From the prison that currently houses him, Jafar Panahi talks to us about an Iran that knows no peace in No Bears, which sees him in a quasi-autobiography interpretation. Our Ties also sees director Roschdy Zem starring as himself, as does talented pianist Tymoteusz Bies in Bread and Salt, the latter directed by Damian Kocur. Rounding up the Italian army of four is Susanna Nicchiarelli’s third portrait of historical female figures: Chiara, about the life of Clare of Assisi. Out of competition is Oliver Stone’s latest work, Nuclear. The Venice Days programme end with Steve Buscemi’s The Listener. The least exhausted of you after our amazing yearly film marathon may be interested in the six episodes of Copenhagen Cowboy, by Nicolas Winding Refn. The final screening of the 79th Venice Film Festival will be a dark thriller/film noir by Francesco Carrozzini: The Hanging Sun, starring Alessandro Borghi, Peter Mullan, and beautiful Norwegian summer.
VENICE FILM FESTIVAL
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If I Were Myself di Roberto Pugliese Dal carcere dov’è stato nuovamente rinchiuso, Jafar Panahi, in Concorso, ci parla del suo tormentato Iran senza pace con No Bears (Khers Nist), di cui è anche inter prete autobiografico in una vicenda di storie d’amore paral lele, tra realtà e finzione. Anche Les miens (Our Ties) di Roschdy Zem, sempre in gara, impegna questo attoreautore in un ruolo as himself, così come interpreta se stesso anche il giovane e talentuoso pianista Timoteusz Bies nel polacco Chleb I sól (Bread and Salt) di Damian Kocur (Oriz zonti). Susanna Nicchiarelli chiude invece il poker italiano in competizione per il Leone con Chiara, suo terzo ritratto femminile dopo Nico e Miss Marx, che vede Margherita Mazzucco (la Lenù de L’amica geniale) nei panni di Santa Chiara d’Assisi. Fuori Concorso, poi, dopo la maratona-Lars von Trier ecco le cinque ore di un altro ‘danese terribile’, Nicolas Winding Refn, con i sei episodi della serie Copen hagen Cowboy: ma c’è anche Nuclear di Oliver Stone, storia dell’energia nucleare con tutto il carico dei sinistri presagi della contemporaneità. Le GdA si chiudono con la nuova regia di Steve Buscemi, The Listener, mentre il sipario di Venezia 79 calerà Fuori Concorso con il cupo thriller noir di Francesco Carrozzini The Hanging Sun, tratto da Jo Ne sbø, che affianca Alessandro Borghi e Peter Mullan sullo sfondo di una rarefatta estate norvegese.
VENERDÌ 9 SETTEMBRE 11.30 NUCLEAR (Fuori Concorso) 12.15 LES MIENS (OUR TIES) (Venezia 79) 13.00 KHERS NIST (NO BEARS) (Venezia 79) 13.45 CHIARA (Venezia 79) 14.30 COPENHAGEN COWBOY (EPISODI 1-6) (Fuori Concorso - Serie) SABATO 10 SETTEMBRE 13.30 THE HANGING SUN (Fuori Concorso) press conferences palazzo del casinò DAILY#10 9-10 Sept 2022
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SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC pubblico 14+ - tutti gli accrediti LA STANZA LUCIDA (Lucid Room) Chiara Caterina (20’) v.o. italiano st. ingleseDA LI STE VIDELI OVU ŽENU? (Have You Seen This Woman?) Dušan Zoric´, Matija Glušcˇevic´ (78’) v.o. serbo st. italiano/inglese 9.00 Sala Volpi
intervista
In realtà sono stato fermo per un anno a causa del Covid! A parte gli scherzi mi piace molto il mio lavoro e mi piace buttarmi in nuovi progetti. Inoltre mi sembra di avere un’età in cui i ruoli che mi vengono proposti sono più profondi, più forti e più complessi. Il film di Rebecca Zlotowski mi ha permesso ad esempio di esplorare un personaggio molto più sensibile e vulnerabile rispetto a quelli che ho interpretato finora. Mi sembra inoltre che il cinema femminile abbia molto da offrire in questo momento e ho voglia di buttarmi in nuove esperien ze, di fare sempre di più.
On the first day of filming, I went home with this sense of awe that I had the privilege of actually working with Marilyn Monroe Adrien Brody «If you care enough for the living, make a little space to make a better place». Era il 1991 quando Michael Jackson cantava per la prima volta queste parole, con grande ottimismo nel futuro. Sono passati oltre trent’anni da allora e, dispiace dirlo, il senso di quell’esortazione si è sopito nell’aria. Il pianeta ci sta gradualmente riversando addosso tutto ciò che il lavorìo umano ha prodotto per decenni incurante dei ritmi, degli spazi, degli equilibri e della sopportazione della natura. Quest’anno la Mostra del Cinema, ricca di contributi stimolanti e forte del suo essere ‘vetrina aperta sul mondo’, si fa auto revole portavoce di problematiche ambientali, climatiche, sociali. Obiettivo: smuovere le coscienze e rinnovare il pensiero critico. Sollecitazioni importanti che si è deciso di affrontare proponendo allo spettatore almeno quattro film sul tema, ciascuno dei quali incentrato su una diversa contingenza. Secondo le stime, in poco più di due secoli la popolazione globale è aumentata di quasi sette miliardi. Quanto è sostenibile a lungo ter mine l’incontrollata crescita demografica? A spese di chi, in termini di risorse, si ritorce tutto questo? Domande che Giulia Grandinetti prova a stimolare nel corto Tria – Del sentimento del tradire (Orizzonti), in cui si ipotizza che le politiche di controllo delle nascite, già attuate in Cina, vengano ora approvate a Roma. Questa volta però il governo è più generoso: il numero di figli concepibili è tre, non più uno. L’entità numerica della popolazione mon diale è poi correlata ad altre due urgenze: l’indiscriminata cementificazione che soffoca il paesaggio e debilita lo spirito sociale delle comunità sottraendo spazi pubblici e l’indifferibile allarme climatico. Sulla prima di queste emergenze il regista francese Petit costruisce Tant que le soleil frappe (SIC), film incentrato sul progetto di ri qualificazione paesaggistica che il protagonista Max cerca di attuare nei quartieri marsigliesi. Di contro, le pre occupazioni che i cambiamenti climatici suscitano prendono nell’ultimo lavoro di Virzì la forma di conseguenze rovinose e irreversibili: in Siccità (Fuori Concorso) il racconto corale di più storie è proiettato sullo scenario tra gico di un futuro senz’acqua. Prospettive poco rassicuranti che prendono una piega ancor più apocalittica con lo spauracchio dell’energia nucleare. Il nuovo documentario di Oliver Stone, Nuclear (Fuori Concorso), potrebbe però rappresentare una sorta di incoraggiamento in questa direzione: il nucleare non dev’essere per forza una minaccia perché, se usato con cognizione, può diventare l’unico mezzo in grado di garantirci la sopravvivenza.
A tutte queste complicazioni, in apparenza irrimediabili se viste tutte insieme con spirito fatalista, è doveroso reagire gradualmente, con sforzo collettivo e partecipato. Ciascuno è chiamato, nel suo piccolo, a contribuire al cambiamento. In quest’ottica, è degno di nota il fatto che – ci dice con orgoglio il Presidente Cicutto – la Biennale, nel suo piccolo, abbia saputo conseguire risultati ammirevoli nell’utilizzo di «fonti green» e nel «raggiungimento della neutralità carbonica».
landscapes di Elena Migotto
CHRISTOPHER AT SEA Tom CJ Brown (20’) v.o. inglese st. italiano/inglese
VENEZIA 79 tutti gli accrediti BLONDE Andrew Dominik (165’) v.o. inglese st. italiano/inglese 9.00 Sala Giardino ORIZZONTI EXTRA pubblico - tutti gli accrediti GOLIATH Adilkhan Yerzhanov (92’) v.o. kazako st. italiano/inglese 9.00 Sala Casinò FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI pubblico - tutti gli accrediti CAMARERA DE PISO (Maid) Lucrecia Martel (11’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese IN QUANTO A NOI (From Our Side) Simone Massi (5’) v.o. italiano st. inglese A GUERRA FINITA Simone Massi (5’) v.o. italiano st. inglese ORIZZONTI - CONCORSO CORTI pubblico - tutti gli accrediti SNOW IN SEPTEMBER Lkhagvadulam Purev-Ochir (20’) v.o. mongolico st. italiano/inglese TRIA - DEL SENTIMENTO DEL TRADIRE (Tria) Giulia Grandinetti (17’) v.o. greco, italiano st. italiano/inglese III Salomé Villeneuve (12’) v.o. francese st. italiano/inglese THE FRUIT TREE Isabelle Tollenaere (15’) v.o. inglese st. italiano/inglese RUTUBET (The Moisture)
FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI press - industry LOOK AT ME Sally Potter (16’) v.o. inglese st. italiano/inglese ORIZZONTI - CONCORSO CORTI press - industry SAHBETY (My Girl Friend) Kawthar Younis (17’) v.o. arabo st. italiano/inglese QING BIE GUA DUAN (Please Hold the Line) Ce Ding Tan (19’) v.o. cinese st. italiano/inglese MANUALE DI CINEMATOGRAFIA PER DILETTANTI - VOL. I (A Companion for Amateur Cinematographers: Vol. I) Federico Di Corato (20’) v.o. italiano st. inglese ALT PÅ EN (EverythingGANGatOnce)
Roschdy Zem di Delphine Trouillard Roschdy Zem, attore e regista 57enne, è al Festival di Venezia come attore nel film di Rebecca Zlotowski Les enfants des autres e come regista del suo sesto lungometraggio Les miens, entrambi in Concorso. In 35 anni di carriera e in oltre 80 film Zem ha imposto la sua ‘forza tranquilla’ in una filmografia che mescola film d’autore e commedie popolari. La gentilezza e la dolcezza che sembrano trapelare da Zem durante la nostra con versazione contrastano con il carattere di Ryad, personaggio distante ed egocen trico che interpreta con bravura nel suo ultimo film. Eppure… È vero che la trama di Les miens è basata su fatti realmente accaduti? E quindi Ryad sarebbe lei? Sì, assolutamente. Ho voluto scrivere questa storia in seguito ad un incidente con conseguente trauma cranico che mio fratello ha subito e che ha pesantemente alterato la sua personalità. Ho costruito il personaggio di Ryad attorno a cose che avevo sentito dire su di me, magari esa gerando un po’ alcun tratti in modo cari caturale per creare un personaggio a cui comunque ci si potesse affezionare. Non volevo essere troppo magnanimo: non ho voluto mostrare il meglio di me a tutti
Turan Haste (20’) v.o. turco st. italiano/inglese NOCOMODO Lola Halifa-Legrand (13’) v.o. francese st. italiano/inglese 9.00 Sala Corinto VENEZIA CLASSICI - DOCUMENTARI press - industry RAGTAG Giuseppe Boccassini (84’) v.o. inglese, italiano, spagnolo st. italiano/inglese 9.00 Sala Perla
3#10 SEGUE A P. 10 8.30 Sala Darsena
prova a trovare il modo di volersi bene nonostante le nevrosi, i difetti, i problemi di ognuno.
Cosa si aspetta dal Festival di Venezia?
Henrik Dyb Zwart (8’) v.o. norvegese st. italiano/inglese
i costi, focalizzandomi anche sui tratti della mia personalità che mi sono stati più volte rimpro verati. È anche un modo per chiedere scusa alla mia famiglia. C’è da dire che la cosa che hanno criticato maggiormente non è stata la mia assenza o distanza, quanto il posto ‘privilegiato’ che il mestiere di attore mi ha portato a occupare all’interno della fa miglia, soprattutto quando i miei genitori erano ancora vivi. Ero quello che non andava disturba to, a cui non andavano date le brutte notizie e che bisognava proteggere in qualche modo. Non credo che i miei fratelli e sorelle l’abbiano vissuta molto bene, giustamente. È soprattutto di questo che voglio farmi per donare. Ci sono stati momenti in cui, senza essere presente fisicamente, avrei dovuto essere di sostegno psicologico agli altri e non lo sono stato... Come la sua famiglia ha accol to questo film? Ho avuto tanta paura prima di mostrare loro il film perché, ol tretutto, sono tutte persone fuori dal mondo del cinema. Sono stato colpito dall’intelligenza del loro sguardo: hanno accolto il film come una sorta di omaggio. E difatti lo è. La famiglia è una tematica ricorrente nel cinema francese ultimamente, anche il film di Rebecca Zlotowski parla di questo argomento. Questa è una coincidenza, anche se è comunque vero che la pan demia e i conseguenti lockdown ci hanno portato in qualche modo a raccoglierci su temi più intimi quali la famiglia, la casa, la vita quotidiana. Nel film di Re becca Zlotowski c’è una volontà di costruire una famiglia e qui c’è una famiglia che esiste già e che
LOVE FOREVER Clare Young (13’) v.o. inglese st. italiano/inglese
Quello che speravo l’ho già ottenuto: una pre sentazione del mio film in Sala Grande! Quando ho assistito alla proiezione del film di Rebecca ho pensato che di lì a qualche giorno sarebbe toccato a me e mi sono emozionato. Essere poi sottoposto al giudizio di una giuria di tale livello è un vero onore. past conferences
FUORI CONCORSO press - industry COPENHAGEN COWBOY - EP. 1-2-3 intervallo/intermission 20’ COPENHAGEN COWBOY - EP. 4-5-6 Nicolas Winding Refn (ep. 1-2-3 150’ - ep. 4-5-6 151’) v.o. serbo, cinese, danese, albanese st. italiano/inglese 11.00 Sala Giardino
Lei è al contempo attore, regista, produttore, sceneggiatore… Come riesce a fare tutto?
VENEZIA 79 press - industry CHIARA Susanna Nicchiarelli (106’) v.o. italiano, latino, francese medievale cantato st. inglese/inglese 9.00 Sala Grande VENEZIA 79 press - industry KHERS NIST (No Bears) Jafar Panahi (107’) v.o. farsi, azero, turco st. italiano/inglese 9.00 PalaBiennale
Henrik Dyb Zwart (Norvegia, 8’) Siamo abituati a pensare alla vita degli uomini in modo line are, cronologico, causale. Qui la prospettiva è invertita: nella mente di Jakob i ricordi si affastellano in modo disordinato, lasciando spazio a istanti, percezioni, sensazioni e frammenti disposti casualmente. L’impressione ultima è che tutto accada simultaneamente./ We usually think of human life as chronologically linear. Here the perspective is inverted: in Jacob’s mind, memories chaotically pile up causing sensations, fragments, perceptions, and moments to twirl in his head. The ultimate impression is that every thing is happening at once.
Ayoung woman from Europe makes a choice that will upend her life: she elopes with a terrorist. Three years later, she is a pregnant widow and mother of two, and lives in a prison camp in Iraq, waiting for her trial. The movie, inspired by the real stories of young women who leave home to marry jihadists, investi gates their reasoning.
CONTINUES...
It is very accurate. The film is provocative even for me personally, but it is an urgent necessity. By the way, the leading makers of this film are women, and the most important of them is the top producer Huda Al-Kadhumi, who runs the Ishtar Iraq film production with a female team. I think that the practised exclusion of women in Iraq is a collective suicide for the future of Iraqi society. Isn’t it strange that a country as old as Iraq does not have a woman who has been appointed as the leader in its history? Isn’t it strange all the violence we’re living through? Therefore, it attempts to show the masculinity anomalies that it suffers from the knots it has made for itself. Aside from Taha’s neighbour, the only fe male ‘character’ is a sex doll, Salwah. Can you comment on this aspect?
A NOIVA (The Bride)
Orizzonti Extra interview
QING BIE GUA DUAN (Please Hold the Line) Tan Ce Ding (Malesia, 19’) La Malesia è oggi uno dei Paesi col più elevato numero di truffe tele foniche, almeno 90 milioni di casi all’anno. Un triste primato su cui il cortometraggio fa riflettere attraverso la storia di una telefonista decisa ad abortire./ Today, Malaysia has one of the highest rates of phone scams. The short tells the story of a telephone op erator who is looking into getting an abortion and of how she will have to decide to follow a moral code or to scam her family to get the money she needs.
MANUALE CINEMATOGRAFIADI PER DILETTANTI - vol. 1 Federico Di Corato (Italia, 20’) Italia, ventennio fascista. Un ricco ma anonimo cittadino esplora la realtà del Paese munito della sua cinepresa e forte delle conoscenze acquisite attraverso la lettura di un ma nuale. È un manuale che non si limita a compendiare le nozioni base della disciplina cinematografica, ma cerca di nascondere a chi lo legge invadenti contenuti ideologi ci…/ IThe story is set in fascist Italy. A rich anonymous citizen travels through his country, camera in hand, which he is learning to use as he reads its manual. In stead of only summarising the basic notions of cinema, the manual hides obtrusive ideological topics.
JANAIN (HangingMUALAQAGardens)
Orizzonti di Sérgio Tréfaut con Joana Bernardo, Lola Dueñas, Hugo Bentes (Portogallo, 81’)
Orizzonticorti/2
It was never a coincidence that Hanging Gardens is full of meta phors and allusions, and the film is also about post-war societies.
Imagine that Iraq was a country like a giant prison and that the Iraqis were trapped between Saddam Hussein’s dictatorship and the devastating economic blockade imposed by the United Nations on Saddam’s regime.
Born in São Paulo (Brazil) in 1965, Sérgio Tréfaut started his career as a journalist in Lisbon and is now a director, producer, and screenwriter. He directed Business Class (2011) – Best Film at Coimbra Camin hos do Cinema Português, Treblinka (2016) – Best production at Bragacine, and Rage (2018), Best Film at Prémio Autores.
Ahmed Yassin Al Daradji by Matilde Corda di Ahmed Yassin Al Daradji con Wissam Diyaa, Jawad Al Shakarji, Hussain Muhammad Jalil, Akram Mazen Ali (Iraq, Palestina, Arabia Saudita, Egitto, UK, 117’)
I n your film, the spotlight is on the effects that a shown.thatadulthood.adolescencespective,onsocietyconservativecanhavethemaleperbothinandAtakeisseldomWhatis
The problem is that the US oc cupation tried to impose its vision by force, and they tried violently to erase a human memory whose age extends into the depth of his tory and to set a capitalist image of Iraq. The use of sex magazines has several layers of meaning, a reference to the presence of capitalism in conservative socie ties and the clash of civilizations in Iraq. These magazines are also directed at the Iraqi audience, which is still going through a tran sitional phase now. These three terms are essential indications of what happened in Iraq, and I tried to make an authentic Iraqi film and avoid the pitfalls of Oriental ism. I was arrested by a militia who worked for the American army and ended up spending ten days in the American tortured...wheremilitary,Iwas
ALT PÅ EN (EverythingGANGatonce)
As’ad is a twelve-yearold who picks up rub bish in the smouldering dumps of Baghdad. One day, he ends up challeng ing the values of his fun damentalist and patriar chal community because of his feelings towards a sex doll. Despite his peers’ mishandling of the doll, As’ad humanises, cleans, and dresses her. He names her Salwah, which means ‘comfort’ and ‘salvation’ but the violent and oppres sive world around him is not going to let this one go. Adolescent sexuality as experienced by As’ad and his peers takes place on the background of an apocalyptic Baghdad. Born in 1986 in Bagh dad, Ahmed Yassin Al Daradji is a director and a screenwriter. He has been an alumnus at Berlinale Talents 2018 and at the London Film School, where he received his MA with shortmulti-award-winningChildrenofGod (2013). He is now present ing his debut film Hanging Gardens in the Orizzonti Extra section at the 2022 Venice Film Festival. The film was also selected for the RAWI Screenwriters’ Lab and the Med Film Factory (2017), and it has also been nominated for the Development Award at the El Gouna Film Festival 2018 and the Malmo Arab Film Festival Market Forum 2020.
The short is a psychological romantic thriller that blends sophisticated digital animation with Schubert’s Die schöne Müllerin
4 #10 Nato a San Paolo (Brasile) nel 1965 Sérgio Tréfaut ha iniziato come giornalista a Lisbona per poi diventare regista, produt tore e sceneggiatore. Ha diretto Viagem a Portugal (2011), Miglior film al Coimbra Caminhos do Cinema Português, Treblinka (2016), Migliore produzione al Bragacine nel 2016, e Raiva (2018), Miglior film al Prémio Autores.
SAHBETY (My Girl Friend) Kawthar Younis (Egitto, 17’) La fiducia, il coraggio e l’ottimismo non evitano alle due protagoniste il difficile futuro che minaccia la loro breve ma intensa storia d’a more. Ali terrà duro fino alla fine, ricercando l’intimità perduta e contrastando i radicati stereotipi di genere./ The short, intense love story of the two protagonists is threatened by an uncertain future and the protagonists’ trust, courage and optimism are not enough to save it.
the reason behind this choice?
CHRISTOPHER AT SEA Tom CJ Brown (Francia, Stati Uniti, Regno Unito, 20’) Il viaggio a bordo di una nave da carico rappresenta per Chri stopher l’occasione perfetta per esplorare le emozioni, i pensieri, le paure, la solitudine di quanti preferiscono il mare alla terraferma. Un roman tico thriller psicologico che fa uso della più sofisticata animazione digitale sulle note di Die schöne Müllerin di Schubert./ A trip in a cargo ship is the perfect occasion for Christopher to experience the thoughts, fears, and emo tions in the daily life of those who prefer sea to dryland.
I am the brother of seven females from a con servative family. One of my sisters got married early, the other left school for marriage, and another married according to my father’s will. The others also went through and are still go ing through challenging experiences because of the mannish authority inflicted by social
LOVE FOREVER Clare Young (Australia, 13’) L’amore il sentimento più po tente che l’uomo possa provare tra eccitazione e depressione, tristezza ed euforia, aspettative e disillusioni. A darcene testimonianza è una giovane ragazza di Canberra che vive lo slancio della sua prima avventura amorosa con un ragazzo di Sydney./ Love is the most powerful feeling that a man can feel, among sadness and excitement, expectations and disillusion. To prove her theory, she wrote into her film a young girl from Canberra who lives her first romance with a boy from Sydney.
Una giovane donna europea compie una scelta che stra volge la sua vita: scappa per sposare un terrorista. Tre anni più tardi, appena ventenne, si ritrova vedova a vivere in un campo di prigionia in Iraq in attesa di subire un processo, mentre prova a prendersi cura dei suoi due bambini e del terzo che porta in grembo. La pellicola, ispirata a storie vere di adolescenti occidentali, indaga le motivazioni che spingono queste giovani a lasciare le loro case per unirsi ai combattenti jihadisti di Daesh. norms. I can’t be a silent witness; therefore, in my film, I tried to gain them a victory and perhaps show my solidarity by having the film have absolute male charac ters. That’s why they are male only, and I can assure you that Hanging Gardens is a film about the imbalance of societies in the absence of women.
In your filmography, among other projects there is Ahlaam (2005), which was made after the American invasion of Iraq in 2004. Is it a coincidence that in Hanging Gardens’ Baghdad the West only appears in the form of soul-corrupting racy magazines, military pres ence, and garbage?
La tessitrice di sogni di Roberta Balestrucci Fancellu
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Quando lo raccontavo a mia madre in auto, lei diceva che non c’erano draghi dalle zie, tanto meno il loro paese sembrava Parigi; insinuava sorridendo che quelle visioni erano causate dal Vov casalingo altamente alcolico che le zie facevano bere a me e ai miei cugini per tenerci fermi sul loro canapè. Non avevano più l’età per stare dietro ai bambini come un tempo. Mia nonna invece mi diceva che da grande, se avessi continuato a guardare il mondo con quegli occhi, e creare mondi invisibili col pane carasau (che con il pane non si gioca) che con quello sarebbe peccato non usare la fantasia, probabilmente da grande sarei diventata una sarta di sogni. A pensarci ora, nonna Leonarda aveva già capito tutto.
«Anita, dove sei? Esci fuori di lì o mamma ti Miasurra!»sorella Mariuccia sapeva sempre convin cermi a fare come voleva lei: bastava quella sola frase per riportarmi alla realtà. Già perché io nella realtà, non ci so proprio sta re. Scusate signori, è una cosa più forte di me. Il mio gioco preferito, fin da piccola, è sempre stato quello di immaginare nuovi luoghi, e cam biare ciò che non mi piaceva in qualcosa di nuo vo. Una sera, per esempio, i miei mi costrinsero a passare alcuni giorni da zia Nicca e zia Rina, due sorelle che per scelta non si sposarono mai.
Venerdì
About Jafar Panahi – those who saw his film say it is his best in the last sever al years, the most accomplished and aesthetically impressive. This is Pana hi’s fourth film produced while underground. By the way, this shows clearly the hypocrisy of the Iranian regime, who prevent Panahi to travel outside of Iran while knowing that he is actively making films and travelling more or less freely within the country. These films, in turn, do get out of Iran, and are internationally recognized. A subtle, hypocritical situations where everybody knows, nobody speaks. Only the presence of a senseless dictatorship can explain that. Due to Panahi’s arrest in July, the situation has precipitated. In contrast with earlier arrests and trials that ended with him being sentenced to house arrest, then to a travel ban and to a ban on filmmaking, we have been informed by people who are close to Panahi that the director didn’t take a plea deal and chose to go to trial. This choice means he is willing to openly challenge the regime, without resorting to compromise, and this will very likely result in harsh punishment. The regime has always aggressively opposed him, and all of us fear what’s coming next. I’m afraid things won’t look any better any time soon.
CONTINUA...
Vivevano in una casa buia e piena di attrezzi da lavoro. Il piano terra custodiva i resti della falegnameria che era appartenuta al padre, mio bisnonno Pietro, e ogni volta che mettevo piede in quella stanza io mi ritrovavo nelle umide se grete di un castello, prigioniera di un temutissi mo drago sputa fuoco. Ma solo quando riuscivo a prendere le scale e salire di corsa al piano superiore, dove una delle zie teneva tutti i suoi utensili da cucito con tanto di manichini e stof fe colorate, mi sentivo al sicuro in una delle più prestigiose boutique parigine degli anni Trenta.
Focus Jafar Panahi di F.D.S. 11 luglio 2022, arriva la notizia dell’arresto di Jafar Panahi che si era recato in procura a Teheran per chiedere notizie sull’arre sto nei giorni precedenti di altri due registi iraniani, Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad, colpevoli secondo l’accusa di aver partecipato, attraverso i loro account social, alle proteste seguite al crollo, ad Abadan nel mese di maggio, di un palazzo che ha causato la morte di 43 persone. Qualche giorno più tardi arriva la notizia che il regista dovrà scontare sei anni di carcere commina ti da una precedente condanna nel 2010 per “propaganda contro il sistema”. Condanna che era rimasta non eseguita, ma che l’aveva costretto ad un regime di libertà condizionata che poteva essere revocato in qualsiasi momento. Regime che lo stesso regista aveva coraggiosamente disatteso più volte coi suoi film clandestini (This Is Not a Film, Closed Curtain, Taxi Teheran, Tre volti e No Bears, presentato quest’anno al Festival Venezia. Tutti girati, con la parziale eccezione di Tre volti, nella casa del regista o dentro un taxi che scorazza per Teheran munito di telecamera interna a riprendere la varia umanità che entra nel taxi lungo il percorso. Di fronte a questa recrudescenza giudiziaria, che inter rompe con violenza quella che sembrava essere una silenziosa accettazione dello status quo da parte del regime iraniano, la voglia di compiere in questo box una breve analisi del cinema di Panahi passa in seconda linea, sostituita dalla speranza che pos sa il prima possibile uscire da quello che appare a tutti gli effetti come un intollerabile sequestro. Free Jafar!
Damian Kocur (Katowice, 1983) è un regi sta, sceneggiatore e direttore della fotografia polacco attento alla resa autentica dei carat teri e delle loro emozioni nelle storie. Esor disce nella sezione Orizzonti a Venezia con il suo primo lungometraggio Chleb i sól ( Pane e sale, 2022). Alcuni dei suoi cortometraggi più noti sono: The Return (2017), Moje serce (My Heart, 2019), candidato al Rotterdam International Film Festival, e Dalej jest dzień (Beyond Is the Day, 2020), vincitore del Premio Silver Hobby Horse al Film Festival di Cracovia.
10.00 – 11.00, Italian Pavilion, Hotel Excelsior, Lungomare Marconi 41 Green Drop Award 18.30 – 20.00, Isola Edipo, Riva di Corinto, via Falier Vitale, 1 Celebrate with us! Aperitivo di Networking con la Sardegna Film Commission 9 settembre RSVP
Orizzonti di Damian Kocur con Tymoteusz Bies, Jacek Bies, Dawid Piejko, Nikola Raczko, Nadim Suleiman, Nadeem Shalave (Polonia, 99’) Tymek, un diligente studente del Conserva torio di Varsavia, torna nel suo paese in provincia per una vacanza. Qui il tempo sem bra essersi fermato e l’unico punto di ritrovo e svago del quartiere sembra essere un kebab bar di recente apertura. Tutto però volge improvvisamente al peggio: nella cittadina diviene sempre più palpabile il clima di tensio ne, intolleranza e violenza tra immigrati e cit tadini locali. Alla paura si somma il sospetto, e la diffidenza è portata quasi al limite della stigmatizzazione sociale verso lo straniero: ispirato a veri fatti di cronaca, il film parte dal particolare – la cittadina polacca – per affrontare temi di attualità più generali ed ex tranazionali, avvalendosi dell’interpretazione di attori non professionisti.
Director's cuts
CHLEB I SÓL (Bread and Salt)
Daily Venezia79 Supplemento di n. 267 settembre 2022 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996 Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari, Luca Zanatta (graphic design) Hanno collaborato Loris Casadei, Maria Casadei, Fabio Di Spirito, Roberto Pugliese, Sara Sagrati, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Delphine Trouillard, Andrea Zennaro, Shanna Beggio, Silvia Baldereschi, Elena Migotto, Matilde Corda Stampa CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it www.venezianews.it/daily2022redazione@venezianews.it
Ricordo l’effetto che mi fece la visione di questo film 40 anni fa: un senso di accecante bellezza per le scene, ciascuna di inquadratura perfetta ed appagante come i quadri di Poussin, ma anche una sensazione di straniamen to, di vago disagio. Come se non avessi semplicementeassistitoadunfilm, ma ad un ‘rito dello sguardo’ il cui fine ultimo fosse la decostru zione del film, la sua scomposizione in tante parti separate che non erano più in grado di restituire il senso compiuto, unitario dell’opera. Come se un umanista enciclopedico del ‘500 fosse rinato nel ‘900 sotto le spoglie di Greenaway e, attraverso quel film, ci avesse sottoposto un ‘enigma’ da risolvere, la cui solu zione, tuttavia, prevedeva un ordine di valori diverso da quello cui eravamo abituati sino ad allora. Come se ci venisse detto che il ‘cinema come sceneggiatura illustrata’ non bastava più, che camera, attori, trama, script, luci, costumi fossero sì ancora ne cessari, ma tuttavia sottoposti, aggiogati ad un ordine superiore, quello della finzione come strumento di organizzazione della re altà visibile, per cui il cinema, pur mantenendo la sua maschera, diventava «il riflesso di 8000 anni di pittura occidentale» (così Greenaway in quel bel documentario girato dalla moglie Saskia Boddeke L’alfabeto di Peter Greenaway). Enciclopedismo, coa zione a ripetere, spasmodica attenzione alla inquadratura, scene come riproduzioni di ipotetici quadri tra vedutismo francese e pittura olandese, profondità di campo come modo abituale di vedere il mondo: tutte le ossessioni di Greenaway in questo film sono diventate materia plasmante di un oggetto diverso, nuovo, impossibile da imitare (ci sono gli epigoni di Greenaway? credo proprio di no). E artificiale, supremamente artificiale, nel suo intendere la storia come un continuo dipanarsi di enigmi e di metafore. «Non lasciare che la verità ostacoli una buona storia» dice ancora il Nostro. E in questo suo rispetto e celebrazione della storia, sviluppata però non secondo il canone letterario dello story-telling ma secondo l’eredità della pittura europea, sta il senso ultimo del cinema di Greenaway. Sì, certo, non tutti i suoi film successivi gli sono venuti bene come questo, ma tutti insieme costituiscono un opus imperdibile di un grande maestro dell’arte cinematografica contemporanea. F.D.S. I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway (1982, UK, 1982)
Going Classics Proseguendo la sua instancabile esplorazione delle molteplici esperienze di visione rivolte in questo caso a capolavori classici della storia del cinema, I Wonder Pictures ha colto l’occasione di una vetrina impareggiabile quale è la Mostra del Cinema di Venezia per presentare I WONDER CLASSICS. Il nuovo progetto – spiega il direttore editoriale Massimo Benvegnù – nasce dalla voglia di rivedere e far riscoprire tanti film ‘di culto’ attraverso le nuove forme di fruizione cinefila – lo streaming e l’evento in sala. Non potevamo chiedere porto più felice da cui salpare di Venezia, circondati dai tanti appassionati ed addetti ai lavori, e un padrino d’eccezione come Peter Greenaway». Caratterizzato da nuovi modi di conce pire la distribuzione del cinema classico, I WONDER CLASSICS si basa sull’interazione tra la piattaforma I WONDERFULL e l’offerta theatrical, cercando di sfruttare a pieno entrambe le proposte in un ottica sinergica. Ogni mese sulla piattaforma, e sul catalogo di film disponibili per la circuitazione nelle sale arriveranno classici, cult movies, filmografie di autori da scoprire e riscoprire, ovviamente anche in versione originale con sottotitoli. Iniziata con Bagdad Cafè di Percy Adlon, l’avventura I WONDER CLASSICS prosegue con due titoli presenti in Mostra nella sezione Venezia Classici: Mes Petit Amoreuses di Jean Eustache e I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway. Focus Nicolas Winding Refn di Andrea Zennaro Sin dai suoi primi film dove, a poco a poco, una fotografia sgranata lascia il posto a immagini patinate con colori carichi all’inverosimile, il regista danese ha sempre cercato di realizzare opere diverse dalle esperienze precedenti con amore cinefilo ver so il cinema di genere. Fattosi le ossa con la trilogia Pusher, nella quale è già presente un alto tasso di violenza, elemento conno tante di tutta la sua filmografia, Refn costruisce storie spesso non lineari, dove i personaggi lottano con gli orrori che li circondano e con i demoni che portano dentro di sé. Antieroi che vivono ai margini come in Bronson, dove l’attore britannico Tom Hardy dà vita ad un personaggio, realmente vissuto, completamente irra zionale e anarchico, che va contro ogni regola o legge imposta dal potere. Anarchia dei personaggi e anarchia della messa in scena che raggiunge l’apice sia in The Neon Demon, un horror ultra pa tinato carico di cannibalismo, vampirismo e necrofilia – metafora della mercificazione del corpo femminile –, sia, soprattutto, nella direzione della sua prima serie. Con Too Old to Die Young (2019) il regista stravolge completamente la grammatica più profonda della serialità televisiva: Refn viaggia a briglie sciolte e crea in modo libero e surreale. Gli episodi hanno una lunghezza impreve dibile, da mezz’ora a un’ora e mezza, la trama si sviluppa in modo assolutamente inatteso, con dilatazioni temporali estenuanti, scoppi di violenza e tocchi geniali, come la sequenza poetica veicolata dalla canzone Mandy di Barry Manilow.
VILLA ZAVAGLI 2022 Certamente una sorpresa che è diventata presto una certezza: Villa Zavagli (meglio conosciuta come Villa degli Autori) ha esordito alla Mostra del Cinema 2022 ponendosi come luogo privato con vista sul mare per eventi dal carattere glamour. Set di giorno per attività stampa sui film, la Villa si è trasformata di sera in luogo ideale per party privati di grande successo. Il 2 settembre il fantastico cammeo, o per meglio dire, i ripetuti cammei di Abel Ferrara nel concerto della sua rock band alla presenza di Shia LaBeouf; il 5 Daniele Ciprì ha festeggiato in Villa il suo cortometraggio La Fornace; il 6 la Villa ha ospitato il cocktail post screening per il film The Eternal Daughter, con l’attrice Premio Oscar Tilda Swinton; il 7 lo spazio è diventato il setting della Sardegna Film Commission che ha festeggiato il suo decimo compleanno con la delegazione al completo del film Bentu di Salvatore Mereu; l’8 settembre, un party molto social: A Night Under the Stars, organizzato dai partner della Villa, ossia Stardust, MyMovies e il Daily Ufficiale/Venews.
André Bazin, nella sua biografia di Renoir, lo definisce un film freddo, decantato, astratto su personaggi alla ricerca del calore e della fratellanza umana. Un caporale dell’esercito francese, fatto prigioniero dai tedeschi, tenta per cinque volte di evadere e alla sesta ci riesce. F.D.S. Le Caporal Épinglé (Le strane licenze del Caporale Dupont) di Jean Renoir (Francia, 1962, 106’)
Volete la descrizione della trama? Una vera e propria trama non c’è. Il progetto elaborato dal regista Giuseppe Boccassini è infatti più profondo e coinvolge ben 310 film del genere noir dai primi anni ’40 alla fine dei ’50. Un’operazione di découpage cinematografico che si configura come vero e proprio esercizio di stile di montaggio che tocca su grande schermo grandi tematiche del contesto americano e, di rifles so, mondiale, come lo spauracchio comunista, l’ossessione per la minaccia nucleare e la diffusione della pena capitale. 84 minuti per un’opera nata dalla collaborazione tra Germania, Francia e Italia, di cui lo stesso Boccassini ha curato anche sceneggiatura, ovviamente montaggio, suono e la stessa produzione. Volete una traduzione del titolo Ragtag? Una vera e propria traduzione non c’è. Termini come “accozzaglia” e “miscuglio” non si adattano di sicuro ad un film che altro non è che l’esito visibile e condivisibile di un ragionamento, di un pensiero che Boccassini porta avanti con piena cognizione di causa; un patchwork in cui un pezzo non esisterebbe se non fosse affiancato da un altro, condividendone il filo logico. In Venezia Classici ecco un classico contemporaneo, che non si ispira al passato ma lo attualizza, collocandolo su una linea temporale che solo il cinema ha la capacità di rendere percor ribile in loop. Davide Carbone Ragtag di Giuseppe Boccassini (Germania, Francia, Italia, 84’)
7#10 RESTAURI classici DOC classici TRACKSSOUND a cura di F.D.S. Miglior colonna sonora 1 Chloé Thévenin per la colonna sonora di Blanquita (Orizzonti) 2 Nick Cave e Warren Ellis per la colonna sonora di Blonde (Venezia 79) 3 Ex aequo a Carter Burwell per la colonna sonora di The Banshees of Inisherin (Venezia 79) e a Bryce Dessner e Alejandro G. Iñárritu per la colonna sonora di Bardo, False Chronicle of a Handful of Truths (Venezia 79) TrentspecialeMenzioneReznoreAtticus Ross per la colonna sonora di Bones and All (Venezia Migliore79) canzone non originale Everybody’s Talkin’, cantata da Harry Nilsson nel film Un uomo da marciapiede, citata nel film Desperate Souls, Dark City and the Legend of Midnight Cowboy (Venezia Classici) filmLenniedalimprovvisazioneMigliorevivoTristanoalcontraltonel Music for Black Pigeons (Fuori Concorso)
L’omaggio a Mikhail Gorbaciov. Come la sua lezione in questo campo si è rivelata influente a livello internazionale per accrescere la sensibilità ambientale? Mikhail Gorbaciov è stato molte cose, ma soprattutto un sognatore. Solo chi sa sognare può immagina re un futuro diverso. Lui lo ha fatto. E non è un caso che un grande regista come Wenders lo abbia voluto omaggiare ai tempi di Così vicino, così lontano. «Ho un sogno: una “perestrojka” della sostenibilità per rivoluzionare il modo in cui le persone danno valore alla vita, alla propria, a quella dei loro figli e a quella dell’unico pianeta che condividiamo. Che il Green Drop Award possa stimolare ogni regista, sceneg giatore e attore ad essere portavoce di un messaggio di cambiamento per il futuro sostenibile di tutta l’Umanità». Con queste parole nel 2012 ci diede la sua “benedizione” ed è nel segno del suo ottimismo, quello della ragione, che oggi più che mai occorre andare avanti. www.greendropaward.org
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10 settembre, Isola Edipo (davanti barca) ore 23.30
PREMIO INCLUSIONE EDIPO RE 2022
intervista
intervista
Torna alla Mostra per l’undicesimo anno consecutivo il Green Drop Award, il premio che Green Cross – l’organizzazione fondata oltre trent’anni fa dal premio Nobel Mikhail Gorbaciov e introdotta in Italia da un altro Nobel, Rita Levi Montalcini – assegna al film, tra quelli in gara nella selezione ufficiale del festival, che meglio interpreta i valori dell’ecologia, dello sviluppo sostenibile e della coo perazione fra i popoli. Il 9 settembre alle ore 10 all’Italian Pavilion sarà annunciato il film vincitore dell’edizione 2022 e inoltre sarà consegnata la Goccia “speciale”, in collaborazione con ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, a Sic cità di Paolo Virzì. L’edizione 2022 è realizzata in partenariato con Sardegna Film Commission, ANEC, Settimana del Pianeta Terra, Centro internazionale del fumetto di Cagliari.
QUEL CHE RESTA Isola Edipo in accordo con le Giornate degli Autori presenta il 9 settembre alle ore 19 in Sala Laguna Quel che resta, una produzione ambiziosa di Giffoni Innovation Hub voluta da CONAI (Consorzio Nazionale Imballag gi), scritta da Manlio Castagna e diretta da Domenico Onorato, con la partecipazione straordinaria di Andy Luotto. Un cortometrag gio in cui viene riprodotto un mondo distopico, dove le differenze sociali sono enfatizzate da scelte di costumi e scenografia. Il tema è il cibo: il suo riutilizzo, che genera ricchezza e convivialità, annulla le differenze e diventa metafora della tutela del Pianeta attraverso il riciclo. Il cortometraggio ha accompagnato l’apertura di tutte le proiezioni in calendario previste nella sezione Notti Veneziane - il volto del cinema italiano contemporaneo, promossa dalle Giornate degli Autori in accordo con Isola Edipo. Intervengono alla proiezione/incontro Domenico Onorato, regista, Andy Luotto, attore, Manlio Castagna, sceneggiatore, Luca Ruini, presidente CONAI, Luca Ruju, general manager Giffoni Innovation Hub, moderati da Silvia Jop, direzione artistica Isola Edipo. 9 settembre, Sala Laguna ore 19 FAR AWAY A conclusione di una dieci giorni inten sissima, Isola Edipo festeggia l’edizione 2022 con l’originalissimo progetto/con certo Far Away, che racconta la nuova avventura discografica con Warner Music Italy, registrata in barca a vela, del grande sassofonista e compositore, pluripremiato a livello internazionale, Emanuele Cisi insieme a Filippo Timi, attore, regista, scrittore. In navigazio ne insieme a Cisi e Timi, tre eccellenti musicisti: la chitarrista Eleonora Strino, impegnata anche alla voce, il bassista Marco Micheli e il batterista Enzo Zirilli. I rumori delle onde accompagnano le note jazz e i racconti poetici scritti e recitati da Timi: protagonista è la lontananza, in tutte le sue accezioni. La lontananza fisica nelle relazioni umane, la lontananza dell’isolamento spirituale e la lontananza che si prova quando si cerca di fuggire dalla realtà.
Premio collaterale ufficiale alla Mostra del Cinema dedicato a film e documen tari capaci di riprodurre, diffondere e tutelare realtà e pratiche inclusive con uno sguardo sensibile e consapevole per ridurre il numero di coloro che sono a rischio di espulsione dal lavoro, dalla formazione o dalle comunità, o che potrebbero vedersi negato o affievolito il diritto alla cittadinanza attiva. Silvia Jop, alla direzione del Premio Inclusio ne Edipo Re, ha chiamato quest’anno tre giurati molto diversi tra loro per percorso e vocazione: la scrittrice Elena Stancanelli, l’attore Filippo Timi, la can tante Chiara Civello. È interessante la scelta trasversale, attraverso le diverse sezioni del Festival, che Silvia Jop ha operato e offerto agli sguardi differenti dei tre giurati. Una visione allargata che restituisce la forza di un festival dalle mille storie, dove sempre più irrompe la contemporaneità più critica. Il premio verrà conferito il 9 settembre. 9 settembre, Sala Laguna ore 20
Uno speciale Green Drop Award a Siccità di Paolo Virzì: come questo film restituisce le temati che promosse dal Premio? Siccità, pur non essendo in competizione, è il film che rappresenta per svariate ragioni l’Italia di oggi e soprattutto le paure dei giovani verso il futuro. Si tratta di uno di quei film che porta con sé, anche solo nel titolo e in quelle inquadrature aree del Tevere in secca, tutto l’allarme sulla crisi ecologica, che in Virzì non è solo indirizzata alla natura, ma assume una connotazione sociale, mettendo in scena i conflitti umani che potrebbero sorgere. Una siccità morale oltre che fisica. Senza invadere il campo della fantascienza e senza essere aperta parodia, la sensazione è che Virzì interpreti alla sua maniera l’incombente paura del futuro. Che poi tanto incombente non è: il Po in secca e il Tevere sotto il livello di guardia di questa estate non erano certo finzione cinematografica. 11 anni di mostra e moltissimi film visionati e analizzati con la lente ambientalista. Il Premio come e quanto ha contribuito ad accrescere la sensibilità e l’attenzione da parte dei registi, ma più in generale del comparto cinema tutto, verso le tematiche della sostenibilità? Nel corso di questa Mostra abbiamo organizzato una tavola rotonda con l’intera filiera cinema, dalla scrittura alle produzioni fino ai festival e alle sale cinematografiche. Ne è emerso un quadro interessan tissimo e molto dinamico. Potrei dire che non c’è operatore o artista che oggi non si ponga il problema di quella che chiamiamo transizione ecologica. E proprio perché sono 11 anni che siamo qui mi sento di poter dire che non si tratta di una moda, ma di una sensibilità che è andata progressivamente crescen do e credo che nei prossimi anni vedremo opere sempre più orientate all’ecologia. Nel nostro piccolo crediamo di aver dato un nostro significativo contributo a riguardo.
Annamaria Granatello
Direttore artistico e Presidente Premio Solinas di Mariachiara Marzari Dal 20 al 25 settembre La Maddalena ospita l’edizione 2022 del Premio Solinas, appuntamento must del panorama di settore e mo mento di incontro cruciale tra giovani autori e produttori, in cui prendono il via progetti de stinati al mercato distributivo cinematografico e televisivo. Ne abbiamo parlato con Annamaria Granatello, Direttore artistico e Presidente Premio Solinas.
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In caso di maltempo: Sala Laguna ore 20.30
Quale il significato profondo di questo Premio in un cinema che vede sempre più aumentare il peso specifico della sceneg giatura nell’economia realizzativa di un film? Quest’anno torniamo a La Maddalena in maniera molto incisiva, confermandoci come festival-mercato che ha le storie al primo posto dei propri interessi. Abbiamo lavorato un anno intero per svi luppare e allestire questo programma, che quest’anno si arricchisce di un laboratorio a cielo aperto che portiamo a La Maddalena coin volgendo i produttori, per i quali abbiamo una lunghissima lista di attesa tanta è la loro voglia di incontrare i narratori. Si tratta, senza mezzi termini né toni trionfalistici, di una scommessa vinta sotto ogni punto di vista. Una scommessa vinta che è oggettivamente testimoniata dai numeri: negli anni ’90 i finalisti del Premio erano una decina circa; oggi troviamo in finale circa 55 ragazzi, per una quarantina di titoli in totale. Ho portato avanti un lavoro fianco a fianco con 70 giurati per arrivare a questa selezione, a fronte di circa 1500 lavori che abbia mo ricevuto. Numeri davvero impressionanti, che ci impongono una riflessione profonda e irrinunciabile. Il Premio Screen in Green in collaborazione con la Sardegna Film Commission è poi particolarmente importante per noi e riafferma la nostra attenzione per le storie: le giurie delle diverse sezioni sono sempre composte da un autore, un produttore e un direttore responsabile dei principali network italiani ed esteri, come Sky o Rai Fiction. Tutti i giurati consegneranno i premi a La Maddalena, incon treranno i ragazzi e daranno loro dei consigli, facendoli entrare in contatto diretto con le più qualificate figure professionali del settore Tutti i partecipanti incontreranno poi i produttori, privilegio che prima toccava solo ai finalisti del Premio Franco Solinas. Ciò permetterà invece di dedicare attenzione a molti più progetti. Quelli che andranno avanti nella selezione vedranno la luce grazie alla main sponsorship di Rai Fiction... Marco Gisotti Direttore Green Drop Award di Mariachiara Marzari
Aimee Lou Wood Photo Marc Piasecki
La Basilicata è l’esempio concreto di come attraverso il cinema una regione fino a non molto tempo fa trascurata dai grandi circuiti turistici possa as sumere un ruolo centrale nel panorama delle produzioni cinematografiche e televisive con importanti ricadute anche sul versante occupazionale.
intervista
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Verso un mondo migliore di Fabio Marzari
La versione di... Jo L a trama è esile, lo ammette lo stesso Jo Nesbø: «Ci fabbrichiamo storie con un capo e una coda, con una logica inventata per dare una parvenza di senso alla vita. Perciò tanto vale che cominci da qui, in mezzo alla confusione, in un luogo e in un momento in cui il destino sembra prendersi una pausa, trattenere il respiro». Ma l’incanto è nel paesaggio e nella gente del piccolo villaggio all’estremo nord della Norvegia, nel Finnmark, dove «la solitudine sem brava un peso, un pianto sommesso, una sete che né l’acqua né l’alcol potevano placare». Eppure la vita sembra riprendere per un giovane protagonista in fuga da un boss della droga che ha tradito, e con una vita già apparentemente senza speranze in una comunità sami, di stretta religione læstadiana, un luteranesimo apostolico molto rigoroso, dove persino le case hanno «mobili massicci, niente televisore, né impianto stereo. Né piante in vaso». Un luogo dove gli uomini si sentono ancora berserkir, i feroci guerrieri scandinavi guidati da Odino, e dove un fratello ha ancora il diritto di possesso sulla cognata se rimane vedova. Dove le donne sanno cucire le ferite dei propri uomini con ago e filo e considerano un peccato portare monili o ascoltare musica moderna e sono molto attente a non trattenere maschi in casa per «non dare ai vicini un motivo per chiacchierare». Nella fuga finale in Svezia, ci rimane un mistero insoluto; chiede infatti la protagonista: «Ma sai cosa dicono a proposito dei læstadiani e della prima notte di nozze?». E un pudico Jo Nesbø scrive: «E allora come terminiamo questa storia? Non lo so, comunque io smetto di raccontare qui. Perché proprio questo punto è bellissimo». Sole di mezzanotte (Midnight Sun) è la seconda crime story della serie de Il Pe scatore ed è apparso nel 2015. Di Jo Nesbø poco si può aggiungere, personaggio eccentrico, calciatore, scrittore, attore, musicista, compositore e chitarrista, vincitore di numerosi premi letterari, considerato uno dei maggiori maestri del thriller. Loris Casadei
Seen at Thélios’
Il Festival di Maratea, di cui è direttore artistico, è divenuto un appun tamento estivo importante per il cinema non solo italiano. Il prossimo anno saremo alla quindicesima edizione. Il nostro festival è cresciuto moltissimo nel tempo e da rassegna di nicchia è divenuto un ap puntamento molto seguito e amato dal pubblico e dalle attrici/attori, registi e produttori italiani e internazionali che non mancano di segnare con la loro presenza sempre entusiastica i giorni nella splendida località marina della nostra Regione. L’edizione svoltasi nello scorso luglio ha ospitato due stelle di prima grandezza del cinema indiano, quella Bollywood così importante in termini di produzioni e di pubblico con cui abbiamo uno stretto rapporto di collaborazione iniziato da qualche anno. Abbiamo inoltre avuto ospite Darko Peric, Helsinki de La casa di carta, grandi interpreti del nostro cinema come Luisa Ranieri e Toni Servillo e abbiamo assegnato un importante pre mio ad un amico di Maratea, Cesare Cremonini. Marateale, così si chiama ora la kermesse, sta crescendo anche a livello di copertura televisiva. Oltre dalle emittenti italiane, che si sono occupate di noi con molti collegamenti in diretta e servizi, è stato seguito da due grandi canali stranieri, uno indiano e l’altro emiratino. Un altro fronte importante è anche quello dei social, che hanno assicurato una significativa promozione al festival grazie all’accordo da noi siglato con Stardust. Siamo divenuti così visibili in tutto il mondo e questo aspetto ci inorgoglisce particolarmente. A Maratea sono nate moltissime connessioni che hanno saputo trasformarsi in opportu nità concrete: si può dire che il mondo del cinema si incontra ora anche a Maratea, che è divenuto a tutti gli effetti un appuntamento importante e autorevole. Non siamo solo una vetrina, ma una fucina di idee cinemato grafiche a livello internazionale. Alla fine di settembre arriveranno diverse produzioni in Basilicata, un esempio concreto di come le collaborazioni istituite stiano dando i risultati auspicati...
Il prestigio e la riconoscibilità a livello internazionale di un festival come quello di Venezia si misurano anche dal numero di iniziative significative che fanno da cornice alle multiformi espressioni che il cinema riesce a cata lizzare intorno a sé. The Better World Fund ha ideato in città una tre giorni (7, 8 e 9 settembre) tra Belmond Cipriani, Ca’ Sagredo e Scuola Grande della Misericordia. L’organizzazione, di base a Parigi, è nata nel 2016 per dotare di fondi di sostegno e supporto umanitario le società che soffrono per la mancanza di equità e autenticità. Con eventi importanti a livello internazio nale, conferenze con autorevoli relatori ed un’attività sociale di networking in cui vengono coinvolte celebrità, registi, politici di primo piano e aziende di primaria importanza si favorisce una maggiore circolazione di pensiero e di azione conseguente, nel pieno rispetto delle differenze culturali, politiche e religiose. The Better World Fund intende farsi carico dell’impegno esteso al maggior numero di soggetti internazionali per rendere concretamente pos sibili i target di sviluppo sostenibile. Il focus di Venezia 2022, in collaborazio ne e a sostegno di David Lynch Foundation, fondata nel 2005 per volontà del grande regista americano per aiutare le popolazioni vulnerabili e a rischio in tutto il mondo, inclusi giovani trascurati dalle istituzioni, personale sanitario in prima linea, veterani afflitti da stress post traumatico, polizia e pompieri e donne che hanno subito violenza domestica o sessuale, intende favorire una comune attività di sostegno agli operatori sanitari che lavorano in Paesi tormentati da epidemie o devastati dalla guerra. betterworld.fund | www.davidlynchfoundation.org
Direttore artistico del Festival di Maratea/Marateale di Fabio Marzari
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Nicola Timpone
Patricia Clarkson Photo Marc Piasecki Najwa Rimri Photo Marc Piasecki Tilda Swinton Photo Pascal Le Segretain Johnny Sibilly Photo Marc Piasecki Cate Blanchett Photo Stefania D’Alessandro
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Oliver Stone (105’) v.o. inglese, francese, russo st. italiano/inglese 14.30 Sala Giardino ORIZZONTI EXTRA press - industry JANAIN MUALAQA (Hanging Gardens)
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VENICE IMMERSIVE di Riccardo Triolo
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SEGUE DA 3
GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accrediti PADRE PIO Abel Ferrara (104’) v.o. inglese st. italiano 11.30 Sala Casinò
ORIZZONTI - CONCORSO CORTI pubblico - tutti gli accrediti SNOW IN SEPTEMBER Lkhagvadulam Purev-Ochir (20’) v.o. mongolico st. italiano/inglese TRIA - DEL SENTIMENTO DEL TRADIRE (Tria)
Turan Haste (20’) v.o. turco st. italiano/inglese NOCOMODO Lola Halifa-Legrand (13’) v.o. francese st. italiano/inglese 19.15 Sala Darsena
VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico 18+ - tutti gli accrediti THERESE AND ISABELLE Radley Metzger (118’) v.o. francese st. italiano/inglese Opera 21.00Prima Sala Web ORIZZONTI EXTRA JANAIN (HangingMUALAQAGardens)
Jean Renoir (106’) v.o. francese st. italiano/inglese 14.00 Sala Perla
ORIZZONTI - CONCORSO CORTI pubblico - tutti gli accrediti SAHBETY (My Girl Friend) Kawthar Younis (17’) v.o. arabo st. italiano/inglese
Giulia Grandinetti (17’) v.o. greco, italiano st. italiano/inglese
14.30 Sala Grande FUORI CONCORSO - NON FICTION pubblico - tutti gli accrediti NUCLEAR
VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accrediti CAVALCADE Frank Lloyd (112’) v.o. inglese st. italiano 13.30 Sala Pasinetti ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti TRENQUE LAUQUENPART I intervallo/intermission 20’ TRENQUE LAUQUENPART II Laura Citarella (Part I 128’ - Part II 132’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese 14.00 Sala Darsena ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti A NOIVA (The Bride) Sérgio Tréfaut (81’) v.o. portoghese, francese, arabo st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A 14.00 PalaBiennale FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accreditiSICCITÀ (Dry)
Cos’è il metaverso? Per capirlo dobbiamo aprire il nostro baule di misto vintage anni ‘90 e ripescare il romanzo Snow Crash (Spec tra, 1992, ora BUR) di Neal Stephenson, dove si racconta di un mondo parallelo a quello reale, tutto digitale e residente sul web. In tipico stile cyberpunk anni ‘90, nel romanzo il mondo è ormai in balia di un capi talismo fuori controllo e l’esistenza è a doppio binario, reale e virtuale. Ciò che capita nel metaverso, come il contagio da virus neurolinguisti ci, ha un effetto sul corpo reale di chi abita gli avatar. Un dualismo che le expanded realities tentano di ricalcare e che, in chiusura di festival, ci porta a necessarie considerazioni. In Mandala - A Brief Moment in Time l’ingresso in una dimensione extra-corporea è tematizzato come ingresso in un tempio buddista. La lettura della VR come ambiente alternativo, parallelo o complementare rispetto alla realtà corporea è apertamente condotta sul filo di concetti buddhisti. E non è raro negli artisti che si misurano con questa tecnologia attraversare le dottrine spirituali, in particolare il buddhismo. Perché? Forse perché l’esistenza intrinseca delle cose, secondo il buddhismo, non è autonoma, non si dà da sé. La vacuità, il vuoto, la ‘non essenza’ è la condizione primaria. L’esistenza è illusoria, in qualche modo “virtuale”. E l’attaccamento all’esigenza illusoria è una delle cause prime di sofferenza. Il percorso è chiaro: una volta nel tempio, ci spogliamo del nostro sé con l’aiuto di un monaco in carne ed ossa, quindi ci proiettiamo in un universo che è solo mentale dove agiamo nelle vesti di avatar che sono la rappre sentazione delle nostre anime, troppo affamate di cose. L’impalcatura concettuale di per sé è semplicistica e somiglia alla solita vulgata del buddhismo che spopola in Occidente. Ad essere interessante qui è l’uso della VR in un percorso che ci riporta, a fine viaggio, di nuovo nel nostro sembiante. Interessante perché per un soffio evita di premere l’acceleratore sull’illusorietà del mondo sensibile per ricondurci invece proprio alla nostra dimensione corporea ed esperienziale. Il signifi cato di questa piccola opera un po’ naïf, ma divertente ed originale (è pensata come una escape room collaborativa), si chiarisce quando ci togliamo il visore e assaporiamo gli effetti del viaggio virtuale tornando nel mondo reale. Ecco, questo tentativo di fare del metaver so un mondo compenetrato più che parallelo è a nostro parere una direzione che esteticamente può rivelarsi molto fertile e promettente. Purché si eviti il naufragio profetizzato da Stephenson.
9 settembreSeptember
FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti COPENHAGEN COWBOYEP. 1-2-3 intervallo/intermission 20’ COPENHAGEN COWBOYEP. 4-5-6 Nicolas Winding Refn (ep. 1-2-3 150’ - ep. 4-5-6 151’) v.o. serbo, cinese, danese, albanese st. italiano/inglese 19.15 Sala Corinto GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico - tutti gli accrediti THE MAIDEN Graham Foy (117’) v.o. inglese st. italiano 19.15 Sala Pasinetti
MANDALA - A BRIEF MOMENT IN TIME di Thomas Villepoux (Cina, Francia, 45’) CONCORSO
@stardusthouseofficial Villa Zavagli, Lungomare Marconi, Lido 1.2M follower Una settimana da inviati speciali della GenZ per i nove ragazzi di Stardust che hanno raccontato la loro pri ma Venezia su TikTok e nelle Cinema Pills di MyMovies. Li abbiamo seguiti per capire come guardano il mondo e il cinema #okboomer. Abbia mo scoperto che gli sguardi cambiano, ma il cinema colpisce sempre nel segno.
FUORI CONCORSO - FILM DI CHIUSURA pubblico THE HANGING SUN Francesco Carrozzini (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese 22.00 Sala Corinto GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accrediti BLUE JEAN Georgia Oakley (97’) v.o. inglese st. italiano 22.00 Sala Volpi
VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accrediti THE CONTRACTDRAUGHTSMAN’S Peter Greenaway (108’) v.o. inglese st. italiano 22.30 Sala Darsena VENEZIA 79 - FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti GRAN PREMIO DELLA GIURIA 22.30 Sala Giardino FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti MIGLIORE OPERA PRIMA LUIGI DE LAURENTIIS 22.30 Sala Perla ORIZZONTI - FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti MIGLIORE REGIA ORIZZONTI Opera Prima Accesso in sala consentito solo fino a 10 mi nuti prima della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.
ORIZZONTI - CONCORSO CORTI pubblico - tutti gli accrediti SAHBETY (My Girl Friend) Kawthar Younis (17’) v.o. arabo st. italiano/inglese QING BIE GUA DUAN (Please Hold the Line) Ce Ding Tan (19’) v.o. cinese st. italiano/inglese MANUALE DI CINEMATOGRA FIA PER DILETTANTI - VOL. I (A Companion for Cinematographers:AmateurVol.I)
Federico Di Corato (20’) v.o. italiano st. inglese ALT PÅ EN (EverythingGANGatOnce)
COPENHAGEN COWBOYEP. 4-5-6 Nicolas Winding Refn (ep. 1-2-3 150’ - ep. 4-5-6 151’) v.o. serbo, cinese, danese, albanese st. italiano/inglese 14.00 Sala Darsena FUORI CONCORSO pubblico 14+ - tutti gli accrediti PEARL Ti West (102’) v.o. inglese, tedesco st. italiano/inglese 14.00 PalaBiennale ORIZZONTI pubblico - tutti gli accreditiCHLEB I SÓL (Bread and Salt) Damian Kocur (100’) v.o. polacco st. italiano/inglese 14.00 Sala Corinto ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti A NOIVA (The Bride) Sérgio Tréfaut (81’) v.o. portoghese, francese, arabo st. italiano/inglese 14.00 Sala Perla FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti SETTIMANA DELLA CRITICA –14.30SIC@SIC
11#10 INTERNATIONAL CRITICS SCREEN INTERNATIONAL HOLLYWOODTHE REPORTER VERDICTFILMTHE MACHERETMATHIEU MONDELE CROLLBEN WRAPTHE KOCHTOMMASO PAISEL ROMNEYJONATHAN OBSERVERTHE HOLLENDERBARBARA RZECZPOSPOLITA KOTHENSCHULTEDANIEL FRANKFURTER RUNDSCHAU WHITE NOISE HHH HHH HHHH HHH HH½ HHH HHH HHH½ HHHH TÁR HHHH HHHHH HHHH HHH HHHH HHH½ HHHH HHHH HHHH BARDO HHH½ HHH HHH H HHHH H HHH HHH½ UN COUPLE H HHH½ HHH HH HH½ HH HHH HH HH½ BONES AND ALL HHHH HHHH HHHH HH HH½ HH½ HHHH HHH½ HHHH ATHENA HHH HHHH HHH H HHH½ H½ HHH HHHH HH ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED HHHH HHHHH HHH½ HH½ HHHH HHHH½ HHHH HHHH HHH MONICA HHHH HH HH½ HHH HHH HH½ ARGENTINA, 1985 HHHH HHH½ HHHH HH HHH HHH HHHH HHHH½ HHH½ LES ENFANTS DES AUTRES HHH HHHH HHH½ HH½ HHH½ HH HHHH HH½ HH½ L’IMMENSITÀ HHH HHH½ HHH H HH HH HHHHH HHH½ THE WHALE HHH HHHH HHHH½ H HHH HHHH½ HHH HHHH HH½ THE BANSHEES OF INISHERIN HHHHH HHHHH HH½ HH HHH½ HHH½ HHHHH HHHHH HHH LOVE LIFE HH½ HHH HHH½ HHH½ HHH HHH½ HHH HHHHH THE ETERNAL DAUGHTER HHH HHH½ HH HH½ HHH HHHH HHH HHH HHHH IL SIGNORE DELLE FORMICHE HH HHH HHH½ HH H HHHH½ H½ SAINT OMER HHHH HHHH HHHHH HHHH HHHH HHH HHHHH HHH HH½ THE SON HHH HH½ HHH½ H½ HHH HH½ HHH HHHHH HH½ BEYOND THE WALL HH HHHH HHHH½ H HHH H½ HH HHH½ HHH BLONDE H HH½ H½ HH½ HH½ HH½ HHHH HHH½ HHHH 10 settembreSeptember 8.30 PalaBiennale VENEZIA 79 tutti gli accrediti CHIARA Susanna Nicchiarelli (106’) v.o. italiano, latino, francese medievale cantato st. inglese/inglese 9.00 Sala Darsena FUORI CONCORSO - FILM DI CHIUSURA press - industry THE HANGING SUN Francesco Carrozzini (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese 9.00 Sala Giardino
Ahmed Yassin Al Daradji (107’) v.o. arabo st. italiano/inglese 9.00 Sala Casinò FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI pubblico - tutti gli accrediti LOOK AT ME Sally Potter (16’) v.o. inglese st. italiano/inglese
Henrik Dyb Zwart (8’) v.o. norvegese st. italiano/inglese CHRISTOPHER AT SEA Tom CJ Brown (20’) v.o. inglese st. italiano/inglese LOVE FOREVER Clare Young (13’) v.o. inglese st. italiano/inglese 9.00 Sala Perla SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC pubblico - tutti gli accrediti HAPPY BIRTHDAY Giorgio Ferrero (22’) v.o. russo, inglese st. italiano/inglese MALIKATES (Queens / Reines) Yasmine Benkiran (83’) v.o. darija st. italiano/inglese 10.45 PalaBiennale VENEZIA 79 tutti gli accrediti LES MIENS (Our Ties) Roschdy Zem (85’) v.o. francese st. italiano/inglese 11.00 Sala Darsena FUORI CONCORSO - FILM DI CHIUSURA press - industry THE HANGING SUN Francesco Carrozzini (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese 11.00 Sala Corinto FUORI CONCORSO - NON FICTION pubblico - tutti gli accrediti NUCLEAR Oliver Stone (105’) v.o. inglese, francese, russo st. italiano/inglese 11.15 Sala Perla GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accreditiLOBO E CÃO (Wolf and Dog) Cláudia Varejão (111’) v.o. portoghese st. italiano/inglese 11.30 Sala Casinò VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accreditiLE CAPORAL ÈPINGLÉ (The Vanishing Corporal) Jean Renoir (106’) v.o. francese st. italiano/inglese 13.30 Sala Giardino FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti COPENHAGEN COWBOYEP. 1-2-3 intervallo/intermission 20’
Sala Casinò VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accrediti THE CONTRACTDRAUGHTSMAN’S Peter Greenaway (108’) v.o. inglese st. italiano 16.30 PalaBiennale VENEZIA 79 pubblico - tutti gli accrediti KHERS NIST (NO BEARS) Jafar Panahi (107’) v.o. farsi, azero, turco st. italiano/inglese 16.30 Sala Corinto SETTIMANA DELLA CRITICA PROIEZIONI SPECIALI pubblico - tutti gli accrediti O SANGUE (BLOOD) Pedro Costa (95’) v.o. portoghese st. italiano/inglese
17.00 Sala Volpi VENEZIA CLASSICI - DOCUMENTARI pubblico - tutti gli accrediti RAGTAG Giuseppe Boccassini (84’) v.o. inglese, italiano, spagnolo st. italiano/inglese 17.00 Sala Perla GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accreditiEL AKHIRA. LA DERNIÈRE REINE (The Last Queen) Adila Bendimerad, Damien Ounouri (110’) v.o. arabo st. italiano/inglese 19.00 Sala Grande 79.MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA inviti CERIMONIA DI PREMIAZIONE AWARD CEREMONY 19.00 PalaBiennale 79.MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA pubblico DIRETTA CERIMONIADELLADIPREMIAZIONE AWARD CEREMONY – LIVE a FUORIseguireCONCORSO - FILM DI CHIUSURA THE HANGING SUN Francesco Carrozzini (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese a VENEZIAseguire 79 - FILM PREMIATO pubblico MIGLIORE REGIA 19.30 Sala Corinto GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accreditiLES DAMNÉS NE PLEURENT PAS (The Damned Don’t Cry) Fyzal Boulifa (110’) v.o. darija, francese st. italiano/inglese 19.30 Sala Volpi VENEZIA CLASSICI - RESTAURI pubblico - tutti gli accreditiLE CAPORAL ÈPINGLÉ (The Vanishing Corporal) Jean Renoir (106’) v.o. francese st. italiano/inglese 20.00 Sala Giardino VENEZIA 79 - FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti PREMIO SPECIALE DELLA 20.00GIURIA Sala Perla ORIZZONTI - FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti MIGLIOR FILM ORIZZONTI 20.30 Sala Darsena
ORIZZONTI EXTRA pubblico 14+ - tutti gli accrediti JANAIN MUALAQA (Hanging Gardens)
VENEZIA 79 - FILM PREMIATO pubblico - tutti gli accrediti LEONE D’ORO 21.00 Sala Grande
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Maggiori informazioni su lexus.it. Immagine vettura indicativa. Valori massimi WLTP riferiti alla gamma RX Plug-in Hybrid: consumo combinato 1,2 l/100 km, emissioni CO2 26 g/km. Valori massimi WLTP riferiti alla gamma RX Hybrid: consumo combinato 8,5 l/100 km, emissioni CO2 189 g/km (WLTP - Worldwide harmonized Light vehicles Test Procedure ai sensi del Regolamento UE 2017/1151). Dati provvisori e soggetti ad omologazione finale. LEXUS AUTO UFFICIALE DELLA 79. MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DELLA BIENNALE DI VENEZIA. LEXUS. VENEZIA. POTENTE, COME L’IMMAGINAZIONE. Per il 6° anno consecutivo, celebriamo l’eccellenza in ogni sua forma. Nuovo Lexus RX Hybrid ti aspetta a Venezia. Vieni a scoprirlo.
SALA DARSENA CELEBRATE WITH US OUR 10TH ANNIVERSARY IN VENICE AT GIORNATE DEGLI www.sardegnafilmcommission.itAUTORI in Mostra
n. 10 ven-sab 9/10 settembre 2022
CHECK-IN Paolo Virzì e Monica Bellucci, regista e attrice di Siccità, sbarcano al Lido. DI VANIA AMITRANO IL MONDO CHE NON C’È… A VENEZIA
CHIARA
e candidato a due premi Oscar per Pinocchio e Cyrano, quale costumista anche di questo film. Le musiche originali invece questa volta sono del gruppo Anonima Frottolisti, nato ad Assisi, che da anni si dedica allo studio e alla riscoperta del repertorio musicale medievale e rinascimentale. n passo avanti nel linguaggio della regista teso a coniugare creatività e pensiero critico con un notevole rigore storico in una prospettiva estremamente moderna. Chiara ritrae la Santa, interpretata da Margherita Mazzucco (Elena ne L’amica geniale), dall’età di 18 anni, quando una notte del 1211 scappa di casa assieme ad un’amica per raggiungere Francesco ( Andrea Carpenzano ) e cambiare radicalmente la sua vita per sempre. «La vita di Chiara – dice la regista -, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù, ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo nome porta con sé». Anche Chiara, come il precedente Miss Marx, nasce prima di tutto da un accurato lavoro di ricerca filologica sulla figura della protagonista fatto dalla regista e sceneggiatrice durante il periodo del lockdown. Attenta alla cura di ogni dettaglio, Nicchiarelli ha riconfermato Massimo Cantini Parrini, già David di Donatello per Miss Marx È l’unico film italiano in Concorso a Venezia 79 a portare la firma di una regista donna, Susanna Nicchiarelli , che con Chiara propone il suo terzo ritratto cinematografico femminile dopo Nico 1988 (2017) e Miss Marx (2020). Sempre alla ricerca di sofisticate figure di donne rimaste storicamente in ombra rispetto ai grandi nomi maschili con cui esse hanno avuto a che fare, questa volta Nicchiarelli si dedica ad un personaggio dalla forte spiritualità, santa Chiara d’Assisi. Con Nico, vincitore di 4 David di Donatello, CIAK d’oro per la sceneggiatura e Miglior film a La Biennale di Venezia 2017 nella sezione Orizzonti, Nicchiarelli aveva raccontato gli ultimi anni di Christa Päffgen, in arte Nico , musa di Warhol, cantante dei Velvet Underground e donna dalla bellezza leggendaria. Miss Marx, racconto della vita di Eleanor, figlia più piccola di Karl Marx , presentato in Concorso a Venezia 77, aveva poi segnato un ulteriore
DI GIORGIO GOSETTI Sarà vero che il ritratto del mondo offerto dagli autori di Venezia 79 ruota intorno all’angoscia dell’identità e alla visione dell’apocalisse, ma viene da chiedersi: non sarà che il cinema in Mostra riflette soprattutto il pensiero occidentale e rischia di perdere ciò che fermenta lontano da Hollywood e Cinecittà? Da un’occhiata trasversale al programma di tutte le sezioni si ricavano sensazioni contraddittorie: l’argentino Santiago Mitre dell’appassionato Argentina 1985 non ha tempo per cercare l’identità sua e della sua nazione; gli algerini Adila Bendimerad e Damien Ounouri con La dernière reine fanno i conti con la storia dimenticata più che con l’ossessione del futuro; la bosniaca Teona Mitevska (Thehappiest Man in the World) sente soprattutto l’urgenza del presente e il giapponese Koji Fukada in Love Life affronta l’esibizione del dolore, mestiere difficile nella cultura espressiva orientale. Tutti in un modo o nell’altro sono costretti a confrontarsi con il tema dell’identità ma, a differenza di molti occidentali, non ne fanno un fatto privato, bensì culturale e universale. Non serve venire dall’altra parte del pianeta per cogliere l’urgenza di non guardare solo al proprio ombelico e ai nostri rovelli da civiltà in decadenza. Basta avvertire il respiro del mondo come fanno Alice Diop (Saint Omer) o Salvatore Mereu (Bentu) in due delle opere a mio parere più scopertamente artistiche e intense del programma. La sensazione è che Venezia, come gli altri grandi festival mondiali, debba fare i conti con la logica del marketing e dello star system: fatalmente, ciò che non è cinema rilucente e pre-digerito dalle campagne stampa non esiste sui giornali, si consuma nell’emozionante momento degli applausi e della scoperta, ma rimarrà invisibile alla maggioranza degli spettatori. Certo, per i beniamini delle passerelle cinefile - Lav Diaz, Sergei Loznitsa, Jafar Panahi, gli inevitabili cineasti ucraini e iraniani di questa stagione - una visibilità ci sarà. Ma degli straordinari sino-giapponesi di Stonewalling si sentirà parlare in una ”breve” solo se vinceranno premi. Non è colpa di Alberto Barbera, di Gaia Furrer, di Beatrice Fiorentino. È colpa della nostra pigrizia di spettatori che generiamo una falsa idea della curiosità culturale. Ma anche questa è la stampa, bellezza! n 79ª
MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA
LES MIENS DI TIZIANA LEONE Roschdy Zem , già presente tante volte a Venezia nel ruolo di attore, sbarca al Lido con una storia tratta dalla sua stessa vita: Les Miens è film drammatico sulle complesse e a volte ingestibili dinamiche familiari ed è incentrato sulla vita di Moussa (Sami Bouajila) un ragazzo gentile, molto altruista, sempre presente e disponibile per tutta la sua famiglia e per le sue esigenze, a differenza di suo fratello Ryadh (lo stesso Roschdy Zem ), noto conduttore televisivo il cui egoismo gli viene rinfacciato persino dal suo entourage. Incantato dal suo modo di vivere, dalla fama che lo accompagna e dall’aura di santità che solo il piccolo schermo riesce a infondere in chi lo frequenta, Moussa difende strenuamente il fratello, poiché sente per lui una forte ammirazione, almeno fino a quando non subisce un trauma cranico a seguito di una caduta, dopo il quale inizia a parlare senza filtri. Finisce così per litigare con tutti, eccetto che con lo stesso Riyadh. Attore e regista francese di origine marocchina, Zem , al suo sesto film da regista, è stato diverse volte alla Mostra, protagonista nel cast di film come En avoir (ou pas) (1995), Vivre au paradis (1998), Happy Few (2010) e Larançondelagloire (2014). Grazie alla sua interpretazione in Roubaix, una luce nell’ombra nel 2020 ha vinto il César come migliore attore, mentre il suo secondo lungometraggio da regista, Omar m’a tuer del 2011, basato su una storia vera, è stato proposto dal Marocco nella selezione di film per la candidatura all’Oscar al miglior film in lingua straniera del 2012. Ma è il film Mister Chocolat del 2015 a farlo volare al botteghino in Francia, in cui Omar Sy interpreta il primo artista nero della storia della Francia. Tra gli interpreti di Les Miens figura invece Maïwenn, autore della sceneggiatura insieme allo stesso Zem. n LES MIENS Francia. Regista Roschdy Zem. Interpreti Sami Bouajila, Roschdy Zem, Meriem Serbah, Maïwenn, Rachid Bouchareb, Abel Jafrei, Nina Zem. Durata 85‘
DAILY n. 10 - VEN-SAB 10/11.09.2022 p. 3in Mostra NO BEARS
Per la sua prima opera nella sua terra natìa, la Danimarca, Nicolas Winding Refn ha puntato a una storia noir, che Netflix, dove la serie Copenhagen Cowboy sbarcherà, ha già definito “elettrizzante e oscura”. Presentata alla Mostra fuori concorso, la serie ruota intorno alla storia di una giovane eroina di nome Miu (Angela Bundalovic) che viaggia attraverso l’inferno criminale di Copenaghen, tra le mafie cinese, serbo-albanese e araba. Nel corso del racconto, le doti sovrannaturali della protagonista emergeranno sempre di più, fino a far emergere un altro protagonista con cui forse sarà destinata a scontrarsi. «Con Copenhagen Cowboy miaun’espansione,stotornandoalmiopassatoperplasmareilmiofuturocreandounaserie,deimieialteregoincontinuaevoluzione,stavoltasottoformadellagiovaneeroinaMiu»,haaffermatoNicolasWindingRefn,scrittore,registaeproduttore,cheaventiquattroannihagiratoilfilmcult
«C’è un prezzo da pagare in Iran per lavorare in modo indipendente dal governo», dichiarava Jafar Panahi nel 2004 in un’intervista. “Propaganda contro il regime” è appunto il reato per cui già nel 2010 (dopo aver partecipato a una manifestazione contro l’allora Presidente Ahmadinejad) era stato condannato nel suo Paese a sei anni di carcere, che ora dovrà scontare dopo il nuovo arresto. Ma, benché assente, Panahi fa sentire la sua voce a Venezia 79, non solo grazie al film in concorso ma anche tramite la dichiarazione rilasciata col collega Mohammad Rasoulof (Orso d’oro per Il male non esiste), anche lui arrestato a luglio e più volte censurato e condannato. «Il cinema indipendente riflette i suoi tempi, trae ispirazione dalla società e non può rimanere indifferente», affermano i due cineasti nel comunicato. Non a caso, la proiezione di No Bears al Lido sarà anticipata da un flash-mob sul red carpet del Palazzo del Cinema, promosso dalla Biennale con l’ICFR, l’International Coalition for Filmakers at Risk, per attirare i riflettori sul dramma dei registi imprigionati e perseguitati nel mondo. Em. Bu.
Pusher – L’inizio (1996), seguito nella trilogia da Pusher II – Sangue sulle mani (2004) e Pusher III –L’angelo della morte (2005). Il suo secondo film Bleeder è stato selezionato alla Mostra Internazionale a Venezia nel 1999. «Quando giro un film divento piuttosto sadico non tanto nei confronti delle persone, ma perché in qualche modo vengo consumato dal mio lavoro – ha garantito - . A casa sono dominato dalle donne, mia moglie e le mie figlie, che controllano la mia vita, così sono molto sottomesso a casa e piuttosto sadico nel lavoro» Tiz. Leo.
COWBOYCOPENHAGEN
DI EMANUELE BUCCI Il 9 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia è (anche) il giorno di Jafar Panahi , il grande regista iraniano (Leone d’oro al Lido nel 2000 con Il cerchio e Orso d’oro a Berlino nel 2015 per Taxi Teheran) arrestato a luglio dal governo del suo Paese e condannato per direttissima a sei anni di detenzione. Nel 2010 a Panahi era stato inoltre vietato di realizzare nuovi film, di rilasciare interviste e di spostarsi dall’Iran per vent’anni. Il cineasta ha così girato clandestinamente le successive opere , comparendovi nella parte di se stesso: dal doc durante i suoi arresti domiciliari This Is Not a Film (2011, esportato clandestinamente a Cannes) a Closed Curtain (2013, diretto con Kambuzia Partovi, Orso d’argento alla Berlinale) e Taxi Teheran, fino al più recente Tre volti (2018, premio alla sceneggiatura sulla Croisette). Come in quest’ultimo film, anche No Bears sposta lo sguardo dalle contraddizioni e ingiustizie della città di Teheran a quelle dell’Iran rurale. Ci troviamo infatti in un villaggio al confine con la Turchia, dove un regista ( Panahi ) con la sua troupe deve gestire il rapporto non facile con gli abitanti del luogo, che lo assecondano ma non lo fanno sentire il benvenuto. Nel frattempo scorrono due storie d’amore parallele , ostacolate da dinamiche di potere e tradizioni conservatrici. n NO BEARS Khers nist, Iran, 2022. Regia Jafar Panahi. Interpreti Jafar Panahi, Naser Hashemi, Vahid Mobaseri, Bakhtiar Panjeei, Mina Kavani, Reza Heydari. Durata 1h e 47’.
COPENHAGEN COWBOY Danimarca. Regista Nicolas Winding Refn Interpreti Angela Bundalovic, Andreas Lykke Jorgensen, Li li Zhang, Zlatko Buric, Ramadan Huseini, Dragana Milutinovic
L’IRAN E LA PAURA DEI REGISTI INDIPENDENTI
人 间 喜 剧 From 28.08 to 27.11.2022 Every day except Tuesday 10 am - 6 pm Abbazia di San Giorgio Maggiore, Isola di San Giorgio, Venezia Tomomotdesign Ai Weiwei LA COMMEDIA UMANA MEMENTO MORI thanks to in partnership with
DAILY n. 10 - VEN-SAB 10/11.09.2022 p. 5in Mostra
Come spiega ci sia così tanta diffidenza e paura nei riguardi dell’utilizzo dell’energia atomica? Perché da decenni esiste una campagna di disinformazione a tutti i livelli, pilotata dalla lobby del petrolio e del carbone, fonti energetiche che stanno devastando il clima del pianeta. Anche a me piacerebbe che l’energia solare e quella eolica potessero bastare per il fabbisogno energetico del pianeta, ma da qui al 2050 non avremo abbastanza energia elettrica per andare avanti e non possiamo fare finta di niente.
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THE HANGING SUN DI MATTIA PASQUINI
Prima di leggere il volume di Joshua Goldstein io non ero a favore del nucleare, ma questo testo mi ha aperto gli occhi, così come il Al Gore ha affrontato perfettamente
THE HANGING SUN Italia, Regno Unito, 2022, Regia Francesco Carrozzini, Interpreti Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, Frederick Schmidt, Raphael Vicas, Peter Mullan, Charles Dance, Durata 93’
Un ritorno gradito, quello di Francesco Carrozzini, fotografo importante e autore di video musicali (da Beyoncé e Jay-Z a Lenny Kravitz e Marilyn Manson) che ricordiamo come partecipante e giudice della sezione Venice Virtual Reality (rispettivamente nel 2018, con X-Ray Fashion, e nel 2019). Al Lido era stato concorrente nel 2008, con il cortometraggio 1937, e qui ha festeggiato - ieri, 9 settembre - i suoi ‘primi’ 40 anni. Una chiusura in bellezza, con un amico della Mostra, che salutiamo dopo averne apprezzato il documentario Franca: Chaos and Creation, nel 2016 al Cinema nel Giardino e Premio Speciale ai successivi Nastri d’Argento. n
STONE, “IL NUCLEARE È MEGLIO” IL GRANDE REGISTA SPIEGA A CIAK LE RAGIONI DI UNA SCELTA CONTROCORRENTE
Gondal , la reclutatrice dell’Isis scappata da Londra a 21 anni e intervistata da Argentieri in un campo di prigionia del Nord-Est della Siria. «È stato molto difficile», confessa la filmmaker, anche perché «per accedere ci abbiamo messo un mese e mezzo, senza contare la temperatura a 50 gradi e le macchine che si spegnevano». E, come ben ci mostra il doc, le migliaia di detenute in questi campi dopo la sconfitta dello Stato Islamico chiamano in causa i Paesi occidentali che ancora non le rimpatriano. «Si crea un limbo che alimenta l’estremismo», sottolinea la regista «Come puoi rifiutarti di riammettere i tuoi cittadini? Allora cosa vuol dire essere cittadini di uno Stato? È un precedente di una pericolosità estrema». L’alternativa sarebbe istituire un tribunale internazionale in loco, riconoscere«malaTurchianonvuolecheaccadaperchésignificherebbel’AmministrazioneautonomadelNord-EstdellaSiria»Ilfilm,nonacaso,sisoffermaanchesullaguerradiErdogancontroqueiterritori,conlemiliziecurde(enonsolo)chedopoavercombattutoilCaliffatosonostateabbandonatedaglialleatioccidentali.«Centinaiadimilizianidell’IsissonoscappatigrazieallaTurchia,chehafinanziatoloStatoIslamico,questononlodicoio,maleagenziediintelligencecomelaCIA.Ilpuntoperòèche
NUCLEAR DI ALESSANDRO DE SIMONE
Oliver Stone non ha dubbi e, accompagnato da Joshua Goldstein co-autore con Staffan A. Qvist del volume A Bright Future, tesse le lodi incondizionate dell’energia atomica, dopo aver realizzato Nuclear, documentario in cui, senza alcun contraddittorio, spiega che «i pericoli delle radiazioni sono infinitamente inferiori a quelli causati dal carbone, responsabile di mezzo milione di morti all’anno».
Perché ha scelto la via del documentario?
«Sifaunagrandeconfusionetraguerranucleareedenergianucleare:ilpericolovienedalleradiazionidellaguerranucleareedaidisastricausatidalcambiamentoclimatico,nondallacentraliatomiche,chesonosicureegeneranoenergiapiùpulitadelcarboneedelpetrolio»
Senza ricorrere ai consueti stereotipi che vogliono queste persone o fanatiche assassine o vittime sottomesse senza sfumature. Ma perché questo tipo di narrazione ha fatto tanto presa da noi? «Da una parte», secondo Argentieri, «c’è una visione ancora molto sessista, per cui spesso pensiamo alle donne in Medio Oriente come “vittime velate”. E poi è più rassicurante credere che una donna non abbia aderito ideologicamente a un gruppo terroristico di questo tipo. E loro, che hanno capito da subito questo gioco, si fingono vittime perché sperano così di non doversi assumere le proprie responsabilità».
THE MATCHMAKER, PARLA LA REGISTA BENEDETTA ARGENTIERI
Mi scusi Stone, ma come la mettiamo con gli incidenti nucleari? Chernobyl è ancora desolata, Fukushima è disabitata e ora c’è il rischio che le centrali nucleari in Ucraina collassino sotto i colpi dei missili. Queste sono le solite obiezioni che si fanno sempre, come quando si dice “e se per sbaglio qualcuno scatena una guerra nucleare?”. In realtà a Chernobyl la gente è tornata, a Fukushima gli alberi sono tornati a fiorire, anche se la gente non torna ad abitarci perché ha paura. In quanto alle centrali in Ucraina bisogna tener presente che ci sono talmente tanti livelli di sicurezza che
In un momento quanto mai drammatico per l’economia occidentale, a causa del taglio delle forniture di gas da parte della Russia come ritorsione sulla sanzioni successive al conflitto con l’Ucraina, il regista premio Oscar Oliver Stone riflette sull’altra grande fonte di energia, quella nucleare. Un’alternativa ai carburanti fossili che potrebbe anche aiutare il raggiungimento di standard climatici che in questo momento sembrano lontanissimi. Stone ripercorre la storia del nucleare, partendo dal suo utilizzo bellico (argomento affrontato nel corso di questa Mostra anche da un altro documentario, A Compassionate Spy) per poi passare a quello civile, con la costruzione delle centrali. Il nucleare è sempre stato però anche al centro anche di grandi polemiche, in parte alimentate anche dai cartelli petroliferi che ovviamente vedrebbero la loro leadership indebolita nello scacchiere mondiale. Un problema complesso che Stone affronta andando sul campo, in questo caso le centrali stesse dei paesi che maggiormente sfruttano questa risorsa, gli Stati Uniti, la Francia e la Russia, e parlando con esperti e studiosi. Come ha dichiarato lo stesso regista di Platoon, “il cambiamento climatico ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia. Quella nucleare è centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari. Come possiamo liberare dalla povertà milioni di persone e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente gas serra quali l’anidride carbonica, il metano e, in molti paesi, quelli derivati dalla combustione del carbone?”. Una domanda che è fondamentale porci, oggi più che mai. n
potrebbe persino schiantarsi un aereo di linea su una di queste senza causare danni e dispersioni eppure, invece di parlare di chi in quella guerra muore, ci preoccupiamo delle centrali.
Vale anche per Tooba
Come cineasta si trova, ancora una volta a nuotare controcorrente. La sua è una scelta esistenziale?
Inizialmente avevo pensato a un film di fiction, anche perché in poi c’è così tanta cinematografia contro il nucleare che volevo provare a ribaltare la narrazione. Simpson, che pure sono divertenti, il nucleare è visto come il male assoluto. Poi però avevo scritto una sceneggiatura che sembrava un brutto film di Hitchcock, così ho pensato fosse meglio far parlare direttamente i fatti, cercando di aprire gli occhi al pubblico sul tema. Os. Co. Regia Oliver Stone Durata 106’
«Mi occupo della questione delle donne dell’Isis dal 2015, e fin dall’inizio mi è stato chiaro come la loro narrazione sui media mainstream occidentali fosse completamente falsata» Lo afferma Benedetta Argentieri , giornalista indipendente, documentarista e regista di The Matchmaker, presentato ieri Fuori Concorso al Lido. Argentieri ha trascorso 11 mesi in Siria per girare questo doc dove racconta il fenomeno delle donne occidentali che durante il conflitto in Siria si sono unite al Califfato.
USA,NUCLEAR2022 .
Dopo dieci giorni di grande cinema, suggestioni, sorprese e delusioni, e alla vigilia della definizione del film vincitore del concorso di questa 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e del Leone d’oro, il compito - gravoso e onorevole - di chiudere l’edizione tocca a TheHangingSun-SolediMezzanotte. Fuori concorso, il film di Francesco Carrozzini arriverà poi nelle sale italiane a partire dal 12 settembre, distribuito da Vision Distribution, e prossimamente in esclusiva su Sky Cinema e in streaming su NOW. Adattato da Stefano Bises, autore della sceneggiatura tratta dal romanzo “Sole di mezzanotte” dello scrittore norvegese Jo Nesbø, il thriller Sky Original – prodotto da Cattleya, Groenlandia e Sky - vanta un cast di livello internazionale e si sviluppa tutto a partire da un conflitto padre-figlio, affidato alle interpretazioni di Alessandro Borghi e Peter Mullan . Con loro Jessica Brown Findlay , Sam Spruell , Frederick Schmidt , Raphael Vicas e il Charles Dance di Game of Thrones danno vita a un noir ambientato tra le atmosfere rarefatte dell’estate norvegese, dove il sole non tramonta mai. L’attore italiano è John, figlio di un potente boss dal quale è obbligato a scappare per averlo tradito. Diretto a nord, trova rifugio nel profondo di una foresta vicino a un villaggio isolato che sembra appartenere a un’altra epoca, dove tutto è regolato dalla religione e il sole non tramonta mai. Mentre il confine tra realtà e immaginazione si fa sempre più confuso, il passato di John lo costringerà ad affrontare i propri tormenti. Con l’aiuto di Lea (Jessica Brown Findlay), donna dalla grande forza e madre del piccolo Caleb (Raphael Vicas), un bambino curioso e dal cuore puro, ma purtroppo mal vista dai suoi compaesani, convinti che sia lei la responsabile della morte del suo violento marito Aaron (Sam Spruell).
l’Europa è molto debole, e per fermare i flussi migratori farebbe qualunque cosa» Emanuele Bucci Blood O sangue, Portogallo, 1989. Regia Pedro Costa. Interpreti Pedro Hestnes, Nuno Ferreira, Inês Medeiros, Canto e Castro, Isabel de Castro, Henrique Viana, Luis Santos. Durata 1h e 39’. L’evento speciale della Settimana Internazionale della Critica (in collaborazione con la Biennale di Venezia ) ci riporta al 1989 di Blood (O sangue), primo lungometraggio del portoghese Pedro Costa , che, sottolinea la Direttrice della SIC Beatrice Fiorentino , «ha inaugurato un’idea di cinema radicale a metà tra modernismo e cinefilia». Potremo dunque rivedere in versione restaurata questo lavoro (che fu presentato in anteprima proprio alla SIC dell’epoca) incentrato su due fratelli, uno di diciotto anni e l’altro di dieci. Li accomuna una storia di segreti, promesse e separazioni che ruota intorno a una notte di Capodanno. Tra gli altri film del cineasta, Casa de Lava (a Cannes 1994), Ossos (Osella d’oro a Venezia 1997) e Cavalo Dinheiro (Pardo per la miglior regia a Locarno 2014). Emanuele Bucci
A EDGAR REITZ IL PREMIO SPECIALE DELL’ENTE DELLO SPETTACOLO È andato al regista Edgar Reitz , a trent’anni dal trionfo a Venezia di Heimat 2 e in occasione del suo restauro il Premio Speciale per il 75° anniversario della Fondazione Ente dello Spettacolo, assegnato insieme alle Giornate degli Autori per celebrare il magistero di un grande autore europeo. «L’opera di EdgarReitz - è detto nelle motivazioni - costituiscelapreziosatestimonianzadi un intellettuale che ha saputo conciliare il Mito e la Storia» «Per me è un grandissimo onore ricevere questo premio – afferma Reitz – che celebra un percorso. E mi piace che avvenga a Venezia, dove quasi tutti i film miei sono stati presentati». «Era impensabile che Reitz non tornasse alla Mostra del Cinema –commenta Giorgio Gosetti, delegato generale delle Giornate degli Autori . Desidero ringraziare la Fondazione Ente dello Spettacolo, perché senza il loro contributo non avremmo potuto celebrare questo grande maestro con un premio unico e speciale»
in Mostra H APPUNTAMENTI H VENERDÌ 9 SETTEMBRE
noti e meno noti che firmano le opere in gara a Venezia 79. Prima di scatenarsi nelle danze, quasi tutti si sono prestati al rito delle foto al backdrop in cui si trovavano gli accanto agli altri anche i marchi degli sponsor e dei realizzatori del party, da Pata ad Apei - Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana , a Tangoo Digital , mentre in pista c’era chi ballava con un vero uccello predatore sulla spalla, chi mostrava la maschera di un uomo (fotografatissima), come propaggine del braccio destro, e anche qualche appassionato di danze che ha finito col restare a torso nudo nonostante la serata fosse fresca e all’insegna della brezza dal mare. E’ stata anche una festa non bagnata, per questo fortunata, perché ballare sotto la pioggia avrebbe avuto ben altro sapore. Ma la dea bendata è stata clemente, lasciando che a scendere fossero giusto quelle quattro gocce di ordinanza. Per tutti, dai top manager come Paolo Del Brocco e Nicola Maccanico , ai giovani giornalisti del web e dei social media, affaticati dopo dieci giorni di festival e ormai vicini alla meta finale, il Party di Ciak è stato un momento per staccare lasciando fuori davvero per una volta dalla Terrazza Campari computer, minipress, anteprime e conferenze stampa, ingredienti di un lavoro senza sosta, che alla Mostra non lascia reali spazi per lo svago. Così i volti Rai brindavano con quelli di Sky e Mediaset, publicist delle grandi piattaforme con quelli delle società di distribuzione con le quali si contendono tutto l’anno l’attenzione degli spettatori-clienti. Il Ciak Party, insomma, dopo i due anni di pausa causa covid, è tornato al Lido con il suo carico di originalità e follie, musica e drink, lustrini e paillettes, per regalare alla Mostra quel tocco di glamour di cui il cinema si nutre da sempre. E ora che anche questa ricchissima edizione della Mostra si avvia alla chiusura, la serata di musica in riva al mare, capace di scoraggiare persino le stoiche zanzare che al Lido hanno fissa dimora, resterà come uno dei momenti che in molti porteranno a casa con sé come simbolo di quindici giorni vissuti ad alta (ed entusiasmante) intensità. vissuti ad alta (ed entusiasmante) intensità. n
LA CARICA DEI 600 DELLA MOSTRA AL PARTY DI CIAK LA NOTTE PIÙ LUNGA DEL LIDO CELEBRATA MERCOLEDÌ FINO A TARDA ORA SULLA TERRAZZA CAMPARI: STAR, GIORNALISTI, TOP MANAGER DEL CINEMA E DELLA COMUNICAZIONE E LAVORATORI DEL FESTIVAL IN PISTA GLI UNI ACCANTO AGLI ALTRI NEL PARTY DEL NOSTRO GIORNALE, TORNATO DOPO I DUE ANNI DEL COVID DI LISA THIENE E MARCO BALDUINA Gli attori e i registi del giorno mescolati a giornalisti, produttori, critici, operatori video, fotografi, stagisti delle società di produzione e comunicazione, professionisti della Mostra, proiezionisti, addetti al cerimoniale. Addetti e addette stampa a dimenarsi in pista accanto a manager del cinema che amministrano centinaia di milioni, quando non miliardi, tutti con in mano il loro drink, dal contenuto riconoscibile dal colore dei bicchieri: rosso Campari. E’ la formula, segreta ma non troppo, molto imitata ma mai perfettamente riprodotta, del Ciak Party, la festa da sempre più attesa del Lido, organizzata dal nostro giornale, in cui tutti gli addetti ai mille aspetti della realizzazione di un film, del loro racconto e della costruzione di festival ed eventi da tutto il mondo, si mescolano per una sera lasciandosi andare l’uno accanto all’altra senza più steccati e distinzioni di ruoli. Al party, ospitato mercoledì sera alla Terrazza Campari della Biennale Cinema , a pochi passi dal mare, preceduto da una cena in onore della premio Starlight , hanno partecipato oltre 600 delle 700 persone invitate (le richieste di esserci avevano sfiorato le 1500!). Nel corso della lunga serata, trasformatasi in party e finita davvero a notte fonda, i cacciatori di selfie hanno potuto sbizzarrirsi con, tra gli altri, i vari Elio Germano , Elena Lietti , Pif , Luigi LoCascio , Liliana Fiorelli , Francesco Foti , Miguel Gobbo Diaz , Tommaso Ragno, protagonisti dei titoli presenti mercoledì nelle varie sezioni della Mostra , mentre la categoria dei registi veniva rappresentata tra gli altri da Gianni Amelio , Paolo Virzì, Ricky Tognazzi , premiati nel pomeriggio con lo Starlight Award, la rivelazione Carolina Cavalli e tanti altri volti LA PREMIAZIONE
ORE 10.00. SALA TROPICANA 1: Il (buon) ci nema alla ricerca della sostenibilità. Con Stefano Zecchi, Livio Livi, Ezio Bonanni, Carlotta Del Bian co, Cordelia Vitiello, Romano Solai, Maura Gentile, Alessandra Monasta, Roberto Pellegrini. Modera Massimo Lucidi. ORE 11.00. SPAZIO INCONTRI: Premio Colla terale Fondazione FAI. Persona, Lavoro, Ambiente (3a edizione) Organizzato da Fondazione FAI ORE 11.00. HOLLYWOOD CELEBRITY LOUNGE: Il regista Peter Greenaway incontra i gior nalisti accreditati. ORE 12.20. ITALIAN PAVILION: Roma Lazio Film Commision - Premiazione del miglior film ita liano selezionato dagli esercenti. ORE 12.30. SALA TROPICANA 1: About Wo men - Women Rights, una lotta universale per di fendere i diritti diementicati. Con Lina al-Hathloul, Zara Ahmadi, Sahraa Karimi, Alessandra Moretti, Pina Picierno. Modera Silvia Boccardi. ORE 14.00. SPAZIO INCONTRI: Consegna del Premio collaterale di critica sociale “Sorriso diver so Venezia Award” Organizzato da Dream On e giunto alla XII edizione. ORE 15.30. SALA TROPICANA 1: About Women Next Gen - Parola ai giovani. Con Bianca Arrighini e Livia Viganò, Emma Ruzzon, Consolata Losann. ORE 16.00. HOTEL QUATTRO FONTANE: Sarà consegnato a Tessa Thompson il FRED AWARD, il premio di FRED Film Radio, la International Web Radio ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. ORE 16.30. SALA CORINTO: Proiezione alla presenza di Peter Greenaway de I Misteri del Giardino di Compton House ORE 16.30. RED CARPET: Flash mob per attirare l’attenzione sulla situazione dei cineasti arrestati o imprigionati nel mondo, e in particolare del regista Jafar Panahi e degli altri registi iraniani persegui tati. L’evento precederà la proiezione del suo film Kehrs nist ORE 16.45. SALA PERLA: Steve Buscemi e Tessa Thompson presentano il film The ListenerORE 17.00. SALA TROPICANA 1: Premio ARCA CinemaGiovani. Cerimonia di consegna del premio ARCA al miglior film internzionale e al miglior film italiano a Venezia 79 ORE 17.00. HOTEL EXCELSIOR: Cerimonia di Premiazione del Leoncino d’Oro Agiscuola ORE 18.00. DES BAINS: Il Dopocinema di Cosmopolitan Festa finale per i 10 anni del Soun dtrack Star Award con Stefano Bollani che ha ricevuto il premio e Valentina Cenni. ORE 19.30. SINA CENTURION PALACE (VE NEZIA): Consegna a Oliver Stone del Premio Fondazione Mimmo Rotella. Evento Collaterale della 79a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dedicato alla relazione tra i linguaggi del Cinema e dell’Arte.
SABATO 10 SETTEMBRE ORE 11.00. SALA TROPICANA 1: About Wo men - in Ucraina, l’arma più crudele è quella sca gliata contro le donne. Con Maria Mezentseva Alessandra Moretti, Kasia Smutniak, Pietro Bartolo Paola Angeletti, modera Massimo Coccia.
ORE 12.00. SALA TROPICANA 1: Cerimonia di consegna dei Premi Collaterali di Venezia 79. ORE 19.00. SALA GRANDE: Cerimonia di pre miazione dei vincitori della Mostra internazionale d’arte cinematografica.
SOUNDTRACK STARS COMPIE 10 ANNI Alle ore 15 all’Italian Pavilion dell’Hotel Excelsior, consegna del premio del decennale a Stefano Bollani e annuncio dei vincitori dell’edizione 2022 1. Alcuni momenti del CiakParty 2. Dimitri d’Asburgo, ad di Visibilia Editrice, con Daniele Giannazzo, manager del web e influencer. 3. La fondatrice di Visibilia, Daniela Santanchè con Giovanna Melandri, presidente del MAXXI di Roma e Matilde Bernabei, fondatrice di Lux Vide. 4. Santanchè con Ricky Tognazzi 5. Luigi Lo Cascio 6. Il direttore di Ciak, Flavio Natalia, con l’AD di Cinecittà Nicola Maccanico 1. 1. 1. 1. Edgar Reitz riceve il Premio. 1. 2. 3. 5. 4. 6.
DAILY n. 10 - VEN-SAB 10/11.09.2022 p. 7in Mostra AL LIDO con STEFANO DISEGNI ADRIEN BRODY SUL RED CARPET CON LA MOGLIE BRAD PITT SCHERZA CON ANA DE ARMAS E ANDREW DOMINIK BRAD PITT , SUL RED CARPET E, A SINISTRA, NEL IL RITO DEGLI AUTOGRAFI ANA DE ARMAS FIRMA IL NOSTRO DAILY Stefano Disegni Channel LIDO LAND
THE LISTENER Stati Uniti, 2022. Regia Steve Buscemi Interpreti Tessa Thompson. Durata 96’. Steve Buscemi , magnifico interprete di oltre 150 tra film e serie tv, ha esordito alla regia nel 1996 con Mosche da bar; qui lo troviamo dietro la cinepresa di The Listener, sceneggiato da Alessandro Camon (nominato all’Oscar nel 2009 per Oltre le regole - The Messenger di Oren Moverman ). Il film racconta la storia di Beth (Tessa Thompson ), che lavora come volontaria per una “helpline”. Beth fa parte di quel piccolo esercito di persone che ogni notte in America raccolgono le chiamate di chi si sente solo, finito, senza speranza. Nell’ultimo anno le telefonate si sono moltiplicate e Beth sa che la posta in gioco è sempre più alta: sarà questa la notte in cui perderà, oppure riuscirà a salvare qualcuno? Alla fine scopriremo perché Beth si è messa al servizio degli altri: ascoltando, confortando, comprendendo, rincollando il mondo, un pezzo alla volta. SE FATE I BRAVI Italia/Belgio, 2022. Regia Stefano Collizzolli, Daniele Gaglianone. Con Evandro Fornasier Distribuzione Zalab. Durata 1h e 41’. I temi politici e sociali sono in primo piano alle Giornate degli Autori 2022, e uno dei titoli più interessanti in questo senso è il doc Se fate i bravi, di Stefano Collizzolli e Daniele Gaglianone (anche sceneggiatori assieme a Fabio Geda), tra i lungometraggi delle Notti Veneziane . Il film mette a fuoco l’attualità delle istanze di chi si trovava a Genova durante il G8 del 2001 per protestare contro una globalizzazione che avrebbe aggravato, anziché risolvere, problemi come le diseguaglianze, lo strapotere della finanza, i danni all’ambiente. Vent’anni dopo gli scontri e la spaventosa repressione poliziesca che colpì i manifestanti (narrata in film come Diaz di Daniele Vicari), i registi riflettono su quei fatti e quel sogno di cambiamento. Nel curriculum cinematografico di Gaglianone abbiamo, tra gli altri, I nostri anni Nemmeno il destino Pietro Ruggine La mia classe e i doc Dovebisognastare Iltemporimasto e Sorelle d’Italia, quest’ultimo scritto con Collizzolli Em. Bu.
One does not need to come from the other side of the planet to grasp the urgency of not only looking at one’s navel and our decaying civilization ruins. It is enough to feel the breath of the world as Alice Diop (Saint Omer) or Salvatore Mereu (Bentu) do in two of the most uncovering artistic and intense works in the program, in my is that Venice, like other major world festivals, has to reckon with the logic of marketing and the star system: fatally, what is not glittering cinema and pre-digested by press campaigns does not exist in the newspapers, is consumed in the emotional moment of applause and discovery, but will remain invisible to the majority of viewers. Of course, visibility will be visible for the darlings of the cinephile catwalks - Lav Diaz, Sergei Loznitsa, Jafar Panahi, the inevitable Ukrainian and Iranian filmmakers of this season. But the extraordinary Sino-Japanese of Stonewalling will only be heard of in a short news if they win awards. This is not the fault of Alberto Barbera, Gaia Furrer, or Beatrice Fiorentino. It is the fault of our laziness as viewers that we generate a false idea of cultural curiosity. But this is the press, baby! n
Theopinion.feeling
Oscar Cosulich GUERRE STELLARI F. Ferzetti L’ESPRESSO A. Finos REPUBBLICA P. Mereghetti IL DELLACORRIERESERA M. Mancuso IL FOGLIO F. Alò IL MESSAGGERO A. De Grandis IL GAZZETTINO F. Pontiggia IL QUOTIDIANOFATTO M. Gottardi LA VENEZIANUOVA F. Caprara LA STAMPA P. Armocida IL GIORNALE C. Piccino IL MANIFESTO MEDIA WHITE NOISE HH½ HHH½ HH HHHHH HH½ HHH HH HHH HH½ HH½ HH½ 2,8 TÁR HHH½ HHHH HH½ H HHH½ HHH H HHH½ HHH½ HHH HH 2,8 BARDO HH HHH½ H HHH HHHH H HHH HH HHH HHHH½ H 2,6 BONES AND ALL HHH HHHH½ HHH HHHH HHHHH HHHH HH½ HHH½ HHHH HHHH HHHHH 3,9 ATHENA HHH HHH½ H HHHHH HHH HHH HH HHHH HHHH HHH½ H 3,0 UN COUPLE HHH½ NP HHH½ H H HH½ H NP HH HHH HHHHH 2,5 ALL THE BEAUTY AND THE BLOODSHED NP NP HHH½ NP HHH½ HH½ HHH½ HHH HHH HHH NP 3,1 MONICA HH HHHH HH H HH HHH½ HHH HHHH HHH½ HHH½ HHH 2,9 ARGENTINA, 1985 HHH½ HHH½ HHH½ HHHH HHHH½ HHH HH½ HHH½ HHHH HHH HH½ 3,4 THE WHALE H½ HHH HH HH HH½ HHH½ H½ HHH½ HHH HH½ HH½ 2,5 LES ENFANTS DES AUTRES HH HHH HH HHH HH½ HH½ H½ HH½ HH½ HHH H½ 2,4 L’IMMENSITÀ HHH HHHH HH½ HH HHH H½ HH HH HHH½ HHH HHH 2,7 LOVE LIFE HHHH HHHH HHHH½ HHH HHH HHH HHH½ HHH HHH½ HHHH HH½ 3,5 THE BANSHEES OF INISHERIN HHH½ HHHH½ HHHH HHHHH HHHH HHHH HHHH HHHH HHH½ HHH½ HH 3,8 THE ETERNAL DAUGHTER HH½ HHH H½ H HH HH HHH H½ HHHH HH½ HH½ 2,3 IL SIGNORE DELLE FORMICHE HHHH HHHH HHHH HH½ HHHH HHH HH½ HHH½ HHHH HHH½ HH 3,4 SAINT OMER HHHH½ HHH HHHH½ HHH HHHH HHH½ HHHH HHH HHHH HHH½ HHHH 3,7 THE SON HH HHH HHH HH H½ HH H HH½ HH½ HH½ HH 2,2 BEYOND THE WALL HHH NP HH HHH HHH½ HHH HH½ HHH½ NP HH½ H½ 2,7 BLONDE HH½ HHH H½ HHH HH HHH HH HH HHH HHHH H 2,5 HHHHH LA PERFEZIONE ESISTE HHHH DA NON PERDERE HHH INTERESSANTE HH PREGI E DIFETTI H DIMENTICABILE NP VOTO NON PERVENUTO
It may be true that the portrait of the world offered by the filmmakers of Venice 79 revolves around the anguish of identity and the vision of the apocalypse. Still, one wonders: is it not the case that cinema at the Venice Film Festival reflects above all Western thought and risks losing what ferments away from Hollywood and Cinecitta? A cross-sectional look at the program of all sections yields contradictory feelings: Argentinian Santiago Mitre of the impassioned Argentina 1985 has no time to search for his and his nation’s identity. Algerians Adila Bendimerad and Damien Ounouri with La dernière reine come to terms with forgotten history rather than an obsession with the future. Bosnian Teona Mitevska (The happiest Man in the world) feels above all the urgency of the present. Japanese Koji Fukada in Love Life tackles the exhibition of pain, a problematic craft in Eastern expressive culture. Everyone, in one way or another, is forced to confront the issue of identity but, unlike many Westerners, they do not make it as a private matter, but cultural and universal.
SALA DARSENA THE WORLD THAT ISN’T THERE...IN VENICE BY GIORGIO GOSETTI
QUEENS Malikates, Marocco, 2022. Regia Yasmine Benkiran. Interpreti Nisrine Erradi, Nisrine Benchara, Rayhan Guaran, Jalila Talemsi, Hamid Nider, Younes Chara. Durata 1h e 23’. Per la 37ma Settimana Internazionale della Critica è arrivato il momento del film di chiusura (non in competizione), un «road-movie femminista attraversato da lampi di inaspettata magia», come annunciato dalla Direttrice Beatrice Fiorentino : stiamo parlando di Queens (Malikates) di Yasmine Benkiran , già scrittrice e sceneggiatrice per cinema, tv e podcast. Al centro un terzetto di personaggi femminili a Casablanca, in fuga e inseguite dalla polizia. Un «inno», anticipa ancora Fiorentino, «alle eroine cinematografiche di tutti i tempi», che «dietro l’apparente leggerezza si schiera per una società più giusta, più inclusiva». E si conclude la nuova edizione di SIC@SIC , col corto fuori concorso Happy Birthday di Giorgio Ferrero. Em. Bu.
DAILY n. 10 - VEN-SAB 10/11.09.2022 p. 9in Mostra in Mostra
Direttore Responsabile: Flavio Natalia - Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione) - In Redazione: Emanuele Bucci, Alessandro De Simone; Claudia Giampaolo, Davide Di Francesco (web), Tiziana Leone - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Vania Amitrano, Giulia Bianconi, Mattia Pasquini - Foto: Maurizio D’Avanzo Stampa: CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it www.ciakmagazine.it Facebook.com/CiakMagazine Twitter.com/CiakMag Instagram.com/CiakMag