DAILY#1 - 15. Festa del Cinema di Roma (15-16 ottobre 2020)

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DAILY 1

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GIOVEDÌ

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15/25 OTTOBRE 2020


Programma GIOVEDÌ 15 - VENERDÌ 16 GIOVEDÌ 15 h. 09.00 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE press SOUL Pete Docter USA, 100’

h. 11.30 MAXXI RIFLESSI press

LEUR ALGERIE Lina Soualem Francia, Algeria, Svizzera, Qatar, 72’, Doc

h. 11.30

h. 09.00 Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE press

My Cityplex Savoy Acea, Sala 1 SELEZIONE UFFICIALE accr.

TIME Garrett Bradley USA, 81’

TIME Garrett Bradley USA, 81’

h. 11.00 Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE press

h. 14.30 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ accr.

THE JUMP Giedre Žickytė Lituania, Lettonia, Francia, 85’

IO STO BENE Donato Rotunno Lussemburgo, Belgio, Germania, Italia, 95’

h. 11.30 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE press

h. 16.00 MAXXI ALTRI EVENTI ingresso su prenotazione

h. 11.45 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ press

h. 16.30

SOUL Pete Docter USA, 100’

IO STO BENE Donato Rotunno Lussemburgo, Belgio, Germania, Italia, 95’

h. 14.30

Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ press

STRAY Elizabeth Lo USA, 72’

h. 18.30 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ pubb. € 9 | accr. STRAY Elizabeth Lo USA, 72’

h. 19.30 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE inviti SOUL Pete Docter USA, 100’

h. 20.00 Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 10 | accr. SOUL Pete Docter USA, 100’

h. 20.30

Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ pubb. € 9 | accr.

IO STO BENE Donato Rotunno Lussemburgo, Belgio, Germania, Italia, 95’

h. 22.30 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ press

PALAZZO DI GIUSTIZIA Chiara Bellosi Italia, Svizzera, 84’

VENERDÌ 16 h. 09.00 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE press

SMALL AXE RED, WHITE AND BLUE Steve McQueen UK, 80’

h. 09.00

Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE press

STARDUST Gabriel Range UK, 104’

h. 11.00

My Cityplex Savoy Acea, Sala 2 SELEZIONE UFFICIALE accr.

SUPERNOVA Harry Macqueen UK, 93’

h. 11.00 My Cityplex Europa ALICE NELLA CITTÀ accr. STRAY Elizabeth Lo USA, 72’

h. 11.30

Sala Sinopoli ALICE NELLA CITTÀ scuole

TRASH Luca Della Grotta, Francesco Dafano Italia, 88’

h. 11.30

Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE press

SUPERNOVA Harry Macqueen UK, 93’

PORTO RUBINO - STORIE, CANZONI E LUPI DI MARE Fabrizio Fichera Italia, 57’

Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ pubb. € 8 | accr.

TRASH Luca Della Grotta, Francesco Dafano Italia, 88’

h. 18.00

Casa del Cinema, sala Deluxe RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY ingresso su prenotazione

SONG OF THE LITTLE ROAD Satyajit Ray India, 1955, 125’

h. 18.30

MAXXI RIFLESSI pubb. € 12 | accr.

h. 21.00

My Cityplex Savoy Acea, Sala 3 SELEZIONE UFFICIALE press

LAS MEJORES FAMILIAS Javier Fuentes-León Perù, Colombia, 99’

h. 21.30 MAXXI SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 12 | accr. TIME Garrett Bradley USA, 81’

h. 21.30

My Cityplex Savoy Acea, Sala 1 SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 10 | accr.

SUPERNOVA Harry Macqueen UK, 93’

h. 21.30

My Cityplex Europa SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 12 | accr.

STARDUST Gabriel Range UK, 104’

h. 22.00 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 12 | accr. SMALL AXE RED, WHITE AND BLUE Steve McQueen UK, 80’

h. 22.30 Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE inviti | accr. SMALL AXE RED, WHITE AND BLUE Steve McQueen UK, 80’

AGENDA GIOVEDÌ 15 INCONTRO ON AIR CON PETE DOCTER Premio alla Carriera Incontro in streaming per pubblico e accreditati. Vedi 5Film pagina accanto h. 12.30 | Sala Petrassi € 15 VENERDÌ 16 INCONTRO CON STEVE MCQUEEN Premio alla Carriera Incontro in presenza (collegamento streaming con My Cityplex Savoy Acea, sala 3, solo per accreditati). Vedi box giallo p. 12 h. 17 | Sala Sinopoli | € 15 INCONTRO CON ZADIE SMITH h. 21 | Teatro Studio G. Borgna € 8

h. 22.30 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ press | accr. WENDY Benh Zeitlin USA, 112’

LEUR ALGERIE Lina Soualem Francia, Algeria, Svizzera, Qatar, 72’, Doc

h. 18.30

My Cityplex Savoy Acea, Sala 1 SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 10 | accr.

SOUL Pete Docter USA, 100’

h. 18.30

Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ pubb. € 9 | accr.

NADIA, BUTTERFLY Pascal Plante Canada, 106’

h. 19.00 Sala Sinopoli SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 23 | accr. SUPERNOVA Harry Macqueen UK, 93’

h. 19.00

My Cityplex Savoy Acea, Sala 4 RIFLESSI press

LE EUMENIDI Gipo Fasano Italia, 70’

h. 19.00 My Cityplex Europa SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 12 | accr. THE JUMP Giedre Žickytė Lituania, Lettonia, Francia, 85’

h. 19.30 Sala Petrassi SELEZIONE UFFICIALE inviti | accr. SUPERNOVA Harry Macqueen UK, 93’

h. 20.30

My Cityplex Savoy Acea, Sala 2 SELEZIONE UFFICIALE pubb. € 10 | accr.

THE JUMP Giedre Žickytė Lituania, Lettonia, Francia, 85’

h. 20.30 Cinema Caravaggio ALICE NELLA CITTÀ pubb. € 9 | accr.

PALAZZO DI GIUSTIZIA Chiara Bellosi Italia, Svizzera, 84’

h. 21.00

Casa del Cinema, sala Deluxe RETROSPETTIVA SATYAJIT RAY ingresso su prenotazione

THE UNVANQUISHED Satyajit Ray India, 1956, 110’

Una delle tante banalità umane è tentare di dividere le persone per categorie. Una di queste è tra chi prende sul serio il proprio ruolo e chi ne minimizza la portata. Zadie Smith appartiene sicuramente a questa seconda categoria. «Non c’è una grande differenza fra i romanzi e le crostate. Sono tutti e due soltanto qualcosa da fare». O ancora, «non riesco a liberarmi dal bisogno di fare qualcosa, di produrre qualcosa, di sentire che questo nuovo intervallo di tempo non è andato sprecato». Curiosità nella vita, onestà intellettuale e umiltà sono sicuramente sue doti peculiari. Non a caso afferma che il modo migliore per imparare a scrivere è leggere i libri di altri autori. Nabokov, Kafka, Eliot e Forster sono tra i suoi preferiti. Zadie Smith è una scrittrice inglese di madre giamaicana. Divenuta famosa con il bestseller Denti bianchi, in Italia pubblicato nel 2000, ha vissuto a lungo nel nostro Paese, a Roma, e confessa di aver imparato l’italiano guardando i film di Alberto Sordi. La sua è una poetica sul tempo che passa, che viene occupato, nel suo caso, da un rigore quotidiano del lavoro, ma che può essere interrotto dalla visione di tulipani in un minuscolo giardino di una metropoli intensamente cementificata come New York, dove attualmente vive. È fortemente ironica su questa città simbolo degli Stati Uniti e sorride amaramente, nell’attuale pandemia, al pensiero che «nell’immaginario americano pestilenze ed epidemie, considerate troppo poco attente alle disparità di censo, sono state relegate da un bel pezzo nell’ambito della storia passata o degli altri continenti». La Londra colorata e proletaria in cui è cresciuta da giovane si fa naturalmente poi strada. Così emergono gli altri temi a lei cari, privilegio e sofferenza, che «hanno molto in comune. Entrambi si manifestano sotto forma di bolle, circondano completamente le persone e ne distolgono lo sguardo. Ma la bolla del privilegio è possibile penetrarla e persino farla scoppiare, mentre la bolla della sofferenza è impermeabile». Il passato non è mai neutro, non è mai veramente passato, come insegna la vicenda narrata in Denti bianchi. Loris Casadei


PREMIO ALLA CARRIERA

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di Filippo Vianello

5 FILM Toy Story Il mondo dei giocattoli (1995)

Primo film animato completamente in computer grafica, Toy Story non è solo il un importante pezzo della filmografia Pixar, ma anche una pietra miliare dell’intera storia del cinema. Pete Docter firma soggetto, sceneggiatura e animazione.

SELEZIONE UFFICIALE/ FILM D’APERTURA

SOUL PETE DOCTER con le voci di Jamie Foxx, Tina Fey, Phylicia Rashad, Ahmir-Khalib Thompson a.k.a. Questlove, Angela Bassett, Daveed Diggs (USA, 2020, 100’) ANIMAZIONE «Ti sei mai chiesto da dove provengono la tua passione, i tuoi sogni e i tuoi interessi? Cosa ti rende così come sei?». A Joe Gardner, un insegnante di musica e musicista di New York, si presenta finalmente l’occasione di suonare con il suo complesso jazz in un rinomato locale della città. Proprio mentre sta per esaudire il desiderio di una vita la sua anima viene improvvisamente separata dal corpo a causa di un incidente. Determinato a tornare alla sua vecchia vita in tempo per il concerto, Joe si ritrova a vagare in un luogo dove le anime in formazione ricevono passioni, interessi e manie prima di scivolare nei corpi dei nascituri. Si farà aiutare da 22, un’anima rimasta intrappolata nell’Anzitempo da anni che lo aiuterà a ritrovare la parte più intima di se stesso. di

Monsters & Co. (2001)

Esordio al lungometraggio animato per Docter in qualità di regista. Cominciano a delinearsi le prime qualità che rappresentano il marchio di fabbrica della casa di produzione: originalità stilistica e narrativa, innovazione tecnologica e sano divertimento per tutte le età.

PETE DOCTER Regista, sceneggiatore, animatore, doppiatore e produttore americano, Pete Docter è una delle anime creative della Pixar, di cui è direttore creativo dal 2018. È stato candidato otto volte agli Oscar, trionfando in due occasioni nella categoria Miglior film d’animazione, con Up nel 2010 e con Inside Out nel 2016. È lo sceneggiatore della serie di Toy Story e produttore esecutivo di Toy Story 4 e Onward – Oltre la magia.

WALL•E (2008)

Diretto da Andrew Stanton, scritto e ideato da Pete Docter, WALL•E consegna un messaggio ambientalista di grande impatto e, purtroppo, sempre attuale. Le avventure del piccolo robot pulitore conquistano il pubblico e la critica, ottenendo una vittoria su sei candidature agli Oscar 2009.

Up (2009)

SELEZIONE UFFICIALE

TIME di

DAILY 1

PETE DOCTER

GARRETT BRADLEY (USA, 2020, 81’) DOC

Sibil Fox Richardson, detta Fox Rich, è una donna della Louisiana che da anni combatte una dura battaglia contro il sistema carcerario statunitense. Nel 1997 lei e suo marito, in preda alla disperazione economica, tentarono una rapina in banca miseramente fallita. Sibil scontò tre anni, mentre il marito fu condannato a sessanta anni di prigione. Diventata mamma di sei figli maschi, la donna ora racconta la sua lotta legale per rendere giustizia al marito e all’intera famiglia costretta a crescere sotto l’occhio attento dello stato americano. Il film raccoglie quindi oltre due decenni di storia, legati dalla voce fuori campo della stessa Fox Rich e dai filmati di famiglia registrati dalla donna per suo marito, prove di un amore che può superare qualunque ostacolo. GARRETT BRADLEY Classe 1986, newyorkese, Garrett Bradley ha DIGITAL diretto cortometraggi, lungometraggi e docuRFF 15 mentari. I suoi film si caratterizzano per la fusione di vari generi cinematografici e per l’indagine su conflitti umani e ingiustizie sociali. Il suo primo lungometraggio, Below Dreams (2014), presentato in anteprima al Tribeca Film Festival, ha vinto in seguito il Premio speciale della Giuria al Festival di New Orleans.

Considerato uno dei film d’animazione più riusciti degli ultimi due decenni, Up conferma l’enorme versatilità del cinema animato. Da una parte il film emoziona gli adulti con un’idea toccante e nostalgica, dall’altra diverte i bambini con sequenze esilaranti: un binomio vincente che giustifica un successo smisurato. La regia è di Pete Docter e Bob Peterson.

Inside Out (2015)

Delicato, elegante, nostalgico, un film che descrive le emozioni attraverso una sensibilità disarmante. Entriamo nella mente di una ragazzina di undici anni per scoprire le sue preoccupazioni, i suoi ricordi e le sue emozioni: fantasia ed immaginazione sconfinata. Co-diretto da Pete Docter e Ronnie del Carmen.

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PREMIO ALLA CARRIERA

IMMAGINI IN MOVIMENTO

SELEZIONE UFFICIALE

SMALL AXE di STEVE MCQUEEN Shaun Parkes, Letitia Wright (MANGROVE, 128’) | Amarah-Jae St. Aubyn, Micheal Ward (LOVERS ROCK, 70’) | John Boyega, Steve Toussaint (RED, WHITE AND BLUE, 80’) con

(UK, 2020)

La serie antologica in cinque episodi prodotta dalla BBC e ambientata tra il 1969 e il 1982 si concentra sulla comunità caraibica londinese. Il primo episodio, Mangrove: 1970, è la storia dei Mangrove Nine, un gruppo di attivisti neri accusati di aver fomentato le accese proteste contro la polizia. Lovers Rock si sposta invece negli anni ’80 e racconta la vicenda di due ragazzi che si innamorano durante una festa di musica reggae. L’adolescenza difficile di un ragazzo è il tema centrale di Education, mentre Alex Wheatle racconta la vera storia dello scrittore britannico di origini giamaicane, autore Brixton Rock e Uprising. L’ultimo episodio, Red, White and Blue, ha come protagonista un agente di polizia nero nella sua lotta contro il razzismo. La Festa di Roma presenta in anteprima tre dei cinque episodi della serie. Creatore di installazioni di immagini in movimento (video o filmiche), Steve McQueen è un artista contemporaneo, oltre che compiutamente ‘cinematografico’, capace di rivolgere uno sguardo radicale a momenti e luoghi definiti della storia e del nostro tempo, fermandoli in modo toccante e provocatorio. Mediante un uso sofisticato del linguaggio cinematografico McQueen costruisce una narrativa che ha nella casualità e nell’imprevedibilità i suoi punti di forza. L’artista penetra il medium del cinema studiandone intimamente la struttura, i suoi riferimenti non tanto come citazioni quanto come modelli con i quali tornare a confrontarsi, interrogandosi sulla propria identità di autore. L’intensità delle immagini e la loro capacità di evocare lo straordinario nell’ordinario consente a McQueen di suscitare partecipazione e coinvolgimento in una dimensione di totale libertà, utilizzando una struttura narrativa per associazioni, che procede in modo episodico, non lineare, ugualmente riuscendo a cogliere e catturare l’attenzione e lo sguardo dello spettatore. Il suo percorso narrativo è un compenetrarsi di immagini e memoria con lo scopo di trasformare la nozione comune del reale. In diversi lavori l’artista utilizza il proprio corpo in modo autobiografico e lo sfrutta per sollevare questioni relative all’identità e alle convenzioni sociali, alle pulsioni e ai tabù. Bear, suo primo lavoro datato 1993, rappresenta l’inizio del rapporto tra McQueen e il cinema; in esso sono già evidenti le radici del suo linguaggio cinematografico. In bianco e nero, il video di dieci minuti mostra due massicci uomini di colore, uno dei quali personificato da McQueen stesso, che si affrontano nudi in un combattimento dove la violenza pare talvolta lasciar spazio a un’attrazione fisica reciproca. Corpi che si scrutano, si sfiorano, si minacciano, impegnati in una sorta di rito tribale fuori dal tempo. La tensione non è scandita dal respiro affannato dei due lottatori o da una qualche musica tambureggiante: niente audio, completo silenzio, parlano solo le immagini.

STEVE MCQUEEN Regista e sceneggiatore inglese, Steve McQueen ha cominciato ad affermarsi come artista a partire dagli anni ‘90 per poi approdare al mondo del cinema. Ha raggiunto fama internazionale nel 2008 al Festival di Cannes con il film Hunger, vincitore della Camera d’Or nella sezione Un Certain Regard. L’attore Michael Fassbender, protagonista in Hunger, è anche nel cast dei successivi Shame (2011) e 12 anni schiavo (2013). Nel 2018 ha diretto Viola Davis e Michelle Rodriguez in Widows - Eredità criminale.

SELEZIONE UFFICIALE

STARDUST GABRIEL RANGE Johnny Flynn, Marc Maron, Jena Malone (UK, 2020, 104’) David Bowie ha avuto mille sembianze, una di queste è Ziggy Stardust. Il film ripercorre la genesi del suo alter ego più famoso catturando il momento preciso della sua nascita. È il 1971 e David Bowie ha solo 24 anni e un disco importante (The Man Who Sold the World) da promuovere. Parte così insieme all’addetto stampa della Mercury Records, Ron Oberman, per un tour che lo porta a spostarsi freneticamente da una città all’altra. In questo caos creativo nasce il celestiale Ziggy Stardust, entrato presto nella mitologia della storia della musica e della moda, e David Bowie smette di essere solo un artista di enorme successo per diventare un’icona senza tempo. di

con

GABRIEL RANGE Filmmaker britannico, noto soprattutto per il mockumentary Death of a President (2006), in cui immagina l’assassinio di George W. Bush, Gabriel Range inizia la sua carriera come giornalista prima di approdare al documentario e al cinema. Nel 2003 ha diretto il pluripremiato The Day Britain Stopped (ancora un finto documentario in cui un banale sciopero mette in ginocchio l’intero sistema dei trasporti del Paese) e nel 2010 il film per la TV I Am Slave.


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di Davide Carbone

HARRY MACQUEEN Colin Firth, Stanley Tucci, Pippa Haywood, Peter Macqueen, Nina Marlin (UK, 2020, 93’) In coppia da vent’anni, Sam e Tusker si preparano ora a vivere una fase molto complicata della loro esistenza: Tusker è infatti affetto da demenza precoce e si rende conto che il tempo rimasto sta diventando più prezioso che mai. Per godere degli ultimi momenti insieme i due decidono così di tirare fuori il vecchio camper e di mettersi in viaggio tra i paesaggi dell’Inghilterra. Il loro itinerario prevede anche alcune tappe per far visita ad amici e parenti, con i quali da troppo tempo avevano perso contatto. Una storia semplice e delicata che diventa una riflessione sulla malattia, ma anche sull’amore che può alleviare il dolore. di

con

HARRY MACQUEEN Attore e filmmaker inglese, classe 1987, Harry Macqueen ha esordito nel 2008 come interprete nel film di Richard Linklater Me and Orson Welles. Hinterland, nominato miglior film britannico al Raindance Film Festival 2014 e miglior debutto al Beijing International Film Festival 2015, è invece il suo fortunato esordio alla regia.

di F.D.S.

PLAYLIST

DAVID BOWIE Ha perfettamente ragione Bono quando dice che Bowie è stato per il mondo anglosassone quello che Elvis è stato per gli Stati Uniti: un salto quantico in termini di consapevolezza. Il ragionamento va oltre ogni considerazione legata alle caratteristiche tipiche del Bowie ‘animale teatrale’: il trasformismo, l’ambiguità, gli eccessi. È indubbio che la sua sia stata la più alta manifestazione di una musica popolare che ha creato legami e relazioni con l’arte e con la verità cangiante e sfuggente dell’estetica. Più che un alieno, lui mi pare sia stato un vampiro assetato di esperienze musicali, artistiche ed estetiche che sconfinavano dalle sue conoscenze e che lui assimilava e riproduceva in modo unico (sarà un caso la sua partecipazione a The Hunger, film di Tony Scott sul vampirismo come tragedia dell’eternità?). Il periodo americano, la trilogia berlinese, l’epopea di Ziggy, ecc.: queste mitiche periodizzazioni della sua biografia artistica nascondono in realtà l’essenza del suo genio creativo. Una enorme abilità nell’appropriarsi delle regole dello show business, una capacità di fare propri i diversi generi musicali, una vocazione assoluta a trasformare queste forme in una musica originale che non solo ha raggiunto livelli musicali sommi, ma che è stata anche capace di trasmettere una diversa conoscenza del mondo, la sintesi di una vertigine della Storia (che cos’è Heroes se non questo?). Lucidità, curiosità, capacità trasformativa: questo il micidiale cocktail bowiano che gli ha permesso non solo di essere uno degli artisti più importanti nella storia del rock, ma anche quello che, a un certo punto, ha trasformato il rock in una leva per arrivare a nuove dimensioni artistiche. La stella più luminosa, inMemory of a Free Festival somma, tra tutte quelle che costellano (Space Oddity, 1969) l’empireo del rock. Il contributo melanconico di Bowie alla fine della stagione hippy.

Volare (Nel blu dipinto di blu) (Absolute beginners, 1986) Il Duca Bianco realizza una ineccepibile cover lounge bar della canzone iconica italiana.

I Pity the Fool

(come The Mannish Boys, Bowie 1965!) Rovente r’n’b’ cantato da un David Bowie 18enne, che allora si faceva chiamare David Jones. Alla chitarra solista Jimmy Page.

White Light/White Heat

(Live in Montreal, 1983) Ammettiamolo, cover un po’ ‘ingessata’ della canzone dei Velvet Underground

Let’s Spend the Night Together (Aladdin Sane, 1973) Invece la cover degli Stones è strepitosa, tra lustrini glam e pianoforte destrutturato.

COLIN FIRTH

SUPERNOVA

L’unica cosa che ‘tradisce’ qualcosa, in lui, è il cognome. Niente di male, ovviamente, anzi un po’ di sano orgoglio campanilista per essere in qualche modo legati ad un attore tanto versatile e credibile, in una parola: bravo. Di origini calabresi, figlio di Stanley Tucci Sr. e Joan Tropiano, il suo esordio avviene a venticinque anni nientemeno che con John Houston ne L’onore dei Prizzi e prosegue fino ad oggi senza conoscere mai una vera pausa, macinando più di quaranta film in trent’anni di carriera. Integerrimo capo della sicurezza aeroportuale per Spielberg (The Terminal), boss mafioso per Sam Mendes (Era mio padre), raccapricciante serial killer di bambine per Peter Jackson (Amabili resti) o anchorman di regime nella trilogia di Hunger Games, strettissimo collaboratore di Miranda (Il diavolo veste Prada), Stanley Tucci non si pone limiti di genere o registro arricchendo il personaggio di volta in volta affrontato con un’impronta stilistica inconfondibile.

STANLEY TUCCI

SELEZIONE UFFICIALE

Elegante nei modi e nella recitazione, Colin Firth ha dimostrato nella propria carriera una versatilità senza dubbio fuori dal comune, portando sullo schermo ruoli da protagonista o co-protagonista sempre autentici, seppur assai diversi tra loro. Con alle spalle una solida formazione teatrale, fu l’adattamento televisivo di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen a facilitare il salto cinematografico, culminato nel 2009 con la Coppa Volpi a Venezia per il suo ruolo da protagonista in A Single Man di Tom Ford e nel 2010 con l’Oscar per l’interpretazione del sovrano inglese Giorgio VI ne Il discorso del re, a fianco di Geoffrey Rush. E se ruoli apparentemente più ‘leggeri’ come quelli di Mark Darcy ne Il diario di Bridget Jones o Jamie Bennett in Love Actually possono far storcere il naso a qualche critico, lo confermano invece come uno degli attori più popolari e riconoscibili del panorama internazionale.

DAILY 1

FOCUS

GIOVEDÌ

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VE EN NE ER RD D ÌÌ V


RETROSPETTIVA/ SATYAJIT RAY

di F.D.S.

FOCUS

PATHER PANCHALI

(SONG OF THE LITTLE ROAD) (India, 1955, 125’)

Il padre di Apu, Harihar, scrittore e poeta, ha dovuto cedere i suoi risparmi per saldare i debiti del fratello e si guadagna da vivere come pujari (sacerdote). La sorella Durga e una vecchia zia vivono insieme a loro. Per portare il cibo a tavola, Durga ruba la frutta e la madre di Apu vende i suoi beni personali. Quando Harihar scompare per diversi mesi e Durga si ammala dopo aver fatto una danza propiziatoria sotto la pioggia, per la famiglia comincia un periodo ancora più buio, e la stagione dei monsoni non fa che peggiorare la situazione. Con questo film inizia la “trilogia bengalese” di Satyajit Ray, un’epopea tratta da uno dei romanzi cardine della letteratura bengalese (Pather Panchali di Bibhutibhushan Bandopadhyay) che attraverso la storia e le vicissitudini del protagonista Apu offre un affresco dell’India degli anni ’20.

APARAJITO

(THE UNVANQUISHED)

SATYAJIT RAY Uno dei maestri riconosciuti del cinema mondiale, Satyajit Ray è un regista di grandissimo talento ‘classico’, la cui opera (una trentina di film dal 1955 al 1991) è tuttavia ancora poco conosciuta. L’esordio del cineasta indiano coincide con il suo capolavoro assoluto, quel Pather Panchali (Il lamento sul sentiero) che descrive la battaglia contro la povertà di una famiglia nelle campagne bengalesi. Sulle note magiche del sitar di Ravi Shankar, il film è una sorta di canto elegiaco e umanissimo di questa lotta quotidiana costellata di grandi tragedie e piccole gioie. Il piccolo protagonista del film, Apu, lo ritroveremo in altri due film di Ray, a formare appunto “la trilogia di Apu”, che ne descriveranno la giovinezza e poi la maturità in un’India matrigna, segnata dal conflitto tra campagna e città e pervasa da un dolore corrosivo e amaro. Ray avrebbe poi diretto altri capolavori (La sala della musica, del 1958, sulla passione per la musica di un signorotto locale che lo porterà alla rovina, oppure I giocatori di scacchi, del 1977, forse il suo film più complesso, con al centro, per l’appunto, il gioco degli scacchi come ossessione esistenziale e come metafora politica della sconfitta. Ma bellissimo è anche La grande città del 1963, lucidissimo affresco dei primi tentativi di emancipazione della donna indiana da “angelo del focolare” a lavoratrice fuori casa), ma in realtà la trilogia di Apu ha assorbito la maggior parte dell’attenzione del mondo del cinema, lasciando nella penombra gli altri film di questo grande maestro. Satyajit Ray, cresciuto alla scuola del grande artigianato del cinema nordamericano degli anni ’30 e dei registi europei capaci di trasformare il realismo in poesia – Renoir e De Sica su tutti –, è tuttavia un regista di prim’ordine anche nella sua produzione ‘media’, per la sua sicurezza reSatyajit Ray gistica, per la vocazione ad un artigianato totale che lui pratica nella reConversazione alizzazione dei film (non solo regista, ma spesso anche sceneggiatore, con Mario Sesti e Italo Spinelli operatore, autore delle musiche) e soprattutto per la capacità del suo 18/10 h. 18 cinema di riuscire sempre ad uscire dalla storia narrata per cogliere uno Casa del Cinema sguardo sulle sorti di continue speranze e disillusioni dell’India moderna.

(India, 1956, 110’)

Dopo la morte del padre, Apu si trasferisce a Calcutta per studiare. Nel frattempo le condizioni di salute della madre, rimasta a vivere da sola tra mille difficoltà, peggiorano improvvisamente. Senza preoccuparsi troppo, Apu decide di partire con calma per raggiungerla, ma arriverà troppo tardi per l’ultimo saluto. Il film è la seconda parte, premiata con il Leone d’Oro a Venezia, della “trilogia bengalese” di Ray, iniziata nel 1955 con Pather Panchali (Il lamento del sentiero) e chiusa nel 1959 con Apur Sansar (Il mondo di Apu).

SELEZIONE UFFICIALE

LĒCIENS (THE JUMP) GIEDRĖ ŽICKYTĖ (Lituania, Lettonia, Francia, 2020, 85’) DOC Giorno del Ringraziamento del 1970, piena Guerra Fredda. Una motovedetta americana incontra un peschereccio sovietico al largo della costa orientale degli Stati Uniti per parlare dei diritti di pesca nell’Atlantico. Improvvisamente un marinaio lituano piomba sulla nave della guardia costiera statunitense saltando gli oltre tre metri di acqua gelida che separano le due imbarcazioni. Dopo aver attraversato il ponte, il marinaio chiede disperatamente asilo agli americani che, nel vano tentativo di aiutarlo, innescano uno scandalo tra i media internazionali. Il film è la drammatica rievocazione in prima persona degli eventi da parte dell’ottantaseienne Simas Kudirka, l’uomo che tentò l’impresa diventando il protagonista di uno dei fatti più controversi della Guerra Fredda. di

RIFLESSI

LEUR ALGÉRIE (THEIR ALGERIA) di LINA

SOUALEM

(Francia, Algeria, Svizzera, Qatar, 2020, 72’)

Aïcha e Mabrouk, due algerini immigrati in Francia negli anni ‘50, dopo sessantadue anni di vita insieme si separano. Lasciano la loro casa e si trasferiscono in due abitazioni diverse, una di fronte all’altra. La nipote Lina vorrebbe conoscere il loro passato, ma si scontra con la reticenza di chi, per pudore o per paura di affrontare ricordi dolorosi, non è mai stato abituato a parlare dei propri sentimenti. Un documentario in cui la regista prova a indagare con delicatezza sul passato dei propri antenati, per capire di più sulle motivazioni e sulle difficoltà dell’esilio e, contemporaneamente, ritrovare la propria identità.

GIEDRĖ ŽICKYTĖ Regista lettone, classe 1980, Giedrė Žickytė inizia a lavorare nel mondo del giornalismo per la televisione alla fine degli anni ’90, per dedicarsi poi al documentario a partire dal 2004. Dirige fra gli altri Europa (2006), Baras (2009) e Master and Tatjana (2014), che racconta la vita di Vitas Luckus, uno dei fotografi più originali e geniali del panorama lituano.

DIGITAL RFF 15


E IO SON PIÙ MATTO DI LUI…

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FEDELTÀ / TRADIMENTI CONCITA DE GREGORIO

Inoltre, voglio che le signorie vostre sappiano che Sancio Panza è uno dei più divertenti scudieri che mai servì MACRO, 16 ott, h. 19 cavaliere errante: alle volte ha certe ingenuità così argute che è non piccolo piacere il cercar di capire se è un semplicione o uno spirito sottile: ha delle malizie che ci sarebbe da bollarlo per birbante e certe sbadataggini che davvero lo farebbero ritenere balordo; dubita di tutto e crede tutto; mentre penso che sta per raggiungere il fondo della scempiaggine, ecco che vien fuori con qualcosa di così assennato che lo innalza al cielo. Ritengo il mio signore don Chisciotte per pazzo da legare, quantunque a volte dica delle cose che, a parer mio e di quanti lo ascoltano, sono tanto assennate e avviate per sì dritta rotaia che Satana stesso non potrebbe dirle meglio; pur nondimeno, sinceramente e senza punto titubare, ho la convinzione che è matto. Questo mio padrone ho visto da mille prove che è un matto da legare, e anche io, del resto, non gli rimango punto indietro, perché, se è vero il proverbio che dice «dimmi con chi vai e ti dirò chi sei» e l’altro «non donde nasci, ma donde pasci», sono più matto di lui perché lo seguo e lo servo.

DAILY 1

DON CHISCIOTTE

Da Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes GIOVEDÌ

ALICE NELLA CITTÀ CONCORSO

STRAY di

ELIZABETH LO (USA, 2020, 72’)

tunnel di eccessi nella disperata ricerca di una propria identità al di fuori del mondo sportivo. Dopo la laurea presso la School of Cinema della Concordia University, Pascal Plante fonda la società di produzione Nemesis Films e lavora come podcaster per Point de vues, un programma interamente dedicato al cinema. Nadia, Butterfly è il suo secondo lungometraggio dopo Fake Tattoos del 2017. FUORI CONCORSO

A volte non servono le parole per raccontare la realtà, ma basta guardarla con occhi diversi, anche con quelli di chi non può parlare. Attraverso lo sguardo di Zeytin, Kartal e Nazar, tre cani randagi che vagano per le strade affollate di Istanbul in cerca di cibo e riparo, la regista descrive una società senza filtri umani, cruda e bestiale. I lavori di Elizabeth Lo sono stati presentati in diversi festival di tutto il mondo, tra cui il Sundance. Stray è il suo documentario d’esordio, inserito nella selezione ufficiale del Tribeca Film Festival 2020 e vincitore del Premio della Giuria al Hot Docs International Film Festival 2020.

NADIA, BUTTERFLY di

PASCAL PLANTE (Canada, 2020, 106’)

Argomento solitamente tabù nel cinema italiano, il corpo dei giovani, un corpo in trasformazione, è uno dei temi centrali di questa edizione di Alice nella Città. All’indomani dei Giochi Olimpici, dopo anni di sacrifici, Nadia decide di abbandonare il nuoto. Entra così in un

IO STO BENE

di DONATO ROTUNNO (Lussemburgo, Belgio, Germania, Italia, 2020, 95’)

PALAZZO DI GIUSTIZIA di CHIARA BELLOSI (Italia, Svizzera, 2020, 84’)

Siamo all’interno di un palazzo di giustizia italiano. Un’udienza in tribunale – sul banco degli imputati un giovane rapinatore e il benzinaio che ha reagito e ucciso il complice – è il fulcro centrale della trama, ma noi ne vediamo più che altro i contorni: gli uffici, i corridoi, il disordine, i famigliari in attesa del verdetto. Chiara Bellosi nasce a Milano, dove si diploma in drammaturgia alla Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi”. Nel 2007 approfondisce la sua formazione nel genere documentario presso lo IED di Venezia. Dopo un corto inserito nel lavoro collettivo Checosamanca, prodotto da Eskimosa e Rai Cinema, Palazzo di giustizia è il suo primo lungometraggio di finzione. EVENTI SPECIALI

Antonio ha lasciato la Puglia alla fine degli anni ’60 per cercare fortuna in Lussemburgo. Qui ha conosciuto Mady, amore della sua vita per tanti anni e fulcro del suo quotidiano: ora che Mady non c’è più, Antonio è in un tempo sospeso, con ricordi confusi del passato e nessuna prospettiva per il futuro. L’incontro con Leo, ragazza italiana in cerca di fortuna come VJ, gli concederà nuova forza vitale per riflettere sulla propria esistenza. Nato in Lussemburgo, Donato Rotunno è regista e produttore formatosi in Belgio, già attivo nell’ambito dei cortometraggi e dei documentari. Il suo Baby(a)lone, storia di due adolescenti ‘perduti’ disposti a superare i propri limiti alla ricerca di felicità, è stato in lizza per rappresentare il Lussemburgo nella corsa all’Oscar per il Miglior film straniero nel 2016.

TRASH

LUCA DELLA GROTTA, FRANCESCO DAFANO (Italia, 2020, 88’) È di marchio italiano la pellicola che porta avanti, con la giocosità dell’animazione, un messaggio più che mai attuale ai giorni nostri, quello della sostenibilità. Slim è una scatola di cartone rovinata che vive in un mercato con il suo amico Bubbles, una bottiglia di bibita gassata, e altri compagni. Tra rifiuti di ogni genere, il disincantato Slim non crede più in nulla, neanche alla leggenda della Piramide Magica dove, si dice, avviene il miracolo del “re-use” e i rifiuti possono avere una seconda possibilità.

di

15 27 16

VE EN NE ER RD D ÌÌ V


ISTITUTO LUCE CINECITTÀ

2020

ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA Altri eventi

LA LEGGE DEL TERREMOTO di Alessandro Preziosi Omaggi

ALIDA di Mimmo Verdesca

ALICE NELLA CITTÀ

Fuori Concorso Italia

CUBAN DANCER di Roberto Salinas

PALAZZO DI GIUSTIZIA di Chiara Bellosi Restauri Omaggio Rodari 100

LA TORTA IN CIELO di Lino Del Fra


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