DAILY#1 81. Mostra del Cinema di Venezia - 28Aug2024 Venews+Ciak

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Sometimes they come back – and surprise us, again and again. Words of Beetlejuice, the spirit conjured by Tim Burton once, and again thirty-six years later to open the 81st Venice Film Festival. Words of Venice Film Festival art director Alberto Barbera, too, with sixteen ‘appearances’ under his belt. On the red carpet for Beetlejuice Beetlejuice will be Michael Keaton, Winona Ryder, Catherine O’Hara, Willem Dafoe (recently nominated art director of the Venice Theatre Biennale), Monica Bellucci, and Jenna Ortega of Wednesday fame. Opening the Orizzonti section will be Valerio Mastandrea’s second feature, Feeling Better, starring Dolores Fonzi, Giorgio Montanini, and Lino Musella. Two films in the Venice Days’ line-up: Open Couple by Federica Di Giacomo, and Super Happy Forever by Kohei Igarashi, showing the ‘before’ and the ‘after’ of a love story.

Barbera Barbera

di Riccardo Triolo

Avolte ritornano. E sorprendono. Ancora e ancora. Parola di Beetlejuice, lo spiritello evocato da Tim Burton e rievocato dopo 36 anni per aprire l’81. Mostra. E parola di Alberto Barbera, che, con all’attivo ben sedici “apparizioni” e conferme di “rievocazioni” almeno fino al 2026, si palesa come il vero spirito della Mostra, il direttore più longevo della storia del festival più antico al mondo. Ed è un colpo di genio, un lustro e ormai un marchio per la Mostra, che mai è stata così prolifica di scoperte e consacrazioni come nell’era barberiana. Sul tappeto rosso per Beetlejuice Beetlejuice, apertura felice ed apotropaica di una selezione che anche quest’anno appare ampia e ricchissima d’arte e di divi, sfileranno i ritornanti Michael Keaton, Winona Ryder e Catherine O’Hara, insieme a Willem Dafoe (fresco di nomina a direttore di Biennale Teatro), Monica Bellucci e alla star di Mercoledì Jenna Ortega. Apre Orizzonti, la selezione più di ricerca della Mostra, il secondo lavoro dietro la macchina da presa di Valerio Mastandrea, Nonostante. Con l’attore e regista romano, alle prese con una storia forte e «profondamente personale», l’argentina Dolores Fonzi e due attori dalla forte impronta teatrale, Giorgio Montanini e Lino Musella. Al via oggi anche le Giornate degli Autori, sezione autonoma diretta da Gaia Furrer. Due i film in programma: Coppia aperta quasi spalancata di Federica Di Giacomo, documentario ispirato al testo di Dario Fo e Franca Rame che riflette sul senso della coppia tra monogamia e poliamore, e Super Happy Forever del giapponese Kohei Igarashi, che di una storia d’amore filma invece il prima e il dopo. Si ride, si riflette, si ama, qui al Lido. E si ritorna. Si ritorna. Si ritorna…

press conferences palazzo del casinò

11.30 BEETLEJUICE BEETLEJUICE (Fuori Concorso)

12.15 NONOSTANTE (Orizzonti – film d’apertura)

13.00 CONFERENZA STAMPA DI APERTURA della 81. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA, presentazione delle Giurie VENEZIA 81, ORIZZONTI, VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” e VENEZIA CLASSICI

13.45 LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2024 a SIGOURNEY WEAVER

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA

Sigourney Weaver

Nata come Susan in un ambiente colto – Sigourney proviene da un personaggio de Il grande Gatsby – ha in qualche modo rappresentato viso ed espressioni “di passaggio”, tra la generazione delle Faye Dunaway e Glenda Jackson e quelle che sarebbero arrivate a metà degli anni ‘80, come Sharon Stone o Michelle Pfeiffer. Difficile non risultarne schiacciata od oscurata, riuscendo per di più a sottrarsi ai classici stilemi giornalistici, vale a dire i soliti: troppo alta, è bella ma non si capisce perché, tende un po’ a oscurare il partner maschile di turno e, perché no, a ‘bullizzare’ le attrici che si trova a fianco, ed eterne sciocchezze del genere. Mai troppo in evidenza – forse la sua salvezza, certamente la sua cifra – capace di passare dal tragico alla commedia con assoluta disinvoltura, allo stesso modo in cui non si è negata a parti più agé, ha attraversato quattro decenni di cinema, curiosamente divisi in due momenti: nel primo recitando per autori del calibro di Ridley Scott, Roman Polanski o Peter Weir, per dirne solo alcuni, nel secondo preferendo affidarsi a registi meno noti ma capaci di mantenere costante la sua immagine, soprattutto lo sguardo diretto e il sorriso non sempre inequivoco, che poi sono solo alcuni dei modi in cui una persona diventa attrice. Modi che nel loro insieme hanno fatto sì che questa straordinaria interprete si meritasse a pieno titolo questo Leone d’Oro alla Carriera.

Sigourney’s five

Un anno vissuto pericolosamente, Peter Weir (1982)

In sé un piccolo classico: mentre la Storia rimescola le carte in Indonesia, lui e lei si innamorano, costi quel che costi. Lancio definitivo per Mel Gibson e Oscar alla miglior attrice non protagonista per la magnifica Linda Hunt. Sodalizio tra i due Leoni d’Oro di quest’anno.

Gorilla nella nebbia, Michael Apted (1988)

Sigourney Weaver è Dian Fossey, ricercatrice, fotografa, attivista animalista e, soprattutto, donna. Troppo per un Ruanda strangolato tra passato coloniale belga e commercio illegale di animali.

1492 – La conquista del paradiso, Ridley Scott (1992)

Film inspiegabilmente considerato un mezzo disastro, forse perché la figura di Colombo viene rimessa in discussione. Il visionario che non ha riportato alla Regina Isabella (Weaver) abbastanza oro e trofei, racconta al figlio la sua ascesa a caduta.

La morte e la fanciulla, Roman Polanski (1994) Terribile faccia a faccia tra carnefice e vittima, con le parti che vanno a rovesciarsi, anche se i primi raramente pagano. Grande Polanski nel freddo quartetto schubertiano che dà il titolo al film.

Il maestro giardiniere, Paul Schrader (2022)

In un ambiente da suprematisti bianchi, l’uomo misterioso nasconde qualcosa della propria vita ma, come dice Don Winslow, il passato ha tutto il tempo che vuole. E prima o poi arriva.

Throughout her career she has alternated great films for the public with auteur films addressing a smaller audience but absolutely meaningful. Original and personal works that directors have entrusted to her, knowing that she could balance the commercial soul of a film with the artistic one. According to me she is a deserving figure to be awarded with our prestigious Lion, the protagonist of a career that in the mechanism of industrial cinema had at heart the preservation of the most original and subjective authorship.

Alberto

Poche settimane fa ha risposto in un'intervista pubblicata sul Corriere della Sera alla domanda su come si stesse sulla sedia di presidente della Biennale di Venezia: «Molto bene: un contesto internazionale, una squadra straordinaria. Mi piace osservare dove sta andando il mondo attraverso le arti». È con questo spirito di osservatore privilegiato che Pietrangelo Buttafuoco si accinge a inaugurare, ma soprattutto a seguire giorno per giorno, la sua prima (da Presidente) Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

La Mostra possiede il potere oracolare di leggere le realtà in atto e captare le tendenze prossime venture. Sono certo che anche nell’edizione di Venezia 81 le pellicole selezionate proietteranno le loro immagini ben oltre lo schermo bianco, illuminando – nel venire incontro al futuro – la nostra voglia di conoscenza

Pietrangelo Buttafuoco

Director's cuts

Simply the best

A great festival is built from the elements that are available ‘here and now’, from what emerges and is selected. Choices are the base of everything. If someone were to look back a few months ago and examine the films that could have been in Venice but weren’t selected, they would realize just how complex and thoughtful our selection process is. These choices are the core of our work, the backbone of our design, and our hallmark. The choices are obviously not made only by taking into account famous names like Almodóvar, Todd Phillips, or Walter Salles, but by carefully watching the film and evaluating its potential, regardless of the subject matter. The topic is never an a priori conditioning factor; rather, it serves as a starting point. Once a particular film is chosen, the next step is to decide where it fits best, aiming to find the section that will best showcase its ideas. Given the limited number of titles we can select for competition here in Venice, quality must be the main criterion, even above the cast, the director, or the media appeal of a work. In short, the movies you will find in Competition are simply the 21 best films that could be nominated, we are more than confident of that.

Photo Gage Skidmore
© La Biennale di Venezia - Foto ASAC

NONOSTANTE Orizzonti

Una situazione sicura, lontana dal caos e dagli imprevisti della vita quotidiana, al riparo da tutto e da tutti: il protagonista è un paziente ricoverato da tempo che trova nella routine ospedaliera una personalissima comfort zone, in cui rassegnazione e apatia divengono libertà. L’arrivo di una nuova compagna di stanza finisce per cambiare il delicato equilibrio del paziente, mettendolo nuovamente davanti alla realtà. Lei, infatti, non vuole stare in ospedale, vuole vivere o morire senza compromessi. Il protagonista si ammala così di vita, contagiato dalla forza disperata della donna... «Una storia che è stata solo mia per tanto tempo e che, spero, diventerà di tutti»: con queste parole Valerio Mastandrea presenta la sua seconda regia dopo Ride (2018), vincitore del Nastro d’Argento per la Miglior opera prima. Attore – sono quattro i David di Donatello per le sue interpretazioni –, regista e produttore, dimostra coerenza creativa e di genere.

Mariachiara Marzari

Asecure

situation, away from the chaos and unpredictability of daily life, shielded from everything and everyone: the protagonist is a longterm patient who finds in the hospital routine a personal comfort zone, where resignation and apathy become freedom. The arrival of a new roommate ultimately disrupts the delicate balance of the patient, confronting him with reality once more. She, in fact, does not want to stay in the hospital; she wants to live or die on her own terms. The protagonist thus becomes afflicted with a thirst for life, infected by the woman’s desperate strength...

“This is a story that has been only mine for a long time and that, I hope, will become everyone’s:” with these words, Valerio Mastandrea introduces his second directorial effort after Ride (2018), which won the Nastro d’Argento for Best Debut Film. An actor – with four David di Donatello awards for his performances – as well as a director and producer, Mastandrea demonstrates creative and genre consistency.

Raccontare una storia d’amore come quelle che scoppiano improvvisamente a una festa di scuola, di pomeriggio, a casa di sconosciuti, dove ti innamori senza un motivo reale e ti accorgi che la vita da quel giorno non sarà più la stessa. Volevamo partire da qui poiché raccontare una storia d’amore è forse più difficile che viverne una.

Valerio Mastandrea

Focus Tim Burton

di Andrea Zennaro

Per avere un’idea della vastità dell’opera di Tim Burton non basta parlare del suo cinema: come altri registi suoi contemporanei, si pensi a Lynch e a Cronenberg, le immagini in movimento sono solo una delle forme d’espressione, sia pure la prevalente, usate per esprimersi. Inizia da giovane intercalatore nella realizzazione del film d’animazione Disney Red e Toby nemiciamici del 1981 ma, trovato non adatto perché i suoi disegni erano troppo ‘mostruosi’, viene indirizzato a fare qualcosa di più personale. Il suo universo attinge da molteplici fonti che vanno dai film di Roger Corman con protagonista Vincent Price, a cui dedica il suo cortometraggio stop-motion Vincent del 1982, al gotico La maschera del demonio di Mario Bava omaggiato ne Il mistero di Sleepy Hollow (1999), che celebra anche i lavori della britannica Hammer Film Productions. Il regista californiano ama i film di Bava e di conseguenza quelli di Dario Argento, apprezza Fellini e allo stesso tempo i film giapponesi con i mostri giganti (kaiju) e l’espressionismo tedesco dalle simmetrie sghembe alla Caligari, ma ha nel cuore l’animazione stop-motion del maestro ceco Jan Švankmajer, di quello statunitense Ray Harryhausen e dei fratelli Quay: il suo capolavoro Nightmare Before Christmas del 1993 porta ad un livello altissimo questa tecnica cinematografica, alla quale tornerà più volte nel corso della carriera. Occorre aggiungere l’arte dello scrittore ed illustratore Edward St. John Gorey, dei fumettisti Charles Addams, Don Martin, Dr. Seuss e del pittore Mark Ryden per poter avere un quadro che delinei la poliedrica ed eclettica figura di Burton. Nella sua mostra itinerante, partita nel 2009 dal MoMA di New York, l’intero universo del regista è facilmente visionabile: si passa dalle Polaroid di formato 20x24 pollici dal sapore surrealista che realizza tra il 1992 e 1999 alla pittura e ai marchingegni meccanici come il Robot boy dalla serie animata Stainboy del 2000. Tim’s six

Frankenweenie (1984-2012)

Il mito di Frankenstein riscritto e rielaborato, prima in live e poi in animazione.

Beetlejuice – Spiritello porcello (1988)

Un caleidoscopico viaggio nell’Oltretomba, tra scherzi macabri e spettri ‘sboccacciati’.

Batman (1989)

Il cavaliere oscuro più dark che mai ed un Joker che danza al ritmo funky di Prince.

Edward mani di forbice (1990)

Si parte ancora da Frankenstein per una favola moderna ed un saluto all’amato Vincent Price.

Ed Wood (1994)

Atto d’amore per il cinema di serie B ed omaggio al grande Bela Lugosi.

Mars Attacks! (1996)

Il regista, nonostante gli venga impedito di animare i marziani in stopmotion per i costi troppo elevati, realizza comunque un capolavoro.

di Valerio Mastandrea con Valerio Mastandrea, Lino Musella, Justin Korovkin, Dolores Fonzi, Giorgio Montanini, Barbara Ronchi, Luca Lionello, Laura Morante (Italia, 93’)
© Steve Schofield

G

James Gray

Director and screenwriter (USA)

Ha ragione chi lo definisce “il più grande regista d’insuccesso degli USA”. Eppure è un maestro, i suoi film sono tutti bellissimi, esempi di un nuovo classicismo americano, a partire dal primo, Little Odessa del 1994. In ciascuno dei suoi lavori emerge la peculiare capacità di reinterpretare il genere in modo creativo, libero, senza nessuna costrizione convenzionale. E poi dopo Allen è il regista di New York: non è Manhattan che Gray omaggia con la sua camera, ma Brighton Beach, a pochi passi da Coney Island.

Andrew Haig

Director and screenwriter (UK)

Vite che sono insieme da quarantacinque anni in cui all’improvviso cede il collante che le teneva unite; vite che si incrociano per una notte e che disperatamente cercano di trovare una stabilità nella passione. Di questo canta Andrew Haig nei suoi film: l’invenzione dei modi possibili, che stiano nella fantasia più sfrenata oppure nel rispetto della banalità della vita, per trasformare le pulsioni in logos, in speranza di un discorso non interrotto.

Kleber Mendonça Filho

Director, screenwriter and film programmer (Brazil)

Giornalista e critico cinematografico brasiliano, negli anni 2000 comincia a produrre opere sperimentali. Nel 2002 arriva al successo con il suo primo lungometraggio, Il suono intorno. Nel 2019 esce il suo secondo film, Bacurau

Isabelle Huppert

President

(France)

Non è mai stata un’attrice, o semmai lo sarà stata nei primi film. Poi è diventata luce, vento, forza magnetica, densità vibrante che attrae energia dallo schermo e la rimanda indietro al mondo. Gelo e calore, istinto ed esprit geometrique: Isabelle Huppert, l’irresistibile carisma della non-diva.

IAgneszka Holland Director, screenwriter and producer (Poland)

UAbderrahman Sissako Director, screenwriter and producer (Mauritania)

Autore di fama internazionale grazie a film attraverso i quali progressivamente è passato da un approccio in cui la storia colonialistica africana era filtrata da una forte propensione alla poesia delle immagini, ad opere più recenti (Timbuktu, 2014) in cui lo sguardo storico sulla presa del potere a Timbuktu da parte di gruppi integralisti islamici si fa duro e intransigente.

RGiuseppe Tornatore

Director and screenwriter (Italy)

Artigiano del cinema e al contempo cinefilo vero, attraversa quarant’anni di vita italiana con dei film tutti, o quasi, assai centrati sulla sua Sicilia. Nel 1990 vince l’Oscar per il miglior film straniero con Nuovo Cinema Paradiso e nel 1996 ottiene la nomination con L’uomo delle stelle Il suo ultimo film, Ennio, è un indimenticabile memoir della vita e delle colonne sonore di Morricone, un capolavoro assoluto di ricerca archivistica e devozione artistica.

Con quel suo interesse poligrafo, ‘molto polacco’ verrebbe da dire, nei confronti della Storia, declinata come biografia dei grandi artisti europei oppure come affresco entro il quale si agitano le vite degli umani, la Holland ha sempre conservato nel suo percorso artistico lungo oltre cinquanta anni uno sguardo ironico, quasi sarcastico, strumento per una meditazione complessiva sull’assurdità dell’umano agire.

IJulia von Heinz

Director and screenwriter (Germany)

Dei numerosi film che ha diretto in Italia se ne sono visti davvero pochi. Si ricorda E domani il mondo intero, in Concorso a Venezia nel 2020, opera incentrata su un gruppo di giovani militanti antifascisti opposti ad un gruppo di nazionalisti di estrema destra.

Zhang Ziyi

Actress (China)

Assurta al successo mondiale con il film di Ang Lee La tigre e il dragone, diviene poi specialista nei ruoli dei blockbuster wuxia con due capolavori di Zhang Yimou, Hero e La foresta dei pugnali volanti. Nel 2021 esordisce alla regia dirigendo uno dei quattro segmenti del film My Country, My Parents, che in Cina riscuote un grande successo.

Isabelle Huppert © Philippe Quaisse - Unifrance

La versione di... Giuseppe

L’elzeviro è un carattere tipografico particolarmente elegante nato nel XVII secolo, ma nel giornalismo italiano identifica un articolo letterario di particolare pregio, in primis adottato dal Corriere della Sera già nel 1900 e presto inserito in terza pagina. Conteneva non solo recensioni teatrali, ma anche riflessioni su temi di attualità o di costume. Maestri riconosciuti: Emilio Cecchi, Dino Buzzati, Tommaso Landolfi, Eugenio Montale e non ultimo Giuseppe Marotta. L’elzeviro doveva avere una qualità: essere breve, di solito due colonne, non proprio un Haiku, ma comunque l’autore doveva avere il dono della sintesi. Di Giuseppe Marotta (Napoli, 1902-1963) molte pubblicazioni sono raccolte di elzeviri. Così L’oro di Napoli, pubblicato da Bompiani nel 1947. Nato in un basso in condizioni di miseria, nelle sue brevi storie rappresenta vicende di strada con arguzia e umorismo, in qualche modo anticipando la commedia all’italiana. Raccoglie trentasei racconti, dove dall’autobiografia si passa a personaggi spesso identificabili o quantomeno a situazioni ben conosciute e precisamente ben delineate, segnatamente di vita dei bassi. Raffaele Nigro ha definito la sua prosa “un ossequio alla teatralità napoletana”. L’oro di Napoli del titolo è la pazienza dei suoi abitanti, incarnato nell’episodio Trent’anni, diconsi trenta, dove il protagonista don Saverio Petrillo per trent’anni ospita a casa un prepotente ma autoritario e autorevole compagno di scuola, che gli aveva garantito la promozione passandogli la soluzione di un compito. Ma, interviene Marotta, «nei fatti del mio paese c’è sempre la coda di un diavolo che guizza e ride». Marotta fu anche un prolifico sceneggiatore e scrittore di soggetti cinematografici, almeno undici, tra cui Soltanto un bacio del 1942 e Mondo nudo di De Feo del 1963. L’oro di Napoli fu anche da lui sceneggiato e divenne un film nel 1954 (anno magico del cinema italiano, ben 166 film prodotti) diretto da Vittorio De Sica. Sei episodi che riprendono dieci dei racconti di Marotta. La partecipazione dei grandi nomi dell’attorialità italiana, da Totò a Eduardo De Filippo, da Sofia Loren a Vittorio De Sica, da Silvana Mangano a Tina Pica, a Paolo Stoppa, concorre in maniera decisiva a costruire la straordinaria resa del film, ben così riassunta dal regista Wes Anderson: «Un capolavoro assoluto. Da quando l’ho visto… per me è stata una vera missione farlo conoscere a tutti. Ha una comicità tra le più pure ed è un vero capolavoro. L’episodio che preferisco è quello con Totò (il don Saverio Petrillo che citavamo), che è il Buster Keaton italiano. Vorrei che questo film venisse visto in tutto il mondo». La Biennale ha proposto il film ieri, nella serata di pre-apertura della Mostra, nella versione restaurata digitale 4K a cura di Filmauro Srl e Cinecittà. Loris Casadei

SOUNDTRACKS

L’81. edizione attraverso in/dimenticabili momenti di musica per il cinema a cura di F.D.S.

Anche quest’anno la componente sonoramusicale dei film della Mostra del Cinema (ma i film in cui non appare nessuna indicazione sull’argomento sono tantissimi) risponde agli equilibri e ai mix riscontrati nelle edizioni precedenti. Una manciata di star dello score, che sembrano aver consolidato con i registi dei film che sono chiamati a “musicare” una stabile relazione coniugale almeno de facto. Alberto Iglesias con Almodóvar, Daniel Blumberg con Brady Corbet, Franco Piersanti quasi sempre al fianco di Gianni Amelio e anche qui in questo Campo di battaglia, Trent Raznor & Atticus Ross per la terza volta consecutiva a comporre le soundtrack dei film di Guadagnino, Hildur Guðnadóttir a firmare anche il secondo Joker di Todd Phillips, dopo la bella prova offerta con il primo, anche se Variety ha riportato che il film sarà soprattutto un jukebox musicale, con almeno 15 cover di canzoni famose. E poi ancora il grandissimo Danny Elfman, che ha scritto la musica del sequel di Tim Burton Beetlejuice Beetlejuice, 36 anni dopo l’impareggiabile colonna sonora del primo film; ma va detto che Elfman ha firmato tutte le colonne sonore dei film di Burton, fatta eccezione per Ed Wood, Miss Peregrine e Sweeney Todd. C’è poi da registrare qualche sorpresa assai interessante, che crea un po’ di attesa attorno alle prove di giovani musicisti ancora non pienamente affermatisi nel mondo del cinema. Uno è il nostro Colapesce, alla sua seconda prova con il film di Grassadonia & Piazza su Matteo Messina Denaro; l’altro è Tóti Guðnason, sì, proprio il fratello di Hildur, che ha composto la musica del film di Mastandrea, anche lui al secondo score dopo la bellissima, spettrale prova offerta con Lamb, prodotto da Bela Tarr, film islandese a metà tra umorismo kafkiano e perturbante freudiano. Anche quest’anno la selezione comprende qualche opera indirizzata al mondo del pop e del rock, verrebbe da dire che oramai è un trend consolidato questo: un doc sul mitico concerto dei Beatles allo Shea Stadium nell’agosto del 1965, quando il gruppo dovette fronteggiare migliaia di spettatrici, tra i 56.000 presenti, istericamente urlanti di gioia, e uno su un altro celebre concerto newyorkese, quello di John Lennon e Yoko Ono, arrivati da poco in città e desiderosi di liberarsi dalla polvere che

ancora era rimasta loro addosso dai tempi della separazione dei Fab Four. Grande curiosità poi per Maria, uno dei film più attesi della Mostra, che ripercorre gli ultimi giorni della vita della divina Callas, la quale aveva smesso di cantare tre anni prima a Sapporo, a conclusione di una non felice tournée mondiale con Giuseppe Di Stefano. Chissà se nei giorni che precedettero il 16 settembre 1977, al numero 36 di avenue Georges Mandel, Maria Callas avrà ascoltato la sua voce dei momenti trionfali, quella voce per cui le fu attribuito il ruolo che prima di lei era appartenuto solo alle grandi cantanti dell’Ottocento, come Maria Malibran e Giuditta Pasta: soprano drammatico d’agilità (mi perdonino i melomani per la mia banalizzazione: è come se Usain Bolt a Pechino 2008 avesse vinto, oltre che i 100 e i 200, anche la gara dei 10.000 metri…). Se così fosse accaduto, speriamo allora che nel film questa parte sia stata ignorata. E poi c’è tutto il resto, ovvero l’ignoto, decine di pellicole magari senza compositore, senza sound designer, senza canzoni originali, ma che ci regaleranno momenti di intensa emozione musicale, attimi imperdibili dove il suono, la musica riusciranno, anche solo per qualche attimo, a condurre per mano le immagini, a indirizzarle verso quel luogo in cui tempo e spazio si confondono. Al di là di ogni stucchevole ragionamento sulla natura ancillare della musica da film, regaliamoci per concludere, e prima di iniziare il gran ballo del festival, il gusto di un gioco: con quello che già oggi abbiamo in mano, senza nemmeno aver ascoltato neppure una-nota-una delle colonne sonore di questa imminente Mostra del Cinema 2024 (!), costruiamo una playlist di musiche da film capaci di darci un brivido, un’emozione, una vibrazione in cui per un attimo perdiamo ogni connessione con il logos. Se quindi scannerizzate questo codice QR si aprirà una manciata di tracce musicali, selezionate senza alcun ordine, diciamo pure confusamente, che sentiremo durante questa Mostra o che comunque sono collegate alle opere presentate in Mostra.

e oltre cento volte Mastroianni

Mostra del Centro Sperimentale di Cinematografia a cura di Laura Delli Colli

Venezia - Isola di San Servolo 31 agosto 2024 3 9 gennaio 2025 h. 10.00-21.00 Ingresso gratuito

PASSIONE VIOLONCELLO

FESTIVAL D’AUTUNNO | 21 SETTEMBRE – 24 OTTOBRE 2024

GIOVEDÌ 12 SETTEMBRE

ORE 18

Presentazione del festival

QUATUOR CAMBINI-PARIS

Enrico Graziani violoncello

Francesco Granata pianoforte estratti da opere per violoncello e pianoforte di BONIS, BOULANGER, FARRENC e GRANDVAL

ingresso gratuito

SABATO 21 SETTEMBRE

ORE 19.30

SCUOLA GRANDE

SAN GIOVANNI EVANGELISTA

Passione violoncello

QUATUOR CAMBINI-PARIS

Julien Chauvin e Karine Crocquenoy violini

Pierre-Éric Nimylowycz viola

Atsushi Sakai violoncello

Marion Martineau violoncello opere per quintetto con due violoncelli di BAUDIOT, FRANCHOMME e GOUVY

DOMENICA 22 SETTEMBRE

0RE 17

Violoncelli in coro

Anne Gastinel, Xavier Phillips, Lila Beauchard e Leonardo Capezzali violoncelli opere per ensemble di violoncelli di ERB, OFFENBACH, FRANCHOMME, FAYE-JOZIN e SCHMITT

MERCOLEDÌ 25 SETTEMBRE

ORE 19.30

Il Beethoven francese

QUATUOR DUTILLEUX

Guillaume Chilemme e Matthieu Handtschoewercker violini

David Gaillard viola Thomas Duran violoncello

Victor Julien-Laferrière violoncello opere per quintetto con due violoncelli di ONSLOW e GOUVY

GIOVEDÌ 3 OTTOBRE

ORE 19.30

Sere straniere

Yan Levionnois violoncello

Guillaume Bellom pianoforte opere per violoncello e pianoforte di BOËLLMANN, MAGNARD e VIERNE

MARTEDÌ 8 OTTOBRE

ORE 19.30

L’arte del violoncello

Edgar Moreau, Gabriel Guignier e Jean-Baptiste de Maria violoncelli opere per ensemble di violoncelli di LA TOMBELLE, D’OLLONE, BATTANCHON, FRANCHOMME e OFFENBACH

GIOVEDÌ 10 OTTOBRE

ORE 18

Storie di musica a palazzo conferenza di Neda Furlan in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia ingresso gratuito

MARTEDÌ 15 OTTOBRE

ORE 19.30

Note su misura

Aurélien Pascal violoncello

Josquin Otal pianoforte opere per violoncello e pianoforte di CHEVILLARD, DUMAS, HURÉ e LECOCQ

GIOVEDÌ 24 OTTOBRE

ORE 19.30

Il tempo ritrovato

Miriam Prandi violoncello

Gabriele Carcano pianoforte opere per violoncello e pianoforte di DEBUSSY, BOULANGER e FRANCK

Palazzetto Bru Zane San Polo 2368, Venezia +39 041 30 37 615

tickets@bru-zane.com

Visite guidate gratuite Ogni giovedì 14.30 italiano 15.00 francese 15.30 inglese BRU-ZANE.COM

9.00 Sala Darsena

FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry BEETLEJUICE BEETLEJUICE

Tim Burton(104’) v.o. inglese st. italiano/inglese

9.00 PalaBiennale

ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry NONOSTANTE (FEELING BETTER)

Valerio Mastandrea (93’)

v.o. italiano st. inglese

9.00 Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC FILM DI APERTURA press - industry DARK GLOBE

Donato Sansone (4’) senza dialoghi THE EGGREGORES’ THEORY

Andrea Gatopoulos (15’)

v.o. inglese st. italiano PLANÈTE B (PLANET B)

Aude Léa Rapin (119’)

v.o. francese, inglese st. italiano/inglese

11.15 Sala Darsena

ORIZZONTI - FILM DI APERTURA press - industry NONOSTANTE (FEELING BETTER)

Valerio Mastandrea (93’)

v.o. italiano st. inglese

11.15

PalaBiennale

FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA press - industry BEETLEJUICE BEETLEJUICE

Tim Burton (104’) v.o. inglese st. italiano/inglese

12.00 Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI EVENTO SPECIALE press - industry

SOUDAN, SOUVIENS-TOI (SUDAN, REMEMBER US)

Hind Meddeb (76’) v.o. arabo, inglese st. italiano/inglese

13.45 Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI EVENTO SPECIALE pubblico - tutti gli accrediti COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA (OPEN COUPLE)

Federica Di Giacomo (120’)

v.o. italiano st. inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

14.00 PalaBiennale

FUORI CONCORSO - PROIEZIONI SPECIALI press - industry LEOPARDI IL POETA DELL’INFINITO (LEOPARDI POET OF THE INFINITY)

Sergio Rubini (245’) v.o. italiano st. inglese

16.00 Sala Darsena

ORIZZONTI - FILM DI APERTURA pubblico - tutti gli accrediti NONOSTANTE (FEELING BETTER)

Valerio Mastandrea (93’) v.o. italiano st. inglese

17.00 Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico - tutti gli accrediti SUPER HAPPY FOREVER

Kohei Igarashi (95’) v.o. giapponese st. italiano/inglese

A seguire incontro con gli autori/Q&A

18.30 Sala Darsena

FUORI CONCORSO - SERIES press - industry

DISCLAIMER 1-4

Alfonso Cuarón (181’) v.o. inglese, italiano st. italiano/inglese

19.00 Sala Grande

81. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA inviti CERIMONIA DI APERTURA OPENING CEREMONY e/and

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A SIGOURNEY WEAVER a seguire

FUORI CONCORSO BEETLEJUICE BEETLEJUICE

Tim Burton(104’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.00 PalaBiennale

81. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA pubblico DIRETTA CERIMONIA DI APERTURA OPENING CEREMONY LIVE a seguire FUORI CONCORSO BEETLEJUICE BEETLEJUICE

Tim Burton (104’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.30 Sala Casinò

ORIZZONTI press - industry POOJA, SIR

Deepak Rauniyar (118’) v.o. nepali, maithili, hindi st. italiano/inglese

19.30

Sala Corinto

GIORNATE DEGLI AUTORI EVENTO SPECIALE pubblico - tutti gli accrediti COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA (OPEN COUPLE)

Federica Di Giacomo (120’) v.o. italiano st. inglese

19.30

Sala Perla

FUORI CONCORSO - NON FICTION press - industry

SEPARATED

Errol Morris (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese

19.30

ORIZZONTI press - industry QUIET LIFE

Alexandros Avranas (99’) v.o. russo, svedese, inglese st. italiano/inglese

21.30

FUORI CONCORSO - SERIES press - industry DISCLAIMER 1-4

Alfonso Cuarón (181’) v.o. inglese, italiano st. italiano/inglese

22.00

FUORI CONCORSO - NON FICTION press - industry SEPARATED Errol Morris (93’) v.o. inglese st. italiano/inglese

22.00

ORIZZONTI press - industry QUIET LIFE

Alexandros Avranas (99’) v.o. russo, svedese, inglese st. italiano/inglese

22.00

Sala Volpi

Sala Perla

Sala Darsena

AROUND THE FESTIVAL

I luoghi da non perdere

HOTEL EXCELSIOR

Cuore storico e pulsante della Mostra, qui oltre alla parte glam e social si consuma la parte operativa dell’Industry con il Venice Production Bridge al terzo piano. Al piano terra il cinema italiano si presenta compatto nello spazio ideato da Cinecittà e allestito in tutti i festival internazionali: l’Italian Pavilion è una vera e propria piazza per incontri, eventi, appuntamenti business e culturali, sostenuto dalle più importanti istituzioni italiane a favore della promozione del sistema audiovisivo del Paese. Il meglio del cinema italiano e tutte le Film Commission per dieci giorni di incontri e progetti. Sempre al piano terra, lo Spazio Regione Veneto, luogo di incontro e di culture: il racconto di una regione attraverso il cinema.

MATCH POINT ARENA

Pupi Avati, Richard Gere e Mario Cordova, Ethan Hawke, Claude Lelouch e Barbara Pravi, Nicola Piovani e Cristina Comencini, i Leoni alla carriera Sigourney Weaver e Peter Weir sono alcuni dei protagonisti della Match Point Arena. Dopo il successo riscontrato l’anno scorso tornano le imperdibili Masterclass e Conversazioni organizzate da Cartier – The Art and Craft of Cinema in collaborazione con la Biennale. La struttura è allestita al Tennis Club Venezia al Lido (Lungomare Marconi angolo via Emo, di fronte all’Hotel Excelsior) e l’ingresso è aperto a tutti gli accreditati dell’81. Mostra.

GIFFONI HUB

In quella che è stata la storica villa di Luciana Cicogna, dove il cinema diventava salotto e creava magnifiche sinergie, trova posto quest’anno il progetto Giffoni Innovation Hub – alla sua terza presenza consecutiva a Venezia – in collaborazione con le Giornate degli Autori e in partnership con I Wonder Pictures. Oltre 50 eventi già programmati, tra cui il corner di Best Movie con le interviste di Zerocalcare ai protagonisti del Festival, l’appuntamento quotidiano di Fest of Creators, un nuovissimo format che vedrà 12 tra i più famosi content creator del mondo del cinema realizzare un live dagli spazi de La Villa, e la giornata dedicata alla Juventus firmata Yuri Ancarani...

GIORNATE DEGLI AUTORI Sala Laguna

Nove Notti Veneziane in Sala Laguna, il cuore pulsante delle Giornate degli Autori, storica sezione collaterale della Mostra. Nove lungometraggi tra finzione e documentario dello spazio off realizzato in collaborazione con Isola Edipo; un ricordo di Emidio Greco (cofondatore della sezione) a cinquant’anni dal suo esordio con L’invenzione di Morel nel 1974 e un altro dedicato alla Napoli di Gaetano Di Vaio ed Enzo Moscato con Dadapolis di Carlo Luglio e Fabio Gargano. Un nuovo spazio tra parole e immagini, intitolato Confronti, è dedicato a temi e storie che raccontano la memoria e il futuro del nostro mondo. Infine il saluto di tutta Venezia (insieme alla Mostra e alla SIC) a Massimo Troisi, trent’anni dopo la prima mondiale del suo ultimo capolavoro, Il postino

CASA DELLA CRITICA

Sala Casinò

Sala Volpi

ORIZZONTI press - industry POOJA, SIR Deepak Rauniyar (118’) v.o. nepali, maithili, hindi st. italiano/inglese

22.15

editoriale)

Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione) Paola Marchetti (direzione organizzativa) Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari

Luca Zanatta (graphic

Luca Oberti, Adele Spinelli, Veronica Triolo, Bianca Vasti

Sala Corinto

GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry BOOMERANG Shahab Fotouhi (83’) v.o. farsi st. italiano/inglese

Prima Accesso in

della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.

Lectures, presentazioni di libri e podcast (ad accesso libero) per dare vita durante i giorni del Festival a uno spazio di incontro e networking al servizio degli autori e dell’industria cinematografica, sia italiana che internazionale, con un’attenzione particolare alle tematiche legate all’innovazione e ai più giovani. La Casa della Settimana della Critica vi aspetta per il terzo anno consecutivo in Via San Giovanni d’Acri 6 al Lido.

VENICE IMMERSIVE ISLAND

L’Isola del Lazzaretto Vecchio, che nel Quattrocento fu il primo nosocomio d’isolamento del mondo, è Venice Immersive Island, l’unico spazio dedicato ai progetti di Venice Immersive, la sezione della Mostra dedicata ai media immersivi. Un servizio di navetta gratuito è garantito per tutta la durata della Mostra da Riva di Corinto all’isola, consacrata alle tecnologie e ai progetti più innovativi della selezione ufficiale.

ISOLA EDIPO

Spazio iconico della Mostra del Cinema, il progetto Isola Edipo torna in Riva Corinto, luogo che diventa un vero e proprio “altro festival”, in cui cinema, arte, cultura e cibo si intersecano febbrilmente sul terreno dei diritti e della sostenibilità. L’idea è nata e negli anni si è sviluppata attorno all’Edipo Re, la storica barca a vela di Giuseppe Zigaina, grande artista del nostro Novecento, che ospitò tra gli altri Pier Paolo Pasolini e Maria Callas, ‘trasformata’ da Sybille Righetti, Enrico Vianello e Silvia Jop in un vero e proprio laboratorio creativo, autentico epicentro di esperienze di innovazione sociale e ambientale attraverso le quali si promuovono e valorizzano attività artistiche e culturali.

SALA GRANDE

CDI ALBERTO BARBERA

RACCONTARE I CAMBIAMENTI

NEL CINEMA, LE TENSIONI

DELLA REALTÀ

ome avviene sin dalla sua nascita, il cinema è di nuovo cambiato. Anzi è come se l’universo del cinema fosse esploso, sotto la spinta di una forza inarrestabile che, mettendo fine a una stabilità ritenuta immutabile, stia dando vita a una configurazione in cui coesistono realtà diverse e opposte. Da un lato, i film si fanno sempre più piccoli - brevi o brevissimi - per adattarsi ai nuovi contenitori: non più le sale, ma neanche gli schermi accesi sui contenuti degli streamers, bensì i cosiddetti social: Instagram, ma ancor più TikTok e soprattutto YouTube, che recenti indagini di mercato segnalano come la piattaforma più frequentata da giovani e consumatori di video. E dalla Cina arriva la notizia che i maggiori profitti delle case di produzione provengano ormai da brevissimi cortometraggi low budget offerti su Internet alle moltitudini che giornalmente trascorrono ore in spostamenti casa-lavoro con gli occhi incollati agli schermi dei cellulari. Dall’altro capo assistiamo invece all’espansione della durata e delle convenzioni narrative tradizionali. Non sfugge a nessuno che i film si stiano facendo sempre più lunghi, raggiungendo e talvolta superando le tre ore. Gli esempi di questa escalationtemporale sono sempre più numerosi, al punto da indurre a ritenere che non siamo più di fronte a eccezioni (peraltro sempre esistite: si pensi ad esempi come Via col vento e al Giorno più lungo), ma all’avvio di un processo destinato a imporre un nuovo parametro spettacolare

SEGUE A PAG. 7

BEETLEJUICE BEETLEJUICE

DI ALESSANDRO DE SIMONE

in Mostra

«Sonoentusiasta.Significamoltopermeaverelaprima mondiale di questo film alla Mostra di Venezia». Parola di Tim Burton , che al festival è legato a doppio filo. Era infatti il 1993 quando Nightmare Before Christmas venne portato in Laguna dall’allora direttore Gillo Pontecorvo, mentre nel 2004 toccò invece a Marco Müller accogliere La sposa cadavere Entrambe opere in animazione stop-motion, preludio di quel Leone alla carriera che lo stesso Müller consegnò al regista di Burbank nel 2007, ad appena 49 anni. Oggi ne ha 66 e apre l’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con il sequel di un film che girò quando ne aveva 30. La storia originale contava di una sfortunata coppia di sposini che, poco dopo avere preso possesso di una bella dimora nella campagna americana, decedono in un incidente. Si ritrovano spettri a infestare la loro casa, entrata nel mentre in possesso di una fastidiosa famiglia di New York. I fu coniugi chiedono così aiuto a un esorcista per viventi, lo spiritello porcello Beetlejuice . L’unica a sapere cosa sta succedendo è la figlia dei subentrati, la molto dark Lydia, interpretata da Winona Ryder , allora come oggi. A rimettere insieme la famiglia Deetz è naturalmente un decesso, che riunisce tre generazioni nella vecchia casa di Winter River. In tutti questi anni Lydia non è mai stata abbandonata da Beetlejuice e sua figlia Astrid, interpretata da Jenna Ortega , che dalla madre ha ereditato il carattere tenebroso, saprà presto di cosa è capace il fastidioso trapassato. Ci aspetta un primo red carpet eccezionale. Accanto a Burton vedremo sfilare al Palazzo del Cinema Monica Bellucci , che nel film interpreta la sensuale trapassata Delores, un’antica fiamma del dispettoso spirito interpretato da Michael Keaton . E poi Catherine O’Hara , Justin Theroux , Willem Dafoe . « Beetlejuice Beetlejuice è l’atteso ritorno di uno dei personaggi più iconici del cinema di Tim Burton»

ha dichiarato il direttore Alberto Barbera quando ha annunciato il film d’apertura di questa edizione. «Ma anche la felice conferma dello straordinario talento visionario e della maestria realizzativa di uno dei più affascinanti autori del suo tempo. La Biennale di Venezia è onorata e fiera di poter ospitare la prima mondiale di un’opera che è una sorprendente altalena di immaginazione creativa e trascinante ritmo allucinatorio». «Negli anni ci sono state molte ipotesi su come far tornare Beetlejuice» ha recentemente raccontato Tim Burton parlando della genesi di questo sequel. «Doveva andare alle Hawaii, nello spazio, e non so dove altro. Semplicemente non è mai successo. Pensavo che Dumbo sarebbe stato il mio ultimo film, ma sul set di Mercoledì ho ritrovato un entusiasmo perduto. Così ho esposto agli sceneggiatori della serie, Alfred Gough e Miles Millar, cosa avevo in mente per Beetlejuice». n

«Abbiamo la responsabilità civile, poetica e politica della bellezza»

Pietrangelo Buttafuoco, Presidente della Biennale di Venezia

81ª MOSTRA

Coppia aperta quasi spalancata

LE “GIORNATE” APRONO CON, FRANCINI, NAPOLI E IL GIAPPONE

Prendono il via le 21e Giornate degli Autori (sezione indipendente della Mostra, promossa da ANAC e 100autori presiedute da Francesco Ranieri Martinotti per la direzione artistica di Gaia Furrer. Si apre con Chiara Francini protagonista e co-produttrice, fuori concorso, di Coppia aperta quasi spalancata di Federica Di Giacomo, e col primo dei 10 film in gara, Super Happy Forever di Kohei Igarashi. E poiché, come ha detto il Delegato generale Giorgio Gosetti, le GdA cercano «la bussola del presente, la visione del futuro, la memoria delle radici comuni», parte anche il nuovo spazio Confronti, con lo scrittore Tahar Ben Jelloun e Luciana Castellina su La Cultura per la Pace e il doc Dadapolis di Carlo Luglio e Fabio Gargano, omaggio a Napoli e Gaetano Di Vaio ed Enzo Moscato, scomparsi di recente.

NAPOLI IERI E OGGI –DADAPOLIS

Italia. 2024. Regia e sceneggiatura Carlo Luglio e Fabio Gargano. Interpreti Peppe Lanzetta, Enzo Moscato, Cristina Donadio, Roberto Colella, Lino Musella, James Senese, Nello Daniele. Durata 72’. Produzione Bronx Film. Co-produzione Movies Event. In collaborazione con La Scuola di Cinema Fotografia e Audiovisivo dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

GIORNATE DEGLI AUTORI

Confronti

CHIARA FRANCINI E LA PASSIONE PER FRANCA RAME

Il regista, produttore e sceneggiatore Gaetano Di Vaio (27 febbraio 1968 – 22 maggio 2024) e il drammaturgo, regista e attore Enzo Moscato (20 aprile 1948 –13 gennaio 2024) sono ricordati alle Giornate degli Autori nell’incontro Napoli ieri e oggi, in un dialogo plurale che restituisce speranza a una terra in perenne movimento. Abbinata all’incontro l’anteprima di Dadapolis di Carlo Luglio e Fabio Gargano . Napoli è raccontata nell’antologia Dadapolis – Caleidoscopio napoletano (Giulio Einaudi Editore, 1992) di Fabrizia Ramondino e Andreas Friedrich Müller , come una città nei secoli piena di fermento, cultura e contraddizioni. Nel film la Napoli di oggi emerge attraverso gli occhi di una sessantina di artisti che vivono e lavorano tra Napoli e l’estero, tra performance, canzoni, opere d’arte e dialoghi.

Oscar Cosulich

SUPER HAPPY FOREVER

Francia, Giappone. 2024. Regia Kohei Igarashi, Interpreti Hiroki Sano, Yoshinori Miyata, Nairu Yamamoto, Hoang Nhu Quynh. Durata 94’. Produzione: MLD Films, Nobo. Vendite Internazionali: BAC Films International.

Il regista giapponese Kohei Igarashi (nato nel 1983 a Shizuoka) presenta alle Giornate degli Autori la sua terza regia. Dopo la cupa visione di un futuro Giappone pre-apocalittico di Iki o koroshite (2014) e la poetica allegoria di Takara-Lanottechehonuotato (2017), questa volta il regista affronta in modo originale il racconto di una storia d’amore. Accompagnato dall’amico Miyata, Sano torna a Izu, una località balneare del Giappone dove cinque anni prima si era innamorato della moglie Nagi. In questo modo noi non assistiamo mai alla storia d’amore tra Sano e Nagi mentre questa accade. Il film infatti mostra prima quando tra loro è già tutto finito e poi quando niente era ancora iniziato, in un viaggio che attraversa il tempo della sopravvivenza dei sentimenti. Oscar Cosulich

IN COPPIA APERTA QUASI SPALANCATA, DI CUI È ANCHE PRODUTTRICE, L’ATTRICE PORTA SULLO SCHERMO IL CELEBRE TESTO DEL DUO FO-RAME: “CI HO MESSO ME STESSA” DAL 29 AGOSTO IN SALA

«VCOPPIA APERTA QUASI SPALANCATA

THE OPEN COUPLE

Italia, 2024, 120’. Regia Federica Di Giacomo. Sceneggiatura Chiara Francini, Mario Sesti, Federica Di Giacomo

GIORNATE DEGLI AUTORI Eventi Speciali 2024

È la storia di Antonia, che accetta di stare in una coppia aperta, pur di non perdere il marito. Divisa fra il suo compagno Fredrik e il suo partner in scena Alessandro, la protagonista decide di scoprire un universo fatto di poliamori. «Ispirandomi alla visione politica e satirica del teatro di Franca Rame ho pensato di rompere il testo e creare una strutturadrammaturgicaapertachesisposta costantemente tra ciò che succede sulla scena e ciò che succede dietro le scene –racconta Federica Di Giacomo - Tra la finzione e il documentario in un tempo filmico che coincide con quello della tournée dei due attori che ancora non vedono il rapporto fra il testo teatrale e la loro vita»

Tiziana Leone

olevoraccontarelafavolaeil martiriodell’amorequando è coppia o quando si è in moltidipiù», spiega Chiara Francini, che nella nuova veste di produttrice presenta in apertura delle GiornatedegliAutoriCoppiaapertaquasi spalancata, da lei anche scritto e interpretato, dal 29 agosto al cinema con I Wonder. Tratto dallo spettacolo teatrale scritto da Franca Rame e messo in scena con il marito Dario Fo, è un docufilm diretto da Federica Di Giacomo (Il Palazzo, 2022) che esplora, tra realtà e finzione, le complesse tematiche del poliamore e della ricerca della felicità. Francini ha portato in scena con successo la pièce per quattro anni, tanto da spingerla a farne un film con la casa di produzione da lei creata, Nemesis, insieme a Ballandi e Rai Cinema. «Franca Rame e Dario Fo – racconta a Ciak - sonogeniequestotestononmoriràmai,parlaatuttalasocietà,èunacanzonechetutticantano»

Di cosa tratta?

È la storia di un’attrice, Chiara, in scena con il testo di Dario Fo e Franca Rame che narra la vicenda di Antonia, moglie alla quale il marito chiede di spalancare la coppia in realtà solo per poter fare il suo comodo. Lei soffre, ma accetta perché pensa che la sua vita non abbia significato senza essere moglie di qualcuno. Ma quando inizia a prendere contezza di sé e ad ascoltarsi, è quasi come se rinascesse e questo va a incrinare il rapporto con il marito, che la vedeva quasi come un oggetto sempre a casa in attesa di lui. Il film racconta che cos’è oggi quella coppia aperta quasi spalancata che dall’ ‘83 suscita dibattiti accesi. Una sorta di viaggio dantesco nel mondo del poliamore.

Cosa l’ha colpita del testo teatrale?

Analizza in modo profondo, sottile una figura femminile che all’inizio soccombe, soffre della sensazione di rischiare di sentirsi incompleta se non è la metà di qualcuno ma si sente lo stesso sbagliata e infelice. E racconta anche la rinascita che si ha quando ci si ascolta, si comprendono i propri colori, i pregi e anche i propri limiti, perché lì nel mezzo c’è la vera possibilità di successo e forse di felicità.

Come è stato per lei approcciarsi a una grande figura come è quella di Franca Rame?

«E’ il primo progetto audiovisivo italiano su un testo di Franca Rame. Sono orgogliosa di interpretare il personaggio di Antonia, scritto e recitato da lei e a lei è così vicino. In questo film porto un po’ avanti il suo discorso. Non mi voglio paragonare a Franca, ma la sento molto in linea con quella che sono io»

Cosa significa per lei aprire le Giornate degli Autori a Venezia con un suo film?

«È forse una delle più grandi gioie della mia vita. È il mio primo film da produttrice e l’ho fatto come si fa un figlio, perché si compone di tutti i colori del mio arcobaleno. C’è la scrittura, c’è il teatro, c’è il cinema e ci ho messo la cosa più vera che avevo, ci ho messo Chiara Francini» n

VENEZIA APRE CON SIGOURNEY WEAVER LEONESSA D’ORO

Il direttore di Venezia 81 Alberto Barbera giudica «doveroso» il Leone d’oro alla carriera che sarà conferito a Sigourney Weaver il 28 agosto all’inaugurazione dell’81ª Mostra del Cinema . E in effetti, l’attrice newyorchese si era già guadagnata un posto nella storia della settima arte affrontando il terrificante xenomorfo di Alien (1979), riprendendo il ruolo in tre sequel del cult di Ridley Scott. Agli anni ’80 risale poi la sua partecipazione ai due capitoli iniziali di un’altra saga popolarissima, quella dei Ghostbusters. Ma, non contenta di essere assurta fra le star del decennio, Weaver, come ricorda lo stesso Barbera, «ha proseguito nella ricerca incessante di una propria identità costantemente rimessa in discussione», spaziando tra i generi e «sfuggendo alle etichette». Fra i titoli, Gorilla nella nebbia di Michael Apted e Una donna in carriera di Mike Nichols, grazie ai quali si è aggiudicata per prima 2 Golden Globe nello stesso anno. È stata diretta, tra gli altri, da Peter Weir (l’altro Leone alla carriera di quest’anno) in Un anno vissuto pericolosamente, da Roman Polanski ne La morte e la fanciulla, da Ang Lee in Tempesta di ghiaccio (vincendo il BAFTA), da Paul Schrader ne Il maestro giardiniere (Fuori concorso a Venezia 79). E naturalmente da James Cameron, in Aliens –Scontro finale (primo film a portarla al Lido) e nella saga di Avatar. «Riuscendoognivolta», sottolinea Barbera, «a imprimere alla propria carismatica presenza il segno indelebile di una figura complessa, talvolta contraddittoria, sempre autentica». E costruendo «ponti fra il cinema d’autore più sofisticato e i film che dialogano con il pubblico». « Accetto con orgoglio questo riconoscimento», ha dichiarato Weaver, «che celebra anche tutti coloro che hanno contribuito a dare vita a questi film». La premiazione avverrà nella Sala Grande del Palazzo del Cinema, subito dopo la cerimonia d’apertura del Festival (ore 19) e prima della proiezione di Beetlejuice Beetlejuice n

TAHAR BEN JELLOUN A VENEZIA CON BOOKCIAK

«Non esistono gerarchie tra esseri umani, e quando le creiamo danno luogo a situazioni di apartheid, come successo in Sud Africa o come sta succedendo in Israele con gli arabi palestinesi». Lo dice lo scrittore Tahar Ben Jelloun (autore de Il razzismo spiegato a mia figlia) alla pre-apertura delle Giornate degli Autori di Venezia, dove presiede la giuria di Bookciak, Azione! (formata con lui da Gianluca Arcopinto, Wilma Labate e Teresa Marchesi). Per il concorso ideato e diretto da Gabriella Gallozzi (con l’adesione dei Giornalisti Cinematografici – SNGCI), quest’anno sul tema La pace quotidiana, hanno vinto i corti (tratti dai libri selezionati dal premio Bookciak Legge) Voci di libertà, Mezzanotte, Akim’s Tea. Una storia d’amicizia, Ho sognato che a Milano c’era il mare (sezione Memory Ciak) e Pace a colori (realizzato dalle allieve detenute del carcere di Rebibbia), mentre a Metamorfosi di Paolo Pisanelli e Matteo Gherardini è andato il Premio Speciale Bookciak, Azione!. Il corto Posti vuoti s’ispira invece all’ultimo libro di Ben Jelloun, L’urlo. Israele e Palestina. La necessitàdeldialogoaltempodellaguerra, nell’ambito della collaborazione di Bookciak con l’editore La Nave di Teseo. Il testo non è uscito in Francia perché lì, ci spiega l’autore, «se si critica Israele si è accusati di antisemitismo, e la parola “palestinese” è praticamente vietata,senonperparlaredelterrorismodiHamas». Lui, peraltro, ha condannato gli attentati del 7 ottobre, ma non esita a definire «genocidio» l’offensiva militare israeliana a Gaza. «L’uomo ha sempre amato la guerra, e nel sistema liberale capitalista in cui viviamo produciamoarmiequindiledobbiamovendere.Quelleconcuigliisraelianistannouccidendo i palestinesi vengono dagli Stati Uniti». In questo scenario, che riguarda anche altri Paesi dal Sudan all’Ucraina, è essenziale il ruolo della cultura: «Non può risolvere da sola le questioni ma è importante che vi partecipi».

Emanuele Bucci

L’OMAGGIO AD EMIDIO GRECO

Le Giornate degli Autori hanno celebrato ieri uno dei loro fondatori, il cineasta Emidio Greco (19382012) e i 50 anni del suo primo film, L’invenzione di Morel (presentato nel 1974 alla Quinzaine di Cannes), proiettandolo in collaborazione con la famiglia del regista e la società di distribuzione VIGGO Srl. L’invenzione che dà il titolo al film (dal romanzo di Adolfo Bioy Casares, ma il pensiero del regista andava anche a Borges) è una macchina capace di registrare il tempo, portandoci a riflettere sulla storia, la morte e il cinema stesso. Nel cast Giulio Brogi, Anna Karina, John Steiner e Roberto Herlitzka. Musiche del premio Oscar Nicola Piovani «L’idea– ha dichiarato Alessandro Greco, figlio di Emidio - che L’invenzione di Morel venga proiettato 50 anni dopo quel Festival di Cannes, e che avvenga alle Giornate ci riempie di orgoglio e di gioia. Emidio ne sarebbe felice. È la sua opera prima, un film in cui si intuiva la sua idea dicinemaedelrapportofra ilcinemaelarealtà.Il cinema e la macchina inventata da Morel sono strumentisimili:entrambiuntentativodivincereil passaredeltempo»

Ore 12.00. SALA LAGUNA. CASA DEGLI AUTORI. La cultura per la pace, Tahar Ben Jelloun e Luciana Castellina. Presentazione del libro L’urlo. Israele e Palestina. La necessità del dialogo al tempo della guerra. Inaugurazione della Mostra Anselmo Ballester.

Ore 13.00. PALAZZO DEL CASINO. Conferenza stampa di apertura della 81ª Mostra del Cinema di Venezia e presentazione della giuria.

Ore 14.45. SALA PERLA. Inaugurazione Giornate degli Autori con la proiezione di Coppia aperta quasi spalancata di Federica Di Giacomo

Ore 17.00. VILLA PEDRELLI. Cocktail di benvenuto a cura di IWONDERFULL & SIC

Ore 18.00. SALA LAGUNA. Casa degli autori. Proiezione del documentario Dadapolis di Carlo Luglio e Fabio Gargano

Em. Bu.

Ore 18.00. REEF BEACH BAR. Il dopocinema di Cosmopolitan, rassegna di interviste e talk. Con Martina Socrate. Fino alle ore 21. Ore 19.00. SALA GRANDE. Cerimonia di apertura. Premiazione e consegna del Leone d’oro alla carriera a Sigourney Weaver. Breve esibizione della cantante e attrice Clara. Ore 21.30. LA VILLA. Festa di apertura per un progetto realizzato con la collaborazione del Giffoni Hub. The Substance IWONDERFULL party. Quello di questa sera è l’unico evento, tra i 50 in programma, aperto a tutti gli accreditati. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti.

“LA MOSTRA, UN SOGNO”

SVEVA ALVITI SARÀ LA MADRINA DELLE SERATE DI APERTURA E CHIUSURA DI REVENGE PORN E UN FILM INDIPENDENTE NEGLI USA

INTERVISTA DI CLAUDIA GIAMPAOLO

La prima partecipazione alla risale al 2011, da attrice del corto Tredici anni dopo, Sveva Alviti Lido da Madrina delle serate di apertura e di chiusura

Una «magica sorpresa a Ciak si descrive Mostra nel miglior modo possibile»

Che cosa significa la Mostra di Venezia per te? Rappresenta il sogno, il lavoro e il sacrificio, ma anche la possibilità di guardare film meravigliosi. In ogni edizione a cui ho partecipato sono rimasta colpita dalla bellezza di film, documentari e corti selezionati. Questa esperienza mi stimolerà anche nelle ambizioni future.

Quanto è cambiata Sveva Alviti dalla prima Venezia?

Moltissimo. Ho lavorato con il cinema francese in film che sono andati a Cannes e su Netflix, interpretando

CIAK ALLA MOSTRA CON TRE DAILY

combatteva per ciò in cui credeva. Come donna sono maturata, mi sento più consapevole. Prima rincorrevo sempre qualcosa o avevo la sensazione di non essere abbastanza. Oggi mi sento al posto giusto nel momento giusto. La vita mi sta regalando tanto. Ho voglia

Al Lido sono attese tante star. Chi di loro ti piacerebbe incontrare,

Non vedo l’ora di vedere il duo Joker: Folies

Ciak sarà ancora una volta la voce più accreditata della Mostra del Cinema. Il nostro giornale realizza anche quest’anno i tre daily ufficiali della rassegna con la sua squadra di inviati per conto della Biennale. Oltre a Ciak in Mostra, il quotidiano ufficiale abbinato a Venezia News, distribuito al Lido nei giorni della rassegna, Ciak realizzerà con Venezia News anche le versioni italiana ed inglese del quotidiano digitale, diffuso in tutto il mondo agli accreditati della Mostra a cura della Biennale di Venezia e reperibile sul sito ciakmagazine.it. I tre Daily sono ormai punti di riferimento insostituibili dell’informazione sugli avvenimenti della Rassegna del Lido. L’81esima Mostra del Cinema sarà raccontata ogni giorno minuto per minuto anche sul sito di Ciak, ciakmagazine. it con interviste, curiosità, recensioni, anticipazioni, protagonisti e servizi fotografici esclusivi. Potrete seguirci anche sui nostri Social media

Lo.Mar

à Deux Il primo film mi era piaciuto tantissimo, con quella identità da cinema d’autore. Delle star, mi piacerebbe conoscere Julianne Moore, che stimo per l’eclettismo, e Angelina Jolie, donna estremamente umana. Tutto ciò che fa, davanti e dietro lo schermo, è magnifico, mi ispira come donna, madre, regista, attrice.

Visto che parlavamo di Francia, hai seguito le Olimpiadi di Parigi? Sei una sportiva?

Le ho seguite tutte e in particolare il tennis, che ho praticato a livello agonistico e mi ha formata insegnandomi la tenacia. Sono felicissima per le medaglie di Lorenzo Musetti, Sara Errani e Jasmine Paolini. Vedere il sacrificio ripagato è incredibile.

A Venezia invece non ci sarà lo sport ma il glamour sì. Hai scelto i look che sfoggerai?

Certo, ho scelto dei look che mi rappresentano e mi fanno sentire bene. Giocherò con gli stili e omaggerò le icone del cinema del passato, italiane straniere. È divertente sentirsi principesse.

Dove ti vedremo dopo?

Sarò protagonista con Lucia Mascino di Nudes 2. La serie parla di revenge porn e uscirà su RaiPlay. A novembre inizierò un film indie americano, una storia di violenza sulle donne. Un progetto che ho voluto, cercato. n

AL LIDO con STEFANO DISEGNI
Sveva Alviti (foto di Fred Meylan).
Sveva Alviti all’esordio come madrina della Mostra (foto di Maurizio D’Avanzo).

L’81ª Mostra offre esempi significativi di questo doppio movimento espansivo, con numerosi film che eccedono più o meno ampiamente le due ore e quattro serie “d’autore” (Alfonso Cuarón, Rodrigo Sorogoyen, Thomas Vinterberg e Joe Wright), che al di là di ovvie differenze produttive e di contenuti, hanno in comune un approccio stilistico e formale di inconfutabile impronta cinematografica e in vari casi aspirano a una distribuzione in sala, seppur limitata, prima di accedere alla piattaforma all’origine della loro genesi. La proposta integrale di queste quattro serie, di durate comprese fra le cinque ore e mezza di Cuarón e le otto di Sorogoyen, è una sfida per gli spettatori e una scommessa per la Mostra. Un rischio degno di essere assunto, volendo perseguire l’impegno di segnalare, se non anticipare, le tendenze più significative dell’universo cinema.

D’altronde, i festival cinematografici non vivono in una bolla fisica e temporale priva di rapporti con ciò che accade nel mondo. Il cinema è sempre stato uno specchio dei problemi della contemporaneità, una finestra spalancata sui conflitti continui, le irrisolte contraddizioni, gli scontri insorgenti e le tragedie inattese che incombono sul pianeta martoriato. Lungi dal rappresentare una parentesi illusoria e momentanea nel continuum delle breaking news ricorrenti che assillano la nostra quotidianità, il cinema offre l’occasione di un approfondimento e di una riflessione necessari e insostituibili

In molti dei film del programma si ritrovano i grandi temi della contemporaneità, dall’esplosione di conflitti armati alla premonizione di una catastrofe climatica travolgente, dall’emergenza connessa a fenomeni migratori inarrestabili alla crescente diffusione di movimenti populisti, suprematisti e nazionalisti contrapposti ai fragili equilibri delle democrazie tradizionali. Consapevole delle responsabilità che ha un evento culturale di rilevanza mondiale, la Mostra opta per le ragioni del confronto, introduce punti di vista diversi, non si sottrae alle polemiche che ne potrebbero conseguire, certa che solo nella dialettica e nella discussione risieda il seme della possibile soluzione ai conflitti e alle contrapposizioni più irriducibili che segnano il nostro tempo.

Alberto Barbera

PREMIANDO I CAPOLAVORI DEL PASSATO

18 FILM RESTAURATI E 7 DOCUMENTARI SUL CINEMA CONCORRONO IN VENEZIA CLASSICI

Preapertura della Mostra ieri con la prima mondiale della versione restaurata digitale 4K, a cura di Filmauro e Cinecittà con la supervisione artistica di Andrea De Sica, de L’oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, in occasione dei 50 anni dalla scomparsa del grande regista e dei 70 anni del film. «Il programma di Venezia Classici include la commemorazionediimportantianniversari», aveva dichiarato il Direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera introducendo la selezione dei 18 restauri di capolavori provenienti da cineteche, istituzioni culturali e produzioni di tutto il mondo. Tra questi anniversari ricordiamo il centenario della nascita di Marcello Mastroianni, qui ne La notte di Michelangelo Antonioni, i cento anni dalla fondazione della Columbia Pictures, celebrata con The Big Heat di Fritz Lang e His Girl Friday

RESTAURARE E PROMUOVERE I NOSTRI CLASSICI

“A SCUOLA DUE ORE A SETTIMANA PER LA VISIONE DI UN FILM”, PROPONE AURELIO DE LAURENTIIS

di Howard Hawks, i trentacinque anni trascorsi da quando Peter Brook conquistò il pubblico e i critici convenuti alla Mostra con The Mahabharata

I 18 film restaurati del programma di Venezia Classici saranno giudicati da una giuria di 24 studenti (indicati dai docenti dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari), presieduta dal regista e sceneggiatore Renato De Maria, che assegnerà per l’undicesimo anno il Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato, premiando anche il miglior documentario sul cinema (la sezione ne presenta sette, tra questi: Carlo Mazzacurati – Una certa idea di cinema di Enzo Monteleone e Mario Canale e Volonté –L’uomo dai mille volti di Francesco Zippel).

OSCAR COSULICH

«L’orodiNapoli– ricordava Martin Scorsese – aqueitempiaNewYorkeratrasmessointelevisione,etuttinelquartierelorivedevanoognivoltaeloamavano. […] Èunfilm[…]chesimuovesenzasforzotralacommediaelatragedia» . A presentare ieri sera il film, proiettato in prima mondiale nella versione restaurata in 4K a cura di Filmauro e Cinecittà, con la supervisione artistica di Andrea De Sica, il produttore Aurelio De Laurentiis (Filmauro), Chiara Sbarigia presidente di Cinecittà e, appunto, il regista Andrea De Sica che del grande Vittorio è il nipote. L’oro di Napoli, tratto dall’omonima raccolta di racconti di Giuseppe Marotta, nella riduzione cinematografica di Cesare Zavattini che lo ha sceneggiato con lo scrittore e lo stesso De Sica, è stato prodotto da Carlo Ponti e Dino De Laurentiis. Il film è suddiviso in 6 episodi: Il guappo, Pizze a credito, Il funeralino («Episodio che all’epoca Dino De Laurentiis aveva tagliato e che mio padre Manuel e Aurelio hanno recuperato», ricorda Andrea De Sica), I giocatori, Teresa e Ilprofessore, con un cast in stato di grazia: Totò («Cheperlaprimavoltanonhaimprovvisato,mahaseguitoilcopione»), Sophia Loren, Silvana Mangano, Paolo Stoppa, Eduardo De Filippo, Tina Pica, e lo stesso Vittorio De Sica

«Qui, nella capacità di alternare toni drammaturgici nella stessa sequenza, dalla commedia al dramma, dal farsesco all’intimista alla cronaca sociale nasce la commediaall’italiana», sottolinea De Laurentiis, che lancia una proposta al Ministero della Cultura e a quello della Pubblica Istruzione: «Filmcomequestidevono potertornarenellesale,magariinquestocasoconunabellaanteprimaalSanCarlodiNapoli.Ifilmvannoconservatierestaurati,manonbasta,poibisognafarli vedere nelle sale e anche nelle scuole Per formare una vera cultura cinematografica nel nostro paese sarebbe utile che già in prima media si dedicassero due ore a settimana alla visione di un classico del nostro cinema: così in un anno scolastico le nuove generazioni ne potrebbero conoscere 40». Per Andrea De Sica questo restauro è anche una simbolica raccolta del testimone dei restauri che stava facendo suo padre Manuel, che si era fermato proprio a L’oro di Napoli: «FacendovederequestofilmamiafigliaMaria,pronipotediVittorio,tengovivalamemoriagenerazionalesull’operadiDeSica.Ilnostroprossimorestaurosarà su Ilgiudiziouniversale» Os. Co.

PSICOCINEMA

I film del passato e la memoria collettiva

Per la psicoanalisi, il passato vive nel presente della nostra mente, e fa sentire, bussando alla porta del nostro inconscio. Non possiamo prescindere, quindi, da tutto ciò che sedimenta nella nostra memoria.  In ogni caso abbiamo bisogno del passato, come un fiume ha bisogno dell’acqua per esistere.  Come

in Mostra

abbiamo bisogno dell’arte, per esprimere la complessità delle nostre emozioni.  Il cinema, da quando esiste,  le mette in scena trasformandole in temi universali.  In una memoria collettiva senza tempo.  “La storia del cinema è più importante della storia del mondo” diceva Godard. Riferendosi alla diretta commistione tra le arti e la storia. Esplorare i capolavori del passato ci consente di riattraversare un modo di pensare, le nostre vicende umane, di riflettere su di esse, di farne un tesoro a cui attingere per costruire nuove modalità di pensare il presente. E il futuro. Come in una seduta psicoanalitica, dove il fine di ricordare è proprio mettere insieme nuovi strumenti

per     reinterpretare i giorni a venire. Il “come eravamo”, nelle immagini e nelle fantasie dei film della nostra vita, è un tuffo nella possibilità di ripensare alle nostre identità.. Un film horror degli anni ‘50 non mette più paura, ma permette di guardare alle inquietudini di quell’epoca. Un dramma d’amore di un vecchio film muto offre nuove prospettive di comprensione alle distanze relazionali dei nostri giorni. Cambiano i modi di provare emozioni, l’oggetto dei nostri turbamenti, i nuclei delle nostre angosce, gli oggetti dei nostri amori. Ma il vecchio cinema resta a farci compagnia, nel correre veloce delle immagini dei nostri giorni. n

Direttore Responsabile: Flavio Natalia - Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione) - In Redazione: Emanuele Bucci, Alessandro De Simone; Claudia Giampaolo, Davide Di Francesco (web), Tiziana Leone - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Vania Amitrano, Giulia Bianconi, Mattia Pasquini - Foto: Maurizio D’Avanzo - Stampa: CHINCHIO INDUSTRIA GRAFICA www.chinchio.it

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DI FLAVIA SALIERNO
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