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Supplemento n. 1 al n. 225 di Giugno 2018 del mensile di cultura e spettacolo Venezia News - spedizione in A.P. 45% art. 2 comma 20/B - legge 662/96 - DCI-VE
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the silliness of summer The summer comes when it is ready, and gives its scent to every flower, the summer lasts all summer long, leaving salt in your hair and the sun on your tongue. In summer anything goes and everything happens, in summer even the stars head for the coast, it would be silly to try to resist the summer: that is when every dream explodes. The summer has come again this summer! So be more cheerful, and be more alive, and be more silly!
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«Architecture affects everyone, so it’s like a human right» Yvonne Farrell, Shelley McNamara
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Università Luigi Bocconi, Milan © Grafton Architects
quotes paolo baratta
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THE CURATORS Yvonne Farrell, Shelley McNamara
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golden lion Kenneth Frampton
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INTERVIEW | ROBIN HOOD GARDENS CHRISTOPHER TURNER OLIVIA HORSFALL TURNER
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meetings with remarkable buildings CLOSE ENCOUNTER
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INTERVIEW | THE PRACTICE OF TEACHING MARIO BOTTA
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INTERVIEW | PADIGLIONE ITALIA MARIO CUCINELLA
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MAPPING | padiglione santa sede vatican chapels
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president of la biennale di venezia
paolo baratta
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hy should there be an Architecture exhibition? Why should it interest nonarchitects? Why does it last six months (much longer than it used to)? Why is it important to engage with it? We can find the reason ourselves, if we take the time to think about our place within the bigger picture and realise how little we think about the spaces in which we live and work – which we inhabit, in the broader sense of the word. How should we experience them, how can we understand them better? With what tools? How can we express our aspirations beyond being merely consumers of goods and occupants of buildings? A way to understand the value of each one of us is to realise that the space which surrounds us was created and that we, here and now, are the object of that far-off creative idea, and its beneficiary. This is a value not related to how much we earn or what we own. And isn’t the free and open space that architecture can help create not part of our right to a better quality of life/way of living? The Architecture Biennale awaits us, to take us forward in the construction of our civilisation. Paolo Baratta
Photo by Andrea Avezzù - Courtesy of La Biennale di Venezia
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the curators
Yvonne Farrell, Shelley McNamara
La cura dello spazio Taking care
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vete partecipato alle Biennali 2002 e 2016, ricevuto il Leone d’Argento nel 2012 e siete curatrici dell’edizione 2018. Quale la traccia identitaria di questo percorso e quali le sfide future? YF La domanda è interessante perché parlando del nostro percorso possiamo soffermarci a riflettere sulle modalità in cui l’architettura viene presentata al pubblico, su come possa diventare oggetto di un’esposizione rappresentando un momento di riflessione e di condivisione di idee. L’architettura è una disciplina molto complessa, che coinvolge ogni cittadino della Terra. Quando abbiamo parlato di The Physics of Culture, e poi di The New Geography in occasione della Biennale Architettura 2012 Common Ground (*1) curata da David Chipperfield, ci siamo rese conto del fatto che la Biennale rappresenta l’opportunità di osservare un progetto dal punto di vista filosofico, cercando un modo per esprimerlo e di presentarlo al pubblico e alla comunità degli architetti. Un’occasione per attivare una discussione. In questo senso, le esposizioni di questo profilo diventano il luogo in cui architetti di tutto il mondo possono analizzare il proprio lavoro e al contempo cercare il modo migliore di comunicare le complesse idee connaturate in esso. Abbiamo scelto il tema Freespace perché crediamo fermamente nella componente culturale insita nell’architettura, che va al di là dell’effimero e anche del mero concetto di bisogno. Agli architetti invitati abbiamo chiesto di focalizzare l’attenzione su questo aspetto, di rappresentarlo cercando di farsi capire dalle persone, in modo che per tutti diventi una sfida a cercare la componente culturale nel proprio lavoro, nei propri progetti e nelle proprie attività. SMN Per quanto riguarda la nostra presenza a Venezia nel corso degli anni, è interessante notare che nella Biennale di Deyan Sudjic (Next, 2002) (*2) abbiamo esposto il progetto per l’Università Bocconi e nel 2008 abbiamo portato al Padiglione Irlandese la stessa opera completata. L’anno del Leone d’Argento (Common Ground, 2012) abbiamo mostrato il progetto preliminare per Lima e successivamente, con Aravena (Reporting from the Front, 2016), eravamo presenti di nuovo con Lima nella sua fase finale. Questi due progetti, Bocconi e Lima, non sono semplicemente il risultato di due commissioni, ma sono il frutto di trenta, quaranta anni di lavoro. In un certo senso molte delle nostre idee si sono formate proprio durante la progettazione di questi
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due edifici, che a loro volta hanno influenzato il tema del manifesto Freespace. Lavorando su progetti a questa scala, diversamente da quanto facevamo prima di allora, abbiamo imparato e scoperto, o riscoperto, che è lo spazio non richiesto, lo spazio non programmato, a rendere questi edifici così importanti. Con la Bocconi abbiamo imparato che ad essere veramente speciale è lo spazio tra gli elementi: tra l’auditorium e gli uffici, tra la città e gli uffici. Lo stesso vale per Lima, se consideriamo gli spazi per la circolazione delle persone che sono tutti esterni; magari protetti dal vento, dalla pioggia o dal sole, ma esterni. Traducendo questa esperienza per Freespace, abbiamo ricercato progetti che potessero andare oltre il soddisfare requisiti espliciti. Ci possono essere progetti molto piccoli, che si esauriscono nel disegno di elementi minimi, come una porta ad esempio, ma oltre il progetto in sé ci può essere un interesse diverso, un desiderio di trovare qualcosa che vada al di là dello stretto necessario. Potremmo chiamarla generosità verso gli sconosciuti.
il mondo ed era importante per noi scegliere progetti rappresentativi dei luoghi più vari e che affrontassero diversi temi: la materialità, le infrastrutture, l’edilizia residenziale… Quindi come curatrici abbiamo cercato di rappresentare tutti gli aspetti della comunità dell’architettura. Sono scelte personali fatte in buona fede: inutile dire che ci è dispiaciuto escludere qualcuno. La nostra speranza è che si colga il nostro impegno a discutere su un tema in modo coerente.
YF La Biennale è senz’altro un’opportunità per riflettere sulle idee che sottendono l’architettura. Si tratta di un momento molto importante per me e Shelley, soprattutto ora che siamo coinvolte nell’aspetto curatoriale. Lavorando a stretto contatto con il team Biennale, con il nostro team (*3) a Dublino e con persone provenienti da tutto il mondo, ci rendiamo conto che Venezia fornisce un’opportunità a tutta la comunità di architetti per capire il valore culturale dell’architettura. Ci auguriamo che la Biennale dia alle persone il coraggio di capire che la nostra professione arricchisce veramente la vita di tutti, che non è un extra, un qualcosa in più che semplicemente succede, ma una componente vitale per il futuro del mondo. Nel manifesto Freespace (*4) parliamo della Terra come cliente perché sappiamo che nei prossimi 50 anni il mondo sarà sempre più urbanizzato, il che significa che sarà sempre più un mondo costruito da architetti. Dentro la nostra professione abbiamo bisogno di trovare coraggio; al di fuori di essa abbiamo bisogno di trovare sostegno. Per questo, nell’affrontare l’impegno della curatela, abbiamo soprattutto cercato un modo di celebrare l’architettura in sé e per sé.
«We think of ourselves as makers of space, not makers of objects»
YF Abbiamo usato il manifesto come strumento che ci guidasse nella scelta. Abbiamo analizzato ogni parola e cercato di trovare qualcuno che rappresentasse quei valori. Uno strumento di guida che abbiamo combinato alle qualità fisiche della Biennale come luogo, ossia le Corderie e il Padiglione Centrale.
Quali sono stati i criteri di selezione per la scelta dei 71 architetti di Freespace? SMN Ne avremmo voluti includere molti di più. Abbiamo ricevuto proposte da tutto Photo by Andrea Avezzù - Courtesy of La Biennale di Venezia
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ou participated in the Architecture Biennale in 2002 and in 2016, have been awarded the Silver Lion in 2012, and are curators of the 2018 edition. What thread can we see in this itinerary of yours and in the upcoming challenges? YF This is an interesting question in terms of how architecture is represented to the public and how complex architecture is as a discipline. It is a moment of reflection on how exhibitions dismantle or present ideas. Architecture is an extremely complex discipline which affects citizens beyond the individual project. Both in The New Geography for David Chipperfield’s Common Ground (*1) and in The Physics of Culture for Alejandro Aravena’s Reporting from the Front, the Biennale has been for us an opportunity to take the philosophical position of a project, to find a way of expressing it and present it to the public, to the architectural community, and discuss it, too. In this sense, exhibitions are a way for architects around the world to look at their own work and try to communicate the complex ideas embedded in it. We chose the theme of Freespace, because we believed in the cultural component within architecture that is beyond the brief, beyond
the need. We asked architects around the world to try to represent that, to be understood, and to challenge people to find the free space within their work and projects. SMN In relation to our own career, it is interesting that the times that we have shown work in the Venice Biennale were first in 2002 as part of Deyan Sudjic’s Biennale – it was called Next (*2) and we showed our Bocconi University project – and later in 2008 as part of the Ireland Pavilion – where we showed the Bocconi finished. In the Silver Lion year, the Common Ground Biennale of 2012, we showed Lima before it was built, and then later, in Reporting from the Front of 2016, we showed Lima when it was finished. Bocconi and Lima are therefore the two projects that have represented us already in the Biennale, and they are not just the result of the two commissions but of 30 or 40 years’ work. In some ways, many ideas came together with these two projects, influencing our theme of Freespace. By working on projects of this scale – which was quite different from what we’ve been doing before – we learned and discovered, or rediscovered, that the space which is not required, or the space which is not programmed, is the space that makes these buildings important in terms of our career. What we’ve learned in the Bocconi project is that the space between the auditorium and the offices, between the city and the offices, is special. And the same is true for Lima, where all of the places where people circulate are outside, they are protected from wind or rain or from the sun, but they are external. Sometimes a project has very little opportunity – it might be just making a beautiful front door – and sometimes it has more opportunity, but what we have been looking for in the work of the participants that we chose is that wish to find something else, something beyond the need, which is what we call generosity to strangers. YF We see the Biennale as offering an opportunity to focus on architectural ideas. The experience is even more interesting since we are involved in the curation and have been working with the team of the Biennale in Venice and also with our own team in Dublin (*3) , spending so many months working with people around the world. We understand that Venice provides an opportunity for the architecture community to focus on the cultural value of architecture. Something both Shelley and I feel very deeply is that the Biennale is a celebration of the best of architecture, so we hope that it gives people the courage to realize that our discipline truly enriches people’s lives, and it’s not an additional extra that somehow happens. Architecture is a vital component in the future of the world; in the manifesto (*4) , we talk about the Earth as client and we also
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(*1) Nel 2012, Common Ground, terreno comune, fu l’espressione che David Chipperfield prese in prestito dalla fisica per dare un titolo alla sua Biennale, intesa come uno spazio condiviso in cui due o più persone dichiarano di aver probabilmente trovato un punto di incontro. In quell’edizione a Yvonne Farrell e Shelley McNamara, fu assegnato il Leone d’Argento «per la loro notevole presentazione del nuovo campus universitario di Lima, che si ricollega alle idee di Paulo Mendes da Rocha, e per le qualità concettuali e spaziali dell’installazione che dimostrano un considerevole potenziale di questo studio di architettura nella reinvenzione del paesaggio urbano»./ In 2012, Common Ground were the words David Chipperfield borrowed from physics to name his Biennale, the common ground two or more people may have found when they agree on something. In that edition, Grafton Architects were awarded the Silver Lion “for their impressive presentation of a new university campus in Lima, connecting to the ideas of Paulo Mendes da Rocha. The jury believes that the conceptual and spatial qualities of this installation demonstrate the considerable potential of this architectural practice in reimagining the urban landscape.” (*2) Il titolo della Biennale del 2002 di Deyan Sudjic era Next, il futuro dell’architettura mondiale, con l’intenzione di mostrare cosa e come sarebbe stato costruito, lontano da rappresentazioni fantastiche e virtuali che avvicinavano sempre di più l’architettura al mondo delle installazioni d’arte, e guardando soprattutto alla qualità delle forme e dei materiali dell’architettura costruita./ The 2002 Biennale curated by Deyan Sudjic was named Next, with the intention of showing what could be built and how, far from fantastic or virtual representations that were pushing architecture close to the world of art installations. The exhibition focused on the quality of shapes and materials of real, existing architecture. (*3) Lo Studio Grafton prende il nome dalla via più caratteristica di Dublino, la Grafton Street. Qui nel 1978 due giovani professoresse dell’University College hanno iniziato un percorso che le ha portate a diventare lo studio di architettura più famoso d’Irlanda./ Grafton Architects is named after the most characteristic street in Dublin – Grafton Street. Here, in 1978, two young teachers of University College started working on what was to become the most famous architecture practice in Ireland. (*4) Yvonne Farrell e Shelley McNamara, come curatrici di Biennale 2018, riprenderanno il tema della precedente edizione da un altro punto di vista, volgendo l’attenzione alla qualità dello spazio pubblico e privato, dello spazio urbano, del territorio e del paesaggio quali riferimenti principali e finalità della stessa architettura. Le curatrici, note per la raffinatezza del loro lavoro, sono conosciute anche per una intensa attività pedagogica e per la loro capacità di coinvolgere ed appassionare le nuove generazioni./ As curators of the 2018 Architecture Biennale, Yvonne Farrell and Shelley McNamara will elaborate on the theme of the 2016 edition from another point of view, focusing on the quality of public and private space, urban space, territory, and landscape as the main reference points and, ultimately, the final purpose of architecture. The curators are known for their refined work, for their intense educational activity, and for their ability to involve and move the younger generations.
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the curators
Yvonne Farrell, Shelley McNamara
Come avete coniugato la vostra anima di architetti e di insegnanti in versione curatoriale nella definizione della vostra Biennale? SMN La combinazione dei due fattori è molto importante per tutti noi che lavoriamo a stretto contatto con così tanti giovani architetti e progettisti ed è uno dei motivi per cui abbiamo previsto la sezione The Practice of Teaching (*5). L’insegnamento è stato per noi un territorio molto fertile sia intellettualmente che professionalmente. Se progettare significa il complesso lavoro quotidiano del costruire edifici, l’insegnamento è quello che chiamiamo il laboratorio dell’immaginazione, il luogo in cui immaginiamo i progetti insieme agli studenti. L’esperienza dell’insegnamento è stata anche molto utile per la curatela della Biennale, perché ci ha fornito gli strumenti adatti a leggere i progetti altrui e a valutare da subito efficientemente se una candidatura era in linea con il nostro manifesto oppure no. Molti vostri edifici sono luoghi vocati all’insegnamento, come università, scuole o college. L’architettura come cornice di uno spazio libero? Come viene espressa questa circolazione del pensiero nel progetto The Practice of Teaching? SMN È come un fungo che cresce all’ombra di un capanno. I funghi crescono in luoghi ombrosi e umidi. È un’idea molto affascinante che le culture/colture crescano in certi ambienti specifici; creare ambienti dove il pensiero può svilupparsi è il ruolo di un’università o di una scuola. È lì che gli studenti crescono. La pratica dell’insegnamento è un’esperienza ricchissima e c’è sovrapposizione tra l’attività professionale e l’insegnamento. Insegnare è imparare: impariamo dai nostri studenti e loro imparano da noi. Non c’è una gerarchia in cui hai un maestro a capo di tutto, è uno scambio. Facciamo circolare pensiero libero sia come insegnanti che come professionisti. Dobbiamo aprire la mente e farci domande. Cos’è un’università? Cos’è una scuola? Cosa potrebbe diventare? È una sfida continua e siamo liberi di eliminare i limiti e scoprire nuove possibilità. L’architettura come dialogo tra gravità, spazio e luce. Indicate una danza, la butoh dance giapponese di Sankai Juku, come elemento simbolo di questo dialogo. Come questo dialogo si declina nei vostri progetti architettonici? Come invece avete voluto renderlo nella costruzione della narrazione della mostra Freespace? SMN Abbiamo elaborato molto questi concetti nel nostro lavoro per l’Università Bocconi e siamo state ispirate, almeno in parte, dall’ar-
know that we will be a much more urban planet over the next fifty years. In a sense, it will be a world built by our profession. Within the profession we need to have courage and outside the profession we need support. I think that in terms of the curatorial role, it has allowed both of us and our team to find a way of celebrating architecture for its own sake. What criteria did you use to nominate the 71 architects participating in Freespace? SMN When we chose samples, there were people that we would have liked to include but we couldn’t because there’s a finite number. We wanted to choose samples from around the world and we wanted a span of various places: sometimes dealing with materiality, sometimes with infrastructure, sometimes with housing, so we made a choice as curators to try and represent an architectural community. It’s a personal choice, made in good faith, and there are people that are not there and we’re sorry they’re not there. We hope that they see it as an effort to discuss something in a coherent way. YF We used our manifesto as a tool to guide the choice of participants. We thought about each word and tried to find what represented those values. That was our guiding tool combined with the very different qualities of the Corderie and of the Central Pavilion. How did you combine your inclination for design and teaching with your work as curators and with defining your Biennale? SMN That is an important combination for all of us working with young architects as designers and builders, and it is one of the reasons why we chose The Practice of Teaching (*5) as one of the sections. Design is the day-to-day complex work of making buildings. But teaching, you’re working in what we call the laboratory of the imagination, you are imagining the projects with the students. The experience of teaching has been a very rich territory for us, intellectually and in terms of our own progress. And it has been very useful in curating the Biennale too, because we know how to read projects, we know how to quickly assess whether something is relevant to our manifesto or not. Nevertheless, many of the buildings you designed are devoted to teaching. How do your designs participate in the circulation of free thought? How is this circulation expressed in The Practice of Teaching? SMN It’s like mushrooms growing in a very dark shed. Mushrooms need a certain damp, dark place to grow. It is a very fascinating idea
«Making a place where a thought might grow» Derek Mahon
(*5) L’ispirazione sui temi dell’architettura dell’insegnamento viene dal poeta nordirlandese Derek Mahon, quando a riguardo parla della capacità di «creare luoghi dove il pensiero possa crescere»./ The inspiration for the architecture of places of education comes from poet Derek Mahon, who wrote about «Making a place where a thought might grow».
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(*6) «La gravità si applica precisamente ai comportamenti: un uomo serio, un’azione seria, una parola seria. Ma nel campo fisico la gravità si riferisce ad una forza che ci assegna un peso e che assicura la nostra verticalità. (Aristotele scrisse che l’uomo è il solo animale il cui asse incontra il centro della terra). Ciò significa che la serietà del comportamento, morale o intellettuale, deve essere messa in relazione con la gravità fisica, dal momento che i due significati della parola sono complementari e che riferendosi a essa si evocano tanto il peso quanto l’azione intelligente e razionale». (da Fernando Távora, Omaggio ad Álvaro Siza)/ “Gravity applies, precisely, to behaviours – a serious man, a serious action, a serious word. But in the physical sense, ‘gravity’ refers to a force that assigns us a weight and ensures our verticality. (Aristotle wrote that man is the only animal whose axis meets the centre of the earth.) That means that the seriousness of behaviour, moral or intellectual, must be put in relation with physical gravity, as the two meanings of the word are complementary and referring to it evokes both weight and intelligent and thoughtful action.” [From Fernando Távora, Homage to Álvaro Siza]
chitetto portoghese Fernando Távora (*6), che ha scritto delle cose molto belle sul concetto di gravità in architettura, di come viene percepita in quanto caratteristica fisica, ma anche intellettuale. La gravità si percepisce negli edifici antichi, in Italia ma anche altrove, nelle forze delle masse e dei pesi attorno a te. Sono qualità che volevamo capire e integrare nei nostri progetti. In qualche modo quell’antico senso di struttura e di contrasto alla gravità, o libertà dalla gravità, è presente nel nostro modo di pensare. E si trasforma, pure, nella sfida alla gravità. L’edificio della Bocconi sfida la gravità perché è costruito a sbalzo, senza supporti; sembra appeso. Quindi da una parte abbiamo la presenza della gravità e dall’altra l’esserne liberati. Molto interessante. Ora, non è certamente l’unico aspetto di cui abbiamo tenuto conto in Freespace. Abbiamo tenuto in considerazione anche l’elemento opposto: la gravità che troviamo in edifici costruiti con mezzi modesti e materiali molto leggeri. YF Il riferimento alla danza giapponese riguarda quei movimenti lentissimi, quei corpi che quasi non si muovono, sono incredibili! Il collegamento con il nostro manifesto sta nella nostra convinzione che l’architettura sia, per così dire, immobile e noi, in quanto esseri umani, ci muoviamo al suo interno. La danza umana è dentro l’architettura. Qualche volta abbiamo fatto un parallelo tra l’architettura e il movimento Slow Food: buoni ingredienti, tempo… E poi gravità, spazio e luce: sono tutti strumenti della nostra professione. Fu un caro amico, un giorno, a farci notare che la luce è l’ingrediente principale, e gratuito, di cui è fatta la materia dell’architettura. A volte succede, e specialmente in questo
«The human dance is within architecture»
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mondo virtuale, che l’architettura sia vista come qualcosa che stupisce, una novità buona solo per le apparenze. E invece ciò che vorremmo enfatizzare veramente è che l’architettura è lì per accoglierci, per proteggerci, che la gravità fa parte della realtà fisica del nostro mondo ed è grazie ad essa che rimaniamo attaccati a questo pianeta, che lo spazio è il nostro contenitore, che la luce è prendere coscienza di dove siamo sulla Terra, della lunghezza del giorno. Il ruolo di Freespace è aumentare il nostro livello di coscienza del modo in cui lo spazio viene animato dal sole e ne viene influenzato. Abbiamo avuto una magnifica esperienza a Venezia recentemente. A Palazzo Ducale stavamo facendo delle fotografie e abbiamo notato due tipi di luce riflesse sul pavimento: una era l’effetto generale del cielo e l’altra era il sole vero e proprio. È stato semplicemente un fantastico momento di magia, la magia della realtà, basta fermarsi un attimo per accorgersene. Insito nel piacere di lavorare per la Biennale Architettura è il fatto che, pensando allo spazio e alla luce all’interno degli edifici che siamo state chiamate a curare, abbiamo potuto tenere in forte considerazione il senso di gravità, il sole, la qualità della luce degli spazi che la ‘contengono’. Quello che abbiamo cercato di sottolineare nelle nostre conferenze stampa è che gli stessi edifici partecipano alla mostra, che Venezia estesamente partecipa alla Biennale. Avete un posto incredibilmente bello su questa terra e noi vorremmo che le persone si rendessero conto dello spazio, della luce, dell’effetto dell’acqua, del fatto che la luce è una cosa diversa quando viene deviata o riflessa, di come la luce della luna si riflette
Butoh Japanese dance
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that culture – and mushrooms are cultures, like yeast – grows in certain environments, and that making a place where a thought might grow is the role proper to a university or a school: being a space for students to grow. The practice of teaching is a very rich experience, it is that continual overlap between being a practitioner and being a teacher. Teaching means learning. We learn from the students, they teach us and we teach them. It’s not a hierarchy where you have the master on top of all the students – it’s an exchange. Free thought circulates in our role as both teachers and practitioners; we open up your mind and challenge and ask questions. It’s part of our concept to say: What is a university? What is a hospital? What is a school? What could it be? You take away the limits and you rediscover possibilities. Architecture as a dialogue between gravity, space and light. A dialogue that can be represented in dance, the Japanese butoh by Sankau Juku. What does this dialogue look like in your projects? And how did you voice it in Freespace? SMN The Bocconi University was partly inspired by the Portuguese architect Fernando Távora (*6), who has written very beautifully about gravity in architecture in terms of how you experience it being a physical and intellectual characteristic at once. Hence, there are two kinds of parallel gravity in thinking about architecture, as in ancient buildings, in Italy or elsewhere, where you can feel the forces of mass and weight around you. We were very interested in being able to pick up on that quality in the making of new buildings. Somehow,
that ancient sense of structure and resistance to gravity, or freedom from gravity, would be present in the way that we would think, particularly about structure. And it was really that: to defy gravity sometimes. To cantilever the Bocconi defies gravity because you’ve got this huge cantilever with no support and it feels like it’s hanging. So, on the one hand it’s about feeling the presence of gravity and on the other hand it’s about being released or liberated from it. I’m not sure it’s something we were predominantly looking for in the Freespace exhibition; in fact, we were also interested in the opposite, where sometimes an architecture can be made with very modest means and very light materials. YF The Japanese dance is incredible: those slow movements! The dancers hardly move at all, they’re incredible. It slows you down. I think that embedded in the manifesto there is a belief that architecture stands still and we as human beings move through it. The human dance is within architecture. Sometimes we also equate architecture to the Slow Food movement, where you have good ingredients and you spend the right amount of time. Gravity, space, and light are part of the tools. A friend of ours once said that light is the free ingredient of the materials of architecture. What sometimes happens with architecture, especially in a more and more virtual world, is that it is seen as the newest thing that feeds your eyes but what we really would like to emphasize is that architecture stands still to hold us, to protect us; that gravity is a reality of how we are held on this planet and that space is the enclosure. As for light, the place in which you are on Earth and the length of the day matter. We would like the Freespace to be a place for people to raise their level of awareness of how space is animated by the sun and how it is affected by it. We had a wonderful experience in Venice a while ago in the Doge’s Palace. While taking a photograph, we noticed two types of light on the reflective floor: one was the sky factor and the other was the actual sun, and it was just a fantastic moment of magic. This is the magic of reality if you just take the time to stop. Embedded in the pleasure of dealing with the Biennale is that when we think about space and light within the buildings that we have been asked to be the curators of; we also look at the sense of gravity and at the space and light qualities of the very buildings that the Architecture Biennale uses as its vessels. As we have tried to stress in our press conferences, the buildings themselves are, if you like, participants. And Venice is a participant in the Biennale, too. You have an incredibly beauti-
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ful place on Earth and we would like people to be aware of space and light; and because you have water, light is a different thing when it’s refracted and reflected. These are the free gifts of nature that are invaluable. The issue with the dialogue of space and light and gravity is that no matter how busy people are in modern society, we would like to encourage them to stand still and just remember that their humanity allows them to relate to space in a very particular way and that gravity is holding them on the Earth. The space and light which washes around us, the water, the moon – these are the other ingredients of the dance of humanity. We referred to the Japanese dance in this sense: we are all participants and we are all in dialogue with the space around us. Free space is an essential theme of this Biennale and architecture is supposed to frame it. What is your Freespace? YF The Spanish architect Alejandro de la Sota says: architects should make as much nothing as possible. I think this is something that we often discuss. Architecture is not only a vessel, a kind of architectural object: it is a container. And it’s the containment that we are more interested in, actually, than architecture as object. SMN One of the things that was important in drafting the manifesto and its title was that the word space would be present. We think of ourselves as makers of space, not makers of objects. The free space inside and the free space outside: architecture mediates between the two. What is free space for a person who has no money, or who cannot enter a building, or who walks by it every day? What free gift do they get from architecture? Architecture has a number of different roles, but its primary role is to the citizen – not just to the present users of the building but to people who see the building from a distance. Freespace might be a visual thing, which you see every day in Venice – for example the beauty of the Doge’s Palace and of so many other buildings in Venice. Beauty is something you absorb by osmosis, something that you’re unconscious of, that you’re in the middle of: that is Freespace for us. You could say that there’s visual free space, there’s sometimes physical free space where the architect manages to make an archway or a recess or a loggia where people can stand and have a conversation, or sit, or enjoy shade from the sun. In the way that we present our buildings to the world, at whatever scale, it’s important that there is this generosity and that there is this free gift to humanity. 15
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nell’acqua. Questi sono doni gratuiti della natura e sono invalutabili. Quindi, tornando alla questione sul dialogo tra gravità, spazio e luce, credo che ciò che connota in maniera pregnante la società moderna sia il fatto che le persone sono sempre molto occupate. Vorremmo incoraggiarle a fermarsi e a considerare che il loro essere umani permette loro di relazionarsi con lo spazio in un modo del tutto particolare e che è la gravità che ci tiene attaccati a questa terra e che la luce in cui siamo immersi, la luce del sole e la luce della luna, sono ingredienti della danza dell’umanità. A questo, semplicemente, si collega il riferimento alla danza giapponese. Noi tutti partecipiamo e siamo in dialogo con lo spazio che ci circonda. Lo spazio libero è tema centrale di questa Biennale. Quali gli elementi basilari nella definizione del vostro Freespace? YF L’architetto spagnolo Alejandro de la Sota afferma che gli architetti dovrebbero fare il meno possibile. È un tema di cui si discute spesso. L’architettura non è un contenitore o semplicemente un oggetto architettonico. Ci interessa molto di più l’atto del contenere. SMN Uno dei dati più importanti del nostro manifesto, evidente sin dal suo titolo, è la presenza dello “spazio”. Noi ci consideriamo dei creatori di spazi, non di oggetti. Spazi liberi dentro di noi, spazi liberi fuori di noi: l’architettura media tra i due. E per le persone che hanno poche possibilità, che non hanno soldi, che non possono entrare in un luogo o che ci passano solo accanto, che cos’è lo spazio libero? Che cosa dona loro l’architettura? Tra i suoi vari ruoli l’architettura ha un dovere primario verso i cittadini, non solo verso chi usa un dato edificio in questo momento, ma anche nei confronti di chi lo vede da fuori, da distante o da vicino. Lo spazio libero è una dimensione visiva, la percepiamo tutti i giorni per esempio a Venezia, a Palazzo Ducale o negli altri edifici storici… Assorbiamo la loro bellezza per osmosi, inconsciamente, ed è tutto dovuto allo spazio libero. Visivo ma fisico, lì dove l’architetto inserisce un arco, una nicchia, una loggia, dove si può sostare un attimo, per conversare o ripararsi dal sole. Nel presentare i nostri progetti al mondo, qualsiasi sia la loro scala, è importante che in essi ci sia della generosità e che sia un dono. YF Se consideriamo la seduta disegnata dall’architetto danese Jørn Utzon nella sua casa Can Lis (*7) a Maiorca, una panchina moderna fatta di cemento e piastrelle ma che sembra seta, concludiamo che è così comoda perché c’è stato il lavoro di un architetto che ha pensato alla tua schiena, alle tue
YF Let’s consider the work of Danish architect Jørn Utzon in his Can Lis house (*7) in Majorca. There is a modern seat made of tile and concrete but it feels like silk. It is so comfortable because, as an architect, he’s thought about your back and your arms and your comfort. Also, he’s made a building in Australia which is the symbol of the nation, so architecture spans between the symbolism of a nation, with the Sydney Opera House, and a tile and a curve for the back of your knee. That is something that we want to celebrate in the Architecture Biennale. From the materiality of something that you touch physically, one-to-one, to a concept that in some cases affects a whole city: the span of architecture is enormous. And the more that architects are involved from that detailed end of the scale to the large scale, the more we feel that they contribute to the span of humanity. When architects are excluded from decision making, when master planners do the red lines for enormous cities or whatever, they’re not thinking of the impact of the one-to-one: that’s when problems arise. You do need to have the micro and the macro thought about and we architects should always think of the smallest detail and the largest impact on the Earth, hopefully simultaneously. We should have the courage to voice our experience and our opinions in both an informed and a modest way. It’s an amazing profession. Not the arrogance of a single standpoint but a voice for the one-to-one and the mega. I think that’s what we want to celebrate in the 16th Architecture Biennale, this huge span of concern.
(*7) Can Lis, situata sulla cima di una scogliera sulla costa meridionale dell’isola di Maiorca, è la casa costruita nell’arenaria della zona fondendosi con il paesaggio. I quattro blocchi separati che costituiscono la casa affrontano il mare con orientamenti leggermente diversi seguendo la linea delle scogliere. Il risultato è una casa che fa un uso ottimale della luce e delle vedute. La luce a Maiorca è acuta e luminosa e le logge ed i tetti sporgenti offrono l’ombra necessaria. La casa venne definita una delle migliori case costruite del XX secolo, «unendo ordine mentale e fisico, la geometria e la costruzione, una casa inconfondibilmente moderna nella tecnica e nella sensibilità, ma apparentemente naturale e ordinaria come il sole, la pietra e il mare il cui rapporto celebra./ Can Lis House lies on a clifftop on the southern coast of Majorca. It has been built with locally-sourced sandstone and blends beautifully with the landscape around it. The four blocks that make up the house face the sea with slightly different orientations, following the coastline. The result is a house that makes optimal use of light and of the views. In Majorca, the light is piercing and bright; loggias and wide-eaved roofs offer the necessary shade. The design has been praised as one of the most beautiful houses of the 20th century, for it combines the mental with the physical, geometry with construction. Can Lis is unmistakably modern in technology and sensibility, yet apparently natural and ordinary like sun, stone, and sea, whose relationship the house celebrates.
1973 Jørn Utzon Entrance seat at Can Lis in Mallorca
© Beatrice Pedrotti
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braccia, al tuo benessere fisico, insomma. Ma Utzon ha anche progettato l’Opera House di Sydney in Australia. L’architettura può davvero spaziare dal simbolo di una nazione alla curva dietro il tuo ginocchio. È questo ampio raggio d’azione dell’architettura che vogliamo celebrare con Freespace. Dalla materialità di qualcosa che tocchi con mano, fisicamente, a un’idea che arriva ad avere importanza fondamentale nella vita di una città. Il campo di intervento dell’architettura è enorme: più gli architetti sono coinvolti a tutte le scale più è sentito il loro contributo. Quando gli urbanisti, senza coinvolgere gli architetti nel vivo del processo decisionale, tracciano i piani a grandi linee per città enormi, non pensano all’impatto sulla piccola scala ed è lì che poi invece nascono i problemi. Il micro e il macro devono essere pensati insieme. È questo in realtà il lavoro di noi architetti e dobbiamo avere il coraggio di dar voce alla nostra esperienza e alle nostre opinioni, in modo informato e modesto. Non l’arroganza di un singolo punto di vista, ma un modo di dar voce al grande e al piccolo. Speriamo davvero che la Biennale Architettura 2018 celebri questa amplissima gamma di aspetti. Quali Maestri e quali edifici sono per voi riferimenti imprescindibili del vostro pensiero architettonico? Possiamo considerare in questo senso emblematica la selezione fatta per Close Encounter? SMN Gli architetti traggono costantemente ispirazione da modelli passati; possiamo dire che un fattore importante nel nostro lavoro è trovare l’amico giusto al momento giusto. L’architetto spagnolo Francisco Javier Sáenz de Oiza è un esempio: abbiamo inserito il suo meraviglioso museo di Alzuza, vicino a Pamplona, fra i progetti selezionati per la sezione Close Encounter. Avevamo già visitato la basilica di Arantzatzu da lui progettata nel 2001, all’epoca del nostro lavoro per la Bocconi e per la Biennale. Negli anni dell’università ci siamo avvicinate spontaneamente al lavoro di Le Corbusier, perché aveva catturato la nostra immaginazione e le nostre emozioni. Ci siamo immerse nei suoi lavori per tre o quattro anni, ma ci rendiamo conto che ci influenza ancora oggi. Sono passati quarant’anni di studio su tutto ciò che ci ha influenzato nella vita e molto di questo è soggettivo. È un po’ come un ricettario, non sai quello che stai cercando finché non lo vedi. In ogni progetto di Close Encounter c’è qualcosa di molto speciale per noi. YF Nel manifesto affermiamo che le società prosperano quando i vecchi piantano alberi 18
sotto la cui ombra non siederanno mai. Abbiamo parlato di progetti particolari che abbiamo scelto perché affrontano la questione del tempo, oltre che dello spazio. Tornando a Utzon, ci sono questi suoi disegni bellissimi di alcuni templi Maya fatti nella foresta dello Yucatán, in Messico. Utzon ha conservato questi schizzi e un giorno la sua creatività li ha trasformati nelle basi per l’Opera di Sydney. Ed è fondamentale incoraggiare soprattutto i giovani a guardare edifici, per così dire, esemplari: tornano utili anche come calcolo dimensionale per i loro progetti. Lo spazio ha un impatto sul corpo umano ma, stranamente, molti studenti non si preoccupano di passare del tempo in edifici importanti. Li vedono appena da fuori. In Close Encounter studiamo un aspetto particolare di un dato edificio per allenare la nostra percezione di esso. Il modo in cui abbiamo accoppiato ogni progetto a ogni architetto è soggettivo, istintivo. I 16 architetti che rivisiteranno i 16 remarkable buildings sono irlandesi e li conosciamo tutti molto bene; rispettiamo il loro lavoro e sappiamo che le loro interpretazioni degli edifici saranno sicuramente interessanti. Li abbiamo scelti anche per rappresentare una cosa molto importante nell’architettura irlandese: il modo che abbiamo di guardare alla tradizione e di interpretarla, continuando ad usare la sua influenza nei nostri lavori. Pensiamo che gli architetti irlandesi, giovani o anziani, siano capaci di reimmaginare un progetto, guardarlo e trasformarlo in qualcosa che ha nuova vita. Vogliamo prendere qualcosa che è già costruito, già noto, e rinverdire quel modo di pensare. Ci ha sempre colpito il modo in cui architetti di ogni età riescano a interpretare un progetto in modo da rivelarne un aspetto totalmente originale. Negli schizzi seguite la lezione della sezione libera di Mendes da Rocha in contrapposizione ideale con il piano libero di Le Corbusier. Le planimetrie sono identificate come la logica e le sezioni come le emozioni. Ritenete che la sezione sia la quota femminile del vostro linguaggio architettonico? SMN Tutti abbiamo bisogno di maschile e femminile per bilanciare la nostra personalità. È molto interessante separare il maschile e il femminile dal genere e pensarli come caratteristiche. Molti hanno descritto gli edifici che abbiamo progettato come molto maschili, muscolari, eroici. Non so come sia successo, è successo e basta, non per caso ma nemmeno per intenzione. È importante che la pianta rappresenti il razionale e la sezione l’emotivo, sì. Da studenti ci viene insegnato di cominciare
Paulo Mendes da Rocha dalla pianta – la sezione viene dopo. Da professionisti, dopo anni di esperienza, abbiamo cominciato partendo dal volume per tradurre poi i volumi in pianta. Adesso per me è la sezione il punto di partenza; non so come sia successo ma ha la sua importanza. Penso che abbia a che fare con l’organizzazione, che è sicuramente fondamentale nel progettare un edificio. E siamo molto precise nell’analizzare le esigenze, perché in fondo l’architetto deve rispondere a delle richieste, in tutti i loro dettagli. Fin dagli inizi del progetto e lungo tutta la sua durata ci chiediamo: cos’è questo? Cosa stiamo facendo? Che tipo di spazio è? È una foresta, una grotta, una montagna, una nuvola, una cattedrale? È più facile capirlo in sezione che in pianta. La sezione è la lingua dell’architetto perché mostra lo sviluppo verticale relativamente alla dimensione umana. La pianta è invece come la notazione musicale, la capisci solo se la sai leggere. E con i clienti è lo stesso: la comprensione della pianta è difficile ma tutti sanno capire i volumi. L’architettura riconosce i punti di partenza che devono avere una componente emotiva, non solo una componente razionale. YF Come esseri umani ci muoviamo nello spazio in quattro dimensioni: il tempo è una di queste, in più c’è la sezione e c’è la luce. L’edilizia ha bisogno di piani e sezioni, quindi chiaramente il metodo di lavoro influenza il modo in cui il progetto è rappresentato ma, di fatto, come esseri umani non facciamo esperienza di piani o sezioni, ma di totalità: è questa la versa sfida dell’architettura. Come architetti cerchiamo il modo di tornare al principio, allo schizzo. Gli schizzi sono interessanti perché parte tutto da una matita e da un pezzo di carta,
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«The section is the language of the architect because it describes vertical scale, which is the scale of the human being ...the plan is like the way music is written»
What masters and what buildings are essential in your practice of architecture? Can we consider Close Encounter an exemplary approach to the question? SMN Architects draw from the tradition of architecture constantly and you could say that what’s important as a practising architect is to find the right friend, the right architectural friend at the right time. The Spanish architect Francisco Javier Sáenz de Oiza is an example: we’ve chosen his wonderful museum in Alzuza, near Pamplona. But we also visited the Arantzazu Basilica, also designed by Oiza, when we were doing the Biennale in 2001 and the Bocconi competition. We used the way in which that building connects to the ground as an inspiration for Bocconi. When we were at university, a long time ago, we did apprentice ourselves voluntarily to the work of Le Corbusier because that was the work that captured our imagination and our emotions. We steeped into and examined his work for three or four years and we still find that it feeds us now. It’s a span of forty years of influences that came into our life, which are subjective in many ways. It’s kind of looking into a cookbook, you don’t know what you’re looking for until you find it and when you find it you recognize it. We found in each Close Encounter project something that was special for us, both historically and for the projects we might make in the future. YF In the manifesto, we say that society grows when old men plant trees whose shade they know they shall never sit in. When Shelley refers to some of the buildings that we have chosen, there’s also an issue of time as well as an issue of space. Back to Utzon, he did
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Le Corbusier
these amazing drawings of Mayan temples in the forest when he was in Yucatán, in Mexico. He sketched them and kept them as a record, until one day his creativity turned them into the ground bases in the Sydney Opera House. What is interesting is the encouragement to look at existing examples of essential and important buildings, so that they can be useful tools for dimension. Space impacts on the human body but, strangely enough, students don’t spend much time in important buildings, they sometimes just pass them by. In Close Encounter, we focus for a moment on an aspect of a building to heighten your awareness of it. The way we matched each project to each architect was kind of subjective, it was a hunch. We know all these Irish architects and respect their work. We know that they would make interesting interpretations of the buildings that we chose. Also, it was a way of representing what we think is important in the culture of Irish architecture: we look to the tradition of architecture as a way towards the future. We think that both young and older Irish architects have an ability to somehow re-imagine a project, to look at it, and not just regurgitate it but make it into something that brings a new reading, a new life. We wanted to take something that is known and built and old – not so recent, if you think of fifty or sixty years as being old – and to refresh that thinking. And we were always really amazed by the way that architects can make an interpretation of a project which completely reveals a new aspect of it.
You follow the example of Mendes da Rocha’s free section, in opposition to Le Corbusier’s free plan. Plans may be identified with logic and section with emotion. In this sense, would you think this would be the feminine part of your architectural language? The emotional part of architecture? SMN We all need the feminine and the masculine components to balance our characters. It’s very interesting, though, to separate feminine and masculine from gender and to think of that as a characteristic. Many people have said that our buildings are very masculine, muscular, and heroic. I don’t know how that happened, it just did, not by accident nor by intention, either. What is important is that the plan is about the rational and the section is related to emotion. As students, we were always trained to make plans and the section came after the plan. Then as practitioners, becoming more experienced, we found that we start more with the volume and then translate volume into a plan. I now consider the development of the section as the starting point. I’m not sure when that came about, but it is very important. I think it has to do with the organization, which is really important in the making of a building. We are very meticulous about analysing needs, because in the end, the architect has to respond to a need in detail, but we are also very careful at the very beginning and throughout the project. To understand what kind of place we’re trying to make we always ask ourselves: What is it? What are we making? What kind of space is it? Is it like a forest, a cave, a mountain, a cloud, a cathedral? This can be described in section more easily than in plan. I suppose the section is the language of the architect because it describes vertical scale, which is the scale of the human being. The plan is like the way music is written. You can understand it if you are a musician or a composer, but you can’t hear it if you can’t read music. We found the same with clients, they can’t read plans very easily, but they can read volumes. The starting point of architecture has to have an emotional component, not just a rational one. YF We move in space as human beings in four dimensions: there’s time, there’s plan, there’s section, and there’s light. In the building industry, you need plans and sections to build. What tends to happen then is that the method of construction influences the way drawings are represented; but in fact, as a human being you don’t experience in plan or section, it’s a totality and that’s what makes architecture a difficult profession. We try to bridge the gap by going back to the start, to the sketches. 19
19.05 – 03.09.2018 With the support of
Public Programs are made possible by
Institutional Patrons EFG Lavazza
Fondazione Araldi-Guinetti, Vaduz
The exhibition is made possible by
Dorsoduro 701, 30123 Venice guggenheim-venice.it 20
Major support for Josef Albers in Mexico is provided by LLWW Foundation. Funding is also provided by the Robert Lehman Foundation, the Mex-Am Cultural Foundation, Inc., and The Mexican Cultural Institute of New York with the Consulate General of Mexico and AMEXCID. The Leadership Committee for this exhibition is gratefully acknowledged for its generosity, with special thanks to Alice and Thomas Tisch; David Zwirner, New York/London; Lisa and John Miller; and Louisa Stude Sarofim. The catalogue for this exhibition is supported in part by Furthermore: a program of the J. M. Kaplan Fund.
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Yvonne Farrell, Shelley McNamara
«We sometimes describe sketches as the DNA: the original concept that’s enough to hold the weight of an enormous project. It’s not just a drawing, it’s also a story»
Preparatory sketch for Venice Biennale project 2012
poi memoria, influenza, e comprensione entrano in gioco. Quando guardo i disegni di Shelley so molto bene che non si tratta solo di vaghe idee, ma che c’è dietro una comprensione che si sviluppa in modo molto dimensionale. In questo senso lo schizzo che riassumeva in sé il progetto da voi presentato nel 2012 alla Biennale Architettura di Chipperfield si rivela emblematico… YF Lo schizzo in questione nasce da una conversazione tra noi, Mendes da Rocha e Annette Spiro. Stavamo identificando la terra come elemento orizzontale e le fondazioni in legno di Venezia come l’aggancio della città sulla terra. Quando stavamo lavorando per Common Ground abbiamo scoperto quanto si somigliassero, per esempio, due picchi, il Machu Picchu e lo Skellig Michael, che è poi un’isola al largo dell’Irlanda. L’abbiamo scoperto grazie alla Biennale. Gli schizzi sono un po’ come un geroglifico. Sono una misura, un pensiero, non sono solo uno scarabocchio ed hanno un grande valore informativo per il nostro lavoro. A volte uno schizzo anche piccolo racchiude un valore enorme per un progetto. La Bocconi si estende su 65mila metri quadrati e un solo schizzo racchiude in sé tutto il progetto. A volte lo descriviamo, lo schizzo, come il DNA: il concetto originale che è sufficiente a contenere un progetto enorme. Non solo
It all starts with a pencil and a piece of paper, then memory, influence, and understanding come into play. When I watch Shelley’s sketches I am very aware that they’re not just vague ideas; it’s an understanding of needs in a very dimensional way. I think of the aula magna at Bocconi, this is where a huge volume of people will be. Through sketches, we try to find the measure of a project. Talking about sketches, a summary of your Common Ground project at the 2012 Architecture Biennale is the emblem of your design practices… YF The sketch that you refer to came out of a dialogue Shelley and I were having with Mendes da Rocha and Annette Spiro. We were trying to define the earth as the horizontal element and the timber structure of Venice as city’s hooks into the earth. Back when we were preparing a presentation on Common Ground, we discovered similarities between the two peaks, Machu Picchu and Skellig Michael, which is an island off the coast of Ireland. It was thanks to the Biennale that we made these discoveries. The sketches become a kind of hieroglyphic. They are a measure, they are thoughts but not just soft scratches, they are highly informed dimensions of something that we are working with. Sometimes a little sketch done very early on holds an enormous project
within. The Bocconi is nearly 65,000 square metres and there’s a little sketch that holds the whole deal together. We sometimes describe it as the DNA: the original concept that’s enough to hold the weight of an enormous project. It’s not just a drawing, it’s also a story. We are conscious that we are Irish architects, that we live here, and that we have a fantastic tradition in Ireland not just in music, but also in writing and in storytelling. I think that the sketch is kind of a drawn story of what might be in the future. When you look at ancient caves, the sketch of the animal on a wall has a whole world within. The first time I ever saw one of those drawings in the south of France I was amazed because that sketch was 12,000 years old, but it reminded me of Paul Klee; it had that sophistication. Sophistication isn’t a time thing. We also had the same impression when we went to see the Ice Age Art exhibition in London: what was 20,000 years old was contemporary. Time is something I don’t think we understand but it’s certainly not linear. Whether it is sophistication or revolution, it’s not necessarily linear. SMN If you lose the content of the sketch you make a project that’s not as good, so we’re always trying to go back to the life of the sketch. For each building, we ask ourselves: Does it still have it? When you go from something tiny to something huge, how do you hold on to that little flame of vision? Much like 21
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Yvonne Farrell, Shelley McNamara
(*8) «Nella nuova geografia della vita urbana e dell’abitare, noi stiamo ridefinendo la crosta più esterna del nostro pianeta. L’architettura è lo scudo e la protezione della nostra umanità, che rispecchia i nostri valori e contemporaneamente ci definisce». (Yvonne Farrell, Shelley McNamara)/ “What we build is the new geography of urban life and habitation. We are redefining the outer crust of our planet. Architecture is the shield and protector of our humanity. It mirrors our values. It is what defines us.” (Yvonne Farrell, Shelley McNamara) (*9) Angelo Mangiarotti è stato un architetto, designer, urbanista italiano, una delle più importanti figure nel campo dell’architettura italiana, statunitense, giapponese ed europea. Oltre che per le sue attività principali, Mangiarotti è famoso anche come scultore, passione che lo influenzerà molto negli ultimi vent’anni della sua carriera di progettista. Aveva una visione dell’architettura come un’arte pratica, sobria e funzionale, e del disegno industriale come un’espressione di manualità dell’artigiano sulla materia, ma mai a discapito della funzione./ Angelo Mangiarotti was an Italian architect, designer, and urban planner and one of the most important figures in American, Japanese, and European architecture. As well as his main professional activity, Mangiarotti was an accomplished sculptor, a passion that influenced him greatly in his last twenty years as an architect. He viewed architecture as a practical art, sober and functional, and industrial design as an expression of the craftsman’s manual skills on material, never to the detriment of function.
Angelo Mangiarotti in Milan 22
disegno ma storia. Siamo molto vicine alla nostra identità di architetti irlandesi, è qui che viviamo ed è qui che raccogliamo una fantastica tradizione narrativa. Lo schizzo è una specie di storia disegnata di ciò che potrebbe accadere in futuro. Guardiamo all’arte rupestre: il disegno di un animale sulla parete di una grotta racchiude in sé un mondo. La prima volta che li ho visti, nel sud della Francia, sono rimasta sbalordita. Erano vecchi di dodicimila anni ma mi ricordavano Klee, tale era la sofisticatezza, qualità universale che poco ha a che vedere con le distinzioni di epoche. E ho avuto la stessa impressione quando ho visto la mostra Ice Age Art a Londra: modernità di ventimila anni fa. Non comprendiamo a fondo il tempo, ma di sicuro non è lineare. SMN Se perdi la prima vita dello schizzo disegnerai qualcosa di minor valore; è per questo che torniamo sempre lì. Per ogni edificio ci chiediamo: c’è ancora quell’idea? Quando si passa da qualcosa di minuscolo a qualcosa di enorme come si mantiene quell’iniziale scintilla di visione? Di nuovo, in musica il compositore usa simboli così come noi usiamo simboli per immaginare quello che faremo. Intendete l’architettura come nuova forma di geografia (*8). In un contesto internazionale come quello della Biennale le geografie architettoniche presenti mostrano elementi identitari propri, ma allo stesso tempo globali. Come l’architettura contemporanea deve declinare radici e modernità, rispetto e sviluppo, identità e globalizzazione? Come queste problematiche vengono sviluppate nella vostra Biennale? SMN Possiamo tenere fede alle identità storiche o omologarci. Penso che il ruolo di noi architetti sia di rispettare le differenze locali, non di omogeneizzare il mondo. Per noi l’architettura non è un prodotto e non si identifica con l’edilizia. La grande opportunità è che ogni luogo è unico e quando si visita un posto bisogna capirne le possibilità. Quando abbiamo lavorato sul progetto per Lima volevamo mantenere la sua identità di città desertica situata dodici gradi a sud dell’equatore, sull’Oceano Pacifico. Questo e non altro. Vogliamo che gli studenti, attraversando i ponti di passaggio, si appoggino sulla ringhiera e guardino le Ande, l’oceano, la città, orgogliosi di essere in quel luogo in particolare. Non sei in un corridoio qualsiasi, in un ascensore qualsiasi, slegato da ciò che ti circonda. Parlando di geografia intendiamo dire che la scala di ciò che facciamo come architetti conta, soprattutto in un mondo che si sta urbanizzando.
Come trovare lo spazio giusto per la modernità nell’architettura contemporanea? YF Bisogna guardare alle cose con occhi nuovi, vale anche per gli esempi del passato. A volte tutti noi abbiamo delle cattive abitudini. Facciamo una cosa e sappiamo che dovremmo farne un’altra. Descrivendo il progetto Mangiarotti (*9) a Milano Shelley ha spiegato molto bene il senso di generosità: un cancello porta a una rampa e poi a una seduta. Sono piccole cose che però racchiudono un’identità in sé, dicono qualcosa sul paesaggio sociale, che in qualche modo è anche politico, perché dice: dovremmo fare di più. SMN Se per modernità si intende un’emanazione del mondo commerciale, allora bisogna cambiarla. Fare l’architetto è difficile in generale, perché il commercio controlla tutto e ciò vale per molte altre discipline culturali. Stavo pensando proprio oggi al fatto che, dovendo scegliere 71 professionisti in una disciplina qualsiasi, spesso si finirebbe con il selezionare quelli che hanno il fatturato maggiore, il margine maggiore, il successo maggiore. Noi abbiamo invece cercato di scegliere persone che hanno passione, che lavorano per aumen-
tare la qualità di vita delle persone, non solo per guadagnare. Quando Paolo Baratta dice che il ruolo della Biennale è quello di creare desiderio per l’architettura, significa in qualche modo affermare che abbiamo bisogno di architetti che costruiscano guidati da un sistema di valori che trascenda il mero dato del guadagno. Dovremmo davvero riflettere a fondo sui valori, sì. YF Forse dovremmo introdurre il concetto di guadagno culturale. Noi cerchiamo di essere radicali. La vita è bella, ma sa essere anche molto dura e l’architettura può sollevare lo spirito. Quando parliamo di profitto la pressione sull’architetto è enorme ed è molto difficile trovare il giusto bilancio tra quanto costa una cosa ora e quale sarà il suo valore tra cinquant’anni. La nostra professione forse ancora più di altre deve guardare al lungo termine. Un esempio plastico ce l’avete sotto i vostri occhi: vivete in una città vecchia di secoli
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in music the composer uses symbols, we use symbols to picture what kind of space we are going to make. You see architecture as a form of geography (*8). In an international context like the Architecture Biennale, architectural geographies show identity elements as well as global ones. History, landscapes, society, politics: how will contemporary architecture change roots and identities in a globalized world? SMN We can either keep historical identities or homogenize. We believe that our role as architects is to heighten local differences, not to homogenize the world. To us, architecture is not a product and it is not building. The great opportunity is that each place is unique and that when you go to a place you have to first understand the architectural possibilities. When we built the project in Lima, we wanted to heighten the fact that you are twelve degrees south of the equator, you are beside the Pacific Ocean, and you are in a desert city, not somewhere else. We hoped that the students who are on the bridges of circulation in that building would lean on the balus-
this sense of generosity: the gate brings you down a ramp and there is a very gentle seat to welcome you. These are small things, but they add up to an identity, they talk about the landscape of society and it’s political as well. It’s a political thing to say: we need to do more. SMN Something we could say is that if socalled modernity is rooted in the commercial world, we have to change that. The practice of architecture is difficult because the commercial world in general is in control, which applies to the practice of many other cultural disciplines. I was just thinking today that if you were choosing 71 participants from so many professions you’d be choosing people with the biggest turnover, the biggest profit, the most successful professionals. We chose people who are driven by a passion, who engage with a discipline which is about serving the quality of life of the human being, not just to make money. When Paolo Baratta says that the role of the Biennale is to grow desire, we need people who will commission architects to build things that are not just driven by profit but by another value system. We should just stop and value what is really valuable.
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YF Maybe we should use the term cultural profit. We try to be radical in the sense that life is very beautiful, but it can be hard, and architecture has the capacity to lift your spirits. When we talk about value engineering, the pressure on the profession is enormous and it’s very hard to achieve balance between how much something costs and how it is going to withstand the test of time, say fifty or sixty years. Our profession is a long-term profession. We live in a city hundreds of years old and it has retained its beauty; and with all its problems, whatever they are, it is itself a beautiful vessel.
«What we build is the new geography of urban life and habitation. We are redefining the outer crust of our planet. Architecture is the shield and protector of our humanity. It mirrors our values. It is what defines us» trade where you can see the Andes, the Pacific Ocean, and the city of Lima, and that they would be proud to be there, in that particular place. You are not in a corridor with a lift or an elevator inside where you’re disengaged from the location. When we talk about geography, we’re really saying that the scale of what we are doing now as a profession and as humans is that we are building more, we are more urbanized; but what we really have to think of is, for example, the pleasure of a bird on a tree. How to find a place for modernity in modern architecture? YF By looking at things afresh. Are there things from the living past that we can use as examples? Sometimes we get into bad habits as humans. Sometimes planners do one thing but they really should be doing some other. In the context of how we talked about humanity, Shelley described very beautifully the Mangiarotti project (9*) in Milan which has
Università Bocconi
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Yvonne Farrell, Shelley McNamara
che conserva molta della sua bellezza e con tutti i problemi che ha è ancora un contenitore bellissimo. Nelle vostre architetture - per esempio l’utilizzo del ceppo come elemento identitario della Bocconi - è fondamentale la forza dei materiali e del contesto. Quali elementi del costruire sono indispensabili per definire una nuova geografia consapevole? SMN Solo due settimane dopo aver vinto il concorso per la Bocconi il cliente ci chiese che tipo di pietra volevamo usare e io non ne avevo proprio idea. Sapevo, però, di questa pietra molto particolare che si usa a Milano. Non sapevo ancora come si chiamasse quindi mi sono procurata un libro illustrato e ho cercato, pagina dopo pagina, finché l’ho trovata. Il cliente ci ha detto che è un materiale molto economico e ordinario. In Italia avremmo avuto l’imbarazzo della scelta in quanto a materiali. Ma ciò che è veramente bello del Ceppo (*10) è che per noi quella è la pietra di Milano. Sembra del calcestruzzo naturale e ci sono talmente tanti edifici che la usano a Milano che rispondeva perfettamente al contesto. Il contesto è importantissimo nella scelta dei materiali. Si può scegliere qualcosa di completamente diverso e giocare sul contrasto, cosa che non facciamo spesso, oppure qualcosa che esiste già, restituendo alla città un pezzo di se stessa. Spesso l’industrializzazione separa gli architetti dall’edilizia. Noi scegliamo architetti che tornino ai fondamentali del costruire, che capiscano il senso fisico del costruire. E questo si ricollega alla gamma di capacità dell’architettura: alcuni si concentrano sull’artigianalità del processo, altri guardano agli effetti infrastrutturali dei loro progetti e ne danno una dimensione civica. Alla fine la scelta dei materiali mostra l’architettura come fenomeno fisico. E con il termine “materiali” non ci riferiamo, che so, solo alla pietra: la luce è un materiale, la gravità è un materiale. Tutte queste componenti
(*10) Il Ceppo dell’Adda è il nome con cui è nota la formazione geologica costituita dai depositi fluviali, arenarie e conglomerati, costituita da elementi arrotondati di dimensioni diverse, con grado di cementazione variabile. Oggetto di escavazione fin dai tempi dei Romani, questo materiale ha avuto un larghissimo uso in architettura fin dal XV secolo./ Ceppo is the name for a geological formation created with fluvial debris, sandstone, and cements. Rounded elements of different sizes are variably cemented together. Known since Roman times, ceppo has been used as building material since at least the 15th century.
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sono gli elementi del progetto architettonico. Un’altra cosa che ci ha colpito molto è successa durante la nostra visita alla cava di ceppo: abbiamo trovato forme che assomigliavano al nostro progetto, una cosa straordinaria! Abbiamo fatto delle foto alla cava che la fanno sembrare come l’aula magna in centro a Milano. Incredibile. L’architetto come detective che legge la pelle delle città, cercando tra le rughe della pelle. Quali le prospettive di questo nuovo urbanesimo? Costruire o ricostruire? SMN Uno dei partecipanti alla Biennale Architettura sostiene, ed è una tesi molto bella, che vadano sfumati i contorni tra nuovi edifici e ricostruzioni di vecchi edifici. C’è stato un periodo nello sviluppo del modernismo in cui gli architetti, prima di demolire tutto, hanno cominciato a guardare a ciò che c’era già e a pensare a come riusarlo. Questa consapevolezza del potenziale del riuso influenza il modo in cui gli architetti progettano anche i nuovi edifici. Quando si progetta da zero in un certo senso è sempre un ricostruire. Anche quando si rimpiazza un edificio che c’era prima stai ricostruendo una memoria, il passato. YF La questione della memoria è importante e alcuni dei partecipanti hanno delle opinioni molto radicali sugli edifici esistenti e su quelli moderni, in costruzione e futuri. Alcuni aggiungono solo un pezzetto, alcuni aggiungono molto, altri trasformano, ma tutto in continuità. E a proposito della frase di Solà-Morales sul “leggere la pelle delle città” (*11), penso che una delle cose che si vede nei disegni di Shelley è che, quando cominciamo un progetto per un concorso, disegniamo alcuni elementi della città - che sia Tolosa, Milano o altre - per trovare aspetti di un luogo che possano essere assorbiti in un lavoro moderno, quindi inglobando una memoria, una traccia di passato. Pensiamo all’odontoiatria: una volta i dentisti estraevano qualsiasi dente che non fosse perfettamente sano; solo col tempo poi sono stati compresi gli effetti non certo virtuosi di questa pratica sulla struttura della bocca e di tutto il corpo. In architettura è lo stesso: c’è stato un periodo in cui la polvere è scesa sulla tabula rasa e ci si è resi conto che non era una cosa buona. Ora viviamo in un periodo molto sofisticato della storia umana e ci rendiamo conto che le cose sono interconnesse. Gli alberi e i tetti si parlano. Le persone hanno memoria e quel qualcosa che viene dal passato non è solo nostalgia, ma ha del significato. Per noi questi temi esistono in ogni progetto: costruire o ricostruire? Quanto si può conservare? Fino a che punto si può modificare?
Il rapporto tra architetto e committente e comunità e territorio. Quale il dialogo necessario? E quale il dialogo che avete voluto creare tra Grafton e il pubblico della Biennale? YF Pensiamo che la nostra professione, l’architettura, non abbia un’agenda nascosta. Dobbiamo trovare dei modi per farci capire e per aiutare il pubblico a porre le giuste domande alla nostra professione. Quando abbiamo scritto il manifesto volevamo che si rivolgesse ai professionisti, sicuramente, ma anche al pubblico. Volevamo che fosse accessibile, che usasse parole comprensibili, e che fosse un modo per dare un accesso all’architettura a chi architetto non è. L’architettura tocca tutti noi e questo la rende quasi un diritto umano. La Biennale deve dare al pubblico la fiducia e la sicurezza per capire l’impatto dell’architettura sulla vita di tutti aiutandoli a trovare le giuste parole. Dobbiamo essere messi alla prova come professionisti e dobbiamo capire che il nostro utente finale è l’umanità. È un onore, davvero un onore essere qui. Speriamo che sia utile e speriamo di poter contribuire almeno un po’ a stimolare il libero pensiero.
«There has been a time when the tabula rasa cleaned up...
16. Mostra Internazionale di Architettura
Context and the strength of material are essential components of your designs. An example would be Ceppo as the main building material for your Bocconi project. SMN It was a bit of a shock for us because just two weeks after winning the competition, the client asked us what kind of stone we wanted to use and we had no idea. We knew they have this very strange stone in Milan. We didn’t know what it was at the time so we got a big book and sat down to go through the pages and find the stone. And they said: that’s a really cheap stone, ordinary; you’re in Italy now, you can choose whatever stone you want. But what we felt was fantastic about Ceppo (*10) was that it felt to us like the stone of Milan. Also, it felt like what Yvonne calls geological concrete – it was halfway between stone and concrete and it was the ordinary material of so many buildings we saw in Milan so it goes back to context. Context is key when you’re choosing materials. You either choose something completely different to contrast and make a new statement, which we don’t often do, or you choose something that’s there already
… now we realize that things are interconnected, trees and roofs can talk to one another, human beings have memory and that something that comes from the past might be more than nostalgia, it may mean something»
and you use it in a way that gives back to the city a piece of itself. Sometimes, the industrialization of building separates architects from the process of making. We have often chosen architects who go back to the fundamentals of making, in that they are actually making things in a very physical way. This goes back to the span of abilities in architecture: some focus on the craft of the material, and others try to understand the infrastructural components of architecture to give it a kind of civic dimension. But in the end, the choice of materials reveals architecture as a physical phenomenon. Material is not just stone, by the way: light is a material, gravity is a material. All these components and the choice of materials are the elements of how we design. The other thing we found amazing was that when we went to the quarry for the ceppo, we found forms similar to those we were making, and that was extraordinary. We have a photograph of the quarry which looks like the aula magna in Milan – it was a real delight to see that. “Architects being like detectives in the reading of the skin of cities... to look for clues in the wrinkles” (Manuel de Sola-Morales). What future for this new kind of urbanism? To build or to rebuild? SMN One of the participants in the Architecture Biennale makes a very beautiful case for blurring the boundaries between new buildings and rebuilding old ones, and there’s a period in the development of modernism where architects, before demolishing everything, started to look at what already existed and see what could be reused. This awareness of the potential of reuse affected the way architects made new buildings. You are always rebuilding even if you’re building new. Even when you think about rebuilding something that has been removed, you’re rebuilding a memory or rebuilding the past. YF Shelley has touched on the issue of memory, and there are a number of participants in the Biennale that take quite a radical view on existing and contemporary buildings. Some just add a little piece, some add a lot, some transform. It’s all part of a continuity. Going back to the “reading the skin of cities” (*11), the Sola Morales quote, I think that one of the things that we see in some of Shelley’s sketches is that when we begin a project for a competition we make a drawing of the elements of the place – whether it’s Toulouse, or Milan, or wherever – to capture aspects that can be absorbed into contemporary work and hence have a memory of the past. Think of dentistry: there was a time when dentists would remove any tooth that
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was not in terrific shape and then they discovered that doing so affects the structure of your mouth and the structure of your body. It is the same thing with architecture: there has been a time when the tabula rasa cleaned up and it wasn’t good enough. Now, we are at a very sophisticated time in human development when we realize that things are interconnected – the trees and the roofs can talk to one another, human beings have memory and that something that comes from the past might be more than nostalgia, it may mean something. These are questions that are relevant to every project: to build or rebuild, how much can you retain, how much should you modify. The relationship between architect, client, community and territory. What kind of dialogue do we need? And what kind of dialogue between Grafton and the public at Freespace do you wish for? YF We feel that architecture, our profession, is not one to have a secret agenda. We look for ways for us to be understood and for the public to feel competent to challenge us as a profession. When we wrote the manifesto, we wanted it to be something for our profession, yes, but also something for the public. We wanted it to be accessible, we wanted to use understandable words, and we wanted it to be a way for non-architects to have an access into our profession. Architecture affects everyone, like a human right, and we would like the Biennale to give the public confidence to understand the impact of architecture on their lives so that they can be outspoken. We need to understand that the end user of our profession is humanity. We are truly honoured to be involved in the Biennale. We hope that it is useful and we hope that it is thought-provoking. Paolo Lucchetta, Andrea Falco, Marisa Santin, Mariachiara Marzari (*11) “La pelle delle città deve essere osservata con l’attenzione di un detective che cerca indizi indagando tra le sue rughe e sull’apparente perdita di connessione. I maestri del thriller possono insegnarci l’arte di rivelare dettagli, sempre intriganti anche se non connessi a qualcosa. È precisamente dalla natura apparentemente accidentale dei loro dati che essi estraggono le fila dell’interesse narrativo». (da Questione di cose, Manuel de Solà-Morales)/ “The skin of cities has to be observed with the attention of a detective who scrutinizes the tiniest clues in its wrinkles and in their apparent lack of connection. The masters of the whodunit can teach us the art of revealing description, always intriguing even though unconnected to anything else. It is precisely from the apparently incidental nature of their data that they extract the threads of narrative interest.” [From Manuel de Solà-Morales, A Matter of Things]
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16. Mostra Internazionale di Architettura
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RENZO PIANO. PROGETTI D’ACQUA MESSA IN SCENA DI STUDIO AZZURRO
Progetti di Renzo Piano Building Workshop
24/05/18 > 25/11/18 MAGAZZINO DEL SALE ZATTERE 266, VENEZIA
Biglietteria/Tickets SPAZIO VEDOVA ZATTERE 50, VENEZIA Chiuso Lunedì e Martedì Closed on Monday and Tuesday fondazionevedova.org
6a architects Alison Brooks Architects Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti Barclay & Crousse BC architects & studies
«The free space inside and the free space outside: architecture mediates between the two» Yvonne Farrell, Shelley McNamara
Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten with marko pogacnik Carla Juaçaba Caruso St John Architects with philip heckhausen Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA Kieran Long, Johan Örn, James Taylor-Foster with Arkdes Lacaton & Vassal Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects Rafael Moneo, Arquitecto Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects Weiss/Manfredi
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
6a architects Tom Emerson, Stephanie Macdonald, John Ross, Owen Watson London, UK
Fondato nel 2001, lo Studio londinese è riconosciuto e molto premiato per i progetti di gallerie d’arte contemporanea, studi di artista, mostre, negozi. 6a costruisce architetture estremamente precise, sintetiche, di grande sensibilità per il contesto attraverso un approccio eclettico, che si lascia influenzare da artisti e scrittori nel tentativo di costruire un ordinario in grado di cambiare il reale./ Founded in 2001, the awardwinning London-based practice is recognized for its projects for contemporary art galleries, artists’ studios, exhibitions and shops. 6a designs precise, synthetical architecture which is sensitive to its context; using an extraordinary eclecticism, influenced by artists and authors, to build a new ordinary that changes the world. Selected works/projects • Photography Studio for Juergen Teller, London, UK, 2016 • Tree House, London, UK, 2013 • Raven Row, London, UK, 2009
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We’ve always drawn influences quite naturally from all sorts of things. I guess at college we were looking very much at Georges Perec, a writer, the sculptor Richard Wentworth, and about ways of slowing down and looking at what you’ve actually got before you make an intervention. Whatever you do make takes part in the existing conversation [Stephanie Macdonald, from an interview on www.somethingcurated.com, 2017]
Alison Brooks Architects Alison Brooks London, UK
Woman Architect of the Year nel 2013 e architetto pluripremiato, Alison Brooks è tra i progettisti più influenti della contemporaneità. Autenticità, generosità, senso civico e bellezza sono i concetti che definisce come guida per il proprio Studio, convinta che l’architettura abbia oggi bisogno di affermare anzitutto degli ideali (sociali, economici, politici, etici) per poter definire un futuro migliore, anziché dover discendere meramente dalle necessità e dalle condizioni del reale./ AJ Woman Architect of the Year in 2013, Alison Brooks is one of the most influential designers of today. Authenticity, generosity, civic sense and beauty are the guiding concepts behind her practice. Brooks believes architecture must affirm ideals - social, economic, political and ethical - to be able to define a better future, instead of merely adapting to the needs and conditions of what is already there.
Álvaro Siza Álvaro Siza Vieira Porto, Portugal
Architetto la cui tecnica è stata plasmata dalla rivoluzione modernista, Siza ha dedicato i suoi sforzi creativi a riconciliare con essa i crudi, talvolta aridi tratti nell’architettura della sua regione, il Portogallo settentrionale. I più semplici elementi costruttivi coincidono perfettamente con forme geometriche dalla tridimensionalità appena accennata per esaltare il raccordo con lo spazio esistente e la natura./ Siza has dedicated his creative efforts to connecting the Modernist revolution, by which his practice was shaped, with the coarse, dry traits of his home region’s vernacular architecture in northern Portugal. Simple building elements correspond perfectly to shapes only hinting at three-dimensionality, while connecting with the existing space and with nature. Selected works/projects • Iberê Camargo Foundation, Porto Alegre, Brazil, 2008 • Public Housing on Giudecca Island, Venice, Italy, 1985 • Tidal pools of Leça de Palmeira, Portugal, 1966
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What I appreciate and look for most in architecture is clarity and simplicity. For this reason, the more character a building has and the clearer its form, the more flexible its vocation [from Álvaro Siza, 1986-1995, Editorial Blau, 1996]
Amateur Architecture Studio Wang Shu, Lu Wenyu Hangzhou, China
«Noi facciamo case, non architettura». In queste parole di Wang Shu (Premio Pritzker 2012) è racchiuso l’approccio concettuale di Amateur Studio, che già nel nome svela un’attenzione profonda verso le capacità manuali, le maestrie artigianali e i materiali locali e di recupero, prima che verso le competenze tecniche e professionali dell’architetto. Se l’architettura contemporanea si riduce troppo spesso a dei progetti astratti, lontani dall’uomo e dalla natura, “fare una casa” significa avere la capacità di costruire con le proprie mani qualcosa di reale, tangibile, concreto./ “We make houses, not architecture”. In Wang Shu’s words lies the conceptual approach of Amateur Studio, whose name reveals an attitude which values skills, artisanship and locally-sourced, recycled materials over the architect’s technical or professional capabilities. If contemporary architecture too often limits itself to abstract projects, distant from man and nature, “making a house” means being able to make something tangible with your own two hands.
Selected works/projects • Exeter College Cohen Quad, Oxford, UK, 2017 • The Smile, London, UK, 2016 • Newhall Be, Harlow, UK, 2012 • Quarterhouse, Folkestone, UK, 2009
Selected works/projects • Ningbo Tengtou Pavilion, Shanghai Expo, China, 2010 • Vertical Courtyard Apartments, Hangzhou, China, 2006 • Five Scattered Houses, Ningbo, China, 2006
Authorship. This is part of the transformation of architecture as a discipline. You no longer have to adhere to a movement that has a name, you can have your own voice
If modern architecture is all about the professional architecture system, I would rather call myself an amateur [Wang Shu, from the Pritzker Prize acceptance speech]
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andramatin Andra Matin
Jakarta, Indonesia
Cifra del suo lavoro è lo spiccato senso spaziale. L’architettura (tanto quella residenziale, con le incredibili ville, come quella pubblica, con i musei o i masterplan) è pensata anzitutto come spazio tridimensionale, ambiente in cui la qualità emerge dalle relazioni fondamentali del sopra e del sotto, del vicino e del lontano, dell’alto e del basso, del dentro e del fuori, in un profondo dialogo con il contesto capace di sviluppare uno specifico “linguaggio indonesiano”./ Matin’s style shows a strong sense of space. His architecture both residential (incredible villas) and public (museums and master plans) is conceived foremost as a threedimensional space, an environment where quality emerges from the essential relationships between up and down, near and far, top and bottom, inside and outside, in an intensive dialogue with the context, developing a specific Indonesian language.
Selected works/projects • I&L House (Rumah Palem), Bintaro, Indonesia, 2016 • Katamama Hotel, Bali, Indonesia, 2015 • AM House, Jakarta, Indonesia, 2013
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I’m more interested in spatial quality than in shape or form. I like to explore space, an element you cannot see in pictures but can feel only in reality. I want to find the right expression between inside and outside. As a consequence of trying to balance the two, each building becomes different
Angela Deuber Architect Angela Deuber
Chur, Switzerland
Vincitrice dell’ArcVision Prize-Women and Architecture nel 2015, identifica il proprio lavoro con un profondo intreccio tra i caratteri regionali e materici dell'architettura alpina svizzera e un’intensa ricerca sul linguaggio contemporaneo del progetto. La sua architettura è legata in particolare agli aspetti costruttivi della professione, per i quali elabora soluzioni che superano la dicotomia tra il costruire ‘con le mani’ e la standardizzazione dell’edilizia./ Winner of the ArcVision Prize – Women and Architecture in 2015, Deuber sees her work as the intertwining of the regional and material elements of Swiss alpine architecture with an intensive research into contemporary design languages. Her architecture relies heavily on the building practices of the profession, which inspire her to design solutions for overcoming the separation between craftsmanship and the standardization of the construction industry. Selected works/projects • Primary school and kindergarten, Thal, St. Gallen, Switzerland, 2013 • Conversion of a late medieval house, Stuls, Grisons, Switzerland, 2012 • Multi-purpose cultural center, Buochs, Switzerland, 2017
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Construction is an essential and underestimated part of architecture which, since we stopped building with our own hands, has become obscure, remote and alien. In my work I endeavour to surmount this alienation
6a architects
Giardini Arsenale
Alison Brooks Architects
Assemble Jane Issler Hall, Mathew Leung, Alice Edgerley, Adam Willis, Fran Edgerley, Amica Dall, Giles Smith, James Binning, Paloma Strelitz, Lewis Jones, Joseph Halligan, Louis Schulz, Maria Lisogorskaya, Karim Khelil, Anthony Engi Meacock London, UK
architecten de vylder vinck taillieu Jan de Vylder, Inge Vinck, Jo Taillieu Ghent, Belgium
Un’architettura sempre incompleta, un’opera aperta basata sul ‘fare’ nel senso più ampio possibile, un approccio che mira non al gesto eccezionale, considerato irresponsabile, ma al quotidiano e al banale, considerati come opportunità di riscatto. Lucida riflessione sul futuro dell’architettura, l’opera di advvt mette al centro la responsabilità sociale della professione, in grado di rispondere ai suoi destinatari solo quando sa unire spirito critico e saper fare./ Architecture always incomplete, open to future intervention, based on the concept of ‘making’ in the broadest possible sense: an approach whose goal is not the extraordinary, which is deemed irresponsible, but the everyday and the commonplace which are seen as opportunities for liberation. A lucid reflection on the future of architecture, advvt’s practice puts social responsibility at the centre – only when critical sensibility and know-how are combined can the architect provide answers. Selected works/projects • House CG, Gand, Belgium, 2016 • House Bern Heim Beuk, Flanders, Belgium, 2011 • House Rot Ellen Berg, Braives, Belgium, 2011
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In our work we try to avoid giving the impression of a “corporate identity”. For us, architecture is still about everyday life
Arrea architecture Maruša Zorec and associates Maruša Zorec
Ljubljana, Slovenia
Lo Studio sloveno è conosciuto soprattutto per progetti di restauro in cui attraverso la ridefinizione della relazione con la luce e del rapporto quasi sempre fluido tra interno ed esterno si ottengono sorprendenti soluzioni spaziali di altissima qualità, che conservano l’unicità del patrimonio e al contempo ne offrono uno sguardo contemporaneo./ This Slovenian practice is known above all for its often award-winning restorations, where the redefinition of the relationship with light and a fluid transition between inside and outside bring about surprising spatial solutions of the highest quality. The uniqueness of architectural heritage is preserved and enriched with a modern touch.
Selected works/projects • Plečnik House (renovation), Ljubljana, Slovenia, 2015 • Ormož Castle (renovation of the outbuilding), Ormož, Slovenia, 2011 • Vetrinjski dvor (renovation), Maribor, Slovenia, 2010
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Architecture is an answer to a specific situation. We don’t realize something which is outside of us, we realize through what we are, how we see things, how we feel them. We only have to find a way to materialize it
Il collettivo londinese, che opera a cavallo tra arte, architettura e design, ha vinto il Turner Prize 2015 grazie a un progetto di rigenerazione che parte dal coinvolgimento degli abitanti. Assemble promuove il valore umano anziché quello economico, il processo prima del progetto, disegnando installazioni, edifici, spazi dal carattere squisitamente temporaneo e plasmabile, quasi che l’abitare, così come il progettare, non fosse altro che una continua performance./ This Londonbased collective, who work across the fields of art, architecture, and design, won the Turner Prize in 2015 with an inner-city regeneration project based on involving the inhabitants. By promoting human rather than economic values, Assemble design installations, buildings, temporary and flexible spaces, as if designing and inhabiting are one continuous performance. Selected works/projects • Granby Four Streets, Toxteth, Liverpool, UK, 2017 • Yardhouse, Stratford, London, UK, 2014 • Folly for a Flyover, East London, UK, 2011
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We are interested collectively in the possibility of using design to make the day-to-day richer, more joyful and more various, to enable the city to accommodate a wider variety of needs and ways of living, to be more malleable and support different needs and meanings
Atelier Peter Zumthor Peter Zumthor
Haldenstein, Switzerland
Materiali scelti come da un artigiano, spazi sensibili che possono essere solo esperiti col corpo, un intrinseco rapporto con la terra, il cielo e l’acqua, memorie quasi proustiane, di un umanesimo mai ingenuo e che va vissuto con le proprie mani, in forma quasi narrativa. Con una storia di progetti non conclusi e rifiutati, e di altri che emergono silenziosi dalle montagne come se fossero lì da sempre, Zumthor è uno schivo architetto dalla sbalorditiva poetica. Cocciuto indagatore dell’animo umano e intimo disegnatore di un’architettura contestualmente sotterranea ed eterea./ Materials chosen as an artisan would, tangible spaces one has to experience through one’s body, an intrinsic relationship with earth, sky and water, Proustian memories, humanism in an almost narrative form. With a history of buildings emerging silently from the mountains as if they had always been there (as well as unfinished projects and unsuccessful submissions), Zumthor is a poet of architecture, a stubborn investigator of the human soul and an artist of ethereal architecture of the underworld.
Selected works/projects • Serpentine Gallery Pavilion, London, UK, 2011 • Bruder Klaus Kapelle, Wachendorf, Germany, 2007 • Therme Vals, Graubünden, Switzerland, 1996
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Thinking about daylight and artificial light I have to admit that daylight, the light on things, is so moving to me that I feel almost a spiritual quality. When the sun comes up in the morning – which I always find so marvellous, absolutely fantastic the way it comes back every morning – and casts its light on things, it doesn’t feel as if it quite belongs in this world [from www.arcspace.com, 2012]
Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti Barclay & Crousse BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten Carla Juaçaba Caruso St John Architects Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL
«We chose the theme of Freespace, because we believed in the cultural component within architecture that is beyond the brief, beyond the need. We asked architects around the world to try to represent that, to be understood, and to challenge people to find the free space within their work and projects»
Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats
Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP
Gumuchdjian Architects Hall McKnight
Inês Lobo, Arquitectos
Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects
Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA
Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster Lacaton & Vassal
Laura Peretti Architects
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates
Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey
Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects
Moneo, Arquitecto Rafael Yvonne Farrell, Shelley McNamara Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
31 Weiss/Manfredi
BIG Bjarke Ingels Group
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
BC architects & studies Ken De Cooman, Nicolas Coeckelberghs, Wes Degreef, Laurens Bekemans Brussels, Belgium
Aurelio Galfetti Lugano and Bellinzona, Switzerland
Cofondatore dell’Accademia di Architettura di Mendrisio e progettista prolifico, Galfetti è uno dei maggiori architetti svizzeri del secondo Novecento e uno dei principali esponenti della “scuola ticinese”. Maestro indiscusso dell’architettura contemporanea e di formazione razionalista, ha fatto del suo progetto un continuo tentativo di attualizzazione dei principi, delle idee e delle forme del Movimento Moderno./ A co-founder of the Mendrisio Academy of Architecture and a prolific designer, Aurelio Galfetti is a major figure in late 20th century Swiss architecture and one of the principal exponents of the ‘Ticino school.’ An undisputed master of contemporary architecture and of rationalist education, Galfetti has always strived to embody the principles, ideas and forms of the Modernist Movement in contemporary form. Selected works/projects • NET Center, Padua, Italy, 2005 • Castelgrande (restoration), Bellinzona, 2000 • Casa Rotalinti, Bellinzona, Switzerland, 1961
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Il mio mestiere è quello dell’architetto, il mio obiettivo fondamentale è quello di progettare lo spazio per la vita dell’uomo, per le sue esigenze
Barclay & Crousse Sandra Barclay, Jean-Pierre Crousse Lima, Peru
Un’architettura in costante ricerca della relazione con il paesaggio, il contesto naturale e il benessere dell’uomo. La pietra, la terra, il cemento, l’intonaco, l’acqua e soprattutto la luce sono il materiale con cui lo Studio peruviano costruisce i suoi spazi, mettendo le tecnologie e la complessità al servizio di un’architettura il cui senso intimo sta nella pertinenza rispetto al tempo, al clima e alla percezione spaziale di chi la abita./ An architecture constantly exploring its relationships with landscape, nature and human well-being. Stone, earth, cement, plaster, water and above all light are the materials this Peruvian practice uses to construct its spaces, while putting technology and complexity at the service of an architecture whose intimate sense lies in its connection to time, climate and the spatial perception of its inhabitants. Selected works/projects • University facilities UDEP, Piura, Peru, 2016 • Place of Remembrance, Lima, Peru, 2013 • Paracas Museum, Paracas, Peru, 2012 • Vedoble House, Cañete, Peru, 2009
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We like to consider our projects as being part of a design laboratory that explores the bonds between landscape, climate and architecture, in order to challenge those notions of technology, usage, and quality of life that, from the specific conditions of developing countries, can inform and be pertinent in a global context
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BC è un gruppo di architetti, produttori di materiali, ricercatori, consulenti e appaltatori che, impegnato sia in progetti africani che europei, trova di volta in volta una diversa forma giuridica (Studio, ONG, Cooperativa) in modo da ampliare le possibilità del fare architettura sostenibile. La sostenibilità viene intesa non solo dal punto di vista energetico e dei materiali, ma soprattutto da quello dell’abitare, e si sperimenta attraverso processi collettivi della produzione dei materiali e della costruzione./ BC is a group of architects, manufacturers, researchers, consultants and contractors who work in Europe and Africa. Often they find that working within a different legal framework (such as professional practice, NGO or a cooperative) can increase the possibilities for sustainable architecture. Sustainability is intended not only from the point of view of energy and materials, but more importantly from the point of view of the inhabitant. Experimentation is possible by means of collective processes in the manufacture of materials and in building. Selected works/projects • Superette BKRK Bakery, Bokrijk, Belgium, 2015 • Preschool, Aknaibich, Morocco, 2014 • Library for the community of Muyinga, Burundi, 2012
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Creiamo un’architettura semplice, funzionale e logica, come una forma cava in cui accogliere i gesti e le narrazioni della comunità del costruire. L’atto del costruire genera il modo di fare architettura, il suo aspetto e il modo di viverla. Per definizione ciò crea sostenibilità sociale ed ecologica
Benedetta Tagliabue Miralles Tagliabue EMBT Benedetta Tagliabue, Elena Nedelcu, Joan Callís Barcelona, Spain; ShangHai, China
Sperimentazione manuale e un atteggiamento germinale verso un’architettura che costruisce se stessa dal basso verso l’alto. Tra i player dietro alla riqualificazione di Barcellona quale città di rilevanza globale, lo studio EMBT ha sempre dimostrato grande apertura nei confronti dei contesti e delle culture in cui ha operato, dai sovrasegmentali alla progettazione, per un’integrazione a tutto tondo dell’architettura nella vita urbana./ Manual experimentation and a bottom-up approach to architecture. An important player behind the redevelopment of Barcelona as a global city, EMBT has always shown an openness to contrasting contexts and cultures, elements beyond design, for an all-round integration of architecture into urban life. Selected works/projects • Stazione Centro Direzionale-Metropolitana di Napoli, Naples, Italy, under construction • Spain Pavilion for Shanghai 2010 Expo, Shanghai, China, 2009 • Mercat Santa Caterina, Barcelona, Spain, 2005
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We particularly champion a hand-made approach – building models, making collages. You see and feel what it is like here! [from an interview on www.archdaily.com]
Bjarke Ingels, Sheela Maini Søgaard, Finn Nørkjær, Thomas Christoffersen, Kai-Uwe Bergmann, Andreas Klok Pedersen, David Zahle, Jakob Lange, Beat Schenk, Daniel Sundlin, Brian Yang, Jakob Sand New York, USA, Copenhagen, Denmark, London, UK
Materialità, interazione fisica e un simbolismo diretto e dichiarato. Il Museo della Navigazione, in Danimarca, è una nave di cemento interrata. Il progetto per l’Expo Shanghai 2010 vede due torri curve che si uniscono a formare il carattere rén (人), che in cinese significa “persona”. Bjarke Ingels, fondatore dello Studio, concede una parziale vittoria agli elementi naturali e lascia che essi trasformino la geometria dei suoi progetti fino a un ideale punto di contatto, un equilibrio tra forze./ Materiality, physical interaction and direct, open symbolism. Bjarke Ingels’ Danish National Maritime Museum resembles an interred concrete ship. His project for the Shanghai 2010 Expo saw two curved towers leaning towards one another to form the rén character (人) or “person” in Chinese. Ingels concedes partial victory to natural elements and lets them shape his projects until they reach an ideal balancing point between contrasting forces. Selected works/projects • 2 World Trade Center, New York, NY, ongoing • Greenland National Gallery of Art (concept), Nuuk • Danish National Maritime Museum, Helsingor, Denmark, 2013
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As architects, we have the ability to build the world we’d like to live in, and then live in it. The sense of empowerment that architecture can give you when it’s working well is the same kind of empowerment that Lego gives a child [Bjarke Ingels, from an interview on www.cladglobal.com, 2017]
Burkhalter Sumi Architekten Marianne Burkhalter, Christian Sumi Zurich, Switzerland with Marco Pogacnik Venice, Italy
Lo Studio svizzero, fondato nel 1984 e riconosciuto per il ruolo che da oltre vent’anni ha saputo affidare al legno nell’architettura urbana, si presenta alla Biennale insieme a Marco Pogacnik, studioso che su Burkhalter Sumi Architekten ha curato un importante saggio critico. La residenza collettiva è certamente il fulcro del loro lavoro, in cui sono mescolati tradizione e sperimentazione come chiave della ricerca tipologica./ This Swiss practice, founded in 1984, is recognized for the role that for over twenty years it has given to wood in urban architecture. At the Biennale, BSA present their work with Marco Pogacnik, an artist and writer who has written an important critical study on them. The focus of their work is on multi-family dwellings, where they employ both tradition and experimentation as keys to typological research. Selected works/projects • Hotel Laudinella, St. Moritz, Switzerland, 2017 • Giesshübel complex, Zurich, Switzerland, 2013 • House in Rösslirain, Herrliberg, Switzerland, 2005
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Wood has a certain sensuousness that is comparable to that of rough concrete. And rough concrete picks up the wood imprint which is used for the shuttering. We like to use both materials in conjunction with each other because of this relationship
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza
Carla Juaçaba
Amateur Architecture Studio andramatin
Rio de Janeiro, Brazil
Vincitrice nel 2013 dell’arcVision Prize – Women and Architecture per Pavilion Humanidade, Carla Juaçaba è un architetto brasiliano di grande finezza, il cui maggior rilievo sta nell’immaginare spazi non ordinari e nella relazione tra questi spazi e il contesto, creando dialoghi inediti e mai scontati. L’innovazione delle sue architetture risiede in particolare nell’estremo rigore iconico e materico, che si legge proprio nell’interazione tra le parti. Oltre che far parte degli architetti scelti dalle curatrici per Freespace, Carla Juaçaba è presente in veste di progettista di una delle dieci cappelle dello spazio della Santa Sede (vedi pag. 81)./ The winner of the 2013 arcVision Prize – Women and architecture for her Pavilion Humanidade, Carla Juaçaba is a Brazilian architect of great delicacy. Her major significance has been in her imagining of unusual spaces and their relationship with their contexts, creating original and unexpected dialogues between them. The innovation in her architecture lies, in particular, in the extreme iconic and material rigour apparent in the interaction between individual components. Juaçaba has also designed one of the ten chapels for the Holy See Pavilion (see p. 81).
Selected works/projects • Pavilion Humanidade (with Bia Lessa), Copacabana, Brazil, 2012 • Casa Mínima, Rio de Janeiro, Brazil, 2008 • Casa Rio Bonito, Brazil, 2005
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Carla Juaçaba embodies those qualities necessary in an architect of courage in approaching her profession, creativity in seeking unconventional solutions and enormous sensitivity to the context in which her works will reside [from the arcVision Prize motivation]
Caruso St John Architects Adam Caruso, Peter St John London, UK with Philip Heckhausen Zurich, Switzerland
Riconosciuti per la loro capacità di lavorare in spazi legati all’arte in collaborazione diretta con gli artisti, gli architetti londinesi della Walsall Gallery sono anche curatori del Padiglione britannico di questa Biennale (vedi pag. 21). Le loro sono architetture attente, in cui tre tracce guidano il progetto: da un lato la sensibilità emotiva e psicologica generata dallo spazio, in secondo luogo la costruzione fisica e gli aspetti plastici dei materiali, in ultimo il dialogo con il contesto, sia quello locale, sia quello formale, legato a ciò a cui lo spazio è chiamato a rispondere./ Noted for their skilful work on art galleries and museums and their fruitful collaborations with artists, the London-based architects of the Wallsall Gallery are also the curators of the British Pavilion at this year’s Biennale. Their precise architecture demonstrates three guiding principle: firstly the emotional and psychological sensitivity generated by the space; secondly the physical construction and the sculptural aspects of the materials; and finally the dialogue with both the local and the formal context (see p. 21).
Angela Deuber Architect architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble
Case Design
Aurelio Galfetti
Anne Geenen, Samuel Barclay
Barclay & Crousse
Mumbai, India
Il giovane Studio di Mumbai, formato da architetti e designer dalla formazione internazionale, si distingue per la capacità di costruire architettura di qualità mettendo al primo posto l’impatto che essa genera sulle relazioni, sia quelle sociali sia quelle tra il contesto naturale e quello artificiale. Con una forte propensione alla costruzione di valore condiviso, lo Studio affronta i progetti attraverso modelli partecipati di costruzione ed elaborazione degli spazi, realizzati spesso con il coinvolgimento attivo della popolazione a cui sono destinati./ This recently established practice in Mumbai has been founded by internationallyeducated architects and designers. They are recognised for their ability to create high-quality architecture while prioritising the impact it has on its surroundings in terms of both the community and the environment, both natural and manmade. Their philosophy is one of shared value and they use participatory models to design and build spaces, often involving the local population.
BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten with marko pogacnik Carla Juaçaba Caruso St John Architects with philip heckhausen Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto
Selected works/projects • Sebatu Village House, Bali, Indonesia, ongoing • House in Hatta, United Arab Emirates, ongoing • Avasara Academy, Pune, India, ongoing
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We believe that objects and spaces deeply impact our relationship with the world around us and seek to create moments of quality inspired by observations from our daily lives
Cino Zucchi Architetti Cino Zucchi Milan, Italy
Le architetture del progettista milanese rivelano sia la poliedricità del suo approccio, che riesce a includere nel progetto scale e dimensioni molto lontane tra loro, sia alcune costanti quali la riflessione sulla sostenibilità e sulle implicazioni sociali, aspetti che Zucchi considera come un imperativo condiviso dell’architettura. I suoi progetti sono un dialogo intenso tra l’esterno, che è lo spazio pubblico, a cui le facciate fanno da limite e fondale, e l’interno, dove l’architettura si fa intima accoglienza e innovazione tipologica./ Zucchi’s designs show the versatility of his approach and his ability to include wildly different scales and dimensions as well as a few constants like reflections on sustainability and on social implications, aspects that Zucchi considers an imperative in architecture. His works are a dialogue between the outside, or public space, with facades acting as limit and background, and the inside, where architecture is a welcoming presence and typological innovation.
Selected works/projects • Bremer Landesbank, Bremen, Germany, 2016 • Lycée Hotelier de Lille, France, 2016 • Newport Street Gallery, London, UK, 2015
Selected works/projects • New Lavazza Headquarter, Turin, Italy, 2017 • Salewa Headquarter, Bolzano, Italy, 2011 • U15 Milanofiori, Assago, Italy, 2011 • Ex Junghans Area, Giudecca, Venice, Italy, 2003
Reality affects you. It’s physical, even before you understand it, like art. Peter and I are both very interested in contemporary art, in its capacity to insinuate emotions. Why shouldn’t architecture work in the same way? [Adam Caruso]
Il nostro modo di fare, la nostra competenza e la nostra disciplina interagiscono in maniera complessa con molti altri soggetti: l’architettura e la città non sono fatte solo dagli architetti, noi siamo la parte emersa dell’iceberg
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Atelier Peter Zumthor
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Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight
«Reality affects you. It’s physical, even before you understand it, like art. We are very interested in contemporary art, in its capacity to insinuate emotions. Why shouldn’t architecture work in the same way?»
Inês Lobo, Arquitectos
Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects
Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA
Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster Lacaton & Vassal
Laura Peretti Architects
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates
Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey
Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects
Rafael Moneo, Arquitecto
Adam Caruso
Rintala Eggertsson Architects RMA Architects
Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
33 Weiss/Manfredi
34
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
David Chipperfield Architects David Chipperfield, Alexander Schwarz, Martin Reichert, Christoph Felger, Eva Schad, Harald Müller
London, UK; Berlin, Germany; Milan, Italy; Shanghai, China
«Within the profession we need to have courage and outside the profession we need support» Yvonne Farrell, Shelley McNamara
Crimson Architectural Historians Ewout Dorman, Michelle Provoost, Cassandra Wilkins, Wouter Vanstiphout, Simone Rots, Annuska Pronkhorst Rotterdam, The Netherlands
I famosi storici dell’architettura di Rotterdam si muovono tra il progetto, la ricerca, la politica e l’insegnamento. Avendo come oggetto di studio la città, hanno fatto della storia della loro disciplina non un mero sguardo al passato, bensì una possibilità di progettazione del futuro, con l’intenzione di costruire, prima degli edifici, anzitutto storie e narrazioni capaci di «dipingere panorami di possibilità», cercando di convincere le persone delle specifiche potenzialità di un luogo e trasformando questa pratica in una vera e propria strategia urbana./ These architectural historians from Rotterdam work across design, research, politics and teaching. They study the city, and have turned their discipline from looking at the past to the possibility of designing the future. Before buildings, they believe that what we should construct first are stories and narratives that can “paint panoramas of possibilities” and convince people of the potential of a place, changing architecture from practice to a real urban strategy. Selected works/projects • Mini Mall, Hofbogen, Rotterdam, The Netherlands, 2013 • WIMBY! (Welcome Into My BackYard!), Hoogvliet, Rotterdam, The Netherlands, 2007 • Villa The Heerlijkheid, Hoogvliet, Rotterdam, The Netherlands, 2007
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Being able to tell a good story, a gripping story, a touching, exciting, spectacular story is the core of designing and planning
Trent’anni di attività, progetti sparsi in tutto il mondo e una viscerale passione per il suo lavoro. Difficile in poche righe tracciare un profilo di David Chipperfield, uno dei più noti architetti viventi e già curatore della Biennale Architettura nel 2012. La capacità di ricostruire con un linguaggio formale la lezione neoclassica e quella dei Maestri dell'architettura del Novecento in una nuova sintesi, l’estrema poliedricità, la pulizia degli spazi, l’emotività della relazione tra pieni e vuoti, l’abilità della gestione materica ne fanno uno dei Maestri della contemporaneità./ Thirty years of practice, projects all over the world and a visceral passion for his work. It’s hard to condense into a few lines the life of David Chipperfield, one of the most famous living architects and the curator of the 2012 Architecture Biennale. His ability to create a new formal language synthesizing the lessons of neo-classicism with the highlights of 20th century architecture, his extreme versatility, his clean lines, the emotivity in the relationships between solid components and voids and his skill in managing materials all make him a master of contemporary architecture. Selected works/projects • Elbtower, Hamburg, Germany, 2017 • Valentino Flagship Store, New York, NY, 2014 • Jumex Museum, Mexico City, Mexico, 2013 • Neues Museum, Berlin, Germany, 2010 • BBC Scotland Headquarters, Glasgow, UK, 2007
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I would like the architecture professionals to show they are not self-absorbed. I want them to show how important participation is to architecture [from an interview on «The BAG-Biennale Architecture Guide», 2012]
de Blacam and Meagher Architects Shane de Blacam, John Meagher Dublin, Ireland; Ibiza, Spain
Ritenuti tra i padri dell’architettura contemporanea irlandese, gli architetti dublinesi sono un riferimento internazionale per l’uso sapiente dei materiali e le soluzioni spaziali. Mattoni, legno e pietra diventano il vero soggetto di potenti interventi plastici, forme iconiche in grado di ripensare il patrimonio storico, di immaginare nuove tipologie dell’abitare contemporaneo, di definire i nuovi spazi della collettività./ Acclaimed as the godfathers of modern Irish architecture, de Blacam and Meagher are an international reference point for their command of materials and their spatial solutions. Bricks, wood and stone are the real protagonists of powerful sculptural interventions, iconic shapes that rethink historical heritage and imagine new types of contemporary dwelling. These designs can redefine our new common spaces. Selected works/projects • Abbeyleix Library, Abbeyleix, Ireland, 2009 • Cork Institute of Technology, Cork, Ireland, 2006 • Chapel of Reconciliation, Knock, Ireland, 1990
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Achieving quality and simplicity through the use of beautiful, natural materials
andramatin Angela Deuber Architect architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti Barclay & Crousse BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten Carla Juaçaba Caruso St John Architects Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster Lacaton & Vassal Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects Rafael Moneo, Arquitecto Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
35 Weiss/Manfredi
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
DnA_Design and Architecture Xu Tiantian Beijing, China
«The art of the successful transformation lies somewhere between the past and the future. When faced with the task of transforming an existing building, [we immerse ourselves] in a process of analyzing existing structures and functions and of researching future needs and desires» Dorte Mandrup
L’architettura di Xu Tiantian si caratterizza per lo speciale approccio di ricerca che instaura con i territori, perlopiù rurali o in trasformazione. Nella fase di urbanizzazione esplosiva della Cina contemporanea il progetto ha il compito non solo di mettersi in relazione con il luogo, ma di costruire un nuovo contesto, capace di generare futuro e attrezzare lo spazio di qualità e di valori che siano in grado di sostenere un repentino sviluppo./ Xu Tiantian’s architecture is characterised by a research-based approach starting with the land, for the most part in rural or developing territories. During the explosive urbanization of contemporary China, architecture must not only relate to its location, but be able both to create new environments capable of generating the future and to build high-quality spaces equipped to sustain lightning-fast development. Selected works/projects • Songzhuang Artist Residence, Beijing, China, 2008 • Xiaopu Culture Center, Beijing, China, 2007 • Ordos Art Museum, Ordos, China, 2007 • Songzhuang Art Museum, Beijing, China, 2006
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I think you are not designing for the moment right? You’re really designing for the future. A lot of projects are like this, so maybe it’s a different approach compared to a European city. There you think about architecture as fitting into the existing history, the existing culture and context. In China there’s history but there’s no existing context. All the contexts are made for the future
Dorte Mandrup A/S Dorte Mandrup, Frants Nielsen Copenhagen, Denmark
Diller Scofidio + Renfro Elizabeth Diller, Charles Renfro, Ricardo Scofidio, Benjamin Gilmartin New York, USA
Noto come uno dei massimi esempi di interdisciplinarietà, lo Studio progetta esperienze urbane a tutto tondo, vedi il parco pubblico sopraelevato High Line a New York, ed edifici per la rappresentazione e l’insegnamento di arti performative, in particolare nella stessa New York. Cresciuti nei fertili e combattuti anni ‘70, DS+R pensano che la critica sia parte essenziale del fare architettura./ One of the most famous examples of an interdisciplinary approach to architecture, this studio designs all-round urban experiences like the elevated High Line park in New York, and also buildings for the visual and performing arts. Founded in the rebel 1970s, they maintain that criticism is an essential part of making architecture.
Tra gli Studi danesi più rilevanti, si distingue per l’unicità e il carattere estremamente singolare dei suoi progetti ideati con un linguaggio libero, una sintassi indipendente, una forma aperta. Le cifre attraverso cui è possibile leggere i loro lavori sono tre: il landmark, ovvero un’architettura che diventa parte indissolubile del luogo, la mixité, ovvero il carattere sempre misto e flessibile di ogni spazio rispetto ai suoi usi, l’apprendimento, ovvero la costruzione di spazi che sono sempre anche possibilità di conoscenza di sé e della relazione con il mondo./ One of the most significant Danish studios, Dorte Mandrup stands out for its uniqueness and the extremely singular character of its projects which are conceived using a free language, an independent syntax, an open shape. We can read their designs through one of three lenses: the landmark, a piece of architecture that becomes indissolubly part of a location; the mix, a space with a mixed, versatile character with regards to its potential uses; and learning, or a space that also offers the possibility of learning about oneself and one’s relationships with the outside world.
Selected works/projects • The Shed, New York, NY, under construction • Zaryadye Park, Moscow, Russia, 2014 • High Line (Phases 1, 2, 3), New York, NY, 2009, 2011, 2014
Selected works/projects • Wadden Sea Centre, Ribe, Esbjerg, Denmark, 2017 • Ikea Hubhult, Svågertorp in Malmö, Sweden, 2015 • Sallingtårnet, Aarhus Harbour, Denmark, 2015 • Prismen, Copenhagen, Denmark, 2006
Cities can’t stand still. Through the High Line I’ve come to terms with the notion that one steps into a city at some point in the death, decay and rebirth cycle [Elizabeth Diller]
We are a team of die-hard overachievers. Striving towards the ultimate synthesis, we combine our firm grasp on reality with a knack for dreaming out loud – delivering the know-how to solidify ideas
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Elemental Alejandro Aravena, Gonzalo Arteaga, Juan Cerda, Diego Torres, Victor Oddo Santiago, Chile
Lo Studio Elemental, fondato dal curatore della Biennale 2016 Alejandro Aravena, si descrive come un do tank con vari interessi in campo sociale. Lo Studio ha messo alla prova la propria capacità di interpretare l’abitazione cercando ispirazione al livello più basso dell’architettura vernacolare, la favela, e crede fermamente nella partecipazione intellettuale e manuale dei destinatari degli edifici./ Elemental Studio, founded by the curator of the 2016 Venice Biennale, Alejandro Aravena, describes itself as a ‘do tank’ with various interests in the social field. The studio has demonstrated its ability to reinterpret housing by looking for inspiration in the lowest level of vernacular architecture, the slum, and firmly believes in the intellectual and manual participation of the future users of buildings. Selected works/projects • EDP Headquarters (project) Lisbon, Portugal, 2017 • UC Innovation Center, Santiago, Chile, 2013 • Villa Verde (484 incremental houses) Constitución, Chile, 2013 • Siamese Towers, Santiago, Chile, 2005
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We used people’s energy, pressure and even discontent to power massive urban transformations
Elizabeth Hatz Architects Elizabeth Hatz
Stockholm, Sweden
Curatrice, progettista e docente, Elizabeth Hatz è un’attenta studiosa dell’architettura contemporanea e della città come spazio di un latente futuro. Co-fondatrice di Färgfabriken, la piattaforma di Stoccolma che lavora sulla relazione tra arte, città e società, ha spesso messo al centro dei suoi lavori il disegno e la rappresentazione dell’architettura, entrando nel campo del progetto soprattutto attraverso un’attività di consulenza e curatela./ A curator, designer and teacher, Elizabeth Hatz is a researcher on contemporary architecture, on the relations between architecture and the arts, on the city as the space of a latent future. Co-founder of the Färgfabriken foundation, a Stockholm-based platform for exploring the relationships between art, cities and societies, Hatz focuses her work on the drawing and representation of architecture. As a designer, she works as a consultant and a curator. Selected works/projects • e v+ a, Exhibition of Visual Arts, Biennal of Art, Limerick, Ireland, 2010 • Färgfabriken, Stockholm, Sweden, 1995
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If architecture, like art, is a way of asking forgiveness for being mortal (consider the Egyptians or Etruscans), making something last long after the last sigh of its author and searching for a form of permanence, transcending the most ephemeral moment, then the architectural hand-drawing must be a congenial place for its unfolding
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio
Estudio Carme Pinós Carme Pinós
Barcelona, Spain
Il prolifico Studio catalano, da oltre vent’anni un punto di riferimento per l’architettura spagnola ed internazionale, ha lavorato in tutti i campi del progetto, dal mobile (la serie Objects, per esempio) fino a grandi complessi residenziali, centri culturali e progetti urbani. Carme Pinós caratterizza il suo lavoro con una grande attenzione alla responsabilità sociale del progetto, identificata soprattutto attraverso lo sviluppo di idee sintetiche nella loro articolazione intorno a spazi potenti e al dialogo ininterrotto con la città./ This prolific Catalan practice works in all fields of design, from furniture (e.g. the Objects series) to large residential developments, cultural centres and other urban projects. Carme Pinós pays great attention to the social responsibility of each project, and her work is characterised by the development of synthetical ideas and their articulation in powerful spaces and in an uninterrupted dialogue with the city. Selected works/projects • Caixaforum Museum, Auditorium and Cultural Center, Zaragoza, Spain, 2014 • Primary School, Castelldefels, Spain, 2007 • Novoli Housing, Florence, Italy, 2006
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Ho sempre pensato che l'architettura metta in relazione l’arte e la vita. Ed è questo che continua ad interessarmi: la responsabilità che l'architettura ha verso la società
Flores & Prats Eva Prats, Ricardo Flores Barcelona, Spain
Coinvolti in questa Biennale anche nel progetto di una delle cappelle del Padiglione della Santa Sede (vedi pag. 80), i due architetti catalani considerano l’architettura nella sua capacità di innovare i modi dell’abitare pur custodendo, soprattutto per quanto riguarda i materiali e i modelli costruttivi, un forte legame con la tradizione, con il passato da cui deriva ogni singolo progetto e con il contesto in cui si inserisce. In questo senso si leggono anche gli incredibili progetti di restauro, nei quali emerge un’architettura libera eppure rispettosa, dirompente e tuttavia delicata./ These two Catalan architects see architecture as a way of changing the ways people live while preserving a connection with tradition, especially through building materials and methods. The past and the context are paramount. From this viewpoint we can also appreciate their incredible renovation projects, which create an architecture that is free yet respectful, disruptive yet always with a light touch. Flores & Prats are also represented at the Biennale by a chapel design at the Holy See Pavilion (see p. 80). Selected works/projects • Sala Beckett Theatre and International Drama Centre, Barcelona, Spain, 2016 • Cultural Center Casal Balaguer, Palma de Mallorca, Spain, 2014 • Microsoft Headquarter, Milan, Italy, 2011 • Building 111, Barcelona, Spain, 2004
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Aver disegnato l'edificio per un lungo arco di tempo [...] ci dà la sicurezza di lavorare senza alcuna distanza fisica e temporale con la storia, in un tempo 'continuo' grazie al quale i nuovi interventi s'incoporano con i precedenti fino a confondersi, come se fossero sempre esistiti [about Cultural Center Casal Balaguer]
andramatin Angela Deuber Architect
Francesca Torzo Architetto Francesca Torzo Genova, Italy
Il lavoro del giovane Studio genovese - vibrante fucina di progetti in cui tutto sembra controllato, dalla disposizione delle pietre di tufo alla scelta dei pannelli metallici della copertura, fino alla dimensione spesso non usuale delle aperture - è segnato dalla delicatezza, una delicatezza anzitutto verso il contesto, vera sorgente da cui attingere gli strumenti costruttivi, i toni e i modi dell’uso dei materiali, e poi anche verso i destinatari dello spazio, invitati a fare esperienza di un’intensa e radicale qualità spaziale, tanto mistica quanto estremamente pragmatica./ In this recently established practice, everything seems very controlled – from an arrangement of volcanic stones to a choice of metal roof panels to an unusuallysized door. Their work is characterised by delicacy and above all a deference towards the context, the true source of all building tools, styles and ways of using materials; and towards the future users of the space, who are invited to experience an intense, radical spatial quality, almost mystical while at the same time extremely practical. Selected works/projects • z33 - Contemporary Art Gallery, Hasselt, Belgium, 2018 • Guggenheim Museum, Helsinki, Finland, 2014 • Casa due, Sorano, Italy, 2010
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Space can be defined as a physical entity normed by measure, width depth and height, or can be formulated as a reference frame where subject and things map the distances
Gion A. Caminada Vrin-Cons, Switzerland
Maestro indiscusso dell’architettura in legno, l’architetto svizzero è una figura quasi mitica che ha costruito la maggior parte dei suoi lavori a Vrin, un piccolo paese del Canton Grigioni, plasmandoli su un continuo scambio con la tradizione costruttiva, le forme e il modo di intendere lo spazio locale. Gion A. Caminada è convinto che attraverso la propria professione sia possibile trasformare modelli tradizionali e archetipi in nuove forme e tecniche in grado di rispondere ai bisogni dell’uomo contemporaneo./ The undisputed master of wooden building design, this Swiss architect is an almost mythical figure. He has built most of his projects in Vrin, a village in the south-eastern Canton of Grisons, Switzerland. Caminada lets local building traditions and ways of understanding space shape his projects, and believes that architects can transform traditional models and archetypes into new shapes and techniques to answer the needs of modern communities. Selected works/projects • Waldhütte, Plong Vaschnaus, Domat/Ems, Switzerland, 2013 • Aussichtsturm Reussdelta, Vrin, Switzerland, 2012 • Haus Walpen, Blatten, Switzerland, 2002
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Realizzare oggetti individuali di qualità è già un’alta aspirazione, ma creare spazi di vita olistici nel senso antropologico, ovvero luoghi che siano colorati dalla vita e dalla cultura, è ancora più difficile. Tuttavia, questo per me è l’ideale dell'architettura [da un’intervista su www.tagesanzeiger.ch, 2014]
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti Barclay & Crousse BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten Carla Juaçaba Caruso St John Architects Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster Lacaton & Vassal Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects Rafael Moneo, Arquitecto Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
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W I L MOT T E FO U N DATI O N Fort de Villiers
W I NNING P R O JECTS PRIX W 018 25.05.2018 - 15.09.2018
WILMOTTE FOUNDATION WILMOTTE FOUNDATION Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 30121 Venezia Cannaregio 3560 - 30121 Venezia Fondamenta dell’Abbazia, Open : 10:00am-1:30pm - 2:00pm-6:00pm Open : 10:00am-1:30pm - 2:00pm-6:00pm on and Monday bank holidays Closed onClosed Monday bank and holidays Vaporetto : - Madonna dell’Orto Vaporetto : Ca’D’Oro Ca’D’Oro - Madonna dell’Orto T: + 39 041 476 1160 T: + 39 041 476 1160 fondaco@wilmotte.fr
b 7 6 a- Vaporetto : Ca’ d’Oro b- Madonna dell’Orto 1-Calle C’a d’Oro 2-St. Nuova 3-Fondamenta Misericordia 4-Fondamenta S. Felice 5-Fondamenta dell’Abbazia 6-Fondamenta Contarini 7-Ramo I Piave Wilmotte Foundation
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fondaco@wilmotte.fr www.prixw.com www.prixw.com
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble
Hall McKnight GrupoSP Alvaro Puntoni, Joao Sodre São Paulo, Brazil
GrupoSP non è uno studio di architettura nel senso tradizionale, ma un'associazione flessibile di architetti di provenienza e generazioni diverse che intende lavorare nella contemporaneità attraverso progetti, concorsi e ricerca accademica, attività quest’ultima ritenuta fondamentale per elaborare e mettere in discussione le idee. Il loro lavoro è caratterizzato da una ricerca intorno al tema del vuoto, terreno nodale su cui cimentarsi in particolare al cospetto di una densità sempre più crescente dell’espansione urbana./ GrupoSP is not a traditional architectural practice, but rather a loose, flexible association of architects of different generations and backgrounds. They design for public competitions and for academic research, which they believe is essential for elaborating and debating ideas. Their work is characterised by an appreciation for the role in architecture of the void, seen as the answer to the ever-growing density created by urbanization. Selected works/projects • Jardim Paulistano House, São Paulo, Brazil, 2015 • Sebrae Headquarters, Brasilia, Brazil, 2011 • Public School, Votorantim, São Paulo, Brazil, 2009 • House, Carapicuíba, São Paulo, Brazil, 2008
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Non crediamo di essere semplicemente architetti di generazioni diverse, poiché non ci riconosciamo propriamente nelle generazioni. Tutti noi apparteniamo invece ad un’unica generazione: quella della contemporaneità
Gumuchdjian Architects
Alastair Hall, Ian McKnight Belfast and London, UK
Giovane Studio irlandese estremamente prolifico, in grado di attraversare con dimestichezza tutte le scale del progetto mantenendo costante il livello di altissima qualità spaziale, raggiunto soprattutto attraverso la ricerca delle specificità delle tecniche costruttive locali, siano esse irlandesi, inglesi o danesi. Una grande fermezza del disegno e un profondo controllo della realizzazione sono alla base della novità che ciascuno dei loro progetti è in grado di mostrare, tanto negli spazi pubblici quanto nelle intime abitazioni private./ A prolific young Irish practice that can comfortably handle all scales of project while keeping true to a high standard of spatial quality, achieved after extensive research into the characteristics of local building techniques whether in Ireland, England or Denmark. Precise designs and strict control of the building process lie behind the sense of originality that their projects demonstrate, both in public spaces and in private homes.
Selected works/projects • Church Road House, Belfast, Northern Ireland, UK, 2016 • Yellow Pavilion, Festival of Architecture 2015, King’s Cross, London, UK • Vartov Square, Copenhagen, Denmark, 2013 • Belfast Metropolitan Art Center, Belfast, Northern Ireland, UK, 2012
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The pavilion is a vehicle to carry a collection of bricks that speaks of the city as a work in progress. In this sense the project is not ours. It belongs to the city and, just as the city is a collection of many projects, made by many, both the bricks' characteristics of individuality and collected cohesion are expressed [about the Yellow Pavilion]
Philip Gumuchdjian
Inês Lobo, Arquitectos
Attivo da una ventina d'anni sui campi più diversi del progetto, lo Studio di Philip Gumuchdjian si forma a partire dalla fondamentale esperienza con Richard Rogers. Con un’impostazione che mette al centro il contesto e la possibilità di costruire edifici che permettono un’interazione con chi li abiterà, favorendo un grado piuttosto articolato di evoluzione, lo Studio si è distinto per alcuni progetti privati e pubblici di grande libertà spaziale e controllo formale e materico, ottenendo per queste ragioni importanti premi internazionali./ The Gumuchdjian practice has been active for many years in all fields of design, following experience working with Richard Rogers. Gumuchdjian puts context at the centre and designs buildings with which those who inhabit them can interact. The practice has gained renown and won major prizes internationally for public and private projects of great spatial freedom combined with formal command.
Inês Lobo, João Rosário
London, UK
Selected works/projects • Parkside, London, UK, 2017 • Marylebone School, London, UK 2007 • Centre Pompidou, Metz, France, 2003 • Think Tank, Skibbereen Boathouse, Ireland, 1998
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We design spaces that appear simple and uncluttered that clients can make their own
Lisbon, Portugal
Inês Lobo usa idee minimali e una strettissima correlazione uso-progetto per creare edifici discreti, riservati, in cui la massima ispirazione e la massima influenza visiva derivino semplicemente dall’intelligenza costruttiva e da un’idea dell’edificio quale subordinato complemento dell’attività umana. Ricordi modernisti sono diluiti nel confronto con l’esistente, lasciando ampio spazio a una costruzione cooperativa dell’abitare./ Inês Lobo uses minimal ideas and a close correlation between use and design to create unobtrusive, discreet buildings whose major inspiration and greatest visual influences derive from architectural intelligence and a sense of the building as a subordinate complement to human activity. Modernist references are included in a collaboration with existing architecture to create livable spaces.
Selected works/projects • Lisbon Ground, Portuguese Pavilion, 13th Architecture Biennale, Venice, Italy, 2012 • Scuola Elementare, Santiago, Capo Verde • Bom Sucesso Resort, Obido, Portugal, 2013
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And we work for the human being. We build for people. If people cease to matter, architecture ceases to exist
Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti Barclay & Crousse BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten Carla Juaçaba Caruso St John Architects Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster Lacaton & Vassal Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects
«What we really would like to emphasize is that architecture stands still to hold us, to protect us; that gravity is a reality of how we are held on this planet and that space is the enclosure»
Matharoo Associates
Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey
Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects
Rafael Moneo, Arquitecto
Rintala Eggertsson Architects RMA Architects
Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects
Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton
Yvonne Farrell, Shelley McNamara Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
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John Wardle Architects GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
«Professional architects, urbanists and designers will need to move beyond good intentions and develop concrete approaches to the challenges of cities today» Kieran Long
Jensen & Skodvin Arkitekter AS Jan Olav Jensen, Børre Skodvin, Torunn Golberg, Torstein Koch Oslo, Norway
Il lavoro dello Studio norvegese si connota prevalentemente per un approccio all’architettura piuttosto organico, con una ricerca della qualità basata anzitutto sulla stretta relazione con gli elementi naturali: la pietra, fondamentale materiale da costruzione, il legno e, in primo luogo, la luce. Il loro è un dialogo continuo con la topografia e il contesto naturale esistente, vissuti attraverso un’esperienza spaziale di sintesi e di avvicendamenti in cui il tempo stesso è cifra dell’architettura./ This Norwegian practice focuses on an organic approach and on quality, to foster a relationship with natural elements: stone – their prime choice for building material – wood and light. A continuous dialogue with the natural environment allowing an experience of the elements synthesized, of space and of continuation, where time itself is an essential element. Selected works/projects • Summer House Storfjord, Western Norway, 2013 • Juvet Landscape Hotel, Norway, 2013 • Tautra Mariakloster, Tautra Island, Norway, 2006 • Mortensrud Church, Oslo, Norway, 2003
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Siamo ospiti nella natura, e ci è sembrata una buona idea che gli edifici possano essere portati via senza lasciare cicatrici [Jan Olav Jensen]
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John Wardle, Stefan Mee, Meaghan Dwyer, Bill Krotiris, Jane Williams Melbourne, Australia
Uno degli Studi più rilevanti in Australia. Una reputazione costruita grazie a una grande quantità di progetti, dapprima minuti e di tipo residenziale, poi di scala sempre maggiore (università, ponti e altre infrastrutture). Un’architettura prorompente, che ricerca soluzioni formalmente nuove, segni maestosi e forti, radicalismi. Quel che è ancora più interessante è il modo in cui tale esagerata radicalità non è mai indifferente, ma anzi si fonde con il luogo, da cui sembra esprimere una diretta derivazione./ One of Australia’s most prominent practices. Their renown is due to their large number of completed projects: earlier ones were small-scale and mostly residential, with later ones including larger-scale designs for universities, bridges and other infrastructure. Passionate architecture that combines novel solutions, strong and even majestic elements and radical design. What is of most interest is the way this exuberant radicalism is not indifferent to the place it inhabits but combines with it and, in some way, is derived from it.
Kieran Long, Johan Örn, James Taylor-Foster Stockholm, Sweden with ArkDes Stockholm, Sweden
Our works evoke themes and stories but the ideas we pursue do not succumb to literal translations into architecture, but are transformed by the sublime and ridiculous aspects of a design practice into the architectural realm. We see this transformation as exaggeration
Curatore e critico dell’architettura, Kieran Long ha affiancato David Chipperfield nella Biennale del 2012 ed è da poco direttore dell’ArkDes, il Centro svedese per l’Architettura e il Design. Ha fondato il Dipartimento di Design, Architecture and Digital presso il Victoria and Albert Museum improntando la ricerca intorno alle esigenze del progetto di confrontarsi con la società. Johan Örn è uno storico dell’architettura, curatore presso ArkDes e studioso dell’architettura svedese del Novecento, in particolare di Gunnar Mattsson. James Taylor-Foster è il direttore di Archdaily e già co-curatore del Padiglione dei Paesi Nordici alla Biennale 2016. La collaborazione fra i tre curatori è una riflessione sul ruolo dell’architettura e sulle diverse declinazioni del suo impatto sulla vita dell’uomo e, più estesamente, sulla società./ A curator and critic of architecture, Kieran Long worked with David Chipperfield at the 2012 Biennale. He directs ArkDes, the Swedish Centre for Architecture and Design, and founded the V&A Department of Design, Architecture and Digital. Johan Örn is an architectural historian, curator at ArkDes and researcher into Swedish 20th century architecture. James Taylor-Foster is the director of Archdaily and formerly co-curator of the Nordic Countries Pavilion at the 2016 Biennale. The three curators have developed a reflection on the role of architecture and on its impact on the life of people and society.
Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA
Professional architects, urbanists and designers will need to move beyond good intentions and develop concrete approaches to the challenges of cities today [Kieran Long]
Selected works/projects • Tanderrum Bridge, Melbourne, Australia, 2016 • Melbourne School of Design, Australia, 2014 • Shearer's Quarters, Bruny Island, Tasmania, Australia, 2012
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Kazuyo Sejima, Ryue Nishizawa Tokyo, Japan
La finezza dell’architettura dello Studio SANAA è la cifra che risulta dai lavori che hanno reso Sejima e Nishizawa progettisti di fama internazionale e punti di riferimento della contemporaneità. Attraverso un dialogo costante tra la cultura costruttiva e abitativa giapponese ed occidentale, quel che emerge è la ricerca della qualità spaziale: la forza del vuoto e della semplicità formale contrapposta al caos delle città, la ricerca ininterrotta della domesticità e dell’intimo come missione del progetto, la costruzione del benessere umano e sociale./ The refined architecture of SANAA shows in the designs that have made Sejima and Nishizawa internationally-renowned professionals and reference points of the contemporary. A continuous dialogue with Japanese and western building and dwelling culture reveals an emphasis on spatial quality. The strength of the void and formal simplicity counter the chaos of cities. The mission of the studio is to achieve a sense of domesticity, intimacy and wellbeing. Selected works/projects • Rolex Learning Center, EPFL Lausanne, Switzerland, 2010 • Seijo town houses, Tokyo, Japan, 2008 • Zollverein School of management and design, Essen, Germany, 2006
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Our work is coherent, consistent, always doing the same thing. How to create a relation between the inside and outside, this is very important for us to think about. And also proportion. I mean not ‘good proportion’ but the size and if it fits into that area.
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Lacaton & Vassal Anne Lacaton, Jean Philippe Vassal Paris, France
Il grado di libertà spaziale a cui lo Studio francese ha portato alcuni dei temi classici della progettazione è straordinario, tanto più perché parte dal riconoscimento delle qualità intrinseche del reale in riferimento sia all’abitare dei grand ensemble, risolto non con la sostituzione ma con l’aggiunta di nuovo spazio, sia al rapporto con l’esistente, in cui la qualità si ottiene togliendo e raffinando, sia all’edificio pubblico, in cui si moltiplicano le possibilità di esperienza a partire dallo spazio minimo./ This French studio has taken classical themes to an extraordinary degree of spatial freedom. It starts with acknowledging the intrinsic qualities of reality. This is applied to improving the habitability of large scale housing developments by means not of demolition and replacement but of remodelling and adding of space; to generally relating new architecture to that which already exists, achieving quality by subtraction and refinement; and to public buildings, improving the users’ experience by starting from minimum space.
Selected works/projects • FRAC Nord-Pas de Calais, Dunkerque, France, 2015 • Palais de Tokyo, Paris, France 2014 • School of Architecture, Nantes, France, 2009
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La questione fondamentale dell’architettura diventa il rapporto tra esseri umani e spazio e non la scelta dei materiali [Anne Lacaton, da un’intervista su www.architetto.info, 2016]
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti
Laura Peretti Architects Laura Peretti Rome, Italy
Un’architettura coraggiosa, prima di tutto. Coraggio di affrontare problemi reali e costrizioni reali, il rifiuto dell’idea del progetto o dell’edificio come oggetto d’arte, libero e slegato dal contesto materiale, e coraggio di scegliere interventi di riqualificazione difficili e poco appariscenti. Laura Peretti ha vinto il concorso per la riqualificazione del Nuovo Corviale a Roma, per anni un enorme simbolo di degrado urbano e sociale./ Courageous architecture in the choice of projects with real-life problems and real-life constraints, opposing the idea of a building as a work of art free of material context, and in the choice of difficult, unfashionable redevelopment projects. Laura Peretti won the competition to regenerate the Nuovo Corviale, for years a symbol of urban and social decay.
Marie-José Van Hee architecten Il lavoro di oltre trent’anni dello Studio belga, che ha ricevuto solo negli ultimi tempi la dovuta attenzione internazionale, si distingue per un approccio piuttosto viscerale al progetto e per il tentativo costante di costruire architetture che superino il tempo, che abbiano a che fare con l'intimità dell’uomo e con la sua possibilità di fare esperienze spaziali totalizzanti e liberatori, sia negli spazi privati che in quelli pubblici./ Thirty-plus years of work by this Belgian practice has only recently been recognized internationally. It is characterised by a visceral approach to each project, and a continuous effort to build architecture that will both withstand time and will relate to the individual and their ability to experience fulfilling and liberating spaces in both public and private places.
La periferia è un tema che mi ha sempre interessato nonostante sia più difficile che lavorare a luoghi centrali, ma la sfida è proprio quella – l’identità dove essa è latente o strappata [da un’intervista su www.donnearchitetto.it, 2016]
Inertia is a time which gives space for reflection and quiet, room to observe and explore that space
Vittoria – Ragusa, Italy
La ragionata sensibilità per la produzione di spazio attraverso una concezione del tutto dinamica dei volumi e la sconvolgente ricchezza nella giustapposizione dei materiali è la cifra poetica di questa distinta e determinata signora dell’architettura italiana. La sua è quasi una devozione per il progetto, che rivela un ostinato controllo di ogni fase, una radicale passione per lo spazio e un’indicibile eleganza, tra i progetti di case, di torri di controllo, di interni di radiosi negozi disseminati da oltre quarant’anni nel prezioso sud della Sicilia./ A sense for the production of space using a dynamic concept of volumes and a surprising gamut of materials. We see her devotion to a project, stubborn control of each phase and a radical passion for space and elegance in projects for houses, control towers and glamorous shops, that for more than 40 years have been created in southern Sicily. Selected works/projects • Port Control Tower, Marina di Ragusa, Italy, 2013 • Holiday house, Noto, Italy, 2010 • Cafhè Mangiarebere, Catania, Italy, 2001
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La collisione tra la strategia e l’immaginario genera il progetto e definisce geometria e struttura. Ogni progetto è legato indissolubilmente alla struttura e quindi rivendica un preciso materiale: il materiale dominante stabilisce, in seguito, le peculiarità dei materiali secondari sulla base della qualità di trasmissione della luce
BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten
Ghent, Belgium
Selected works/projects • Market Hall, Ghent, Belgium, 2012 • House in Zuidzande, The Netherlands, 2011 • House and practice in Opwijk, Belgium, 2005
Maria Giuseppina Grasso Cannizzo
BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT
Marie-José Van Hee
Selected works/projects • “Nuovo Corviale”, Rome, Italy, under construction • Casa Minima (project), Cagliari, Italy, 2010 • Periphery housing model (project), Vicenza, Italy
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Barclay & Crousse
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Marina Tabassum Architects
Carla Juaçaba Caruso St John Architects Case Design Cino Zucchi Architetti Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro DnA_Design and Architecture Dorte Mandrup A/S ELEMENTAL Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós Flores & Prats Francesca Torzo Architetto Gion A. Caminada GrupoSP Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos Jensen & Skodvin Arkitekter AS John Wardle Architects Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA Kieran Long, Johan Örn, James Taylor-Foster with Arkdes Lacaton & Vassal
Marina Tabassum Dhaka, Bangladesh
I suoi progetti si definiscono nella relazione intensa con il contesto geografico, storico e sociale. Ne emerge un'architettura radicata che ha a che fare con i modelli e le competenze costruttive locali – come l’uso intensissimo dei mattoni, materia plastica per eccellenza dei suoi spazi – ma che è anche in grado di mostrare un avanzamento sostanziale per quanto riguarda la qualità dello spazio in sé, ottenuta dalla relazione tra luce, ombra e volume e dal rapporto tra uomo, tempo e architettura./ Her projects are defined by their intense relationship with their geographical, historical and social context. Her architecture is deeply rooted in local models and building methods – like the use of bricks – though it also shows substantial innovation in the quality of a space in itself, achieved through the use of light, shadow and volume and the rapport between a person, time and architecture.
Selected works/projects • Baitur Rauf Jame Mosque, Dhaka, Bangladesh, 2010 • The Liberation War Museum, Suhrawardi Uddyan, Dhaka, Bangladesh, 2007 • A5 (architects residence), Lalmatia, Dhaka, Bangladesh, 2001
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Since we design something that will be built after maybe three or four years, we design for the future. But when the building is done, that future again becomes a now. We move through different dimensions. These all time scenarios: what an interesting and a precarious thing in architecture!
Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha
«For us, colour is an absolutely integral part of space-making; we consider colour to be a building material just like concrete or brick»
Peter Rich Architects
Rafael Moneo, Arquitecto
Rintala Eggertsson Architects RMA Architects
Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects
Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter
Souto Moura - Arquitectos
Sauerbruch Hutton
Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ
Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
41 Weiss/Manfredi
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
Matharoo Associates Gurjit Singh Matharoo Ahmedabad, India
Unicità delle forme e approccio visionario sono i caratteri peculiari di questo Studio indiano, che fin dalla sua fondazione nel 1992 è riuscito ad inserirsi a pieno titolo nel dibattito sull'architettura contemporanea internazionale. Attraverso un modello progettuale quasi fisico, fondato sulle profonde possibilità esplorative del disegno, emergono architetture che sono esperienze, oggetti in cui percezioni, relazioni e contenuti sono sovrapposti./ Uniqueness of shapes and a visionary approach are the characteristics of this Indian practice. Since its foundation in 1992, it has been a voice in the debate on international contemporary architecture. An almost physical model for a project is developed using the exploratory capabilities of design to create experiential architecture; places where perceptions, relationships and content overlap. Selected works/projects • Net House, Ahmedbad, India, 2010 • House with Balls, Ahmedabad, India, 2009 • Shantam, Surat, India, 2007
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Our buildings are designed to be discovered, as one moves through them they unfold around one’s body to reveal their secrets and meanings over time and over spatial layers
Michael Maltzan Architecture Michael Maltzan Los Angeles, USA
L'architetto americano, il cui nome è legato al recente progetto di trasformazione del principale viadotto di Los Angeles, ha costruito la sua professione intorno alla possibilità di rigenerare la città attraverso due strategie complementari. Da un lato, infatti, emerge un’architettura del lusso, raffinata, iconica, ricca. Dall’altro, un grande lavoro intorno al tema dell’housing sociale, sviluppato su progetti estremamente virtuosi dal punto di vista tipologico e strategico, in grado di attirare l'attenzione di associazioni e istituzioni ad alto impatto sociale./ This American architect, whose name has recently been associated with the transformation of a large viaduct in Los Angeles, has always worked around the possibility of regenerating cities using two complementary strategies. On the one hand, he creates luxurious, refined, iconic, rich architecture. On the other hand, we can see attention to social housing in designs which are typologically and strategically highly-skilled, projects which attract the attention of important associations and institutions in the social field. Selected works/projects • Sixth Street Viaduct, Los Angeles, CA, ongoing • The Moody Center for the Arts, Houston, TX, 2017 • New Carver Apartments, Los Angeles, CA, 2009 • MoMA QNS, New York, NY, 2002
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I hate the term “socially conscious”, somehow it implies that all of the other work that you’re doing is not. I do think you can describe the work as “socially motivated
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Niall McLaughlin Architects Niall McLaughlin London, UK
Evitando drasticamente il “gesto”, il “branding” o le soluzioni preconfezionate, lo Studio londinese di Niall McLaughin è caratterizzato da un approccio piuttosto laico al progetto, che restituisce complesse reminiscenze della storia dell’architettura e interessanti esplorazioni formali e teoriche dell’innovazione tipologica, soprattutto rispetto alla relazione tra spazio e luce e tra materiali costruttivi e contesto./ The London-based studio of Niall McLaughlin avoids ‘gesture’, ‘branding’ or ready-made solutions altogether. Their practice shows a layman’s approach to projects, while demonstrating both a thorough understanding of architectural history and interesting explorations into typological innovation, especially in the relationships between space and light and between construction materials and context.
Selected works/projects • Jesus College, Cambridge, UK, 2017 • Bishop Edward King Chapel, Oxfordshire, UK, 2013 • Somerville College, Oxford, UK, 2011 • Burren House, Dublin, Ireland, 2009
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Niall McLaughlin is a great inspiration for architects today, especially the young, because of his masterful skill in drawing from all traditions – classicism, modernism, postmodernism. All the “isms” are under his belt, not on his back, and he extends them all through the commitment to architecture as an art and professional practice [from the Charles Jencks Award 2016 motivation]
O’Donnell + Tuomey
Paredes Pedrosa Arquitectos Angela Garcia de Paredes, Ignacio G. Pedrosa Madrid, Spain
Studio riconoscibile per la qualità radicalmente tellurica e ctonia della sua architettura, caratterizzata da un controllo estremo dei materiali, scelti con acutezza in nome di una profonda assonanza con il contesto. L’architettura emerge dallo spazio in forme risolutive, quasi organiche rispetto alla stratificazione di usi, contaminazioni e materiali che ogni luogo porta con sé./ An architecture fundamentally rooted in and under the earth with an extremely precise control of materials, carefully chosen to resonate as deeply as possible with the context. The architecture emerges from the space in resolved, decisive forms, almost organic in its layering of the different activities, influences and materials intrinsic to any given place. Selected works/projects • Two Houses in Oropesa, Spain, 2015 • Public Library, Ceuta, Spain, 2013 • Kid’s University in Gandìa, Valencia, Spain, 2011
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Forse in tutte le nostre opere c'è la tendenza, più che alla discrezione, all'integrazione totale con il luogo. Credo che un architetto debba disturbare il meno possibile [da un’intervista di Francesco dal Co su www.arquitecturaviva.com, 2016]
John Tuomey, Sheila O’Donnell
Paulo Mendes da Rocha
I loro progetti sono in primo luogo riflessioni sulla qualità dello spazio vuoto. Entro un dialogo intenso tra pieni e vuoti, aperture e chiusure, O’Donnell e Tuomey trasformano i materiali da costruzione in un oggetto plastico e plasmabile, decostruendo le concezioni formali tradizionali dell’architettura e rigenerandole in un immaginario completamente rinnovato./ Their projects are, firstly, reflections on the qualities of empty space. An intense dialogue between solid components and voids, openings and closures, transforms building materials into sculptural, malleable objects, deconstructing the formal traditions of architecture and regenerating them into a completely renewed imagery.
São Paulo, Brazil
Dublin, Ireland
Selected works/projects • LSE Student Centre, London, UK, 2014 • Lyric Theatre, Belfast, Northern Ireland, UK, 2012 • Timberyard Social Housing, Dublin, Ireland, 2012 • Irish Language Cultural Center, Derry, Northern Ireland, UK, 2009
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We sometimes use the words “strangely familiar”. We like our buildings to be “strangely familiar”, which means on the one hand that they belong in the place they’re in, but they also have a kind of strangeness because they’re new, because they’re special and because they’re about their function
Pritzker Prize nel 2006, Leone d'Oro alla Carriera a Venezia nel 2015, Mendes da Rocha è un Maestro dell'architettura contemporanea del secondo Novecento e uno dei maggiori esponenti della Scuola Paulista, radicato esempio brasiliano della traduzione del Movimento Moderno. Un’architettura chiara, evidente, raccontata in controllati dettagli e materiali sinceri come il calcestruzzo armato, che sottende una ancora più chiara idea di società e di umanità, rappresentata in progetti di dominio e ripensamento anche territoriale./ Mendes da Rocha is one of the masters of late 20th century architecture and a major representative of the Paulista school, a deeply rooted Brazilian interpretation of the Modernist Movement. A distinct, uncomplicated architecture that unfolds in restrained details and straightforward materials like reinforced concrete, implying a clear idea of society and humanity, represented in projects which conquer and appropriate the land. Selected works/projects • Praça do Patriarca, São Paulo, Brazil, 2000 • Pinacoteca do Estado, São Paulo, Brazil, 1998 • Casa Gerassi, São Paulo, Brazil, 1990
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L’architettura prima e primordiale è la geografia
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect
Rintala Eggertsson Architects Peter Rich Architects Peter Rich
Johannesburg, South Africa
Ha fatto del suo Studio un punto di riferimento non solo del Sudafrica, ma dell’intero continente, sviluppando un modello progettuale e formale profondamente incorporato nelle società locali e nelle tradizioni costruttive africane. L'architettura che ne discende è sempre un tentativo di interazione sociale e di attento rispetto del contesto, in grado di proporre scenari contemporanei e nuovi immaginari./ Peter Rich has turned his practice into a reference point not only for South Africa but for the whole continent, through their development of a formal project model profoundly based on local societies and traditional African building practices. This results in architecture which always aims at social interaction, which pays due respect to its context and is able to create modern scenarios and novel imagery.
Selected works/projects • Light Earth Designs, Kigali, Rwanda, 2013 • Mapungubwe Interpretation Centre, Mapungubwe National Park, South Africa, 2011 • Alexandra Interpretation Center, Johannesburg, South Africa, 2003
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Architects need to get off their pedestals and engage with local people and communities in an active yet respectful way
Rafael Moneo Arquitecto Rafael Moneo Madrid, Spain
‘Serena e meticolosa’ è stata definita l’architettura di Rafael Moneo, che ha importato modelli nordici e olandesi nella sua Spagna e altrove nel mondo – sua la nuova cattedrale di Los Angeles – salvaguardandone i caratteri di durevolezza meccanica e stilistica. Costruire guardando al futuro significa, per Moneo, preferire edifici che servano più generazioni a effimeri exploit di design./ Rafael Moneo’s architecture has been called ’serene and meticulous’. The architect imported Nordic and Dutch models into his native Spain and elsewhere in the world –as in his new Los Angeles cathedral – preserving their characteristics of mechanical and stylistic durability. To build for the future means, for Moneo, to create buildings that will serve multiple generations.
Selected works/projects • Torre Puig, L'Hospitalet de Llobregat, Barcelona, Spain, 2010 • Cathedral of Our Lady of the Angels, Los Angeles, CA, 2000 • Kursaal Congress Centre and Auditorium, San Sebastián, Spain, 1999 • National Museum of Roman Art, Mérida, Spain, 1986
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Ho sempre cercato di lavorare dove credevo di poterlo fare senza danneggiare gli interessi del cliente o quelli della società. Mi sembra una cosa elementare e la pretenderei da tutti. Si tratta di osservare alcune norme di comportamento, un’etica
Dagur Eggertsson, Vibeke Jensen, Sami Rintala Oslo and Bodø, Norway
Per lo Studio norvegese l’architettura è anzitutto elemento del paesaggio, gentile antropizzazione e delicato intervento poetico. I loro progetti, realizzati in tutto il mondo, sono spesso l'esito di un lavoro collettivo in collaborazione con altri Studi e vengono in molti casi attuati attraverso workshop di progettazione con studenti di architettura che lavorano in scala 1:1 su prototipi reali./ For this Norwegian studio, architecture is first and foremost an element of landscape, a gentle adaptation of it for human use in a delicate, poetic intervention. They have realized projects all over the world, often in cooperation with other practices, and in many cases starting from project workshops with students of architecture who create full-scale prototypes. Selected works/projects • Fleinvær Refugium, Fleinvær, Norway, 2017 • Tintra Footbridge, Voss, Norway, 2015 • Hut-to-hut Prototype, Kumta, India, 2013 • Element House, Bisan Urban Natural Park, South Korea, 2006 • Land(e)scape, Savonlinna, Norway,1999
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The goal is to formulate architecture that provides solutions which are more true to the biological needs of an animal called the human being. The invented commercial ones just don’t suffice [Sami Rintala, on www.home-review.com, 2013]
RMA Architects Rahul Mehrotra, Nondita Correa Mehrotra, Robert Stephens, Payal Patel Mumbai, India; Boston, USA
Una pratica professionale accompagnata da un’intensa attività di ricerca, pubblicazione di contributi teorici e di mostre internazionali ha fatto dello Studio fondato da Rahul Mehrotra uno dei maggiori punti di riferimento per l’architettura contemporanea in India. Tale articolata riflessione, rispecchiata nei progetti, è una fine indagine sul vasto subcontinente e su come sia possibile immaginare un futuro deflagrante nel mantenimento e nel recupero delle tracce ereditate dal territorio./ Founded by Rahul Mehrotra as a professional practice that also conducts and publishes research and produces international exhibitions, a model which has established the studio as a benchmark of contemporary architecture in India. Their research, which is reflected in their practice, shows a discerning investigation into India and into the possibilities of future development that will also conserve the remains of the country’s built heritage. Selected works/projects • KMC Corporate Office, Hyderabad, Telangana, India, 2012 • CSMVS - Visitor Centre at the Prince of Wales Museum, Mumbai, India, 2011 • House in a Tea Garden, Coonoor, India, 2008
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Both the architecture and urban landscape of India has to necessarily be one of pluralism because India is a multiethnic, multicultural landscape and I think architecture and cities are the physical expression of those aspirations [Rahul Mehrotra]
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti
Robert McCarter
Barclay & Crousse BC architects & studies
Architect, Author and Professor
Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT
Robert McCarter
BIG - Bjarke Ingels Group
St. Louis, Missouri, USA
Burkhalter Sumi Architekten
Carla Juaçaba La sua critica verte sui luoghi nel momento in cui sono costruiti, sullo spazio lì Caruso dove si St sviluppa e John Architects sul rapporto tra luoghi, spazi e abitanti. L’abitare Case Design è un’esperienza e un’analisi approfondita di che Cino Zucchi Architetti cosa sia l’architettura mostra la sua natura come Crimson Architectural Historians un processo generatore di esperienze i cui effetti David dal Chipperfield ricadono su ciascun individuo, progetto Architects alla Meagher de Blacam and on costruzione./ His criticism focuses placesArchitects as they are being built, on space as it develops, Scofidioand + Renfro Diller on the relationships between places, and spaces and DnA_Design Architecture their inhabitants. To inhabit is an experience, Dorte Mandrup A/S and an in-depth analysis of what architecture is ELEMENTAL reveals its nature as a process which generates Architects experiences that affect everyElizabeth individualHatz involved, from the design stage onwards. Estudio Carme Pinós
Selected books Flores & Prats • The Space Within: InteriorFrancesca ExperienceTorzo as theArchitetto Origin of Architecture (Reaktion, 2016) Gion A. Caminada • Understanding Architecture, with Juhani PallaGrupoSP smaa (Phaidon, 2012) Architects • On and By Frank Lloyd Wright,Gumuchdjian (Phaidon Press, London, 2005) Hall McKnight
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Inês Lobo, Arquitectos
Architecture is unquestionably among the Jensen & Skodvin Arkitekter AS most difficult of disciplines, balanced as it is between John Wardle Architects the incommensurable demands of art and science + Ryue Nishizawa Kazuyo and being the most publicSejima of acts, requiring the / SANAA participation of many to realize, yet often originating Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster in a single individual’s poetic vision Lacaton & Vassal Laura Peretti Architects Maria Giuseppina Grasso Cannizzo Marie-José Van Hee architecten Marina Tabassum Architects Matharoo Associates Michael Maltzan Architecture Niall McLaughlin Architects O'Donnell + Tuomey Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects Rafael Moneo, Arquitecto Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
43 Weiss/Manfredi
44
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
Room11 Architects
Salter Collingridge Design
At the macro scale, we can be advocates for urban consolidation and we can discourage development that destroys the periphery. At the micro scale, we can make our buildings perform as efficiently as possible... [Thomas Bailey from an interview on www.assemblepapers.com.au, 2013]
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Gli architetti di Room11 lavorano in larga parte in Tasmania e hanno costruito una riconoscibilità internazionale proprio per essere stati grandi interpreti di quel paesaggio e di quel modo dell’abitare. Si tratta di architetture spaziose, dilatate, in dialogo con il territorio attraverso dispositivi semplici. I materiali prediletti sono l’acciaio e il vetro, in una sorta di rilettura del modernismo australiano./ Architects at Room11 work for the most part in Tasmania and have gathered international renown for their interpretations of the local landscape and lifestyle. Their architecture is expansive and uses simple devices to enter into dialogue with the territory. Their preferred materials are steel and glass, in a sort of reinterpretation of Australian modernism.
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Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Rozana Montiel Mexico City, Mexico
Tra i più interessanti esempi di architettura emergente, in grado di riflettere in modo sofisticato sullo spazio pubblico e sull’impatto sociale del progetto urbano. Attraverso ottimi progetti che sono ciascuno un concentrato di ricerca e che derivano proprio dal grande sforzo intellettuale di studio che compie in forme e modi sempre diversi (performance, arte, pubblicazioni scientifiche, mostre, conferenze), Rozana Montiel ha raggiunto una notorietà internazionale e una giustificata raccolta di importanti premi e riconoscimenti./ One of the most interesting examples of emerging architecture able to reflect in a sophisticated fashion on public space and on the social impact of urban projects. Rozana Montiel’s great designs are each the result of concentrated research and derive from considerable intellectual effort in different fields such as the performing arts, the visual arts and science. Selected works/projects • Casa Albino Ortega, Tepoztlán, Mexico, 2017 • Común-unidad, Mexico City, Mexico, 2016 • Cancha, Lagos de Puente Moreno, Veracruz, Mexico, 2015
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I consider myself mostly a researcher and an artist at heart, and many of the projects I have sought out have an element of art design in them [from an interview on www.whyttmagazine.com, 2016]
Assemble Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti
London and Ludlow, UK
Selected works/projects • D’Entrecasteaux House, Kingborough Council, Australia, 2016 • Glenorchy Arts and Sculpture Park, GASP!, Derwent Haven, Rosetta, Tasmania, Australia, 2011 • Allens Rivulet House, Allens Rivulet, Australia, 2009
Hobart, Tasmania, Australia
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates
Peter Salter, Fenella Collingridge Lo Studio è conosciuto soprattutto per uno straordinario progetto, le quattro case di Walmer Yard, che ha impiegato tredici anni di disegno, elaborazione dei dettagli e abilissimo lavoro artigianale per essere concluso ed è oggi tra i più articolati e complessi capolavori dell’architettura contemporanea. Salter e Collingridge indagano i limiti dei materiali applicati a diverse soluzioni tecniche e spaziali, trasformando la flessibilità in un atlante di soluzioni, tipi e ambienti di una ricchezza difficilissima da raggiungere, che corrisponde a un sofisticato uso del disegno e a un rilevante studio della tradizione moderna./ Salter Collingridge Design is known in particular for an extraordinary project, the four houses at Walmer Yard. Thirteen years of design, its detailed development and perfect craftsmanship created one of the most articulate and complex masterpieces of contemporary architecture. Salter and Collingridge investigate the limits of materials in different technical and spatial solutions, transforming flexibility into an encyclopedia of possible solutions, models and environments; a hardwon wealth of resources that can be seen in the sophistication of their designs and in the breadth of their knowledge of modern tradition.
Thomas Bailey, Nathan Crump, Megan Baynes
Angela Deuber Architect
Selected works/projects • Walmer Yard Houses, London, UK, 2016
The design and construction has, as a result, involved painstaking experimentation in materials and techniques, exacting craftsmanship and successful compliance with regulations for non-standard approaches
Sauerbruch Hutton Matthias Sauerbruch, Louisa Hutton, Juan Lucas Young Berlin, Germany
Lo Studio berlinese fa dell’architettura un evento anzitutto materico. Nel loro lavoro emerge la plasticità dei materiali, la ricerca talvolta ossessiva dei colori attraverso uno studio puntuale del contesto in cui l’architettura prende forma, la raffinata costruzione degli ambienti e dell’intimità, la dimensione corale degli spazi collettivi. Ciò che guida è, sempre, la possibilità di fare esperienza dello spazio, in cui i soggetti, nelle loro individualità razionali e anche emotive, costruiscono relazioni./ This Berlin-based studio sees architecture as a chiefly material endeavour. In their work we see the plasticity of the materials, the sometimes obsessive search for colours through a precise study of the context, the sophisticated construction of the private spaces and the almost choral dimension of the collective spaces. What guides them is the possibility of making a space into an experience where individuals will be able to build relationships. Selected works/projects • M9 Museum, Venezia-Mestre, Italy, opening 1st December 2018 • ADAC Headquarters, Munich, Germany, 2012 • Brandhorst Museum, Munich, Germany, 2008
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For us, colour is an absolutely integral part of space-making; we consider colour to be a building material just like concrete or brick
Barclay & Crousse BC architects & studies Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT BIG - Bjarke Ingels Group Burkhalter Sumi Architekten
Skälsö Arkitekter
Carla Juaçaba
Caruso St John Architects
Joel Phersson, Erik Gardell, Lisa Ekström, Case Design Mats Håkansson, Axel Wolgers Visby and Stockholm, Sweden
Cino Zucchi Architetti
Per quasi una decina Crimson di anni loArchitectural Studio ha lavorato Historians su un’area dismessa del territorio svedese, utilizDavid Chipperfield Architects zata in precedenza come cava e poi come area de Blacam and Meagher Architects militare. Questo luogo, disseminato di bunker e + Renfro Diller Scofidio di spazi nascosti, ha costituito l'occasione di speDnA_Design Architecture rimentare forme dell’abitare e modelliand di riuso di spazi militari ed ex produttivi che rappresentano Dorte Mandrup A/S quasi un manifesto d’intenti. È un avvicinarsi ELEMENTAL alla progettazione in modo cauto, un’architettura che Elizabeth Hatz Architects deve ‘abitare’ la stratificazione della storia e coCarme Pinós Estudioprocestruire il paesaggio attraverso un poetico dere per aggiunte e semplificazioni, nellaFlores ricerca& Prats di sincerità e di rispondenze materiche e organiFrancesca Torzo Architetto che./ For almost ten years the practiceGion worked A. Caminada on a disused site, formerly a quarry and later aGrupoSP military base. This area, dotted with bunkers and Gumuchdjian Architects hidden places, offered the perfect opportunity to McKnight experiment with new forms of living and Hall models Lobo, Arquitectos for the conversion of ex-military Inês or ex-industrial areas. Skälsö approachesJensen design in a cautious way AS & Skodvin Arkitekter – architecture must live with existing layers of hisJohn Wardle Architects tory and build a landscape by way of addition and Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa / SANAA subtraction, in search of sincerity and a relationKieran Johan Taylor-Foster ship between the Long; material andÖrn; the James organic. Lacaton & Vassal Selected works/projects • Slottsbacken, Visby, Gotland, Laura Sweden 2017 Architects Peretti • Byggnad 8 (conversion of military bunker) Giuseppina Grasso Cannizzo Maria Bungenäs, Gotland, Sweden, 2013 Marie-José Van Hee architecten • Bungenäs Matsal (conversion of a canteen for Marina Tabassum Architects workers), Bungenäs, Gotland, Sweden 2012
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Matharoo Associates
Michael Maltzan Architecture We were inspired by the bunkers along the Normandy coast, which seemNiall to rise up out of the McLaughlin Architects ground just as the sea erodes the landO'Donnell around them + Tuomey [Erik Gardell, from an interview on Wallpaper*, 2016]
Paredes Pedrosa Arquitectos Paulo Mendes da Rocha Peter Rich Architects Rafael Moneo, Arquitecto
Rintala Eggertsson Architects RMA Architects Robert McCarter, Architect, Author and Professor Room11 Architects Rozana Montiel Estudio de Arquitectura Salter Collingridge Design Sauerbruch Hutton Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
45 Weiss/Manfredi
Vertical Fabric density in landscape: Hong Kong in Venice
Unintended Architecture
Campo della Tana, Castello 2126 - Venice 26th May to 25th November
Campo della Tana, Castello 2126/A - Venice 26th May to 25th November
Collateral event 16. International Architecture Exhibition La Biennale di Venezia
Exhibits from Macao, China Collateral event 16. International Architecture Exhibition La Biennale di Venezia
1995 - 2018
120 EXHIBITIONS IN THE BIENNALE ARTE AND BIENNALE ARCHITETTURA
VENICE
PALERMO
Curated by Paolo De Grandis and Carlotta Scarpa ALEXANDRA VAN DER LEEUW Sotto la pelle del leone Hotel Savoia & Jolanda 23rd May - 24th June
YOKO ONO INVISIBLE PEOPLE Mura delle Cattive 16th June - 26th August
TraVellArT
Scogliera Viva. Sculpting the sea International Award 19th Edition Paolo De Grandis member of the Jury committee Caorle
Manifesta 12 Palermo YAHON CHANG Poetry of the Flow Palazzo Chiaramonte Steri 16th June - 26th August
ATRI - CHIETI
Stills of Peace and Everyday Life
ROME
From La Biennale di Venezia & OPEN to Rome International Perspectives
Curated by Paolo De Grandis and Claudio Crescentini Co-curated by Carlotta Scarpa “7” AMIN GULGEE GAM Galleria d’Arte Moderna, Rome 30th May - 30th September MACRO - La Pelanda 26th July - 26th August
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Palermo Capitale della Cultura
5th Edition Italy | Morocco Curated by Paolo De Grandis FATHIYA TAHIRI - FATIHA ZEMMOURI Museo Barbarella, Chieti Scuderie di Palazzo Acquaviva, Atri 7th July – 2nd September
www.artecommunications.com - info@artecommunications.com
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
«Architecture is unquestionably among the most difficult of disciplines, balanced as it is between the incommensurable demands of art and science and being the most public of acts, requiring the participation of many to realize, yet often originating in a single individual’s poetic vision» Robert McCarter
Studio Anna Heringer
Studio Odile DECQ
Anna Heringer
Odile Decq
Laufen, Germany
Prima di diventare architetto Anne Heringer collaborò come volontaria alla costruzione di una scuola in un piccolo villaggio del Bangladesh. Rimase affascinata dall’utilizzo della terra come materiale da costruzione. Oltre ad essere valido dal punto di vista architettonico, il fango era anche gratuito, facilmente disponibile, duraturo e riciclabile all’infinito. Da allora, il suo interesse per l’impiego di materiali sostenibili si è approfondito, dando vita a progetti acclamati come la METI Handmade School a Rudrapur, dove, insieme a lavoratori locali e agli alunni della scuola, ha creato un edificio attingendo a materiali locali./ Before becoming an architect, Anna Heringer volunteered in the construction of a school in a small village in Bangladesh. Using mud as a building material, she realized how easily available it was, besides being extremely durable and endlessly recyclable as well. Since then, her interest in sustainable materials has deepened, resulting in acclaimed projects like the METI Handmade School in Rudrapur, where, along with local workers and schoolchildren, she created a building that drew on locally abundant materials. Selected works/projects • DESI Trainingcenter, Rudrapur, Bangladesh, 2008 • Three Bamboo Hostels, Baoxi, China, 2014 • METI School (with Eike Roswag), Rudrapur, Bangladesh, 2006
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For me, sustainability is a synonym for beauty: a building that is harmonious in its design, structure, technique and use of materials, as well as with the location, the environment, the user, the socio-cultural context.
Souto Moura Arquitectos
Studio Gang
Eduardo Souto de Moura
Jeanne Gang
Pritzker Prize nel 2011, Souto de Moura ha anche vinto l’Ibero-American Award for Architecture and Urbanism per il grande riconoscimento a livello internazionale riscosso dal suo lavoro e per il suo ampio contributo come docente presso le università di diversi paesi. I suoi lavori bilanciano materialità e minimalismo, plasticità delle forme e astrazione. La sua architettura è al tempo stesso versatile e coerente, raramente assoggettata a tendenze e stili attuali./ Souto de Moura has received the Pritzker Prize (2011) and the IberoAmerican Award for Architecture and Urbanism (2014) for both his work and his teaching in universities around the world. Moura’s architecture is a balance of substance and minimalism, plasticity and abstraction. At once versatile and coherent, rarely abiding by current trends and styles.
Lo Studio ha firmato molti tratti urbani distintivi nelle città americane dove è insediato, fra cui uno dei più interessanti grattacieli di Chicago, l’Aqua Tower, e si appresta ora a portare a termine il progetto della Tour Montparnasse a Parigi e a mettere la propria firma ad una torre di 26 piani nella China Town di Los Angeles. Sostenibilità ed etica sono tratti distintivi del loro lavoro, che si esprime anche attraverso una grande attenzione per i materiali e per gli aspetti tecnologici e in una costante riflessione circa la capacità dell’architettura di costruire relazioni./ The practice has authored many distinctive pieces of urban landscape in America, including one of the most interesting skyscrapers in Chicago: the Aqua Tower. Studio Gang is now working on Tour Montparnasse, Paris, and on a 26-storey tower in Los Angeles’ Chinatown. Sustainability and ethics are paramount in their practice, which shows in their attention to materials and technology and in a constant reflection on architecture’s ability to build relationships.
Porto, Portugal
Selected works/projects • Convento Das Bernardas, Tavira, Portugal, 2012 • Casa das Histórias Paula Rego, Cascais, Portugal, 2008 • Braga Municipal Stadium, Braga, Portugal, 2003
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Durante un lavoro nel Nord-Est del Portogallo mi ricordo che gli operai cantavano nel cantiere. Mi dissero che lo facevano perché le pietre erano ‘vive’, e questo è un aspetto che ho imparato io stesso. La pietra cambia colore, forma, disposizione, a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche. [from a conference speech at Palazzo Ducale, Genova, 2015]
Angela Deuber Architect
Chicago, New York and San Francisco, USA
Selected works/projects • Tour Montparnasse, Paris, France, design completed 2017 • Writers Theatre, Glencoe, IL, 2016 • Aqua Tower, Chicago, IL, 2010
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I’m a relationship builder. Most people think architects design buildings and cities but what we really design are relationships
architecten de vylder vinck taillieu
Arrea architecture, Maruša Zorec and associates
Paris, France
Assemble Peter Zumthor radicale,Atelier che deve aiutare
La sua è un’architettura Galfetti le persone a vivere, non solamente ad Aurelio incontrarsi. Odile Decq non ha mai fatto sconti alla pene-& Crousse Barclay trazione spaziale dei suoi progetti: la crescita & studies BC architects e il giocoBenedetta dei volumiTagliabue devono avere meno limiti - Miralles Tagliabue EMBT possibile. Imponenti da fuori, le sue creazioni si BIG - Bjarke Ingels Group rivelano accoglienti e amichevoli all’interno grazie Burkhalter Sumi Architekten al contributo di discipline esterne all’architettura, Carla Juaçaba a partire dalle scienze sociali./ Architecture must help people live, not just meet. The radical Caruso St JohnOdile Architects Decq loves to let volumes grow freely – theCase playDesign of architecture, reaching out into a space, must Cino Zucchi Architetti know as few limits as possible. Imposing from the Architectural Historians outside, her creationsCrimson are welcoming and friendly Architects inside thanks to help fromDavid otherChipperfield disciplines such as the social sciences. de Blacam and Meagher Architects Selected works/projects Diller Scofidio + Renfro • New Cyprus Museum, Nicosia, Cyprus, 2017 DnA_Design and Architecture • Le Cargo (office building and incubator), Paris, Dorte Mandrup A/S France, 2016 • Museum of Contemporary Art-MACRO, Rome,ELEMENTAL Italy, Elizabeth Hatz Architects 2007
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Estudio Carme Pinós
A building is not a product, it’s a place for & Prats Flores people, for living, for society, for ‘leisuring’ Francesca Torzo Architetto [from an interview on www.cladglobal.com, 2018] Gion A. Caminada
Talli Architecture and Design
GrupoSP
Gumuchdjian Architects Hall McKnight Inês Lobo, Arquitectos
Pia Ilonen, Minna Lukander, Jensen & Skodvin Arkitekter AS Martti Lukander
John Wardle Architects Helsinki, Finland Sejima + Ryue Nishizawa Per la risonanzaKazuyo che ebbe, il nome dello Studio / SANAA
è immediatamente associato primo lavoro Kieran Long; Johan al Örn; James Taylor-Foster risalente al 1998, un intervento di restauro su un Lacaton & Vassal edificio degli anni ’30, Lasipalatsi, ripensato per Laura Peretti Architects la contemporaneità e trasformato nel rispetto Giuseppina Grasso Cannizzo Maria dell’originale. A partire da questo progetto Talli Van Hee architecten Marie-Joséparticolare sviluppa nel tempo un’attenzione al tema del vuoto e dello spazio libero applicato Marina Tabassum Architects in particolare all’housing, in cui laMatharoo definizione Associates dell’abitare avviene attraverso un modello di Michael Maltzan Architecture interazione con i residenti./ The Talli practice Niall McLaughlin Architects gained immediate worldwide renown with their + Tuomey first project in 1998, the renovationO'Donnell of the1930s Lasipalatsi building – reimagined the modern Arquitectos Paredes for Pedrosa world while respecting its history. Over time, da they Paulo Mendes Rocha have developed a particular interest in the theme Peter Rich Architects of the void and free space as applied to social Rafael Moneo, Arquitecto housing, where their designs follow an model of Rintala Eggertsson Architects interaction with the residents. RMA Architects Selected works/projects • Café Birgitta, Helsinki, Finland, 2014 McCarter, Architect, Author and Professor Robert • Tila Housing Block, Helsinki, Finland, Room11 2011 Architects • Lasipalatsi Restoration, Helsinki, Finland, 1998
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Rozana Montiel Estudio de Arquitectura
SalterisCollingridge Design We believe that construction built on Sauerbruch Hutton communication Skälsö Arkitekter Souto Moura - Arquitectos Studio Anna Heringer Studio Gang Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
47 Weiss/Manfredi
SCUOLA INTERNAZIONALE DESIGN | MODA | ARTI VISIVE | COMUNICAZIONE
CHECK THE EVENT ON
IED.it/venezia
IED VENEZIA
CHECK OUR BRAND NEW EDUCATIONAL OFFER AND VISIT THE EXHIBITION CASA IED: GRAND CANAL EDITION, FROM MAY 23TH TO SEPTEMBER 23TH MILANO | BARCELONA | CAGLIARI | COMO | FIRENZE | MADRID | RIO DE JANEIRO | ROMA | SÃO PAULO | TORINO | VENEZIA
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Projects: Sogni Capovolti by IED students at Museo del Castello di Brescia; Waves by Interior Design students for Outdoor Festival 2016; Impermanenza by A. Schillaci.
FIND YOUR DIFFERENCE
6a architects
MAG
16. Mostra Internazionale Alison Brooks Architects di Architettura Álvaro Siza Amateur Architecture Studio andramatin Angela Deuber Architect
GIARDINI | ARSENALE
71 ARCHITECTS
architecten de vylder vinck taillieu Arrea architecture, Maruša Zorec and associates Assemble
«What we have been looking for in the work of the participants is that wish to find something else, something beyond the need, which is what we call generosity to strangers»
Atelier Peter Zumthor Aurelio Galfetti
Tezuka Architects
Barclay & Crousse
BC architects & studies
Takaharu Tezuka, Yui Tezuka Tokyo, Japan
C’è molta ricerca in questo Studio gestito da marito e moglie che dal 1994 progetta edifici (residenze, scuole, ospedali) in Giappone. Una ricerca del comportamento umano e delle condizioni naturali, ‘materia’ del progetto assai più rilevante delle forme e dei principi della composizione tradizionale. Un’architettura totale./ At this husband-and-wife studio, which since 1994 has designed buildings such as houses, schools and hospitals in Japan, one of the main occupations is research: research into human behaviour and natural conditions, which are ‘materials’ more relevant to design than are the shapes and principles of traditional composition. The Tezukas design total architecture. Selected works/projects • Roof House, Kanagawa, Japan, 2009 • Fuji Kindergarten, Tachikawa, Japan, 2007 • Matsunoyama Natural Science Museum, Niigata, Japan, 2004 • Soejima Hospital, Saga, Japan,1996
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Architecture is not making something against nature, we don’t need to protect ourselves from it. So we try to find a way to appreciate nature. We try to bring nature into the room [Takaharu Tezuka, from an interview on www.designboom.com]
Toyo Ito & Associates, Architects Toyo Ito
Tokyo, Japan
Un edificio è organico quando cresce e si adatta agli ‘oggetti’ che riveste, ovvero alle persone. Dai sette piani della mediateca di Sendai alla casettaosteria di ispirazione bahrainita progettata per i pescatori di Kaimashi, vittime del terremoto del 2011, il costruito avvolge e protegge come un abito. Requisito essenziale dell’architettura per Toyo Ito, Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale del 2002, è l’origine naturale delle sue forme e gli effetti emotivi che queste hanno sulla natura umana./ A building is organic when it grows and adapts to what it contains, and that means people. From the seven-storey Sendai Mediatheque to the Bahrain-inspired “Home-For-All” designed for the fishermen in Kaimishi, victims of the 2011 earthquake, architecture envelopes and protects like a suit of clothing. According to Toyo Ito, winner of the Golden Lion for lifetime achievement at the 2002 Venice Biennale, the essential requirements of architecture are forms based on nature and the emotional effects these have on human nature. Selected works/projects • Museum of Architecture, Imabari, Japan, 2013 • National Taiwan University, College of Social Sciences, Taipei, Taiwan, 2011 • Sendai Mediatheque, Sendai, Miyagi, Japan, 2000
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A lot of architecture looks more beautiful without human inhabitants, but I have always intended to design architecture to look more beautiful with human present
Benedetta Tagliabue - Miralles Tagliabue EMBT
Vector Architects Gong Dong Beijing, China
Un’architettura sincera, che rifiuta i ‘gesti’ eclatanti, non propone landmark, non si impone con un linguaggio tipizzato, in un contesto (quello cinese) in cui tutto questo invece è perseguito e ricercato. I progetti di Vector Architects si confrontano costantemente con il contesto, da cui prendono stimoli e con cui costruiscono relazioni che definiscono nuovi modelli per l’abitare, vero cuore dell’architettura, delineando lo spazio come luogo della percezione./ A sincere architecture that opposes grand gestures, rejects the concept of landmark buildings and won’t impose a typified language, in a context – China – where all those things are normally sought after. Vector’s designs are instead inspired by the context, which which they build relationships and design new ways of living, the true core of architecture, defining space as the place of perception. Selected works/projects • Renovation of Captain’s House, Fuzhou, China, 2017 • Suzhou Intangible Cultural Heritage Museum, Suzhou Suzhou, Jiangsu, China, 2016 • Seashore Chapel, Beidaihe, Qinhuangdao, Hebei, China, 2015
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The relationship between architecture and living, place and perception, and tectonic in architecture became our core directions in architecture design
VTN Architects Vo Trong Nghia
Ho Chi Minh City, Vietnam
Lo Studio vietnamita è conosciuto soprattutto per l'uso che fa del bambù. Ereditandole da una lunga tradizione, VTN ha saputo tradurre tecniche e abilità artigianali in modelli di costruzione di spazi straordinari, dimostrando che il bambù può essere, a tutte le scale e per qualsiasi destinazione d’uso, uno dei materiali da rivalutare per l’architettura del futuro./ This Ho Chi Minh City-based practice is known for its use of bamboo. VTN has used ancient traditional techniques and artisanship to create new models for building amazing spaces; showing how bamboo can, at any scale and for any purpose, be a material that merits consideration for future architecture.
Selected works/projects • Son La Ceremony Dome, Son La, Vietnam, 2017 • Kontum Indochine Café, Kon Tum, Vietnam, 2013 • wNw Café, Binh Duong, Vietnam, 2006
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With proper treatment – soaking in mud and smoking it – bamboo becomes as durable as timber. Thanks to its rapid-growing ability, I think bamboo and laminated bamboo – or engineered bamboo – will replace other materials and become the ‘green steel’ of the 21st century [from an interview on www.dezeen.com, 2014]
BIG - Bjarke Ingels Group
Burkhalter Sumi Architekten Carla Juaçaba
Caruso St John Architects Case Design
Cino Zucchi Architetti
Crimson Architectural Historians David Chipperfield Architects
de Blacam and Meagher Architects Diller Scofidio + Renfro
DnA_Design and Architecture
Dorte Mandrup A/S Yvonne Farrell, Shelley McNamara ELEMENTAL
Elizabeth Hatz Architects Estudio Carme Pinós
Weiss/Manfredi
Flores & Prats
Francesca Torzo Architetto
Marion Weiss, Micheal Manfredi Gion A. Caminada New York, USA
GrupoSP
L’architettura non può essere separata in campi, Architects Gumuchdjian ma va praticata e osservata nel suo complesso, Hall McKnight nella relazione con la città, nella capacità di creaInêspubblica Lobo, Arquitectos re paesaggio, nella sua dimensione e pri& Skodvin AS Jensen vata. Basandosi su questi concetti chiave,Arkitekter Weiss e Manfredi affrontano progettiJohn ampi,Wardle che riconoArchitects scono il ruolo dell’infrastruttura nellaNishizawa possibilità/ di SANAA Kazuyo Sejima + Ryue essere trattata come spazio pubblico, esplorando Kieran Long; Johan Örn; James Taylor-Foster il valore pubblico di spazi privati e assumendo & Vassal una forte impostazione etica a favore Lacaton di un’intenArchitects Laura Peretti zione radicalmente urbana./ Architecture should Maria Giuseppina not be divided into different fields, butGrasso shouldCannizzo be practised and respected in its entirety: its Van Hee in architecten Marie-José relationship with the city, inMarina its ability to create Tabassum Architects landscapes, in its public and private dimensions. Matharoo Associates Based on these key concepts, Weiss and Manfredi Michael Architecture work on large-scale projects thatMaltzan acknowledge Niall McLaughlin the potential of the infrastructure to be usedArchitects as public space, exploring the public value of private O'Donnell + Tuomey spacesand maintaining a Paredes strong ethical stance Arquitectos Pedrosa with radically urban intent. Paulo Mendes da Rocha
Selected works/projects • Hunter’s Point South Waterfront Peter Park Rich Architects Moneo, Rafael with Thomas Balsley Associates, Long IslandArquitecto City, NY, 2013 Rintala Eggertsson Architects • Novartis Campus, East Hanover, NJ, 2013RMA Architects • Brooklyn Botanic Garden Visitors Center, Robert McCarter, Architect, Author and Professor New York, NY, 2013 Room11 Architects • Barnard College Diana Center, New York, NY, 2010 Rozana Montiel Estudio de Arquitectura • Seattle Art Museum’s: Olympic Sculpture Park, Salter Collingridge Design Seattle, WA, 2007
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Sauerbruch Hutton
Heightened disciplinary distinctions between Skälsö Arkitekter architecture, art, ecology, landscape architecture, Souto Moura - Arquitectos engineering, and urban planning marginalize the Studio Anna status of the architectural project, precluding newHeringer Studio Gang paradigms for contemporary settings Studio Odile DECQ Talli Architecture and Design Tezuka Architects Toyo Ito & Associates, Architects Vector Architects VTN Architects
Weiss/Manfredi
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December 1, 2018, will see the opening of M9, a new, technologically innovative culture, retail and events district.
Come and explore the multimedia museum, interactive exhibitions, 4K/virtual reality cinema, Innovation Retail Center and visitor services of our Smart City.
m9digital.it
A museum has never been so smart!
M9 is a project by
16. Mostra Internazionale di Architettura
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Yvonne Farrell, Shelley McNamara
«Through his work, Kenneth Frampton occupies a position of extraordinary insight and intelligence combined with a unique sense of integrity. He stands out as the voice of truth in the promotion of key values of architecture and its role in society. [...] His experience as a practicing architect has given him a deep understanding of the process of designing and crafting buildings. This makes him both more sympathetic and more critical of the various forms of the practice of architecture. His consistent values in relation to the impact of architecture on society, together with his intellectual generosity, position him as a uniquely important presence in the world of architecture»
golden lion for lifetime achievement
Kenneth Frampton
16. Mostra Internazionale di Architettura
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Imparando da Frampton Learning from Frampton
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testi non si prendono più in mano, li si guarda su uno schermo, per frammenti o solo per immagini. In tali frangenti Modern Architecture: A Critical History, la cui prima edizione italiana è del 1982, continua ad avere successo, sfogliata come manuale, consigliata più nei corsi di progettazione che non in quelli di storia, leggibile trasversalmente o a salti. Kenneth Frampton dichiara di non sentirsi un teorico, ma uno che scrive di architettura. Come hanno incisivamente puntualizzato Yvonne Farrell e Shelley McNamara, la sua analisi è impregnata di uno spirito umanistico. Egli ha il merito di smontare l’opera per ricercare nella relazione bidirezionale tra l’oggetto costruito, lo spazio, la società e i suoi individui le motivazioni e gli stimoli che spingono alle scelte e che determinano la fortuna di un progetto. Perché in ogni cultura innovazione e tradizione sono aspetti strettamente correlati che, come proposto in Towards a Critical Regionalism: Six Points for an Architecture of Resistance (in The Anti-Aesthetic: Essays on Postmodern Culture, ed. Hal Foster, Bay Press, 1983), fanno del progetto un ponte tra il presente e la storia, le diverse storie. Tale attenzione critica si dice sia dovuta alla breve esperienza professionale che Frampton ha svolto prima di scegliere la strada dell’insegnamento. Certo, è di una cultura pragmatica, fatta di domande essenziali, distaccata da logiche che, specie nel trattare il contemporaneo, rischiano la deriva. La materia, le tecnologie, la tradizione come cultura costruttiva sono tra gli elementi dai quali dipende il progetto, secondo Studies in Tectonic Culture (ed. MIT Press, Cambridge, Mass., 1995). Dalle motivazioni per la scelta del Leone d’Oro alla carriera a Kenneth Frampton trapela il riconoscimento di un’integrità intellettuale che ha messo in luce le disfunzioni delle varie tendenze, spesso fuorvianti, dell’architettura nel XX e XXI secolo. Lo sgancio dalla sostanza del costruire a vantaggio di superficiali logiche promozionali, o di pallide ideologie, ancor oggi vizia la critica del contemporaneo, allontanando dal centro l’individuo, la sua esperienza e la sua conoscenza, e distaccando lo studente dal cuore del problema. Per descrivere il successo del lavoro di Kenneth Frampton si è detto che non c’è studente di architettura che non abbia avuto tra le mani la sua Storia dell’Architettura Moderna. È un’affermazione che, fuori forse dal contesto delle scuole anglosassoni, rimane idealistica. Leggiamola come un atto di fiducia e un buon auspicio di migliore futuro. Giovanni Vio
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oday we rarely ever read text on paper; we’d rather look at it on a screen, maybe just extracts or even just the images. In this world, however, Modern Architecture: A Critical History, first published in 1980, still enjoys considerable success both as a student textbook in design or history, and to peruse, skim or scan at will. Author Kenneth Frampton says of himself that he is no theoretician but simply someone who writes about architecture. As Yvonne Farrell and Shelley McNamara have incisively pointed out, Frampton’s analysis is humanistic in spirit. He deserves acclaim for deconstructing the product of architecture to explore the bi-directional relationships between the built object, the space, society and the individual person, to identify the motivations and stimuli that bring about certain choices and determine the destiny of a project. In any culture, innovation and tradition are strongly interwoven; and as he argued in Towards a Critical Regionalism: Six Points for an Architecture of Resistance (1983), they turn projects into a bridge between the present and the past, or multiple pasts. This critical acuity is partly derived from Frampton’s experience as a practising architect before he switched to teaching. Certainly, we are looking at practical knowledge involving asking fundamental questions, detached from philosophies that, particularly when applied to the contemporary, risk irrelevance. Materials, technology and tradition as it impacts a project’s location are some of the elements on which any design depends, as he affirmed in Studies in Tectonic Structures (1995). The citation for awarding the Golden Lion for Lifetime Achievement to Kenneth Frampton acknowledges his intellectual integrity and his efforts to highlight the dysfunctional aspects of several, often misguided, architectural trends of the 20th and 21st centuries. The abandonment of the essentials of architecture, in favour of superficial commercial advantage or shallow ideologies, still compromises contemporary architecture criticism to this day. It ignores the experience and knowledge of the individual and further distances students from the key values of architecture. To describe the impact of Kenneth Frampton’s work, it is said that there is no architecture student unfamiliar with his works. Outside the world of Englishspeaking schools of architecture, it may seem idealistic – but we can certainly recognise it as an act of faith and hope for a better future.
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16. Mostra Internazionale di Architettura
Brutalism r/evolution
Special project | sale d'armi, arsenale
Robin Hood Gardens: A Ruin in Reverse
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er il terzo anno consecutivo di collaborazione fra La Biennale di Venezia e il V&A, l’istituzione londinese porta alla 16. Mostra Internazionale di Architettura un elemento costitutivo del Robin Hood Gardens, il complesso di case popolari nell’East London progettato da Alison e Peter Smithson e completato nel 1972. La mostra, allestita nel Padiglione delle Arti Applicate presso le Sale d’Armi dell’Arsenale, è curata da Christopher Turner, direttore al V&A del DAD (Dipartimento di Design, Architettura e Digital) e Olivia Horsfall Turner, storica di architettura e design.
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or the third year of the V&A’s collaboration with La Biennale di Venezia, the London museum is transporting to Venice for the 16th International Architecture Exhibition a section of Robin Hood Gardens, the housing estate in East London by Alison and Peter Smithson completed in 1972. The exhibition takes place in the Pavilion of Applied Arts located at the Arsenale and is curated by Christopher Turner, keeper of design, architecture and digital (DAD) at V&A and Olivia Horsfall Turner, architectural and design historian.
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primo Ministro David CaV&A_Prima che il he V&A took care of the Robin Hood Gardens, which are an emmeron si trattò addirittura complesso dei Robin blematic masterpiece of brutalist architecture as well as, some di un regalo per criminali Hood Gardens venisse say, an example of the failure of social housing architecture in the e spacciatori. Altre voci demolito, il V&A Mu1970s. Why is the story of Robin Hood Gardens important today? autorevoli si levarono in seum ne ha acquistato For our collaboration with La Biennale di Venezia at the Applied Arts Paseguito a favore della deuna sezione di tre piamolizione del fabbricato, ni, con tanto di interni. vilion we’ve chosen to study Robin Hood Gardens not only because it’s considerato non tra i più L’istituto londinese an outstandingly important example of brutalist architecture but also befulgidi esemplari di New non è nuovo ad intercause housing provision is one of the major issues for contemporary sociBrutalism e tenuto ancora venti di questo tipo; ety. Robin Hood Gardens was built at a time when almost half of all archiin piedi solo dalla fama ha una lunga storia tects were employed by local government and when there was major pubdegli Smithson. di raccolta di framNessun altro edificio di menti architettonici lic investment in building council housing. Now, less than one percent of social housing ha diviso di su larga scala, spesso architects work directly for the government and there is a shortfall in the più le opinioni. L’annuncio recuperati da siti di numbers of council homes being built. The debate about whether or not della demolizione nel demolizione. L’acRobin Hood Gardens should have been given protection as a historically 2008 aprì una delle più quisizione assicurerà important building is also instructive: which aspects of the past should we ampie campagne sulla che parte dell’edificio hold on to, which need to give way to the future – and who is that future conservazione in architetrimanga in una coltura sostenuta da storici lezione pubblica per for? Increased demand for housing, rising land values in central London le future generazioni, and the financialisation of all types of housing have created the context for e architetti. Il levarsi di scudi di eminenze dell’arnon solo in memoria the current redevelopment of numerous council estates across the capital. chitettura, fra cui Richard di uno stile, ma di Councils are proud of the improvements that are being made, but critics Rogers, Zaha Hadid, una filosofia che ha point out the displacement of local communities who are being priced out Robert Venturi e Toyo Ito, cercato di ridefinire le relazioni tra la società, of their area. The situation is particularly acute in London but it exemplifies congelò la questione, ma nel 2014 è arrivato il del’architettura e l’urbaa tendency that can be seen internationally as well. Encouraging people, finitivo nullaosta e i suoi nistica./ Before Robin whether students or architects, to think about the implications of these circa 15mila metri quadri Hood Gardens was to changes will help create an environment where we can make informed dedovranno fare spazio a un be demolished, the cisions about how we shape our cities for the future. progetto da 300 milioni di V&A Museum bought sterline per abitazioni pria three-floor section, vate a prezzo contenuto./ including some of the The Robin Hood Gardens estate comprised 213 apartments divided interiors. The V&A is not new to this kind of operation – it has long between two main buildings of 10 and 7 stories respectively, facing been collecting architectural fragments on a large scale, often from each other with a garden in the middle – it was seen as an example of sites up for demolition. The acquisition will ensure that part of the social architecture. The Smithsons described it as a demonstration of building will remain in a public collection for future generations, not a more enjoyable way of living, a model, an example of a new mode of only in memory of an architectural style but of a philosophy that tried urban organization. Some critics, like Colin Amery, thought the estate to redefine the relationships between society, architecture and urban summed up all the worst of 20th century architecture and of public planning. housing policies. Former Prime Minister David Cameron called estates of this type a gift to criminals and drug dealers. Other influential voicRobin Hood Gardens_Si trattava di un doppio edificio di 213 appartaes favoured its demolition altogether, seeing Robin Hood Gardens as menti suddivisi in 10 e 7 piani posti uno di fronte all’altro con un giardinot among the best examples of New Brutalism, and as having been no al centro concepito come un esempio di architettura sociale. kept so far only because of the Smithsons’ fame. No other social housGli Smithson li descrivevano come «una dimostrazione di un più piaing estate polarized opinions as much. Its demolition was announced cevole modo di vivere, un modello, un esemplare di un nuovo modo di in 2008 and started one of the biggest ever campaigns for conservaorganizzazione urbana». Per alcuni critici come Colin Amery, invece, tion, supported by historians and architects. Eminent names like il complesso sembrava riassumere tutto il peggio dell’architettura del Richard Rogers, Zaha Hadid, Robert Ventury and Toyo Ito signed XX secolo e delle politiche statali riguardo l’edilizia pubblica, e per il 55
Special project | sale d'armi, arsenale
Robin Hood Gardens: A Ruin in Reverse
a petition to preserve the estate, but in 2014 the final go-ahead was issued and the c.15,000 square metres of the estate will be used for a £300m project for low-cost housing. Social Housing & Swinging London_I Robin Hood Gardens furono progettati nel 1968 e aperti nel 1972. Per coglierne il significato pieno in tempi di riflessioni sull’eredità del 1968 è necessario riferirsi alla Londra di quegli anni, ossia la Swinging London, che vide trasformare profondamente l’identità dei suoi quartieri in funzione delle nuove esigenze aggregative giovanili. La Londra degli anni ’60 si affermò come la città di riferimento del cambiamento, il luogo privilegiato della nuova espressività giovanile, in cui si espresse il senso di una nuova energia esplosiva. La vitalità della città divenne leggendaria e segnò
ship. Il paesaggio urbano creato in quegli anni è oggi oggetto di turismo culturale con itinerari che partono dal Barbican Centre; di questa Londra Brutalista è stata pubblicata una mappa (Brutalist London Map) di grande interesse. Gli Smithson furono membri dell’Independent Group, un’associazione di artisti che contestava le tendenze moderniste ponendo l’accento sulla Pop Culture, sul consumismo e sull’industria creativa. I due cominciarono ad acquisire notorietà con il progetto della Hunstanton School di Norfolk, nel quale utilizzarono il linguaggio modernista di Mies van der Rohe ma completamente denudato con superfici grezze e una voluta mancanza di finiture. Sempre nell’ambito della critica al modernismo fecero poi parte anche del Team X, un gruppo che contestò vivacemente il linguaggio dei maestri Walter Gropius e Le Corbusier, richiedendo un maggiore
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treet in the sky is an idea of architecture that is still very modern and used by many high-profile architects in the world (BIG, for example.) In your opinion, what are the elements of this utopian vision that make the concept so modern, appreciated, and imitated? The Smithsons intended that their wide access decks, like the walkways of an ocean liner, would foster a sense of community because people would meet there, children would play on them and residents would personalize the areas around their front doors. Used effectively, streets in the sky offer a solution to the need to build medium- or high-rise buildings in modern cities, while wanting to preserve the more personal interactions that take place on a traditional street. At the Applied Arts Pavilion, where we have re-erected a portion of the original Robin Hood Gardens façade, visitors will be able to stand on a section of the Smithsons’ street in the sky and experience its generous proportions at first hand.
un’epoca di grandi cambiamenti che definirono in maniera indelebile la connotazione urbana. Qui nacquero tutti i nuovi movimenti giovanili e le mode che solo riduttivamente potremmo circoscrivere all’abbigliamento, ma che in realtà identificavano una generazione composta da gruppi sociali diversi./ The Robin Hood Gardens estate was designed in 1968 and opened in 1972. To understand its significance, especially in relation to what the year 1968 means, we need to look at London as it then was - the Swinging London that changed so profoundly to meet the demands of a new generation. The London of the 1960s established itself as the city of change, the place where young people could express themselves, the place of a new and explosive energy. The vitality of the city grew legendary and heralded a time of huge changes that redefined cities forever. London gave birth to all the era’s new trends, which some may lazily define as just fashion, but which in fact identified a whole generation of different social groups. The Smithsons_All’interno di una corrente che fu definita New Brutalism (denominazione che viene dal “béton brut” di Le Corbusier) operarono Alison e Peter Smithson, coppia di architetti in partner56
interesse verso l’interazione tra individui ed edifici, un deciso superamento dei dogmi funzionalisti e un’architettura più in contatto con la complessa dialettica dei centri urbani./ Alison and Peter Smithson, partners in life and in work, were part of the New Brutalism movement (itself a derivation of Le Corbusier’s béton brut.) The urban landscape created in those years is now a focus of cultural tourism, with Brutalist London itineraries including notable landmarks such as the Barbican Centre, and a Brutalist London Map which is of great interest. The Smithsons were members of the Independent Group – an association of artists that challenged modernist trends and favoured pop culture, consumerism and the creative industry. The Smithsons first came to prominence with their project for the Hunstanton School in Norfolk, where they used a stripped-down version of Mies van der Rohe’s modernist language, with raw surfaces and deliberately rough finishes. They were also part of Team X, a group that heavily criticized modernism and the styles of Walter Gropius and Le Corbusier. Team X called instead for more attention to how people and buildings interact, the overcoming of functionalism, and an architecture more in touch with the complex relationships existing within urban centres.
16. Mostra Internazionale di Architettura
Il lascito/Their legacy_Cinquant’anni dopo il Robin Hood Gardens è davvero una rovina e un frammento di quest’icona brutalista, che sta per essere demolita, è esposto a Venezia, un’impalcatura progettata seguendo il disegno originale degli Smithson e permetterà ai visitatori di avvicinarsi e camminare dentro la struttura. Si potrà così apprezzare la vera innovazione di questi edifici, ovvero le Street in the Sky, corridoi esterni che correvano lungo tutti gli ingressi, concepiti per garantire uno spazio comune agli abitanti e spazi dedicati alla socialità e al gioco dei bambini. Le Street in the Sky divennero molto popolari negli anni ‘60. L’idea che strade pedonali e altri accorgimenti avrebbero dovuto ricreare un senso di comunità all’interno dei complessi abitativi sopravvive e si attualizza in molti progetti dell’architettura contemporanea, quali lo Sky Habitat di Moshe Safdie, il Linked Hybrid building di Steven Holl, il Galaxy SOHO di Zaha Hadid. I percorsi pedonali sopraelevati furono inizialmente una risposta modernista in contrapposizione alla città storica, come si intuisce dai disegni di Le Corbusier e Sant’Elia. Oggi le nuove generazioni di residenti stanno riscoprendo le opportunità nascoste di questi teatri urbani in una nozione visionaria. Si pensi
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for children to play in. Streets in the Sky became widespread in the 1960s. But the idea that walkways and other design features can create a sense of community in housing estates still survives, and has been put into practice in important contemporary projects such as Sky Habitat by Moshe Safdie, the Linked Hybrid building by Steven Holl and the Galaxy Soho by Zaha Hadid. Elevated pathways were, initially, a modernist device to contrast with the historic city, as seen in drawings by Le Corbusier and Sant’Elia. Today, new generations in urban centres, with visions of a better way of living, are rediscovering the forgotten opportunities of these urban theatres. We may think of the High Line in New York as a contemporary, post-industrial version of an elevated walkway through the city; and of Seoul, where an elevated garden on decommissioned railway tracks, designed by MVRDV, will open soon. In Copenhagen, Danish architect Bjarke Ingels has said that his project 8 House has accomplished the social mission which Alison and Peter Smithson set out to achieve. The estate is a mixture of three different types of housing plus shops, offices and a kindergarten, all set around two central courtyards and connected by sloping walkways. In Ingels’
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hy telling the story of Robin Hood Gardens to future generations may be useful in building the cities of the future? The history of Robin Hood Gardens encapsulates the fierce debates over social housing that have raged over the last half century. At a point in time when it seems that genuinely affordable housing for all is under threat, the case of Robin Hood Gardens underlines the importance of the provision and maintenance of social housing and the key role that public space plays in the life of our cities. Having a diverse community is an essential part of building a strong society. We want visitors to revisit the Smithsons’ vision and be inspired to think as boldly as they did about the right of everyone in society to enjoy living in the city.
all’High Line di New York, una contemporanea versione postindustriale di un percorso pedonale sopraelevato attraverso la città, e a Seul, dove sta per aprire un giardino sopraelevato sui binari ferroviari riutilizzati, progetto di MVRDV. A Copenhagen l’architetto danese Bjarke Ingels dichiara che per lo sviluppo del progetto di social housing denominato 8 House ha cercato di portare a termine la missione sociale Brutalista di Alison e Peter Smithson. Il complesso contiene una miscela di housing, negozi, uffici e un giardino per bambini, il tutto connesso da percorsi pedonali inclinati che si allungano verso la corte centrale. Secondo Ingels gli Smithson cercarono di incoraggiare le interazioni sociali dei residenti, ma questo non avvenne perché mancava la connessione a livello del terreno, mentre nel progetto di Copenhagen la continuità senza interruzioni dello spazio pubblico l’ha reso particolarmente vivibile»./ Fifty years later, Robin Hood Gardens is in ruins and is now under demolition, but a fragment of this brutalist icon is now in Venice. The exhibition will see a framework built to the Smithsons’ original design and will let visitors approach and walk inside the structure. In this way they will be able to appreciate the real innovation of the design, the Streets in the Sky: external walkways running in front of the entrance doors and designed to be common spaces for socialising and
opinion, “the Smithsons tried to realise [social interaction between residents] and I think they never really succeeded. […] I think maybe because the connection to the ground was actually sort of covered over” and adds “I think here that a seamless continuation of the public realm has made it incredibly lively.” È davvero evidente, quindi, che, grazie alla Biennale e a V&A Museum, l’architettura visionaria e sperimentale di Robin Hood Gardens rimarrà nell’edizione di quest’anno una vicenda di grande ispirazione e al centro di notevoli sfide e riflessioni per le nuove generazioni di architetti sul futuro visionario che, 50 anni dopo il 1968, sapremo immaginare per le nostre città./ Thanks to the 2018 Architecture Biennale and the V&A Museum, the visionary and experimental architecture of Robin Hood Gardens can remain a source of great inspiration for the visionary futures which the new generations of architects, 50 years after 1968, will conceive for our cities. It becomes apparent that, thanks to the 2018 Architecture Biennale and the V&A Museum, the visionary, experimental architecture of the Robin Hood Gardens will be a source of great inspiration and challenge for the new generations of architects that, 50 years after 1968, will imagine our cities. Paolo Lucchetta 57
Art Director Fabio Fornasier
www.luab.it
Calle Vivarini 6, 30141 Murano - Venezia info@luab.it 58
16. Mostra Internazionale di Architettura
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Miriam Di Fiore Fabio Fornasier Paolo Marcolongo Norberto Moretti Ermanno Nason Davide Penso Raffaele Rossi Davide Salvadore Pino Signoretto 59
Meetings with Remarkable buildings | padiglione centrale, giardini
CLOSE ENCOUNTER
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ARCHITECTURE
16. Mostra Internazionale di Architettura
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Museo-Fundación Oteiza
RE / VISITED
Francisco Javier Sáenz de Oiza
R / V by A2 Architects Dublin, Ireland
E-1027
Yvonne Farrell Shelley McNamara
Tempe a païa
Castellar, Alpes Maritimes, France
Eileen Gray
R / V by BOYD CODY Architects Dublin, Ireland
Luis Barragán
R / V by Noreile Breen Dublin, Ireland
Frederick Law Olmstead
R / V by Bucholz McEvoy Architects Dublin, Ireland
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Paris, France
Auguste Perret R / V by Carr Cotter & Naessens Architects Cork, Ireland
Hornbækhus
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Buffalo, USA
Salle Cortot
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Ciudad de México, Mexico
Delaware Park
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Roquebrune, France
Casa Luis Barragán
«The architect draws from the tradition of architecture constantly and you could say that what’s important as a practising architect is to find the right friend, the right architectural friend at the right time»
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Alzuza, Spain
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Copenhagen, Denmark
Kay Otto Fisker
R / V by Clancy Moore Architects Dublin, Ireland
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Chiesa di San Giovanni Battista “dell’Autostrada” Campi Bisenzio, Firenze, Italy
Giovanni Michelucci
R / V by DePaor Wicklow, Ireland
Anhembi Tennis Club
Maison du Peuple
Jean Prouvé, Eugène Beaudouin, Marcel Lods, Vladimir Bodiansky R / V by Kevin Donovan + Ryan W. Kennihan Architects Dublin, Ireland
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Madrid, Spain
José Antonio Coderch de Sentmenat
R / V by GKMP Architects Dublin, Ireland
Edificio per abitazioni in via Quadronno 24
Beinecke Rare Book and Manuscript Library
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Yale University, New Haven, USA
Gordon Bunshaft ‘Skidmore, Owings and Merrill’ (SOM) R / V by Heneghan Peng Architects Dublin, Ireland
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Ivry sur Seine, Paris, France
Jean Rénaudie
R / V by Mary Laheen Architects + Aoibheann Ní Mhearáin Dublin, Ireland
Otaniemi Chapel
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Milano, Italy
Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti R / V by Hassett Ducatez Architects Dublin, Ireland
Centre Jeanne Hachette
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Clichy, France
Edificio de viviendas Girasol
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São Paulo, Brazil
João Batista Vilanova Artigas R / V by Donaghy + Dimond Architects Dublin, Ireland
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Espoo, Finland
Heikki and Kaija Siren R / V by Steve Larkin Architects Dublin, Ireland
Maravillas Gymnasium
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Madrid, Spain
Alejandro de la Sota
R / V by Dominic Stevens, JFOC Architects Dublin, Ireland
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Centro Comunal y Recreativo Nueva Santa Fe
Bogotá, Colombia
Rogelio Salmona
R / V by TAKA Architects Dublin, Ireland
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arsenale
THE PRACTICE OF TEACHING
TEACHING
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na mostra e una conferenza (20 ottobre 2018, h.14.30, Teatro alle Tese) per riflettere su come architetti professionisti possano integrare il loro approccio creativo attraverso l’impegno nelle scuole di architettura e su quale mutuo beneficio e reciproco vantaggio si possa instaurare tra teaching e practice. Sulla scorta di un’esperienza di insegnamento di oltre quarant’anni (allo University College di Dublino, al GSD Harvard, alla Yale University, all’EPFL di Losanna e all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove sono entrambe professori ordinari dal 2013), le curatrici Yvonne Farrell e Shelley McNamara hanno scelto di affrontare questo aspetto fondamentale. I 13 architetti/professori indicati offrono uno spaccato che mette in luce modi dell’insegnamento e mutua influenza di didattica e processo creativo. La sezione sviluppa il concetto della necessità di una formazione internazionale che si relazioni con ambiti geografici ed esperienze diverse, in grado di coniugare capacità operative e profondo senso critico attraverso il confronto diretto con alcuni dei più rilevanti professionisti contemporanei. Michele Cerruti But
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n exhibition and a conference (at Teatro alle Tese on October 20, 2018, 2.30pm) to reflect on how professional architects can integrate their creativity by teaching in architecture schools and on the mutual benefit of teaching and practicing. After a forty-year career in teaching (at University College Dublin, at Harvard’s GSD, at Yale, at the EPFL in Lausanne, and at the Mendrisio Academy of Architecture, where they have been tenured professors since 2013) curators Yvonne Farrell and Shelley McNamara chose to work on this theme drawing from their experience in Mendrisio. The thirteen architects/professors they nominated typify different teaching methods and the reciprocal influence of teaching and practice. This section develops one of the tenets of the Mendrisio Academy, the need for an international education that relates to different locations and experiences, that can combine operative abilities and critical sense with a direct comparison with some of the most renowned contemporary professionals.
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16. Mostra Internazionale di Architettura
IS LEARNING Aires Mateus
Lisbon, Portugal
Francisco Aires Mateus Manuel Aires Mateus
«Design is the day-today complex work of making buildings. But teaching, you’re working in what we call the laboratory of the imagination, you are imagining the projects with the students» Yvonne Farrell Shelley McNamara
I fratelli Aires Mateus accompagnano da lungo tempo l’attività di progettazione a quella dell’insegnamento, svolta sia all’interno di alcune prestigiose università (GSD Harvard, Mendrisio), sia attraverso la forma di workshop intensivi. Questo modo di intendere la professione permette loro di esplorare le possibilità della forma e dello sviluppo di una “idea unica”, e di adottare un approccio di poetica cautela che viene sperimentato e messo alla prova attraverso l’iterazione con modelli e prototipi anche a scala territoriale./ The Aires Mateus brothers have been both teaching and practicing architecture throughout their career. They have taught at the GSD at Harvard, at Mendrisio, and held intensive workshops. The way they see their profession allows them to explore the possibilities of shape and the development of unique ideas as well as adopting an approach of poetic caution that is put to the test by means of iteration and comparison with models and prototypes on a territorial scale.
Bearth & Deplazes Architekten
Chur and Zurich, Switzerland
Valentin Bearth Andrea Deplazes Daniel Ladner
Direttore dell’Accademia di Mendrisio dal 2007 al 2011, Valentin Bearth fonda nel 1988 il suo studio con Andrea Deplazes, professore ordinario all’ETH di Zurigo e autore di Constructing Architecture: Materials, Processes, Structures: A Handbook, uno dei libri di tecnologia dell’architettura tra i più diffusi al mondo. Il loro approccio, nell’insegnamento come nella progettazione, è fondato su un profondo senso critico, un attento legame al territorio e un’attenzione alle esigenze dell’uomo, qualità che per loro sono visibili anzitut-
to nei caratteri costruttivi dell’architettura, ovvero in una minuta e consapevole ricerca del rapporto tra il materiale, la forma, le società./ The director of the Mendrisio Academy from 2007 to 2011, Valentin Bearth started his practice with Andrea Deplazes in 1988. Deplazes is a tenured professor at the ETH in Zurich and the author of Constructing Architecture: Materials, Processes, Structures: A Handbook, one of the most influential books on building construction. Their approach, whether in teaching or in practice, is founded on a profound critical sense, a close bond with the territory, and attention to people’s needs, a quality that is apparent in their research into the correct relation between material, form, and society.
Riccardo Blumer architetto
Casciago-Varese, Italy
Riccardo Blumer
Architetto e product designer di fama internazionale, Riccardo Blumer è direttore dell’Accademia di Mendrisio e insegna a Vicenza e a San Marino. Da sempre attento a forme non convenzionali di didattica, ha inventato corsi e metodi di apprendimento innovativi, fra cui gli esercizi fisici di design e architettura. Pratica performativa, gli esercizi provocano un’esperienza ‘in scala reale’ denominata “mise en scène”, che permette di sviluppare la perizia costruttiva attraverso la conoscenza del rapporto tra materia e meccanica e l’applicazione della geometria come linguaggio d’astrazione./ An architect and a product designer of international renown, Riccardo Blumer is the director of the Mendrisio Academy and teaches in Vicenza and San Marino. Blumer has always paid attention to non-conventional teaching practices and invented innovative classes and learning techniques, like his physical exercises in design and architecture. A performative practice,
these exercises are a miseen-scène in “real scale” that allows the development of expertise by way of the relation between matter, mechanics, and the application of geometry as the chief abstract language underlying a project.
Elisabeth & Martin Boesch architects Zurich, Switzerland
Elisabeth & Martin Boesch
Lo Studio creato nel 1982 a Zurigo si è specializzato negli anni in un’architettura che riutilizza edifici già esistenti, grazie a chirurgici interventi di risanamento, conversione e riduzione che possiamo oggi osservare in Svizzera, Germania e Giappone. Formatisi entrambi al Politecnico di Zurigo, qui e a Losanna Martin Boesch ha tenuto corsi di riuso architettonico, mentre Elisabeth Boesch ha insegnato design alla Scuola Politecnica federale di Losanna; svolge inoltre attività di consulenza per la salvaguardia e lo sviluppo del paesaggio urbano in Svizzera./ The firm created in 1982 in Zurich has specialized over the years in an architecture that re-uses existing buildings, thanks to surgical rehabilitation, conversion and reduction operations that we can now observe in Switzerland, Germany and Japan. Both graduated at the Polytechnic of Zurich; here and in Lausanne Martin Boesch has held courses of architectural reuse, while Elisabeth Boesch has taught design at the Federal Polytechnic School in Lausanne. She also carries out consultancy activities for safeguarding and the development of the urban landscape in Switzerland.
Kéré Architecture Berlin, Germany
Francis Diébédo Kéré
Professore alla TU di Berlino, al GSD Harvard e all’Accademia di Mendrisio, fonda l’attività professionale e la pratica didattica nell’incontro tra le tradizioni costruttive locali e la cultura architettonica occidentale, costruendo straordinari
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edifici in Burkina Faso. Il suo insegnamento si sviluppa su due fronti: quello della ‘costruzione della realtà’, attraverso il laboratorio del cantiere burkinabé, e quello del ragionamento sulla sostenibilità, intesa come risposta a esigenze anzitutto sociali./ Professor at the TU in Berlin, at GSD, and at Mendrisio, Kéré grounds his professional and teaching practices in the encounter between local building techniques and western architecture. He makes extraordinary buildings in Burkina Faso. As a teacher, his action is twofold: the ‘construction of reality’ in his workshop in the burkinabé site, and a reflection on sustainability, understood as a response to primarily social needs.
Michele Arnaboldi Architetti Locarno, Switzerland
Michele Arnaboldi
Professore ordinario a Mendrisio, dove studia in particolare il territorio ticinese. Public Space in the ‘Città-Ticino’ of Tomorrow (progetto che osserva il territorio ticinese nella sua dimensione e necessità urbana) e Laboratorio Ticino Lab.Ti (piattaforma di ricerca che connette Università e Amministrazione locale) sono fra i suoi più importanti progetti di ricerca degli ultimi anni, rappresentativi di quella comprensione, quell’analisi e quello stimolo per la progettazione architettonica e urbana che caratterizzano lo Studio da lui guidato./ A Swiss architect, Arnaboldi is tenured professor at Mendrisio, where he specializes in the territory of the surrounding Ticino region. Public Space in the ‘Città-Ticino’ of Tomorrow (an observation project on Ticino in its urban dimension) and Laboratorio Ticino Lab.Ti (a research platform that links the University and the Local Administration) are the most important research projects he has conducted recently and they well represent the understanding, the analysis, and the stimulus for architecture that are the driving force behind his professional practice.
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arsenale
THE PRACTICE OF TEACHING
Miller & Maranta Basel, Switzerland
Quintus Miller Paola Maranta Jean-Luc von Aarburg
Architetti con un fervido immaginario iconografico e una singolare capacità costruttiva, non solo hanno contribuito a rendere l’architettura svizzera rilevante a livello internazionale, ma hanno anche insegnato per anni nei due politecnici federali, tanto da essere chiamati in seguito anche alla scuola di Mendrisio. Per Miller & Maranta tanto la progettazione quanto l’insegnamento sono fondati sul rapporto con la memoria, ovvero sull’indagine profonda del rapporto tra forme e spazi ereditato dal territorio, e sulla ricerca di soluzioni nuove, mai scontate, mai preconcette./ Two architects of lively iconographic imagery and unique ability for building, they have contributed to making Swiss architecture grow in relevance internationally and have also taught in two federal technical schools. Later on, they were called to teach at Mendrisio as well. For Miller & Maranta both practice and teaching are founded on the relationship with memory, namely the deep investigation into the ratio between shapes and space on territory and on the research for new, original solutions.
OBRAS Architectes Paris, France
Frédéric Bonnet
Gran Prix de l’Urbanisme 2014, Frédéric Bonnet insegna a Mendrisio oltre che al Master EVAN (Entre Ville Architecture Nature) dell’École nationale supérieure d’architecture di Clermont-Ferrand. Il centro del suo insegnamento, così come del suo lavoro da progettista, è l’intreccio tra le scale architettoniche. Non si tratta più, infatti, di insegnare architettura e urbanistica come un ingrandimen-
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to successivo delle scale, ma di osservarla come un ipertesto, con andate e ritorni continui in cui le piccole scelte diventano responsabili di scelte più grandi e dove si adotta una visione d’insieme./ Awarded the Grand Prix de l’Urbanisme in 2014, Frédéric Bonnet teaches at Mendrisio as well as at Master EVAN (Entre Ville Architecture Nature) at the École nationale supérieure d’architecture in Clermont-Ferrand, France. At the centre of his teaching career, as well as of his practice, is the intersection of different architectural scales. It is no longer a matter of teaching architecture and urban planning as an extension of scale, but as a hypertext, going back and forth between scales where smaller choices lay the ground for larger ones and where an overall view is to be adopted.
PROAP / GLOBAL Lisbon, Portugal
João Gomes da Silva João Nunes
I due progettisti portoghesi hanno fatto dell’attività didattica una parte fondamentale del loro lavoro. I corsi teorici di Architettura del Paesaggio e gli atelier di progettazione che conducono - sempre insieme - a Mendrisio, allo IUAV di Venezia, al GSD di Harvard e all’Università di Barcellona sono caratterizzati da un approccio della ricerca orientata al progetto e da una visione dinamica della trasformazione del paesaggio, considerato un’architettura in sé e di cui il progettista governa attivamente i processi./ The two Portuguese designers have made teaching an essential part of their professional life. The classes on landscape architecture and design workshops they hold – always together – at Mendrisio, at IUAV in Venice, at GSD, and at Barcelona University feature a researchby-design approach and a
dynamic vision of the transformation of landscape, seen as architecture in its own right whose underlying processes can be actively governed by designers.
Sergison Bates Architects
London, UK and Zurich, Switzerland
Jonathan Sergison
Con un approccio che combina l’attenzione al luogo e la sperimentazione costruttiva dei materiali, Jonathan Sergison e Stephen Bates affrontano tanto l’attività dello Studio quanto l’insegnamento come pratiche che si nutrono a vicenda attorno ad una potente riflessione sulla sostenibilità dell’architettura nei suoi tratti ambientali, economici e soprattutto sociali, terreno in cui il progetto è fortemente guidato dalla ricerca compiuta in Università./ Jonathan Sergison and Stephen Bates use an approach that combines attention to location and experimentation on material both in their professional practice and in teaching. The two nourish each other around a reflection on the sustainability of architecture in its environmental, economic, and especially its social traits, which is of paramount importance in their research activity in universities.
Valerio Olgiati Architect
Flims, Switzerland
Valerio Olgiati
Gli edifici e i progetti che hanno reso Olgiati uno dei più stimati architetti svizzeri rivelano l’approccio seguito anche nel suo insegnamento, svolto, oltre che a Mendrisio, anche all’ETH di Zurigo, all’AA di Londra, al GSD di Harvard e alla Cornell di New York. Quel che conta è la ricerca dell’idea, condotta entro una profonda indagine di iconografie, di riferimenti e di analogie, che con un lavoro fine e meticoloso mira a immaginare soluzioni inedite, in grado di
aprire nuovi immaginari e definire personalità architettoniche./ The projects and buildings that made Olgiati one of the most highly esteemed Swiss architects reveal the attitude he uses in teaching, as well. He works at Mendrisio, at the ETH in Zurich, at AA in London, at Harvard’s GSD, and at Cornell. What matters to him is the research of an idea. This research goes deep into iconography, references and analogies; which refined and meticulous work aims at bringing about innovative solutions, able to open new imaginations and the definition of architectural personality.
Walter Angonese
Caldaro, Bolzano, Italy
Walter Angonese
Originario di Caldaro, in Sudtirolo, prima di Mendrisio ha insegnato all’Università di Innsbruck. Riferimento dell’architettura contemporanea in Alto Adige, Angonese fonda il suo lavoro sulla relazione tra i dati della topografia e quelli della tipologia, grazie ai quali acquisisce un approccio peculiare al Luogo. Il progetto è una memoria mediata, un graduale processo di astrazione che deriva dall’analisi delle tipologie costruttive e funzionali nella loro tradizione e dall’innesto nel territorio e nella sua storia./ Before working at Mendrisio Academy, Angonese taught at Innsbruck University. A reference in the field of contemporary architecture in South Tyrol (Italy), the architect bases his work on the relation between topography and typology, thanks to a characteristic approach to place. A project is a mediated memory, a gradual process of abstraction that derives from an analysis of architectural and functional typologies in their tradition and from their grafting into territory and history.
Mario Botta Architetti Mendrisio, Switzerland
Mario Botta
Fine architetto con limpide immagini formali e soluzioni costruttive, Mario Botta fonda nel 1996 l’Accademia di Mendrisio, una fra le più rilevanti scuole di architettura al mondo, facendo della ‘sua’ scuola un luogo internazionale di formazione e un nodo teorico di riflessione attorno al quale la pratica dell’architettura si misura costantemente, entro un approccio umanistico e tecnico insieme./ A refined architect of clear formal images and building solutions, Mario Botta founded the Mendrisio Academy in 1996, which has become one of the most influential architecture schools in the world. He has turned his school into an international teaching establishment and a hub for theoretical reflection on architecture. A technical and humanist approach at once.
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A lezione da Mario Botta A lecture by Mario Botta
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na sezione che riunisce le figure di 13 architetti che ruotano attorno all’Accademia da lei fondata nel 1996. Quale l’evoluzione della Scuola in questi vent’anni? Mario Botta_L’Accademia di Architettura di Mendrisio sta cercando una propria collocazione nel dibattito culturale in atto. In controtendenza a quanto accade in altre scuole, fin dalla sua fondazione si è optato per un profilo didattico che privilegi una formazione umanistica come antidoto al dilagare acritico della globalizzazione, della società dei consumi e dello sviluppo tecnologico incontrollato. Questa scelta deriva dal profondo convincimento che l’architetto sia l’attore principale nell’organizzazione dello spazio di vita dell’uomo e che, in tal senso, debba assumersi nuove responsabilità, cercando di andare al di là delle risposte tecnico-funzionali per inseguire segni e spazi capaci di parlare allo spirito e alla sensibilità dell’uomo. In quest’ottica una riflessione critica attorno ai significati primari del “fare architettura” è indispensabile per definire il contesto entro il quale è ancora possibile operare. Ed è proprio in quest’ottica che l’Accademia ha proposto - e continua a farlo - iniziative per tematizzare un nuovo ruolo per l’architetto. Quali trasformazioni della pratica dell’architettura sono state intercettate dalla scuola per quanto riguarda l’approccio all’insegnamento e le metodologie didattiche? E come la ricerca e l’insegnamento hanno influito sull’architettura costruita? Negli ultimi decenni la pratica professionale ha dovuto far fronte allo sviluppo della comunicazione virtuale con la conseguente rapidità nella trasmissione dei dati e nella loro elaborazione. Una realtà solo fino a poco tempo fa sconosciuta e inimmaginabile, ma che oggi ci permette di comunicare in tempo reale con i cinque continenti. In un certo senso si può affermare che l’architetto è divenuto cittadino del mondo. In questa situazione è ovvio che anche la didattica sia in difficoltà rispetto alla divisione tradizionale del lavoro e che debba sempre più spesso affidarsi a discipline fino a ieri considerate lontane dal mestiere, ma che stanno aprendo campi d’indagine e di ricerca stimolanti e coinvolgenti. In generale l’architettura costruita - che a causa dei tempi di realizzazione può avere anche un notevole divario temporale rispetto al momento del progetto è molto spesso riferita a modelli che appartengono al passato. Spero che in un prossimo futuro sia invece possibile individuare alternative possibili ed efficaci nell’insegnamento. Dal suo punto di vista privilegiato è percepibile nelle nuove generazioni una nuova visione dell’architettura, un nuovo pensiero e linguaggio? L’architettura riflette costantemente l’evoluzione, la sensibilità e le forme espressive di una collettività e anche i nuovi linguaggi dovranno faticosamente trovare configurazioni idonee rispetto alle spinte che le promuovono. Purtroppo per il momento mi sembra che prevalgano le mode culturali e non le riflessioni fondamentali proprie alla disciplina. Lei ha affermato che «L’architettura è la disciplina che costruisce non in un luogo, ma costruisce quel luogo». Come si declina questa riflessione in una città come Venezia? Venezia è ricchissima di contesti che parlano di un territorio di prossimità (il canale, la calle, il campiello, l’insieme vernacolare o l’emergenza monumentale). Costruire a Venezia costituisce un grande privilegio e l’architetto deve saperlo testimoniare facendo in modo che il sito diventi parte integrante del progetto e il progetto diventi storia di quel sito. Marisa Santin, Mariachiara Marzari
section which reunites 13 architects revolving around the Academy you founded in 1996. How has the school evolved in these twenty years? The Mendrisio Academy of Architecture is looking for its place in the contemporary cultural debate. As opposed to what happens in other schools, since its inception we have opted for a teaching method that would prioritise an education in the humanities as an antidote to thoughtless globalization, to consumer society and to uncontrolled technological development. This choice comes from our deeply held belief that architects are the main force behind the organization of spaces devoted to human life and, as such, they must take on new responsibilities and go beyond the merely technical or functional need. They must be able to create signs and spaces that can speak to our spirit and to our sensibility. Critical reflection on the primary concept of ‘making architecture’ is essential to define the context within which it is still possible to operate. It is from this perspective that the Mendrisio Academy has worked, and still works, on initiatives to discuss a new role for architects. What changes in the practice of architecture has the Academy incorporated in its approach to teaching and in its teaching methods? And how has its research and teaching influenced current building practices? Over the last few decades, the profession has had to deal with the rapid growth of virtual communication and the consequent increased speed in the transmission and processing of data. What is now common was unknown and unimaginable not long ago, but today it allows us to communicate in real time with anyone on the planet. Architects have become citizens of the world. In this situation, it has become clear that education is often lacking, being still based on a traditional division of labour; but more and more often now, it needs to rely on disciplines which were not previously considered relevant to the profession but which are now opening up interesting and challenging fields of research. In general, there can be quite a delay between the design of a building and its actual construction; so, in a way, architecture is often looking at outdated models. I hope that in the not too distant future we will be able to develop new and more effective teaching methods. From your privileged point of view, can you see in new generations a new vision for architecture? New ways of thinking, new languages? Architecture constantly reflects the evolution, the sensibility and the ways of expression of a given set of people, and new ways of thinking need to adapt to this ever-changing environment. Regrettably, at the moment it seems to me that cultural fads prevail over the more in-depth reflection required of the discipline. You said “architecture is the discipline that doesn’t just build in a place, it builds that place.” How does this reflection apply to a city like Venice? Venice is very rich in examples of proximal territory – the canal, the narrow alley, the small square, the combination of vernacular architecture and monumental presence. To build in Venice is a great privilege, and architects must acknowledge such privilege in making the site itself an integral part of any intervention as well as making the intervention part of the history of that particular site. 65
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Costruire comunità Building communities
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ario Cucinella è senza dubbio una delle figure più attive nel dibattito attuale dell’architettura, a livello nazionale e internazionale. Lo dimostrano il suo curriculum, la numerosità dei cantieri in opera, la lunga serie di premi e riconoscimenti, la dinamicità del suo Studio in costante crescita. Non solo; lo prova anche la sua straordinaria capacità di convogliare attenzione su temi – come la sostenibilità – che pongono i professionisti di fronte a responsabilità e a sfide dirimenti per il futuro. Convinto dell’impatto che ogni progetto ha nella rigenerazione degli spazi, Cucinella sostiene con forza la necessità di mettersi in ascolto dei luoghi e delle persone con senso civico ed ‘eccezionale’ normalità, allontanando la tentazione di un’architettura autoreferenziale, del tutto fine a se stessa. Da qui nasce il concetto cardine del suo impegno e del suo lavoro di progettista e di educatore, quell’‘empatia creativa’ che egli non solo promuove, ma pratica con generosità e contagiosa passione. Molti sono gli esempi: dal Laboratorio di Architettura Partecipata a Pacentro, ai lavori del G124 per il recupero delle periferie in Italia; dai progetti per la scuola a Guastalla o a Gaza, alle “abitazioni per la pace” per accogliere le famiglie di rifugiati e richiedenti asilo in Basilicata. Vale la pena ricordare due progetti speciali nati nel suo Studio MCA negli ultimi anni: Building Green Futures, organizzazione no-profit il cui scopo è integrare cultura ambientale e tecnologia per un’architettura che garantisca dignità e qualità all’abitare, e S.O.S. - School of Sustainability, una scuola ‘a bottega’, con l’obiettivo di costruire una cultura della sostenibilità attraverso il dialogo tra figure e competenze diverse, con in comune una visione del futuro. Non stupisce dunque che per il Padiglione Italia siano stati scelti progetti capaci di raccontare l’architettura come ascolto e atto collettivo: una moltitudine di storie minori che del concetto di empatia creativa incarnano l’essenza. Francesca De Filippi
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ario Cucinella is undoubtedly a very active participant in the contemporary debate on architecture, both nationally and internationally. It shows in his curriculum vitae, in the number of his ongoing projects, in his long list of awards and citations, in the dynamism of his ever-expanding practice. Moreover, it is demonstrated by his extraordinary ability to focus our attention on themes, such as sustainability, that architects must face when designing for the future. Cucinella believes that every project impacts the regeneration of spaces. He strongly supports the practice of listening to places and people, and the need for civic sense and ‘exceptional normality’. He opposes architecture as a self-referential occupation, as an end in itself. This is the source of the cornerstone of his commitment to his job as a designer and educator: the ‘creative empathy’ he not only promotes, but practises with passion and generosity. There are many examples: the Participated Architecture Workshop in Pacentro, the G124 project for the regeneration of Italian peripheral areas, his projects for schools whether in Guastalla or in Gaza, his ‘dwellings for peace’ to house refugees and asylum seekers in southern Italy. It is worth highlighting two special projects Cucinella has founded at his studio, MCA, in the last few years: Building Green Futures, a not-for-profit organization whose goal is to integrate a culture of sustainability and green technology in an architecture that guarantees dignity and quality of life in less developed countries; and S.O.S. – School of Sustainability, a workshop-style school created to foster sustainability culture by connecting professionals of different backgrounds who share a common vision for the future. It is no surprise, then, that the Italian Pavilion will showcase his projects to demonstrate architecture as an act of listening and of participation, through a collection of short stories that exemplify the concept of creative empathy. 69
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ome Arcipelago Italia interpreta il tema Freespace di questa Biennale? Raccontiamo, attraverso l’architettura, questa idea di spazio libero concentrandoci sulle aree interne del nostro Paese, su quella rete di piccole città - e degli spazi liberi esistenti tra queste piccole città - che caratterizza l’entroterra italiano. I progetti, selezionati attraverso una call, vogliono parlare di quanto l’architettura possa influenzare lo spazio pubblico anche attraverso inserimenti e interventi minimi, realizzati magari nei piccoli centri storici. Progetti di dimensioni ridotte ma capaci di influenzare radicalmente l’utilizzo dello spazio pubblico.
Il racconto delle aree interne dell’Italia e di questa dorsale di spazi e territori sembra tracciare un filo rosso con la scorsa Biennale, Reporting From the Front, nel raccontare lo straordinario potere che può avere l’architettura ‘in azione’. Sta cambiando il modo di fruire (e fare) architettura, da puro gesto creativo individuale ad atto collettivo? Credo che stia cambiando la percezione del ruolo che un architetto ricopre e delle responsabilità che comporta l’atto stesso di costruire. Non so quale possa essere precisamente il tratto di continuità con la Biennale di Aravena, di sicuro condividiamo con Reporting from the Front e con il progetto di TAM per il Padiglione Italia che ci ha preceduto un’attenzione verso questioni che sono state in parte dimenticate. In Arcipelago Italia non ci sono temi particolarmente alla moda, ma piuttosto storie che a prima vista potrebbero sembrare marginali rispetto al dibattito pubblico, ma che si rivelano invece sostanziali nella vita delle persone e nel nostro mestiere. Nell’individuare i progetti per il Padiglione ci siamo concentrati più sulle architetture che sui nomi, valutandoli in base alla loro capacità di inserimento nel solco tematico tracciato da questa Biennale e senza preoccuparci di ‘invitare delle personalità’. Vogliamo dare un messaggio forte ai visitatori, soprattutto ai giovani, per ribadire quanto l’architettura sia una cosa seria e difficile. Disegnare e costruire qualcosa di glamour non fa automaticamente di te un architetto: un architetto è un soggetto della società civile che partecipa alla costruzione dello spazio e che può condizionare in negativo la vita delle persone lasciando delle brutte scenografie nelle città e nei paesi, o facendo dei danni al paesaggio. Ma può anche essere un creatore di spazi straordinari, capaci di rimanere indelebili nella memoria soggettiva e collettiva. Attraverso questa selezione vogliamo far capire quanto sia importante il nostro mestiere e quanta attenzione sia necessaria per farlo al meglio. Non è un problema di moda o di dimensioni, è un problema di sostanza: questo è il messaggio al centro del Padiglione, espresso attraverso progetti che possono sembrare piccoli in una mera logica da grandi eventi, ma che in realtà sono fondamentali per
ow does Arcipelago Italia interpret the theme of this Biennale, Freespace? Through architecture, we tell the story of the idea of free space as we focus on inland Italy, on the network of small towns and the free space existing between them, which is typical of these regions. We called for designs to be submitted and we chose several among them to talk about how architecture can influence public space even with minimal interventions, maybe in smaller historical centres. Smaller-scale projects that can radically change the way we use public space. Telling stories of inland Italy, of this backbone of spaces and territories, seems a continuation of the theme of the last Biennale, Reporting from the Front – the stories of the extraordinary power which architecture ‘in action’ can have. Is the way architecture is made and used changing from pure creativity to an organized, inclusive operation? I believe what is changing is the perception of the role architects have and of the responsibility that comes with the act of building something. I don’t know how much we are continuing on from Aravena’s Biennale, but we do share with Reporting from the Front and with TAM’s project that year for the Italian Pavilion an attention to problems that have been at least partially neglected. In Arcipelago Italia, we don’t cover themes that are particularly fashionable today; rather, we present stories that prima facie may seem marginal with respect to public debate but which have however proved to be significant in people’s lives and in our professional practice. In choosing the projects to be exhibited at the Pavilion, we focused more on designs than on names, and assessed the projects on how they fitted in with the theme of this Biennale. We had no interest in inviting celebrities. We wanted a strong message to be passed on to visitors, especially younger ones: architecture is a serious business, and a complicated one. To design and build something glamorous doesn’t automatically make you an architect. An architect is a component of civil society who participates in the building of spaces, and must not have a negative influence on people’s lives by leaving a legacy of ugliness or ruining the landscape. Architects can create extraordinary spaces which leave indelible memories. Through our selection we want to show how important the practice of architecture is, and how much
«Abbiamo attraversato la Penisola nella sua parte più intima (foreste, borghi e piccole città) e percorso pianure e boschi, abbiamo oltrepassato le porte di tante città, alla scoperta di nuovi luoghi e architetture»
GIBELLINA e la Valle del Belice nella Sicilia occidentale in provincia di Trapani
Un’operazione coraggiosa, a suo tempo un esperimento straordinario mai terminato e che può rappresentare ancora una grande opportunità. Il rilancio passerà dal recupero del Teatro di Consagra. 70
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le comunità, perché raccontano quei gesti, quegli interventi, quelle attenzioni che fanno parte della vita quotidiana delle persone. In realtà è sempre stato così, ma abbiamo solo bisogno di riscoprire l’origine e il grande valore civico di questa professione. Da tempo lei sostiene e promuove il concetto di “empatia creativa”, in cui il progetto è frutto dell’ascolto e della comprensione dei luoghi e delle comunità. Qual è il ruolo, la responsabilità del progettista? Quale il suo spazio di azione? In che modo può attuare questa azione partecipativa? Il ruolo del Padiglione Italia è sempre stato quello di raccontare l’architettura contemporanea all’interno di un percorso, di una visione più ampia. La storia architettonica del nostro Paese si basa sulla rappresentazione delle sue comunità. Le nostre città sono belle proprio perché sono il risultato di un processo di partecipazione, di rappresentazione. In questi ultimi anni, invece, gli architetti hanno parlato molto e ascoltato davvero poco. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, con un’architettura che è diventata di fatto sempre più autoreferenziale. Il lavoro del Padiglione è stato fatto proprio per mettere in risalto un elemento di empatia, ovvero l’entrare in relazione con i luoghi e con le persone, e di creatività, intesa non fine a sé stessa, ma come strumento di interpretazione. La partecipazione non è semplice da attuare; non è sufficiente radunare le persone e individuare la soluzione a maggioranza. Il gruppo Ascolto Attivo nato nel 2008 su iniziativa di Marianella Sclavi, che fa parte del team interdisciplinare coinvolto nell’allestimento del Padiglione, parla proprio della fondamentale componente di ascolto che credo debba essere alla base della nostra professione. Le persone hanno tante idee, tante aspirazioni e soprattutto tanta voglia di progettare il nostro futuro: a ciascuno il proprio mestiere, con progetti che devono essere sì studiati da architetti, ma che devono vivere anche delle suggestioni nate dal dibattito e dalla comprensione dei luoghi. Fare architettura oggi richiede politiche di ascolto e anche una buona dose di umiltà. Personalmente mi sono sempre sentito lontano dalla figura dell’architetto arrogante che tutto sa e tutto decide. Credo che i tempi siano maturi affinché gli architetti svolgano il ruolo tanto importante che devono ricoprire attraverso processi di ascolto e di condivisione. L’architettura si fa per gli altri, non per se stessi. Quando progetto una scuola, un ufficio o un ospedale lo faccio per lasciare un’eredità ad altre persone. Credo che questa consapevolezza sia il tratto distintivo del Padiglione Italia 2018.
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attention is needed to do it as well as possible. This is not about trends or size – this is about substance. This is the message you will find at the heart of the Pavilion, demonstrated by projects that may look small in today’s world which is dominated by grand schemes, but which are in fact essential for our communities because they tell the story of those gestures, interactions and perceptions that are part people’s daily lives. It has always been like that, really: we just need to rediscover the origins and the great civic value of this profession. For a long time, you have supported and promoted the concept of ‘creative empathy’, meaning those involved in projects must listen to and understand places and communities. What is the role and responsibility of the designer? Within what space does the designer act? How can participation be encouraged? The role of the Italian Pavilion has always been that of telling the story of modern architecture along a particular path, within a broader vision. The architectural history of Italy is based on representating its various communities. Our cities are beautiful precisely because they are the result of a process of participation and representation. In the last few years, though, architects have talked too much and listened too little, and it shows. Architecture is more self-referential than it’s ever been. The aim of our Pavilion is to highlight the element of empathy, the establishment of a relationship with places and people, and of a kind of creativity that is not an end in itself but a tool for interpretation. Participation is not easy to achieve, either: you can’t just corral people in and then adopt a majority-backed solution. The Ascolto Attivo (Active Listening) workgroup, founded in 2008 by Marianella Sclavi, is part of an inter-disciplinary team that has contributed to the production of the Pavilion. They explain the essential listening component that I believe must be the basis of our profession. People have so many
CAMERINO e il Cratere, zona dell’Italia Centrale
Dopo il terremoto ha bisogno di cure e attenzioni e deve essere rilanciata attraverso un’operazione di ricostruzione fondamentale per quel territorio che rappresenta un’economia regionale.
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La call lanciata per Arcipelago Italia ha raccolto centinaia di candidature. Quali criteri avete adottato per la selezione dei partecipanti? Quale fotografia dell’architettura italiana contemporanea dobbiamo attenderci? Abbiamo scelto circa 65 candidature sulle 600 ricevute, progetti che ci sembravano maggiormente empatici e più attenti al rapporto mai risolto tra l’architettura contemporanea e i luoghi storici. Hanno reso l’idea di un tessuto esistente, lontano dalle aree centrali del Paese, dove ci sono molti architetti che lavorano quotidianamente e che fanno delle cose nella misura giusta e necessaria per quei luoghi: progetti magari piccoli e caratterizzati da budget piuttosto limitati, che vanno dai 2-300 mila ai 2 milioni di euro, cifre che nel nostro settore si possono definire modeste. La fotografia emersa mette in risalto una grossa frattura tra Nord e Sud, con un Nordest che ha investito molto negli ultimi anni nell’architettura del territorio, con grande qualità e ottimi processi di controllo. Il Trentino si è impegnato molto in questo senso, così come le zone centrali dell’Emilia-Romagna e delle Marche, dove importante è stato anche il ruolo degli industriali, che hanno costruito cose molto interessanti nell’ambito dei luoghi di lavoro. Scendendo verso sud lo scenario si fa più difficile. C’è un’area molto scura e poco rappresentata in mostra che coincide proprio con il territorio del Centro-sud, da cui sono arrivate molte candidature, ma spesso con progetti di ‘villettopoli’, architetture molto personali che non abbiamo considerato aderenti alla tematica del Padiglione. Un Sud, però, capace anche di esprimere dei focolai interessanti e virtuosi. La Sicilia, ad esempio, sta vivendo un momento di grande rilancio soprattutto nelle zone di Palermo, Catania, Enna e Agrigento, dove molti giovani stanno lavorando in forma associativa attraverso un dibattito architettonico vivo e vivace. La Puglia ha sempre avuto esperienze degne di interesse e attenzione, mentre Sardegna, Calabria e Campania sono un po’ in affanno al momento; si sente qui la mancanza di progetti pubblici importanti, aspetto che restituisce bene la misura di quello che sta succedendo nel nostro Paese in termini di investimenti. Il piano dedicato alle periferie proposto recentemente dal Governo sta smuovendo qualcosa, ma se dovessi tracciare un bilancio della situazione attuale lo scenario sarebbe quello, non certo così confortante, appena descritto.
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ideas, so many aspirations and above all so much drive to design the future: everyone has their own expertise and their own projects, but they must also listen to debate and understand places. To make architecture today demands a policy of listening and also a good dose of humility. Personally, I have always felt distant from the kind of arrogant architect that knows it all and decides it all. I believe it is time for architects to carry out their very important role through a process of listening and sharing. Architecture is something you do for other people, not for yourself. When I design a school, an office or a hospital, I am leaving a legacy for other people. I believe this awareness is the essence of the 2018 Italian Pavilion. You received hundreds of submissions. What criteria did you adopt to choose the final participants? How will you picture contemporary Italian architecture? We chose about 65 projects from the 600 we received: the most empathic projects, the most attentive to the yet-unresolved relationship between contemporary architecture and historic locations. These projects show an existing architectural fabric, in places away from Italy’s metropolitan areas which are where many architects work every day and create designs that are just the right size for the places. They are small projects whose budgets range from 200k to 2M euro, which in our field is a modest amount. A picture emerges of a large gap between the North and South of Italy. Northeastern Italy, in particular, has invested large budgets in local architecture over the last few years, which has led to high quality projects together with excellent management processes. The Trentino-Alto Adige region is a prime example as are the central regions of the Emilia-Romagna and Marche regions, all of which have seen significant involvement by industrialists – there are many positive examples of workplace architecture. Travelling south, it all gets trickier. There’s a darker, under-represented area in central-southern Italy: we did receive submissions from the region but most were suburban designs, very personal architecture that had little to do with our theme. There are notable exceptions, however, especially in the Deep South. Sicily, for example, is experiencing an upswing particularly in the areas around the cities of Palermo, Catania, Enna and Agrigento, where many young architects work in partnerships and keep the debate alive. The Puglia region in the south-east has always had noteworthy practices; although Sardinia,
«L'architettura si fa per gli altri, non per se stessi. Credo che questa consapevolezza sia il tratto distintivo del Padiglione Italia 2018»
Sei collettivi, cinque progetti sperimentali, otto itinerari, quattro attività tematiche: come l’allestimento racconta questo viaggio tra passato e futuro, memoria e progetto? Ho scelto sei gruppi che avessero le caratteristiche di empatia, di cura e di attenzione al disegno necessarie agli interventi che volevamo sviluppare, con la finalità di rilanciare quei territori e quelle aree, non di stupire con proposte fantasmagoriche. È stata una scelta curatoriale che non ha seguito la logica della gara. Abbiamo inoltre deciso di non affidare ad ognuno di questi gruppi un progetto specifico, perché il nostro obiettivo non era concepire una mostra di personalismi, quelli si fanno sulle riviste o comunque
OTTANA nella piana della Barbagia, zona centrale della Sardegna
Città conosciuta per lo sviluppo industriale mancato, ma anche per la sua posizione strategica e centrale, area nota per la longevità dei suoi abitanti. In quelle zone è necessario lavorare sul tema della salute e sulle nuove modalità di cura. Un prototipo per il Paese intero. 73
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in altre sedi. Sono convinto che in un contesto come quello della Biennale il Padiglione Italia debba piuttosto raccontare un modo di lavorare, un approccio ad un determinato problema. I diversi gruppi hanno quindi lavorato insieme, affidandosi anche ad esperti di altre discipline, dalla salute alle biblioteche, dalla mobilità alla sostenibilità, nella convinzione che lavorando insieme ci si possa contaminare positivamente, instaurando un rapporto dialettico che è già in sé una forma di partecipazione. Non è stato semplice all’inizio, perché siamo tutti abituati a lavorare in modo più individuale, ma ci sono stati incontri e dibattiti che hanno aiutato il processo di condivisione e che ci hanno permesso di confrontarci proficuamente sui temi, sulle idee. Penso per esempio alla salute: in questo settore nodale della nostra società il ruolo degli architetti non si può esaurire nella mera progettazione di ospedali, bensì in un più ampio sforzo di analisi su quali siano gli spazi che dobbiamo immaginare in senso più complessivo ed articolato per un miglior servizio sanitario, più adeguato alle esigenze e alle priorità delle persone. Lo stesso discorso vale per la mobilità: non solo tram e metropolitane, ma anche stazioni ferroviarie che collegano centro minori. Come dobbiamo progettare questi servizi? Come affrontare, poi, il tema della temporaneità nei luoghi della ricostruzione, un tema spinoso che da cinquant'anni a questa parte non siamo ancora riusciti a risolvere? O ancora, le zone boschive. Siamo stati nelle Foreste Casentinesi, tra Cesena ed Arezzo, un posto straordinario in cui vive una comunità di frati Camaldolesi che vanta mille anni di storia e, soprattutto, mille anni di rapporto con il bosco circostante. Vogliamo costruire un edificio innovativo nel bosco? Bene, cerchiamo di capire prima quali sono le priorità da soddisfare. In quest’ottica si inserisce anche il dialogo con le Università, fondamentali presidi del territorio, a cui abbiamo chiesto di riversare e di condividere con noi l’inestimabile bagaglio di conoscenze frutto dei loro studi e delle loro indagini. I cinque progetti hanno come obiettivo comune il rilancio del territorio attraverso l’architettura, proprio perché siamo convinti che - anche senza intavolare necessariamente discorsi sui massimi sistemi, sulla speculazione edilizia, sugli ecomostri, ecc. - in questo momento nel nostro Paese si stia facendo poca, pochissima architettura di qualità. Per questo motivo la nostra professione dev’essere rilanciata in primo luogo a livello culturale. Va bene la gastronomia o il Santo Patrono, per citare solo due aspetti certamente importantissimi per la nostra cultura e tradizione, abbiamo però bisogno anche di architettura contemporanea, di luoghi nuovi, di nuove scuole e nuovi centri di servizi pubblici per la collettività. Abbiamo un Paese da riprogettare sul fronte del contemporaneo e tante esigenze a cui rispondere. In questa direzione si inserisce l’accordo che abbiamo siglato con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani proprio per fare in modo che i sindaci vengano aiutati nelle scelte e nella programmazione, evitando che non ricada solo su di loro la responsabilità di scelte e decisioni difficili. L’unico modo per far sì che le zone dell’entroterra vivano il rilancio che meritano è operare attraverso interventi capaci di cambiare in meglio la vita delle persone, con opere che abbiano una rilevanza
Calabria, and Campania still lag behind and are affected by the lack of significant public projects and investment (although this is happening throughout Italy at the moment). A plan dedicated to peripheral areas that has been recently discussed by the Italian government may change things, but the current situation does present problems. 6 collectives for 5 experimental projects: what is the story behind this journey through past and future, memory and project? I chose six groups that showed the empathy, care and attention to design that were needed for the projects we wanted to develop. We wanted to strengthen those areas and those territories, not to amaze with fantastic propositions. Our curatorial logic didn’t follow a competitive logic. We also decided not to entrust to any of these groups a specific project because our goal is not to create a showcase of personal feats, which may be more appropriate to other kinds of exhibitions or in architectural magazines. I believe that in the Biennale context, the Italian Pavilion must instead demonstrate a way of working, a way of approaching a given problem. The six groups therefore worked together and also consulted professionals from different disciplines - from health to libraries, from transport to sustainability - in the belief that working together brings about useful cross-fertilization, establishing a dialectical relationship which is in itself a type of participation. It wasn’t easy at first because we are all used to working mostly on our own, but there have been meetings and debates that have helped the process of sharing and have let us productively discuss our themes and ideas. Think about health, for example: in this essential sector the role of architects doesn’t end with the design of hospitals. Rather, it requires further efforts to analyse what are the spaces we must design in a more comprehensive, joined-up way in order to offer a better health service, more suitable to people’s needs and priorities. The same applies to transport: not only city tramways and metro systems but also countryside railway stations to connect smaller towns. How to design such services? How to work with the provisional nature of a country under reconstruction, a thorny problem we haven’t been able to solve in over fifty years? Or again, the issues raised by forested areas. Only a few days ago we were visiting the Foreste Casentinesi national park, between the cities of Cesena and
«Abbiamo un Paese da riprogettare sul fronte del contemporaneo e tante esigenze a cui rispondere»
LE FORESTE CASENTINESI zona appenninica al confine tra Emilia Romagna e Toscana
I boschi più belli d’Italia, luoghi un tempo caratterizzati da un’economia legata proprio alla filiera del legno. Oggi il tema delle foreste deve essere rimesso al centro di un dibattito di rilancio di questo importante settore produttivo. 74
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nel vissuto quotidiano. Si tratta dunque di cinuqe progetti sperimentali e coraggiosi, proposti da persone che hanno accettato di mettersi in gioco. Il documentario* che abbiamo realizzato in collaborazione con Rai Cinema, che verrà proiettato durante l’esposizione, in cui accompagnerò gli spettatori attraverso alcuni dei paesaggi che sono al centro dei progetti selezionati. Ci siamo fatti accompagnare da esperti di diversi settori, come Federico Parolotto, che ha condiviso con noi un pezzo di viaggio in treno attraverso la Basilicata e che ci ha raccontato i problemi di quel territorio dal punto di vista della mobilità. Ma abbiamo parlato anche con le persone che vivono in queste aree, ad esempio con un pastore della transumanza, una pratica che ha svolto un ruolo fondamentale per le comunità e per la trasmissione delle culture popolari. Abbiamo incontrato persone al bar e per strada anche per superare l’idea di un’architettura che vive esclusivamente dentro ad una specie di circolo di ribelli slegati dal resto del mondo. L’architettura è una cosa di tutti giorni. L’idea di un circuito chiuso e ristretto ha provocato da un lato il fenomeno ormai fortunatamente quasi concluso delle cosiddette “archistar”, dall’altro ha allontanato le persone dall’architettura vera, quella pubblica, quotidiana, legata alle necessità primarie delle persone. Bisogna invece tornare ad una sana, ordinaria normalità, ora purtroppo ridotta a eccezionalità per questo processo progressivo di astrazione che il nostro mestiere ha vissuto in questi decenni verso le esigenze vive e mutevoli dei cittadini, di chi vive quotidianamente i territori in trasformazione.
Arezzo: an extraordinary place where a community of Camaldolese monks has lived through a thousand years of history and above all, a thousand-year relationship with the surrounding forest. Now, do we want to build something innovative in the forest? Fine, but first let’s understand what are the priorities we need to address. In this process, it is also essential to involve the universities, which are important players in the area; so we have asked them to share with us the priceless cultural heritage of their studies and investigations. The five projects have the common objective of helping the territory develop using architecture. We strongly believe – without even getting started on arguments over general worldviews, on speculative building, on building which is wildly at odds with its environment - that presently there is very little quality architecture in Italy. For this reason, our profession must first of all be rethought at a cultural level. It’s great that Italy treasures traditions such as its food or its religious festivals but we also need modern architecture: communities need new places, new schools, new buildings for public services. We have a whole country to redesign for the contemporary world, and so many needs to answer. To help address this, we have signed an agreement with ANCI (the Association of Italian Municipalities) to help mayors with their planning, so that the weight of important, difficult choices won’t be on their backs alone. The only way for inland Italy to improve its citizens’ quality of life, the way they deserve, is to work on interventions that address their daily lives. So we are looking at five experimental, courageous projects by designers who accepted the challenge. We also worked with Rai Cinema to produce a documentary* which will be screened in the Pavilion. The film will see me guiding visitors through some of those landscapes for which the exhibited projects are designed. We asked for help from experts in different disciplines, such as Federico Parolotto who went on a train ride with us through the southern Italian region of Basilicata and explained the local transport challenges. We also talked with locals, for example with a shepherd who practises migratory herding, an activity that has been essential for local communities and for the preservation of the local culture. We talked to people in bars and in the streets, to show how architecture is by no means some private, self-serving activity, detached from reality. Architecture is part of everyday life.
«Qualcuno sta realizzando che questa dorsale che ci attraversa da nord a sud, questo spazio fatto di apparenti vuoti, assume un valore fondamentale per il nostro futuro?»
Ci sono elementi che la fanno essere ottimista per il futuro di questa professione? Crede che dialogo e ascolto facciano parte del bagaglio culturale della nuova generazione di architetti? I più giovani hanno già idee molto diverse rispetto a chi ha intrapreso la professione nei primi anni 2000, anche perché la crisi che ha interessato il nostro settore li ha obbligati ad avere uno sguardo più laterale e smaliziato rispetto a questa idea mitica e del tutto menzognera dell’architetto 'star'. Le tematiche ambientali e sociali sono assolutamente presenti nella loro scala di priorità; su questo non ho il minimo dubbio, avendolo riscontrato anche attraverso delle indagini condotte nelle scuole superiori. Nella lista delle dieci cose più importanti per loro ci sono l’ambiente, il riciclo dei materiali, la solidarietà, il network. Non dimentichiamo che questi ragazzi devono vivere un confronto costante con i coetanei stranieri: all’estero le cose si sviluppano in maniera più semplice e veloce. Quello che non si capisce abbastanza in Italia è che l’immobilismo non si traduce per forza in neutralità, nel non fare male a nessuno, anzi: non aver sviluppato una politica dei concorsi e non aver investito nell’architettura ci ha impedito di disegnare uno scenario futuro, negando ogni opportunità a due o tre generazioni di giovani architetti. Si tratta
MATERA nella sua relazione con la Valle del Basento e gli scali ferroviari di Ferrandina e Grassano
Il tema affrontato è quello della mobilità veloce e lenta, al centro di un dibattito più ampio a livello nazionale. Gli scali saranno oggetto di due progetti di connessioni e rilancio, non più luoghi di partenza ma di arrivo per l’apprendimento, la sperimentazione e la cultura. 76
Arcipelago Italia * Il docufilm individua
per ogni itinerario delle mete da visitare e delle persone da incontrare, testimoni della bellezza dei territori interni. Prodotto da SOMEONE Srl e Studio NICAMA con il coinvolgimento di Rai Cinema
di un ‘fermo biologico’ che su scala sociale non serve a far crescere nessuno e che anzi blocca tutta la categoria. La sezione Il futuro è una conseguenza del presente è nata proprio per dire alla politica che la neutralità non è un equilibrio stabile, ma un fatto negativo e che se non si investe nel presente saremo condannati a subire il futuro. Si rende necessario qui un dibattito vero, forte, una riflessione profonda. C’è un problema di mobilità nel Paese in vista di un cambiamento straordinario nel campo digitale e dell’automazione. Ma noi ci stiamo pensando oppure no? Qualcuno sta riflettendo sull’impatto del cambiamento climatico su un Paese che ha delle fragilità enormi, a partire dal fronte sismico e da quello idrogeologico? Questi elementi messi insieme diventano dei moltiplicatori aggravanti e rendono ancora più urgente e necessaria la messa in sicurezza del Paese. Abbiamo anche un problema demografico. Il calo di popolazione nelle aree interne è stato compensato da 800 mila migranti ed entro il 2034, secondo i dati ISTAT, una persona su quattro in Italia avrà più di 65 anni. Qualche politico che si occupa di welfare li ha guardati questi dati? Le aree dell’entroterra rappresentano il nostro polmone verde, l’unica risorsa di ossigeno del Paese. Qualcuno se ne sta interessando? Qualcuno sta realizzando che questa dorsale che ci attraversa da nord a sud, questo spazio fatto di apparenti vuoti, assume un valore fondamentale per il nostro futuro? È questa la storia che il Padiglione Italia, pur nella sua semplicità narrativa, cercherà di raccontare. Francesca De Filippi, Marisa Santin
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The idea of architecture as a closed circle was both responsible for the phenomenon, fortunately now on its way out, of the so-called “starchitects”; and was what alienated people from real architecture – public, daily architecture that addresses the primary needs of normal people. We need to go back to a healthy normality, which has sadly now become the exception! The progressive trend of abstraction that has characterized our profession over the last few decades turned the ordinary into the exceptional, and we need to return to addressing the current and changing needs of those who live their lives in the places being transformed. What factors can drive optimism for the future of the profession? How can discussing and listening be part of the culture of a new generation of architects? Younger architects already have a very different mindset from those who entered the profession in the early 2000s. The financial crisis that obviously impacted our industry forced them to adopt a wider, more informed viewpoint than the one commonly associated with the mythical and quite frankly false figure of the starchitect. Environmental and social themes are on their priority lists – no doubt about it, I have seen it confirmed by polls conducted on high school students. Among their top-ten priorities are the environment, recycling, solidarity and networking. Let’s not forget that these students must compete with their peers from abroad, and abroad things happen faster. What we, in Italy, have a hard time understanding is that standing still is not one and the same with being neutral or harmless. Quite the contrary. The lack of development of public tenderbased policies and lack of investment in architecture has prevented us from building the future and has denied opportunities to two or three generations of architects. Such a ’fallow period’, this lost time, allows nothing and no one in a society to develop, in fact it freezes all types of work. We developed the section Il futuro è una conseguenza del presente (The future is a consequence of the present) to tell politicians that neutrality is not stability, it is a negative factor that will adversely impact the future if we don’t invest in the present. We need a truthful, serious, strong debate. We need in-depth reflection. There’s a mobility issue in Italy in light of today’s incredible pace of change in information technology and automation. Are we thinking about this? Is anybody thinking about the impact of climate change on a country as fragile as Italy, with its seismic risk and hydrogeological instability? These elements, all put together, are decisive factors in the urgent need to make our country safer. There is also a demographic issue to address. The falling population in inland Italy has been only partly compensated for by 800,000 immigrants and the National Institute for Statistics expects that by 2034, one in four Italians will be over 65. Does any politician ever look at this data? Inland Italy is our green lung, our only source of oxygen. Does anybody care? Does anybody realize that this north-south backbone of apparently empty places is essential to our future? This is the story that the Italian Pavilion, in its narrative simplicity, will tell.
Il Padiglione è concepito come un percorso in grado di accompagnare il visitatore attraverso i territori interni del Paese. Partendo dal racconto dei luoghi, della loro storia e dei possibili futuri che questi si troveranno a fronteggiare, si arriva a presentare cinque proposte concrete che intendono dimostrare come l’architettura possa agire come concreto elemento di rilancio di quei territori.
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PADIGLIONE DELLA SANTA SEDE | isola di san giorgio
VATICAN CHAPELS
uando mi è stato chiesto di organizzare la partecipazione della Santa Sede, ho posto due condizioni: non avrei voluto realizzare una mostra di architettura e non avrei voluto costruire un padiglione classicamente inteso. Mi è stato chiesto di tornare dopo una settimana per comunicare quella che sarebbe stata la mia idea di progetto e così ho proposto di costruire dieci cappelle e un padiglione esplicativo in un bosco sconosciuto ai più, a Venezia. Non sono state tanto le dieci cappelle a sorprendere i miei interlocutori, vista la familiarità che questo termine ha ovviamente con il lessico del Vaticano, quanto l’idea che a Venezia potesse esserci un bosco, per giunta poco conosciuto. [...] Il modello a cui ci siamo ispirati fisicamente per contestualizzare le cappelle è la Cappella nel Bosco/Skogskapellet (1916-18) di Erik Gunnar Asplund nel Skogskyrkogården, Cimitero nel bosco di Stoccolma; radicalizzando quello che si impara da questa opera è stato possibile mettere gli architetti coinvolti nel progetto - celebri, meno noti, in alcuni casi celeberrimi - in una posizione del tutto particolare. È impossibile prendere come esempio altre cappelle per realizzare le architetture al centro di Vatican Chapels; non si tratta infatti di vere e proprie cappelle, nemmeno quella di Asplund può valere come esempio, ma semplicemente come accostamento concettuale. L’unico indizio che gli architetti intervenuti hanno avuto è stata la dimensione dell’area a disposizione di ciascuno: sette metri per dieci. Tutti hanno dato risposte diversificate, canalizzando suggestioni provenienti da background molto differenti tra loro».
“Capanna” e “tempio”. Pensata per rimanere discretamente subordinata alla foresta, con i pini e gli abeti rossi che si innalzano al di sopra della copertura sino a doppiare l’altezza dell’edificio, la cappella in legno intrattiene con l’ambiente naturale un dialogo sottile e complesso. Al di sopra del basso portico pavimentato in pietra e scandito da dodici colonne – otto, nelle tavole del progetto definitivo – la copertura si erge quasi a strapiombo sino all’altezza di circa 8 metri, rivestita con scandole di legno. Le colonne essenziali, l’intradosso del portico e la parete di fondo sono invece dipinti di color bianco-grigio. Il medesimo colore lo si ritrova nell’interno, dove su otto colonne scanalate disposte in cerchio, si innalza una cupola ritagliata in sommità da un oculo. Pervasa dalla luce, l’aula della cappella ha una configurazione più astratta, ma in diretta continuità con l’esterno. ‘Cabin’ and ‘temple’. Designed to be discreetly subordinated to the forest, with pine and spruce rising twice as high above its roof, the wood chapel maintains a subtle yet complex dialogue with the environment around it. Above the low stone-floored portico surrounded by twelve columns – eight, in the final project – the roofing juts up to the height of 8 metres and is covered in wood shingles. The essential columns, the intrados above the portico, and the back wall are painted in an off-white colour, as is the interior, where eight fluted columns are arranged in a circle, an oculus-bearing dome above them. Bathed in light, the cella displays a more abstract configuration, though always in continuity with the exterior of the chapel.
hen I was asked to curate the participation of the Holy See to the Architecture Biennale, I accepted upon two conditions being met: I wouldn’t have to create an architecture exhibition and I wouldn’t build a traditional Pavilion. I was asked to come back within a week with my idea for a project, so I thought of ten chapels and an educational Pavilion in forest unknown to most, in Venice. It wasn’t the idea of the chapels that surprised the commissioners, who were certainly acquainted with the meaning of the term, so much as the idea there could be a forest in Venice, and an unknown one, at that. […] The model that inspired us was the Woodland Chapel by Erik Gunnar Asplund in the Stockholm cemetery. We radicalized that concept and we put the architects – some famous, some not so, some “starchitects”– in a very peculiar position. We couldn’t take existing chapels as an example for the realization of the architecture that is the theme of Vatican Chapels – they are not real chapels, nor could we use the one designed by Asplund. It is merely a conceptual juxtaposition. The only indication that participating architects received was the size of the area assigned to each of them: seven metres by ten. Each responded differently and channelled suggestions coming from their very different backgrounds.” Francesco Dal Co Curatore Vatican Chapels, Padiglione della Santa Sede
PADIGLIONE ASPLUND Francesco Magnani e Traudy Pelzel di MAP Studio Il padiglione temporaneo è dedicato all’architetto Erik Gunnar Asplund (1885-1940) e al progetto della Skogskapellet, tema guida del Padiglione della Santa Sede. Interamente realizzato in legno – lungo circa 11 metri e alto 8 metri, sorretto da undici portali in legno lamellare che definiscono dieci campate –, il padiglione allude sia alla geometria solida degli edifici disegnati da Asplund e Lewerentz per il cimitero di Skogskyrkogården, sia al tema e alla spazialità della capanna-rifugio nella natura. L’allestimento, integrato alla struttura stessa del padiglione, è un unicum che definisce lo spazio interno. The temporary Pavilion is dedicated to architect Gunnar Asplund (1885-1940) and to his project Skogskapellet (the Forest Chapel) in the Skogskyrkogården cemetery in Stockholm, the key theme of the Holy See Pavilion. The Pavilion is built entirely of wood, it is 11 metres long and 8 metres tall, and is supported by eleven portals in lamellar wood that frame ten aisles. The allusion is to the solid geometry of buildings designed by Asplund and Lewerentz for Skogskyrkogården and to the theme and spatiality of a cabin/hut in wild nature. The exhibit is a unicum that defines all of the inner space.
Bosco Sacro Sacred Forest
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Foto Alessandra Chemollo © Padiglione Santa Sede
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VATICAN CHAPELS
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3 4 Foto Alessandra Chemollo © Padiglione Santa Sede
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4 1 Andrew Berman USA
Entirely covered in transparent polycarbonate, the structure is a precise shape of anonymous origin, an indefinite presence in a natural landscape. It offers a basic level of shelter and protection, and is built with readily available material.
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2 Francesco Cellini ITALY
Not a chapel, but a reflection on chapels. The layout of the garden around it allows the removal of part of the casing from the structure, relying on the surrounding environment for a sense of interior. Space and material are elemental, dry, almost abstract.
3 Javier Corvalán PARAGUAY
A twenty-metre-large cylinder balanced on a support which happens to be a bricola, one of those poles that mark the waterways in the Venetian Lagoon. All tensions resolve into an embrace in the shape of three-dimensional cross between the circular space and the forest that surrounds it.
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4 Ricardo Flores, Eva Prats SPAIN
Derived from drawings by Ivan Leonidov, one of Russia greatest constructivist architects, the chapel is carved out of a partition wall opened on one side. An uninterrupted, compact surface, midway between a forgotten fragment of an exisiting building and an open-air chapel.
5 Norman Foster UK
Following the practice of Buckminster Fuller, Foster created a tensile structure or a tensegrity structure based on cross-shaped elements and built with a complex construction of cables and struts. Tensive elements dominate compressive ones.
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«Il sacro autentico non è fondamentalisticamente isolato ma entra nel profano, non per annientarlo consacrandolo ma per incontrarlo, fecondarlo, per dialogare con esso»
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S.E. Cardinale Gianfranco Ravasi
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10 6 Terunobu Fujimori JAPAN
Inspired by an existing church in Japan from around 1719. It has been built with the Shou Sugi Ban Japanese technique, an old method for improving the durability of cedar tree planks by burning their surface.
7 Sean Godsell AUSTRALIA
This chapel has no roots, so it can be moved anywhere in the world. It is 11 metres tall and has a square base 2.5 metres wide. Its galvanized iron structure stretches up while leaving the altar clear.
8 Carla Juaçaba BRAZIL
A cross and a bench. Four stainless steel beams (8 metres long and 12 centimetres large) mirror what is around them on their polished surface. At given moments in the day, they almost disappear from sight. A chapel en plein air.
9 Smiljan Radic CHILE
A small, tapering cylinder (6 metres) with thin reinforced concrete walls and an open roof. The outer surface is rough, while the inside has been decorated by printing bubble wrap on the cement. The chapel is situated on the side of the road.
10 Eduardo Souto de Moura PORTUGAL
Pietra di Vicenza stone blocks, of 40 centimetres by 2.60 metres, enclose the tiny building, inspired by the memory of a journey to Machu Picchu the architect took with close friends Álvaro Siza and Fernado Távora.
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European Cultural Centre
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TIME SPACE EXISTENCE Palazzo Mora Palazzo Bembo Giardini Marinaressa
Palazzo Michiel 1
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«We believe that our role as architects is to heighten local differences, not to homogenize the world» Yvonne Farrell, Shelley McNamara
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NATIONAL PARTICIPATIONS GIARDINI
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GUIDE
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FORTE MARGHERA OVERVIEW
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16. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARCHITETTURA
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26 May > 25 November 2018 GIARDINI-ARSENALE
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ORARIO OPENING HOURS 10-18 10-20 sede Arsenale: venerdì e sabato fino al 29 settembre/ Friday and Saturday until 29 September Chiuso il lunedìClosed on Mondays eccetto lunedì 28 maggio, lunedì 13 agosto, lunedì 3 settembre e lunedì 19 novembre/ except May 28, August 13, September 3 and November 19 BIGLIETTERIE TICKET OFFICES GIARDINI E ARSENALE Biglietti d’ingresso Ticket prices InteroRegular € 25 (biglietto valido per un singolo ingresso per ciascuna sede anche in giorni non consecutivi/ pass for one entry to each venue also on non-consecutive days) Ridotto € 22 (convenzionati Aci, Coop, Fai, Touring Club, Cinema Più, VeneziaUnica City pass -buono d’ordine servizi-, Rolling Venice Card, Carta Giovani, Trenitalia con biglietto Freccia Argento/Bianca/Rossa con destinazione Venezia antecedente max. 3 gg, titolari di abbonamento Ferroviario Trenitalia regionale valido Veneto o Friuli Venezia Giulia e Soci CartaFRECCIA) Ridotto € 20 (over 65, militari) Ridotto Studenti/Under 26 € 15 (con tessera o libretto universitario e con carta d’identità) Architettura + Danza, Architettura + Teatro, Architettura + Cinema, Architettura + Musica In occasione del Festival Internazionale di Danza Contemporanea (22 giugno>1 luglio 2018), del Festival Internazionale del Teatro (20 luglio>5 agosto 2018), della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (29 agosto>8 settembre 2018) e del Festival Internazionale di Musica Contemporanea (28 settembre>7 ottobre 2018)sarà possibile acquistare biglietti a prezzi agevolati, secondo i meccanismi di volta in volta specificati./ Concessions will be available on the days of the Contemporary Dance Festival, the International Theatre Festival, the International Film Festival and the International Music Festival. Formula 3 € 42 (3 persone di cui almeno 1 under 16 + € 14 per ogni biglietto aggiuntivo under 16) Ridotto Biennale Sessions € 20 (valido per 3 giorni consecutivi, riservato alle università convenzionate. Su prenotazione) Altre riduzioni/other concessions vedi/see: www.labiennale.org SERVIZI PER IL PUBBLICO FACILITIES Infopoint, guardaroba gratuito, noleggio gratuito passeggino (Arsenale), fasciatoio, area allattamento e pappa/ Infopoint, free cloakroom, free stroller rental, changing table, family lounge INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI INFORMATION AND BOOKING Tel. +39 041-5218828 promozione@labiennale.org - www.labiennale.org COME RAGGIUNGERE LE SEDI HOW TO REACH THE VENUES Da/from Piazzale Roma/Ferrovia a/to Arsenale: linea 1, 4.1 Da/from Piazzale Roma/Ferrovia a/to Giardini: linea 1, linea 2, linea 4.1, linea 5.1 Da/from Piazzale Roma a/to Forte Marghera: linea T1
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BIENNALE & NOT ONLY BIENNALE
EXHIBITIONS
NATIONAL PARTICIPATIONS
GIARDINI (pp. 15-27)
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Padiglione centrale
33 Regno del BAHRAIN Artiglierie
34 CANADA/2 Artiglierie
35 Cile
Artiglierie
59 MONTENEGRO
Palazzo Malipiero (piano terra), Ramo Malipiero San Marco 3078-3079/A
60 PAKISTAN
Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri
61 PORTOGALLO
Palazzo Giustinian Lolin c/o Fondazione Ugo e Olga Levi onlus, San Marco 2893
36 Cina Repubblica Popolare Cinese
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Australia Austria Belgio Brasile Canada/1 Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca Repubblica di Corea Danimarca Egitto Finlandia
Artiglierie
(pp. 47-51)
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Francia Germania Giappone Gran Bretagna Grecia Israele Olanda Paesi Nordici
43 LETTONIA
65 Across Chinese Cities The Community
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Padiglione Alvar Aalto
Finlandia, Norvegia, Svezia
19 Polonia 20 Romania/1 21 Russia 22 Serbia 23 Spagna 24 Stati Uniti d’America 25 Svizzera 26 Ungheria 27 Uruguay 28 Repubblica Bolivariana del Venezuela 29 Padiglione Venezia
Magazzino e Giardino delle Vergini
37 croazia Artiglierie
38 Emirati Arabi Uniti
Sale d’Armi (ground floor)
39 FILIPPINE Artiglierie
40 INDONESIA
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New Gallery of the Romanian Institute for Culture and Humanistic Research, Palazzo Correr Campo Santa Fosca, Cannaregio 2214
63 Repubblica di SAN MARINO
Spazio “Venews C563”, Cannaregio 563/e
64 SANTA SEDE
Isola di San Giorgio Maggiore
Artiglierie
41 Irlanda Artiglierie
42 Repubblica del KOSOVO Artiglierie
44 LIBANO Artiglierie
45 Granducato di LUSSEMBURGO
Sale d’Armi (first floor)
COLLATERAL EVENTS
AROUND TOWN
Università IUAV di Venezia, Ca’ Tron, Santa Croce 1957
66 Borghi of Italy NO(F)EARTHQUAKE
InParadiso Art Gallery, Giardini della Biennale Castello 1260
46 Ex Repubblica Jugoslava di MACEDONIA
67 Greenhouse Garden Reflect, Project, Connect
47 MESSICO
68 Living with the Sky, Water and Mountain
Sale d’Armi (first floor)
Sale d’Armi (ground floor)
48 PERÙ
Sale d’Armi (first floor)
49 SINGAPORE
Sale d’Armi (first floor)
50 Repubblica di SLOVENIA Artiglierie
51 THAILANDIA Artiglierie
52 TURCHIA
Sale d’Armi (first floor)
53 Padiglione Italia
Tese delle Vergini
Serra dei Giardini, Castello 1254
Palazzo delle Prigioni, Riva degli Schiavoni Castello 4209
69 Primal Sonic Visions
Ca’ Foscari Esposizioni, Università Ca’ Foscari (Sede Centrale), Dorsoduro 3246
70 RCR. Dream and Nature Catalonia in Venice
Cantieri Navali, Calle Quintavalle, Castello 40
71 Salon Suisse. En marge de l’architecture: Encounters beyond the discipline
Palazzo Trevisan degli Ulivi, Campo Sant’Agnese Dorsoduro 810
72 The Art of Happenstance NATIONAL PARTICIPATIONS
Collegio Armeno Moorat - Raphael, Palazzo Zenobio Dorsoduro 2597
AROUND TOWN
73 Unintended Architecture
arsenale
(pp. 41-45)
74 Vertical Fabric: Density in Landscape
(pp. 29-38)
freespace
55 Repubblica di CIPRO
30 Albania
56 ESTONIA
31 ARABIA SAUDITA
57 GUATEMALA
32 Argentina
58 LITUANIA
NATIONAL PARTICIPATIONS
Corderie | Artiglierie
10
Artiglierie
Sale d’Armi (ground floor) Sale d’Armi (ground floor)
54 ANTIGUA & BARBUDA
Centro Culturale Don Orione Artigianelli, Dorsoduro 919 Associazione Culturale Spiazzi, Castello 3865 Santa Maria Ausiliatrice, Castello 450 Palazzo Albrizzi-Capello, Cannaregio 4118 Giardino Bianco Art Space, Viale Garibaldi, Castello 1815
Arsenale, Campo della Tana, Castello 2126/A Arsenale, Campo della Tana, Castello 2126
75 Young Architects in Latin America
CA'ASI, Campiello Santa Maria Nova, Cannaregio 6024
76 Young Talent Architecture Award 2018
European Cultural Centre, Palazzo Mora, Strada Nova Cannaregio 3659
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN (pp. 55-77)
77 AI WEIWEI
Fondazione Berengo, Giardino Palazzo Franchetti San Marco 2847
97 Epoca FIORUCCI
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076
78 Josef Albers in Messico
98 FORT INTEMPORAL
79 ARCHITETTURA Immaginata / Imagined Architecture
99 La Collezione Barry FRIEDMAN
Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro 701
La Galleria di Palazzo Cini, San Vio, Dorsoduro 864
80 ARMIN LINKE Prospecting Ocean
Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) Riva dei Sette Martiri, Castello 1364
81 ART NIGHT Venezia
Università Ca' Foscari, sede centrale, Dorsoduro 3246 and around Venice
82 ATTACHED Beside Beyond Architecture
La Galleria Dorothea van der Koelen, San Marco 2566
83 Juan Navarro BALDEWEG
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076
84 Rafael BARRIOS
Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri Bel Air Fine Art, Calle dello Spezier, San Marco 2765
85 Capolavori a confronto BELLINI / MANTEGNA
Fondazione Querini Stampalia Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252
86 CANOVA, HAYEZ, CICOGNARA
Gallerie dell’Accademia, Campo della Carità Dorsoduro 1050
87 Magister CANOVA
Scuola Grande della Misericordia, Cannaregio 3599
88 Ian CHENG
Espace Louis Vuitton Venice, Calle del Ridotto San Marco 1353
91 Una Collezione Italiana
Palazzo Fortuny, San Marco 3958
92 DANCING with Myself
Punta della Dogana, Dorsoduro 2
93 DESIGN AFTER DARWIN
Palazzo Morosini, Campo Santo Stefano, San Marco 2803 and other venues in Venice
94 Alessandro DIAZ DE SANTILLANA
Project Room, Marignana Arte, Rio Terà dei Catecumeni Dorsoduro 141
95 Elisabetta DI MAGGIO
Greetings from Venice
Event Pavilion, T Fondaco dei Tedeschi, Rialto
96 FABRICA Wanted Creativity
Infopoint, confessions | Via Garibaldi, Castello 1830 Portfolio reviews, shop | Fondamenta Sant'Anna Castello 994
Museo Ebraico di Venezia, Campo del Ghetto Nuovo
103 HOMO FABER
Isola di San Giorgio
104 Casa IED
IED Istituto Europeo di Design Venezia Palazzo Franchetti, Sala del Portego, San Marco 2842
105 Giulia LAMA
Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano Dorsoduro 3136
106 Osvaldo LICINI
Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro 701
107 LUab 4.0
Murano Gallery LUab 4.0, Calle Vivarini 6/A-Murano
108 MACHINES à penser
Fondazione Prada, Ca' Corner della Regina Santa Croce 2215
109 MAGWALL
Calle Seconda dei Saoneri, San Polo 2671
110 MARIO BELLINI per Murano
Fondazione Querini Stampalia Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore
Museo Ebraico di Venezia, Campo del Ghetto Nuovo
102 The New HAGGADAH
90 CIRVA Una Fornace a Marsiglia
Palazzo Fortuny, San Marco 3958
101 Dina GOLDSTEIN
89 Aldo CIBIC (in)complete
Sala Cinese, Caffè Florian, Piazza San Marco 57
Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, Murano
100 FUTURUINS
Forte Marghera, Via Forte Marghera 30, Mestre
Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, Murano
111 MEMPHIS Plastic Field
Fondazione Berengo, Palazzo Franchetti, San Marco 2847
112 Il mondo che non c'era
Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti Palazzo Loredan, Campo Santo Stefano, San Marco 2945
113 Angelo MORBELLI
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076
114 I ♥ MOTOCICLETTA
MUVE Mestre, Forte Marghera Via Forte Marghera 30, Mestre
115 NANCY GENN
Sala degli Stemmi, Palazzo Ferro Fini, San Marco 2322
116 NEGOZIO OLIVETTI
FAI – Fondo Ambiente Italiano, Piazza San Marco 101
117 Albert OEHLEN
Palazzo Grassi, San Samuele 3231
118 La passione e la visione
Fondazione Bevilacqua La Masa Galleria di Piazza San Marco
119 1948: La Biennale di Peggy GUGGENHEIM
Projects Rooms, Collezione Peggy Guggenheim Dorsoduro 701
120 Renzo PIANO Progetti d'acqua
Fondazione Emilio e Annabianca Vedova Magazzino del Sale, Zattere 266
121 PRINTING R-Evolution 1450-1500
Museo Correr, Biblioteca Nazionale Marciana Piazza San Marco
122 PRIX W 2018 Fort de Villiers
Galleria della Fondazione Wilmotte Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560
123 Giacomo QUARENGHI
Gallerie dell’Accademia, Campo Della Carità Dorsoduro 1050
124 Jean François RAUZIER
Bel Air Fine Art, Dorsoduro 728
125 Fulvio ROITER Fotografie 1948-2007
Casa dei Tre Oci, Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43
126 John RUSKIN
Palazzo Ducale, Piazza San Marco 1
127 Brigitte SELLES
Palazzo Mocenigo, Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Santa Croce 1992
128 La Stanza di Zurigo
Palazzo Fortuny, San Marco 3958
129 TIME Space Existence
European Cultural Centre, Palazzo Mora Strada Nova, Cannaregio 3659 Palazzo Bembo, Riva del Carbon, San Marco 4793 Giardini Marinaressa, Riva dei Sette Martiri
130 TINTORETTO 1519-2019
Palazzo Ducale, Piazza San Marco 1 Galleria dell'Accademia, Dorsoduro 1050
131 VENEZIA e l’Oriente
Museo di Palazzo Mocenigo, Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Santa Croce 1992
132 VENICE DESIGN 2018
European Cultural Centre, Palazzo Michiel Strada Nova, Cannaregio 4391
133 VENICE GLASS WEEK
Different venues in Venice, Murano, Mestre
134 La VETRERIA M.V.M. CAPPELLIN e il giovane Carlo Scarpa
Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore
135 VID Venice Innovation Design
Isola di San Servolo
136 WALLPAPERSTORE*
Via Garibaldi, Castello 1791
137 Pae WHITE Qwalala
Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore
138 W.W.W. What Walls Want
Marignana Arte, Rio Terà dei Catecumeni, Dorsoduro 141
11
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
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14
16. Mostra Internazionale di Architettura
2
GUIDE
22 9
Biblioteca della Biennale ASAC
29
Padiglione Centrale
4
19
Biennale Educational
20
26 17
10
16 24
3 Stirling Pavillion
23
1 6
18
8
15
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11 14
entrata/entrance tickets
25
infopoint
28
21
deposito bagagli checkrooms
bar restaurant
13 7
12
5
caffetteria bookshop
uscita/exit
toilette recharge point/wi-fi wi-fi
STOP Giardini
STOP Giardini Biennale
NATIONAL PARTICIPATIONS
GIARDINI FREESPACE
Padiglione Centrale Close Encounter Sumi Architekten Burkhalter with Marco Pogacnik Rolex Pavilion
1 Australia 2 Austria 3 Belgio 4 Brasile 5 Canada/1 6 Rep. Ceca e Rep. Slovacca 7 Repubblica di Corea
8 Danimarca
19 Polonia
9 Egitto
20 Romania/1
10 Finlandia
21 Russia
Padiglione Alvar Aalto
11 Francia 12 Germania 13 Giappone 14 Gran Bretagna
22 Serbia 23 Spagna 24 Stati Uniti d’America 25 Svizzera
15 Grecia
26 Ungheria
16 Israele
27 Uruguay
17 Olanda
28 Repubblica Bolivariana del Venezuela
18 paesi nordici
Finlandia, Norvegia, Svezia
29 Padiglione Venezia 15
national participations
GIARDINI
AUSTRALIA
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Repair
Commissario_Janet Holmes à Court AC. Curatori_Baracco+Wright Architects with Linda Tegg | Espositori_Baracco+Wright Architects, Bower Studio, Collins and Turner, d_Lab, RMIT University,Gilby + Brewin Architecture, iredale pedersen hook, James Mather Delaney Design, Greenaway Architects, Kerstin Thompson Architects, Monash Architecture Laboratory, m3architecture with Bryan Hooper Architect P/L Neeson Murcutt Architects Pty with sue barnsley design landscape architecture, NMBW Architecture Studio Lucinda Mclean, William Goodsir and RMIT University , Robin Boyd, Woods Bagot with Tridente Architects and Oxigen. La natura selvaggia come modello a cui l’architettura può guardare, o come limite oltre il quale non spingersi. Diecimila piante all’interno e all’esterno del Padiglione ci raccontano questa tensione tra ambiente e spazio, destinata a stimolare il dibattito non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche a livello più estesamente culturale, sociale, economico. Lo spazio trova una definizione dal confronto tra esperti di urban design, architettura del paesaggio, cultura indigena e pensiero concettuale, discipline che si fanno filtri attraverso cui creare un’architettura non ancora immaginata./ Wild nature is a model architecture can look up to, or it can be forbidden territory not to be trespassed upon. 10,000 plants inside and outside the Pavilion tell the story of the tension between the environment and human spaces and is designed to stimulate debate not only among professionals but at a cultural, social and economic level, too. Space finds its definition in a debate between experts in urban design, landscape architecture, indigenous culture and philosophy. These disciplines will act as a filter to help us see architecture as it hasn’t been imagined before.
AUSTRIA Thoughts Form Matter
2
Commissario/Curatore_Verena Konrad | Espositori_Henke Schreieck, LAAC, Sagmeister & Walsh Un ‘inno’ all’architettura e alla sua capacità di pensare liberamente a spazi al di fuori di vincoli di destinazione e di natura economica predeterminati. Nel progetto austriaco, l’interno e l’esterno, il verticale e l’orizzontale, la storicità dell’edificio ospitante e i linguaggi contemporanei di design e architettura trovano un momento di sintesi. I concetti di “deviazione” (il riflesso creato da una sezione di pavimento incurvato), “atmosfera” (una struttura lignea calpestabile unita ad uno spazio luminoso di carta) e “bellezza” (necessità del bello nella quotidianità analizzata in due video di cultura pop contemporanea) si incontrano e concorrono a definire uno spazio fisicamente e idealmente libero./ A hymn to architecture and to its ability to think freely of space separated from pre-determined economic and utilitarian constraints. In the Austrian project, inside and
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outside, horizontal and vertical, the history of the building around us and modern design and architecture languages find a synthesis. The concept of ‘deviation’ (the reflection on a section of curved floor), ‘atmosphere’ (a pedestrian wooden structure linked to a luminous paper space) and ‘beauty’ (the need for it in our daily lives analysed in two pop culture videos) meet and join forces to create a physically and theoretically free space. www.labiennale2018.at
BELGIO
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Eurotopie
Commissario_Fédération Wallonie-Bruxelles Curatori_Traumnovelle & Roxane Le Grelle Espositori_Traumnovelle & Roxane Le Grelle in collaboration with Bruce Bégout, Philippe Braquenier, Sébastien Lacomblez, Dennis Pohl, Claire Trottignon & 6’56” (Jurgen Maelfeyt) Un’occasione per affrontare annosi temi sul senso dell’Europa e sulla sua necessaria vitalità contro i nazionalismi imperversanti. Nel cuore geografico e politico del continente, il quartiere europeo di Bruxelles non rappresenta solo una condivisione di spazi fisici, ma è anche espressione del sistema politico dell’Unione Europea, considerato troppo distante dai cittadini comunitari e dagli stessi abitanti della capitale belga. Lo scopo del Padiglione, costruito nel 1907, il più antico dopo quello italiano, è di alimentare quell’elemento di discussione e di scambio dialettico che pare mancare invece nel quartiere europeo, suscitando nei visitatori domande e spunti sul futuro stesso dell'Europa partendo da una migliore conoscenza anche delle consistenze fisiche nel tessuto urbano di Bruxelles./ An occasion to reflect on age-old questions about the meaning of Europe and its need for strength and vitality to counter raging nationalism. At the geographical and political heart of the continent, the European quarter in Brussels means more than the sum of adjacent physical spaces; it is the embodiment of the political system of the European Union. The goal of the Pavilion, built in 1907 and the second-oldest after the former Italian Pavilion, is to feed debate and the exchange of different views – something that seems lacking in the European quarter – about the future of Europe, starting with a better knowledge of Brussels’ own urban fabric. www.belgianpavilion.be
BRASILE
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Muros de Ar | Walls of Air
Commissario_João Carlos de Figueiredo Ferraz, President Fundação Bienal de São Paulo Curatori_Gabriel Kozlowski, Laura González Fierro, Marcelo Maia Rosa and Sol Camacho Espositori_Corsi Hirano Arquitetos, Pedro Varella, Gru.a Arquitetos, Una Arquitetos, Laboratório de Urbanismo da Metrópole – LUME da FAUUSP, Metrópole Arquitetos, Triptyque Architecture, Sem Muros Arquitetura Integrada, Pe-
dro Évora, Bernardes Arquitetura, Rosenbaum + Aleph Zero, H+F Arquitetos, Vigliecca & Associados, Boldarini Arquitetos, Libeskindllovet Arquitetos, Jansana, de la Villa, de Paauw arquitectes, Studio MK27, SP Urbanismo, SIAA + HASAA, Brasil Arquitetura, Sauermartins + Metropolitano Arquitetos, Atelier Marko Brajovic Il concetti di muro, elemento centrale dell’architettura, e della necessità di superarlo per una migliore convivenza e una maggiore molteplicità di esperienze sono sviluppati dall’esposizione brasiliana su due fronti. Il primo è rappresentato da 10 disegni cartografici, frutto di una ricerca ad ampio raggio, che evidenziano le forme di separazione spaziale e concettuale derivate dai processi di urbanizzazione avvenuti nel grande Paese sudamericano. Il secondo mostra 17 progetti (sui 286 selezionati attraverso un bando pubblico in più di 60 città) in cui l’architettura diventa strumento di mediazione di conflitti, di trasformazione di territori pubblici e privati e di connessione tra diversi tessuti urbani./ The concept of the wall, a central element of architecture, and the need to overcome that concept in order to live together better and have more meaningful experiences are developed on two fronts by the Brazilian Pavilion. The first is represented by 10 cartographic designs, the result of wide-ranging research, that highlight the forms of spatial and conceptual separation as a consequence of Brazil’s urbanization. The second is a series of 17 projects that show the capabilities of architecture in conflict resolution and territorial transformation where different urban fabrics connect. www.bienal.org.br
CANADA/1
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Canada Builds/Rebuilds a Pavilion in Venice
Commissario_Canada Council for the Arts Curatore_Réjean Legault | Architect for the restoration_Alberico Barbiano di Belgiojoso Landscape architects_Cornelia Hahn Oberlander, Bryce Gauthier A sessant’anni dalla sua inaugurazione e a completamento dei lavori di ristrutturazione che lo hanno interessato fin dal 2014, è il Padiglione stesso ad essere celebrato attraverso l’esposizione delle tappe salienti della sua storia. In aggiunta alla mostra principale, UNCEDED, quest’anno eccezionalmente collocata in Arsenale e dedicata alle architetture indigene, la National Gallery of Canada promuove anche l’esposizione Canada Builds/Rebuilds a Pavilion in Venice, immagini e proiezioni dedicate proprio alle diverse fasi del restauro dell’edificio ai Giardini, che è stato affidato all’architetto Alberico Barbiano di Belgiojoso, erede dello stesso Studio che realizzò l’edificio nel 1958 (BBPR - Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers)./ Sixty years since its construction and after four years of renovation work, the Pavilion itself is celebrated by showing the main stages of its history. Besides the main exhibition, Unceded, exceptionally located at the Arsenale and dedicated to First Nations architecture, the National Gallery of Canada presents Canada Builds/Rebuilds a
16. Mostra Internazionale di Architettura
Pavilion in Venice, with images and screenings on the different phases of the restoration of the Canadian building at Giardini by architect Alberico Barbiano di Belgiojoso, heir to the practice that designed the Pavilion originally in 1958 (BBPR Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers). www.gallery.ca
Repubblica CECA e Repubblica SLOVACCA 6 UNES-CO
Commissario_Adam Budak, National Gallery in Prague | Curatori_Kateřina Šedá, Hana Jirmusová Lazarowitz | Espositore_Kateřina Šedá Svuotate progressivamente dei loro residenti e affollate sempre più di turisti, un gran numero di località turistiche del territorio ceco e slovacco stanno perdendo il ritmo e le abitudini della loro quotidianità a favore di soluzioni rivolte soltanto all’accoglienza dei visitatori. Caso paradigmatico è quello di Český Krumlov, cittadina di 13mila abitanti nel sud della Repubblica Ceca visitata ogni anno da oltre un milione di persone e interessata da un trasferimento graduale degli abitanti al di fuori del centro storico. Il Padiglione diviene la sede fittizia del progetto UNES-CO, che cerca di invertire questo trend proponendo soluzioni concrete di richiamo dei residenti verso i centri storici./ Progressively deprived of their original residents and filled with tourists, a large number of tourist destinations in Czechia and Slovakia are seeing their traditional rhythms and habits fade away and their buildings being devoted to tourism and hospitality. The example being shown is that of Český Krumlov, a city of 13,000 in Bohemia, visited every year by over a million tourists who have ‘pushed’ the original inhabitants out of the city centre. The Pavilion is the office of fictional UNES-CO project, trying to reverse this process. www.unes-co.cz
Repubblica di COREA Spectres of the State Avant-garde Spettri dell’avanguardia statale
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Commissario_Arts Council Korea | Curatore_Seongtae Park | Espositori_Sung-woo Kim (N.E.E.D Architecture), Jinhong Jeon, Yunhee Choi (BARE), Hyun-Suk Seo, Hyun Seok Kang, Gunho Kim (SGHS), Choon Choi, Kyoungtae Kim (EH), Jidon Jung La Korea Engineering Consultants Corp. (KECC), una società di consulenza tecnica per l’architettura e l’ingegneria civile istituita dal governo sud-coreano nel 1963, ha svolto una funzione dominante nell’architettura e nelle costruzioni. I quattro progetti presentati nello spazio coreano e provenienti dagli archivi dell’azienda (il Padiglione per l’Expo di Osaka del 1970, il masterplan
dell’isola di Yeouido, l’Arcade Seawoon e il piano per la Guro Industrial Exposition) furono utilizzati alla fine degli anni ’60 come mezzo di propaganda per annunciare la volontà della nazione di divenire una potenza economica e per divulgare la riuscita del progetto di crescita./ Korea Engineering Consultants Corp., a state-owned consultancy for architecture and civil engineering established in 1963, has been instrumental for the nation in terms of the development of architecture and building. The four projects exhibited at the Korean Pavilion (the Pavilion for the 1970 Osaka Expo, the master plan for Yeouido Island, the Seawoon Arcade and the Guro Industrial Exposition plan) coming from the Corporation’s archive, were built in the late 1960s to act as propaganda for Korea’s intention to become an industrial powerhouse. www.korean-pavilion.or.kr
DANIMARCA
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GUIDE
«We have often struggled with our relationship as architects when considering the use of land – it’s no small act. We believe there is a role for architecture to actively engage with the repair of the places it is part of, which our exhibition will communicate. We hope the discussion we’re presenting will engage the profession and initiate a legacy of the Biennale Architettura 2018» Curators Mauro Baracco, Louise Wright Australian Pavilion
Possible Spaces
Commissario_Kent Martinussen, CEO of the Danish Architecture Centre | Curatore_Natalie Mossin | Epositore_PRAKSIS Arkitekter, Vandkunsten Architects, BIG - Bjarke Ingels Group, CITA - Centre for Information Technology and Architecture Quattro progetti per altrettante proposte di sviluppo sostenibile, in cui si evidenziano alcuni punti di forza della tradizione architettonica danese, fra cui la collaborazione multidisciplinare e una forte attenzione all’impatto ambientale, prerequisiti della vera innovazione. Ad ognuno dei progetti, che rappresentano soluzioni locali esistenti, corrisponde un quesito cruciale: Come cambia il mondo quando viene collegato in nuovi modi (Hyperloop One)? Quali sono le potenzialità quando gli strumenti dell’architettura diventano pluridisciplinari (K2)? Come può l’architettura contribuire a ricreare identità e proprietà (Nyt Svinkløv Badehotel)? Come intervenire in modo sostenibile sul patrimonio edilizio esistente rendendolo al passo con i tempi e migliore per l’ambiente (Albertslund Syd)? A fare da filo conduttore a questo racconto è il BLOX, struttura multifunzionale ideata da OMA e finanziata dall’associazione filantropica Realdania che aprirà proprio quest’anno sul porto di Copenhagen e che, accanto al DAC (Danish Architecture Center), ospiterà spazi e attività creative di libero accesso al pubblico./ Four projects, four ideas of sustainable development. The strong points of Danish traditional architecture are apparent, especially the practice of multi-disciplinary cooperation and a close attention to environmental impact – prerequisites of true innovation. To each project a crucial question is assigned: How does the world change when places are connected in new ways (Hyperloop One)? What potential appears when the tools of architecture become multi-disciplinary (K2)? How can architecture contribute to recreating identity and ownership (Nyt Svinkløv Badehotel)? How to intervene in a sustainable manner on historic architecture to keep it up to date and to make it better for the environment (Albertslund Syd)? The central idea behind the exhibition is BLOX,
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Photo Sharyn Cairns
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
GIARDINI
a multi-purpose structure created by OMA and financed by Realdania philanthropic association, who will open this year in Copenhagen harbour and, together with the Danish Architecture Center, will house free-access creative workshops. www.dac.dk
EGITTO
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Robabecciah: The Informal City
Commissario_Ministero della Cultura Egiziano Curatori_Islam El Mashtooly e Mouaz Abouzaid Il commercio della Robabecciah (dall’italiano “roba vecchia”) costituisce una larga parte di tutte le attività commerciali in Egitto. Si tratta di un’attività incontrollata e quasi completamente abusiva, presente in molte aree urbane e suburbane, in grado di allargare il tradizionale mercato, il souk, oltre i centri storici delle città, estendendolo senza regole lungo le principali direttrici stradali. Accogliendo il manifesto Freespace di questa Biennale, la ridefinizione del mercato urbano informale ambisce ad un ripensamento del ruolo degli spazi liberi all’interno del denso tessuto morfologico e sociale delle città./ The trading of Robabecciah (supposedly from the Italian word for jumble) is common in Egypt. It is an unregulated business, almost entirely unauthorized, though present in many urban and suburban areas. It almost seems as if the traditional souk has expanded from the city centre into the suburbs, following the main thoroughfares. In line with the Biennale’s Freespace manifesto, this redefinition of an informal urban market inspires a reconsideration of the role of free space inside the dense morphological fabric of cities. www.robabecciah.com
FINLANDIA
Padiglione Alvar Aalto 10 Mind-Building
Commissario_Hanna Harris, Archinfo Finland Curatore_Anni Vartola | Espositori_ALA Architects, Anttinen Oiva Architects, Artto Palo Rossi Tikka Architects, Antti Auvinen & Marja Rautaharju, Helander-Leiviskä Architects; Helin & Co Architects, JKMM Architects, K2S Architects, Helmi Kajaste, Martti Kalliala, Mustonen Architects, Architects NRT, Tuomo Siitonen Architects, Valvomo Architects La biblioteca pubblica come simbolo chiave della monumentalità moderna. Parte da questo assunto la mostra accolta nel Padiglione Alvar Aalto, trasformato per l’occasione in una biblioteca temporanea. La Finlandia esibisce il proprio primato nella progettazione e nello sviluppo delle biblioteche, tutelate dalla legge come territori pubblici, esenti da logiche commerciali, in cui poter coltivare la cittadinanza attiva, la libertà d’espressione e l’inclusione sociale. Attraverso una selezione tematica di progetti, oggetti, tracce audio e video, la mostra testimonia il costante progresso delle biblioteche
pubbliche finlandesi, a partire dalla più antica, quella di Rikhardinkatu (1881), alla più recente, ovvero la biblioteca centrale di Helksinki progettata dallo Studio ALA Architects, che sarà inaugurata a dicembre 2018./ The public library was originally perceived as the symbol of progressive social aspirations. Today it is protected in Finnish law as a non-commercial common ground for active citizenship, freedom of expression and social inclusion. The central role of the public library in Finland’s civic life will be expressed by the opening in late 2018 of Oodi designed by ALA Architects, a new Helsinki Central Library that faces the steps of the parliament building in Helsinki, a symbol of the relationship between the government and the public. For the occasion, Alvar Aalto Pavilion will be transformed into a temporary library. www.archinfo.fi
FRANCIA
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Infinite Places Building or Making Places?
Commissario_Institut Français, con il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri e il Ministero della Cultura | Curatori_Encore Heureux (Nicola Delon, Julien Choppin, Sébastien Eymard) Espositori_Nicolas Chambon and Encore Heureux for the Hôtel Pasteur in Rennes: the Atelier Novembre for the CentQuatre-Paris in Paris; PEROU (Pôle d’exploration des ressources urbaines) and NAC (Notre Atelier commun) for the Tri Postal in Avignon; Julien Beller for the 6B in Saint-Denis; Jean-Marc Jourdain and Nicolas Bachet for the Convention in Auch; ARM Architecture - Poitevin Reynaud, Construire, Matthieu Place, Encore Heureux, Jean-Luc Brisson, David Onatzki, Duchier+Pietra Architectes, Olivier Moreux, Caractère Spécial and BkClub for the Friche la Belle de Mai in Marseille; Encore Heureux for the Ateliers Médicis in Clichy sous-boisMontfermeil; Construire and Encore Heureux for the Grande Halle in Colombelles L’allestimento, che ricicla materiali usati per Studio Venezia, opera di Xavier Veilhan presentata alla Biennale Arte 2017, tende a restituire la globalità di un territorio, evidenziando tutte quelle azioni svolte dalla società civile e dalla collettività che riconducono alle possibili aperture sperimentali dell’architettura. Les Grands Voisins e il Centquatre a Parigi, l’Hôtel Pasteur a Rennes, la Grande Halle a Colombelles, gli Ateliers Médicis a Clichysous-Bois-Montfermeil, la Friche la Belle de Mai a Marsiglia, il Tri Postal ad Avignone, il 6B a Saint-Denis, La Convention ad Auch e la Ferme du Bonheur a Nanterre: un racconto di dieci “luoghi terzi” lungo il territorio francese, su cui sono intervenute occupazioni temporanee, infrastrutture pubbliche, habitat partecipativi, spazi lavorativi o culturali, e in cui si suscita la domanda se sia necessario soltanto costruire degli edifici o creare invece dei luoghi in sè./ The exhibition recycles materials used for Studio Venezia, the project by Xavier Veilhan presented at the 2017 Art Biennale, and is about architectural experimentations in the restitution of territory. A story of ten places across
France - Le Centquatre and Les Grands Voisins (Paris), l’Hôtel Pasteur (Rennes), La Grande Halle (Colombelles), Les Ateliers Médicis (Clichy-sousBois-Montfermeil), La Friche la Belle de Mai (Marseille), Le Tri Postal (Avignon), le 6B (Saint-Denis), La Convention (Auch), La Ferme du Bonheur (Nanterre) - that have seen projects of temporary occupation, public infrastructure, participative habitats, places of work or culture, that make us wonder whether architecture is just about making buildings or it is really about creating places.
GERMANIA
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Unbuilding Walls
Commissario_Federal Ministry of the Interior, Building and Community | Curatore_Marianne Birthler and Graft Architects (Lars Krückeberg, Wolfram Putz, Thomas Willemeint) Il 5 febbraio scorso la Germania celebrava il Circle Day: 28 anni, 2 mesi e 26 giorni sono trascorsi dall’abbattimento del Muro di Berlino, esattamente lo stesso lasso di tempo in cui la città è stata divisa da quella barriera. Muri da abbattere in nome dell’integrazione, da percorrere per capire cosa ci differenzia da ciò che si trova oltre, da studiare per capire cosa sia stato il passato di una nazione. Quanto e come divisione e integrazione influenzano l’architettura? Partendo dalla propria storia, la Germania propone al visitatore una riflessione sul concetto stesso di “confine” e sulle sue implicazioni sociali, politiche e di organizzazione dello spazio./ On February 5, Germany celebrated Circle Day: 28 years, 2 months and 26 days since the fall of the Berlin Wall, which is exactly the same time the Wall had divided the city in half. Walls to tear down in the name of integration, walls to walk past to understand what differentiates our world from what came before, walls to study to understand the history of a nation. How and how much do division and integration influence architecture? Starting with its own history, Germany presents a reflection on the concept of a border and its effects on the organization of space. www.unbuildingwalls.de
GIAPPONE
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Architectural Ethnography Commissario_The Japan Foundation Curatori_Momoyo Kaijima con Laurent Stalder e Yu Iseki | Espositori_Oswald Adande, Akihito Aoi, NPO Fukushima Housing and Community Design Network, Team Fukushima Atlas, ArchiAid Oshika Peninsula Supporting Seminar, ASSEMBLE with Marie Jacotey, Piotr Bujas, Łukasz Stanek, Alicja Gzowska, Aleksandra Kędziorek, BUREAU A, Burø, Emanuel Christ and Christoph Gantenbein / ETH Zurich, Marie Combette, Thomas Batzenschlager, Clémence Pybaro, Constructlab, Crimson Architectural Historians with Hugo Corbett, Drawing Architecture Studio, Niklas Fanelsa, Marius Helten, Björn Martenson, Leonard Wertgen, Adam Frampton,
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
GIARDINI
Jonathan D. Solomon, Clara Wong, Fernando García-Huidobro, Diego Torres, Nicolás Tugas, Gede Kresna, Florian Goldmann, GSA Unit 14 / University of Johannesburg, Hajime Ishikawa Laboratory / Keio University SFC, Ismael Sheikh Hassan, Dirk E. Hebel, Melakeselam Moges, Zara Gray with Something Fantastic, Interboro Partners, Andrew L. Jenner with John Braben, Éva Le Roi, MAP Office, Titus Matiyane, Yukio Miyashita, Joseph Myerscough with Sarah Mills / Leeds Beckett University, Rekiseikai (Team Asphalt), NAKATANI Seminar, Jan Rothuizen, Martijn van Tol, Dirk-Jan Visser, Aart Jan van der Linden, Rural Urban Framework and Sony Devabhaktuni / University of Hong Kong, Junko Sanada, Dubravka Sekulić, Studio Tom Emerson / ETH Zurich, Do Ho Suh, Yukiko Suto, Juan Carlos Tello, tomito architecture, David Trottin, Jean-Christophe Masson, Franck Tallon, Urban Risk Lab / MIT; Hiraoka Lab / Miyagi University; Reischauer Institute / Harvard University, MISTI Japan / MIT, Lys Villalba, WBYA? (Who Builds Your Architecture?), YAMAGUCHI Akira Il racconto sulla modernizzazione che ha profondamente modificato la società giapponese nel XX secolo è al centro del progetto proposto dalla Japan Foundation. Si tratta di una collezione di 42 progetti sviluppati negli ultimi vent’anni e provenienti da tutto il mondo che includono disegni, carte di spazi-attività, mappe di ibridi urbani e ampi studi su edilizia rurale e sui villaggi di pesca del postcalamità. I progetti, oltre a rappresentare semplici istruzioni per i futuri edifici, costituiscono un mezzo ideale per documentare, discutere e valutare l’architettura nel suo complesso, evidenziando gli elementi di un’etnografia architettonica che rivaluti la ricerca di un nuovo modello di design e di uno sviluppo da attuarsi intorno e attraverso la società./ The story of the modernization that changed Japanese society profoundly in the 20th century is the focus of the Japan Foundation’s exhibition. It comprises a collection of 42 projects developed over the last twenty years and coming from all over the world: drawings, maps of urban hybrid
developments, studies on rural architecture and on post-earthquake fishing villages. The projects, as well as including simple instructions for new buildings, provide an ideal forum to discuss and assess the architecture overall, and draw attention to the elements of architectural ethnography which can help us find a new way of designing and developing based on society. www.jpf.go.jp
GRAN BRETAGNA Island
isolation, climate change, Brexit and colonialism. Both spaces, the terrace and the inside of the Pavilion, will house poetry readings and debates on architecture. A sort of public island and a haven for the castaway and the exiled, a safe haven, far from the tempests evoked by two poetic and balancing English voices: those of Shakespeare and young poet and rapper Kate Tempest. www.venicebiennale.britishcouncil.org
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Commissario_Sarah Mann-British Council | Curatori_Caruso St John Architects con Marcus Taylor Il progetto curato da Marcus Taylor e dallo Studio Caruso St John (quest’ultimo presente anche nella selezione delle curatrici per Freespace) si inserisce nel solco tematico dello spazio libero creandone uno sopra il tetto del Padiglione stesso. Una piazza sopraelevata, luogo di incontro e punto di affaccio unico sulla Laguna, sovrasta il Padiglione lasciando vuote le stanze interne dell’edificio, per parlare allo stesso tempo di abbandono e ricostruzione, isolamento e cambiamento climatico, Brexit e colonialismo. Entrambi gli spazi, la terrazza e l’interno del Padiglione, ospiteranno incontri di poesia e dibattiti sull’architettura, proponendosi come un’isola pubblica, un approdo per naufraghi ed esiliati, un riparo sicuro, lontano dalle cupe minacce di una tempesta che rievoca due voci inglesissime e speculari: quella antica di Shakespeare e quella attuale della giovane poetessa e rapper Kate Tempest./ The project, curated by Marcus Taylor and Studio Caruso St John (also represented in the Freespace exhibition), follows the theme of the free space by creating one on the roof of the Pavilion itself. An elevated terrace, a meeting place and a unique view of the lagoon; it crowns the Pavilion and leaves empty the rooms below to convey abandonment and rebuilding,
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The School of Athens
Commissario_Secretary General of Spatial Planning and Urban Environment, Eirini Klampatsea Curatore_Xristina Argyros e Ryan Neiheiser Partendo dalle lezioni nell’Accademia di Platone, all’aperto in un uliveto fuori Atene, e da quelle di Socrate nell’Agorà, passando per i chiostri medievali fino ad arrivare alle moderne università contemporanee, il progetto compie un’indagine storica e critica sull’architettura degli spazi comuni accademici. Il Padiglione, trasformato esso stesso in uno “spazio libero” per l’apprendimento, sfrutta un dispositivo architettonico gradonato per accogliere una serie di modelli di spazi condivisi e non programmati, spesso legati alla circolazione, adatti a stimolare conversazioni improvvisate, dibattiti, lezioni estemporanee e metodi informali d’insegnamento./ Plato’s lectures at the Academia in an olive grove outside Athens, Socrates speaking in the Agora, medieval cloisters, modern universities… The project investigates, historically and critically, the architecture of academic common spaces. The Pavilion itself is turned into a “free space” for learning and houses models of shared spaces which are not officially organised, but which are often associated with the circulation and stimulate impromptu conversations, debates, improvised lectures and informal teaching methods.
«The title Island refers to many things, but firstly to Shakespeare’s Tempest, where the protagonists are shipwrecked in a storm, and saved from drowning by being washed up on the beach of an unknown island, which turns out to be a paradise of sorts. So it is about being saved and lost at the same time. The title also makes you think of Venice, with its precarious relationship to the sea. And then of course, being the British Pavilion, it makes you think of Brexit and the current renegotiation, with all its questions and uncertainties» Curators Marcus Taylor, Adam Caruso, Peter St John / British Pavilion ©British Council, Lucia Sceranková
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ARMIN LINKE PROSPECTING OCEAN Commissioned and produced by TBA21–Academy Curated by Stefanie Hessler In partnership with the Institute of Marine Science of the National Research Council of Italy (CNR-ISMAR)
Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) Riva dei Sette Martiri, 1364, 30122 Venezia Wed–Sun 11:00–19:00 / Mon–Tue closed Free entry For more information: www.tba21.org #prospectingocean
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
GIARDINI
ISRAELE
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In Statu Quo: Structures of Negotiation
Commissario_Michael (Miki) Gov, Arad Turgeman Curatori_Ifat Finkelman, Deborah Pinto Fdeda, Tania Coen-Uzzielli, Oren Sagiv Espositori_Ifat Finkelman, Deborah Pinto Fdeda, Tania Coen-Uzzielli, Oren Sagiv, Nira Pereg, David Polonsky, Roiy Nitzan La mostra esplora il meccanismo dello Status Quo, istituito nel XIX secolo per regolare i conflitti e facilitare la coesistenza nei luoghi sacri. Nel contesto geopolitico della Terra Santa la combinazione di eventi storici, miti e tradizioni ha creato una straordinaria concentrazione di luoghi che, a causa della loro importanza religiosa, sono spesso diventati arene di aspre lotte tra gruppi e comunità rivali. Il Padiglione prende in esame cinque siti tra i più significativi, fra cui, esposto per la prima volta al di fuori della Terra Santa, il modello ligneo della Chiesa del Santo Sepolcro che codifica, attraverso i colori, la divisione dello spazio sacro tra le diverse comunità Cristiane./ The exhibition explores the working of the Status Quo instrument, laid down in the 19th century to regulate conflicts and facilitate coexistence at the sacred sites of the Holy Land. In this geopolitical context the combination of historical events, myths and traditions has created an extraordinary concentration of sites which, because of their religious importance, have often become places of bitter struggle between rival groups and communities. The Pavilion examines five of the most important sites and includes, exhibited for the first time outside the Holy Land, the wooden model of the Church of the Holy Sepulchre which codifies through different colours the division of the space between three different Christian communities.
OLANDA WORK, BODY, LEISURE
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Commissario_Het Nieuwe Instituut | Curatore_Marina Otero Verzier | Espositori_Amal Alhaag, Beatriz Colomina, Marten Kuijpers & Victor Muñoz Sanz, Simone C. Niquille, Mark Wigley, Matthew Stewart & Jane Chew, Northscapes Collective (Hamed Khosravi, Taneha K. Bacchin & Filippo laFleur), Noam Toran, Giuditta Vendrame, Paolo Patelli, Liam Young, Florentijn Boddendijk and Remco de Jong, Giulio Squilacciotti Nella New Babylon, la società creativa teorizzata dall’architetto e artista olandese Constant Nieuwenhuys a cavallo degli anni ’60, l’uomo è liberato dall’automazione del lavoro produttivo e orienta la propria crescita attraverso il gioco e lo sviluppo creativo. Questo futuro ipotizzato è forse più vicino al nostro presente di quanto immaginiamo: nella città di Rotterdam e nell’intera area agricola olandese si sta implementando un’architettura di automazione completa, dalle infrastrutture di autogestione logistica del porto alle relazioni che definiscono il paesaggio fisico e sociale della città. Quali saranno nel breve e lungo termine
le implicazioni dell’automazione per l’ambiente urbano? A questo interrogativo cerca una risposta la curatrice Marina Otero Verzier, coinvolgendo architetti, designer, storici e teorici./ Dutch artist and architect Constant Nieuwenhuys created New Babylon, a theoretical creative society, in the 1960s. In New Babylon, humankind is liberated by the automation of the production process and can concentrate instead on personal growth through play and creative development. This hypothetical future may now be closer than we imagined: in Rotterdam and in rural Holland a new architecture of complete automation is being implemented, from the port’s self-managed logistical infrastructure to the relationships that define the physical and social landscape of a city. What are the shortand long-term implications of automation on the urban environment? Curator Marina Otero Verzier searches for answers with the help of architects, designers, historians and theorists. www.work-body-leisure.hetnieuweinstituut.nl
PAESI NORDICI
Finlandia, Norvegia, Svezia 18
Another Generosity
Commissari_Juulia Kauste-Museum of Finnish Architecture | Curatore_Eero Lundén Espositori_Lundén Architecture Company Il rapporto tra la natura e il costruito viene preso in esame allo scopo di indagare sui nuovi modi dell’architettura, mettendo in evidenza le fragili e spesso invisibili interazioni tra edificio e spazio. A parlarci di queste delicate interconnessioni è il lavoro di Sverre Fehen, che nel 1962 progettò il Padiglione dei Paesi Nordici riuscendo a renderlo permeabile allo sguardo e privo di separazioni definitive tra interno ed esterno, capace di esprimere con chiarezza il proprio contenuto proponendosi come forma del senso prima che della funzione. Grazie alla luce naturale che penetra dalla particolare soluzione della copertura, forme, suoni e materiali si amalgamano ‘generosamente’ in un unicum architettonico./ The relationship between nature and the built environment is investigated in order to understand the latest trends in architecture, highlighting the fragile, often invisible interactions between buildings and space. These intricacies are examined by Sverre Fehen, the architect who designed the Nordic Pavilion’s building in 1962 and made it permeable to the eye, with no definite separation between inside and outside, and able to show its content clearly. Thanks to the natural light which floods the building through its exceptional roof, forms, sounds and materials blend in an architecturally unique way. www.mfa.fi
POLONIA
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Amplifying Nature
Commissario_Hanna Wróblewska | Curatore_ Anna Ptak | Espositori_CENTRALA (Małgorzata Kuciewicz, Simone De Iacobis) in collaboration with Jacek Damięcki and Iza Tarasewicz La natura non è semplicemente la scenografia entro cui l’architettura si compie, ma è un processo che determina la qualità e le funzioni stesse del costruire, incidendo innanzitutto sulla composizione delle materie prime attraverso fenomeni atmosferici e astronomici quali la gravità, la circolazione dell’acqua, il ciclo del giorno e della notte. È soprattutto l’acqua a farsi portatrice della riflessione proposta dal collettivo CENTRALA, dialogando con il pavimento di legno e con la luce del giorno e del tramonto, e amplificando così il ruolo fondamentale che la natura occupa in architettura./ Nature is not merely the backdrop for architecture – it is a process that determines the quality and the functionality of the architecture itself. Through phenomena such as the weather, gravity, water and the alternating of day and night, it affects the building materials which have been used. It is water in particular which is used here to show the thoughts of the collective CENTRALA, in a conversation with the wooden floor and the light of the daytime and of sunset to emphasise the essential role of nature in architecture. www.zacheta.art.pl | www.labiennale.art.pl
ROMANIA/1
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MNEMONICS Collective memories define our territory
Commissario_Attila Kim | Curatori_Romeo Cuc Espositori_Romeo Cuc, Mihai Gheorghe, Irina Gudană, Roxana Pop, Raluca Sabău, Vlad Tomei Con un approccio scenografico, la mostra rumena orienta lo sguardo sullo spazio disegnato da un’immaginazione senza confini, quella dei bambini nel momento del gioco, alla ricerca di una creatività al servizio della comunità. Ma lo spazio libero è anche quello degli adulti che si riappropriano dei ricordi dell’infanzia per ripensare e rimodellare il territorio. Un’analisi sul futuro dello spazio pubblico dal punto di vista architettonico, comunitario ed educativo che si sviluppa nelle due sedi del Padiglione ai Giardini e dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica in Campo Santa Fosca, Cannaregio./ Using a scenographic approach, the Romanian exhibition looks at space as designed using a limitless imagination – the imagination of children at play – in search of a creativity able to focus all its energy on serving the community. The free space, though, is also there for adults who can re-inhabit their childhood memories and use them to remodel an environment. An analysis of the future of public space from the point of view of architecture, community and education that takes place in the Romanian Pavilion and at the Romanian Institute in Cannaregio. www.mnemonics.ro
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national participations
GIARDINI
RUSSIA
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Station Russia
Commissario/Curatore_Semyon Mikhailovsky Espositori_Studio 44, Metrogiprotrans, Liteinaya Chast-91, Nikken Sekkei, Citizen Studio, Studio 911, NER (New Element of Resettlement), Arden Vald, Anatoly Akue, Mikhail Rozanov La rete ferroviaria in Russia è molto più di un sistema di trasporto. In un Paese dai territori sconfinati e dai diversi fusi orari, il treno è arrivato dove le strade si sono fermate e la presenza stessa dell’uomo sembra sfidare le leggi della natura. Il Padiglione diventa allora una emblematica stazione ferroviaria suddivisa in cinque diversi ambienti ricostruiti sul modello di stazioni passate e future: un’avveniristica sala d’aspetto, un deposito bagagli, uno sportello per oggetti smarriti provenienti dal passato, ipotesi di soluzioni abitative per le aree che circondano gli insediamenti ferroviari./ Railways in Russia mean much more than transportation. In a country of immense size spanning eleven time zones, trains can go to places where highways don’t and where the very presence of humankind seems to defy the laws of nature. So the Russian Pavilion becomes an emblematic railway station divided into five spaces, modelled on past and future stations: these include a futuristic waiting room, a left luggage office, a lost property desk for objects from the past, and designs for housing in the areas surrounding railway stations. www.ruspavilion.com
SERBIA
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Free School Is Free Space
Commissario_Dejan Todorović | Comitato scientifico_Ljiljana Miletić Abramović, Aleksandru Vuja, Slobodan Jović, Predrag Milutinović, Natalija Ristanović, Maja Ćirić, Vesna Cagić Milošević Espositori_Branko Stanojević, with: Milena Strahinović, Nikola Đekić, Milutin Komanović, Andrej Josifovski, Nikola Ilić Il Padiglione serbo si inserisce nel dibattito sul passato, presente e futuro dell’architettura attraverso la figura di Bogdan Bogdanovic e della Village School for the Philosophy of Architecture, esperienza portata avanti dall’architetto serbo dal 1976 al 1990 per approfondire un particolare approccio allo studio della disciplina e al suo insegnamento basato su un lavoro di squadra e di sperimentazione concreta. In seguito alla chiusura della scuola, l’edificio si trasformò in approdo di rifugiati e sbandati, uno spazio libero abbandonato alla decadenza che si mette in dialogo con l’unico segno tangibile rimasto della scuola: un murale in cui Bogdanovic rappresentò la sua visione del mondo, in bilico tra reale e surreale./ The Serbian Pavilion joins in the conversation on the past, present and future of architecture with the figure of Bogdan Bogdanovich and the Village School for the Philosophy of Architecture, an experiment Bogdanovich worked on between 1976 and 1990 to examine in depth the discipline and its teaching using teamwork and hands-on experimentation. Since the clo-
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sure of the school the building has been used as a shelter for refugees and squatters, a free space left to deteriorate in dialogue with the only tangible sign of the former school that is still left: a mural in which Bogdanovich depicted his vision of the world, halfway between real and surreal.
SPAGNA
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becoming
Commissario_Ministerio de Fomento Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo (AECID) Acción Cultural Española (AC/E) | Curatore_Atxu Amann | Espositori_Students and architects from Spanish learning environments (2012-2017) Nel Padiglione spagnolo l’architettura si riflette nella pratica dell’insegnamento e si estende a nuovi spazi e tempi di apprendimento in dialogo con altre discipline. Articolandosi lungo 55 aggettivi (fra cui affettiva, quotidiana, partecipativa, ibrida e transfrontaliera), una selezione frutto del lavoro di ricerca con gli studenti e della creatività di una straordinaria classe di architetti spagnoli a maggioranza femminile, la mostra riempie il Padiglione non di oggetti ma di informazioni, proiettando il pubblico in un’inedita dimensione futura, incerta ma pregna di umanità, dove sfuma la frontiera tra il mondo virtuale e quello reale./ In the Spanish Pavilion, architecture reflects on the practice of teaching and new spaces and times for learning, with help from other disciplines. The exhibition is outlined in 55 adjectives, a selection coming out of research conducted with the students of an extraordinarily creative class of mainly female Spanish architects. The exhibition fills the Pavilion not with objects, but information; projecting the public into an innovative future dimension, uncertain but full of humanity, where the lines are blurred between the virtual world and the real one. www.b-e-c-o-m-i-n-g.com
STATI UNITI D’AMERICA 24 Dimensions of Citizenship
Commissario_School of the Art Institute of Chicago (Paul Coffey, Jonathan Solomon), The University of Chicago (Bill Brown, Bill Michel) Curatori_Niall Atkinson, Ann Lui, Mimi Zeiger Espositori_Amanda Williams & Andres L. Hernandez, Design Earth, Diller Scofidio + Renfro, Estudio Teddy Cruz + Fonna Forman, Keller Easterling with MANY, SCAPE, Studio Gang Film&Video Work_Frances Bodomo, Mandana Moghaddam, David Rueter and Marissa Lee Benedict, Mika Rottenberg, Liam Young Gli interrogativi sulla cittadinanza si fanno pressanti, negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Sette team di professionisti illustrano come architetti e designer abbiano voce (critica) in capitolo sul tema, e come la cooperazione tra queste due diverse discipline possa farci capire meglio cosa significhi ‘appartenenza’. Inclusione ed esclusio-
ne, emarginazione e diritti democratici si riflettono nella costruzione dell’ambiente dal micro al macro, dal tavolo all’edificio, dall’infrastruttura al pianeta. Oltre alle sette installazioni - ognuna delle quali racconta cosa significhi appartenere ad una specifica scala spaziale (singolo cittadino, città, regione, nazione, pianeta, network e cosmo) – i curatori hanno scelto una serie di opere video sui temi del viaggio, della mobilità e della migrazione in relazione alla cittadinanza./ Questions of citizenship grow more urgent every day in the USA, as in the rest of the world. Seven professional teams show how architects and designers can have a say on this topic and how cooperation between these two disciplines may help us understand what we mean by ‘belonging.’ Inclusion and exclusion, marginalization and democratic rights are reflected in the built environment from the micro to the macro, from a table to a whole building, from infrastructure to the planet. Other than the seven installations – each of which tells the story of what it means to belong on a different scale – the curators have selected video art on the themes of travel, mobility and migration with respect to citizenship. www.dimensionsofcitizenship.org
SVIZZERA
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Svizzera 240: House Tour
Commissari_Swiss Arts Council Pro Helvetia: Marianne Burki, Sandi Paucic, Rachele Giudici Legittimo | Curatori/Espositori_Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg, Ani Vihervaara Il progetto affronta il tema tipicamente elvetico dell’edilizia abitativa, o “Wohnungsbau”, con un approccio fresco che suscita nuovi interrogativi. Il Padiglione disegnato da Bruno Giacometti si tramuta in un appartamento e invita il visitatore all’house tour del titolo, focalizzando l’attenzione sulla struttura spoglia da arredi dell’abitazione e sugli ambienti interni, realizzati in scala variabile e uniti a formare una sequenza labirintica di prospettive. Secondo gli architetti di Svizzera 240, la presenza paradossale dell’immagine degli interni privi di arredi implica una sfida alla tradizione dell’inappariscenza degli ambienti, preludendo a una sensibilità architettonica alternativa attraverso la quale reinterpretare la parete bianca come intima superficie di contatto tra architettura e società./ The project confronts the quintessentially Swiss theme of residential architecture, or Wohnungsbau, with a fresh approach that raises new questions. The Pavilion has been turned into an apartment and invites visitors to a house tour; focusing their attention on a building devoid of furniture and on its interior spaces, built to different scales and united to form a labyrinthine sequence of perspectives. The architects of Svizzera 240 think the paradoxical presence of an unfurnished interior signifies a challenge to the tradition of inconspicuousness of the space itself and hints at an alternative architectural sensibility that will reinterpret the white wall as the intimate place of contact between architecture and society.
www.prohelvetia.ch | www.biennials.ch www.svizzera240.ch
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
WANTED CREATIVITY CREATIVITY IS UNUSUAL STUFF. IT FRIGHTENS. IT DERANGES. IT’S SUBVERSIVE. IT MISTRUSTS WHAT IT SEES, WHAT IT HEARS. IT DARES TO DOUBT. IT ACTS EVEN IF IT ERRS. IT INFILTRATES PRECONCEIVED NOTIONS. IT RATTLES ESTABLISHED CERTITUDES. IT INCESSANTLY INVENTS NEW WAYS, NEW VOCABULARIES. IT PROVOKES AND CHANGES POINTS OF VIEW.
From 24th May Tuesday–Sunday 12.00–20.00
Castello, Venezia between Giardini and Arsenale
LA CREATIVITÀ NON È COSA BANALE. METTE PAURA. DISTURBA. È SOVVERSIVA. NON CREDE A CIÒ CHE VEDE, A CIÒ CHE SENTE. RISCHIA IL DUBBIO. AGISCE ANCHE QUANDO SBAGLIA. INFILTRA NOZIONI PRECONCETTE. SCUOTE CERTEZZE. COSTANTEMENTE INVENTA NUOVI MODI, NUOVI LINGUAGGI. PROVOCA E CAMBIA I PUNTI DI VISTA.
Infopoint, confessions: Via Garibaldi, 1830
Portfolio reviews, shop: Fondamenta Sant’Anna, 994
www.fabrica.it press@fabrica.it 25
An Inspiring Showcase of the Finest European Craftsmanship
Free Admission. Register at homofaberevent.com to receive your invitation.
14 –30 Sept. 2018 Organized by
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Under the high patronage of the European Parliament
In partnership with
FONDAZIONE GIORGIO CINI VENICE
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
GIARDINI
UNGHERIA
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Liberty Bridge New Urban Horizons
Commissario_Julia Fabényi | Curatori_Kultúrgorilla (Júlia Oravecz, Éva Tornyánszki e Anna Göttler) | Espositori_Studio Nomad (Bence Pásztor, Soma Pongor e Dávid Tarcali) | Organizzatore_Museo Ludwig – Museo d’arte contemporanea di Budapest Un ponte chiuso al traffico per lavori sulla viabilità diventa occasione di ‘rivendicazione spaziale’, atto di libertà visibile e tangibile. ‘Occupato’ e reinterpretato dalla parte più giovane della popolazione, il Ponte della Libertà di Budapest, uno dei più antichi sul Danubio, è stato per alcuni mesi la concretizzazione del rapporto tra libertà e città, tra uso formale e informale, tra spazio pubblico e spazio privato. Partendo da questo episodio, i curatori del collettivo creativo Kultúrgorilla e gli architetti dello Studio Nomad coinvolgono il visitatore nella ricerca di nuove prospettive di interazione tra le persone e i propri spazi, in bilico tra riappropriazione e trasformazione di un luogo e di un’identità./ A bridge closed to traffic due to ongoing road works becomes an opportunity to reclaim space - a visible, tangible act of freedom. ‘Occupied’ and reinterpreted by young people, Budapest’s Freedom Bridge, one of the earliest spanning the Danube, was for several months a concrete symbol of the relationship between freedom and city, formal and informal usage, public and private space. The curators of creative collective Kultúrgorilla and the architects of Studio Nomad involve the visitor in a search for new possibilities for interaction between people and their own spaces. biennale2018.ludwigmuseum.hu
URUGUAY Prison to Prison, an Intimate Story Between Two Architectures
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Commissario_Alejandro Denes | Curatori_Diego Morera, Sergio Aldama, Federico Colom, Jimena Ríos, Mauricio Wood L’edificio più grande costruito in Uruguay nel 2017 è stato un carcere che accoglierà quasi 2000 detenuti. Un fatto simbolico che esprime i desideri e le paure di una società. Ironicamente la nuova imponente struttura di detenzione è contigua alla preesistente Unidad n°6 Cárcel de Punta de Rieles, nota come il “carcél pueblo”: un quartiere/ prigione vivace che imita al proprio interno le dinamiche urbane e sociali del “fuori”, configurando uno spazio libero inedito nel luogo più inaspettato. Il Padiglione, attraverso un articolato impiego di luce, suono e videoproiezioni, parte dalla contrapposizione di queste due opposte realtà per proporre un’indagine che va oltre l’oggetto di studio e si arricchisce di nuovi dialoghi, per riconnettersi con l’architettura e la sua generosa, quanto necessaria, dimensione culturale./ The largest building constructed in Uruguay in
2017 was a prison to house almost 2000 inmates, a symbol of a society’s fears and desires. Ironically, the imposing new prison is next to the older Unidad nº6 Cárcel de Punta de Rieles, or ‘public jail’ as it is called: a lively ‘jail district’, the inside of which mimics the urban and social dynamics of the outside world. An original free space in a situation where it’s least expected. The Pavilion uses light, sound and video to compare these two opposite worlds and to launch an investigation which goes beyond its original scope, incorporating new dialogues to reconnect with architecture and its necessary, generous cultural dimension.
Repubblica Bolivariana del
VENEZUELA
CCS-Espacio Rebelde
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Commissario/Curatore_Nelsón Rodriguez La Caracas rebelde si mostra al mondo presentando tre nuovi ‘spazi liberi’ che democratizzano e riprogrammano gli usi del territorio urbano, contrastando la speculazione con nuove pratiche sociali ‘ribelli’. L’Avenida Bolívar-Bulevar de Sabana Grande, un parco con alloggi sociali e viali, il Parco Simón Bolívar a La Carlota, che ospita edifici istituzionali e una base aerea militare, e il parco Hugo Chávez a La Rinconada, dove spazi residuali e sottoutilizzati compongono nuove dinamiche, sono al centro dell’installazione in cui l’estetica audiovisiva diventa il mezzo per delineare una riflessione che guarda ad una nuova urbanistica sociale. La mostra comprende anche una stazione di trasmissione che rimarrà collegata in diretta con la sua ‘gemella’ nel Musarq di Caracas per l’intera durata dell’esposizione./ The rebel city of Caracas presents to the world three new free spaces that democratize and reprogram the use of urban land, countering speculation with new, ‘rebel’ social practices. Avenida Bolívar-Bulevar de Sabana Grande, a park with boulevards and social housing, Simón Bolívar Park in La Carlota, home to institutions and a military base, and the Hugo Chávez Park in La Rinconada, where residual underused spaces are creating new dynamics, are the basis of an installation on new socially-oriented city planning. The exhibition also includes a radio station hosting a live feed with Musarq in Caracas.
PADIGLIONE VENEZIA
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Follow Up! Venice Shares Knowledge Spaces Commissario_Comune di Venezia | Referente istituzionale_Luca Battistella | Direttore Sviluppo, Promozione della Città e Tutela delle Tradizioni_Maurizio Carlin | Curatori_Anna Buzzacchi, Renata Codello, Luca Corsato, Nicola Picco, Stefano Quarta, Maria Chiara Tosi, Giovanni Vaia | Organizzazione_VeLa – Gruppo AVM | Direttore comunicazione & eventi_Fabrizio D'oria | Exhibition design_Nicola Pavan e Carlo Pavan, 120 grammi laboratorio di architettura | Cura editoriale_Alessandra Ferrighi, Cosimo Monteleone | Laboratori didattici_Fablab Venezia Edu Un’idea che parte dall’esigenza di poter addivenire ad un sistema di gestione condivisa del territorio. Uno spazio di apertura e libertà anche immateriale in grado di creare un flusso continuo di scambio tra modelli di conoscenza compartecipata e luoghi urbani. L'esempio utilizzato è quello di un acquedotto in cui ogni sorgente apporta il suo carico liquido in un punto di raccolta ed erogazione che diviene lo stesso Padiglione. Un cantiere di nuove idee per la città metropolitana che riprendono in continuità le attività svolte per i primi 100 anni di Porto Marghera./ An idea that addresses the need for shared management. A space of openness and freedom, tangible and intangible, that can create a continuous exchange between models of shared knowledge and of urban places. The example offered is that of an aqueduct where each source feeds into a collection and distribution point - the aqueduct becomes the Pavilion itself. A construction site for new ideas for Metro Venice that follow the projects created for the 100 years of Porto Marghera.
www.iartes.gob.ve
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
STOP Bacini
Biennale Sessions
Biennale Educational
Free Shuttle
Gaggiandre Free Shuttle
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Teatro delle Tese Biennale Educational Biennale College
34 1st F L O O R
Artiglierie Biennale Educational deposito bagagli checkrooms Press Office
47 31 38 32
gr F L O O R
Biennale Session
bookshop
53
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Isolotto
Sale d’Armi
49 52 46 45 48
Tese delle Vergini
Giardino delle Vergini
35 41 42 44 40 33 37 43 51 50 30 39
Solo uscita Exit Only
tickets
Corderie
entrata entrance
STOP Arsenale
NATIONAL PARTICIPATIONS
arsenale FREESPACE
Corderie | Artiglierie Hood Gardens Robin A Ruin in Reverse
36 Cina Repubblica Popolare Cinese 37 croazia 38 Emirati Arabi Uniti 39 FILIPPINE
VTN Architects 30 Albania
40 INDONESIA
31 ARABIA SAUDITA
41 Irlanda
32 Argentina
42 Repubblica del KOSOVO
33 Regno del BAHRAIN
43 LETTONIA
34 CANADA/2
44 LIBANO
35 Cile
45 Granducato di LUSSEMBURGO
46 Ex Repubblica Jugoslava di MACEDONIA
47 MESSICO 48 PERÙ 49 SINGAPORE 50 Repubblica di SLOVENIA 51 THAILANDIA 52 TURCHIA 53 Padiglione Italia
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national participations
ARSENALE
ALBANIA
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Hapësira Zero Space
Commissario_Mirela Kumbaro, Minister of Culture | Curatore_Elton Koritari | Espositori_VARKA Arkitekturë, commonsense.studio, Fablab Tirana Tirana vista al suo livello zero, ovvero sul piano afferente alla strada, esprime una forza complessa. Senza regole apparenti, la città riesce a rispondere ai bisogni della collettività e ad accogliere gli interscambi legati alle attività quotidiane: la caffetteria, il calzolaio, il barbiere, il sarto, il macellaio... Lo spazio pubblico si è trasformato in un mezzo di socialità reale, in cui partecipazione attiva e senso di appartenenza ad una comunità divengono strumenti di nuove e continue opportunità, racchiuse entro il perimetro urbano. Un’installazione a più livelli e multisensoriale accompagna il visitatore in un viaggio nello spazio libero di Tirana e nella sua essenza./ The Albanian capital of Tirana conveys a complex force when observed on the ground. There are no obvious rules, yet the city answers the needs of its population and accommodates daily activities well: there are cafés, shoe shops, barbers, tailors, butchers… Public space allows real social relationships to exist; active participation and a sense of belonging to a community become means of finding continual new opportunities within the city. A multi-level, multi-sensory installation will take visitors on a journey into Tirana’s free space, to experience its essence. Artiglierie www.zerospace.al
New Entry
ARABIA SAUDITA Spaces in Between
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Commissario_Misk Art Institute | Curatori_Jawaher Al-Sudairy & Sumaya Al-Solaiman | Espositori_Abdulrahman & Turki Gazzaz (Bricklab) Negli ultimi decenni le metropoli dell’Arabia Saudita hanno subito una larga espansione. Parte da questo dato una riflessione basata sul fenomeno della crescita di insediamenti che sono divenuti quartieri disgiunti e mono-funzionali, separati dalle città cui sono collegati attraverso grandi strade, il che rende indispensabile l’uso dell’automobile per ogni spostamento. Questi quartieri residenziali disseminati nello spazio hanno frammentato il tessuto urbano e lasciato vaste aree di terreno inutilizzato, creando squilibri sia dal punto di vista dell’impiego delle risorse naturali sia sul versante sociale. L’idea elaborata per il Padiglione saudita propone di volgere lo sviluppo urbano verso l’interno delle città e di convertire le aree vuote in spazi pubblici in cui sia possibile muoversi a piedi, favorendo una socialità diffusa./ Over the last few decades, the big cities of Saudi Arabia have expanded greatly. This is the starting point for the idea explored in the Saudi Pavilion. Suburban settlements have become disjointed, single-function districts, separated from the cities with only highways connecting them, which
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makes it impossible to exist without a car. These residential districts have fragmented the urban fabric while leaving vast stretches of land unused, thus creating a lack of balance both in the use of natural resources and in society. The idea of the Pavilion is to direct urban development back to the city centres and convert gap sites into walkable public spaces to foster connected communities. Sale d’Armi (ground floor)
ARGENTINA
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Vértigo horizontal Horizontal Vertigo
Commissario_Direttore Generale delle Attività Culturali - Ambasciatore Mauricio Wainrot Curatori_Javier Mendiondo, Pablo Anzilutti, Franciso Garrido, Federico Cairoli La “vertigine orizzontale” scaturisce da un dialogo trasversale tra spazio geografico, luogo e architettura. Attraversando la geografia, la mostra traccia una ‘cartografia’ dell’architettura argentina degli ultimi decenni, dal ritorno della democrazia nel 1983 ai nostri giorni. L’allestimento del Padiglione, che tra riverberi e trasparenze si traduce in un’unica linea di luce orizzontale, presenta opere di carattere pubblico, come parchi, alloggi sociali, interventi territoriali, progettazioni partecipative. Disegni, schizzi e bozzetti sono i documenti primitivi e viscerali che catturano l’atto del pensiero inciso a mano, mostrando solo l’essenziale. Ogni disegno testimonia le connessioni vincolanti, apparenti o immaginarie che Vértigo horizontal percepisce tra architettura e società./ Horizontal Vertigo is a journey through geography, places and architecture. Geography is used to map Argentinian architecture of the last few decades, from the restoration of democracy in 1983 to the present day. The Pavilion uses transparency and reflections to create a single, horizontal strip of light illuminating an exhibition of public projects such as social housing, parks and other local facilities plus participatory projects. Sketches plus rough designs and models make up the early, instinct-based documentation that captures the act of thinking in its essence. Every drawing shows the tight connections, apparent or imaginary, that Horizontal Vertigo perceives between architecture and society. Sale d’Armi (ground floor)
Regno del BAHRAIN
Friday Sermon
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Commissario_Mai bint Mohammed Al Khalifa, President of Bahrain Authority for Culture and Antiquities | Curatori_Nora Akawi, Noura Al Sayeh | Espositori_Lawrence Abu Hamdan, Khyam Allami, Batool Al Shaikh, Matilde Cassani, Jawad Dukhgan, Sarah Faruki, Hasan Hujairi, Giuseppe Ielasi, Maryam Jomairi, Mezna Qato, Sadia Shirazi, Gizem Sivri, Apparata – Nicolas Lobo Brennan and Astrid Smithson
Il Regno del Bahrain concentra la propria attenzione su un momento collettivo di forte rilevanza sociale, il Sermone del Venerdì (khut.bah), e sui significati e le implicazioni che questo rituale ha sugli spazi collettivi e sull’opinione pubblica. Attraverso installazioni sonore, saggi scientifici e documentazioni fotografiche viene condotta un’indagine che parte dagli spazi del pulpito per propagare poi le proprie suggestioni oltre i confini religiosi, allargando il tema dello spazio libero a concetti quali la libertà di riunione, di espressione e di ascolto./ The Kingdom of Bahrain shows us a collective moment of great social importance, the Friday Sermon (khut.bah), and what this ritual means and implies for social spaces and public opinion. Sound installations, research and photographs document an investigation that starts from the pulpit but goes beyond religion, widening the scope of free space to concepts like the freedom of assembly, of expression and of listening. Artiglierie www.culture.gov.bh
CANADA/2 UNCEDED: Voices of the Land
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Presenter_Douglas Cardinal | Curatori_Gerald McMaster, David Fortin | Espositori_ Ryan Gorrie, Jake Chakasim, Wanda Dalla Costa, Ouri Scott, Matthew Hickey and Brian Porter-Two Row Architecture, Harriet Burdett-Moulton, Eladia Smoke, Smoke Architecture, Tammy Eagle Bull, Encompass Architects, p.c., Patrick Stewart, Alfred Waugh, Formline Architecture, Ray Gosselin Architect, David Thomas, Tamarah Begay, Daniel Glenn, 7 Directions Architecture, Chris Cornelius, studio:indigenous Con il Padiglione restaurato protagonista ai Giardini, il Canada porta eccezionalmente all’Arsenale il suo progetto a tema Freespace, curato dall'architetto Douglas Cardinal, che catalizza l’attenzione internazionale sulle necessità sociali e ambientali del processo architettonico indigeno. Una vetrina degli strumenti, dei metodi e della visione del mondo che consente a talentuosi architetti di plasmare un ambiente costruito in modo da favorire l'amore e la cura della Terra, senza naturalmente tralasciare la fondamentale considerazione per la necessità delle persone./ With the renovated Pavilion protagonist at Giardini, Canada exceptionally presents its Freespace-themed project at the Arsenale, curated by architect Douglas Cardinal. The Pavilion catalyzes international attention to social and environmental needs in indigenous architecture. A showcase of tools, methods, and worldviews that allows young, talented architects to shape an environment that fosters love and care for the Earth while also catering to the citizens’ needs. Artiglierie www.unceded.ca
16. Mostra Internazionale di Architettura
CILE
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Stadium: an event, a building and a city
Commissario_Cristóbal Molina (National Council of Culture and the Arts of Chile) Curatore_Alejandra Celedón Il Mondiale di calcio del 1962, l’uso dello spazio come centro di detenzione e tortura nel 1973, la visita di Papa Giovanni Paolo II a Santiago del Cile nel 1987: concentrandosi su questi tre eventi storici, cruciali nella vita del Paese sudamericano, Alejandra Celedón indaga la segregazione urbana che ha contraddistinto le politiche abitative cilene durante gli anni ’80. I problemi teorici e disciplinari, che vedono l’architettura come dispositivo operante nell’ambito delle pratiche di governo e dell’economia, vengono affrontati percorrendo i binari paralleli di tempo e spazio./ The 1962 FIFA World Cup, the use of space as a centre for detention and torture in 1973, the visit of Pope John Paul II to Santiago de Chile in 1987: focusing on these three historical events, crucial in the life of the South American country, Alejandra Caledón investigates the urban segregation that has distinguished Chilean housing policies in the 1980s. The theoretical and disciplinary problems, which see architecture as a device operating in the field of governance and economics, are tackled along the parallel tracks of time and space. Artiglierie
Repubblica Popolare Cinese CINA
Building a Future Countryside
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Commissario_China Arts and Entertainment Group | Curatore_Li Xiangning | Espositori_Dong Yugan, Hua Li, Liu Yuyang, Philip F. Yuan, Rural Urban Framework, Zhang Lei, Atelier Archmixing, Atelier Deshaus, Chen Haoru, Dong Gong, Hsieh Ying-Chun, Jin Jiangbo, Li Yikao, LiXinggang, Seung H-ang, Nishizawa Ryue, LiZhenyu, lv Pinjing, Naturalbuild, O-office Architects, temp architects, Xu Tiantian, Zhang Li, Zhao Yang, Zhu Jingxiang La Cina si lascia sedurre dal passato e dalla tradizione pur guardando con estrema lucidità e praticità al presente e al futuro. Il termine “xiangchou”, che in cinese esprime la nostalgia per i territori rurali, è il concetto di partenza con il quale il Padiglione torna ad esplorare i luoghi dove è nata la cultura cinese. Dalla grande distesa di Loess Plateau alle città d’acqua al sud del Yangtze, dalla vasta e rigogliosa pianura nel nord-est della Cina al verde e meraviglioso terreno coltivato a sud: dopo l’ondata di urbanizzazione e la rapida crescita delle città negli ultimi decenni, infatti, le regioni rurali rappresentano la nuova frontiera e la nuova sfida per la progettazione contemporanea, dove architetti, costruttori e lavoratori possono collaborare insieme alla ricostruzione delle comunità e della vita pubblica./ China looks back
sentimentally at its past and its traditions, while also very clearly and pragmatically looking to the present and the future. Xiangchou or homesickness refers to a nostalgia for the old rural China, and is the starting point for an exploration into the birthplace of Chinese culture. After the tidal wave of urbanization and the rapid growth of cities in the last few decades, rural regions are now the new frontier and the new challenge for contemporary architecture; the place where professionals will work together to rebuild communities and the lives of communities..
GUIDE
«La motivazione di questa mostra oltrepassa la xiangchou, termine cinese che si riferisce alla nostalgia per i territori rurali. Torniamo ad esplorare la campagna dove è nata la cultura cinese, per riportare alla luce valori dimenticati e possibilità ignorate. Da lì costruiremo la campagna futura» Curator Li Xiangning / China Pavilion
Magazzino e Giardino delle Vergini
CROAZIA
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Cloud Pergola The Architecture of Hospitality
Commissario_Ministry of Culture | Curatore_Bruno Juričić | Espositori_Alisa Andrašek, Vlatka Horvat, Bruno Juričić, Maja Kuzmanović La pergola, elemento architettonico ‘minore’, consta nell’area mediterranea di una struttura semplice che sconfina in uno spazio tra privato e pubblico, rappresentando un riparo dal sole. Articolata in tre installazioni (i modelli computazionali e i big data di Disegno di nuvola, il concetto di “orizzonte” di Placare gli occhi e il suono che evoca gli incontri sotto la pergola di Giardino effimero), la proposta croata contiene un’idea di ospitalità favorita dalla convivialità. I confini materiali e immateriali non hanno, in questo caso, la finalità di circoscrivere un determinato spazio, ma di favorire il superamento di qualsiasi barriera linguistica, ideologica e politica, offrendo l'occasione per scambi di esperienze diverse./ The pergola is a generally insignificant architectural feature, though not quite so much in the Mediterranean area where these simple structures blur the border between public and private. The exhibition comprises three installations: computational models and “Big Data” in Cloud Drawing, the idea of the horizon in To Still the Eyes, and sounds that will remind us of meeting someone under a pergola in Ephemeral Garden. The Croatian Pavilion stands for an idea of welcoming hospitality. Borders, whether material or not, usually delimit space; but in this case they can be seen as helping to overcome linguistical, ideological and political boundaries, offering an opportunity for exchanging our different experiences. Artiglierie www.pergola.ai
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Philip F. Yuan, In Bamboo © Bian Lin
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Rafael Barrios
Jean François Rauzier
26 MAY – 25 NOVEMBER 2018 GIARDINI DELLA MARINARESSA RIVA SETTE MARTIRI, VENICE
Contemporary art painting
sCulptures photographs 32
• CALLE DELLO SPEZIER, SAN MARCO 2765 - VENICE • DORSODURO 728 - VENICE + 39 041 52 26 529 + 39 345 05 96 872 VENICE@BELAIRFINEART.COM - BELAIRFINEART.COM Opening Hours 10-13 / 15-19
16. Mostra Internazionale di Architettura
national participations
ARSENALE
EMIRATI ARABI UNITI 38 Lifescapes Beyond Bigness
Commissario_Salama bint Hamdan Al Nahyan Foundation | Curatore_Khaled Alawadi Uno sguardo discreto e puntuale sulla vita quotidiana in quattro differenti zone urbane di Dubai e Abu Dhabi ancora considerate a misura d’uomo e in cui prevale un’interessenza tra l’ambiente urbano e un certo dinamismo progettuale. Si tratta, nello specifico, di quartieri residenziali contraddistinti da griglie di arterie stradali che delimitano grandi blocchi urbani attraversati da stretti camminamenti (sikkak). Attraverso l’utilizzo di strumenti di mappatura dello spazio e tecniche di osservazione per documentare e analizzare le caratteristiche fisiche, la morfologia e il ritmo sociale delle quattro differenti aree, ne emerge per ciascuna di esse uno studio dettagliato sotto l’aspetto non solo architettonico, ma anche antropologico./ A careful and detailed look at daily life in four urban areas in Dubai and Abu Dhabi which are still on a human scale and people-oriented, where there is still an accommodation between dynamic planning and preserving the urban environment. Specifically, the exhibition shows four residential districts divided by major highways into large urban blocks, which are each criss-crossed with narrow footpaths (sikkak). Using space mapping and observation techniques to document and analyse the physical features and the social rhythm of these four areas, this in-depth study reveals their architectural and anthropological aspects. Sale d’Armi (ground floor) www.nationalpavilionuae.org
FILIPPINE The City Who Had Two Navels
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Commissario_Virgilio S. Almario, Chairman National Commission for Culture and the Arts (NCCA) | Curatore_Edson G. Cabalfin Espositori_Yason Banal, De La Salle - College of Saint Benilde, School of Design and Arts; TAOPilipinas, University of San Carlos – School of Architecture, Fine Arts and Design, University of the Philippines – Diliman, College of Architecture, University of the Philippines - Mindanao, Department of Architecture Ispirato al romanzo del 1961 The Woman Who Had Two Navels (La donna che aveva due ombelichi) dell’autore filippino Nick Joaquin, eminente figura artistica nazionale di cui ricorre il centenario della nascita, il Padiglione si concentra su due elementi – due ombelichi, appunto – in continuo dialogo tra loro e s’interroga sull’emergente ansia post-coloniale del Paese. La mostra prende in analisi da una parte il notevole impatto del colonialismo sull’ambiente costruito, dall’altra esplora l’urbanesimo neoliberale, ovvero lo sviluppo delle città nel contesto della neoliberalizzazione. Il Padiglione, grazie a un’indagine sulle attuali condizioni di tre grandi città filippine – Manila, Cebu e Davao –, svela nel pookginhawa (spazio libero) filippino nuove pos-
sibilità per un futuro vivo e pieno di speranza./ Inspired by the 1961 novel The Woman Who Had Two Navels by Filipino author Nick Joaquin, the Pavilion focuses on two elements – the two navels – that can talk to each other and discusses the country’s post-colonial anxiety. One part of the exhibition analyses the considerable impact of colonization on the country’s architecture; while the other explores neoliberal urbanism, i.e. the development of cities under neoliberal policies. The Pavilion investigates the current conditions of three large cities – Manila, Cebu and Davao – and reveals how Filipino pookginhawa (free space) can offer new possibilities for a future full of life and hope. Artiglierie www.philartvenicebiennale.net
INDONESIA
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GUIDE
«This exhibition is an excursion into the humane and under-celebrated areas of the UAE, highlighting the interplay between the physicality of architecture and places, and the dynamic choreography of everyday life. The exhibition weaves an array of original observations about different sites and lifescapes in the UAE, enriching our understanding of what UAE’s urbanism is about outside bigness» Curator Khaled Alawadi UAE Pavilion
Sunyata: The Poetics of Emptiness
Commissari/Selezionatori_ Ahmad Djuhara, Steve J. Manahampi, Goenawan Mohamad, Triawan Munaf, Ricky Pesik, Joshua Simandjuntak, Jay Subiyakto, Achmad Tardiyana, Gunawan Tjahjono Curatori_Johanes Adika, Jonathan Aditya, Ardy Hartono, David Hutama, Ary Indra, Dimas Satria Con un allestimento interamente fatto di carta, la nazione del sud-est asiatico declina la propria seconda partecipazione alla Biennale dopo quella del 2014 sviluppando una riflessione sull’architettura come dialogo tra uomo e spazio e coinvolgendo sei diverse personalità, ognuna contraddistinta da una peculiare specializzazione. Chiave di volta è il concetto di ‘vuoto’, ben radicato nel contesto architettonico indonesiano e fondamentale nel restituire alla componente tattile della disciplina l’importanza che merita, spesso subordinata alla dimensione puramente visiva e materiale./ In a Pavilion entirely made of paper, the Asian country stages its second participation in the Architecture Biennale and reflects on architecture as a dialogue between man and space. Six curators will contribute to the debate, each bringing their own peculiar specialization. The key word, here, is 'void', a concept that is well understood in Indonesian architecture and that is essential to give back to the discipline the tactile component it deserves, which often must submit to more visual and material dimensions. Artiglierie www.indonesiapavilion.org
IRLANDA
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Free Market Mercato Libero
Commissario_Culture Ireland, part of the Department of Culture, Heritage and the Gaeltacht Curatori/Espositori_Miriam Delaney, Jo Anne Butler, Laurence Lord, Tara Kennedy, Orla Murphy, Jeffrey Bolhuis La piazza del mercato, quale centro degli scambi economici, politici e sociali per la popolazione,
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Courtesy National Pavilion UAE
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national participations
ARSENALE
ha svolto una funzione assai importante nel quotidiano delle comunità rurali, soprattutto in paesi come l’Irlanda in cui più del 30% della popolazione vive in piccoli centri con meno di 5000 abitanti. Oggi tale modello è in declino e in molti piccoli centri il luogo del mercato si è addirittura trasformato in parcheggio per automobili. il Padiglione analizza il ruolo vitale e gli spazi di potenzialità che i mercati possono ancora rappresentare nella vita delle piccole comunità, non solo dal punto di vista economico. L’allestimento include registrazioni di suoni tipici dell’Irlanda rurale e la distribuzione di un giornale, il Free Market News, contenente articoli sui paesi rurali./ The marketplace – the physical, actual market square – as the centre of economic, political and social exchange for the population. It fulfilled an important function in rural communities, especially in a country like Ireland where more than 30% of the population live in small towns of less than 5,000 people. Today, this is a declining model, and in many smaller centres the markets have been turned into car parks. The exhibition analyses their role and the potential - not only from an economic point of view - which markets could still have in small communities. The Pavilion will also feature the typical sounds of rural Ireland and the distribution of a newspaper, Free Market News, containing articles on rural Irish towns. Artiglierie
Repubblica del KOSOVO 42
the CITYisEVERYWHERE
Commissario_Jehona Shyti, Ministry of Culture Curatore/Espositore_Eliza Hoxha Durante il conflitto nella Ex-Jugoslavia gli albanesi kosovari furono esclusi da ogni attività nella vita pubblica e istituzionale. Per questo motivo, le case private nelle periferie delle città divennero una sorta di luoghi paralleli dove si gettavano le basi di una possibile vita pubblica. Si tratta nello specifico di edifici in trasformazione, perlopiù incompleti a causa della continua addizione di spazi aperti alla collettività. Una dicotomia tra lo spazio privato che diviene pubblico e la sua destinazione a molteplici funzioni, un luogo racchiuso in un perimetro, circoscritto, ma munito di specchi per allargarne la percezione, in grado di esprimere tuttavia una grande libertà di pensiero. La casa si fa città e la città diventa una grande famiglia./ During the Yugoslav Wars, Kosovo Albanians were excluded from public and institutional life. For this reason, private homes in suburban areas became a kind of parallel space where the foundations were laid for a possible future public life. Specifically, we are looking at buildings being transformed, although they remained mostly incomplete due to the continual addition of open public spaces for the benefit of the public. A dichotomy between a private space that becomes a public space destined to serve multiple functions; a space which is closed and limited but with mirrors to make it seem bigger and able to convey freedom of thought. Houses become cities and cities are like a large family. Artiglierie
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LETTONIA
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Together and Apart
Commissario_Jānis Dripe | Curatori_Matīss Groskaufmanis, Gundega Laiviņa, Evelīna Ozola, Anda Skrējāne | Espositori_Ivars Drulle, Martins Duscelis, Matiss Groskaufmanis, Reinis Hofmanis, Evelina Ozola, Dita Pane, Anda Skrejane, Charlotte Spichalsky “Distanza”, “Promessa”, “Calore” e “Sé”: lungo queste quattro direttive si sviluppa la riflessione dei curatori lettoni, in una mostra che guarda all’edilizia come strumento di riforma politica e sociale. Oggetto della loro analisi è in primo luogo l’appartamento, soluzione abitativa dalle innumerevoli sfumature e implicazioni, parte di un tutto e simbolo allo stesso tempo di isolamento e aggregazione, oltre che strumento utile per osservare nel quotidiano le istanze di rinnovamento che hanno caratterizzato i 100 anni di storia del giovane Paese affacciato sul Baltico./ ‘Distance’, ‘Promise’, ‘Warmth’ and ‘Self’. The curators of the Latvian Pavilion developed their project following these 4 guidelines for an exhibition that looks at building as a tool for political and social reform. The primary object of their analyses is the apartment, a dwelling that can mean anything: part of a whole and at the same time a symbol both of isolation and of group living, as well as a useful tool to observe in daily life the demand for renewal that has characterized the 100 year history of this Baltic country. Artiglierie www.togetherandapart.lv New Entry
LIBANO The Place that Remains
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Commissario_Ministry of Culture | Curatore_Hala Younes | Espositori_Arab Center for Architecture (ACA), Lebanese American University (LAU), Lebanese University (UL), Lebanese Landscape Association (LELA), Saint-Joseph University (USJ), G. Buchakjian, C. Cataruzza, G. Hage, H. Kassatly, I. Saudargaite, T. Khoury Il Libano è un paese sovraffollato con una delle più ampie densità di popolazione al mondo, situato in una regione afflitta da guerre e instabilità politica. La mostra mira a disseminare la conoscenza delle aree non costruite attraverso il concetto di “terre”, per stimolare la società libanese a difenderne i valori e recuperare un patrimonio che non è solo architettonico, ma anche geografico e paesaggistico. Un focus incentrato su quello che è lo spazio rimanente, in cui si possono meglio definire i sogni e soddisfare le aspettative attraverso un utilizzo più significativo e poetico dei luoghi. Si tratta di inventariare, catalogare e identificare gli spazi che rimangono e le condizioni della loro conservazione./ Lebanon is one of the most densely populated countries in the world and lies in a region of conflict and political instability. With the aim of stimulating Lebanese society to defend both its architectural heritage and the landscape itself, the Pavilion reflects on the country’s built environment
through a reflection on the unbuilt land, the land that remains: its physical and cultural characteristics, and the lessons we can learn from it to improve the built environment. The unbuilt land is the space where we can envision a better future, using the land more meaningfully and poetically. Artiglierie www.lebanesepavilionvenice2018.com
Granducato di
LUSSEMBURGO
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The Architecture of the Common Ground
Commissario_Ministère de la Culture | Curatori/ Espositori_LUCA Luxembourg Center for Architecture, Andrea Rumpf and University of Luxembourg, Master in Architecture, Florian Hertweck La grandissima richiesta di suolo edificabile, specie nelle aree urbane, conduce ad una pressione speculativa che rende introvabili, perché esauriti, i terreni. In piccole nazioni europee tale aspetto diventa paradigmatico. Si evidenzia tale mancanza mettendola a confronto con progetti sviluppati attraverso idee elaborate dall’Università del Lussemburgo, in cui è privilegiata la quantità di spazio pubblico rispetto a programmi funzionali. La creatività insita nell’idea architettonica si pone al servizio della dimensione sociale e politica per dare valore al suolo inteso come una risorsa indispensabile e non rinnovabile, un bene comune come l’aria o l’acqua. Solamente questi possono essere i presupposti per uno sviluppo urbano socialmente ed ecologicamente sostenibile./ Demand for building land in Luxembourg has reached the highest levels due to limited availability exacerbated by speculation. The University of Luxembourg analyses this issue in several projects where high importance is given to the quantity of space for public use. Creativity in architecture can serve a social and political dimension by giving real value to the land as an indispensable and nonrenewable resource and a common good like air or water. These must be requirements for development that is socially and ecologically sustainable. Sale d’Armi (first floor) www.architecturebiennale.lu
Ex Repubblica Jugoslava di
MACEDONIA Freeingspace
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Commissario_Zoran Petrovski | Curatori_Slobodan Velevski, Marija Mano Velevska | Espositori_ Slobodan Velevski, Marija Mano Velevska, Dejan Ivanovski, Filip Jovanovski, Marina Tornatora, Blagoja Bajkovski, Lucia La Giusa, Alessandro De Luca, Gordan Vitevski, Mila Dimitrovska, Vlado Danailov, Aleksandra Shulevska I temi di etica e libertà entrano nel dibattito sull'architettura, prendendo spunto da una massiccia attività di edificazione che ha interessato la città di Skopje con il progetto SK2014. In esso sono emerse contraddizioni che hanno scaturito
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
ARSENALE
ampie riflessioni sul concetto stesso di modernità. Alcuni interventi sono stati letti come fossero dei frammenti distinti, utilizzando l’architettura come un mezzo che retroattivamente è in grado di poter rigenerare la città collettiva, una storia di liberazione della dimensione pubblica in cui l’architettura assume il ruolo di protagonista nel rivendicare l’unità spaziale della città./ Triggered by the massive Skopje 2014 construction project that engulfed the city for several years, the Pavilion addresses the themes of ethics and freedom in architecture. The project gave rise to debate on the very concept of modernity. It was criticised as “antiquisation”, using architecture as a means that can retroactively regenerate a whole city (possibly in a fake or kitsch way); while some interventions were criticised for being interpreted as if they were separate fragments. The ongoing controversy could be seen as a story of the liberation of public spaces, in which architects may have a role in trying to impose a spatial unity on the city. Sale d’Armi (first floor)
MESSICO Echoes of a Land
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Commissario_Gabriela Gil | Curatore_Gabriela Etchegaray | Espositori_Isaac Broid + PRODUCTORA, Enrique Norten-TEN Arquitectos, JSa Javier Sánchez + Aisha Ballesteros, Taller de Arquitectura: Rocha-Carrillo, Taller 6A, Atelier ARS, Juan Carral Arquitectura, Manuel Cervantes Céspedes-CC Arquitectos, Estudio ALA, Estudio MMX, Estudio Macías Peredo, Carlos González Lobo, GDU: Grupo de Diseño Urbano, Oscar Hagerman + CANO VERA, Enrique Lastra, Javier Muñoz, Mario Peniche, Augusto Quijano, Alejandro Vales, Jorge Carlos Zoreda, S-AR, Taller Héctor Barroso, Alonso de Garay -Taller ADG, Comunal: Taller de Arquitectura, Escobedo Soliz, Carlos Zedillo, Hugo Sánchez, Alberto Kalach La bellezza di un territorio fertile, complesso, mutevole e vivo, che ha stimolato l’evoluzione di pratiche architettoniche sensibili a una lettura attenta dello spazio geografico, immaginario e culturale del Paese: il progetto messicano, prendendo spunto dalle visualizzazioni geografiche di Alexander von Humboldt, legittima il rapporto tra il patrimonio culturale dell’architettura e la sua coesistenza con l’immaginario e l’intangibile. Un ‘ritratto’ di murales espone le contraddizioni del territorio messicano e le sue diverse vulnerabilità, intese come opportunità e condizioni che rendano possibile abitare più consapevolmente il Paese./ The beauty of a fertile, complex, varied and living land, which has inspired architectural practices sensitive to the geographical, cultural and also the imaginary aspects of the country in the Mexican exhibition, which responds to the theme of the Biennale by taking inspiration from Alexander von Humboldt’s geographical drawings, justifies the relationship between Mexico’s architectural heritage and the world of the unreal and the intangible. A mural depicts the contradictions of the country, and its vulnerability. Sale d’Armi (ground floor) www.bienaldevenecia. mx
PERÙ
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UNDERCOVER 4000 anni di architettura e urbanistica in un luogo inaspettato: Lima
Commissario_José Orrego Herrera Curatori_Marianela Castro de la Borda, Janeth Boza, Javier Lizarzaburu Montani Espositore_Pauchi Sasaki 447 nodi di cotone peruviano sul pannello di ingresso del Padiglione accolgono il visitatore con una rappresentazione simbolica delle huacas di Lima. Si tratta di strutture architettoniche monumentali di mattoni, luoghi sacri che hanno potuto conservarsi per migliaia di anni grazie al clima estremamente secco della città. Un’eredità antica e preziosa, a lungo ignorata e sepolta sotto strati di terra e sabbia, che solo negli ultimi tempi sta tornando alla luce grazie agli scavi archeologici. Il nodo, emblema di conflitto e possibilità, introduce un’approfondita riflessione sulla complessa situazione architettonica di una città che sta crescendo rapidamente e senza una significativa pianificazione urbana./ A panel featuring 447 knots of Peruvian cotton welcomes visitors at the Pavilion’s entrance with a symbolic representation of Lima’s huacas. Huacas are monumental architectural structures made of bricks, sacred places that have survived for thousands of years thanks to the city’s dry climate. A precious ancient patrimony, long neglected and buried under soil and sand, that has only recently been reemerging following excavations. The knot, a symbol of conflict and possibility, induces a profound reflection on the complex architectural situation of a city that is growing rapidly with no meaningful urban planning. Sale d’Armi (first floor)
SINGAPORE
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No More Free Space?
Commissari_DesignSingapore Council and Urban Redevelopment Authority | Curatori_Erwin Viray, Keng Hua Chong, Tomohisa Miyauchi, Yen Yen Wu, Jason Lim | Espositori_Chang Architects, Linghao Architects, SCDA Architects Pte Ltd, CPG Consultants Pte Ltd and RMJM Hillier (Design Consultant & Medical Planner), WOHA Architects Pte Ltd, Singapore Polytechnic, New Space Architects Pte Ltd and DIA Brand Consultants, Ramboll Studio Dreiseitl Pte Ltd, RSP Architects Planners & Engineers Pte Ltd in collaboration with IJP Corporation Ltd, UK, LOOK Architects Pte Ltd, Lekker Architects Pte Ltd, DP Architects Pte Ltd, ZARCH Collaboratives Pte Ltd, Singapore University of Technology and Design and National University of Singapore Una nazione che si sviluppa su una superficie 400 volte inferiore a quella italiana, una realtà unica, multiculturale, abitata da circa 5.6 milioni di persone di cui serve supportare le diverse e svariate esigenze. Malgrado la ristrettezza fisica di questo
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«Il peso del territorio messicano è maggiore della sua composizione: è il risultato di un clima, di una vegetazione, di un modo di fare e creare, di anni di storia e cambiamenti sociali, di rappresentazioni, desideri e affetti; di un flusso aperto al tempo» Curator Gabriela Etchegaray Mexican Pavilion
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national participations
ARSENALE
territorio, le soluzioni architettoniche individuate hanno saputo creare significativi spazi liberi per la vita quotidiana, mantenendo al contempo un'economia florida in grado di prospettare elevati ritmi di crescita futura. L’antica lezione architettonica di Vitruvio, “solidità, utilità e bellezza”, ha saputo contraddistinguere l’azione degli architetti contemporanei, impegnati a ripensare l’ambiente in modo che risulti altamente vivibile, senza rinunciare a stabilità, beni di scambio e piacere./ A small island nation – about the size of New York City – and a unique multi-cultural population of 5.6 million people to support. While Singapore is small, its architectural choices have managed to create substantial free space for daily life as well as space for its thriving economy to grow. The Vitruvian virtues of solidity, utility and beauty are keenly applied by contemporary Singaporean architects, who make the country a very liveable environment with space for stability, commerce and leisure. Sale d’Armi (first floor) www.nomorefreespace.com
Repubblica di
SLOVENIA Living with Water Vivere con l’acqua
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Commissario/Curatore_Matevž Čelik Espositori_Ana Abram, Tim Daniel Battelino, Bradley Cantrell, Moa Carlsson, Matt Choot, Nina Granda, Matevž Granda, Ulrika Karlsson, David J Klein, Miloš Kosec, Maj Plemenitas, Bika Rebek, Marta Vahtar L’acqua come elemento fondamentale della vita e tratto distintivo di un paesaggio, risorsa irrinunciabile, ma anche fonte di pericolo se non tenuta nella giusta considerazione. Una infinity fountain interattiva invita a riflettere su una differente gestione di questo fondamentale elemento, da portare avanti attraverso il contributo di persone informate, attuando scelte politiche coraggiose quanto necessarie, con installazioni che studiano le relazioni tra sistemi geologici, strutture costruite, territori e paesaggi su una scala spaziale, temporale e operativa./ Water is an element essential to life and a distinctive feature of landscape, an indispensable resource that can however also be a source of danger if not managed appropriately. An interactive infinity fountain invites us to reflect on a different approach to managing water, by way of well-informed stakeholders and the necessary, courageous policies. The Pavilion features installations on the relationships between geology, architecture, regions and landscapes from spatial, temporal and operational points of view. Artiglierie www.livingwithwater.si
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THAILANDIA
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Blissfully Yours
Commissari_The Office of Contemporary Art and Culture, Ministry of Culture and The Association of Siamese Architects under Royal Patronage Curatori_M.L. Varudh Varavarn, Vasu Virajslip, Chutayaves Sinthuphan, Nantapon Junngurn, Sompoom Tangchupong, Buttriya Ruamthamarak, Nawanwaj Yudhanahas | Espositori_ASACAN (Community Act Network), Cloudfloor, Department of ARCHITECTURE Co, IF (Integrated Field), Melayu Living, Sathorn Unique PCL, Shma SoEn, Supermachine Studio, Walllasia Preso in prestito il titolo dall’acclamato film del regista Apichatpong Weerasethakul, il Padiglione racconta la vita degli edifici dopo che i progettisti ne hanno trasferito la proprietà agli utilizzatori finali. Nonostante l’architetto progetti infatti l’edificio con l’obiettivo di soddisfare esigenze e funzioni specifiche, nella realtà spesso l’idea originale viene stravolta nella destinazione finale dell’edificio stesso. Da spazi pubblici ad abitazioni private, da aree di conflitto a fatiscenti edifici off-limits, la mostra si concentra sull’interpretazione del luogo da parte degli utenti in diversi contesti attraverso 10 progetti che svelano nuove dimensioni architettoniche – in termini sia astratti che concreti – e un innovativo concetto di spazio e di rapporto tra persone e architettura./ The Thai Pavilion borrows its name from a movie by Apichatpong Weerasethakul and tells the story of buildings after the builders hand them over to their end users. While architects design with the goal of meeting specific needs and functions, the original design is often distorted in the final result. In public spaces and private homes, in conflict areas and derelict off-limits buildings, the exhibition focuses on the interpretation of places by end users in different contexts. Ten projects show new architectural dimensions, in both abstract and concrete terms, and an innovative concept of space and of the relationship between people and architecture. Artiglierie
TURCHIA Vardiya / The Shift La guardia
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Commissario_Istanbul Foundation for Culture and Arts (IKSV) | Curatore_Kerem Piker Perché esiste la Biennale? A chi è rivolta? Cosa fa concretamente? Suddivisi in turni settimanali, laureandi e laureati provenienti da ogni parte del mondo arrivano a Venezia portando con sé un portfolio di idee, progetti ed esperienze personali che parlano di architettura e all’architettura, cercando di costruire per il Padiglione della Turchia un progetto in divenire, collettivo e partecipato. Una piattaforma che incoraggia un approccio attivo alla disciplina in cui ogni studente, da solo o come componente di un collettivo, ha la possibilità di passare dal ruolo di fruitore a quello di produttore di contenuti./ Why does the Bienniale ex-
ist? What does the Bienniale do? For whom does the Bienniale exist? Students and graduates from all over the world will visit Venice, in weekly turns, and bring with them portfolios of ideas, projects and personal experiences that speak of architecture and to architecture. The Turkish Pavilion is an evolving project, collective and participatory, a platform that encourages an active approach to the discipline where each student will turn from user to producer of content.
Sale d’Armi (first floor) vardiya.iksv.org
PADIGLIONE ITALIA 53 Arcipelago Italia
Commissario_Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Curatore_Mario Cucinella Una ricerca-azione che concentra la sua attenzione sullo spazio urbano che corre lungo la dorsale italiana, dall’Arco Alpino lungo l’Appennino, sino al Mediterraneo. Un itinerario con un centinaio di tappe suggerite da piccole architetture di qualità realizzate negli ultimi anni e frutto di una call promossa dal curatore, in dialogo con esempi tratti dalla storia, nella relazione tra architettura e paesaggio. Un viaggio in Italia indagando lo stato di fatto e proponendo una riflessione su temi di attualità come le periferie, il post terremoto, le aree dismesse, gli scali ferroviari e la mobilità attraverso cinque progetti sperimentali in altrettante aree del Paese. Il curatore, Mario Cucinella, ha coinvolto in questa sfida un collettivo interdisciplinare con architetti, urbanisti, esperti della progettazione partecipata, fotografi, rappresentanti delle università locali e altri consulenti./ A research in action focused on the urban space along the backbone of Italy: the Apennines, the mountain range running along the north-south axis of the Peninsula. This journey will take the visitors to a hundred landmarks of quality architecture realized over the last several years. The curator issued a public call to submit examples of positive matches of architecture and landscape to understand the current state of affairs in the country and promote debate about suburban and rural Italy, earthquake-damaged communities, and railways and mobility with five experimental projects for five Italian regions. Curator Mario Cucinella involved in his work six inter-disciplinary teams of architects, urban planners, experts in participative design, photographers and representatives of local universities. Padiglione Italia, Tese delle Vergini www.arcipelagoitalia.it
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
Republic of San Marino Pavilion
curator Vincenzo Sanfo
ARCHITETTURA May 26 / November 25, 2018
Repubblica di San Marino
STEFANO BENVENUTI CHIARA GUIDUCCI
:venews, Cannaregio 563/E, Venezia h 10:00 18:00 - closed on Mondays
MATTEO MARESI GIULIA RIDOLFI DANIELE GALASSI PIERPAOLO IANNONE Repubblica Popolare di Cina
L.I.N. ARCHITECTURE Italia
PIERO CARCERANO
arts
www.friendshiproject.com info@friendshiproject.com
In collaborazione con: SARPI BRIDGE e ASIA DESIGN PAVILION 39
#NO(F)EARTHQUAKE Evento Collaterale della 16. Esposizione Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia
InParadiso Art Gallery Giardini della Biennale, Venezia
www.borghiofitaly.org | www.concilioeuropeodellarte.org
you are interested in art projects, exhibitions, collaborations or partnership with us, please contact: concilioeuropeodellarte@gmail.com | press.cea@gmail.com Sedi Principali: (VENEZIA Italia) (FIRENZE Italia) (PARIGI Francia) (LABIN Croazia)
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NATIONAL PARTICIPATIONS
around town 54 ANTIGUA & BARBUDA 55 Repubblica di CIPRO 56 ESTONIA 57 GUATEMALA 58 LITUANIA 59 MONTENEGRO 60 PAKISTAN 61 PORTOGALLO 62 ROMANIA/2 63 Repubblica di SAN MARINO 64 SANTA SEDE
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national participations
AROUND TOWN
New Entry
ANTIGUA & BARBUDA 54 Environmental Justice as a Civil Right
Commissario_Melville Richardson, Education Officer - Visual Arts, Ministry of Education Science and Technology | Curatore_Barbara Paca Espositori_Global citizens and the people of Antigua and Barbuda Le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici verificatisi nel Paese si riflettono anche nel concetto di giustizia ambientale. Partendo da un approfondimento sulla relazione tra ambiente e architettura, che contrappone la forza della natura all’intervento dell’uomo, vengono esplorati e analizzati tre diversi luoghi attraverso modelli architettonici, opere d’arte e disegni: la ricostruzione di Barbuda, l’espansione dei giardini botanici di St. John’s, il restauro della Government House. Le tre aree sono oggetto di elaborazione di partnership tra soggetti innovativi che si propongono di affrontarne le sfide ambientali./ The grave consequences of climate change on Antigua and Barbuda also impact the concept of environmental justice. An analysis of the relationship between the environment and architecture, which sets the strength of Mother Nature against human intervention. Three situations are shown in architectural models, drawings and artworks: the rebuilding of Barbuda, the expansion of the St. John’s Botanical Gardens and the restoration of Government House. The three sites are linked by innovative partnerships that seek to confront their environmental challenges. Centro Culturale Don Orione Artigianelli Dorsoduro 919
Repubblica di CIPRO
I Am Where You Are
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Commissario_Ministry of Education and Culture Curatori/Espositori_Veronika Antoniou, Yiorgos Hadjichristou, Alessandra Swiny along with University of Nicosia, “Urban Gorillas” NGO, Matthieu Tercieux Il Padiglione si trasforma in una piattaforma di comunicazione e sfida la globalizzazione dell’ambiente costruito indagando e decostruendo tra i binari di alcuni concetti chiave: costruito/non costruito, tradizione/modernità, isola d’amore/ luogo di conflitto, immigrazione/identità locale. Le complessità che emergono da questa ricerca permettono di demolire le convenzioni e celebrare un’esperienza inaspettata. Le nozioni di spazio/ tempo e presenza/assenza sono abbattute grazie a strumenti digitali e interattivi: il visitatore, avvolto in un tecnologico apparato indossabile, vedrà la fisicità del proprio corpo dissolversi in uno sciame di proiezioni simultanee e sarà trasportato virtualmente a Cipro dove potrà interagire con la gente del luogo. Lingue, usi e costumi diversi si mescolano e si fondono svelando ciò che ci differenzia e ciò che ci unisce./ The Pavilion turns into
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a communications platform and challenges the globalization of the built environment by investigating and deconstructing key binaries: built/ unbuilt, tradition/modernity, island of love/place of conflict and immigration/local identity. The complexities emerging from this research demolish conventions and celebrate the unexpected. The notions of space/time and presence/absence are torn apart thanks to digital, interactive tools: visitors will use a wearable device to see their own body dissolve into a multitude of synchronised projections and will be transported virtually to Cyprus to interact with the locals. Different languages and customs mix and reveal what unites us and what makes us distinct. Associazione Culturale Spiazzi, Castello 3865
ESTONIA Weak Monument
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Commissario_Raul Järg (Estonian Centre of Architecture) | Curatori/Espositori_Laura Linsi, Roland Reemaa, Tadeáš Říha Il progetto presentato dall’Estonian Centre of Architecture occupa gli spazi dell’ex chiesa di Santa Maria Ausiliatrice, a metà strada tra i Giardini e l’Arsenale, per interrogare e interrogarsi sulla funzione del monumento nella società estone e nel villaggio globale. Quando l’architettura ha valenza politica? Dove si trova il confine sottile tra monumentalità e debolezza, tra una colonna trionfale e il suo piedistallo? L’ossimoro del titolo apre un confronto sviluppato anche nel catalogo che correda la mostra, Weak Monument – Architectures Beyond The Plinth, che propone un’eclettica collezione di architetture immortalate in quadri e scatti fotografici personali, in disegni e frammenti di film tratti da famosi archivi europei e da alcuni musei estoni minori./ The Estonian Centre of Architecture occupies the former Santa Maria Ausiliatrice Church, halfway between Giardini and Arsenale, and questions the function of the monument in Estonian society and in the global village. When is architecture of political significance? Where is the border between monumentality and fragility, between a triumphal obelisk and its pedestal? The oxymoron in the title continues in the debate discussed in the catalogue: Weak Monument – Architectures Beyond the Plinth shows an eclectic collection of designs in photographs, paintings, drawings and movie stills from important European archives and smaller Estonian museums. Santa Maria Ausiliatrice, Castello 450 www.weakmonument.com
New Entry
GUATEMALA
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Stigma
Commissario_José Luis Chea Urruela Curatori_Stefania Pieralice e Daniele Radini Tedeschi | Espositori_Regina Dávila, Marco Manzo, Adriana Padilla Meyer, Studio Domus, UR Project, Elsie Wunderlich Alla sua prima partecipazione, il Guatemala riflette sulla crisi dei “grandi racconti” del postmoderno e sul fallimento di una cultura narrativa universale attraverso una selezione di progetti utopici ed effimeri, esempi – fra cui i corporate interiors di Studio Domus e i curiosi monumenti creati da Elsie Wunderlich - non improntati a un funzionalismo assoluto, bensì ispirati ad archetipi architettonici. L’effimero legato all’architettura virtuale è reso da due grandi planisferi tracciati su pannelli in dibond, raffiguranti la topografia del paesaggio allucinato e alienante dei social network. Nel proprio spazio libero il Guatemala propone una “città virtuale”, intesa come articolazione dei sistemi urbani secondo le nuove modalità dettate da un’intelligenza collettiva che comunica attraverso un unico linguaggio./ In its first participation, Guatemala reflects on the crisis of the ‘grand narratives’ brought by post-modernism and on the failure to establish a universal cultural narrative, through a selection of short-lived, utopian projects – like corporate interiors by Studio Domus and Elsie Wunderlich’s monuments –inspired not by absolute functionalism but by architectural archetypes. Short-lived virtual architecture is rendered in two large “planispheres” on aluminium panels, depicting the topography of the crazed, alienating landscape of social networks. In the next space, Guatemala shows a virtual city, an articulation of urban systems created by collective intelligence, communicating in a single language. Palazzo Albrizzi-Capello, Cannaregio 4118
LITUANIA The Swamp Pavilion
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Commissario_Pippo Ciorra | Curatori_Nomeda & Gediminas Urbonas | Espositori_Sam Auinger, Guoda Bardauskaitė, Jautra Bernotaitė, Nikola Bojić, Rasa Chmieliauskaitė, Aidas Čergelis, Aušra Černiauskienė, Nico Dockx, Justinas Dūdėnas, Milda Grabauskaitė, Tinna Grétarsdôttir, Tomas Grunskis, Sigurjôn Baldur Hafsteinsson, Nicole L’Huillier, Jurga KatakinaitėJakubauskienė, Nicolás Kisic Aguirre, Milda Kulvičiūtė, Lina Lapelyte, Hannes Lárusson, Donatas Linkus, Francisco López, Petteri Nisunen, Paléo-Energétique, Thomas Pausz, Armina Pilav, Marjetica Potrč, Tobias Putrih, Andrius Ropolas, Laura Serejo Genes, Rasa Smite & Raitis Smits, Hildigunnur Sverrisdóttir, Antanas Šarkauskas, Gabrielė Šarkauskienė, Indrė Umbrasaitė, Kęstas Vaikšnoras, Paulius Vaitiekūnas, Reda Valentinavičienė, Jana Winderen In presente sempre più connotato da tensioni nazionaliste e separatiste, il Padiglione lituano pone il quesito sul valore della rappresentanza delle
16. Mostra Internazionale di Architettura
singole nazioni. Paradossalmente sono i nuovi modelli di architettura effimera che permettono di rendere più ‘liquidi’ i confini nazionali, senza creare divisioni o marcare rivendicazioni territoriali e favorendo invece nuove forme di coesistenza e interazione. Nella forma indeterminata di una palude (swamp), dove lo spazio non è mai ben definito, si gettano le basi per domande fondamentali: su quali basi viene definita la proprietà o il territorio? Chi occupa un determinato posto, chi agisce in prima persona, chi semplicemente assiste? Dove si può trovare una nuova lingua e quale nuova estetica può offrire? Qual è la relazione tra materia e immaginazione? Come viene rivelata la materialità in architettura? Cosa sarà domani?/ The Lithuanian Pavilion raises questions about the value of the representation of individual nations. Paradoxically, it is the new models of ephemeral architecture that make national borders more 'liquid', without creating divisions or marking territorial claims and instead favoring new forms of coexistence and interaction. In the indeterminate form of a swamp, where space is never well defined, the foundations are laid for fundamental questions. Who occupies a certain place? Where can we find a new language and what new aesthetics can it offer? How is materiality revealed in architecture? What will tomorrow bring? Giardino Bianco Art Space, Viale Garibaldi Castello 1815 www.swamp.lt
MONTENEGRO
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Emerging Resilience Wo/man Under Umbrella
Commissario_Dušan Vuksanović Curatore_Sonja Radović Jelovac Espositori_Krešimir Rogina, Rosa Rogina, Armor Gutierrez Rivas, Ida Blažičko, Francois Vahe La resilienza è la capacità dell’essere umano di reagire positivamente ad una situazione avversa adattandosi. Questa flessibilità, in architettura, diventa capacità di generare sinergie tra natura e cultura in un contesto dato. Il Padiglione montenegrino esplora la trasformabilità e l’adattabilità degli spazi urbani liberi attraverso un campionario di esperienze locali, concentrandosi anche sulle conseguenze che tali esperienze possono avere sulle sfide climatiche, geologiche, sociologiche ed etiche. I visitatori saranno incoraggiati a partecipare attivamente ad una serie di workshop (26-27 maggio; 6-7 agosto; 8-9 settembre; 24-25 novembre) in cui saranno creati dei calchi e altri elementi emblematici del rapporto tra architettura e resilienza./ Resilience is the ability of human beings to react positively to adverse situations by adapting. This flexibility, in architecture, generates synergies between nature and culture on a local scale. The Montenegrin Pavilion explores the adaptability and flexibility of urban free spaces in a “pattern book” of local experiences, focusing also on the consequences that such experiences may have on climate change, geology, society and ethics. Visitors will be encouraged to participate in workshops (May 26-27, August 6-7, September 8-9 and November 24-25) to create
GUIDE
calques and reflect on the relationship between architecture and resilience. Palazzo Malipiero (piano terra), Ramo Malipiero San Marco 3078-3079/A New Entry
PAKISTAN
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The Fold
Commissario_Asad I. Khan, Chairman, Pakistan Council of Architects and Town Planners (PCATP) | Curatore_Sami Chohan | Espositori_Bilal Kapadia, Durreshahwar Alvi, Mustafa Mehdi, Salmna Jawed, Sami Chohan, Zeba Asad L’enorme crescita di Karachi, una megalopoli pakistana che ha superato 20 milioni di abitanti, ha creato un divario incontrollabile tra domanda e offerta di alloggi, favorendo la scomparsa di spazi aperti pubblici destinati alla socialità condivisa. Negli unici spazi disponibili, che sono quasi degli interstizi tra un edificio ed un altro e dove spesso la luce giunge solo occasionalmente, si sono create le condizioni per una grande vitalità. Tali luoghi angusti adempiono alla duplice funzione di via di comunicazione e di collettori di socialità, fungendo da vivaci arene per incontri, scambii di idee, attività ludiche./ The enormous growth of Karachi, a Pakistani megacity that has exceeded 20 million inhabitants, has created an uncontrollable gap between the supply of and demand for housing, leading to the disappearance of public open spaces for shared social relationships. However, in the few spaces available, which are little more than interstices between one building and another, the conditions for great vitality have been created: these narrow places fulfill the dual functions of means of communication and channels for social interaction, acting as lively arenas for meetings and even as playgrounds. Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri
PORTOGALLO
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Public Without Rethoric
Commissario_Paula Varanda, Direzione Generale delle Arti | Curatore_Nuno Brandão Costa e Sérgio Mah | Espositori_Aires Mateus e Associados (Manuel Mateus, Francisco Mateus), Álvaro Siza, André Cepeda, Barbas Lopes Arquitectos (Patrícia Barbas e Diogo Seixas Lopes), Carlos Prata, Catarina Mourão, depA (Carlos Azevedo, João Crisóstomo, Luís Sobral), Diogo Aguiar Studio, Eduardo Souto de Moura, FAHR 021.3 (Filipa Frois Almeida e Hugo Reis), Fala Atelier (Ana Luísa Soares, Filipe Magalhães e Ahmed Belkhodja), Gonçalo Byrne, Inês Lobo, João Luís Carrilho da Graça, João Mendes Ribeiro, Menos é Mais (Cristina Guedes e Francisco Vieira de Campos), Miguel Figueira, Nuno Cera, Ottotto (Teresa Otto), Ricardo Bak Gordon, Salomé Lamas, SAMI (Miguel Vieira e Inês Vieira da Silva), Serôdio Furtado Associados (João Pedro Serôdio e Isabel Furtado), Tiago Figueiredo Dodici progetti di edifici pubblici creati negli ultimi dieci anni da diverse generazioni di ar-
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«Where does the monument stop and the pavement begin? Sometimes maintenance or neglect may overstep the boundary. Sometimes the difference is diminished by a protest, sometimes by a demolition. Sometimes it is the history, the location or the material that blurs the exceptional and the everyday. In those moments that we present, something new occurs, not precisely aligned to how the monument is traditionally understood» Co-curator Tadeáš Říha Estonian Pavilion © B.Draaistel
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
national participations
AROUND TOWN
chitetti sono il nucleo della mostra presentata nel Padiglione portoghese, una riflessione sullo spazio pubblico che evidenzia il ruolo e l’influenza dell’architetto nella società contemporanea. Se da un lato disegni, modelli e fotografie raccontano i progetti selezionati senza seguire alcun ordine cronologico o gerarchico, sottolineando la cultura universale e l’eccellenza transgenerazionale dei professionisti portoghesi nati tra gli anni ‘30 e ‘80, dall’altro una serie di film d’artista regala uno spaccato sullo stato attuale delle opere, degli edifici realizzati, evidenziando le dinamiche di vita delle persone che le abitano./ Twelve projects for public buildings created over the last ten years by different generations of architects are the core of the Portuguese exhibition. A reflection on public space which shows the role and influence of architects in contemporary society. On one side, drawings, models and photographs describe the projects in no chronological or hierarchical order, highlighting the universal culture and the transgenerational excellence of Portuguese professionals born between the 1930s and the 1980s. On the other side, artists’ films show the current state of a cross-section of the buildings and the lives of the people who live in them. Palazzo Giustinian Lolin c/o Fondazione Ugo e Olga Levi onlus, San Marco 2893 www.dgartes.pt
ROMANIA/2
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MNEMONICS Collective memories define our territory
Commissario_Attila Kim | Curatore_Magda Radu Artista_Geta Brătescu Vedi Padiglione ai Giardini pag. 23/See Pavilion at Giardini p. 23 New Gallery of the Romanian Institute for Culture and Humanistic Research, Palazzo Correr Campo Santa Fosca, Cannaregio 2214 www.mnemonics.ro
Repubblica di
SAN MARINO Urban Colours
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Commissario_Marco Renzi, Dipartimento Territorio e Ambiente della Repubblica di San Marino Curatore_Vincenzo Sanfo | Espositori_Matteo Maresi, Giulia Ridolfi, Daniele Galassi, Luca Morganti, Gino Zani, Piero Carcerano, Zhang Hongmei Urban Colours mette in comunicazione diretta architettura e arte in continuità con Friendship Project, il progetto che la Repubblica di San Marino ha proposto in occasione delle scorse edizioni di Biennale Arte, interrogandosi su come creatività e colore possano influire sullo sviluppo delle nuove aree urbane. Lampade ballerine, panche dispettose, elementi decorativi a forti tinte pop sono al centro dei tre differenti progetti protagonisti di un’esposizione che vuole ristabilire un nes-
so diretto tra abitante e abitato, tra architetto e designer, per una comunione d’intenti che possa portare ad un obiettivo comune: il miglioramento della qualità della vita./ Continuing from Friendship Project, the Republic of San Marino’s project for the last two Art Biennales, Urban Colors connects art and architecture to ask how creativity and colour can influence the development of new urban areas. Dancing lamps, michievous benches and decorative elements in strong pop colours feature in an exhibition that aims to re-establish a direct link between inhabitant and inhabited and between architect and designer, to establish a unity of purpose that can lead to a common goal: the improvement of the quality of life. Spazio “Venews C563”, Cannaregio 563/e www.friendshiproject.com
New Entry
SANTA SEDE
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Vatican Chapels
Commissario_Cardinale Gianfranco Ravasi Curatore_Francesco Dal Co, Micol Forti Espositori_Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, Francesco Magnani e Traudy Pelzel Uno spazio aperto in cui l’architettura può fungere da bussola, in un luogo, come un bosco, in cui perdere l’orientamento. Per la prima volta la Santa Sede entra nello spazio della Biennale Architettura incastonando dieci cappelle in un bosco quasi dimenticato di Venezia. Nel culto cristiano la cappella rappresenta un vero e proprio tempio, sia pure in forma minore rispetto alle cattedrali, alle basiliche e alle chiese. Il modello - tema guida del progetto - è la Skogskapellet (Cappella nel bosco) (1916-18) di Erik Gunnar Asplund nel Skogskyrkogården, il Cimitero nel bosco di Stoccolma. L’unica indicazione che i dieci architetti coinvolti hanno ricevuto è stata la dimensione dell’area a disposizione di ciascuno: 7 metri per 10. Tutti hanno dato risposte diversificate, canalizzando suggestioni provenienti da background molto differenti tra loro./ An open space where architecture will be our compass in a place, a forest, where it's usually easy to get lost. The Holy See participates in the Architecture Biennale for the first time by lining up ten chapels in an almost-forgotten forest in Venice. In Christian worship, chapels are temples, albeit smaller than cathedrals or churches. The model, the guideline of the project, is the Skogskapellet (Forest Chapel, 1916-18) by Erik Gunnar Asplund at Skogskyrkogården, a cemetery in Stockholm. The only indication the ten participating architects received was the plot size assigned to each of them: 7 metres by 10. Their contributions are diverse and channel suggestions coming from very different backgrounds. Isola di San Giorgio Maggiore
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
collateral events
around town
65 Across Chinese Cities – The Community 66 Borghi of Italy – NO(F)EARTHQUAKE 67 Greenhouse Garden - Reflect, Project, Connect 68 Living with the Sky, Water and Mountain 69 Primal Sonic Visions 70 RCR. Dream and Nature_Catalonia in Venice 71 Salon Suisse. En marge de l’architecture: Encounters beyond the discipline 72 The Art of Happenstance 73 Unintended Architecture 74 Vertical Fabric: Density in Landscape 75 Young Architects in Latin America 76 Young Talent Architecture Award 2018
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COLLATERAL EVENTS
AROUND TOWN
65 Across Chinese Cities – The Community
The Objects Spaces and Rituals of the Collective
Promotore_Beijing Design Week Sei differenti capitoli raccontano un progetto presentato alle Biennali Architettura 2014 e 2016, che si arricchisce ora di nuovi elementi. Across Chinese Cities continua ad indagare la contemporaneità cinese attraverso un’analisi della trasformazione spaziale e sociale. Nei 20 casi studio presentati, un bricolage di materiali visivi e testuali ci restituisce contesti urbani attuali, figli della frammentazione demografica e della disparità economica, che tuttavia contengono già in sé un’idea di sviluppo di nuovi protocolli gestionali./ Six themed sections tell the story of a project that started in the 2014 and 2016 Venice Architecture Biennales and that is adding new elements this year. Across Chinese Cities continues to investigate modern China through the lens of spatial transformation and social change. Twenty case studies are presented as curved shapes assembled in a visual and textual patchwork mapping different urban contexts as they are today: the results of demographic fragmentation and uneven economic distribution, but nevertheless containing signs of emerging co-actualized protocols of governance on the micro-scale. Università IUAV, Ca’ Tron, Santa Croce 1957 www.bjdw.org | www.acrosschinesecities.org
66 Borghi of Italy NO(F)EARTHQUAKE
Promotore_Concilio Europeo dell’Arte Venzone (Friuli Venezia Giulia, 1976), Auletta (Irpinia, 1980), San Felice Sul Panaro (Emilia Romagna, 2012), Amatrice e Civita di Bagnoregio (Centro Italia, 2016): città tristemente interessate dai più intensi eventi sismici che hanno colpito il suolo italiano a partire dal 1976. Professori e ricercatori dell’Università Alma Mater di Bologna e dello IUAV di Venezia descrivono la rivitalizzazione di questi borghi per sensibilizzare la società su tematiche quali la conservazione in sicurezza e la tutela del territorio, interrogandosi sul significato - anche architettonico - della resilienza, concetto più che mai trasversale nel nostro tempo./ Venzone (1976), Auletta (1980), San Felice Sul Panaro (2012), Amatrice and Civita di Bagnoregio (2016). These Italian towns are now sadly known for their proximity to the epicentres of the disastrous earthquakes that have hit our country in the last four decades. Professors and researchers from Bologna University and IUAV in Venice illustrate the regeneration of these places in order to focus on themes such as conservation and protection, asking questions about the meaning of resilience – including architectural resilience - a concern for everyone in today’s world. InParadiso Art Gallery, Castello 1260 www.borghiofitaly.org www.concilioeuropeodellarte.org
67 Greenhouse Garden Reflect, Project, Connect
Promotore_Swedish Institute Un’architettura fatta di ricerca sui materiali, che si interroga su se stessa e sul filo sottile che separa e allo stesso tempo unisce innovazione e tradizione. La Serra dei Giardini mette ancora una volta in risalto la propria posizione strategica, tra Giardini e Arsenale, facendosi luogo in cui mostrare al visitatore la fase di passaggio tra l’utilizzo del legno e l’avvento del ferro e della ghisa, discutendone in workshop, conversazioni e seminari incentrati sulla storia delle materie prime, sul futuro dell’industria e sull’importanza della ricerca./ An architecture built on research into materials, that asks questions about architecture itself and about the fine lines that divide but also connect tradition and innovation. The Serra dei Giardini, a beautiful urban greenhouse in Venice, uses its strategic position between the Giardini and the Arsenale to embody the passage between the use of wood and the advent of iron. Workshops, debates and seminars will discuss the history of primary materials, the future of industry and the importance of research. Serra dei Giardini, Castello 1254 www.si.se
68 Living with the Sky, Water and Mountain Making Places in Yilan
«To me practicing architecture is like an endless process of adding layers of human knowledge one by one. It forms a solid foundation for us to connect everything in our life and to make everything related. It makes our life an unseparated whole and closer to “reality”» Huang Sheng-Yuan, Fieldoffice Architects Living with the Sky, Water and Mountain 48
Promotore_National Taiwan Museum of Fine Arts (NTMoFA) | Espositore_Huang Sheng-Yuan, Fieldoffice Architects Con alle spalle un’esperienza ventennale nella contea di Yilan, Fieldoffice Architects promuove il valore dell’architettura come intimo dialogo tra il luogo e i suoi abitanti, evidenziando le connessioni che vengono a crearsi tra elementi naturali e artificiali di un ambiente. L’obiettivo dello studio taiwanese è quello di mescolare vecchio e nuovo in modo del tutto naturale, attraverso l’uso di materiali riciclati e scarti di cantiere. In una cultura sana e razionale, infatti, l’architettura rafforza il nostro senso della realtà, incarna la poesia del reale e, di conseguenza, offre la percezione del legame che esiste tra spazio, tempo e cultura./ Fieldoffice Architects have a twenty-year experience of work in the Yilan county, Taiwan, and know how to promote architecture as the dialogue between a place and its inhabitants – highlighting the connections between natural and artificial elements. The goal of the Taiwanese studio is to mix old and new in the most natural way by using recycled and scrap material. In a sane, rational culture, architecture strengthens our sense of reality, embodies the poetry of the real, and, consequently, offers a perception of the bond existing between space, time, and culture.
Palazzo delle Prigioni, Castello 4209 www.ntmofa.gov.tw
16. Mostra Internazionale di Architettura
69 Primal Sonic Visions
Promotore_International Renewable Energy Agency (IRENA) Italia, Islanda, California, Emirati Arabi, Austria. In ognuno di questi Paesi esiste una materializzazione praticamente perfetta del rapporto tra uomo e natura nell’ottica della produzione di energia. Nel cortile di Ca’ Foscari il compositore e artista multimediale Bill Fontana porta le ‘voci’ di questi esempi virtuosi aiutato da IRENA, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili che supporta i paesi nella transizione verso un futuro eco-sostenibile. Orecchio teso verso la Laguna, poi, per captarne l’eco a settembre attraverso workshop ad alto tasso tecnologico./ Italy, Iceland, California, the United Arab Emirates, Austria. In each of these countries a practically perfect materialization of the relationship between man and nature exists in terms of energy production. At Ca’ Foscari, composer and multimedia artist Bill Fontana voices these virtuous examples with the help of IRENA, the International Renewable Energy Agency. IRENA supports different countries in the transition towards an eco-sustainable future. There will be ears straining towards the Venetian Lagoon, too, in September, to capture its echoes in a high-tech workshop. Ca’ Foscari Esposizioni, Università Ca’ Foscari (Sede Centrale), Dorsoduro 3246 www.irena.org | http://resoundings.org
70 RCR. Dream and Nature Catalonia in Venice
Promotore_Institut Ramon Llull La Vila, progetto di Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta (RCR Architects), è percepibile dai nostri sensi attraverso i meccanismi mentali stessi che lo hanno generato. Un’utopia che prende forma non in plastici o planimetrie, ma attraverso un percorso esperenziale che inizia nella Soglia, spazio intermedio dinamico che introduce il visitatore all’atmosfera rarefatta e allo spazio immateriale di un mondo onirico, per arrivare al Sogno, una grotta di luci e movimenti in cui ognuno di noi può plasmare la propria percezione. L’utopia incontra i nostri sensi dimostrandosi non solo realizzabile, ma quasi tangibile./ La Vila is a project by Rafael Aranda, Carme Pigem, and Ramon Vilalta (RCR Architects) that we can sense through the same mechanisms that generated it. A utopia that doesn't take shape in models or blueprints but in an experiential process that begins in the Threshold, an intermediate, dynamic space that takes visitors into the rarefied atmosphere of Dream, a cave of lights and motion where each of us can create our own perception. Utopia meets our senses and reveals itself to be not only possible, but tangible, too. Cantieri Navali, Calle Quintavalle, Castello 40 www.llull.cat www.llull.cat/monografics/rcrdreamandnature
GUIDE
71 Salon Suisse. En marge de l’architecture: Encounters beyond the discipline
24 magMay, 13-15 settSept 2-6 ottOct, 22-24 novNov Promotore_Swiss Arts Council Pro Helvetia «Se l’architettura è un’isola all’interno dell’arcipelago delle discipline artistiche e scientifiche, allora Salon Suisse 2018 è una nave che è appena salpata dal porto. Dalla coste straniere rivolgeremo lo sguardo sull’architettura ed esploreremo l’importanza che ha oggi a livello culturale e sociale». Uno storico dell’architettura, Marcel Bächtiger, un teorico della cultura, Tim Kammasch, e l’architetto Stanislas Zimmermann, coadiuvati da Laura Tinti, affrontano in una serie di conferenze, dibattiti ed eventi culturali a supporto del Padiglione svizzero, sul tema dell'importanza delle discipline che confinano con l’architettura del XXI secolo, dall’arte al cinema, dalla letteratura all’urbanistica, fino alla filosofia./ “If architecture is an island within the archipelago of the artistic and scientific disciplines, then the Salon is a ship that has left the harbour. From foreign shores, the Salon Suisse will look back at architecture and explore its current cultural and social relevance”. A historian of architecture, Marcel Bächtiger, a theorist of culture, Tim Kammasch, and an architect, Stanislas Zimmermann, with the help of Laura Tinti, conduct a series of conferences, debates, and cultural events in support of the Swiss Pavilion on the importance of disciplines that border architecture in the XXI century, like art, cinema, literature, urbanism, and philosophy. Palazzo Trevisan degli Ulivi, Dorsoduro 810 www.prohelvetia.ch | www.biennials.ch
72 The Art of Happenstance
Promotore_Scottish Government Il progetto presenterà validi esempi di creatività nell’ambito del paesaggio costruito, dimostrando ad una platea internazionale il valore che la Scozia attribuisce alle idee della gioventù scozzese sul fronte del design. Una libreria vivente di idee ci spinge a riflettere su cosa i giovani possano fare per loro stessi e per la propria comunità, mappando le connessioni esistenti tra i bisogni e le risorse disponibili per soddisfarli. I nuovi spazi pubblici possono essere recuperati, migliorati e reinventati attraverso il gioco, attività che si rivela spesso uno strumento tutt’altro che superfluo./ A celebration of Scottish youth and of the future they are designing. A living library of ideas is the perfect place for a meditation on what young people can do for themselves and their community, mapping the existing connections between needs and available resources. New public spaces can be salvaged, improved, and reinvented through games – creativity can be a really serious business. Collegio Armeno Moorat - Raphael Palazzo Zenobio, Dorsoduro 2597 www.ads.org.uk/scotlandvenice2018
«In Venice we will present our dream [...]. It's a key moment in the development of this project, and it’s through architecture that the birth of a utopia under construction that unveils our interior world is being represented. Those who visit the space at the Biennale will feel an immense draw to get to know La Vila and to perceive the force of nature, a force that can change you. Our aim is that entering into The Dream becomes a highly sensorial experience» RCR Arquitectes Catalonia in Venice
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© Albert Bertran
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
COLLATERAL EVENTS
AROUND TOWN
73 Unintended Architecture. Exhibits from Macao, China
Promotore_Cultural Affairs Bureau of the Macao S.A.R. Government; Macao Museum of Art Curatore_Lam Lap Yan, Manuel Espositori_Ieong Chong Tat, Eddie, Vong Ka Ian, Chu Hou San, Benny Tra i popolatissimi grattacieli di Macao, lungo i sentieri del Lou Lim Ieoc Garden, tra le antiche rovine della cattedrale di St. Paul o nel trambusto dei bazar di Rua da Emenda, è possibile osservare l’armoniosa interazione tra le persone e l’architettura che subisce una trasformazione ‘non intenzionale’ con il passare del tempo. La mostra, sfruttando le carte da gioco come simbolo della rapida ascesa economica di una città sempre più internazionale come Macao, crea quattro spazi espositivi con temi diversi, alternandoli a spazi vuoti dove gli spettatori sono liberi di proiettare i propri sentimenti e ricordi./ Among saturated high-rises in Macau, along the quiet paths of Lou Lim Ieoc Gardens, among the ruins of the ancient cathedral of St. Paul’s, or in the bustling market in Rua da Emenda, we may see the harmonious interaction between people and architecture as it undergoes an ‘unintentional’ transformation with the passing of time and social changes. The exhibition uses playing cards to symbolize the economic boom of Macau, a growing international city. Four spaces show different themes and alternate with empty spaces where visitors can project their own feelings and memories. Arsenale, Campo della Tana, Castello 2126/A www.icm.gov.mo | www.mam.gov.mo
74 Vertical Fabric: Density in Landscape
Promotore_Hong Kong Arts Development Council Il tessuto urbano unico di Hong Kong, costellato di alte torri verticali, rappresenta lo stimolo ideale
per cento architetti di varia provenienza per la progettazione di altrettante torri. Nei cento modelli, di colore bianco e di due metri di altezza, viene ridefinito il potenziale spaziale di ciascuna torre con la possibilità di rielaborarne ulteriormente il modello in base alle nuove sfide globali. Di esse viene mantenuto però l’involucro, che rappresenta la forma urbis collettiva, pur all’interno di vincoli precisi. Tutto ciò diviene motore per un dibattito sull’urbanistica e sull’architettura verticale di Hong Kong./ The unique urban texture of Hong Kong, dotted with skyscrapers, is the ideal stimulus for one hundred architects from all over the world to design a hundred new towers. White, six-foot-tall models redefine the spatial potential of each and allow to elaborate them further to address global challenges in the technological, environmental, and social fields. Their shell, though, is maintained, which pertains to the common shape of the city and is restricted by it. This is the driving force for a debate on Hong Kong’s city planning and its vertical architecture. Arsenale, Campo della Tana, Castello 2126 www.hkia.net | www.hkadc.org.hk
75 Young Architects in Latin America
Promotore_CA’ASI Association 1901 Dopo il successo della New Architecture cinese nel 2010, di Young Arab Architects nel 2012 e di Young Architects in Africa nel 2014, CA’ASI apre le porte agli architetti latino-americani emergenti con l’intento di valorizzare al meglio la creatività, l’originalità e l’impegno sociale della nuova generazione, aiutandola nell’acquisire il dovuto riconoscimento a livello internazionale. I 60 partecipanti sono stati selezionati da una giuria internazionale che ha preso in esame ben 201 progetti di candidati provenienti da 18 diversi paesi dell’America Latina./ After the success of Chinese New Architecture in 2010, of Young Arab Architects of 2012, and of Young Architects in Africa of 2014, CA’ASI opens its door to Latin- American architects to highlight the new generation’s creativity, originality, and social
commitment. It will also help them to have international recognition. The 60 participants have been chosen by an international jury that examined 201 nominations from 18 countries in Latin America. CA’ASI, Cannaregio 6024 www.ca-asi.com
76 Young Talent Architecture Award 2018
Promotore_Fundació Mies van der Rohe Il Young Talent Architecture Award (YTAA), giunto alla sua seconda edizione, intende supportare i migliori talenti provenienti dalle scuole di architettura, progettazione urbanistica e architettura paesaggistica, cui spetta la responsabilità di trasformare il nostro ambiente in un futuro prossimo. Ai paesi europei si sono aggiunte ora anche Cina e Corea del Sud. Mettendo insieme il meglio dell’architettura a livello di studi professionali, i vincitori hanno la possibilità di sviluppare strategie complete per promuovere sinergie e interesse reciproco presso aziende e istituzioni di loro scelta. In mostra si trovano gli 8 progetti finalisti e i 4 vincitori. Immagini, disegni, modelli per illustrare i progetti di tesi di laurea, cui si aggiungono, per completezza di esposizione, anche dei video./ For its second edition, the Young Talent Architecture Award (YTAA) aims to support the best talents coming from architecture, urban planning and landscape architecture schools, who have the responsibility of transforming our environment in the future. Participants include European countries as well as China and South Korea. The best of architecture from professional practices comes together and winners will have the chance to develop comprehensive strategies for fostering synergies and complementarities with the firms and institutions of their choice. The exhibition will show the eight finalists’ projects and the four winners. Images, drawings, models, and video illustrate graduation projects. European Cultural Centre Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659 www.miesbcn.com | www.europeanculturalcentre.eu
Lam Lap Yan, Manuel Ieong Chong Tat, Eddie Benny, Chu Hou San Vong Ka Ian Unintended Architecture 51
European Cultural Centre
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Palazzo Michiel 26th May - 25th November 2018 Open daily 10:00 - 18:00, except Tuesdays Free entry
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
2018
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sabato sabato 23 giugno 23 giugno 2018 2018 54
www.artnightvenezia.it www.artnightvenezia.it
Dm+B&Associati
Dm+B&Associati
art art night night venezia venezia
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
not only biennale
around town
77 AI WEIWEI
97 Epoca FIORUCCI
78 Josef Albers in Messico
98 FORT INTEMPORAL
79 ARCHITETTURA Immaginata Imagined Architecture
99 La Collezione Barry FRIEDMAN
80 ARMIN LINKE
100 FUTURUINS
124 Jean François RAUZIER
101 Dina GOLDSTEIN
125 Fulvio ROITER
Prospecting Ocean
81 ART NIGHT Venezia 82 ATTACHED Beside Beyond Architecture 83 Juan Navarro BALDEWEG 84 Rafael BARRIOS 85 Capolavori a confronto BELLINI / MANTEGNA 86 CANOVA, HAYEZ, CICOGNARA 87 Magister CANOVA 88 Ian CHENG 89 Aldo CIBIC (in)complete 90 CIRVA Una Fornace a Marsiglia 91 Una Collezione Italiana 92 DANCING With Myself 93 DESIGN AFTER DARWIN 94 Alessandro DIAZ DE SANTILLANA 95 Elisabetta DI MAGGIO
Greetings from Venice
96 FABRICA Wanted Creativity
102 The New HAGGADAH 103 HOMO FABER 104 Casa IED 105 Giulia LAMA 106 Osvaldo LICINI 107 LUab 4.0 108 MACHINES à penser
121 PRINTING R-Evolution 1450-1500 122 PRIX W 2018 Fort de Villiers 123 Giacomo QUARENGHI
Fotografie 1948-2007
126 John RUSKIN 127 Brigitte SELLES 128 La Stanza di Zurigo 129 TIME Space Existence 130 TINTORETTO 1519-2019 131 VENEZIA e l’Oriente
109 MAGWall
132 VENICE DESIGN 2018 3rd edition
110 MARIO BELLINI per Murano
133 VENICE GLASS WEEK
111 MEMPHIS Plastic Field
134 La VETRERIA M.V.M. CAPPELLIN e il giovane Carlo Scarpa
112 Il mondo che non c'era 113 Angelo MORBELLI 114 I ♥ MOTOCICLETTA
135 VID Venice Innovation Design
115 NANCY GENN
136 WALLPAPERSTORE*
116 NEGOZIO OLIVETTI
137 Pae WHITE Qwalala
117 Albert OEHLEN
138 W.W.W. What Walls Want
118 La passione e la visione 119 1948: La Biennale di Peggy GUGGENHEIM 120 Renzo PIANO
Progetti d'acqua
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
CONTEMPORARY
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Ai Weiwei Gilded Cage
24 maggioMay–25 novembreNovember
Una gabbia dorata di oltre sette metri occupa il cortile di Palazzo Franchetti: si tratta di Gilded Cage, una delle nuove installazioni di maggior impatto dell’artista e attivista cinese Ai Weiwei, apparsa lo scorso autunno in Central Park a New York come parte della serie di opere pubbliche Good Fences Make Good Neighbors, volta a una campagna di sensibilizzazione sul tema della crisi globale dei rifugiati./ A golden cage of over seven metres occupies the courtyard of Palazzo Franchetti. Gilded Cage by Ai Weiwei is one of the Chinese artist-activist’s newest and most powerful urban installations, which appeared last autumn in Central Park, New York, as part of the public artwork series Good Fences Make Good Neighbors, conceived as a campaign to raise awareness on the global refugee crisis. Fondazione Berengo, Giardino Palazzo Franchetti San Marco 2847 www.fondazioneberengo.org
TWENTIETH CENTURY
making, murals, and architecture. With his wife, the artist Anni Albers, he frequently travelled to Mexico. The exhibition presents a unique opportunity to experience the revelatory influence the archaeological sites of Mexico had on Albers, showing his interest in the geometry and formal elements of pre-Columbian architecture.
ARCHITECTURE
ARMIN LINKE
Prospecting Ocean
23 maggioMay–30 settembreSeptember
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Architettura Immaginata Imagined Architecture
Disegni dalle raccolte della Fondazione Giorgio Cini Drawings from the Collections of the Fondazione Giorgio Cini FinoUntil 17 settembreSeptember
Josef Albers in Messico FinoUntil 3 settembreSeptember
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Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
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Artista, poeta, teorico, professore di arte e design prima al Bauhaus a Dessau, poi a Berlino e successivamente, una volta trasferitosi negli Stati Uniti nel 1933, al Black Mountain College e all’Università di Yale, durante la sua lunga carriera Josef Albers (1888-1976) ha lavorato con diverse tecniche, dalla pittura all’incisione, dall’arte murale all’architettura. Insieme alla moglie, l’artista Anni Albers, viaggiò spesso in Messico. La significativa influenza che i siti archeologici del Messico esercitarono sull’artista sono evidenti in un gruppo di opere che mostrano il suo interesse per la geometria e gli elementi formali dei monumenti precolombiani./ An artist, poet, theoretician, and professor of arts and design at the Bauhaus, Dessau and Berlin; Black Mountain College, Asheville, North Carolina; and Yale University, New Haven, Albers worked across the mediums of painting, print-
VIDEO-INSTALLATION
Una mostra che unisce in maniera originale la bellezza del disegno alle seducenti architetture dell’inganno attraverso un centinaio di disegni provenienti dalla raccolta Antonio Certani della Fondazione Giorgio Cini, eccezionale collezione di oltre 5mila disegni della celebre scuola bolognese dal Cinque all’Ottocento. Un viaggio affascinante tra disegni legati all’architettura illusiva e di ornato: quadrature, sfondati, prospettive, scenografie e campionari di oggetti come cartouches, vasi ornamentali ed elementi decorativi che spesso ornano le architetture dipinte, talmente visionari e curiosi da rappresentare quasi le radici del design./ The exhibition presents a nucleus of drawings from the collection of the composer and cellist Antonio Certani: a collection of more than 5000 drawings, most of which relate to the genre of illusory architecture. From quadrature for walls and ceilings, to architecture for the stage, to ornamentation and the decorative arts, finishing with drawings for ‘real’ architecture: the result is a plunge into the genre of architectural illusionism. La Galleria di Palazzo Cini, San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it
TBA21–Academy (Thyssen-Bornemisza Art Contemporary Academy), in collaborazione con ISMAR-CNR, presenta il risultato di un progetto di ricerca triennale a cura di Stefanie Hessler. Prospecting Ocean del filmmaker e fotografo Armin Linke è un documento visivo sulle sfide con cui devono misurarsi oggi gli oceani. Avvalendosi di riprese straordinarie degli abissi marini e di interviste a scienziati, politici e giuristi di primissimo piano, la mostra analizza l’estetica dei dispositivi tecnico-scientifici e prende in esame l’attrito tra salvaguardia ecologica e sfruttamento politico ed economico degli oceani./ TBA21–Academy, in cooperation with ISMAR-CNR, presents the results of a three-year research project curated by Stefanie Hessler. Prospecting Ocean by filmmaker and photographer Armin Linke is a visual document on the ecological assault that oceans are subject to every day. We will see amazing footage of marine abysses and interviews with prominent scientists, politicians, and legal experts. The exhibition analyses the aesthetics of technical and scientific devices and examines the friction between ecology and exploitation of the open seas. Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) Riva dei Sette Martiri, Castello 1364 www.tba21.org
WHITE NIGHT
ART NIGHT Venezia L’arte libera la notte 23 giugnoJune
Eventi, performance, reading e aperture straordinarie fino a tarda sera. Torna Art Night e
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16. Mostra Internazionale di Architettura
Venezia è pronta per una serata imperdibile in cui la parola d’ordine è “contaminazione”: arte, architettura, musica, teatro, gioco e divertimento. L’evento clou BachBox, che si terrà nel cortile della sede centrale di Ca’ Foscari, è il nuovo straordinario spettacolo multimediale dello svizzero Matthieu Mantanus, pianista, direttore, divulgatore e compositore. Che tipo di musica comporrebbe un’Intelligenza Artificiale?/ Events, performances, readings, and special openings until late: Art Night is back and Venice is ready for a great night out in which the operative word is “fusion” - between art, architecture, music, theatre, play, and fun. The key event, BachBox, at Ca’ Foscari University, is the great new multi-media show by Swiss artist Matthieu Mantanus. What kind of music would artificial intelligence make? Università Ca’ Foscari, sede centrale Dorsoduro 3246 and around Venice www.unive.it
GALLERY
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Attached Beside Beyond Architecture
Lore Bert, Daniel Buren, Mohammed Kazem, Wulf Kirschner, Arne Quinze, Vera Röhm, Turi Simeti, Günther Uecker, Martin Willing 23 maggioMay–25 novembreNovember
ARCHITECTURE
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Juan Navarro Baldeweg Anillos / Anelli
26 maggioMay–7 ottobreOctober
Architetto, pittore, scultore, incisore, docente e saggista, Baldeweg è autore di alcuni degli edifici più emblematici degli ultimi decenni in Spagna, tra cui il Palazzo dei Congressi e delle Esposizioni di Castiglia e León a Salamanca, il Centro Ricerca e Museo di Altamira a Santillana del Mar, i Teatros del Canal a Madrid e il Museo dell’Evoluzione Umana a Burgos. Oltre ad essere presente con le sue opere di pittura e scultura in numerosi musei del suo paese, Baldeweg è anche uno degli architetti spagnoli più noti a livello internazionale. È proprio questa sua frequentazione dei diversi campi dell’estetica e dell’arte a rendere peculiare la sua figura./ An architect, painter, sculptor, engraver, lecturer and essayist, Baldeweg has designed some of the most iconic modern Spanish buildings, including the Palace of Congresses and Exhibitions of Castilla y León in Salamanca, the Altamira Research and Museum Centre in Santillana del Mar, the Teatros del Canal in Madrid, and the Museum of Human Evolution in Burgos. He is also one of the most renowned Spanish architects internationally. His paintings and sculptures are also present in many Spanish museums. Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
SCULPTURE
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Rafael BARRIOS
GUIDE
architecture from within curated by Francesca
Valente
Palazzo Ferro Fini San Marco 2322, Venice
May 24 – August 7, 2018 Monday to Friday 10 am – 5 pm
Time Space Existence
26 maggioMay–25 novembreNovember
Entrance complimentary
Un collettivo di 9 artisti di fama internazionale si interroga sul potenziale dialogo tra arte e architettura. Le loro opere, realizzate con tecniche e materiali differenti, mettono in mostra questa relazione che diventa simbiotica quando l’opera crea un dialogo diretto con l’architettura, integrandosi con essa, o viceversa diventa un palcoscenico dove l’arte viene esposta e dove l’architettura ne esalta la bellezza, o ancora viene elaborata e assorbita dall’arte, trasformando l’architettura in ‘concetto spaziale’./ A group of nine international artists work on the potential dialogue between art and architecture. Their art, diverse in techniques and media, show this symbiotic relationship as each piece integrates into architecture or, conversely, when architecture becomes part of a stage that enhances the beauty of art. That's when architecture turns into a spatial concept. La Galleria Dorothea van der Koelen San Marco 2566 www.galerie.vanderkoelen.de
I Giardini della Marinaressa sono trasformati in un magnifico spazio espositivo open air, in cui prendono posto grandi sculture e installazioni architettoniche site-specific. Le sculture geometriche di Barrios alterano la percezione visiva della profondità grazie all’utilizzo prospettico di lastre di metallo dai colori vivaci. Adottando un linguaggio che rimanda alla lezione di Shapiro, Barrios sovverte l’essenza tridimensionale della scultura plasmando fogli planari, per assomigliare a oggetti accuratamente impilati e ingegnerizzati. Sebbene siano catalogate come sculture, le sue opere si allineano ugualmente alla pittura, sfociando ai confini tra i due media./ Rafael Barrios’s geometric sculptures manipulate the eye into see-
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monographic volume by Skira co-sponsored by Mussi Artworks Foundry, Berkeley
www.nancygenn.com francescavalente.com www.consiglioveneto.it 57
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
ing depth in flat sheets of brightly colored metal. Adopting a sculptural vernacular pioneered by such figures as Shapiro, Barrios subverts the three-dimensional essence of sculpture by shaping planar sheets to resemble carefully stacked and engineered objects. Though positioned as sculpture, his work’s elements equally align it with painting, effectively blurring the boundaries between the two media.
Giardini della Marinaressa, Riva dei Sette Martiri www.gaafoundation.org Bel Air Fine Art, Calle dello Spezier, San Marco 2765 www.belairfineart.com
EXTRAORDINARY
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Capolavori a confronto BELLINI / MANTEGNA
Presentazione di Gesù al Tempio FinoUntil 1 luglioJuly
NINETEENTH CENTURY
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CANOVA, HAYEZ, CICOGNARA
Emissary Forks at Perfection 24 maggioMay–25 novembreNovember
FinoUntil 8 luglioJuly
Con oltre 100 opere la mostra celebra il bicentenario della fondazione delle Gallerie dell’Accademia, un momento speciale della storia artistica della Serenissima. Il regista indiscusso di questa felice congiuntura fu il conte Leopoldo Cicognara, presidente dell’Accademia di Belle Arti, che insieme all’amico Antonio Canova, nume tutelare di questo progetto, e a Francesco Hayez, lavorò per dare vita a un museo di rilievo internazionale, capace di valorizzare lo straordinario patrimonio artistico di Venezia./ With over one hundred pieces, this exhibition celebrates the foundation of the Gallerie dell’Accademia – a very special moment in the history of Venetian art. We owe it all to count Leopoldo Cicognara, an intellectual and the director of the Venice Fine Arts Academy. With his friends Antonio Canova and Francesco Hayez, Cicognara worked hard to build an international art museum that could do justice to the extraordinary art heritage of Venice and promote contemporary art at the same time. Gallerie dell’Accademia, Campo della Carità Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.org
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Magister CANOVA
16 giugnoJune–22 novembreNovember
Due dipinti, identici nella struttura compositiva, realizzati da due grandi artisti del Rinascimento, Andrea Mantegna e Giovanni Bellini. Due opere geniali, uguali eppure diverse. Le due Presentazioni di Gesù al Tempio, la tempera su tela del Mantegna della Gemäldegalerie di Berlino e l’olio su tavola del Bellini della Fondazione Querini Stampalia, sono eccezionalmente affiancate nella raffinata mostra che, grazie all’allestimento curato dall’architetto ticinese Mario Botta, è insieme un dialogo avvincente fra due maestri del Rinascimento e la summa dell’intero percorso espositivo del Museo della Fondazione veneziana./ Two paintings, identical in their composition, made by two great artists of the Renaissance: Andrea Mantegna and Giovanni Bellini. Two ground-breaking pieces of art, similar yet different. The two versions of the Presentation of Jesus at the Temple, a tempera on canvas by Mantegna on loan from the Gemäldegalerie in Berlin and a panel painting from the Querini Stampalia, are placed beside one another in a refined exhibition that, thanks to a design by Swiss architect Mario Botta, is at once a compelling dialogue between two maestros and the summation of the art endowment at the Querini Stampalia Museum. Fondazione Querini Stampalia Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.querinistampalia.it
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Ian CHENG
L’ultima gloria di Venezia
TRIBUTE
VIDEO-INSTALLATION
Un viaggio nella genesi del processo creativo del celebre scultore Antonio Canova, interprete massimo del Neoclassicismo. Una narrazione che spazia dal micro al macro, dalla farfalla di Amore e Psiche al gigante Ercole che scaglia Lica, passando per la danza e la bellezza senza tempo di Paolina Borghese, un percorso intimo e spettacolare, emozionante e di conoscenza, che esplora l’intera vicenda canoviana. Una monumentale installazione site-specific di Fabrizio Plessi accoglie i visitatori, un omaggio al grande Canova reso da Plessi come un immaginifico viaggio nella mente dello scultore./ A journey into the genesis of the creative process of sculptor Antonio Canova, the most exquisite interpreter of Neoclassicism. A narration that goes from the micro to the macro, from the butterfly in Eros and Psyche to Hercules and Lichas, passing through dance and the timeless beauty of his Paolina Borghese. An intimate and spectacular itinerary of emotion and knowledge into the life of the great artist, with a monumental site-specific installation by Fabrizio Plessi to welcome the visitors. Scuola Grande della Misericordia, Cannaregio 3599 www.magister.art
L’artista americano Ian Cheng (1984, Los Angeles), dissolve i confini tra arte e intelligenza artificiale attingendo ai principi del design dei videogiochi, della scienza cognitiva e dell’improvvisazione. Le sue ‘simulazioni viventi’ modellano le dinamiche di organismi e oggetti spesso fantasiosi, ma lo fanno con la causalità spietata che si trova nella natura stessa. L’artista descrive le sue simulazioni come una ‘palestra neurologica’, un modo per rappresentare i sentimenti di confusione, ansia e dissonanza cognitiva che accompagnano lo stato di cambiamento perpetuo, una caratteristica che definisce il nostro contemporaneo./ American Artist Ian Cheng (Los Angeles, 1984) blurs the boundaries between art and artificial intelligence drawing from video game design, cognitive science, and improvisation. His ‘living simulations’ model the dynamics of organisms and fantastic objects with the merciless causality that is the basic law of nature. Cheng describes his simulations as a ‘neurological work-out’, a way to represent the feelings of confusion, anxiety, and cognitive dissonance that come with a state of permanent change – a defining feature of our times. Espace Louis Vuitton Venice Calle del Ridotto, San Marco 1353 www.fondationlouisvuitton.fr
SOCIAL DESIGN
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Aldo CIBIC (in)complete UNICA 2018
25 maggioMay–8 settembreSeptember
Visionario architetto e designer, UNICA 2018Aldo Cibic è protagonista di Unica 2018 con il progetto (IN)Com(IN)Complete plete, l’installazione curata |daAldo StefanoCibic Stipitivich a cura di Stefano Stipitivich per il Caffè Florian. La Sala Cinese dello storico 25 maggioMay - 8 settembreSeptember Caffè veneziano, diventa il luogo di incontro reale Sala Cinese, Caffè Florian e virtuale per partecipare a un’inchiesta sulla www.caffeflorian.com | www.incomplete.design vita e il design. Una sorta di alcova contempoPiazza Sanpareti Marco 57 caffeflorian #florianincomplete ranea, con di| canne di plexiglass colorato e uno schermo che sembra galleggiare sopra un piano sospeso, è il contenitore che ospita una piattaforma informatica in continua evoluzione. Il visitatore, invitato a rispondere a delle domande in forma anonima, contribuisce a dar forma a
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
un’intelligenza collettiva per capire e progettare il nostro futuro./ Visionary architect and designer Aldo Cibic presents (IN)Complete, curated by Stefano Stipitivich. Caffè Florian and its Chinese Room become both the real and the virtual meeting points of an investigation into life and design. Coloured Plexiglass rods create a sort of modern alcove with a screen that appears to float above a suspended plane. This will be the container for a continually evolving digital platform. Visitors will be asked for their opinion, to contribute anonymously to a collective intelligence aimed at understanding and designing our future. Sala Cinese, Caffè Florian, Piazza San Marco 57 www.caffeflorian.com | www.incomplete.design
GLASS
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Cirva una Fornace a Marsiglia / A Furnace in Marseille
Centre international de recherche sur le verre et les arts plastiques
FinoUntil 24 giuJune Fondazione Querini Stampalia, Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 FinoUntil 29 lugJuly Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore
Jana Sterbak, Martin Szekely, Robert Wilson and Terry Winters find a space dedicated to their world, in which the researches and experiences of the Marseille workshops have been fundamental. www.lestanzedelvetro.org www.querinistampalia.org
TWENTIETH CENTURY
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Una Collezione Italiana La raccolta Merlini FinoUntil 23 luglioJuly
Walter Benjamin sosteneva che ogni collezione è sospesa tra i due opposti ‘poli’ di ordine e disordine; è la figura del collezionista che le dà senso, non tanto gli oggetti che la formano. Attenendosi salvo rare eccezioni all’arte italiana, la collezione Merlini di scultura, disegni e, soprattutto, pittura abbraccia tutto il Novecento, fin dai primi decenni, con opere che risalgono al momento fondante dell’esperienza del moderno – Modigliani, De Pisis, Wildt, De Chirico, Savinio, Sironi, Severini, Morandi, Campigli – fino all’astrattismo italiano e all’informale, con importanti opere di Radice, Fontana, Burri, Dorazio, Turcato, Crippa, Chighine, Ruggeri./ According to Walter Benjamin, every collection is suspended between two opposing poles: order and disorder, and it is the figure of the collector that gives meaning to it, far more than the objects that compose it. The Merlini collection of sculpture, drawings and, above all, painting – exclusively Italian art with some rare exceptions – embraces the entire Twentieth century, from the earliest decades with works that date back to the founding moment of modernism.
che vanno dalla scultura alla fotografia, fino al video e alla pittura. Un’indagine sull’importanza primordiale della rappresentazione di sé nella produzione artistica dagli anni ‘70 a oggi./ Melancholy, vanity, irony, identity, and political autobiography. Thirty-two artists of the Pinault Collection dance with themselves at Punta della Dogana. They tell their stories in different languages: photography, video, painting – projecting their identity onto them, whether concealed or evident. Disguised, cut, defaced, undressed, or simply portrayed, the body is raw material to shape depending on need. Dancing with Myself is an investigation into the fundamental importance of self-representation in the arts from the 1970s to today. Punta della Dogana, Dorsoduro 2 www.palazzograssi.it
DESIGN.VE
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DESIGN AFTER DARWIN Adapted to Adaptability 23 maggioMay–17 giugnoJune
Palazzo Fortuny, San Marco 3958 www.fortuny.visitmuve.it
CONTEMPORARY
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Dancing With Myself FinoUntil 16 dicembreDecember
Il progetto si concentra su una selezione di opere provenienti dal Cirva, il Centro di ricerca sul Vetro e le Arti plastiche fondato a Marsiglia nel 1986, per introdurre il vetro nel processo artistico, evidenziando i momenti creativi salienti degli artisti e designers giunti in residenza in questi trent’anni. Larry Bell, Pierre Charpin, Lieven De Boeck, Erik Dietman, Thomas Kovachevich, Giuseppe Penone, Jana Sterbak, Martin Szekely, Robert Wilson e Terry Winters trovano ne Le stanze del vetro uno spazio dedicato al loro mondo, per il quale la ricerca e l’esperienza nei laboratori marsigliesi sono state tappe fondamentali./ The project concentrates on a selection of works from the past thirty years, in an attempt to highlight the salient creative moments of artists and designers who have been in residence at the Cirva, a workshop established in Marseille in 1986 as a non-for-profit state entity with the aim of introducing glass into the creative process. In Le stanze del vetro Larry Bell, Pierre Charpin, Lieven De Boeck, Erik Dietman, Thomas Kovachevich, Giuseppe Penone,
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Malinconia e vanità, gioco ironico dell’identità, autobiografia politica e riflessione esistenziale: il corpo è materia da plasmare, da trasformare in scultura, effigie o frammento, rappresentazione simbolica. Trentadue artisti della Collezione Pinault danzano ognuno con se stesso nello spazio unico di Punta della Dogana, raccontando le proprie storie attraverso linguaggi espressivi diversi,
DESIGN.VE intende offrire uno sguardo eccentrico rispetto alle grammatiche consolidate del design, approfondendo la relazione tra il linguaggio internazionale del progetto e la specificità di Venezia, aprendosi al dialogo con una molteplicità di soggetti attivi nel presentare in diversi luoghi della città i propri progetti di design. Fulcro di DESIGN. VE è la collettiva Design After Darwin. Adapted to Adaptability, che intende esaltare il valore di apertura del design verso usi alternativi, molteplici e stratificati. Il design diviene ingrediente attivo della trasformazione della vita quotidiana./ DESIGN.VE aims to offer a unique perspective on design in order to give depth and resonance to the relationship between the breadth of international design and the specificity of Venice. It encourages exchanges and dialogues amongst a multitude of artists and designers who have chosen DESIGN.VE as the ideal context for their design projects. The theme Design After Darwin. Adapted To Adaptability aims to showcase design’s ability to be receptive to alternative uses as it multiplies and stratifies. Design becomes an active component in the transformation of everyday life. Palazzo Morosini, Campo Santo Stefano San Marco 2803 and other venues in Venice www.designve.org
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
DESIGN.VE
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Alessandro DIAZ DE SANTILLANA La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie 24 maggioMay–15 settembreSeptember
Alessandro Diaz de Santillana, discendente dalla dinastia vetraria Venini, fondata a Murano nel 1921 dal nonno Paolo Venini, rielabora l’antica tecnica utilizzata per la produzione del vetro piano da finestra, sulla quale l’artista interviene immediatamente, ‘a caldo’, plasmando il materiale e applicandovi patine capaci di trasformare la trasparenza del vetro in opere dense e assorbenti. Opere di forte impronta materica, consistenti e potenti lavori che si impongono nello spazio: il contrario della fragile e eterea immagine del vetro./ Alessandro Diaz de Santillana has, over the last ten years, studied the ancient techniques of the Venini glass dynasty, founded in Murano in 1921; reworking the ancient technique of flat glass window production. These artworks are strong and robust, imposing themselves on their surroundings in an intense contrast to the typical fragile ethereality of glass.
del pavimento della Basilica di San Marco, i cui intrecci eleganti e sinuosi rimandano a un’idea di mappa che lega attimi vissuti, passi, incontri e silenzi. E lo fa dissimulando la solida presenza delle tessere musive con tasselli effimeri, che portano dentro di sé quello stesso concetto di tempo: centomila francobolli, tutti usati e provenienti da ogni parte del mondo, che l’artista ha suddiviso per provenienza e per colore prima di disporli a formare la magia che appare sotto ai nostri occhi./ A site-specific installation by Elisabetta Di Maggio, curated by Chiara Bertola. In Greetings from Venice, the artist has drawn inspiration from the Byzantine patterns of the floor of St. Mark’s Basilica, whose elegant and sinuous weaves refer to the idea of a web that connects together experiences, steps, encounters and silences. The artist does so by concealing the solid presence of mosaic blocks by means of ephemeral tiles, which carry within them that same concept of time: one hundred thousand used postage stamps, from every part of the world. Event Pavilion, T Fondaco dei Tedeschi, Rialto www.tfondaco.com
DESIGN/COMMUNICATION RESEARCH
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FABRICA Wanted Creativity
24 maggioMay–30 settembreSeptember
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Elisabetta DI MAGGIO Greetings from Venice FinoUntil 25 novembreNovember
Installazione site-specific di Elisabetta Di Maggio, a cura di Chiara Bertola. In Greetings from Venice l’artista ripensa alla trama bizantina dei mosaici
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Epoca FIORUCCI
23 giugnoJune–13 gennaioJanuary, 2019
Elio Fiorucci, il celebre stilista milanese scomparso nel 2015, fu capace di rivoluzionare la moda e il mercato e di formare il gusto di almeno due generazioni di giovani. Le sue idee innovative, le proposte sempre all’avanguardia rispetto agli input del pronto-moda, l’apertura ad altri mondi e culture, da cui traeva ispirazione, la passione per l’arte, la collaborazione con artisti come Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, e con architetti innovatori al pari suo come Sottsass, Mendini, Branzi, De Lucchi, la grafica e il design per la comunicazione dei suoi capi e accessori lo hanno reso un fuoriclasse inimitabile del fashion./ Elio Fiorucci, the famous Milanese fashion designer who died in 2015, revolutionised fashion and the fashion market and moulded the taste of at least two generations of young people. Fiorucci’s innovative ideas were always at the forefront of ready-to-wear fashion, and his exploration of other worlds and cultures for inspiration – such as his passion for art or artists like Keith Haring, Jean-Michel Basquiat and Andy Warhol; for contemporary architecture with architects such as Sottsass, Mendini, and Branzi; his close attention to graphic artists and designers in presenting and publicising his clothes and accessories - made him a fashion champion. Ca’ Pesaro - Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
DESIGN
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FORT INTEMPORAL
Wendy Krochmal, Bobby Fogel 23 maggioMay–26 novembreNovember
Project Room, Marignana Arte Rio Terà dei Catecumeni, Dorsoduro 141 www.marignanaarte.it | www.designve.org
SITE-SPECIFIC INSTALLATION
FASHION DESIGN
Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, apre due temporary shop nella vivace Via Garibaldi. Un’ex macelleria e un’ex falegnameria, recuperati al contemporaneo da VAP (Venice Art Projects), sono ora convertiti in spazi multifunzionali dove incontrarsi, fare shopping, condividere idee. Fabrica, il luogo in cui da 24 anni il talento di tutto il mondo incontra e sviluppa produzioni artistiche, abbraccia il mondo e diventa veicolo della cultura./ Fabrica, Benetton Group’s communication research centre, arrives in the lagoon city with two temporary shops in the lively Via Garibaldi. The two sites – previously a butcher’s and a carpenter’s - will be converted into multi-functional spaces for meeting, shopping, sharing and getting together. Fabrica, an artistic hub where, for the past 24 years, talents from all over the world have been meeting and developing art, embraces the world and becomes a vehicle for culture. Infopoint, confessions | Via Garibaldi, Castello 1830 Portfolio reviews, shop | Fondamenta Sant'Anna Castello 994 www.fabrica.it
Progetto site-specific di rivalorizzazione ambientale dell’artista Wendy Krochmal e dell’architetto Bobby Fogel a Forte Marghera, ex fortezza ottocentesca. Nell’edificio n. 29, diroccato e senza tetto, Krochmal e Fogel hanno deciso di rinsaldare tutte le fratture della struttura muraria, ricorrendo all’antica tecnica giapponese del kintsugi, che utilizza lacca dorata per enfatizzare le imperfezioni, le riparazioni e le cuciture di un oggetto, rendendolo unico. A Fort Intemporal la lacca dorata è stata sostituita da una miscela di frammenti di
Marignana GUIDE Arte 16. Mostra Internazionale di Architettura
GLASS
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La Collezione Barry FRIEDMAN FinoUntil 19 agostoAugust
Nata dalla passione di un grande cultore dell’arte, il noto collezionista newyorchese Barry Friedman, questa straordinaria raccolta di opere in vetro di Murano del XX secolo si compone di 177 pezzi, tra cui vetri firmati da Bianconi, Buzzi, Nason, Poli, Scarpa, Zecchin, realizzati presso le più importanti e storiche fabbriche muranesi, come Seguso, Barovier e Toso, Cenedese, Salviati e Venini./ Coming from the passion of a great art enthusiast, namely the renowned New York collector Barry Friedman, this extraordinary collection of Twentieth-century Murano glass is comprised of 177 works that include glass designed by Bianconi, Buzzi, Nason, Poli, Scarpa and Zecchin, and made in the most important and historic factories of Murano, such as Seguso, Barovier and Toso, Cenedese, Salviati and Venini.
Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, Murano www.museovetro.visitmuve.it
PHIILOSOPHY/ARCHITECTURE/ART
Palazzo Fortuny, San Marco 3958 www.fortuny.visitmuve.it
PHOTOGRAPHY
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Dina GOLDSTEIN
Snapshots from The Garden of Eden
2 settembreSeptember–4 novembreNovember
Dina Goldstein (Tel Aviv, 1969; oggi vive a Vancouver), nota per la serie Fallen Princesses, che trasferisce nella realtà contemporanea i personaggi delle favole evidenziando disagi e malesseri della società, presenta una nuova serie di scatti che accostano i miti biblici alla vita quotidiana, creando immagini dal potente impatto narrativo e mostrando un modo del tutto originale di guardare all’ebraismo attraverso interpretazioni di episodi e figure della tradizione ebraica inserite in contesti stranianti./ Dina Goldstein (Tel Aviv, 1969) is a Vancouver-based artist known for her Fallen Princesses series, an interpretation of fairytale characters living in the modern world, that highlights distress and malaise in modern society. Goldstein will present a new photography series on biblical myth and daily life; creating powerful narrative images, and looking at Judaism in an original way by playing with traditional Jewish stories and figures in alien contexts. Museo Ebraico di Venezia, Campo del Ghetto Nuovo www.museoebraico.it | www.dinagoldstein.com
DRAWING
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New HAGGADAH 100 The FinoUntil 26 agostoAugust
FUTURUINS
Il Corpo e la Pietra
1 settembreSeptember–7 gennaioJanuary, 2019
L’estetica delle rovine è elemento cruciale nella storia della civiltà occidentale: simboleggia la presenza del passato, conferisce ricchezza di senso al presente, dona consapevolezza ai progetti futuri. La mostra spazia cronologicamente attraverso i secoli in modo da restituire la complessità del concetto, dalle prime mitologie della distruzione, effetto dell’ira divina (la Torre di Babele, ad esempio), fino al ‘terrorismo iconoclasta’ di Palmira, includendo l’antico Egitto, l’antichità greco-romana, l’instauratio Romae, la ruine du Louvre, le distruzioni belliche del secolo scorso, le macerie delle Twin Towers./ The aesthetic of ruins is a crucial element in the history of Western civilisation: it symbolises the presence of the past, confers a wealth of meaning to the present, and brings awareness to future projects. In order to give an idea of the complexity of the concept, the exhibition ranges chronologically over the centuries: from the first mythologies of destruction, the effect of divine
t +39 O41 52 27 36O info@marignanaarte.it www.marignanaarte.it
Trasmettere la memoria di un evento di generazione in generazione è un principio ebraico fondamentale. Questo è particolarmente vero in occasione della Pèsach, la pasqua ebraica, quando, durante la cena del Seder che segna l’inizio della festività, in ogni parte del mondo gli ebrei leggono le storie della liberazione del popolo ebraico e della Fuga dall’Egitto in un libro speciale illustrato. L’artista viennese Arik Brauer (1929) ha creato una nuova Haggadah, ovvero un nuovo esemplare di questo straordinario testo illustrato./ To pass the memories of significant events from generation to generation is an important Jewish principle. This is especially true for Passover, a holiday that is celebrated in spring. Every year on the evening of Seder, which marks the beginning of this holiday, Jews around the world read the story of the liberation of the Jews from slavery and the Exodus from Egypt – the Haggadah shel Pesach – a special book which is usually also illustrated. The Viennese artist Arik Brauer has created a new Haggadah.
Museo Ebraico di Venezia, Campo del Ghetto Nuovo www.museoebraico.it
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23.05 — 15.09.18
Forte Marghera, Via Forte Marghera 30, Mestre www.designve.org
wrath (the Tower of Babel etc.) to the “iconoclastic terrorism” of Palmyra, while also including ancient Egypt, Greco-Roman antiquity, the instauratio Romae, the ruine du Louvre, twentieth-century destruction by war and the ruins of the Twin Towers.
W.W.W. What Walls Want
vetro di Murano, incastonati nelle crepe dell’edificio per enfatizzare le fenditure./ Fort Intemporal is a site-specific project created by artist Wendy Krochmal and architect Bobby Fogel, focussing on the revaluation of our environment. It is located in one of the buildings of Forte Marghera. The mark of time has left the roofless building eroded with cracked floors and aged walls. In the tradition of Kintsugi, golden lacquer is used to emphasize imperfections and to make the repairs and seams a distinctive and delicate part of the object or, in this case, the place.
Dorsoduro 141 Rio Terà dei Catecumeni 3O123 Venezia Italia
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
CRAFTS
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HOMO FABER
Crafting a More Human Future 14–30 settembreSeptember
Homo Faber è la più grande esposizione mai ospitata negli spazi della Fondazione Giorgio Cini, occupando le gallerie, la biblioteca, i chiostri e persino la piscina con capolavori, installazioni e workshop che celebrano l'artigianato e i mestieri d’arte europei. Michele de Lucchi, Judith Clark, Jean Blanchaert, Stefano Boeri e India Mahdavi sono alcuni tra i protagonisti di livello mondiale che hanno creato i 15 spazi espositivi che ospitano un’ampia selezione di materiali e discipline, dal gioiello alle biciclette su misura, dalle tecniche più rare ad alcuni degli esempi più rappresentativi dell’eccellenza artigiana./ A panoramic view of European fine craftsmanship. The building’s galleries, library, cloisters and even the swimming pool of the Giorgio Cini Foundation will host masterpieces, exhibitions, installations and workshops celebrating the work of European artisans. Michele de Lucchi, Judith Clark, Jean Blanchaert, Stefano Boeri and India Mahdavi are among the world-class names that have created the 15 exhibition spaces. Together, the exhibits showcase a vast array of materials and expertise, from rare traditional skills on the brink of being lost to the most cutting-edge contemporary techniques. Isola di San Giorgio www.homofaberevent.com
DESIGN.VE
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Casa IED
Grand Canal edition
23 maggioMay–23 settembreSeptember
di home design. L’idea nasce dal desiderio di raccontare IED come se si parlasse di “casa”, uno spazio dove trovare la propria identità, dove ognuno porta la propria cultura, la propria differenza, dove le persone si incontrano e si contaminano a livello creativo. È qui che trovano posto una selezione di progetti realizzati da alunni dell’Istituto, oggi designer professionisti, e da alcuni docenti di IED Venezia, tra cui Davide Aquini e gli Zaven (vincitori del Wallpaper* Design Award), Francesco Tencalla e Gaetano Di Gregorio./ CASA IED focuses on interior space within the home, replicating a night/day ambience to display different elements of home design. A selection of works by alumni of the Institute, now established professional designers, will be accompanied by works from IED Venezia professors such as Davide Aquini and Zaven (Wallpaper* Design Award winners), Francesco Tencalla and Gaetano Di Gregorio. IED Istituto Europeo di Design Venezia Palazzo Franchetti, Sala del Portego San Marco 2842 www.ied.it
EIGHTEENTH CENTURY
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Giulia LAMA
Pittrice e poetessa 1681-1747 23 maggioMay–10 luglioJuly
A Venezia nella prima metà del Settecento oltre a Rosalba Carriera viveva un’altra pittrice di primissimo piano. Il suo nome era Giulia Lama. A dispetto delle sue colleghe impegnate nella produzione di generi ‘femminili’ come il ritratto o la miniatura, Lama si cimentò nella pittura di storia, con grandi composizioni affollate. La sua estetica, lontana da visioni prettamente decorative o intrise di calda sensualità, si qualifica nelle raffigurazioni dal forte risalto plastico ed espressivo, violente nella loro gestualità e nell’uso del colore, in sintonia con quanto diffuso in quegli anni a Venezia da Giambattista Piazzetta./ During the first half of the Eighteenth century, Venice was not only home to artist Rosalba Carriera, but also to another prominent painter, Giulia Lama. Unlike her female artist contemporaries, who were engaged in producing “feminine” genres such as portraiture or miniatures, Lama focused on historical painting, creating large, densely filled compositions. Far from the purely decorative or warmly sensual, Giulia Lama’s art is characterised by images of a powerful three-dimensional quality and expressive force, violent in its brushstrokes and use of colour, and close in character to Giambattista Piazzetta’s work in Venice in the same period. Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano Dorsoduro 3136 www.carezzonico.visitmuve.it
Un progetto d’interni che riproduce uno spazio notte/giorno in cui sono collocati vari elementi
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TWENTIETH CENTURY
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Osvaldo LICINI
Che un vento di follia totale mi sollevi / Let Sheer Folly Sweep Me Away
22 settembreSeptember–14 gennaioJanuary, 2019
La mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, celebra i 60 anni della scomparsa di Osvaldo Licini (1894–1958), figura di spicco nel panorama artistico della prima metà del XX secolo. Dopo l’esperienza figurativa, Licini abbandona ogni residuo realista, per dedicarsi interamente all’astrattismo: era il 1958 quando l’artista, sotto l’egida promozionale del critico d’arte e amico di Peggy Guggenheim Giuseppe Marchiori, vinse il Gran premio internazionale per la pittura alla 29. Biennale di Venezia dove aveva presentato 53 opere - eseguite tra il 1925 ed il 1958 - in una sala personale allestita da Carlo Scarpa./ The exhibition, curated by Luca Massimo Barbero, celebrates the 60th anniversary of Osvaldo Licini’s death (1894–1958), a major figure in the development of Italian art in the first half of the 20th century. Following his early figurative works, Licini rejected realism and painted completely abstract works. In 1958 Licini exhibited 53 works, dating from 1925 to 1958, at the 29th Venice Biennale, in a gallery designed by Carlo Scarpa. Supported by Peggy Guggenheim’s friend and art critic, Giuseppe Marchiori, he was awarded the Grand Prix for Painting. Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
GLASS/DESIGN
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LUab 4.0
Lo spazio LUab 4.0, dedicato alla sperimentazione e comprendente fornaci, laboratori e spazi espositivi, nasce per la volontà e l’entusiasmo di quattro soci fondatori, Francesco Scarpa, Ivano Seno, Andrea Perotta e Fabio Fornasier, muranesi doc, discendenti di maestri vetrai. La loro passione e le loro competenze sono compenetrate nella costruzione di un nuovo progetto che in realtà è un ritorno all’antico in chiave contemporanea: il recupero di un vecchio opificio a Murano e la trasformazione dello stesso in uno spazio aperto alla contaminazione di idee e creatività, una fornace 4.0 dove accogliere artisti e designer da tutto il mondo./ LUab 4.0 is a space for experimentation
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
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16. Mostra Internazionale Enoiteca di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
that includes furnaces, workshops, and exhibition areas. It has been founded and sponsored by four partners, Francesco Scarpa, Ivano Seno, Andrea Perotta, and Fabio Fornasier - all four from Murano and the descendants of master glassblowers. Their passion and know-how are essential to the project they are working on, a return to the past in a modern aesthetic: the restoration of an old factory in Murano and its conversion into a place for the fusion of ideas and creativity, a glass furnace 4.0 to welcome artists and designers from all over the world.
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design
Andrea Lorenzon
MAGWALL
by Declare+Edicola 518
Murano Gallery LUab 4.0, Calle Vivarini 6/A-Murano www.luab.it
PHIILOSOPHY/ARCHITECTURE/ART
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MACHINES à penser
26 maggioMay–25 novembreNovember
La mostra è un percorso tra filosofia, arte e architettura. Il progetto esplora la correlazione tra le condizioni di esilio, fuga e ritiro e i luoghi fisici o mentali che favoriscono la riflessione, il pensiero e la produzione intellettuale. Machines à penser si concentra su tre fondamentali figure della filosofia del XX secolo: Theodor Adorno (1903-1969), Martin Heidegger (1889-1976) e Ludwig Wittgenstein (1889-1951). In tutti e tre l’isolamento, che sia stato scelto o che sia stato imposto, sembra avere decisamente influenzato il rispettivo pensiero. I loro ‘rifugi’ sono diventati fonte d’ispirazione ed elementari archetipi architettonici./ The exhibition is a journey through philosophy, art, and architecture. The project explores the correlation between the conditions of exile, escape and withdrawal, and the mental or physical places that foster reflection, thought, and intellectual creativity. Machines à penser focuses on three fundamental philosophers of the 20th century: Theodor Adorno (1903-1969), Martin Heidegger (1889-1976), and Ludwig Wittgenstein (18891951). In all three, isolation, whether it was chosen or imposed, seems to have heavily influenced thought. Their 'refuges' became a source of inspiration for elemental architecture archetypes. Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina Santa Croce 2215 www.fondazioneprada.org
Declare, brand indipendente di borse e accessori in pelle dal design essenziale ed eclettico, all'interno del suo store a Venezia apre Magwall, una selezione di riviste tra le più interessanti del panorama internazionale come: 032c, i-D, Tunica, Luncheon, Mushpit, Modern Matter, FFF Zine, The Gourmand, Cook_inc, Noble Rot, Eye, Foam, Gagosian, Polpettas, Toilet Paper, Mac Guffin, Archivio, Mark, Genda, Sirene, Cartography e molti altri. Il progetto nasce dalla collaborazione con il team di Edicola 518, un microcosmo culturale nato a Perugia nel 2016 da un’associazione, che ha rilevato l’edicola n. 518 della città, rivoluzionandola con un’ottica contemporanea: ai quotidiani e alle riviste di largo consumo sono stati sostituiti magazine specializzati./ Declare is an independent designer of bags and leather accessories of essential and eclectic design. In their Venetian store, Declare opened Magwall, a selection of the most interesting magazines from all over the world. Names include: 032c, i-D, Tunica, Luncheon, Mushpit, Modern Matter, FFF Zine, The Gourmand, Cook_inc, Noble Rot, Eye, Foam, Gagosian, Polpettas, Toilet Paper, Mac Guffin, Archivio, Mark, Genda, Sirene, Cartography, and several others. This is a project by the team of Edicola 518, a cultural microcosm based in Perugia that bought out a newsstand in the same city and modernized it. Specialty publications have been added to the offer of newspapers and mainstream media. Calle Seconda dei Saoneri, San Polo 2671 www.dclr.it
DESIGN
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MARIO BELLINI per Murano 9 settembreSeptember–2 dicembreDecember
Nato a Milano nel 1935, Mario Bellini ha segnato la storia dell’architettura e del design internazionale grazie alla sua intensa attività nel settore del disegno industriale, oltre che nel campo della comunicazione. Autore, recentemente, della sede centrale di Deutsche Bank a Francoforte (2011) e della nuova ala del Louvre dedicata all’arte islamica (2012), Bellini ha accompagnato la sua attività professionale con la sperimentazione di tanti materiali e delle più varie tecniche, tra cui appunto il vetro, che l’ha visto attivo sull’isola di Murano per le fornaci di Seguso e Venini./ Born in Milan in 1935, Mario Bellini has influenced the history of
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Calle del Pestrin Castello 3829a/3829, Venezia Tel. +39 0412412705 lorenzongood@gmail.com Opening hours 12.30am - 3.30pm / 7pm - 1am Closed Tuesday and Wednesday
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STUDIOLANZA_2018
PALAZZO DUCALE - I TESORI NASCOSTI DEL DOGE
MUSEO EBRAICO E SINAGOGHE
CA’ FOSCARI TOUR
MUSEO DEL VETRO DI MURANO
MUSEO DI PALAZZO MOCENIGO
MUSEO DI STORIA NATURALE
VILLA WIDMANN REZZONICO MIRA
CA’ REZZONICO
MUSEO DI SAN SERVOLO
ITINERARI CULTURALI VENEZIANI Tutto a Venezia è fascino e suggestione, la Venezia monumentale e quella minore sanno regalare al visitatore scorci di un passato glorioso e storie di vita della città e degli abitanti che l’hanno resa grande. Palazzo Ducale con gli itinerari segreti e i Tesori nascosti del Doge, nobili dimore veneziane divenute musei, luoghi di culto che racchiudono capolavori d’eccezione, il più antico ghetto ebraico d’Italia, carico di storia con i suoi 500 anni. Perdetevi per calli e campielli alla scoperta di un patrimonio storico artistico di inestimabile valore.
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LE NOSTRE SEDI: VENEZIA
è arte, didattica, cultura, valorizzazione, tutela, cooperazione, lavoro
www.coopculture.it
• R O M A • F I R E N Z E • T O R I N O • N A P O L I • PA L E R M O
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
architecture and international design through his extensive work in the fields of industrial design and communications. Recently the architect of Deutsche Bank headquarters in Frankfurt (2011) and of the new wing of the Louvre dedicated to Islamic art (2012), Bellini has also complemented his professional activity with experimentations in many materials and widely varied techniques, among them glass, which he has put into practice on the island of Murano for the furnaces of Seguso and Venini.
Museo del Vetro, Fondamenta Giustinian 8, Murano www.museovetro.visitmuve.it
GLASS
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MEMPHIS Plastic Field Memphis, l’azienda milanese fondata da Ettore Sottsass e da un collettivo di progettisti nel 1981, continua a proporre pezzi afferenti alla produzione tra gli anni 1981 e 1988 accanto a nuove collezioni con il marchio Post Design, firmate da celebri designers contemporanei. Attraverso un allestimento che riproduce un manto erboso nero sul quale proliferano piante (sempre nere e in plastica) e spiccano in forte contrasto cromatico i coloratissimi oggetti, riprende vita la collezione postmodernista di Memphis degli anni ‘80: pezziicona e l’intero portfolio vetrario riprodotto in esclusiva dalla fornace di Berengo Studio./ As in the early ‘80s, when the design group challenged the minimalist trend with a multi coloured style, Memphis’ iconic works stand out in contrast to Palazzo Franchetti. A field of black leaves and plants are in bold contrast to the colour of the surrounding objects and lets the visitors’ attention focus on the bold and daring range of tones and shapes which allowed architect Ettore Sottsass to leave an unforgettable mark on the global design scene of his time. The exhibition presents a selection of contemporary productions of the group’s most renowned works in their original design created during the 1981-1987 period. Fondazione Berengo, Palazzo Franchetti San Marco 2847 www.fondazioneberengo.org
TWENTIETH CENTURY
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Angelo MORBELLI
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A distanza di oltre un secolo, il ciclo pittorico di Angelo Morbelli, uno dei capolavori del maestro divisionista, viene presentato nella sua interezza al pubblico. Nel 1901 Morbelli confida all’amico Giuseppe Pellizza da Volpedo la volontà di riaccostarsi al tema della vecchiaia. Il risultato di questa nuova ricerca, su un tema affrontato dal pittore fin dal 1883, viene presentato alla V Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia del 1903. Il poema della vecchiaia si compone di sei diverse opere - Il Natale dei rimasti, Vecchie calzette, Mi ricordo quand’ero fanciulla, Siesta invernale, Sedia vuota e I due inverni./ After more than a century, Angelo Morbelli’s pictorial cycle, Il poema della vecchiaia (The Poem of Old Age), one of the Divisionist artist’s masterpieces, has been completely reassembled. In 1901 Morbelli confided to his friend Giuseppe Pellizza da Volpedo his desire to return to the theme of old age. The result of this new approach to a subject he had addressed since 1883, was presented as a cycle of six works at the 5th Venice Biennale in 1903, listed in the exhibition catalogue as Il poema della vecchiaia - Il Natale dei rimasti, Vecchie calzette, Mi ricordo quand’ero fanciulla, Siesta invernale, Sedia vuota and I due inverni.
L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue
Visitare Il mondo che non c’era significa immergersi nell’incredibile ricchezza delle culture indigene che prosperarono per millenni in terre allora sconosciute, le “Indie” dei viaggiatori europei scoperte alla fine del XV secolo. Un bellissima mostra sulle Civiltà precolombiane con più di duecento opere selezionate dalla ricchissima e preziosa Collezione di Giancarlo Ligabue: non solo i più noti Maya, Aztechi e Inca, ma anche i meno conosciuti Olmechi, Tairona, Cavin, Moche, con tutta la loro portata di divinità, miti, giochi, scritture./ Visiting Il mondo che non c’era (The World That Was Not
DESIGN
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I ♥ MOTOCICLETTA
L’architettura della velocità 9 giugnoJune–28 ottobreOctober
most intriguing and beguiling symbols of twentieth-century design: the motorbike. After the Second World War, made in Italy products began to gain success internationally, and the motorbike, a combination of technology and creativity, became one of the spearheads of Italian industry. The motorbike represented the throbbing pulse of cultural upheaval that coursed through Italy during the twentieth century and propelled the technological field; as well as having a great beauty of its own. The motorbike became a cultural phenomenon and a symbol of youth, freedom, courage and nonconformism. MUVE Mestre, Forte Marghera Via Forte Marghera 30, Mestre www.visitmuve.it
CONTEMPORARY
20 ottobreOctober–6 gennaioJanuary, 2019
Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna Santa Croce 2076 www.capesaro.visitmuve.it
Il mondo che non c’era FinoUntil 30 giugnoJune
Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Palazzo Loredan, Campo Santo Stefano, San Marco 2945 www.fondazioneligabue.it
Il poema della vecchiaia
24 maggioMay–25 novembreNovember
ARCHEOLOGY
There) means to immerse oneself and breathe in the unbelievable richness of the indigenous cultures that prospered in lands hitherto unknown to Europeans, which later came to be called the “Indies”. Not only the famous Maya, Aztec, and Incas, but also the lesser known Olmecs, Tairona, Chavin, Moche, and many others. The quality of these pieces is extraordinary: religious statues, masks, idols, vases.
Una mostra spettacolare dedicata a uno dei simboli più curiosi e attraenti del design del XX secolo: la motocicletta. Nel dopoguerra il made in Italy comincia a ottenere successo a livello internazionale e la motocicletta, connubio di tecnologia e creatività, sarà una delle punte di diamante della nostra industria. La moto diventa il testimone pulsante di quel fermento culturale che percorre l’Italia nel corso del Novecento con tutta la sua spinta propulsiva in campo tecnologico, ma anche fenomeno di costume, simbolo di gioventù, libertà, coraggio e anticonformismo./ A spectacular exhibition dedicated to one of the
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NANCY GENN
Architecture from Within / Architetture Interiori 24 maggioMay–7 agostoAugust
Importante retrospettiva, curata da Francesca Valente, che ripercorre attraverso circa 70 opere gli oltre 60 anni di carriera di Nancy Genn, poliedrica artista californiana, esponente della corrente astratta sviluppatasi intorno alla baia di San Francisco. Opere su carta a matita, inchiostro e tecnica mista, dipinti e grafica, sculture in bronzo, sia di grandi che di piccole dimensioni: i suoi lavori si configurano come sorta di architetture interiori capaci di condurre lo spettatore all’interno di una dimensione rarefatta in continuo mutamento, lasciandolo immerso in una sensazione arcaica di meraviglia./ An important retrospective exhibition curated by Francesca Valente that traces Nancy Genn’s 60-year career. Genn is a Californian artist and a member of the abstract art movement that grew up around the Bay Area. Pencil, ink, and mixed media on paper, paintings, graphic art, bronze sculptures both large and small: her art is a sort of inner architecture that can take viewers into an ever-changing dimension and leave them in a state of ancient wonderment. Sala degli Stemmi, Palazzo Ferro Fini San Marco 2322 www.nancygenn.com
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
ARCHITECTURE
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NEGOZIO OLIVETTI Carlo Scarpa
Il Negozio Olivetti venne progettato nel 1958 da Carlo Scarpa su incarico di Adriano Olivetti. Superando le dimensioni ridotte dell’ambiente, collocato nelle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, Scarpa crea un’opera di grande respiro e trasparenza. Grazie al preciso controllo del disegno scarpiano modernità architettonica e tradizione veneziana convivono con grande armonia, dando vita a uno dei più limpidi capolavori dell’architettura contemporanea./ The Olivetti Store was designed by Carlo Scarpa in 1958 by direct appointment of Adriano Olivetti. Scarpa overcame the inherent difficulties of using the small space, which faces Piazza San Marco, and designed an airy, transparent environment. Thanks to his precisely-controlled design, modern architecture and Venetian tradition live together in the store, giving life to one of the most limpid masterpieces of contemporary architecture. FAI – Fondo Ambiente Italiano Piazza San Marco 101 www.negoziolivetti.it
SOLO SHOW
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Albert OEHLEN Cows by the Water
FinoUntil 6 gennaioJanuary, 2019
functional arrangement where colours and lines never seem to meet. An itinerary that presents itself as the subtext of understanding the way fusion, humour, improvisation, repetition, density, and discordance become art. Palazzo Grassi, San Samuele 3231 www.palazzograssi.it
NOVECENTO
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La passione e la visione Riccardo Selvatico, Giovanni Battista Giorgini tra Venezia e Firenze 1895–2018 16 maggioMay–8 luglioJuly
Dialogo tra architettura, moda e arte che mette a confronto Venezia e Firenze a partire da due figure emblematiche. Nel 1893 Riccardo Selvatico, sindaco di Venezia dal 1890 al 1895, in un periodo di grande crisi economica per la città, concepì al Caffè Florian, insieme ad alcuni artisti e intellettuali, l’idea di un’Esposizione d’Arte Internazionale, La Biennale di Venezia. Giovanni Battista Giorgini, collezionista e appassionato d’arte ma anche abile uomo di affari, seppe riconoscere la potenzialità della moda italiana e nel 1951, subito dopo la guerra, ideò a Firenze la prima presentazione di alta moda italiana./ A conversation between architecture, art, and fashion that compares Venice and Florence using two emblematic figures. In 1893 Riccardo Selvatico, the mayor of Venice, created the Biennale for his economically challenged town, with the help of artists and intellectuals at the tables of Caffè Florian. Giovanni Battista Giorgini, a collector and art enthusiast as well as a knowledgeable businessman, recognized the potential in Italian fashion and, in 1951, sponsored the first presentation of Italian haute couture.
passo con gli esiti migliori delle avanguardie più recenti, e di conoscere gli artisti newyorkesi che avrebbero dominato gli anni ’50. Un momento dirompente nella storia dell’arte del XX secolo che ora viene riesaminato nella mostra-omaggio che ricrea l’ambiente del Padiglione attraverso documenti, fotografie, lettere e una maquette che per la prima volta ricostruisce gli spazi e l’allestimento originario progettato dall’architetto Carlo Scarpa./ This year marks the 70th anniversary of the exhibition of the collection of Peggy Guggenheim in the Greek Pavilion at the 24th Venice Biennale, which offered the European public the opportunity to catch up with the latest developments in art and to see the New York artists who would dominate the scene through the 1950s. In order to commemorate this milestone in the history of 20th-century art, the museum presents an homage that will partially recreate the setting of the pavilion through documents, photographs, letters, and - for the first time - a three-dimensional model of the pavilion installation, designed by the architect Carlo Scarpa. Projects Rooms, Collezione Peggy Guggenheim Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it
ARCHITECTURE
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Renzo PIANO Progetti d’acqua
24 maggioMay–25 novembreNovember
Fondazione Bevilacqua La Masa Galleria di Piazza San Marco www.bevilacqualamasa.it TRIBUTE
Albert Oehlen (Krefeld, Germania,1954) è un pittore che sfida tanto le categorizzazioni quanto l’estetica, il pensiero e l’approccio classico della pittura. Il suo mondo pittorico, dagli anni ‘80 ai giorni nostri, scorre attraverso le stanze di Palazzo Grassi. In Cows by the Water figurazione, geometria e astrazione rimbalzano da uno spazio all’altro creando uno spartito funzionale in cui colore e linea sembrano non coincidere mai. Un percorso, che si presenta come un sottotesto del suo modo di procedere in cui contaminazione, humour, improvvisazione, ripetizione, densità e disarmonia diventano gesti artistici./ Albert Oehlen (Krefeld, Germany, 1954) is a painter that defies the boundaries of categories as well as the classical approach to painting. His pictorial world, from the 1980s to the present, flows through the halls at Palazzo Grassi. In the exhibition Cows by the Water, representations, geometry, and abstract art bounce from space to space to create a
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1948: La Biennale di PEGGY GUGGENHEIM 25 maggioMay–25 novembreNovember
Nel 2018 ricorre il 70. anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim nel Padiglione greco della 24. Biennale di Venezia, che offrì agli europei l’occasione di mettersi al
Grazie al lavoro di ‘messa in scena’, progettato e realizzato da Studio Azzurro, è possibile immergersi nelle architetture di Renzo Piano, sedici progetti accomunati dal rapporto con l’elemento “acqua”. Le navette del Magazzino del Sale, ideate dall’architetto per trasportare le grandi tele di Emilio Vedova in un’esposizione dinamica e unica, sorreggono ora 8 grandi schermi sottilissimi. Il percorso prende il via dal progetto realizzato a Venezia nel 1984 nella chiesa di San Lorenzo per il Prometeo di Luigi Nono. Il viaggio continua poi in altri grandi città, Atene, Oslo, Londra, Genova, Parigi, New York, per infine concludersi di nuovo a Venezia./ Sixteen projects by the architect Renzo Piano, all linked by a relationship with water. The shuttle system, designed by the architect to transport the large canvases by Emilio Vedova in a dynamic and unique exhibition, now support 8 thin screens. Thanks to a mise-en-scène by Studio Azzurro in the spectacular Magazzino del
THE ORIGINAL ATMOSPHERE OF VENICE IS BROUGHT TO LIFE HERE IN THE MARRIAGE OF MODERN DESIGN AND THE
16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
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A Mosaic of Styles & Arts ENCHANTING ARCHITECTURE OF THE PAST: ART AS A BRIDGE TOWARDS SHAPES, STYLES, PEOPLE. EPOCHS AND ARTS ARE COMPOSED LIKE THE TILES IN A MOSAIC AND THEY
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
Sale, the exhibition is a journey into Piano’s architecture: to Venice, Athens, Oslo, London, Genoa, Paris, New York, and back. Fondazione Emilio e Annabianca Vedova Magazzino del Sale, Zattere 266 www.fondazionevedova.org
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BOOKS
Printing R-Evolution 1450-1500
1 settembreSeptember–7 gennaioJanuary, 2019
L’impatto della rivoluzione della stampa sullo sviluppo economico e sociale della prima Europa moderna. Un percorso di scoperta attraverso strumenti digitali e metodi di comunicazione innovativi, coordinato dal progetto 15cBOOKTRADE dell’Università di Oxford, mette in evidenza come nel 1500 in Europa circolassero milioni di libri, non solo per le élite, ma per un pubblico assai più esteso di quanto oggi ci si possa immaginare. Sperimentazione e intraprendenza resero possibile questa rivoluzione che avvenne grazie a una virtuosa e fertile sinergia tra diversi settori della società: sapere, tecnologia e commercio./ This exhibition documents the impact of the printing revolution on the economic and social development of early modern Europe. The exhibition - a journey of discovery which uses digital tools and innovative methods of communication, coordinated by the project 15cBOOKTRADE at the University of Oxford – highlights how, by the year 1500, millions of books were already circulating in Europe; not only for the elite, but for everyone. In those first decades printing coincided with experimentation and enterprise, the product of a new collaboration between various sectors of society: knowledge, technology, and commerce. Museo Correr, Biblioteca Nazionale Marciana Piazza San Marco www.correr.visitmuve.it
ARCHITECTURE AWARD
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PRIX W 2018 Fort de Villiers
25 maggioMay–15 settembreSeptember
idee progettuali incentrate sull’innesto architettonico contemporaneo. Il concorso per il Premio W 2018 prevedeva di progettare in questa area un luogo di incontro, un centro sportivo e culturale, un polmone verde nella città. I migliori 3 progetti, selezionati da una giuria internazionale, sono esposti ora alla Fondazione Wilmotte./ Le Fort de Villiers stands on a 4-hectare plot in Noisyle Grand and is part of the ancient defensive network of forts in Paris. It is the theme of Prix W 2018, a competition for students and young architects now in its eighth edition that investigates the development of ‘architectural grafting’ projects. The competition challenged participants to turn Fort de Villiers into a place for people to gather, to practice sport, to enjoy culture, and to have a “green lung” within the city. The best three projects, chosen by an international jury, are now being exhibited at the Wilmotte Foundation. Galleria della Fondazione Wilmotte Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 www.prixw.com | www.fondationwilmotte.com
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ARCHITECTURE
Bel Air Fine Art, Dorsoduro 728 belairfineart.com
PHOTOGRAPHY
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Fulvio ROITER
Fotografie 1948-2007 FinoUntil 26 agostoAugust
Giacomo QUARENGHI Progetti architettonici FinoUntil 17 giugnoJune
Circa cento disegni, tra i più rappresentativi dei 213 fogli architettonici del fondo grafico delle Gallerie dell’Accademia, ricostruiscono il pensiero architettonico di Giacomo Quarenghi (1744-1817), in occasione del bicentenario della morte. Grande interprete del Neoclassicismo, fu profondo estimatore di Andrea Palladio, la cui lezione appare costantemente presente nelle sue progettazioni. Quarenghi fu chiamato in Russia nel 1779 da Caterina II e ne divenne ben presto architetto ufficiale per quasi quarant’anni, sino alla morte avvenuta a San Pietroburgo nel 1817./ A selection of about 100 drawings, from the 213 held by the Gallerie dell’Accademia, show the development of Giacomo Quarenghi’s views on architecture two hundred years after his death. A great interpreter of Neo-classicism, Quarenghi always held Palladio in high regard, which is clearly visible in his creations. Empress Catherine II called him to Russia in 1779, where he was the court’s official architect for forty years until his death in St. Petersburg in 1817. Gallerie dell’Accademia, Campo Della Carità Dorsoduro 1050 www.accademiavenezia.it
PHOTOGRAPHY
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Jean François RAUZIER 26 maggioMay–25 novembreNovember
Le Fort de Villiers, costruito su 4 ettari di terreno situato a Noisy-le-Grand, ex forte del sistema difensivo di Parigi, è il tema del Premio W 2018, concorso per studenti e giovani architetti, giunto alla sua ottava edizione, che indaga lo sviluppo di
toshop©. Nei suoi sorprendenti puzzle digitali, Jean-François Rauzier ha dovuto affrontare tutti i limiti previsti dalla tecnologia delle apparecchiature fotografiche, al fine di creare l’illusione della realtà e di riprodurre il più fedelmente possibile la visione umana./ Artist Jean-François Rauzier explores the multiple possibilities of photo editing. His Hyperphotos unite the infinitely large with the infinitely small using a large number of individual pictures – 600 to 1000 - which he nips and tucks using Photoshop©. In his beautiful digital jigsaw puzzles, Rauzier tackles the limits of his photographic equipment to create an illusion of reality, and, at the same time, reproduce human vision as faithfully as possible.
Jean-François Rauzier è un artista che esplora le molteplici possibilità dell’editing fotografico. Le sue Hyperphoto sono costruite in modo da unire l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo nella stessa immagine, ogniuna delle quali è un collage formato da un numero elevatissimo di istantanee, dalle 600 alle 1000, scattate con il teleobiettivo e unite, clonate e mescolate con Pho-
Attraverso 200 fotografie, la più completa monografica che ripercorre l’intera sua carriera, emerge tutta l’ampiezza e l’internazionalità del lavoro di Fulvio Roiter, collocandolo tra i fotografi più significativi dei nostri tempi. Partendo dalle origini e dal caso che hanno determinato i primi approcci di Roiter alla fotografia, nel pieno della stagione neorealista, di cui il fotografo veneziano ha ereditato la finezza compositiva, il percorso racconta gli immaginari inediti e stupefacenti che rappresentano Venezia e la Laguna, ma anche i viaggi a New Orleans e in Belgio, Portogallo, Andalusia, Brasile./ A collection of 200 photographs that retraces the career of Fulvio Roiter in all its breadth and internationalism. Roiter was one of the most important photographers of our time. The exhibition begins with his early years as a photographer, at the height of neo-realism, from which he inherited his refinement of composition. We then move on to stunning images of Venice and the lagoon, and his travels to New Orleans, Belgium, Portugal, Andalusia and Brazil. Casa dei Tre Oci Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43 www.treoci.org
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16. Mostra Internazionale di Architettura
GUIDE
NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
TRIBUTE
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TRIBUTE
John RUSKIN
La Stanza di Zurigo
FinoUntil 10 giugnoJune
FinoUntil 23 luglioJuly
Le pietre di Venezia
Omaggio a Zoran Mušič
Scrittore, pittore e critico d’arte, John Ruskin (1819-1900) ebbe un legame fortissimo con la città lagunare, alla quale dedicò la sua opera letteraria più nota, Le pietre di Venezia, uno studio della sua architettura e un inno alla bellezza, unicità e fragilità della città. Capace di influenzare fortemente l’estetica del tempo con la sua interpretazione dell’arte e dell’architettura, Ruskin torna a Venezia a Palazzo Ducale in una mostra che raccoglie taccuini, acquarelli, rilievi architettonici, calchi in gesso, albumine, platinotipi./ The English writer, painter and art critic was a major figure in the Nineteenth-century international art scene with a deep attachment to Venice, to which he dedicated his most famous literary work The Stones of Venice, a study of the city’s architecture and a hymn to its beauty, uniqueness and fragility. Ruskin, who strongly influenced the aesthetics of his day through his interpretation of art and architecture, returns to Venice in the Doge’s Palace, an emblematic building that he explored extensively from different perspectives in his notebooks, watercolours, architectural reliefs, plaster casts and albumen and platinum prints. Palazzo Ducale, Piazza San Marco 1 www.palazzoducale.visitmuve.it
CONTEMPORARY
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Brigitte SELLES Fiber Art
FinoUntil 30 settembreSeptember
La francese Brigitte Selles (Angers, 1959) è abilissima nel tessere e annodare il feltro, che è la sua materia di elezione, ma lo fa a modo suo. Si tratta di una forma innovativa di comunicare senza tela, senza pennelli, senza colori. L’artista minimizza la complessità del lavoro attraverso l’essenzialità del bianco, che dà uno straordinario risalto ai suoi arazzi e ne restituisce intatta la filosofia del pensiero./ French artist Brigitte Selles (Angers, 1959) is skilled in weaving and knotting felt, her chosen material, but she does it in her own way. It is an innovative way of communicating without canvas, without brushes, and without colours. Brigitte Selles minimises the complexity of the work by using the essentiality of white, which gives her tapestries an extraordinary force and restores them with a philosophy of untouched thought. Palazzo Mocenigo, Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Santa Croce 1992 www.mocenigo.visitmuve.it
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Nel 1949 Zoran Mušič (Bocavizza, 1909-Venezia, 2005) ricevette da parte delle sorelle Charlotte e Nelly Dornacher l’incarico di decorare il seminterrato della loro villa a Zollikon, nei pressi di Zurigo. L’insieme doveva costituire un esempio di “opera d’arte totale”: oltre alle pitture su intonaco, tela di lino e juta, l’artista disegnò i motivi decorativi ricamati sulle tende e sulla tovaglia che ornavano la sala. Dopo anni di incuria e abbandono la stanza è stata recuperata grazie all’intervento di Paolo Cadorin, cognato di Mušič, ricomposta ora a Palazzo Fortuny come elemento centrale di una mostraomaggio al suo autore./ In 1949, Zoran Mušič (Bocavizza, 1909–Venice, 2005) was commissioned by sisters Charlotte and Nelly Dornacher to decorate the basement of their villa in Zollikon near Zurich. The result was to be an example of a “total work of art”: in addition to creating paintings on plaster, jute and linen canvas, the artist also designed the decorative patterns embroidered on the curtains and the tablecloth that adorned the room. After years of neglect and abandonment, the room has been restored, thanks to the intervention of Paolo Cadorin, Mušič’s brother-in-law, and recreated at Palazzo Fortuny as the central element of an exhibition and tribute to its creator.
thoughts and creations regarding architecture. The fourth edition of Time Space Existence presents a wide selection of works from architects, photographers, sculptors and universities. The topic Time Space Existence gives the opportunity to focus on these existential questions, creating an extraordinary combination of projects and approaches. The exhibition becomes a dialogue between current developments, ideas and thoughts in architecture. European Cultural Centre Palazzo Mora, Strada Nova, Cannaregio 3659 Palazzo Bembo, Riva del Carbon, San Marco 4793 Giardini Marinaressa, Riva dei Sette Martiri www.europeanculturalcentre.eu www.gaafoundation.org
TINTORETTO 500
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TINTORETTO 1519-2019
7 settembreSeptember–6 gennaioJanuary, 2019
Palazzo Fortuny, San Marco 3958 www.fortuny.visitmuve.it
ARCHITECTURE
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TIME Space Existence 26 maggioMay–25 novembreNovember
Una piattaforma dove presentare idee e progetti riguardanti l’architettura: la quarta edizione di Time Space Existence presenta una vasta selezione di progettisti, fotografi, scultori e soprattutto università di sei continenti, riuniti in un’unica e proficua combinazione. Il tema proposto dalla mostra offre la possibilità di concentrare l’attenzione su concetti filosofici solo apparentemente astratti, che invece condizionano il nostro vivere contemporaneo, creando una straordinaria combinazione di progetti e approcci in un dialogo tra gli attuali sviluppi e idee e pensieri dell'architettura in divenire./ A platform for architects from all over the world to visually present their personal
Un progetto di respiro internazionale per festeggiare i 500 anni dalla nascita del pittore veneziano Jacopo Tintoretto, tra i giganti della pittura europea del XVI secolo e, indubbiamente, quello che più ha ‘segnato’ Venezia con il marchio inconfondibile del suo genio. L’arte ‘moderna’ di Tintoretto viene celebrata con una doppia esposizione: gli anni della sua precoce affermazione giovanile alla Gallerie dell’Accademia di Venezia e la stupefacente vitalità creativa della sua maturità a Palazzo Ducale, in un percorso integrato di straordinari capolavori provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private del mondo./ An international project to celebrate the 500th anniversary of the birth of the Venetian painter Jacopo Tintoretto, one of the giants of sixteenth-century European painting, and one who has undoubtedly stamped Venice with the unmistakable mark of his genius. Two prestigious venues celebrate Tintoretto’s art from the years of his precocious youthful recognition at the Gallerie dell’Accademia di Venezia to the astounding creative vitality of his mature years at Palazzo Ducale by presenting an integrated sequence of extraordinary masterpieces from the world’s major public and private collections. Palazzo Ducale, Piazza San Marco 1 www.palazzoducale.visitmuve.it Galleria dell’Accademia, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it
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NOT ONLY BIENNALE
AROUND TOWN
TEXTILE COLLECTION
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VENEZIA e L’Oriente
La Collezione della Fondazione di Venezia FinoUntil 26 agostoAugust
Venezia da sempre ha dialogato con l’Oriente e più di un esponente della famiglia Mocenigo – una delle più importanti e prestigiose dinastie del patriziato veneziano con ben sette dogi – ha contribuito affinché questo importante scambio commerciale e culturale si mantenesse e progredisse. A Palazzo Mocenigo questo capitolo della storia veneziana viene approfondito attraverso l’esposizione di una ventina tra gli esemplari più rappresentativi della preziosa raccolta di oltre cento pezzi - fra abiti, tessuti e paramenti sacri - che apparteneva alla famiglia materna di Mariano Fortuny./ Venice has always been in contact with the East, and more than one member of the Mocenigo family – one of the most important and prestigious Venetian aristocratic dynasties – contributed to maintaining and advancing this important commercial and cultural exchange. At Palazzo Mocenigo this chapter of Venetian history is examined in depth through the display of twenty or so of the most representative examples from the museum’s splendid collection of over four hundred artifacts, fabrics and religious vestments belonging to the maternal family of Mariano Fortuny. Museo di Palazzo Mocenigo, Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Santa Croce 1992 www.mocenigo.visitmuve.it
DESIGN
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VENICE DESIGN 2018 3rd edition
26 maggioMay–25 novembreNovember
reinventando molteplici tipi di pratiche./ VENICE DESIGN 2018, organized by the GAA Foundation, shows an interdisciplinary and international vision of Design, with 56 designers coming from 30 different countries investigating the connection between materiality, space and interaction. Mindful of materiality, experience and social initiative, the creators transform Palazzo Michiel into a space of exchanges. They offer perspectives, a large spectrum of opportunities and propositions; going beyond what is already established in challenging and re-inventing all kinds of practices. European Cultural Centre, Palazzo Michiel Strada Nova, Cannaregio 4391 www.palazzomichiel.org
GLASS FESTIVAL
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VENICE GLASS WEEK 9–16 settembreSeptember
La Venice Glass Week è il festival internazionale che Venezia dedica all’arte del vetro, con particolare attenzione alla tradizione artigianale di Murano. Un omaggio che ha l’obiettivo di mostrare, rivitalizzare e sostenere una delle più importanti attività artistiche e creative della città. Oltre 150 eventi tra cui mostre, conferenze, proiezioni, attività didattiche, serate a tema, fornaci aperte al pubblico e molto altro ancora per un viaggio attraverso i più interessanti sviluppi dell’arte del vetro nel contemporaneo, con il coinvolgimento di istituzioni pubbliche e private a Venezia, Murano e Mestre./ Venice Glass Week is the city’s international festival dedicated to the art of glass, with a particular focus on Murano. The festival involves many of the major institutions in Venice, with the aim of showing, revitalising and sustaining one of the city’s most important artistic and creative activities. 150 events including exhibitions, conferences, screenings, educational activities, themed evenings, furnaces open to the public and more, will take place in many locations around Venice, Murano and Mestre. Different venues in Venice, Murano, Mestre www.theveniceglassweek.com
GLASS
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La Vetreria M.V.M. Cappellin e il giovane Carlo Scarpa
9 settembreSeptember–6 gennaioJanuary, 2019
VENICE DESIGN 2018, organizzato dalla GAA Foundation, intende mostrare una visione interdisciplinare e internazionale del design attraverso i progetti di 56 designer, provenienti da 30 diversi paesi, chiamati a indagare la connessione tra materialità, spazio e interazione. Su queste basi i creatori della piattaforma VENICE DESIGN hanno trasformato Palazzo Michiel in uno spazio di scambio di idee, esperienze e iniziative sociali, offrendo nuove prospettive e un ampio spettro di opportunità e proposte. L’invito è di andare oltre ciò che è già stabilito, mettendo alla prova e
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Seguito tematico e cronologico dell’esposizione Vittorio Zecchin: i vetri trasparenti per Cappellin e Venini, la nuova mostra, curata da Marino Barovier, focalizza l’attenzione sulla Vetreria M.V.M. Cappellin & C., che acquisì importanza grazie anche alla collaborazione con il giovane architetto Carlo Scarpa. La Vetreria sviluppò una vasta produzione che spazia dai vetri trasparenti ai lattimi con oro, dalle paste vitree ai vetri incamiciati, dai vetri a decoro fenicio fino alle figurine, agli animali e alle piante, oltre a opere realizzate per l’illuminazione./ The exhibition, curated by Marino Barovier, is dedicated to the Cappellin glassworks,
which acquired great importance thanks, in part, to the collaboration of the young architect Carlo Scarpa. The company’s production ranged from transparent glass works to precious lattimo glass with gold, from glass paste to bright incamiciato works, from glass with Phoenician decorations to figurines, animals and plants. The company’s lighting production was also very significant.
Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org
DESIGN
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VID Venice Innovation Design Aresline, Attico, Cosentino, Fimes, Lago, lCF, Oikos, Tosetto, Vistosi DaFrom 26 maggioMay
L’isola di San Servolo lancia il progetto VID Venice Innovation Design, che riqualifica, guardando agli ultimi e più creativi esiti del design, parti importanti del suo patrimonio architettonico, offrendosi come laboratorio per nuove idee e futuri modelli sostenibili. VID guarda al mondo dell’architettura proponendosi come sede espositiva permanente, trasformando San Servolo in una piattaforma multifunzionale sulla quale applicare l’innovazione e le competenze delle più significative imprese italiane. Sono così stati messi in atto interventi di design innovativo che hanno ridisegnato e personalizzato permanentemente gli spazi dell’Isola./ The island of San Servolo is now the permanent home of VID Venice Innovation Design that invites the most prestigious Italian design companies to make use of the multipurpose spaces of the island and to implement innovative projects. The island of San Servolo is thus transformed into an active ‘design in progress’ laboratory, a multifunctional platform to explore and develop the initiatives of Made in Italy. The companies that were involved in the launch of the project in 2018 are Aresline, Attico, Cosentino, Fimes, Lago, LCF, Oikos, Tosetto, Vistosi. Isola di San Servolo www.servizimetropolitani.ve.it
guida a cura di magazine guida di venezia e del veneto Supplemento al periodico Venezia News n.225 Giugno 2018 - Anno XXII Aut. del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996 Venezia, 17 maggio 2018
DESIGN.VE
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WALLPAPERSTORE* 23 maggioMay–17 giugnoJune
THE BAG – Biennale Architettura Guide striale per sfidarne i limiti./ Qwalala is a curved wall made with glass ingots, 75 metres long and 2.4 metres tall. Each ‘brick’ is unique and individually handmade. About half are transparent, while the other half are of different colours. Qwalala shows the interest of artist Pae White in combining everyday materials with cutting-edge technology, traditional crafts with advanced engineering, and in testing the limits of industrialscale production. Le Stanze del Vetro, Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org
GALLERY
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W.W.W. What Walls Want
WallpaperSTORE*, in collaborazione con i designer veneziani Zanellato/Bortotto, apre un temporary concept store il cui progetto allestitivo, realizzato grazie a De Castelli, è un omaggio a Venezia e alla sua sindrome ricorrente e apocalittica dell’acqua alta. Il WallpaperSTORE* è gestito da giovani studenti. Lo spazio ospita anteprime e pezzi in edizione limitata di alcuni dei migliori partner di design per Wallpaper*, tra cui Minimalux, Salvatori, Venini, La Chance, L’Objet, Michael Anastassiades, NasonMoretti, e altri. L’acquisto sarà possibile solo attraverso la piattaforma commerciale online store.wallpaper.com./ WallpaperSTORE* has teamed up with the Venetian design studio Zanellato/Bortotto for the official launch of its temporary concept pop-up shop. The project, in collaboration with De Castelli, is a homage to Venice and its recurring apocalyptic dilemma of acqua alta (high water). Local Venetian architecture students will manage the shop. The objects on display are available only from the on-line STORE* at store.wallpaper.com. The space hosts exclusive previews and limited edition pieces from some of Wallpaper*’s top design partners such as Minimalux, Salvatori, Venini, La Chance, L’Objet, Michael Anastassiades, NasonMoretti and more. Via Garibaldi, Castello 1791 www.wallpaper.com | www.designve.org
GLASS
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Pae WHITE Qwalala
FinoUntil 30 novembreNovember
Qwalala è un muro curvo realizzato con dei ‘lingotti’ di vetro, lungo 75 metri e alto 2,4 metri. Ciascun mattone è unico, frutto delle conformazioni imprevedibili e variabili proprie del processo di produzione artigianale. Circa la metà dei mattoni è in vetro trasparente mentre i restanti pezzi spaziano tra una gamma di 26 colori. Qwalala testimonia l’interesse dell’artista Pae White nel combinare materiali comuni con tecnologie all’avanguardia, tradizione artigianale con ingegneria avanzata, e nel ricorrere alla produzione indu-
Mats Bergquist, Alessandro Diaz de Santillana, Riccardo De Marchi, Alberto Gianfreda, Serena Fineschi, Nancy Genn, Silvia Infranco, Artur Lescher, Emil Lukas, Antonio Scaccabarozzi, Roy Thurston 23 maggioMay–15 settembreSeptember
Coordinamento redazionale Mariachiara Marzari, Marisa Santin Direzione editoriale Massimo Bran Direzione organizzativa Paola Marchetti Grafica Luca Zanatta Redazione Davide Carbone, Andrea Falco, Fabio Marzari, Chiara Sciascia Consulenza sezioni speciali Michele Cerruti But (71 Architects), Francesca De Filippi (Padiglione Italia), Paolo Lucchetta (The curators e Robin Hood Gardens), Giovanni Vio (Leone d’Oro) Traduzioni Andrea Falco, Caroline Jones Si ringraziano Cristiana Costanzo, Claudia Gioia, Francesca Buccaro e tutto lo staff dell’ufficio stampa Flavia Fossa Margutti e tutto lo staff dell’ufficio Attività Editoriali e Web Un ringraziamento particolare a Roberto Bianconi
Venezia News Direttore Responsabile Massimo Bran Direzione organizzativa Paola Marchetti Relazioni esterne e coordinamento editoriale Mariachiara Marzari Redazione Chiara Sciascia, Davide Carbone
Il progetto, a cura di Ilaria Bignotti, gioca su un doppio binario: da un lato, le iniziali “www” rimandano immediatamente al web, al mondo digitale che esalta le potenzialità dell’opera come medium di coinvolgimento collettivo e di esperienza immersiva, dall’altro, nella sua estensione, il titolo della mostra chiede all’artista “cosa vogliano i muri”, come le opere si relazionino con lo spazio./ The project, curated by Ilaria Bignotti, plays on words on two tracks: on one side, if the reader takes the words’ initials w.w.w. they are sent directly online, to the net, to the digital world that celebrates the potential of the collective involvement used in the artwork and the immersive experience. On the other side, reading the title in its extension, the title of the exhibition asks us, and foremost the artist, “what do walls want”: or rather, how the works of art fit in with the space? Marignana Arte, Rio Terà dei Catecumeni Dorsoduro 141 www.marignanaarte.it
Servizi speciali Fabio Marzari Grafica Luca Zanatta Distribuzione Michele Negrisolo Guida Spirituale “Il più grande”, Muhammad Alì Recapito redazionale Cannaregio 563/E - 30121 Venezia tel. 041 2410133 fax 041 2417357 redazione@venezianews.it www.venezianews.it Stampa PERUZZO INDUSTRIE GRAFICHE S.P.A. Via Marco Polo, 10/12 35035 Mestrino (PD) © Edizioni Venezia News di Massimo Bran
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