il dramma della salvezza e della dannazione, con la resurrezione dei corpi, la barca di Caronte e la voragine dell’Inferno. Il ricorrere a questo stile pittorico fiammingo (che nei primi del ‘400 fu l’unico fenomeno di pari importanza al Rinascimento fiorentino) per le immagini tatuate sul marmo è stato scelto per la capacità di riprodurre minuziosamente la realtà con una tecnica che riusciva a dare ai corpi levigatezza, alla materia brillantezza e trasmettere luce. La particolarità dei dipinti fiamminghi è proprio la rappresentazione delle figure e delle cose al massimo dell’illusionismo che rispecchia in Fabio Viale il modo di creare questi soggetti tatuati in una vivida policromia, le superfici delle sue opere sono perfette, poiché egli attribuisce la massima importanza a ogni millimetro quadrato. Si trova così in misteriosa sintonia anche con gli artisti dell’antica Grecia, che dedicavano ogni sforzo al conseguimento della mimesis, ovvero il massimo dell’illusione. È proprio questa promessa di perfezione, nascosta nella modernità ma attuata a Torino nel suo studio, che l’artista esplora e sfrutta riuscendo a raggiungere risultati impressionanti. / Enrico Mattei


/ Enrico Mattei

Choosing the title of an exhibition is a complex and lengthy process. And it is not only the artists and curators, the directors of the museums, galleries and foundations who are implicated in this labour of baptism, but also marketing and communication personnel, the people in charge of the publications and catalogues and so on. In a word, sometimes it seems that it’s harder to find the name than to create the art works themselves, since different elements brought up by different people come into play. In this Florence show by Fabio Viale we all immediately found ourselves in total agreement about the fact that the title should not contain letters or words. Very often, things just happen on their own and, as always, the works of art give us a hand. The answer emerged when we observed the realisation of the new project, and especially when we analysed the various pieces individually, which made us realise that the synthesis of the shapes produced corresponded to intersections of lines, circles and straight lines. This triggered the notion of experimenting a title with the same connotations as the works, one that did not have a phonetic counterpart for the signs used but only a visual reference: a logo made up of three symbols. What distinguishes human from animal culture is precisely the use of symbols, understood as something physical set up to represent an idea. Signal capacity is to be found everywhere, in things and among animals, whereas the symbolic is peculiar to man. I have dwelt on this aspect to underscore the fact that the use of a series of symbols as the title of this exhibition offered a parallel to the experimentation of the artist in the projects that have mapped his career, characterised by research, challenge, and the overcoming of limitations. Fabio Viale has arrived at a synthesis, a sort of formal purity that goes back more profoundly to the origin of the matter. At times he leaves the marble recognisable in a simplicity that appears natural, but which is an achievement rather than merely instinctive. Don’t make three movements where two are sufficient to obtain the same result. And, above all, don’t shout pointlessly, don’t waste gestures: rhetoric gets you nowhere. This is a rare moral clarity, which in art as in life leads Viale to evade all external results and renders him active. In reality, this artist has within him the need for contemplation, which gives his ideas lucidity with detachment. He also has the entirely Western need for action, driven by pragmatism, which makes him turn to social relations, to the immediate and clear communication of language, to the evidence. This is why, therefore, his fantasy rests on the amused and earnest game: intelligence becomes flair and invents forms through continuous experimentation. The gallery keeps faith with the title, underlining the concept through the presence – within the display itinerary – of works in marble representing broken pieces of polystyrene slotted perpendicularly into each other to form crosses, wheels of forklift trucks that become circles, lorry wheels like interlaced rings and baseball bats like straight lines. Fabio Viale arrives at a visual synthesis in these works, immediately seeking to transmit the truth of the matter and the artistry of the technical perfection. Doing things with your own hands signifies having a relationship with what you do, transmitting to the artefact a personality that is not restricted merely to the aesthetics, but goes to the soul of what one creates. Sculpture can also be illusion, and matter can appear to be what it is not – as in most of his works to date. But in this solo show Viale unveils before us the reality of the worked material, of the stone used, despite continuing to use real and recognisable data: objects of everyday use such as wooden crates, tyres, balls, bags, the boat and so on. But here there are playful elements too, such as the pieces of polystyrene wedged together like a sort of game, and magic as in the interlaced tyres that recall the joined rings of conjurors, but in this case, Ladies and Gentlemen,… it’s all real! Furthermore, the exhibition is, historically, the most dynamic and efficacious medium among those through which contemporary art reaches us. For those engaged in coordinating the process of realisation, and for Fabio Viale himself, far from being a parallel and extraneous superstructure, it is an integral part of the aesthetic project and the artistic research. This exhibition, therefore, on a par with the work of art as traditionally understood, is the manifestation of the artistic production that the artist looks to as the moment or event that best synthesises his thought and his capacity

to engender imagery. Seen in this light, the exhibition is no longer merely a display of works, but an attempt to write history, to systemise ideas or artistic movements, to confirm aesthetic projects or values, to represent symbols and utopias. These elements have to do with the notion of exhibition as a project, and with the practice of installation, layout and selection as premises for a meditation on the criticism, vision and construction of a device that can yield knowledge: something like a toolbox used by the artist for the partial realisation of his sculptures. Displaying the present therefore signifies accumulating complexity so as to proceed to a selection capable of constructing in the premises an equally complex discourse consisting of works of art. Those familiar with Viale’s work can immediately grasp in the new tyres the loss of the lightness that the marble acquired after he had worked it. Now the sculptures are more fully charged with the fullness of the stone, leaving it clearly recognisable while nevertheless achieving a formal clarity that brings figurative simplicity increasing to the fore. The basic idea remains true to the fact that any object can be enjoyed as a multi-evocative image. The symbols can be integrated in different ways because in Viale’s art everything is, in any case, translated into marble. They are hence reproductions, rather than direct borrowings of actual objects from the real world transposed into works of art. He does not use the ready-made, even though his works might appear to be derived from it; in effect, his sculptures transform at origin the very concept of ready-made. The transformation of real objects into marble lends itself to conceptual and visual evaluations that expand and renew the notion of the ready-made, which is precisely why Fabio Viale is considered and recognised as a valid artist within the contemporary art system. He manages to go beyond his work, in the sense of getting outside it: a sort of depersonalisation that makes him an artist. We have spoken of the show as a project, and indeed beyond the premises of the gallery there is a project room situated in the adjacent street. This is therefore a different place, a different street and a different reality in terms of both the space and its contents. Being transported from one reality to another, going out into the street and hence interrupting our journey within the display itinerary gives us a break, allows us to take a deep breath and clear our minds of the images. In the second venue the tribute is to Michelangelo Buonarroti. On a slab of marble that looks like a table is a pictorial reproduction of the Creation of Adam, part of the fresco series commissioned by Pope Julius II to decorate the ceiling of the Sistine Chapel in the Vatican Museums in Rome. The choice of this famous episode – which is not only the most important in the Sistine Chapel but is also one of the best-known and most celebrated icons of universal art, is no more incidental than the comparable icon of the Mona Lisa, which Viale has also used in the past. Nor is it a coincidence that, in this second block of the fresco cycle that comprises the Creation, Michelangelo created larger and more monumental figures employing a more synthetic compositional apparatus of the kind Fabio Viale has used as a benchmark for the entire show. The fulcrum of Michelangelo’s art continues to be man in all his forms, who is hence the true star of the show. The other work too, consisting of one of Viale’s most famous male busts, is tattooed with episodes taken from the fresco on the altar wall of the Sistine Chapel illustrating the Last Judgement, represented according to the interpretation of Flemish iconography. The artist has selected significant details such as Christ in Judgment with the Madonna at his side and one of the scenes from the lunettes at the top with angels bearing the symbols of the passion. Other scenes are taken from the lower section, portraying the drama of salvation and damnation, with the resurrection of the body, Charon’s boat and the abyss of Hell. The choice of this Flemish pictorial style (which in the early 15th century was the only phenomenon of equal importance to the Florentine Renaissance) for the images tattooed on the marble was made in view of its capacity to minutely reproduce reality using a technique that gives smoothness to the bodies and brilliance to the materials, transmitting light. The distinctive trait of the Flemish paintings is precisely their representation of human figures and things with the utmost illusionism. In Fabio Viale’s work this is reflected in the vivid polychrome of his tattooed subjects; the surfaces of his works are perfect, since he attributes primary importance to every single square millimetre. In this way he finds himself in mysterious harmony also with the artists of ancient Greece, who devoted all possible efforts to the achievement of mimesis: the ultimate illusion. It is this very promise of perfection, concealed within modernity but implemented in Turin in his studio, that the artist explores and exploits, achieving staggering results. / Enrico Mattei



Project room | Galleria Poggiali e Forconi, Firenze Florence


Gap, 2015 | Marmo bianco e pigmenti White marble and pigments cm 200x329x75


Kouros, 2015 | Marmo bianco e pigmenti White marble and pigments cm 88x50x55





Biografia Biography / Fabio Viale Fabio Viale è nato a Cuneo nel 1975, vive e lavora a Torino. Fabio Viale was born in Cuneo in 1975; he lives and works in Turin. Selected Solo Exhibitions: 2015, , Galleria Poggiali e Forconi / Firenze. 2015, Punk, Galleria Poggiali e Forconi / Pietrasanta. 2013, Stargate, Sperone Westwater, New York. 2012, Primo piano d’artista, curated by Alessandra Galasso, Museo del Novecento, Milan, Italy. 2011, Marmo, curated by Anastasia Shavlokhova, Garage Center for Contemporary Culture, Moscow, Russia. 2009, Marmo, Loft Project Etagi, Saint Petersburg, Russia; The Pool NYC, Venice, Italy. 2006, Souvenirs, Gagliardi Art System / Gallery, Turin, Italy. 2005, Opera Rotas, Galleria Rubin, Milan, Italy. Kick-starter, Gagliardi Art System / Gallery, Turin, Italy. Volere Volare, (with Hiraki Sawa), Galleria Placentia Arte Contemporanea, Piacenza, Italy. 2002, Ahgalla, Galleria Adelinquere, Torino

Fabio Viale, 2015 / by Nicola Gnesi

Selected Group Exhibitions: 2014, Icastica, Arezzo, Italy; Summer Sculpture, Sperone Westwater, New York; Premio Cairo, Palazzo della Permanente di Milano, Italy. 2013, Assonanze/Dissonanze – Assonance/Dissonance, Italian Cultural Institute of New York. 2012, Marble Sculpture from 350 B.C. to last week, SperoneWestwater, New York. 2011, Senza Rete, Loft Project Etagi, St Petersburg. One, Another, curated by Stefanie Roach, The Flag Art Fondation, New York, USA. GranTorino, curated by Francesco Poli and Paolo Facelli, Patricia & Phillip Frost Museum, Miami, USA. 2010, Hunters & Gatherers, Gian Enzo Sperone, Sent, Switzerland; La scultura italiana del XXI secolo, curated by Marco Meneguzzo, Fondazione Arnaldo PomodoroFoundation, Milan, Italy; 2d3d, curated by Alessandro Romanini, Fabbrica dei Pinoli, Villa la Versiliana, Pietrasanta, Italy; Scherzo, satira, ironia, curated by Peter Weiermair, Kunstverein Augsburg, Augsburg, Germany; XIV Biennale di Arte Sacra, Museo Staurus d’Arte Sacra e Contemporanea, Isola del Gran Sasso, Italy; XXL, curated by Alberto Zanchetta, Superstudio Più, Milan, Italy. 2009, Speculazioni d’artista. Quattro generazioni allo specchio, Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, Rome, Italy. 2008, Experimenta, curated by Augusta Monferini, Maria Grazia Tolomeo and Alberto Dambruoso, in collaboration with the Italian Ministry of Foreign Affairs, La Farnesina, Rome, Italy; Qui vive?, I Biennale Internazionale per Giovani Artisti, curated by Marisa Vescovo and Alessandro Carrer, organized by IGAV, National Centre for Contemporary Art and The Museum of Modern Art, Moscow, Russia; Energie sottili della materia, organized by IGAV, SUPEC - Shanghai Urban Planning Exhibition Center, Shanghai, China; China National Academy of Painting, Beijing, China; Arrivi e Partenze: Italia, a cura di Alberto Fiz and Walter Gasperoni, Mole Vanvitelliana, Ancona, Italy; Nothing But Sculpture. XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara, curated by Francesco Poli, Carrara, Italy. 2006, Natura e Metamorfosi, curated by Marisa Vescovo, organized by IGAV, SUPEC - Shanghai Urban Planning Exhibition Center, Shanghai, China; China National Academy of Painting, Beijing, China; Il Segno di giugno, Galleria Il Segno, Rome, Italy. 2005, Untitled, ex Faema (former Faema factory), Milan, Italy; Serrone Biennale Giovani Monza, Serrone della Villa Reale, Monza, Italy. 2004, Allarmi, curated by Ivan Quaroni, Norma Mangione, Alessandro Trabucco, and Irina Zucca Alessandrelli, Caserma De Cristoforis, Como, Italy; Disegnare il marmo, curated by Marisa Vescovo, Palazzo Binelli, Carrara, Italy Selected Performances: 2012, Ahgalla, Gorsky park, Garage Center for Contemporary Culture, Mosca, Moscow. 2007, Ahgalla, Rio dell’Arsenale, Venice, Italy. 2006, Ahgalla, Canale di Ponte Rosso, Trieste, Italy. 2005, Ahgalla, Canale di Ponte Rosso, Trieste, Italy. 2004, Ahgalla, Tevere Castel Sant’Angelo, Rome, Italy. 2003, Ahgalla, Murazzi del Po, Turin, Italy. 2002, Ahgalla, Porto di Carrara, Carrara, Italy Special Commissions: 2010, Progetto Cavour, commemorative monument commissioned by the Office of the Italian President for its headquarters at the Quirinale in Rome, Italy Awards: 2014, Cairo Prize, Palazzo della Permanente, Milan, Italy. 2012, Henraux Fondation Award, First Prize, Querceta, Italy. 2007, International Prize Giovane Scultura Fondazione Francesco Messina, Materima Casalbeltrame, Novara, Italy


FA B I O V I A L E Copertina Cover Bat, 2015 Quarta di Copertina Back Cover Ruota, 2015 / Galleria Poggiali e Forconi, Firenze Florence Progetto grafico Design Lorenzo Poggiali Impaginazione Page layout Daniele Turchetto Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione dei proprietari dei diritti e dell’editore. No part of this publication may be produced, stored in a retrieval system or trasmitted in any form or by any means without the prior permission in writing of copyright holders and of the publisher. © 2015 Galleria Poggiali e Forconi, Firenze / Pietrasanta © Fabio Viale per le opere for the works © L’ autore per il testo the author for his text

26 Settembre - 6 Dicembre 2015 September, 26 - December, 6 2015 Saggio di Essay by Enrico Mattei Galleria Poggiali e Forconi, Firenze Florence Via della Scala, 35/A - 29 / Ar Via Benedetta, 3r 50123 Firenze Florence T. +39.055.287748 F. +39.055.2729406 www.poggialieforconi.it info@poggialieforconi.it Coordinamento editoriale Editorial Coordination Lorenzo Poggiali Redazione Editing Lorenzo Poggiali Ufficio stampa Press Office Silvia Macchetto, Milano / Torino All rights reserved Referenze Fotografiche Photo credits Nicola Gnesi, Pietrasanta Studio dell’artista Artist’s studio, Torino Turin Un ringraziamento particolare a Special thanks to Giovanna Veronica Carfora Paolo Carli Luciano Debellis Manuela Della Ducata Filippo Fusi Marco Fusi Gianbattista Ianni Emanuele Laudanna Michele Luci Pino Alessandro Poggiali Marco Poggiali Tiziano Sironi Daniele Turchetto Ci scusiamo se per cause indipendenti dalla nostra volontà abbiamo omesso alcune referenze fotografiche. We apologie if, due to reasons wholly beyond our control, some of the photo sources have not been listed.


I cataloghi della Galleria Poggiali e Forconi The catalogues of the Galleria Poggiali e Forconi 50

Pubblicato in Italia nel 2015 Published in Italy in 2015 by Bandecchi&Vivaldi, Pontedera


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