Arte Brunello

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ArteBrunello 5 opere per 5 stelle

20 febbraio 2016



Il Brunello di Montalcino DOCG rappresenta uno degli esempi di successo dell’esperienza vitivinicola italiana. Una storia fatta di qualità, tradizione e di un legame unico con il territorio. Ma anche di saper fare, di capacità di innovarsi stando al passo con i tempi e di parlare una lingua universale che ha saputo raccogliere consensi e apprezzamento nel mondo.

Brunello di Montalcino DOCG is one of the examples of success of the Italian winegrowing experience. A story made up of quality, tradition and a unique link with the territory. But it is also a story of know-how, of the ability to innovate, keeping up with change and speaking a universal language that has succeeded in gaining the consensus of and appreciation by people all over the world.

Questo è il vero volto dell’Italia, quello che abbiamo visto nei sei mesi di Expo e che nasce da un lavoro serio e concreto, portato avanti dai nostri produttori che hanno saputo far crescere la domanda di Made in Italy a livello internazionale. Una riprova di tutto ciò ci viene anche dal grande riscontro che abbiamo avuto all’Esposizione di Milano con il Padiglione Vino che ha accolto oltre due milioni di visitatori.

This is what Italy is really all about, what we witnessed during the six months of Expo and what stems from hard, tangible work, carried out by our winemakers, who have succeeded in increasing the international demand for products Made in Italy. Proof of this lies also in the number of visitors to the Wine Pavilion at the Milan Expo: over two million.

Vantiamo una ricchezza straordinaria in termini di biodiversità con oltre 500 vitigni coltivati. Abbiamo ancora tante potenzialità straordinarie che possiamo sviluppare. Oggi siamo tornati primi produttori mondiali di vino, con 48 milioni di ettolitri, ma dobbiamo essere anche i più forti sul mercato. L’export, che supera stabilmente i 5 miliardi di euro all’anno, entro il 2020 può toccare i 7 miliardi. Un obiettivo ambizioso, ma che possiamo raggiungere se faremo squadra all’estero, concentrando la promozione e comunicando in maniera unitaria il sistema Italia. In questa sfida il governo sta lavorando al fianco delle imprese. Abbiamo messo in campo una serie di azioni mirate, prima di tutto per semplificare il loro lavoro e quello di tutti coloro che operano nel settore. A gennaio 2016 è partito il Registro unico dei controlli ed è in corso la fase sperimentale per dematerializzare 64 mila registri vinicoli. Col testo unico si potranno poi ulteriormente rafforzare le norme di semplificazione, dare un contesto legislativo ordinato al settore, aumentando la competitività stessa delle imprese vinicole.

We boast an extraordinary wealth in terms of biodiversity, with the cultivation of over 500 grape varieties. And we still have so much remarkable potential to develop. We have regained the top slot for the amount of wine produced in the world, with 48 million hectolitres, but we also need to be the strongest on the market. Exports exceed five billion euros on a constant basis, but by 2020 that figure could touch seven billion. An ambitious aim, but achievable if we work as a team abroad, concentrating promotion and communicating the Italian system in unison. In this challenge, the government is working alongside the producers. We have set up a series of targeted actions, first and foremost to simplify their work and that of everyone else who operates in the sector. January 2016 marked the launch of the Single Register of Controls, and an experimental process to dematerialize 64 thousand wine registers is in progress. The aim of the consolidated law is to further simplify regulations, provide the sector with an orderly legislative context and increase the competitiveness of the wineries.

In questo contesto è fondamentale valorizzare e promuovere il grande lavoro portato avanti da realtà come quella del Consorzio del Brunello di Montalcino che in tutti questi anni ha creato un percorso unico. Il mio auspicio è che questo percorso prosegua ancora nel solco che avete tracciato, con la passione e l’impegno che vi contraddistinguono.

In this context, it is essential to make the most of and promote the outstanding work done by organisations such as Consorzio del Brunello di Montalcino which has achieved something absolutely unique over the past decades. I hope that you will continue in the same direction, with all the passion and commitment that have characterised your operations so far.

Maurizio Martina Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

Maurizio Martina Minister of agricultural, food and forestry policies


Il Brunello di Montalcino raggiunge quest'anno un traguardo importante: il 50° anniversario del riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC), ottenuto il 26 marzo 1966. Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, importante realtà imprenditoriale toscana, nasce in un territorio che è patrimonio mondiale dell'UNESCO e, grazie ai suoi attuali 250 produttori, contribuisce da decenni alla crescita economica della Toscana e alla sua immagine nel mondo. Il vino toscano è fra i nostri migliori ambasciatori, con l'export in continua crescita (per il Brunello copre circa il 65% della produzione), testimonianza della qualità, universalmente riconosciuta, dei nostri prodotti. Dei nostri vini, poi, il Brunello di Montalcino è sicuramente uno dei più apprezzati e conosciuti, una delle nostre eccellenze.

Brunello di Montalcino reaches an important point in its history this year: the 50th anniversary of recognition of the Denomination of Controlled Origin (DOC), attained on the 26th of March 1966. The Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, an important Tuscan entrepreneurial organisation, operates in an area recognised as UNESCO World Heritage, and thanks to its member producers, currently 250, it has contributed for decades to Tuscany’s economic growth and its image throughout the world. Tuscan wine is one of our greatest ambassadors, with exports constantly on the up (exports account for about 65% of all Brunello production), proving the globally acknowledged quality of our products. Of all our wines, Brunello di Montalcino is definitely one of the most appreciated and well-known, one of our excellences.

È proprio per stare al fianco di chi contribuisce a rendere la Toscana grande, in Italia e nel mondo, che la Regione si è impegnata a sostenere, rappresentare e dare voce a tutti i produttori di vino della Toscana. L'obiettivo è valorizzare le nostre tipicità, che sono frutto della nostra cultura e della nostra tradizione. Una valorizzazione che rispecchia una determinata idea di territorio e di paesaggio, nostra identità più profonda, che gli stessi produttori di vino, con il loro impegno e la loro passione, contribuiscono a custodire e rendere bello.

It is in order to support those who help make Tuscany great, in Italy and all over the world, that the Region has undertaken to sustain, represent and speak out on behalf of all Tuscany’s winemakers. The aim is to make the most of our typical products, which are the result of our culture and our tradition. Enhancing values which reflect a determined idea of the territory and the landscape, our deepest identity, which the winemakers, with their commitment and passion, help protect and nurture.

Vi ringrazio, quindi, e vi faccio i miei complimenti per quanto fatto finora, e i migliori auguri di buon lavoro per il futuro.

I would like to thank you and congratulate you on what has been achieved so far, wishing you all the best for everything you set out to do in the future.

Enrico Rossi Presidente Regione Toscana

Enrico Rossi Regional President of Tuscany


La Toscana è una terra ricca di vini a denominazione di origine (abbiamo ben 58 vini con origine geografica) ma non vi è dubbio che alcuni di questi hanno caratteristiche proprie veramente particolari: il Brunello di Montalcino è sicuramente un prodotto unico, indissolubilmente legato al territorio da cui nasce, che ha dimostrato una spiccata vocazione per la produzione di vini di grande qualità. A Montalcino vino e ambiente si confondono intimamente; il territorio e la sua storia, il magico rapporto che c'è tra l'uomo e la natura, danno origine ad un prodotto già apprezzato nei secoli passati, che è stato poi valorizzato, esaltandone le caratteristiche peculiari, a partire dalla fine del XIX secolo. Se vai a Montalcino non puoi fare a meno di pensare al vino che vi viene prodotto e se bevi un bicchiere di Brunello di Montalcino non puoi fare a meno di pensare al territorio in cui si origina. E' l'unico vino toscano prodotto con un solo vitigno, insieme al suo fratello più giovane, il Rosso di Montalcino, entrambi grandi vini rossi monovarietali.

Tuscany is a land rich in wines with a denomination of origin (we have at least 58 wines with a geographical origin), but some of them undoubtedly have really particular characteristics: Brunello di Montalcino is definitely a unique product, indissolubly linked to its territory of origin, which has been proven to have a marked vocation for the production of high quality wines. In Montalcino, there is a very intimate relationship between wine and the environment. The area and its history, along with the magical connection that exists between man and nature, create a product that was already appreciated in centuries gone by, later being improved, with the enhancement of its particular characteristics, from the late 19th century. If you go to Montalcino, you can’t help thinking of the wine that’s made there, and if you drink a glass of Brunello di Montalcino, you can’t help thinking of the place it comes from. It is the only Tuscan wine made with a single grape variety, along with its younger brother, Rosso di Montalcino, both great singlegrape red wines.

Se è vero che il Sangiovese è un vitigno autoctono (alcuni lo fanno risalire all'epoca degli Etruschi, e con molto piacere condividiamo questa ipotesi!), un vino che per regola nasce al 100% prodotto con questo vitigno è l'espressione massima della “toscanità”. Il vino prodotto a Montalcino è un gioiello che che nel mondo riesce a fare da ambasciatore non solo per i vini toscani ma ma anche per i vini italiani.

If we consider that Sangiovese is an autochthonous grape variety (some people claim that it dates back to Etruscan times, and we are pleased to share this hypothesis!), a wine which, according to regulations, is made 100% with this grape variety is the highest expression of what it means to be Tuscan. The wine made in Montalcino is a jewel and a successful ambassador in the world not only for Tuscan wines, but for Italian wines in general.

Non vi è dubbio che il successo del Brunello di Montalcino è legato anche alla tenacia con cui il Consorzio porta avanti da cinquanta anni la tutela e la valorizzazione del prodotto, con grande senso di responsabilità, riuscendo a rappresentare e riunire ogni tipologia di azienda, dalle più antiche alle più giovani, dalle più piccole alle più grandi, dalle più moderne alle più tradizionali. L'occasione è pertanto gradita per esprimere un forte augurio a tutti i produttori di Brunello e Rosso di Montalcino ed al Consorzio che li rappresenta.

There is no doubt that the success of Brunello di Montalcino is also linked to the tenacity with which the Consortium has pursued the defence and enhancement of the product over the past fifty years. With its great sense of responsibility, it succeeds in representing and uniting every type of estate, from those with a long-standing history to the most recently established, from the smallest to the biggest, from the most modern to the most traditional. I am delighted to have this opportunity to wish all the very best to the producers of Brunello and Rosso di Montalcino and the Consortium that represents them.

Grazie al Brunello e agli altri vini che si producono nel territorio (non solo il Rosso di Montalcino ma anche il Sant'Antimo ed il Moscadello di Montalcino), Montalcino è diventato uno dei poli enoturistici più conosciuti nel mondo . La storia dei vini di Montalcino è legata a coloro che continueranno con grande impegno e determinazione a lavorare con le necessarie sinergie, senza dimenticare coloro che a partire da fine '800 si avviarono sulla strada che ha portato a questa realtà, unica nel mondo e inimitabile.

Thanks to Brunello and the other wines made in the area (not just Rosso di Montalcino but also Sant'Antimo and Moscadello di Montalcino), Montalcino has become one of the best-known wine tourism centres in the world. The history of Montalcino’s wines is linked to those who will continue, with great commitment and determination, to work with the necessary synergies, not forgetting those who set out on the road that led to the creation of this unique and inimitable wine world way back at the end of the 19th century.

Marco Remaschi Regione Toscana · Assessore all'Agricoltura, politiche per la montagna e politiche per il mare

Marco Remaschi Tuscany Regional Council · Councillor for Agriculture, Mountain Policies and Sea Policies


Uno dei fattori di successo che rende unico il Brunello nel mondo è sicuramente l’identificazione ed il forte legame che ha con il suo territorio. Immaginare il Brunello separato da Montalcino ma anche Montalcino senza il Brunello è impossibile. Questo perché il territorio, la sua storia, la sua tradizione hanno fatto da incubatore ad un fenomeno che poi è esploso in maniera eclatante a livello internazionale diventando una storia di successo, un brand di livello internazionale. Che a sua volta si è presa cura del territorio avendo ben chiara la grande responsabilità che un sistema importante come quello legato al Brunello ha verso le persone, le attività, le realtà che in questo territorio vivono. La DOC ha avuto un ruolo importante perché il riconoscimento di una produzione di eccellenza e la sua tutela hanno significato che l’equilibrio, la sinergia e collaborazione, la magia che hanno reso unico il binomio Brunello e Montalcino andassero salvaguardate e accresciute sempre. Ecco perché Montalcino ed il Brunello sono riusciti a mantenere una vocazione che predilige eccellenza e qualità e non quantità. Nella produzione così come nell’offerta truistica e dei servizi. Potevamo essere travolti dalla fama ma non lo siamo stati.

One of the successful factors that make Brunello unique in the world is definitely the identification and strong link that it has with its terroir. It’s impossible to imagine Brunello as separate from Montalcino or Montalcino without Brunello. This is because the territory, its history and its tradition have acted as an incubator for a phenomenon which subsequently exploded on a global scale, becoming a success story and an international brand. In return, the brand has taken care of the territory, being fully aware of the great responsibility that a system as important as that linked to Brunello has towards the people, businesses and organisations that live and operate in this area. The DOC has played an important role, because the acknowledgement of a production of excellence, and its defence, have meant that the balance, synergy and collaboration, and the magic that have made the binomial of Brunello and Montalcino unique, have to be protected and enhanced constantly. This is why Montalcino and Brunello have succeeded in maintaining a vocation which prioritises excellence and quality rather than quantity. This philosophy is upheld not only in production, but also in tourism and services. We could have been overwhelmed by fame, but we haven’t.

Siamo capitale di un territorio patrimonio dell’umanità, siamo universalmente riconosciuti e stimati, ma non siamo cambiati. I valori che hanno reso grande questo territroio ed il Brunello sono sempre gli stessi. Così come la volontà e capacità di tutti li attori montalcinesi di agire in sinergia ed equilibri. La DOC, la vocazione a mantenere eccellenza, in questo ha aiutato molto.

We are the capital of a UNESCO World Heritage area. We are internationally recognised and esteemed, but we haven’t changed. The values that made this territory and Brunello great are still the same. Just like the desire and the ability of all the stakeholders present in Montalcino to act together, on a balanced basis. The DOC and the vocation for maintaining excellence have been of considerable help in this sense.

Silvio Franceschelli Sindaco di Montalcino

Silvio Franceschelli Mayor of Montalcino


Fra i molti momenti chiave nella storia secolare del Brunello, il riconoscimento della denominazione 50 anni fa è uno dei più importanti. Perché dopo un lungo, profondo ed articolato dibattito che vide coinvolti le istituzioni e tutte le migliori realtà dell’enologia italiana, Montalcino fu tra i primissimi ad ottenere questo prezioso risultato. Ma anche perché attraverso il conferimento delle DOC l’Italia riuscì a far passare il concetto che “ l’origine del prodotto, ossia la sua sinergica armonizzazione con il territorio e le sue tradizioni” era fondamentale per distinguere e valorizzare il prodotto vino, gettando le basi per la futura regolamentazione europea. E il Brunello di Montalcino come spesso è accaduto nella sua storia era in prima fila in questo processo di crescita. Nel 1966 scrivemmo una delle tappe fondamentali per la crescita del sistema vitivinicolo italiano grazie alla quale ci fu la certificazione ufficiale della qualità e dell’eccellenza di quanto veniva prodotto nel nostro territorio. Un patrimonio che andava tutelato non solo a garanzia del consumatore ma anche del produttore stesso che da quel momento aveva uno strumento in più per valorizzare al meglio il proprio lavoro. Il conferimento della DOC è stato quindi un evento che dette maggiore forza alle aziende produttrici e sull’onda del quale si accelerò la creazione, l’anno successivo, del Consorzio del Brunello di Montalcino. E sempre quello fu una tappa fondamentale per arrivare nel 1980, primi in Italia, al riconoscimento della DOCG. Da qui un processo di crescita continuo che ha fatto del Brunello e del suo territorio uno dei brand più forti e apprezzati nel modo del vino e del made in Italy e del Consorzio e dei produttori una realtà autorevole di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale. Il riconoscimento della DOC divenne infatti uno stimolo potente a garantire e consolidare anno dopo anno la qualità e l’eccellenza che quell’acronimo certificavano. Sapendo di essere all’altezza di questa fiducia la DOC ha significato per noi l’idea che fosse un riconoscimento che quotidianamente dovevamo meritare in modo che ci spronasse a mantenere sempre alto il nostro impegno. Uno stimolo a migliorare i processi, a investire nelle nostre aziende, nel nostro territorio, nei nostri giovani.

Among the many key moments in the age-old history of Brunello, the acknowledgement of the denomination 50 years ago is one of the most important. Because after a long, in-depth and articulate debate which involved the authorities and all the most important organisations in the Italian wine world, Montalcino was among the very first to achieve this most precious result. But also because, thanks to the assignment of the DOC, Italy succeeded in promoting the concept that “the origin of the product, meaning its synergic harmonisation with the territory and its traditions” was essential in order to distinguish and enhance the value of wine, laying the foundations for future European regulations. As has often happened throughout its history, Brunello di Montalcino was in the front line in this growth process. In 1966, we wrote one of the fundamental chapters for the growth of the Italian winegrowing system, thanks to which the wine made in our area was subject to official certification of quality and excellence. A heritage that required protection not only in the interests of consumers but of producers too, who, from then on, had something extra to enhance the value of their work. The assignment of the DOC was an event that boosted the strength of the winemakers and accelerated the creation, the following year, of the Consorzio del Brunello di Montalcino. This too was an essential step towards being the first wine in Italy to receive acknowledgement of the DOCG (Denomination of Controlled and Guaranteed Origin), in 1980. From then on, a constant growth process has made Brunello and its area of origin one of the strongest, best-loved brands in the world of wine and of products made in Italy. The same process has made the Consortium and the winemakers an authoritative point of reference at domestic and international level. Acknowledgement of the DOC became a powerful stimulus for guaranteeing and consolidating the quality and excellence certified by this acronym, year after year. Knowing that we were worthy of this trust, the DOC made us feel that we had received an acknowledgement that we had to earn every day, encouraging us to uphold our commitment at all times. Inspiration to improve processes, invest in our estates, in our territory and in our children.

Se oggi siamo un marchio che rende orgogliosa l’Italia, un modello che valorizza ed esalta il territorio è grazie anche a quel riconoscimento. In 50 anni, dal 1966 ad oggi la produzione del Brunello ha unito le forze di aziende grandi e piccole, storiche e nuove, tradizionaliste e innovative. Mentre i produttori danno personalità distintiva ai loro vini sanno invece operare in modo solidale durante gli eventi a Montalcino e all’estero presentandosi come una squadra vincente. L’ultima e più importante testimonianza di questa unità d’intenti è la partecipazione al recupero del complesso monumentale di Sant’Agostino che torna ad essere una risorsa culturale e civile per Montalcino. E’ dunque la capacità di unire aziende, di dimensione e filosofia produttiva diversa, in una sola strategia vincente la vera grande forza del Brunello e del suo Consorzio.

If we are a brand that Italy can be proud of today, a model that makes the most of and exalts the area, it is partly thanks to that acknowledgement. In the 50 years that have gone by since 1966, the production of Brunello has brought together estates of all kinds, small and large, historical and new, traditional and innovative. While the winemakers instil distinctive personality into their wines, they know that they are working as part of a team during events in Montalcino and abroad, and theirs is a team that wins. The most recent and important evidence of this unison of intent is the participation in the restoration of the monumental complex of Sant’Agostino, which has been reinstated in its role as a cultural and civil resource for Montalcino. This ability to unite estates of different sizes and with different production philosophies in a successful common strategy is the greatest strength of Brunello and its Consortium.

Fabrizio Bindocci Presidente Consorzio del Vino Brunello di Montalcino

Fabrizio Bindocci Chairman of the Consorzio del Vino Brunello di Montalcino


Montalcino ha un’estensione di 24.000 ettari. La popolazione al censimento del 1951 era di 10.203 abitanti. La proprietà della terra era così distribuita: 15 famiglie possedevano 13.000 ettari, 34 famiglie possedevano 6.000 ettari, 180 famiglie 4.000 ettari. I proprietari i terrieri miravano solo ad una rendita definibile ‘parassitaria’, cioè senza nulla investire in migliorie ottenevano la parte fissata dal contratto colonico che era il 46% del ricavato dalla terra. La terra era condotta a mezzadria, al censimento del 1951 risultavano mezzadri 4.832 unità. Le famiglie mezzadrili erano molto numerose in quanto i lavori nei campi erano svolti tutti manualmente. Come la terra era diretta dal “padrone”, la famiglia contadina era diretta dal “capoccia”, lui aveva il libretto colonico e solo lui andava allo scrittoio padronale per iscrivere le spese e i guadagni della famiglia. Ovviamente le spese necessarie per il nucleo familiar venivano stabilite dal “capoccia”. Causa l’assenteismo del proprietario negli investimenti i poderi erano tutti in decadenza, antiigienici, senza luce elettrica, senza acqua potabile. Mancavano anche le concimaie razionali per lo scolo delle stalle. Anche le strade poderali erano maltenute tant’è che nella stagione invernale il medico, il veterinario, la levatrice dovevano essere trasportati con i carri trainati dai buoi. Alla metà degli anni Cinquanta questo modo di vita nelle campagne non era più accettato dalla stragrande maggioranza dei mezzadri, particolarmente i giovani. Cominciò lo spopolamento delle campagne, i giovani miravano ad acquistare la Lambretta, la Vespa, la motocicletta e guardavano oltre la mezzadria, tant’è che nel 1971 nelle campagne rimasero solo 1.917 unità. Il calo fu del 396%. La terra venne abbandonata, rimase incolta. Non pochi proprietari cominciarono ad affittarla a famiglie sarde per il pascolo delle pecore. Contemporaneamente alla crisi delle campagne si aggiunse la crisi dei lavori nel bosco. A Montalcino si tagliavano 1.000 ettari di bosco all’anno, con l’accetta. Qui trovavano occupazione più di 800 persone. Il mercato non ricercava più carbone di legna, carbonella, fascine per i forni e le fornaci, ciocco per le stufe. Anche gli utensili come corbelli, ceste, panieri, graticci e altro vennero sostituiti dai derivati del petrolio. La crisi di questi due settori economici fondamentali portò dietro la chiusura delle botteghe artigiane. Calzolai, fabbri, sarti e sarte. Chiusero anche attività commerciali.

Montalcino occupies an area of 24,000 hectares. The census carried out in 1951 recorded a population of 10,203 residents. The ownership of the land was broken down as follows: 15 families owned 13,000 hectares, 34 families owned 6,000 hectares, 180 families owned 4,000 hectares. The landowners aimed only to make an income known as “parasitic”, which means that investing nothing in improvements they obtained the part established by contract, which was 46% of the crops from the land. The land was run by sharecroppers, and in the census carried out in 1951 the number of sharecroppers was 4,832 units. The sharecroppers’ families were always big, as the work in the fields was all carried out by hand. As the land was managed by the “padrone” (the owner), the farming family was managed by the “capoccia” (the boss). He had the farm register and only he went to register the family’s expenses and earnings. Obviously the expenses necessary for the family were established by the “capoccia”. Due to the absence of the owner in the investments, the farms were all in decline, dirty, without electricity and drinking water. There was also a lack of rational systems for the drainage of the animal sheds. The farm roads were also in poor conditions, so much so that, in winter, the doctor, vet and midwife had to be transported on ox-drawn carts. In the mid-Fifties, this way of life in the countryside was no longer accepted by the vast majority of sharecroppers, particularly the younger ones. People began to move away from the countryside. Youngsters wanted to buy Lambretta and Vespa scooters, and motorbikes, and were setting the sights higher than becoming sharecroppers, and, in 1971, there were only 1,917 units left in the countryside. The decline was 396%. The land was abandoned and left untended. A considerable number of owners began renting their land out to Sardinian families to graze their sheep. The crisis in the countryside was accompanied by the crisis of work in the woods. 1,000 hectares of woods were chopped down in Montalcino every year, and over 800 people were employed in this sector. The market ceased to require coal, charcoal, twigs for ovens and furnaces and logs for wood burning stoves. Utensils like baskets, hampers, trellises and similar were also replaced by materials made from by-products of petroleum. The crisis of these two essential economic sectors brought with it the closure of the artisan workshops. Cobblers, blacksmiths, tailors and dressmakers. Commercial businesses were shut down too. There was no more faith in Montalcino. So much so that the


Su Montalcino non c’era più fiducia. Tant’è che Il Campo di Siena, il 19 novembre 1958 scriveva “Montalcino, quale zona depressa, vegeta e non vive”.

edition of the Siena newspaper, Il Campo, published on the 19th of November 1958, wrote “Montalcino, as a depressed area, vegetates instead of living”.

Venni eletto sindaco nel novembre 1960. Ricevevo delegazioni di cittadini che chiedevano l’industrializzazione del nostro territorio. Dicendomi “terra e infrastrutture, metti la pubblicità nel Corriere della Sera, fai sapere che il Comune darà terra gratis per impiantare industrie. Ad occupare 1.500 / 2.000 persone ci vuol men che niente”.

I was elected mayor in November 1960. I received delegations of townspeople asking for the industrialisation of the area. They’d say “land and infrastructure, put an advert in the Corriere della Sera, let everyone know that the council will give people land free of charge to set up industries. Jobs for 1,500 / 2,000 will be created in no time at all”.

A queste richieste risposi con un’intervista a La Nazione del 23 novembre 1963, dicendo “L’avvenire di Montalcino sta nelle vigne, negli olivi, nella sistemazione dei boschi, viabilità adeguata, ricettività turistica, difesa ambientale. Attuando questi progetti, sostenibili e vocati, mi sento un tantino ottimista sul futuro di Montalcino”

I responded in an interview in La Nazione on the 23rd of November 1963, saying “Montalcino’s future lies in the vineyards, in the olive trees, in forestry maintenance, adequate roads, tourism and environmental defence. By implementing these sustainable and vocational projects, I feel a little optimistic about the future of Montalcino”.

Qualche tempo dopo l’intervista ebbi un colloquio con Tancredi Biondi Santi, Giovanni Colombini e Bruno Ciatti per chiedere, in base alla legge del 3 febbraio del 1963 (n. 116) la Denominazione di Origine Controllata (DOC) per il Brunello di Montalcino, sottolineando che si doveva legare indissolubilmente il nome di Montalcino a quello del Brunello.

A short while after the interview, I met with Tancredi Biondi Santi, Giovanni Colombini and Bruno Ciatti to apply, on the basis of law no. 116, dated 3 February 1963, for the Denomination of Controlled Origin (DOC) for Brunello di Montalcino, pointing out that it was necessary to indissolubly link the names of Montalcino and Brunello.

La Gazzetta Ufficiale del 30 maggio 1966 pubblicò il disciplinare sul Brunello di Montalcino decretandolo “Vino Tipico di Origine”.

The Official Gazette dated 30 May 1966 published the regulations on Brunello di Montalcino, decreeing it “Vino Tipico di Origine” (Wine with Typical Origin).

La Fortezza, mensile locale, pubblicando integralmente il disciplinare scrisse “piantiamo le viti, produciamo Brunello, usciremo dalla depressione economica che attanaglia Montalcino”.

The complete regulations were published in La Fortezza, a local monthly publication, which wrote “we plant vines, we make Brunello, and we’ll emerge from the economic depression that is gripping Montalcino.”

Io, contemporaneamente, feci diffondere un manifesto diretto ai vignaioli invitandoli a ritirare gli appositi moduli in comune per creare l’albo vinicolo del Brunello.

At the same time, I sent the winegrowers an invitation to collect the special forms from the council offices to create the Brunello wine register.

Era cominciata per Montalcino, l’era dell’economia del Brunello.

This was the start of the Brunello economic era for Montalcino.

Ilio Raffaelli Sindaco di Montalcino dal 1960 al 1980

Ilio Raffaelli Mayor of Montalcino from 1960 to 1980


Fig. 1. Siena. Museo dell’Opera della Metropolitana. Duccio di Buoninsegna, La Maestà (partic.). Nozze di Cana ( 1311-1320 ). Opera della Metropolitana. Aut. N.1176/2015. Fig. 1. Siena. Museo dell’Opera della Metropolitana. Duccio di Buoninsegna, La Maestà (detail). Wedding at Cana (1311-1320). Opera della Metropolitana. Aut. N.1176/2015.


Dalla Manifattura alla Cantina di Bruno Bonucci

From Manufacturing to the Cellar

Era il 28 marzo 1966 quando i Montalcinesi videro la maniera della coltivazione delle loro vigne di Sangiovese, della vinificazione e cura del loro vino rispecchiata nel testo del disciplinare ministeriale che ne sanciva la Denominazione d’Origine Controllata. Si trattava della pratica, dalla vigna alla cantina, affermata ormai a Montalcino e ispirata alla cultura e alla fine sensibilità, di cui Clemente Santi era stato antesignano, che sostanziava un prodotto di grande qualità: il Brunello, di cui Montalcino è la sua specificazione1. Il successo enorme e i risultati che hanno segnato nel profondo Montalcino e il territorio con il secolo XX sono ormai nella storia e nella cultura del nostro Paese. Del resto nella Biblioteca Comunale, nello scaffale d’Ilcinensia, sta crescendo il numero delle tesi di laurea dedicate al vino montalcinese. Com’è stato possibile tutto questo? Un’idea in merito l’abbiamo. Nella storia montalcinese è visibile un aspetto distintivo della comunità che vede coniugate imprenditorialità e qualità del lavoro. Ci accostiamo a quest’idea muovendo da un ‘luogo alto’, verso il quale ci orientava la mattonella applicata dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino all’esterno del palazzo Comunale della nostra città: l’episodio delle Nozze di Cana del Vangelo secondo Giovanni cui si ispirava il senese Duccio di Buoninsegna in una scena della predella per la grande pala della Maestà del duomo di Siena. Vediamola (Fig. 1). Attorno alla tavola imbandita, in alto sono Maria, Gesù, gli Apostoli e i commensali, in basso a sinistra i servi che, affaccendati al comando di Gesù, hanno riempito d’acqua le giare ormai miracolosamente colme di vino. Al centro della scena, a sintetizzare l’evento, il ‘maestro di tavola’ versa con un boccale il «vino buono» nel bicchiere dello sposo. Intanto un servo si appresta ad attingere altro vino con un grande boccale

It was the 28th of March 1966 when the people of Montalcino saw the way that their Sangiovese vineyards were cultivated and their wine was vinified and cared for reflected in the ministerial regulations sanctioning the Denomination of Controlled Origin. This was the practice, from the vineyard to the cellar, established in Montalcino and inspired by the culture and remarkable sensitivity of which Clemente Santi was forerunner, that was behind a product of outstanding quality: Brunello, of which Montalcino is its specification1. The huge success and the results that deeply characterised Montalcino and the territory during the 20th century are now part of Italy’s history and culture. And if you go to the shelves on Montalcino in the Municipal Library, you’ll see that the number of university theses and dissertations dedicated to Montalcino’s wine is growing. How has all this been possible? We have some idea. In Montalcino’s history we can see a distinguishing aspect of the community which combines business sense and quality of work. We approach this from a “high place” towards which we were directed by the tile applied by the Consorzio del vino Brunello di Montalcino to the outside of Montalcino’s Town Hall: the story of the Wedding at Cana taken from the Book of John, which inspired the artist from Siena, Duccio di Buoninsegna, in a scene of the predella panel for the large altarpiece of the Maestà in Siena’s cathedral. Let’s take a look at it (Fig. 1). Around the table, we see Mary, Jesus, the Apostles and the diners at the top, and the servants on the bottom left, who, carrying out Jesus’ instructions, filled the urns – now miraculously full of wine – with water. In the middle of the scene, to summarise the event, the “table master” pours the “good wine” from a jug into the groom’s glass. Meanwhile, a servant draws more wine, with a large “swan’s

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Clemente di Luigi Santi (1795-1885) e di Petronilla Canali, nipote questa dell’erudito Tullio di Silvano Canali, è il nonno di Ferruccio Biondi. Su Clemente Santi si vedrà la biografia di appassionato uomo di cultura dai molteplici interessi scientifici e tecnici di Roberto Nencini e la ricostruzione della sua opera dispiegata per la vite e l’agricoltura a Montalcino di Jeff Pratt in Montalcino. Itinerari nell’agricoltura d’autore, Roma 1988, pp. 30-40 e 42-57.

by Bruno Bonucci

Clemente, son of Luigi Santi (1795-1885) and Petronilla Canali, granddaughter of the learned Tullio, son of Silvano Canali, was the grandfather of Ferruccio Biondi. About Clemente Santi, we see the biography of a passionate and educated man with a multitude of scientific and technical interests, by Roberto Nencini, and the reconstruction of his work to promote the vine and agriculture in Montalcino by Jeff Pratt in Montalcino. Itinerari nell’agricoltura d’autore, Rome 1988, pp. 30-40 and 42-57.


‘a collo d’oca’ in mano e un terzo boccale dalla forma identica è posato accanto alla madre di Gesù.

neck” jug in his hand, and a third, identical jug is set down next to Jesus’ mother.

Si godrà senza dubbio il contrappunto dinamico e coloristico della scena ma ora dobbiamo soffermarci sui boccali che vi figurano, due a «forma chiusa» e uno a «forma aperta», perché provenienti da Montalcino, o meglio, Duccio riprodusse boccali nei quali l’archeologo Hugo Blake riconosceva le forme proprie della ceramica arcaica invetriata montalcinese del secolo XIII2 (Fig. 2). Ai boccali del secolo XIII si aggiungeranno altre maioliche montalcinesi ritrovate nel 1969 e risalenti ai secoli XV e XVI. Queste per il Blake ci danno «un’idea della storia posteriore della tradizione della maiolica arcaica» attestando così la stabilità nel tempo della ricca produzione montalcinese3. Del resto la produzione persisterà fino al secolo

One will undoubtedly enjoy the dynamic and colourful counterpoint of the scene, but we must concentrate on the jugs, two in a “closed form” and one in an “open form”, because they come from Montalcino, in the sense that Duccio painted jugs in which the archaeologist Hugo Blake recognised the forms typical of the archaic glazed ceramic ware made in Montalcino in the 13th century2 (Fig. 2). The 13th century jugs are joined by other items made of majolica from Montalcino found in 1969 and dating back to the 15th and 16th centuries. According to Blake, these give us “an idea of the later history of traditional archaic majolica”, certifying the stability in time of the rich production of Montalcino3. This said, production continued until the 19th century, despite gradually declining until

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Fig. 2. Montalcino. Museo civico e diocesano d’arte sacra. Boccale chiuso in maiolica invetriata del sec. XIII-XIV . Tipologia riprodotta da Duccio di Buoninsegna nelle Nozze di Cana della predella della Maestà.

Fig. 3. Montalcino. Museo civico e diocesano d’arte sacra. Boccali aperti con decorazioni singolari per «spirito e fantasia» (sec. XIII-XIV): a una «grassa colomba»; b un «borioso pavone».

Montalcino. Civic and Diocesan Museum of Sacred Art. Closed jug made of glazed majolica, 13th – 14th century. Type portrayed by Duccio di Buoninsegna in the Wedding at Cana in the predella panel of the Maestà.

Montalcino. Civic and Diocesan Museum of Sacred Art. Open jugs with singular decorations in terms of “spirit and imagination” (13th – 14th century): a - a “fat dove”; b - a “haughty peacock”.

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L’archeologo inglese, impegnato nel 1980 nello studio a Montalcino dei cospicui resti di maiolica arcaica, scriveva che «L’intera gamma decorativa [della maiolica] di Montalcino è illustrata su una forma di boccale insolita nelle Nozze di Cana nella Maestà di Duccio, eseguita a Siena fra il 1308 e il 1311» (H. Blake La maiolica arcaica dell’Italia centrosettentrionale: Montalcino, Assisi e Tolentino, in “Faenza”. Bollettino del Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza, Annata LXVI (1980), n. 1– 6, pp. 106ss). 3

Anche questa tarda maiolica, di cui vennero alla luce reperti nell’ambiente della Fischetteria Italiana, è oggetto di studio del citato lavoro del Blake. Lo studioso esaminò tutti i reperti montalcinesi enumerando 46 boccali di maiolica arcaica e 123 vasi privi di rivestimento. Le ultime due fornaci, attive a Montalcino ancora nella prima metà del secolo XIX, erano situate in Via dei Figulinai e nella sottostante Via Landi.

The British archaeologist, involved in 1980 in the study in Montalcino of the large number of elements in archaic majolica found there, wrote that “The whole decorative range [of majolica] of Montalcino is illustrated on an unusual form of jug in the portrayal of the Wedding at Cana in the Maestà by Duccio, painted in Siena between 1308 and 1311” (H. Blake La maiolica arcaica dell’Italia centro-settentrionale: Montalcino, Assisi e Tolentino, in “Faenza”. Newsletter of the International Ceramics Museum of Faenza, Year LXVI (1980), no. 1– 6, pp. 106 et seq.).

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This late majolica, elements of which were unearthed in the Fiaschetteria Italiana, is subject to study by the aforementioned work by Blake. The scholar examined all the elements found in Montalcino, listing 46 jugs made of archaic majolica and 123 vases with no coating. The last two kilns, which were still operational in Montalcino during the first half of the 19th century, were located in Via dei Figulinai and in Via Landi below.


XIX, pur decadendo progressivamente a produzione esclusiva di vasi acromi da cucina.. Imprenditorialità e qualità e non secondaria la bellezza dei boccali, visibili oggi nel museo montalcinese, che attrasse secoli fa Duccio e ha oggi ispirato lo storico dell’arte Alessandro Bagnoli in questa affascinata descrizione:

only colourless kitchen jars were produced. Entrepreneurialism and quality, but also the beauty of the jugs, which can now be seen in the museum in Montalcino, which attracted Duccio centuries ago and has inspired art historian Alessandro Bagnoli to write this charmed description today: Matt white background, purple, green and blue details characterise these vases, the pleasant decorations of which can be broken down into three types: geometric patterns, vegetation and animals. Particularly in this last group, Montalcino’s ceramic artists offered a splendid example of spirit and imagination. A sort of crowned harpy, a monstrous quadruped with crowned human head, a grotesque oriental-looking feline, a stag with giant antlers, eagles with outspread wings, fat doves, haughty peacocks and gasping fish correspond perfectly to the bizarre creations that populate the decorative friezes of frescoes and illuminated pages of the time4 (Fig. 3).

Fondo bianco opaco, ornamenti in porpora, verde e blu caratterizzano questi vasi le cui gradevoli decorazioni permettono la suddivisione in tre tipi: quello a motivi geometrici, quello con elementi fitomorfi, quello con figure di animali. Soprattutto in questo ultimo gruppo i ceramisti ilcinesi hanno dato una superba prova di spirito e di fantasia. Una specie di arpia coronata, un mostruoso quadrupede con testa umana coronata, un grottesco felino d’aspetto orientale, un cervo dalle corna gigantesche, le aquile ad ali spiegate, le grasse colombe, i boriosi pavoni, i pesci boccheggianti ben corrispondono alle bizzarre creazioni che popolano i fregi decorativi di affreschi e di pagine miniate del tempo4 (Fig. 3).

Alongside ceramic ware, the Middle Ages were also characterised by the arts of weaving wool, haberdashers, spice sellers, wax, wood, iron (Fig. 4, 5, 6), and leather5. These were productions and markets which can easily be considered as being fully developed from the 13th century: on the strength of an articulate social class system and

Accanto alla ceramica fiorivano fin dal medioevo le arti della lana, dei merciai, degli speziali, della cera, del legno, del ferro (Fig. 4, 5, 6) e del cuoio5. Si trattava di produzione e

4 Civic and diocesan museum of sacred art of Montalcino, edited by A. Bagnoli, Siena, 1997, p. 110-1. Previously, Enzo Carli had registered the rarity of the elements found in Montalcino and highlighted the outstanding originality of their figurations (E. Carli, Montalcino. Museo Civico e Museo Diocesano d’Arte Sacra, Bologna 1972,. p. 32-3).

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Museo civico e diocesano d’arte sacra di Montalcino, a cura di A. Bagnoli, Siena 1997, p. 110-1. Già Enzo Carli aveva registrato la rarità dei reperti montalcinesi e sottolineata la spiccata originalità delle loro figurazioni (E. Carli, Montalcino. Museo Civico e Museo Diocesano d’Arte Sacra, Bologna 1972, p. 32-3). Oltre allo Statuto generale del Comune del 1415 (D. Ciampoli, Montalcino medievale. Le regole di una comunità operosa. Statuto del Comune del 1415, Milano 2012) il corpo statutario montalcinese si compone degli statuti dei falegnami, dei mercanti (con associati sarti e ligrittieri), dei cuoiai e calzolai (Archivio di Stato di Siena, Arti dello Stato N. 159 (a. 1564), N. 160 (1575), N. 161-162 (1452)). 5

Fig. 4. Montalcino. Edificio dell’ex ospedale di S. Maria della Croce. Portone dell’ospedale di S. Maria della Croce. Manifattura montalcinese del sec. XVI. Montalcino. Building of the former Hospital of S. Maria della Croce. Main door of the Hospital of S. Maria della Croce. Made in Montalcino – 16th century.

5 In addition to the General Statute of the Commune dated 1415 (D. Ciampoli, Montalcino medievale. Le regole di una comunità operosa. Statuto del Comune del 1415, Milan 2012) the statutory body of Montalcino is made up of the charters of the carpenters, merchants (with associated tailors and rag-and-bone men), leather crafters and shoemakers (State Archive of Siena, Arti dello Stato N. 159 (a. 1564), N. 160 (1575), N. 161-162 (1452)).


mercato che non impressionerà considerarli evoluti fin dal secolo XIII: forti di un’articolata stratificazione sociale e sostenuti dalla precoce autonomia politica, ove si consideri che il Comune montalcinese aveva già assunta nel 1191 la forma podestarile6. La lunga resistenza all’espansionismo senese dalla fine secolo XII non sarebbe stata se all’istanza della libertà politica non avesse corrisposto nei Montalcinesi quella della libertà d’impresa e del largo mercato. Né il Comune avrebbe potuto rappresentare il riferimento del guelfismo della bassa Toscana e presentarsi come punto di forza nella strategia della città dell’Arno contro Siena7. In tale contesto i Montalcinesi osavano nel 1233 devastare Montorgiali nel feudo del vescovado senese. Né vediamo alcun’altra ragione nella loro aspirazione all’acquisto del castello di Montegiovi se non quella della stabile penetrazione commerciale nell’area occidentale del Monte Amiata, come paventavano i Senesi quando, il 21 agosto 1235, ottenevano dall’abate di S. Antimo l’impegno a non cedere mai quel castello al Comune di Montalcino8. Non è privo di significato se nel

sustained by early political independence, considering that the Commune of Montalcino had already taken on the form of governance by the Podesta6 in 1191. Lingering resistance to Siena’s expansionism from the late 12th century would not have existed had political freedom not been accompanied by freedom of enterprise and a sense of open market in the people of Montalcino. Nor could the Commune have represented the reference of Guelphism of Southern Tuscany and presented itself as a strong point in Florence’s strategy against Siena7. In this context, in 1233 the people of Montalcino dared to destroy Montorgiali in the feud of the bishopric of Siena. Besides, we can see no reason for their aspiration to purchase Montegiovi castle other than the stable commercial penetration of the western area of Mount Amiata, as feared by the people of Siena who, on the 21st of August 1235, were granted by the abbot of S. Antimo the commitment never to sell the castle to the Commune of Montalcino8. There is some significance in the fact that, in 1361, Siena, having finally placed Montalcino under direct control, while it “bestowed” citizenship of Siena upon the people of Montalcino, allowed These are joined by the charter of the celebration of the Corpus Domini and of the fairs and markets of 1518, published by B. Bonucci, Festa e mercati nella Montalcino industriosa del Quattro-Cinquecento, S. Quirico d’Orcia, 2003, pp. 65-93 and the charter of the spice sellers published in L’arte degli speziali a Montalcino. Edizione dello statuto degli speziali del 1582, edited by R. Salvioni, S. Quirico d’Orcia, 2005, pp. 45-83.

A questi si aggiungano lo statuto della festa del Corpus Domini e delle fiere e mercati del 1518 edito in B. Bonucci, Festa e mercati nella Montalcino industriosa del Quattro-Cinquecento, S. Quirico d’Orcia, 2003, pp. 65-93 e lo statuto degli speziali edito in L’arte degli speziali a Montalcino. Edizione dello statuto degli speziali del 1582, a cura di R. Salvioni, S. Quirico d’Orcia 2005, pp. 45-83. 6

In 1174, Montalcino had participated as an ally of Siena in the siege and the capture of Asciano.

Nella tragica giornata di Montaperti, il 4 settembre del 1260, i Fiorentini, dopo la rinfrescata d’agosto, erano in viaggio con i carri a portare il grano ai Montalcinesi per sostenerne la resistenza contro Siena nella prossima invernata. Per Montalcino fu la nuova devastazione che risuona nell’ironia antifrastica dei versi della canzone del guelfo Guittone d’Arezzo (1240?-1294): Montalcin sta sigur senza le mura.

7 In the tragic day of Montaperti, the 4th of September 1260, the Florentines, after the sultry August weather, were travelling with their carts full of wheat to be delivered to Montalcino to sustain the resistance against Siena the following winter. For Montalcino, it was the new devastation that resounds in the antiphrastic irony of the verses of the song by the Guelph, Guittone d’Arezzo (1240?-1294): Montalcin sta sigur senza le mura. (Montalcino is safe without walls).

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Nel 1174 Montalcino aveva partecipato come alleato dei Senesi all’assedio e alla presa di Asciano. 7

8 Archivio di Stato di Siena (d’ora in poi ASS), Diplomatico, Riformagioni, alla data. I centri di Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso e Montelaterone erano raggiungibili rapidamente da Montalcino per l’antica Via della Montagna che risaliva, lungo il corso dell’Ente, oltre il fiume Orcia.

Fig. 5. Montalcino. Ex convento dei pp. Agostiniani. Chiostro d’estate. Pozzo in travertino con l’elegante struttura in ferro. Manifattura montalcinese del sec. XVII. Montalcino. Former Augustinian Monastery. Summer cloister. Travertine well with elegant iron structure. Made in Montalcino – 17th century.

State Archive of Siena (hereinafter ASS), Diplomat, Riformagioni, at the time. The towns of Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso and Montelaterone were easy to reach from Montalcino along the antique road known as the Via della Montagna, which climbed along the course of the Ente, beyond the River Orcia. 8


1361 Siena, posto Montalcino finalmente sotto il diretto controllo, mentre ‘elargiva’ ai Montalcinesi la cittadinanza senese, cedeva la completa esenzione dalle gabelle alle porte della città e dei centri dello Stato per le merci prodotte in Montalcino9. A questo vantaggio che favoriva le esportazioni si aggiungerà nel secolo XV il protezionismo praticato dai Montalcinesi attraverso i dazi imposti alle importazioni e di pannilani di manufatti in cuoio10. Quanto ai privilegi non mancheranno minacce avviate molto presto dall’arte del cuoio di Siena e respinte dai Montalcinesi che anzi nella seconda metà del Cinquecento con l’avvento dei Medici vedranno la riconferma del mercato franco che produrrà allora verso Montalcino l’attrazione di capitali d’investimento dei cittadini senesi. Segno preciso della vitalità dell’imprenditorialità montalcinese è rappresentato dalla scelta dell’insediamento nel castello fatta dagli ebrei già dalla fine XIII secolo e l’apertura continua delle loro condotte al prestito fino alla seconda metà del secolo XVI11. A qual punto fosse ancora nel Cinquecento l’identificazione di Montalcino con il suo sistema economico mercantile lo provano la settimana del grande mercato di merci

complete exemption from payment of taxes upon entry to the city and the towns of the State for goods made in Montalcino9. This advantage, which favoured exports, was joined in the 15th century by protectionism practiced by the people of Montalcino through the duties imposed on imports of soft wool fabrics and leather goods10. As far as privileges were concerned, no lack of threats were soon launched by the leather crafting art of Siena. These were rejected by the people of Montalcino who, in the second half of the 16th century, with the advent of the de’ Medici, actually witnessed the confirmation of the free market which attracted the investment capitals of the people of Siena to Montalcino. A precise sign of the vitality of business in Montalcino was represented by the choice of the settlement in the castle by the Jews at the end of the 13th century and the continuing granting of their so-called condotte loan contracts until the second half of the 16th century11. At which point the identification of Montalcino with its mercantile economic system was still in the 16th century is proven by the week of the big market inside the walls and of the agricultural fair outside, in Val di Suga, coinciding with the big religious celebration held on the Thursday of the Corpus Domini and of the three Advocate Protectors, holders of the town’s districts. The celebration and the markets during that 9 The positive outcome was to last. After the wars at the end of the Republic of Siena, in the early decades of Medicean rule, reconfirmation of the privileges was to cause a considerable, albeit temporary, flow of personalities and capitals from Siena to Montalcino. The same happened for certain pieces of land in the Montalcino district, where wheat was grown and where investments by Pandolfo Pertrucci and Fortunio Borghesi (land close to the Casato), the Tolomei family (Colombaione), the Docci family (Canchi) and Francesco Petroni were located.

9 Duraturo sarà l’esito positivo. Dopo le guerre della fine della repubblica di Siena, nei primi decenni del regime mediceo, la riconferma dei privilegi provocherà un consistente, pur temporaneo, afflusso di personaggi e di capitali senesi a Montalcino. Così sarà anche per certi terreni del distretto montalcinese vocati a grano dove s’incontrano investimenti di Pandolfo Pertrucci e Fortunio Borghesi (terre presso il Casato), dei Tolomei (Colombaione), dei Docci (Canchi), di Francesco Petroni.

L’arte del cuoio e di calzoleria e della lana, che erano magna pars dell’imprenditoria montalcinese, ottenevano nel 1488 l’innalzamento della gabella sulle merci concorrenti importate: 10 soldi al paio di scarpe e 40 soldi per ogni canna di panno di lana (ACM, Privilegi, statuti e riforme 6, Statutello sulle tasse e gabelle, a. 1488, c. 7rv).

Fig. 6. Montalcino. Antico edificio originario dell’ospedale di S. Maria della Croce, oggi rimasto sul retro dell’ex edificio del Monte Pio. Inferriata di un’antica finestrella in pietra. Manifattura montalcinese del sec. XIII.

L’arrivo degli ebrei a Montalcino rientra nel flusso verso nord della corrente migratoria romana orientata verso i «luoghi dove i capitali sono più richiesti e gli investimenti più remunerativi» (A. Toaff, Gli ebrei a Perugia, Perugia 1975, p. 11)

Montalcino. Original antique building of the Hospital of S. Maria della Croce, now at the back of the former Monte Pio building. The iron bars of an antique stone window. Made in Montalcino – 13th century.

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10 The art of leather crafting, shoemaking and wool, which were the magna pars of business in Montalcino, obtained in 1488 an increase in the toll on imported competitive goods: 10 coins for a pair of shoes and 40 coins for every roll of woollen cloth (ACM, Privilegi, statuti e riforme 6, Statutello sulle tasse e gabelle, a. 1488, c. 7rv). 11 The arrival of the Jews in Montalcino was part of the northward flow of the Roman migratory current directed towards “places where capitals were in greater demand and investments offered a better return” (A. Toaff, Gli ebrei a Perugia, Perugia 1975, p. 11). On Montalcino’s Jews, the ‘da Montalcino’ (later the Montalcini and, at the end of the 19th century, the Levi-Montalcini), see our study, Il prestito ebraico nella



interno alle mura e della fiera agricola all’esterno nella Val di Suga, coincidenti con la grande festa religiosa del giovedi del Corpus Domini e dei tre Avvocati protettori, titolari dei terzi cittadini. La festa e i mercati di quella settimana vedevano il concorso di tutti gli addetti alle arti regolato da uno speciale statuto. Nella piazza, al centro del mercato, era innalzato l’altare, perno della liturgia religiosa di tutta la settimana, dove, nel colmo della festa, giungeva la processione nella quale sfilavano l’intera gerarchia ecclesiastica, il corpo politico e civile del Comune, i rettori, camerlenghi, definitori e maestri di tutte le arti per il momento decisivo della solenne esibizione del loro protagonismo12. Chiudiamo questo quadro sul centro manifatturiero e mercantile, completamente assente dalla memoria storica dei Montalcinesi, come già ha osservato Lucia Carle, con una notizia trasmessa da Tullio Canali che, senza dir altro, apparirà sorprendente: «Raccogliesi da dette pergamene [Diplomatico del Comune di Montalcino] essere in Montalcino una squadra o compagnia d’armati a cavallo che imprendevano sopra di sé il carico del trasporto d’ogni qualunque grascia o mercanzia, del quale d r a p p e l l o d i v e t t i g a l i servivansi ancora gl’altri paesi per introdurre in sicuro le loro vettovaglie»13. * * * Con la metà del secolo XVII è percepibile una decisa tendenza al basso di quella vitalità economica in tutte le arti, abbiamo accennato sopra alla produzione delle ceramiche, ma il fenomeno è registrato per la manifattura del cuoio e calzature, che del sistema economico montalcinese era la base e dove i dati quantitativi della produzione e del numero degli addetti sono eloquenti. Del resto nell’arte «i procedimenti di

Sugli ebrei montalcinesi, i ‘da Montalcino’ (poi Montalcini e, a fine ‘800, Levi-Montalcini), si vedrà il nostro studio Il prestito ebraico nella Montalcino del ’400, in Ilcinensia. Nuove ricerche per la storia di Montalcino e del suo territorio, a cura di A. Cortonesi e A. Pagani, 1, Manziana, 2004, pp. 113-78 e gl’importanti riferimenti agli ebrei montalcinesi nel saggio classico di Umberto Cassuto, Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Firenze 1918 dove essi sono ascritti alla discendenza ‘Anav’ (ivi, p. 247n). Numerosi sono gli attestati della loro presenza anteriori alla prima condotta del 1458 di cui è rimasta la capitolazione che durerà 12 anni. I capitoli furono redatti, con l’assenso del podestà Ludovico Petroni, dal rabbino Guglielmo di Dattaro d’Abramuccio di Consiglio e il teologo agostiniano Pietro di Nardino montalcinese. La condotta successiva sarà aperta nel 1473 per la durata insolita di 25 anni. Il lignaggio, legato nel secolo XV ai Medici, prospererà per la vasta rete di banchi aperti in Firenze (banco dei 4 Pavoni), Siena, Pisa, Colle Val d’Elsa e Prato, fin quando i ‘da Montalcino’ non abbandoneranno nel 1499 Montalcino ad altri prestatori per trasferirsi a Mantova. Per lo statuto si veda supra nt. 6. Non si tralascerà che nel 1506 era concesso ai mercanti di Montalcino di tenere un altro mercato dal 12 al 22 ottobre dopo la conclusione di quello di Sinalunga. Inoltre si tenevano sempre dentro alle mura, nell’arco dell’anno, 12 giorni di mercato. Infine antica era la celebrazione del mercato settimanale del venerdi con le merci in Piazza del Mercato, la ‘piazza di sotto’, e le erbe in Piazza Padella, la ‘piazza di sopra’.

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Archivio di Stato di Firenze, Regia consulta, 461, Relazione di Tullio Canali all’auditore Pompeo Neri, a. 1746, cc. 115-178. 13

week involved all those who worked in the arts and were regulated by a special charter. In the square, in the middle of the market stood the altar, the pivot of the whole week’s religious liturgy, where, at the height of the celebrations, the procession during which the entire ecclesiastic hierarchy paraded, with the political and civil body of the Commune, the rectors, camerlengos, definers and masters of all the arts, came together for the decisive moment of the solemn exhibition of their protagonism12. We are going to close this excerpt on the manufacturing and mercantile town, which is completely absent in the historical memory of the people of Montalcino, as already mentioned by Lucia Carle, with an announcement made by Tullio Canali which, without saying anything else, will seem surprising: “Said parchments [Diplomat of the Commune of Montalcino] declare the presence in Montalcino of a squad or company of armed horsemen transporting every kind of goods or merchandise, this squad being used by the other towns to safely introduce their supplies”13. * * * With the middle of the 17th century came a clear downtrend in the economic life of all the arts. We mentioned the production of ceramics above, but the phenomenon was recorded for the manufacture of leather goods and shoes, which were the foundation of Montalcino’s economic system and where production figures and the number of employees were eloquent. After all, in art “the crafting procedures remained largely the same, with just a few changes, from the 15th century to the beginning of the 19th”, while the origin of the hides and the destination of the leather used in shoemaking changed through the centuries. In short, art did not change to keep up with the times14. Montalcino del ’400, in Ilcinensia. Nuove ricerche per la storia di Montalcino e del suo territorio, edited by A. Cortonesi and A. Pagani, 1, Manziana, 2004, pp. 113-78 and the important references to Montalcino’s Jews in the classic essay by Umberto Cassuto, Gli ebrei a Firenze nell’età del Rinascimento, Florence 1918, where they are said to descend from ‘Anav’ (ibid, p. 247n). There are numerous records of their presence before the first condotta of 1458, of which the capitulation which was to last 12 years remains. The chapters were drawn up, with the consent of the podestà Ludovico Petroni, by the rabbi, Guglielmo di Dattaro d’Abramuccio di Consiglio, and the Augustinian theologian, Pietro di Nardino, from Montalcino. The next condotta was opened in 1473, and unusually lasted 25 years. The lineage, linked in the 15th century to the de’ Medici family, was to prosper thanks to the vast network of banks opened in Florence (banco dei 4 Pavoni), Siena, Pisa, Colle Val d’Elsa and Prato, until 1499, when the ‘da Montalcino’ left Montalcino to other money lenders and moved to Mantua. For the charter, see note 6. Moreover, in 1506, the merchants of Montalcino were granted the chance to hold another market from the 12th to the 22nd of October, after the end of the Sinalunga market. Furthermore, there were always 12 market days inside the walls, during the year. Lastly, there was the antique celebration of the weekly Friday market, with goods on sale in Piazza del Mercato, the ‘piazza di sotto’ (lower square), and herbs on sale in Piazza Padella, the ‘piazza di sopra’ (higher square). 12

State Archive of Florence, Regia consulta, 461, Relazione di Tullio Canali all’auditore Pompeo Neri, a. 1746, cc. 115-178.

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For these general considerations and for detailed assessments, it is necessary to read the relative pages by Lucia Carle, La Patria Locale. L’identità dei Montalcinesi dal XVI al XX secolo, Venezia 1996, pp. 174-93.

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lavorazione restano con poche modifiche sostanzialmente gli stessi dal secolo XV all’inizio del XIX», mentre nell’arco dei secoli cambiava la provenienza dei suoli e la destinazione del pellame da scarpe. Come dire che l’arte non si adeguava al mutare dei tempi14. Sulla decadenza di cui diciamo è nostra convinzione che abbia influito non poco il processo d’involuzione politica determinatosi con il regime mediceo. Se nell’età repubblicana l’economia montalcinese appariva conflittuale con quella di Siena, se il fisco si faceva non raramente oppressivo era possibile un’opera di mediazione: si pensi ai privilegi concessi insieme ad altri spazi di autonomia quale la libertà, già accennata, di applicare gabelle alle merci in entrata e ai contratti. Quei rettori, camerlenghi e maestri delle arti che abbiamo visto esibire il proprio ruolo nella processione della festa del Corpus Domini e i priori del Comune appartenevano alla stessa nobiltà, quella del grembio, e si alternavano nei priorati insieme a notai e giudici nelle scelte di governo. Con le riforme medicee di fine Cinquecento questo cessa. I Montalcinesi delle arti vili sono estromessi dal potere politico che diviene sempre più appannaggio di casta: di un’élite cittadina di nominati che ricopre cariche pubbliche (S. Maria della Croce, Monte Pio) e il loro patrimonio risulta essere sempre più e solo proprietà terriera. All’abbassamento del tono sociale e imprenditoriale in genere corrisponderà anche un dato demografico significativo: la riduzione dei nati e l’aumento dei fuochi. Per concludere il Sei-Settecento vedono Montalcino avvicinarsi e giungere a quella che la Carle indicava, con una secca espressione, «la vittoria della campagna». * * * La città è tuttavia segnata con la seconda metà del Settecento dal processo di riforme leopoldine, che sconvolge la secolare vita comunitaria nella sua struttura sociale e amministrativa. È penetrata nei ceti più colti dall’aria nuova degli eventi napoleonici e del progresso scientifico di fine secolo. Nuovi fermenti volti al futuro porteranno a vivere con i tempi la politica della Nuova Italia. Quanto di nuovo si presentava è però, col primo Novecento, fra conflitti politici e tragiche esperienze belliche, frenato e stretto ancora fino al secondo dopoguerra nel cerchio chiuso di una crisi, quella dell’agricoltura, da cui bisognava saltar fuori. Oggi possiamo dire che come un fiume carsico l’antica imprenditorialità montalcinese era nel tempo scomparsa, Per queste generiche riflessioni e per approfondite valutazioni è necessaria la lettura delle relative pagine di Lucia Carle, La Patria Locale. L’identità dei Montalcinesi dal XVI al XX secolo, Venezia 1996, pp. 174-93. 14

We are convinced that this decline was considerably influenced by the process of political regression determined by the rule of the de’ Medici family. While in the republican age Montalcino’s economy seemed conflictual with that of Siena, and while taxes were often oppressive, it was possible to negotiate: just think of the privileges granted along with other spaces of autonomy, such as the freedom, as already mentioned, to apply tolls on incoming goods and contracts. Those rectors, camerlengos and masters of the arts that we saw exhibiting their role in the parade to celebrate the Corpus Domini, and the priors of the Commune belonged to the same nobility, that of the grembio, and they alternated in the priorates together with notaries and judges in government choices. With the Medicean reforms at the end of the 16th century, this came to an end. The people of Montalcino who worked with the humble arts were excluded from the political power, which became more and more restricted to a specific caste: the town’s appointed elite, who held public offices (S. Maria della Croce, Monte Pio), and their wealth increased, with their assets consisting exclusively of land. The lowering of the social and entrepreneurial tone generally corresponded to a significant piece of demographic data: the drop in births and the rise in the number of fires. In conclusion, during the 17th and 18th centuries, Montalcino approached and achieved what Lucia Carle referred to concisely as “the victory of the countryside”. * * * The town was, however, marked in the second half of the 18th century with the process of reformation by Leopold II, which upset the age-old community’s social and administrative structure. The more educated classes were penetrated by the new air surrounding the events relating to Napoleon and the scientific progress that characterised the latter part of the century. New ferments aimed at the future brought the politics of the New Italy into line with the times. Everything new that presented itself, however, was, amidst political conflicts and the tragedies of war, halted at the beginning of the 20th century, remaining trapped in the closed circle of the agricultural crisis (from which it was absolutely necessary to break free) until after the second world war. Today we can say that, like a karst river, Montalcino’s antique entrepreneurial fabric disappeared over time, reduced to the functionality of the market of a closed society, where, in the 19th century, only occasional flows were notable: the woods and the production of coal. It was in the countryside, in agriculture, in the cultivation of vines, that the underground current began to reemerge and flow towards the end of the 19th century, soon showing signs of vitality and quality which, among historical obstacles, delays, mistrust and weakness, finally came to the light, with the passage of the Sixties, innervating the social and economic fabric with their cultural heritage.


ridotta alla funzionalità del mercato di una società chiusa, dove nell’Ottocento solo flussi sparsi erano segnalabili: il bosco e alla produzione di carbone. Fu nella campagna, nell’agricoltura, nella coltura della vite che la corrente sotteranea prese nel tardo secolo XIX a riemergere e scorrere, dando presto segnali di vitalità e di qualità che, fra ostacoli storici, ritardi, diffidenze e debolezze vennero finalmente alla luce, con i passati anni Sessanta, innervando del loro patrimonio culturale il tessuto sociale ed economico. Com’è nelle cose il momento della coscienza ‘spicca il volo quand’è sera’. Quando lo sviluppo è compiuto, allora si riconosce. Il 28 marzo 1966 fu il momento di quel riconoscimento. Venne allora a chiarezza ai Montalcinesi che il lavoro nella loro terra da conservare, la sua bellezza e il successo del loro vino erano la loro storia.

The moment of awareness “takes flight as evening falls”. When development has been completed it is recognised. The 28th of March 1966 was the moment of that recognition. It was then that it became clear to the people of Montalcino that the work on their land, which had to be preserved, its beauty and the success of their wine, was their history.


Italy Torrenieri

MONTALCINO Taverrnelle

Tuscany Camigliano FIRENZE

Sant’An ngelo in Collle

SIENA

Casttelnuovo delll’Abate

MONTALCINO

Sant’Ang gelo o Scalo

Superficie totale del territorio di Montalcino

Ha

24.000

Superficie totale dei terreni vitati

Ha

Brunello of Montalcino DOCG Rosso di Montalcino Wine DOC Moscadello di Montalcino Wine DOC Sant’Antimo DOC Altri vini

Ha Ha Ha Ha Ha

Total surface area of the territory of Montalcino

Ha

24,000

3.500

Total surface area of vine-cultivated lands

Ha

3,500

2.100 510 50 480 360

Brunello of Montalcino DOCG Rosso di Montalcino Wine DOC Moscadello di Montalcino Wine DOC Sant’Antimo DOC Other wines

Ha Ha Ha Ha Ha

2,100 510 50 480 360


Montalcino, territorio per un grande vino

Montalcino, a territory made for great wine

Montalcino si trova in Toscana, nell’Italia centrale, a circa quaranta km a Sud della città di Siena, in una zona collinare dal paesaggio incontaminato. Un paesaggio agricolo di grande storia e di grande bellezza che, dal 2004, è iscritto dall’Unesco nel Patrimonio dell’umanità. Il territorio montalcinese è costituito da una sola grande collina in gran parte coperta di boschi. Le coltivazioni alternano vigneti, oliveti e seminativi con un gran numero di edifici in pietra che testimoniano la centenaria coltivazione di queste terre. Montalcino con le frazioni di Castelnuovo dell’Abate, Sant’Angelo e Torrenieri sono piccole città d’arte e complessivamente hanno una popolazione poco superiore ai cinquemila abitanti.

Montalcino lies in Tuscany, in central Italy, about forty kilometers South of the city of Siena, in the hill-lands of an uncontaminated landscape. A land of farms with an ancient history and of rare beauty which, since 2004, is enlisted among the locations of Heritage of mankind by Unesco. The territory of Montalcino consists of one tall hill, mostly covered by forests. Farm cultivations are a mix of vineyards, olive groves, and seeded crops, with a large number of stone buildings that are a witness to centuries of cultivations in these lands. Montalcino and its hamlets Castelnuovo dell'Abate, Sant'Angelo, and Torrenieri are small cities of art with an overall population just a little over five thousand inhabitants.


La zona di produzione dei vini di Montalcino è all’interno del territorio del Comune di Montalcino. Un comprensorio di 24.000 ettari, dei quali solo il 15% è occupato dai vigneti. La zona ha una forma pressoché quadrata, i cui ‘lati’ sono delimitati dai fiumi Ombrone, Asso e Orcia. La collina di Montalcino ha numerosi ambienti pedologici per essersi formata in ere geologiche diverse. Le zone più basse sono costituite da terreni abbastanza sciolti originatisi nel quaternario per trasporto di detriti con strato attivo profondo. Salendo, il terreno si arricchisce di scheletro mentre lo strato attivo si riduce, essendo suoli formatisi dalla decomposizione di rocce originarie, in particolare galestro ed alberese. Montalcino dista circa 40 km in linea d’aria dal mare e 100 km dagli Appennini. Il clima è tipicamente mediterraneo, tendenzialmente asciutto, ma anche con connotazioni continentali data la posizione intermedia fra il mare e l’Appennino Centrale. Le precipitazioni sono concentrate nei mesi primaverili e tardo autunnali (media annuale 700 mm.). In inverno, al di sopra dei 400 metri sono possibili le nevicate. Le fasce di media collina raramente sono interessate da nebbie, gelate o brinate tardive, anche per la frequente presenza di vento che garantisce le condizioni migliori per lo stato sanitario delle piante. A Sud il monte Amiata, con i suoi 1.740 metri di altezza, domina e protegge il territorio del Brunello da fenomeni atmosferici come nubifragi e grandinate. Durante l'intera fase vegetativa della vite, il clima è prevalentemente mite e con un elevato numero di giornate serene che assicurano una maturazione graduale e completa dei grappoli. La presenza sul territorio di versanti con orientamenti diversi, la marcata modulazione delle colline e lo scarto altimetrico ( dai

The area where the Montalcino wines are made lies within the confines of the Municipality of Montalcino. A district of 24,000 hectares, of which a mere 15% is occupied by vineyards. It is a pretty much squared area, the sides of which are bordered by the rivers Ombrone, Asso, and Orcia. The Hill of Montalcino has several pedological environments, owing to its formation over different geological ages. The lowest areas are made up of relatively loose soils, which originated in the Quaternary due to the flow of debris with a deep, active layer. As one moves up, the soil becomes dense with rock formations, while the active stratum thins out, since these are soils formed by the decomposition of original rocks, namely marl and limestone. Montalcino lies 40 km away from the sea in airline, and 100 km from the Apennine Mountains. Its climate is typically Mediterranean, tendentially dry, but with occasional continental connotations, given its position midway between the sea and the Central Apennine. Precipitations mostly occur in spring and late autumn (yearly average rainfall: 700 mm). Snowfall is possible during winter at heights above 400 meters. Fog, ice, and late hoarfrost are rare in the medium hill strips, factor in part due to the presence of wind, which provides the best habitat for the healthy growth of vegetation. Mount Amiata down South, with its 1,740 meters of height, towers overand protects the territory of Brunello from weather hazards like rain and hail storms. The climate is prevalently mild during the entire vegetative phase of the vine, with a high number of clear-sky days that make for a gradual and full ripening of the clusters. The presence on the territory of slopes with differing orientation, the pronounced modulation of the hills and the altimetric gap (from 120 to 650 meters above sea level) between the valley




120 ai 650 metri sul mare) tra zone vallive e il territorio più alto (Poggio della Civitella), determina dei microambienti climatici molto diversi, anche in zone molto vicine tra loro. La forma di allevamento più diffusa in vigna è il cordone speronato, ottenuto mediante potatura corta (a 2 gemme) di un numero variabile di cornetti a ceppo. La qualità del Brunello di Montalcino nasce in vigna, grazie a un meticoloso lavoro manuale, dalla potatura secca alla scelta del germoglio più idoneo, dal contenimento della vegetazione al diradamento dei grappoli, operazioni finalizzate a produrre e selezionare i migliori frutti. Alcuni produttori effettuano un'ulteriore scelta al momento della vendemmia in modo da mandare in cantina dell’uva perfetta.

areas and the lands most atop (Poggio della Civitella), determine quite varied micro-climates, even in areas very close to each other. The most widespread method of cultivation for vines is the spurred cordon, which is obtained by way of a short pruning (double gems) of a variable number of horns per vine. The secret of the quality of the Brunello of Montalcino is treasured in the grapevine: a meticulous labor by hand, from dry pruning to the selection of the most fit offshoots, from the containment of the vegetation to the trimming of the bunches, processes that all share the goal of reaping and selecting the best fruits. Certain winemakers carry out a second selection at harvest, so that only perfect grapes are sent away to the wine cellar.

I mercati del Brunello di Montalcino

Markets for Brunello di Montalcino

Italia

32,5%

Domestic

32,5%

Export

67,5%

Export

67,5%

MAIN EXPORT MARKETS

PRINCIPALI MERCATI EXPORT USA

30%

USA

30%

Europa (inclusa Svizzera)

20%

Europe (including Switzerland)

20%

Canada

12%

Canada

12%

Mercati asiatici (Cina, Giappone, Hong Kong)

15%

Asian Markets (China, Japan, Hong Kong)

15%

America Centrale / Meridionale Altri (60 paesi)

8% 15%

Central / Southern America Other (60 countries)

8% 15%



Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Il Consorzio del Vino Brunello di Montalcino è nato nel 1967, all'indomani del riconoscimento della D.O.C., come libera associazione fra i produttori intenzionati a tutelare il loro vino ed a valorizzarne le caratteristiche. Il Consorzio ha favorito la nascita di un tessuto produttivo fatto di aziende vecchie e nuove, piccole e grandi, unite da intenti comuni di rispetto della natura e aspirazione all’alta qualità del vino. Il Consorzio organizza gli eventi in Italia e all’estero e la partecipazione dei produttori alle fiere. Cura l’immagine delle denominazioni montalcinesi mediante un ufficio stampa, diffonde notizie attraverso un sito web e numerose pubblicazioni in più lingue. Un’attività meno visibile ma molto importante è l’assistenza alla stampa specializzata e agli opinion makers per i quali vengono organizzate degustazioni e visite. Altrettanto importante l’assistenza ai soci sulle normative che regolano la produzione del vino.

The Consortium of the Brunello of Montalcino Wine The Consortium of the Brunello of Montalcino Wine was founded in 1967, on the morn of its being branded a D.O.C. wine, as a free association between winemakers bent on safeguarding their wine and on accentuating its qualities. The Consortium has favored the onset of a productive fabric made of old and new, small and large winemaking firms alike, brought together by the common interest of respecting nature and aspiring to the highest quality of wine. The Consortium organizes events in Italy and abroad, as well as participation by winemakers in trade fairs. It manages public relations and the image of Montalcino wines through its press office, and distributes news and information on an official website, with numerous publications in several languages. A business more in the shadows but no less important is the assistance service provided to specialized press and to opinion makers, to which it caters with organized wine tasting and sampling events and tours. The assistance given to members on the standards that govern wine production are just as important.


50° ANNIVERSARIO DENOMINAZIONE VINO BRUNELLO DI MONTALCINO DOC 1966 - 2016

Formella celebrativa Brunello di Montalcino vendemmia 2015 / Panel celebratory Brunello di Montalcino vintage 2015


di

MIMMO PALADINO

BERTOZZI & CASONI

BRUNELLO montalcino 2015

SANDRO CHIA

«««««

BERTOZZI & CASONI SANDRO CHIA PINO DEODATO GIAN MARCO MONTESANO

PINO DEODATO

GIAN MARCO MONTESANO

MIMMO PALADINO



ArteBrunello

BrunelloArt

5 opere per 5 stelle

5 artworks for 5 stars

di Enrico Mattei

by Enrico Mattei

Il progetto d’arte contemporanea per il 50° anniversario del riconoscimento DOC Brunello di Montalcino nasce dall’unione di alcuni maestri dell’arte italiana: Bertozzi & Casoni, Sandro Chia, Pino Deodato, Gian Marco Montesano e Mimmo Paladino. Gli artisti invitati hanno creato cinque opere per una vendemmia a cinque stelle che sarà ricordata attraverso la formella realizzata in ceramica e murata nella piazza pubblica di Montalcino. Durante la fase di composizione di questo progetto abbiamo pensato di realizzare anche il cofanetto d’autore in serie limitata composto da cinque bottiglie di Brunello di Montalcino etichettate con le opere degli artisti e dal catalogo della stessa dimensione e immagine della formella. Nella storia dell’arte sono stati molti i grandi artisti che si sono fatti interpreti della relazione tra i sensi dell’uomo e il vino: dall’olfatto che ne coglie le fragranze, alla vista che ne osserva le sfumature dei colori, al gusto che lo assapora, fino anche all’udito, in quanto esso diventa momento di convivialità, incontro, e quindi di dialogo o al tatto, quando la mano afferra la bottiglia e il bicchiere. I cinque sensi vengono dunque stimolati attraverso il vino e l’arte contemporanea in un connubio che porta al massimo riconoscimento della qualità a cinque stelle, un punto d’incontro e di scambio per rappresentare un prodotto e un’idea a livello mondiale. Gli artisti scelti rispecchiano il desiderio di avere a disposizione una serie di opere d’arte che rimandano anche, nella loro ricerca e in particolare nella loro realizzazione, al fare manuale e all’intervento dell’uomo, proprio come paragone alla complessa e faticosa produzione che porta alla nascita del vino Brunello di Montalcino. L’abilità manuale, parte del successo dell’arte fin dalle sue origini, torna ad essere il centro dell’attenzione anche in diversi artisti nel contemporaneo. L’arte esiste anche come attività legata all’esperienza e alla conoscenza diretta di determinati fenomeni oggettuali o ideali, una sorta di calco totale dell’esperienza attraverso cui l’autore pone in essere la sua capacità di giudizio sulle cose, ma pone in movimento anche la capacità altrui di interpretare ciò che l’arte mette in scena.

The contemporary art project for the 50th anniversary DOC Brunello di Montalcino is created by some Italian masters: Bertozzi & Casoni, Sandro Chia, Pino Deodato, Gian Marco Montesano and Mimmo Paladino. The invited artists have created five artworks for a five-star vintage that will be remembered through the ceramic panel walled in the public square of Montalcino. During the composition of this project we planned on doing even the author’s box set limited edition consisting of five bottles of Brunello di Montalcino labeled with the works of the artists and the catalogue of the same size and image of the panel. In the history of art there have been many great artists who have interpreted the relationship between the human senses and the wine: by smell that captures the fragrances, to the view that observes the shades of colours, to taste that savors, even up to hearing, because it becomes a moment of conviviality, meeting, and then the dialog or to the touch, when the hand grabs the bottle and the glass. The five senses are stimulated through the wine and contemporary art in a combination that brings the highest recognition of quality five-star, a meeting and exchange place to represent a product and an idea in the world. The selected artists reflect the desire to have a series of artworks that refer also, in their research and in particular in their implementation, and to do manual intervention of man, just as a comparison to the complex and difficult production leading to make the Brunello di Montalcino wine. The manual dexterity becomes the centre of attention in different artists in the contemporary. The art also exists as an activity linked to the experience and direct knowledge of certain object or ideal phenomena, a kind of total cast of the experience which the author sets up his judgment on things, but sets in motion also other people’s ability to interpret what art stages.



Arte, enologia e produzione geografica

Art, wine and geographical production

di Paolo Antognoli

by Paolo Antognoli

1. L’idea iniziale di questo progetto era basata sulla stella. La stella come simbolo, metafora e orientamento, e il suo passaggio dal mondo antico al mondo attuale secolarizzato.

1. The initial idea of this project was based on the star. The star as a symbol, a metaphor and orientation, and its passage from the ancient world to the present secularized world.

Le stelle sono tra i più antichi oggetti di studio da parte dell’uomo. L’uomo osserva il firmamento dalle epoche più remote. Inventa l’astronomia e la divinazione astrologica. Si serve delle stelle come orientamento per viaggiatori e naviganti. Sui dipinti parietali delle grotte di Lascaux risalenti al paleolitico e databili attorno al 16.500 a.C., sono riconoscibili rappresentazioni esatte del cielo notturno, Vega, Deneb, Altair, nonché le Pleiadi. La cultura pitagorica greco-romana ha poi indagato i rapporti tra studio delle stelle, geometria e le sue relazioni armoniche tra il macrocosmo universale e il microcosmo dell’uomo. In molti disegni rinascimentali la figura umana appare inscrivibile nel pentagramma sulla base di rapporti geometrici e proporzionali. In questi rapporti armonici sono spesso inclusi i cinque sensi. Cinque, come le punte della stella o pentagramma. Per questo, nel progetto iniziale, cinque artisti dovevano inscriversi nella stella, associati alle sue antiche valenze.

The stars are among the oldest objects of study by man. Man has observed the heavens since ancient times - inventing astronomy and astrological divination. The stars have served as guidance for travelers and sailors. A recognizable and exact representation of the night sky is found on the wall paintings of the Lascaux caves which date back to the Paleolithic era, around 16,500 BC, and includes the ‘Summer Triangle’ of the stars Altair, Deneb, and Vega as wells as the Pleiades open star cluster (also referred to as the ‘Seven Sisters’). The Greek-Roman Pythagorean culture then investigated the relationship between the study of the stars, geometry, and the harmonic relationships between the universal macrocosm and the microcosm of man. In many Renaissance drawings the human figure appears to be inscribed in a pentagram on the basis of geometric relationships and proportions. In these harmonic relationships the five senses are also often included. Five, like the points of a star or pentagram. For this reason, in the initial project, five artists must inscribe themselves in the star, associating with its antique values.

Nell’età contemporanea, dominata da flussi immateriali di informazioni, la stella è un simbolo ormai slegato dalla cultura antica. Assume una funzione più circoscritta. Dalle stelle dei naviganti, dai septem triones che indicavano il nord, si passa alle stelle infografiche, deputate a segnalare nel firmamento dei mercati la qualità di un prodotto. L’orientamento nel mondo attuale non è più affidato al firmamento ma a sofisticati navigatori satellitari, in altri campi sono ancora indicatori astratti a segnalare il flusso delle merci e le loro quotazioni di mercato.

In this contemporary era, dominated by an immaterial flux of information, the star is a symbol now disconnected from ancient culture. From the stars of navigators, from the septem triones which indicate the north, one passes to the infographic star delegated to signal on the world of the markets the quality of a product.


2. Il nostro modo di vedere e leggere il mondo è cambiato. La globalizzazione ha sancito la fine del visibile. Se nel passato osservando una città antica a distanza si capiva immediatamente la sua politica, i suoi prodotti e la sua ricchezza (come di fronte agli affreschi del Buongoverno nel Palazzo Pubblico di Siena), uno spettatore attuale di fronte a una città tecnologica (parte di una rete senza un centro), avrebbe poche chances di trarne esatte deduzioni senza l’accesso alle informazioni immateriali di internet. Se è sufficiente un motore di ricerca per ottenere in tempo reale la mappa del mondo, da un altro lato, anche la sua mappa più aggiornata si rivela ormai incapace di spiegarne il funzionamento. Dunque, la mediazione cartografica non è più sufficiente per conoscere com’è veramente la Terra. 3. Dalla fine degli anni settanta gli artisti qui invitati si sono affrancati a poco a poco dal concettualismo più freddo e dalla sua idea frontale di avanguardia. La strategia che allora si intraprende è piuttosto una sorta di lateralità, attraverso la quale la trasgressione delle regole poteva assumere anche la forma di un riutilizzo delle tecniche tradizionali (pittura, scultura, ecc.). Recuperando un suo dato materiale, sensoriale, e non più solo astrattamente intellettuale. Un recupero che si arricchiva delle dimensioni storiche e antropologiche che ancora l’artista si portava dietro nel suo viaggio, come un proprio bagaglio per il mondo. Cinque artisti che a un mondo sempre più invisibile rispondono non più rappresentandolo in sistemi astratti, ma attraverso una nuova strategia di lavoro che parte dalle immagini, non più intese come fedeli mediatrici di una realtà - ancora da scoprire. Sono dunque cinque artisti la cui navigazione e il cui itinerario procede a vista in una realtà ormai invisibile da ritrovare. 4. Nel labirinto. Il geografo Franco Farinelli fa un paragone tra la nascita della cartografia e la riduzione a cecità di Polifemo da parte di Ulisse: “Prendete una matita (quella che Ulisse configge nell’occhio di Polifemo) e tracciate una linea retta (quella cui Ulisse comanda di ridurre il tronco d’Olivo) su un foglio bianco (quello cui Hobbes riduce il mondo). È così che è nata la geografia” (F. Farinelli, Geografia, Un’introduzione ai modelli del mondo Einaudi 2003).

Il segno cartografico sostituisce il mondo. Ma se nell’epoca moderna la mappa, il disegno (la matita nell’occhio), la carta, precedono il mondo (la “precessione del simulacro” di Baudrillard), in epoca postmoderna tale precedenza non è più valida, perché la carta e il territorio non sono più distinguibili. La terra è ormai modellata dalla mappa, dalle reti stradali e dal

The orientation of the actual world is no longer trusted to the firmament but instead to sophisticated navigational systems, in other areas they are more abstract indicators to signal the flow of goods and their market value. 2. Our way of seeing and reading the world has changed. Globalization has marked the end of the visible. In the past, observing an ancient city at a distance one could immediately understand its politics, its products and its richness (as in front of the frescoes of Good Governance in the Palazzo Pubblico of Siena). An actual viewer in front of a technological city (part of a network without a center) would have little chance of drawing accurate conclusions without access to the intangible information of the web. Although it is sufficient for a web search engine to obtain in real time a map of the world, from another point of view, even the most up to date map reveals that it is incapable of explaining its workings. Therefore, cartographic mediation is no longer sufficient to truly understand the Earth. 3 . Since the late seventies the artists invited here were little by little liberated from cold conceptualism and from its avant-garde façade. The strategy which then emerges is rather a kind of lateralization, through which a transgression of the rules would allow for the reintroduction of traditional techniques (painting, sculpture, etc.) Recuperating their own given material, sensorial, and no longer only abstractly intellectual. A recuperation that enriched the historical and anthropological dimensions that the artist still brought with him on his journey, as their luggage for the world. Five artists, that in a world which is increasingly invisible, respond no longer depicting in abstract systems, but instead through a new strategy of work that starts from images, no longer intended as faithful mediators of a reality – still to be exposed. There are therefore five artists whose navigation and whose itinerary begins in sight of an invisible reality to be rediscovered. 4. In the labyrinth. The geographer Franco Farinelli makes a paragon between the birth of map making and the reduction to blindness of Polyphemus by Ulysses: “Take a pencil (a reference to the stake that Ulysses put in the eye of Polyphemus) and draw a straight line (a reference to the olive tree from which Ulysses built his house around) on a white sheet (that which Hobbes reduces the world). This is how geography was born”. (F. Farinelli, Geography, An Introduction to the Models of the World Einaudi 2003).

The cartographic symbol image replaces the world. But if in the age of the modern map, the drawing (the pencil of the eye), the


lavoro umano. Perciò come riuscire a capire come funziona davvero il mondo? La risposta per Farinelli è fare di nuovo l’esperienza del labirinto: ciò che non è visibile dalla superficie terrestre, che non ha centro, che non è rappresentabile, qualcosa che sta sopra e che sta sotto”. Spetta all’esperienza del labirinto scoprire e conservare il vero ricordo del nostro pianeta. Esperire e vivere il labirinto del mondo. 5. Per ritornare al nostro progetto, la stella non poteva più utilizzarsi come simbolo del mondo antico. Restava ciò nonostante qualcosa a cui aspirare, a cui orientarsi. Il desiderio di aggiungere una quinta stella alla qualità della sua produzione, da parte del Consorzio Brunello di Montalcino, costituisce l’orientamento del nostro progetto – e immaginavamo già l’icona della stella come immagine integrata e coordinata. Su questa struttura di base cinque artisti del nostro tempo si raccoglievano in una sorta di comune costellazione a simboleggiare le cinque stelle che il Consorzio intendeva acquisire, senza trascurare l’eco simbolico antico di questa figura, che legava il cosmo ai cinque sensi. Ma dopo il sopralluogo, avendo visionato il contesto specifico e, in particolare, avendo osservato le formelle già presenti a Montalcino, il nostro progetto si è modificato da un altro punto di vista. Senza tralasciare l’idea sostanziale del numero cinque e della sua connessione alle stelle e ai cinque sensi, la formella da murare sulla piazza pubblica di Montalcino imponeva una forma quadrata. Perciò il gioco geometrico richiesto – e che viene proposto nel progetto – assumeva il piacere degli esercizi geometrici: suddividere e scomporre la formella, come nel gioco dei quindici e in ultima istanza come un labirinto quadrato e scomponibile in cinque parti. Un labirinto come nell’idea di Farinelli: passare attraverso il labirinto e fare inedita esperienza del mondo. 6. Spesso pensiamo a una certa geografia ricordando inconsciamente immagini di artisti. Il paesaggio di Montalcino dopo una visita al museo diocesano si associa irrimediabilmente a certi dettagli dei dipinti, i paesaggi scabri delle predelle e dei fondi verdeggianti dietro le grandi figure dei polittici. Oscar Wilde si era chiesto se la nebbia esistesse già prima che Whistler e Turner la dipingessero. Mentre Klee scriverà che “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”.

paper, come before the world (the “precession of the simulacrum” of Baudrillard), in the postmodern age such a precedence is no longer valid, because the map and the territory are no longer distinguishable. The answer for Farinelli repeat the experience of the labyrinth: that which is not visible from the earth’s surface, that has no center, that is not representable, something that is above and is below. It is down to the experience of the labyrinth that we discover and preserve the true memory of our planet. Experiencing and living the labyrinth of the world. 5. To return to our project, the stars can no longer be utilized as a symbol of the antique world. It remains nevertheless something to aspire to, with which to orientate oneself. The desire to add a fifth star to the quality of production, from the part of the Brunello of Montalcino’s Consortium, represents the direction of out project - as we now imagine the icon of the star as an integrated and coordinated image. On this basic structure, five artists of our time come together in a sort of communal constellation symbolizing the five stars that the Consortium intends to acquire, without overlooking the echo of the antique symbol of this figure, which binds the cosmos to the five senses. But after inspection, having seen the specific context and, in particular having observed the predels already present in Montalcino, our project has been modified from another point of view. Without omitting the fundamental idea of the number five and its connection to the stars and to the five senses, the predel mounted in the public square of Montalcino imposes a square form. Thus the geometric game – and that is proposed in the project – takes on the enjoyment of geometric exercises: divide and reassemble the predel, like a Boss Puzzle and ultimately as a square and easily disassembled labyrinth which is broken down in five parts. A labyrinth as in the idea of Farinelli: pass through the labyrinth and make a brand new experience of the world. 6. Often we think of a certain geography recalling unconsciously images of artists. After a visit to the Diocesan Museum the landscape of Montalcino is irrevocably associated with certain details of the paintings, the rough landscapes of the predel and the lush green backgrounds behind the great figures of the polyptychs. Oscar Wilde was once pondered if fog existed before Whistler and Turner painted it – that is until ‘art had invented’ it.


Sono gli artisti che rendono visibili determinati fenomeni. Gli artisti, nel senso più vasto, fra cui scrittori e paesaggisti: tutti coloro che hanno la capacità di produrre delle lenti su una data realtà del mondo o letteralmente di inventarla. 7. Se sono gli artisti che ‘inventano’ la geografia, l’universo del vino, associandosi all’arte enfatizza la propria vocazione artistica. Dunque, l’universo del vino, associandosi a cinque opere di grandi artisti (Chia, Bertozzi & Casoni, Deodato, Montesano, Paladino), si propone come creazione geografica e culturale, che si lega al made in Italy. Inutile ricordare la vasta letteratura che analizza i rapporti tra cultura del vino e cultura tout court. Che il vino non sia una semplice bevanda ma una cultura carica di significati culturali e valori simbolici e allegorici, è un fatto del tutto assodato (si veda il catalogo della mostra su Arte e Vino, curata da Annalisa Scarpa e Nicola Spinosa, edito da Skira, in occasione dell’Expo 2015 dedicato al tema “Nutrire il Pianeta”). La vite, l’uva e il vino sono onnipresenti in opere d’arte, oltre a calici, coppe, in affreschi e sculture dall’età etrusca e romana, nelle decorazioni paleocristiane di edifici religiosi, nei dipinti rinascimentali e barocchi, fino ai nostri giorni. Ma ciò che in questo progetto è essenziale non è il vino come rappresentazione, quanto piuttosto la capacità creativa di un’intera comunità territoriale – locale e nazionale. Un insieme complesso che si associa e che, ritrovando una vera occasione di festa, partecipa alla creazione di qualcosa di unico, che è in questo caso il Brunello.

Meanwhile Klee wrote that “Art does not reproduce the visible; rather, it makes visible”. It is the artists that make visible certain phenomena. The artists, in the broadest sense, including writers and landscape artists: all those who have the ability to produce spectacles of a given reality of the world or to fabricate it literally. 7. If it is the artists that ‘invent’ geography, the universe of wine, associating itself with the arts emphasizes its real artistic vocation. Therefore, the universe of wine, associating itself with five works of great artists (Bertozzi & Casoni, Chia, Deodato, Montesano, Paladino), proposes itself as a geographical and cultural creation, which binds it to Made in Italy. Needless to remember the vast literature analyzing the relationship between the culture of wine and culture tout court. That wine is not just a simple drink but instead a culture full of cultural significance and symbolic and allegorical values, is a wellestablished fact (one sees this in the catalog of the Arte e Vino exhibit, curated by Annalisa Scarpa and Nicola Spinsam and edited by Skira, at the World’s Fair EXPO 2015 dedicated to the theme of “Feeding the Planet”). The vine, the grape, and the wine are omnipresent in works of art, in addition to chalices and goblets in frescos and sculptures in the Etruscan and Roman ages, in the decorations of early Christian religious buildings, Renaissance and Baroque paintings, up until this present day. But in this project what is essential is not the wine as representation, but rather the creative capacity of an entire community – at the local and national levels. A complex togetherness that unites itself and that, finding a real festive occasion, participates in the creation of something unique, that is in this case Brunello.


Opere


Bertozzi & Casoni È una società fondata nel 1980 a Imola da Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e da Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). Bertozzi e Casoni frequentano l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, l’Accademia di Belle Arti di Bologna e partecipano alle manifestazioni che tentano di mettere a fuoco i protagonisti e le ragioni di una “nuova ceramica” cercando di superare il gap che ancora inscrive questo mezzo espressivo in un ambito minore e gregario rispetto ad altre forme artistiche. Collaborano dal 1985 al 1989 con la Cooperativa Ceramica di Imola come ricercatori nel Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica e realizzano due impegnative prove: gli interventi a Tama New Town (Tokyo 1989-90) e il grande pannello “Ditelo con i fiori” collocato su una parete esterna dell’Ospedale Civile di Imola. Tra il 1983 e il 1994 emergono tangenze con il mondo del design tramite un rapporto con lo spazio Dilmos a Milano e la partecipazione a varie edizioni di Abitare il Tempo a Verona e della Triennale di Milano. Per Dino Gavina progettano la “Poltro na Ercolano”. Negli anni Novanta emerge nel loro lavoro un aspetto maggiormente concettuale e radicale che, proprio sul finire del secolo, raggiungono apici dimensionali e realizzativi mai prima raggiunti. Con l’opera “Scegli il Paradiso” del 1997 Bertozzi e Casoni chiudono il capitolo della maiolica dipinta e aprono a sperimentazioni che prevedono l’utilizzo di materiali e di tecnologie di derivazione industriale. E’ la grande svolta: si apre il capitolo delle “contemplazioni del presente” in cui, in una sorta di “epopea del trash”, l’attrazione per quanto è transitorio, peribile e in disfacimento, diventa icona, internazionalmente riconosciuta, di una, non solo contemporanea, condizione umana. Nel 2004 sono invitati ad esporre alla Tate Liverpool e alla XIV Quadriennale di Roma. Del 2007 è la mostra personale a Ca’ Pesaro a Venezia e del 2008 quella al Castello Sforzesco di Milano e al MIC di Faenza. Nel 2009 i loro lavori sono esposti al Padiglione Italia della Biennale di Venezia; nel 2010 a All Visual Arts di Londra, alla Sperone Westwater di New York, alla Galleria Sperone a Sent e alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2011 espongono al Musée des Beaux Arts di Ajaccio, al Padiglione Italia della Biennale di Venezia, alla FaMa Gallery di Verona, a La Maison Rouge di Parigi. Nel 2012 espongono alla Galleria Robilant+Voena di Londra, alla Sperone Westwater di Lugano e nuovamente alla Sperone Westwater di New York. Dello stesso anno è la personale a All Visual Arts di Londra. Del 2013 sono le mostre personali al Museum Beelden aan Zee all’Aia, alla Galleria Beck & Eggeling di Düsseldorf, alla Galleria Cardi di Pietrasanta e del 2014 quelle alla Sperone Westwater di Lugano e nelle sale monumentali di Palazzo Te a Mantova. Del 2015 le personali alla Galleria Tega di Milano, alla Claudio Poleschi di Lucca, alla Sperone Westwater di New York, al Mambo di Bologna, alla Art’In Gstaad Gallery di Gstaad e la partecipazione a Expo Milano 2015.

Astratto, 2015, tecnica mista su carta / mixed media on paper, 70×100 cm

Bertozzi & Casoni is a company that was set up in 1980 in Imola by Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) and Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). Bertozzi e Casoni attended the Istituto Statale d’Arte per la Ceramica in Faenza, the Accademia di Belle Arti in Bologna and took part in events that endeavoured to focus on the leading figures and rationale of a “new ceramic”, trying to bridge the gap that still placed this expressive medium in a lesser and more humble sphere than other artistic forms. They worked with the Cooperativa Ceramica of Imola from 1985 to 1989 as researchers in the Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica and they produced two demanding projects: the works in Tama New Town (Tokyo 1989-1990) and the big panel “Ditelo con i fiori” placed on an outside wall of the Imola public hospital. Between 1983 and 1994 tangents with the world of design emerged through a favoured relationship with the Dilmos space in Milan and participation in the various presentations of “Abitare il Tempo” in Verona and the Milan Triennial. They designed the “Poltrona Ercolano” for Dino Gavina. In the 1900s a more conceptual and radical aspect emerged in their work that, at the end of the century, reached dimensional and production peaks never before attained. With the work “Scegli il Paradiso” of 1997 Bertozzi & Casoni closed the chapter of painted majolica with this latter work and began experiments requiring the almost exclusive use of industrial materials and technologies. This was the big turning point: the chapter of “contemplation of the present” opened up in which, in a kind of “epic of trash”, the attraction of what is transient, perishable and in decomposition became the internationally recognised icon of a not only contemporary human condition. In 2004 they were invited to exhibit at the Tate Liverpool and the 14th Rome Quadrennial. In 2007 they had a solo exhibition at the Ca’ Pesaro in Venice and in 2008 at the Castello Sforzesco in Milan and the MIC in Faenza. In 2009 their works were shown in the Italian Pavilion at the Venice Biennale; in 2010 at All Visual Arts in London, at the Sperone Westwater Gallery in New York, at the Sperone Gallery in Sent and at the Arnaldo Pomodoro Foundation in Milan. In 2011 they exhibited at the Musée des Beaux Arts in Ajaccio, in the Italian Pavilion at the Venice Biennale , at the FaMa Gallery in Verona and at La Maison Rouge in Paris. In 2012 they exhibited at the Robilant+Voena Gallery in London, at the Sperone Westwater Gallery in Lugano and once again at the Sperone Westwater Gallery in New York. They had a solo exhibition the same year at All Visual Arts in London. In 2013 they had solo exhibitions at the Beelden aan Zee Museum in the Hague, at the Beck & Eggeling Gallery in Dusseldorf and at the Cardi Gallery in Pietrasanta. In 2014 they exhibited at the Sperone Westwater Gallery in Lugano and in the monumental halls of the Palazzo Te in Mantua. In 2007 they had a solo exhibition at the Galleria Tega in Milan, at the Claudio Poleschi in Lucca, at the Sperone Westwater in New York, at the MAMbo in Bologna, at the Art’ In Gstaad Gallery in Gstaad and the participation to Expo Milano 2015.



Sandro Chia Nasce a Firenze nel 1946. Dopo l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti viaggia in Europa e in Oriente.

Sandro was born in Florence in 1946. After the Art Institute and the Academy of Fine Arts he travels in Europe and the Orient.

Nel 1970 è a Roma, dove nel 1971 ha luogo la sua prima mostra personale; da questo momento in poi inizia una delle carriere più brillanti dell’arte italiana contemporanea italiana con mostre, retrospettive e opere in permanenza presso musei e gallerie di tutto il mondo. Nel 1982 è a New York, dove si fermerà per circa vent’anni. Fra le sue esposizioni personali più importanti: Royal Academy di Londra (1981); Stedelijk Museum, Amsterdam e Guggenheim, New York (1983); Metropolitan Museum, New York (1984); Galleria Nazionale, Berlino (1984, 1992); poi Parigi (1984), Dusseldorf (1984), Anversa e Città del Messico (1989); Palazzo Medici Riccardi, Firenze (1991); e ancora Karlsruhe (1992)e Palm Springs (1993); Villa Medici a Roma (1995); Palazzo Reale, Milano (1997), Boca Raton Museum of Art, Florida (1997); Galleria Civica, Trento (2000); Palazzo Pitti e Museo Archeologico Nazionale, Firenze (2002); Duomo di S. Agostino, Pietrasanta (2005).

In 1970 he moves in Rome, where in 1971 he held his first solo exhibition; from this point on, he begins one of the most brilliant contemporary Italian art careers with exhibitions, retrospectives and artworks permanently at museums and galleries around the world. In 1982 he moves in New York, where he will be stop for about twenty years. Among his most important solo exhibitions: Royal Academy in London (1981); Stedelijk Museum, Amsterdam and the Guggenheim, New York (1983); Metropolitan Museum, New York (1984); National Gallery, Berlin (1984, 1992); then Paris (1984), Dusseldorf (1984), Antwerp and Mexico City (1989); Palazzo Medici Riccardi, Florence (1991); and still Karlsruhe (1992) and Palm Springs (1993); Villa Medici in Rome (1995); Palazzo Reale, Milan (1997), Boca Raton Museum of Art, Florida (1997); Galleria Civica, Trento (2000); Pitti Palace and the National Archaeological Museum, Florence (2002); Cathedral of St. Agostino, Pietrasanta (2005).

Nel 2010 è la grande retrospettiva alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma curata da Achille Bonito Oliva. Recentemente (2011-2012) è stato presente alla mostra Transavanguardia al Palazzo Reale di Milano a cura di Bonito Oliva, in varie personali a Bologna, Milano, Modena e in numerose collettive in tutta Italia. Nel 2014 ha esposto a New York presso Steven Harvey Fine Art project e a Dublino presso Hillsboro Fine Art. Vive fra Miami, Roma e Montalcino, dove è anche produttore dei premiati vini dell’azienda ‘Castello Romitorio’ conosciuti ed esportati in tutto il mondo.

In 2010, the great retrospective at the National Gallery of Modern and Contemporary Art of Rome, curated by Achille Bonito Oliva. Recently (2011-2012) was present at the exhibition Transavanguardia at Palazzo Reale in Milan curated by Achille Bonito Oliva, in various personal in Bologna, Milan, Modena and in numerous group exhibitions in Italy. In 2014 he exhibited in New York at Steven Harvey Fine Art project in Dublin and at Hillsboro Fine Art. He lives between Miami, Rome and Montalcino, where he is also a producer of award-winning wines of the ‘Castello Romitorio’ known and exported worldwide.

Brunello di Montalcino, 2013-14, tecnica mista su carta / mixed media on paper, 100×100 cm



Pino Deodato Nasce a Nao, Vibo Valentia, nel 1950. Attualmente vive e lavora a Milano, dove arriva nel 1969. Qui frequenta l’Accademia di Brera ed entra in contatto con alcuni esponenti dell’arte milanese, diventando poi assistente di Giangiacomo Spadari.

Pino Deodato was born in Nao, Vibo Valentia, in 1950. He currently lives and works in Milan, where he arrived in 1969. Here he attended the Brera Academy and came into contact with some exponents of Milanese art, becoming the assistant to Giangiacomo Spadari.

Successivamente conosce l’ambiente artistico francese: sono gli anni Settanta, tempi in cui la cultura cammina di pari passo con le vicende politiche e sociali. Attorno a questi contenuti Deodato sviluppa le sue creazioni artistiche che comincia a desporre in Italia e all’estero.

Subsequently he came to know the French artistic environment: this was the 70s, a time when culture went hand in hand with political and social events. Deodato developed his artistic creations around these actions, which he then exhibited in Italy and abroad.

Nei primi anni Ottanta lavora principalmente con al Galleria Gastaldelli, esponendo in seguito in molteplici spazi pubblici e privati: Il Milione, Cardi, Klerks, Progettoarte ELM (Milano), Cristofori (Bologna), Narciso (Torino), Poleschi (Lucca), Art Events (Benevento), Susanna Orlando (Pietrasanta e Forte dei Marmi), Ambrosino (Miami), Foro Italico (Roma), Museo Paolo Pini, Fondazione Pomodoro (Milano), Contemporary Art Platform (Kuwait City). Dagli anni Novanta l’espressione artistica di Deodato è caratterizzata da un realismo magico che, trovando ispirazione nelle pieghe della sua memoria, dà origine a vere e proprie metafore della vita. Questo percorso prosegue nel nuovo millennio: Deodato, umanista e alchimista dell’immagine, sempre in transito tra scultura e pittura, continua a narrare la storia dell’uomo con uno sguardo severo e gentile, acuto e poetico, aperto al meraviglioso e al fantastico.

Profumi, 2015, tecnica mista su tavola / mixed media on wood, 70×100 cm

In the early 80s he mainly worked with the Galleria Gastaldelli, later exhibitingin many Italian public and private spaces: Il Milione, Cardi, Klerks, Progettoarte ELM (Milan), Cristofori (Bologna), Narciso (Turin), Poleschi (Lucca), Art Events (Benevento), Susanna Orlando (Pietrasanta e Forte dei Marmi), Ambrosino (Miami), Foro Italico (Rome), Museo Paolo Pini, Fondazione Pomodoro (Milan), Contemporary Art Platform (Kuwait City). From the 90s Deodato’s artistic expression has been characterised by magic realism that, find ispiration in the channels of his memory, gives rise to authentic metaphors of life. This path has continued into the new millennium: Deodato, humanist and alchemist of the image, always he moving between sculpture and painting, continues to narrate the history of mankind with a stern and kind, sharp and poetic look, open to he marvellous and fantastic.



Gian Marco Montesano Nato a Torino nel 1949, si è formato studiando a Torino nel Seminario salesiano di Valdocco. Non segue la vocazione ecclesiastica perché più forte è la predisposizione artistica ed intellettuale che lo portano negli anni Settanta prima a Bologna e poi a Parigi, dove ha modo di conoscere tra gli altri Gilles Deleuze e Jean Baudrillard. L’iniziazione alla pittura di Montesano avviene molto tempo prima, mentre ancora era seminarista a Valdocco. Da qui la scelta del titolo, Andarera, una sorta di “Arebours”, un viaggio all’indietro nei luoghi della memoria e dell’infanzia. All’inizio degli anni Settanta le sue prime opere sono, infatti, riproduzioni di Madonne e di quelle immagini sacre, ricordi distribuiti ai fedeli nei santuari e durante gli esercizi spirituali. Montesano le ingrandisce e le rivisita in chiave postmoderna rifacendosi alla bella tradizione della pittura popolare ma anche rivestendole di significati concettuali e teorici. Dalla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, Montesano viene inserito nell’ambito del cosiddetto Medialismo, la corrente di revival pittorico, di matrice neo-pop e fumettista, della quale è stato invece un precursore assoluto. Da questo contesto però si differenzia molto, perché indagando la storia e il passato Montesano rilegge gli anni drammatici e cruciali della formazione dell’Europa nel corso del secolo XX fino al momento della sua crisi. Accanto a queste ci sono anche immagini dolcissime di bambini, seducenti ritratti femminili, vasti paesaggi di gusto romantico, vedute urbane di genere cinematografico, che Montesano dipinge con quel suo inconfondibile stile neorealista, anzi post-realista. Oltre ad essere affermato pittore, Montesano è un appassionato regista teatrale. La sua Compagnia Florian, con sede a Pescara, ha presentato spettacoli a Parigi, in Ungheria e in tutta Italia. Nel 2002 Montesano ha partecipato ad una mostra collettiva alla galleria d’arte Boxart di Verona. Tra il 2006 e il 2007 l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pietrasanta ha promosso la mostra Berlino 1936, curata da Valerio Dehò, nelle sale del Chiostro di Sant’Agostino a Pietrasanta (Lucca). Nel 2008 espone “La canzone del male” presso la Galleria Umberto di Marino, Napoli e a Trento, Palazzo Trentini “Il mito del gesto sportivo nell’arte del ’900, arte e sport”. Nel 2010 inaugura con gli ultimi lavori “Gian Marco Montesano, il fantasma dell’opera” presso Galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi di Riccione. Ha esposto presso la Fondazione Filiberto Menna nel 2012 e al Museo Michetti di Francavilla al Mare e in altre mostre in spazi museali. Nel 2014 al Vittoriale degli Italiani per il 150° Anniversario della nascita di Gabriele d’Annunzio, dove una sua opere è stata acquisita nella collezione permanente. Nel 2015 ha tenuto una sua grande personale dal titolo “Europa Addio” nella chiesa di San Matteo a Lucca, presso Claudio Poleschi Arte Contemporanea.

Grazie dei fiori, 2008, olio su tela / oil on canvas, 70×100 cm

Born in Turin in 1949, he studied in the Turin in Valdocco Salesian seminary. Does not follow the ecclesiastical vocation because the stronger the artistic and intellectual inclinations that lead him in the Seventies first in Bologna and then to Paris, where he met among others Gilles Deleuze and Jean Baudrillard. Initiation to painting of Montesano happens long before, while still a seminarian at Valdocco. Hence the choice of the title, Andarera, a sort of “Arebours”, a journey back to the places of memory and childhood. In the early seventies his first works are, in fact, reproductions of Madonnas and of those sacred images, souvenirs handed out to worshipers at shrines and during the retreat. Montesano enlarged them and revisited them in postmodern referring to the fine tradition of popular painting but also applying conceptual and theoretical meanings. Since the end of the Eighties and the Nineties, Montesano was included in the so-called Medialismo, the current of pictorial revival, neo-pop matrix and cartoonist, which was an absolute precursor. From this, however, the context is very different, because investigating the history and the past Montesano rereads the crucial and dramatic years of the formation of Europe in the twentieth century until the time of his crisis. Alongside these there are also sweet images of children, enticing feminine portraits, vast landscapes of romantic style, urban views of film genre that Montesano painted with his unmistakable neorealist, or rather post-realist. Besides being accomplished painter, Montesano is an avid theater director. His Compagnia Florian, based in Pescara, has put on shows in Paris, Hungary and Italy. Montesano in 2002 participated in a group exhibition at the art gallery Boxart of Verona. Between 2006 and 2007 the Department of Culture of the City of Pietrasanta has promoted the exhibition Berlin 1936, edited by Valerio Dehò, in the halls of the Cloister of Sant’Agostino in Pietrasanta (Lucca). In 2008 he exhibited “The song of evil” at the Galleria Umberto Marino, Naples and in Trento, Palazzo Trentini “The myth of the art sporting gesture of the ’900, art and sport.” He inaugurated in 2010 with the latest work “Gian Marco Montesano, the Phantom of the Opera” at Gallery of Modern Art and Contemporary Villa Franceschi of Riccione. He has exhibited at the Filiberto Menna Foundation in 2012 and Michetti Museum of Francavilla al Mare and in other exhibitions in museum spaces. In 2014 the Italian Vittoriale for the 150th Anniversary of the Birth of Gabriele d’Annunzio, where one of his works was acquired in the permanent collection. In 2015 he held his largest solo exhibition entitled “Europe Addio” in the church of San Matteo in Lucca, at Claudio Poleschi Contemporary Art.



Mimmo Paladino Nasce a Paduli (Benevento) nel 1948 e lavora oggi tra la sua terra d’origine e Roma. È uno dei rappresentanti più affermati della Transavanguardia, movimento teorizzato nel 1980 dal critico Achille Bonito Oliva che esplode nella sezione “Aperto” della Biennale di quell’anno: gli artisti rivendicano un ritorno alla pittura a scapito della smaterializzazione voluta dal Minimalismo e Concettualismo. L’esperienza di Paladino si evolve negli anni Ottanta unendo al linguaggio astratto una rinnovata attenzione per il figurativo. Nel 1964, visitando la Biennale di Venezia, riceve una forte impressione dagli artisti Pop americani. Memorabile resta la sua installazione Montagna di sale a piazza del Plebiscito a Napoli degli anni Novanta, con figure umane di guerrieri e i grandi cavalli rovesciati dentro il cumulo bianco. Paladino si dedica, oltre che alla pittura e alla scultura, anche all’incisione: l’acquaforte, l’acquatinta, la linoleografia, la xilografia. Altro luogo privilegiato è il teatro per il quale svolge un’attività intensa di scenografo (sovente in coppia con Mario Martone) che gli frutta il premio Ubu per l’Edipo a Colono. Si cimenta anche nel cinema. Sua è la regia del Don Chisciotte: nel 2005 al Museo di Capodimonte. Dalla sua prima personale nel 1969, presso lo Studio Oggetto di Enzo Cannaviello a Caserta, Paladino è oggi riconosciuto a livello internazionale e le sue opere sono presenti in numerose collezioni pubbliche del mondo. Nel 1985 la Lenbachhaus di Monaco di Baviera organizza la sua prima mostra retrospettiva in uno spazio pubblico. Nel 1988 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale nel Padiglione Italia. Nel 1994 è il primo artista contemporaneo italiano a esporre in Cina, alla Galleria Nazionale delle Belle Arti di Pechino. Nel 1995 Napoli organizza una rassegna in tre prestigiosi spazi pubblici: le Scuderie di Palazzo Reale, Villa Pignatelli Cortes e Piazza Plebiscito, cornice della spettacolare installazione della Montagna di Sale. Nel 1999 è la volta della South London Gallery con il grande ciclo dei Dormienti. La più completa retrospettiva è allestita a Prato al Centro Pecci nel 2002-2003. In quest’anno, Paladino viene scelto per rappresentare il nostro paese durante la Presidenza italiana a Bruxelles, con la scultura equestre Zenith, nella piazza della sede del Parlamento Europeo. Nel 2005, oltre agli eventi legati al Don Chisciotte, tra le sue personali vi è quella alla Cà Pesaro di Venezia, in occasione della Biennale, con terrecotte di grande formato, e quella al MAR, Museo d’Arte di Ravenna: vengono esposte per la prima volta le scenografie teatrali realizzate negli ultimi quindici anni. Nel 2007 si inaugura il mosaico per il Teatro Argentina a Roma, in pendant con quello di Enzo Cucchi. Nel 2012, il Mic di Faenza ha proposto le sue ceramiche in mostra mentre la Pinacoteca Provinciale di Bari allestiva le sue sculture in una monografica. Nei panoramici spazi di Villa Rufolo a Ravello, si è tenuta nel 2013 una mostra di sculture curata da Flavio Arensi. Per la Sala dei Cavalli di Palazzo Te a Mantova, Paladino ha realizzato con alluminio e matrici di tufo un monumentale cavallo con dentro un uomo, archetipo di Ulisse e della presa di Troia.

Born in Paduli (Benevento) in 1948 and works today between his homeland and Rome. He is one of the most successful representatives of the Transavanguardia, movement theorized in 1980 by the art critic Achille Bonito Oliva exploding in the “Open” in theVenice Biennale: the artists claim a return to painting at the expense of dematerialization wanted by Minimalism and Conceptualism. The Paladino experience evolves in the eighties by combining the abstract language renewed attention to the figurative. In 1964, visiting the Venice Biennale, he receives a strong impression by American Pop artists. His statues are icons, ancient masks, geometrical, almost an alphabet of signs that come back cyclically. Memorable is his installation Salt Mountain in Piazza del Plebiscito in Naples in the nienties, with human figures of warriors and the great horses overturned inside the white cumulus. Paladino is dedicated not only to painting and sculpture, even to engraving: etching and aquatint, linocuts, woodcuts. Another favorite place is the theater for which he performs an activity of designer (often paired with Mario Martone) - Ubu prize. He also engages in the cinema. The direction of Don Quixote in 2005 at the Museo di Capodimonte in Naples. From his first solo exhibition in 1969 at the Studio Oggetto Enzo Cannaviello in Caserta, Paladino is now recognized internationally and his works are in numerous public collections in the world. In 1985 the Lenbachhaus of Monaco of Bavaria organizes his first retrospective exhibition in a public space. In 1988, the Venice Biennale dedicates a solo exhibition at the Italian Pavilion. In 1994s he is the first Italian contemporary artist to exhibit in China, the National Gallery of Fine Arts in Beijing. In 1995 Naples organized an exhibition in three prestigious public spaces: the stables of the Royal Palace, Villa Pignatelli Cortes and Piazza Plebiscito, the frame of the spectacular installation of the Salt Mountain. In 1999 he was the turn of South London Gallery with the great cycle of the Sleepers. The most complete retrospective is staged at the Centro Pecci in Prato in 2002-2003. In this year, Paladino is chosen to represent our country during the Italian Presidency in Brussels, with the Zenith Equestrian sculpture in the square of the European Parliament building. In 2005, in addition to events related to Don Quixote, in his personal there is one at the Cà Pesaro in Venice, on the occasion of the Biennale, with large format terracotta, and that the MAR, Art Museum of Ravenna: they are exposed to the first time the theater sets made in the last fifteen years. In 2007 he inaugurated the mosaic for the Teatro Argentina in Rome, in a pendant to that of Enzo Cucchi. In 2012, the Faenza Mic has proposed his ceramics on display and the Provincial Art Gallery in Bari organised his sculptures in a monograph. In scenic spaces of Villa Rufolo in Ravello, it was held in 2013 an exhibition of sculptures, curated by Flavio Arensi. For the Horses hall of Palazzo Te in Mantova, Paladino has made with aluminum and tuff a monumental horse with a man inside, the archetype of Ulysses and the fall of Troy.

Brunello di Montalcino, 2015, tecnica mista su cartone / mixed media on cardboard, 70×100 cm



ArteBrunello 5 opere per 5 stelle Montalcino, 20 febbraio 2016 CONSORZIO DEL VINO BRUNELLO DI MONTALCINO Piazza Cavour, 8 - 53024 Montalcino (SI) info@consorziobrunellodimontalcino.it www.consorziobrunellodimontalcino.it CURATORE / ART CURATOR Enrico Mattei CRITICO / ART CRITIC Paolo Antognoli ARTISTI / ARTISTS Bertozzi & Casoni Sandro Chia Pino Deodato Gian Marco Montesano Mimmo Paladino COORDINAMENTO / COORDINATION Claudio Poleschi TESTI / ESSAYS Maurizio Martina - Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Enrico Rossi - Presidente Regione Toscana Marco Remaschi - Assessore all’agricoltura, Regione Toscana Silvio Franceschelli - Sindaco di Montalcino Fabrizio Bindocci - Presidente Consorzio del Vino Brunello di Montalcino Ilio Raffaelli - Sindaco di Montalcino dal 1960 al 1980 Bruno Bonucci - Storico Paolo Antognoli - Critico d’arte Enrico Mattei - Curatore d’arte PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE / DESIGN & PAGE LAYOUT Brookshaw&Gorelli Marco Macelloni UFFICIO STAMPA / PRESS OFFICE Mailander – Torino REFERENZE FOTOGRAFICHE / PHOTO CREDITS Brookshaw&Gorelli Vehicle Projects COPERTINA / COVER Formella celebrativa Brunello di Montalcino vendemmia 2015 STAMPA / PRINT Bandecchi & Vivaldi, Pontedera Febbraio 2016


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