VENICE FILM FESTIVAL press conferences sala casinò
10.00 MASTERCLASS di TILDA SWINTON LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2020 11.30 FINAL ACCOUNT (Fuori Concorso) 12.30 THE HUMAN VOICE (Fuori Concorso) 13.30 QUO VADIS, AIDA? (Venezia 77) 14.30 NAK-WON-EUI-BAM (NIGHT IN PARADISE) (Fuori Concorso) via ZOOM 15.30 AMANTS (LOVERS) (Venezia 77) Solo accreditati, prenotazione obbligatoria/ Press holders, only upon reservation
8.30
Sala Grande
9.00
Sala Volpi
VENEZIA 77 press - industry
ORIZZONTI tutti gli accrediti
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
AMANTS (Lovers)
8.30
Sala Darsena
FUORI CONCORSO PROIEZIONI SPECIALI press - industry
THE HUMAN VOICE
Pedro Almodóvar (30’) v.o. inglese, spagnolo st. italiano VENEZIA 77
QUO VADIS, AIDA?
Jasmila Žbanić (102’) v.o. bosniaco, inglese st. italiano/inglese
8.30
PalaBiennale
ORIZZONTI tutti gli accrediti
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
8.45
Sala Pasinetti
ORIZZONTI - CONCORSO - CORTI press - industry
DAS SPIEL (The Game)
Roman Hodel (17’) v.o. tedesco, turco, inglese, italiano st. italiano/inglese
MILA (Apples)
10.00
Sala Perla 2
LEONE ALLA CARRIERA tutti gli accrediti
MASTERCLASS DI TILDA SWINTON
11.00
Sala Grande
FUORI CONCORSO PROIEZIONI SPECIALI press - industry
THE HUMAN VOICE
Pedro Almodóvar (30’) v.o. inglese, spagnolo st. italiano VENEZIA 77
QUO VADIS, AIDA?
Jasmila Žbanić (102’) v.o. bosniaco, inglese st. italiano/inglese
11.00
Sala Astra 1
BIENNALE COLLEGE CINEMA press - industry
FUCKING WITH NOBODY
THE SHIFT
Hannaleena Hauru (105’) v.o. finlandese st. inglese/italiano
ENTRE TÚ Y MILAGROS
11.15
Laura Carreira (9’) v.o. inglese st. italiano
Mariana Saffon (20’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese
PalaBiennale
FUORI CONCORSO tutti gli accrediti
NATTÅGET (The Night Train)
LACCI (The Ties)
BEING MY MOM
11.15
Jerry Carlsson (15’) v.o. svedese, francese, inglese st. italiano/inglese Jasmine Trinca (12’) senza dialoghi
Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
Sala Casinò
ORIZZONTI tutti gli accrediti
MÂY NHU’NG KHÔNG MU’A (Live in Cloud Cuckoo Land) Nghia Vu Minh, Thy Pham Hoang Minh (19’) v.o. vietnamita st. italiano/inglese
ORIZZONTI - FUORI CONCORSO - CORTI
THE RETURN OF TRAGEDY Bertrand Mandico (24’) v.o. inglese st. italiano
8.45
Sala Perla
SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC press - industry
GAS STATION
MILA (Apples)
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
11.15
Sala Astra 2
BIENNALE COLLEGE CINEMA press - industry
FUCKING WITH NOBODY Hannaleena Hauru (105’) v.o. finlandese st. inglese/italiano
11.30
Sala Darsena
VENEZIA 77 press - industry
AMANTS (LOVERS)
Olga Torrico (10’) v.o. italiano st. inglese
POHANI DOROGY
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
(Bad Roads) Natalya Vorozhbit (105’) v.o. ucraino, russo st. italiano/inglese
11.30
9.00
AMANTS (Lovers)
Sala Giardino
VENEZIA 77 press - industry
AMANTS (Lovers)
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
DAILY#2
Sala Giardino
VENEZIA 77 press - industry Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese SEGUE A P. 8
3 September 2020
W
e are at the heart of the VFF already, with a heavy dose of drama from near and afar. With Quo Vadis, Aida? Bosnian director Jasmila Žbanić recounts the events that, twenty-five years ago, shook Europe and the newly-found conscience of the generation born thereafter. From Serbia, Ivan Ikić presents
Oasis, a story of a love triangle taking place at a psychiatry ward. Abbas Kiarostami’s pupil Ahmad Bahrami set his The Wasteland in the Iranian desert, where a brick factory is being shut down. Out of Competition, Pedro Almodóvar directs Tilda Swinton in short film The Human Voice, from Jean Cocteau’s theatre piece.
Hoon-jung Park. Beyond the gangster movie stereotype di Loris Casadei
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Voices di Riccardo Triolo
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ntriamo nel vivo della Mostra oggi, seguendo voci di memorie e drammi vicini e lontani nel tempo e nello spazio. Srebrenica, luglio 1995: Aida, traduttrice per le Nazioni Unite, aiuta i bosniaci musulmani minacciati dalle truppe serbe di Mladić. Con Quo vadis, Aida? (Venezia 77), la regista bosniaca Jasmila Žbanić, che si è aggiudicata l’Orso d’Oro nel 2006 con il suo primo lungometraggio, Il segreto di Esma , ricostruisce gli avvenimenti che venticinque estati fa scossero l’Europa. La generazione post-Srebrenica, che di quella guerra ha vissuto solo gli effetti, sta però risollevando la testa. È il caso del giovane regista serbo Ivan Ikić che oggi, alle Giornate degli Autori, presenta il suo Oaza (Oasis), storia di un giovanile triangolo amoroso all’interno di un ricovero psichiatrico, interpretato da autentici pazienti.
Ma il solco della memoria europea finisce sempre per incontrare la stagione più buia del vecchio continente. Con Final Account (Fuori Concorso), Luke Holland, scomparso lo scorso 20 giugno, riporta a galla gli orrori del nazismo andandoli a pescare nelle testimonianze dell’ultima generazione di tedeschi sopravvissuti al Terzo Reich. Spostandoci a Oriente, dall’Iran ci arriva la testimonianza di esistenze sempre più dure e mar-
ginali. The Wasteland (Orizzonti) di Ahmad Bahrami, allievo di Abbas Kiarostami, racconta la vicenda della chiusura di una fabbrica di mattoni preziosa per gli abitanti del deserto iraniano. Dall’India, il ritorno del regista di Soni, molto apprezzato al Lido del 2018: con Milestone
(Orizzonti), Ivan Ayr porta un’altra storia di forte impatto, protagonista un camionista vedovo che si ritrova a dover risarcire un parente in soli trenta giorni. Dalla Corea invece sbarca in Laguna il gangster movie Night in Paradise (Fuori Concorso) di Hoon-jung Park, storia di contrasti tra bande rivali tra i turbamenti amorosi del giovane protagonista. Fuori Concorso, Pedro Almodóvar ci regala Tilda Swinton, interprete del celebre monologo di Jean Cocteau La voce umana .
I
linguisti sostengono che il coreano è una delle rare lingue non imparentate con altre, così come il basco. Ma ciò non significa essere esente da commistioni. E il cinema coreano ne è un buon esempio. Già negli anni ‘60 seppe sviluppare un proprio neorealismo non secondo a quello italiano o alla Nouvelle Vague francese, e dagli anni ‘90 ha saputo reagire a una soffocante Hollywood con una propria produzione nata dall’incontro tra una cultura globale con quella tradizionale. Dal 2000 l’Hallyu, onda culturale coreana, si sta affermando come dominante non solo nelle aree asiatiche, ma in tutto il mondo. Lo dimostrano i premi e il successo di critica e di pubblico di Chan-wook Park, Ki-duk Kim, Sang-soo Hong, sino all’ultimo, Parasite di Joon-ho Bong. Il nostro Hoon-jung Park è un regista della nuova generazione che sta mostrando di dominare con sicurezza il linguaggio cinematografico, e per Night in Paradise (Fuori Concorso) è stato definito da Alessandro Barbera un maestro nel portare sullo schermo intrecci di gangster movie evitando ogni sorta di stereotipi. Hoon-jung Park nasce come sceneggiatore e molti ricorderanno il suo I Saw the Devil di Ji-woo Kim del 2010, con le atmosfere claustrofobiche che accompagnano la sete di violenza dei protagonisti in tutte le sue sadiche e creative varianti. In Night in Paradise il gioco si fa più raffinato. Gli stupendi panorami della zona vulcanica di Jeju e l’oceano circostante giocano in contrapposizione con ciò che avviene (ricordiamo dello stesso regista gli stupendi scenari montani di The Tiger, del 2015). La vicenda è ancora una volta legata alla criminalità organizzata, la Kkangpae, che affligge pesantemente la Corea parallelamente al suo sviluppo economico. Una star di un potente clan mafioso tenta di redimersi per amore dei familiari malati. Su di loro si abbatte la vendetta del gruppo criminale e solo Tae-gu, il protagonista, riesce a salvarsi rifugiandosi in una affascinante isola. Qui incontrerá... ma non sveliamo oltre.
inguists classify Korean as a “language isolate”, meaning that it is one of the few languages not related to any others. This doesn’t mean that Korean culture is free from external influences, though. Korean cinema is a good example. Back in the 1960s, Korea developed its own version of Neorealism not dissimilar from the Italian version or from the French New Wave. In the 1990s, Korean cinema contrasted the overwhelming Hollywood paradigms with an original production born of the meeting of the country’s tradition with globalized culture. Since 2000, a cultural trend named Hallyu has been dominating not only in Asia, but globally. It shows in the number of awards being given to these films and the critically acclaimed and commercially successful productions by Chan-wook Park, Ki-duk Kim, Sang-soo Hong, to the latest work of Joon-ho Bong, Parasite. Hoon-jung Park belongs to a new generation of directors and a very skilful one. For his Night in Paradise, he has been defined by Cinema Biennale director Alberto Barbera a master in his ability to narrate gangster stories with no use of stereotypes whatsoever. Hoon-jung Park worked as a screenwriter and many will remember his I Saw the Devil by Ji-woo Kim (2010), with its claustrophobic atmospheres framing the thirst for violence of its sadistic characters. Night in Paradise is more sophisticated: the beautiful views of the volcanic island of Jeju and the surrounding ocean act as a counterpoint to the story. The story is about Kkangpae, or street gangsters, an acute social issue in today’s Korea. A boss of a powerful organized crime syndicate wants to redeem himself to become a better presence for his sick family members. On them, vengeance will be unleashed and only Tae-gu, the protagonist, will be able to escape the violence and find an apparent safe haven in an island…
Photo Agustin Almodovar
Director's cuts
In presence
L’idea di fare un festival online non ci è mai passata per la testa: la Mostra si sarebbe fatta in presenza o non si sarebbe fatta. Credo sia stato solo verso il 15 o il 20 giugno che abbiamo realizzato di poter sperare di invitare più film, arrivando almeno a 50 o 55 titoli, intravedendo quindi la possibilità di costruire un programma serio, adeguato a un festival come il nostro, mandando on line solo attività collaterali come le con-
past conferences ferenze stampa, i panel, i seminari e una parte delle attività del mercato. Alla fine poi, come oggi tutti sappiamo, è andata ancora meglio, perché i film invitati sono ben 64! We started to believe that we could make our Festival happen and we began to wonder, given all the new protocols to be put in place, how we were in fact going to make it happen. One thing I know for sure: there would be no online-only Festival. It was going to be either in presence or no Festival at all. We were looking at 50 or 55 films and thought we would do press conferences, panels, seminars, and the like as online activities. In the end, as you know, we were able to have 64 films in total!
I never understood dystopia heading the future: The real dystopia is facing the past Christos Nikou
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THE TRUTH ABOUT LIFE
Ghabil è un camionista Punjabi trasferitosi nella regione di Nuova Delhi. Durante una consegna raggiunge il record della compagnia per cui lavora: 500mila chilometri di percorso, quando un improvviso dolore alla schiena lo costringe a tornare a casa. Lì, lasciata davanti alla porta, lo attende una lettera che sconvolgerà la sua vita. L’uomo è così costretto a rientrare nel proprio paese d’origine, dove un parente di sua moglie, morta in giovane età, attende di essere da lui risarcito. Per Ghabil diventa essenziale riconnettersi al proprio passato per fare i conti con il presente e affrontare le incertezze poste dal futuro. Il regista indiano Ivan Ayr torna a Venezia ospite della sezione Orizzonti che già nel 2018 aveva accolto con entusiasmo il suo primo lungometraggio, Soni, ritratto impietoso di un Paese dove sessismo e violenza sulle donne rappresentano ancora una piaga difficile da debellare. Come il lavoro precedente, anche Meel Patthar racchiude in sé una forte componente sociale e un profondo significato che Ayr ricerca nella propria esistenza e in quella di tutti coloro che tentano di sopravvivere nella società indiana contemporanea. Ghabil is a Punjabi truck driver who moved to the New Delhi region. During a delivery he achieves a record of the company he works for: 500 thousand kilometers of route, but then a sudden back pain forces him to return home. There, a letter awaits him that will upset his life. The man is forced to return to his home town, where a relative of his wife, who died at a young age, waits to be compensated by him. For Ghabil it becomes essential to reconnect to his past in order to come to terms with the present and face the uncertainties posed by the future. Indian director Ivan Ayr returns to Venice as a guest of the Orizzonti section, which already in 2018 had enthusiastically welcomed his first feature film, Soni, a pitiless portrait of a country where sexism and violence against women are still difficult to eradicate. Like his previous work, Meel Patthar also contains a strong social component and a deep meaning that Ayr seeks in his own existence and in that of all those who try to survive in contemporary Indian society.
MEEL PATTHAR (Milestone) Orizzonti
di Ivan Ayr con Suvinder Vicky, Lakshvir Saran (India, 98’)
interview Ivan Ayr by Marisa Santin
A
s in Soni, who was a policewoman, your main character in Milestone is a truck driver. Why did you to choose this point of view for your film? My own extended family has some members in the trucking business so this is a world that I am more familiar with than I was with the police, I don’t come from a police background. I had heard some experiences of family members when I was young, so to make a film about a truck driver was a long-time desire. I felt that there was a strange irony about truck drivers travelling all their lives and going places, while at the same time they’re kind of confined within that tight space of the truck, and that’s what they end up doing all their lives. There’s no particular destination when it comes to their lives. They get their destinations on a day to day basis but are they actually going somewhere? The perspective of a veteran truck driver was also interesting because when you realize that you don’t have many years left, what kind of existential questions come to your mind? There were many questions like this on my mind and I wanted to explore some of them so this was the primary reason. That of a truck driver is also a situation of solitude and loneliness, he has lots of time to think. Will we be able to hear his thoughts? There’s definitely a question of solitude and loneliness, but there’s also a question of detachment, because they’re detached from the society they’re living in. You see trucks everywhere, you hop on a road or highway and see them everywhere but whilst they are ubiquitous they are also kind of invisible, they are not really interacting with society actively. So, one of the questions that I’ve kind of posed in the film is “Do they feel a sense of detachment which then plays out in their personal lives with their families”?
VVR B
uio. Di fronte a me lo spazio vuoto. Poi una forma. Sembra un tetraedro e fluttua. La sua superficie è di metallo, traslucida come lo specchio di un lago. Fluttuo anche io, galleggio nel vuoto avvicinandomi a quella forma senza senso apparente. Mi sento come un primate di fronte al monolite di 2001: Odissea nello spazio. Ma nel momento in cui interrogo la forma, la vedo dissolversi, disperdersi nel vuoto in mille coriandoli di metallo impalpabile. Ne sono completamente immerso. Sono stato io. Il mio logos. Il mio irrefrenabile tentativo di dire, di spiegare, di capire. Ne sono rapito. Mi volto, guardo in alto mentre una tempesta di scaglie metalliche mi attraversa. Altre forme, sempre più sfaccettate e articolate, si disfano sotto il mio sguardo, man mano che tento di afferrarle, di comprenderle, di pensarle. L’entropia cresce al crescere della mia pulsione figurativa. Ma devo cedere. Lasciarmi andare. Smettere di pensare. Guardo giù. L’altezza è vertiginosa. Sono leggero, ormai. Non ho più corpo. Sono io stesso un frammento
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#2
In Soni, there was a clear reflection on a particular aspect of Indian society which regards women especially. What particular aspect of Indian society did you want to highlight here? Is there also a general statement on capitalism between the lines? In Soni there was this particular subject of a clear division between genders, how we might see a policewoman versus how we might see a policeman. For example, whether the policewoman is judged more harshly for her actions than a policeman. It’s also about divisions, between rich and poor, between people who have authority and people who have to obey, between young and old, men and women. So, the statement here is more pointed at the divisions in society, the fissures that are appearing in it. Capitalism of course I would say is a very, very big backdrop in the film. Does this system really work in a fair way like it’s supposed to work? So, you’re right about it being about economics as much as it is about the social aspect of a society, but in the end capitalism is about division. The story of an individual can actually affect society. I found that your ending in Soni was optimistic in that sense. Is there such a vision in Milestone, too? I’m a bit unsure about the optimism part, but there’s definitely a realization at the end that sometimes cynicism can be too harmful, and sometimes the optimism of the young can be trusted a little more by people of the senior generation. You are the scriptwriter, editor and director of Milestone. Which part of the filmmaking process interests you the most? I think being on set is the most thrilling part, and that’s something that I enjoy a lot. Directing is a little more challenging for me because there’s a very specific time in which you have to get things done. Writing is different because things can be stretched over months or weeks, so it is more relaxing in that way. Editing is the process I enjoy the least because I have to choose what to cut. And I don’t like cutting!
M9 di quelle forme che ho visto polverizzarsi davanti ai miei occhi. E finalmente resto felicemente immerso in quel vuoto eidetico originario. François Vautier usa la VR come un pittore astratto. L’osservatore, immerso in uno spazio che sembra un vuoto mentale, si trova a contrastare la naturale propensione alla rappresentazione e alla fine smette di interrogare la forma, di cercare un senso, per abbandonarsi a un fluttuare privo di direzione in cui contano la vertigine e la leggerezza, suggerite bene dal mezzo immersivo, al punto da far dimenticare la propria corporeità. Un primo ingresso perfetto nel mondo VR. Riccardo Triolo
RECODING ENTROPIA CONCORSO di François Vautier (Francia, 8’)
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Orizzonti
SOUND TRACKS a cura di Joe Morse (alias F.D.S.)
di Ahmad Bahrami con Ali Bagheri, Farrokh Nemati, Majid Farhang, Mahdieh Nassaj, Touraj Alvand (Iran, 102’)
BRICK AFTER BRICK
Il film, interamente girato in bianco e nero, è ambientato in una fabbrica di mattoni diroccata, in un luogo deserto e sperduto, dove il lavoro si svolge ancora come un tempo, solo grazie alla fatica degli operai. La fabbrica rappresenta un’importante fonte di sostentamento per molte famiglie di diversa etnia e fede religiosa e, quando il dirigente comunica agli operai l’imminente chiusura, il supervisore quarantenne Lotfollah, che in quel luogo è nato e cresciuto, ha un unico obiettivo: proteggere a tutti costi Sarvar, la donna che ha sempre amato. Iraniano, classe 1972, Ahmad Bahrami partecipa nel 2010 all’Abbas Kiarostami’s Filmmaking Workshop in Iran, e nel 2017 esordisce con il lungometraggio Panah, selezionato per il Cannes Film Market. Panah è un adolescente che vive in un piccolo villaggio nel cuore del deserto iraniano prendendosi cura della sua comunità che dipende quasi totalmente da lui. Ma il giovane ha dei piani per il futuro ed ora è il momento di decidere se restare o partire. The film, shot entirely in black and white, is set in a ruined brick factory, in a deserted and remote place, where work is done as it once was, all thanks to the workers’ effort. The factory provides sustenance for many families of different ethnicity and religious beliefs and, when the manager informs the workers of the imminent closure, the supervisor Lotfollah, who was born and raised in the area, has only one goal: to protect Sarvar, the woman he has always loved. Iranian, born in 1972, Ahmad Bahrami attended Abbas Kiarostami’s Filmaking Workshop in Iran in 2010, and in 2017 he made his debut with the feature film Panah, selected for the Cannes Film Market. Panah is a teenager who lives in a small village in the Iranian desert taking care of his community, which depends on him. But the young man has plans for the future and has to decide whether to stay or leave.
interview Ahmad Bahrami by M.S.
A
s in Panah, also in The Wasteland the actions of a single person can affect the life of an entire community. How did you develop the character of Lotfollah, the protagonist? In workplaces, there are always intermediaries between the employer or the boss and the workers, such as supervisors. The workers tell supervisors their problems instead of reaching the employers directly. The role of supervisors is very influential in the life and work of workers. Lotfollah is a supervisor in the film The Wasteland and his character in the film comes from reality. As a writer and director, while writing the script, I went to many brick kilns and talked closely with many supervisors, and the result of these conversations was a character like Lotfollah whose character expanded during the work. The setting, the Iranian desert, is also a recurring aspect. What does this choice mean for you? Repetition and boredom have always existed in the work and life of workers. In brick kilns, that the result of work is the production of identical bricks, this repetition is very prominent. The impact of this location and repetitive work on the character of the brick kiln workers has made them disillusioned and obedient human beings. Why did you choose to film in black and white? The human eye naturally sees the world in color. Seeing the world in black and white is a possibility created by the invention of negatives, photography and cinema. Human life in brick kilns in the film The Wasteland is colorless and there is only black and white and gray in their world.
La versione di Jean La voix humaine è un celebre monologo di Jean Cocteau del 1929, proposto agli attori della Comédie Française il cui pubblico è ancora “avido di sentimenti e non di emozioni”. L’unica protagonista visibile sulla scena è una donna che parla al telefono con l’amante che ha deciso di abbandonarla. Cocteau è molto preciso nelle istruzioni di regia: una donna anonima, così da evitare brio o mosse ad effetto; scenografia semplice: un letto, una lampada, un telefono. Tutto rigorosamente bianco. Scrive Cocteau: «Ogni atteggiamento deve servire per una fase del monologo-dialogo…un teatro puro...un’algebra alla Sofocle, Racine, Molière...». L’attrice che lo porta con enorme successo sulla scena dal 1930 al ‘41 è Berthe Bovy. Viso affilato, occhi che parlano, la sua interpretazione vocale è ancora fruibile su YouTube. In Italia fu Anna Magnani che rese il monologo memorabile ne L’amore di Rossellini del 1948. Al di là della parola, della voce, sono gli occhi che parlano, talvolta la mano che artiglia la cornetta del telefono. Il regista rispetta rigorosamente tutte le indicazioni di Cocteau. La pièce è da sempre una difficilissima prova di recitazione, che Almodóvar affida a Tilda Swinton in The Human Voice. Andreina Pagnani nel 1961 la offrì a tutti gli italiani incisa in un 78
giri de La voce del padrone. Francis Poulenc utilizzò il brano per un’opera lirica, mentre Anna Proclemer affascinò il pubblico Rai con un’interpretazione per quei tempi molto audace: recitazione di pura corporeità, gambe nude, con le spalle a restituire i colpi ripetuti subìti dall’amante perduto. Loris Casadei
La phonè del protocollo_ Quest’anno c’è una nuova esortazione inserita nel messaggio al pubblico che precede ogni proiezione. «Siete pregati di indossare le mascherine anche durante le proiezioni» ovvero «Please keep your face masks on also during the screenings». A parte lo slittamento sintattico dell’italiano che prega rispetto all’inglese che ordina, l’esortazione, lungi dall’annegarsi dentro il tono un po’ mantrico della voce che recita le indicazioni del protocollo, segna la misura della straordinaria novità di questa Mostra numero 77. Non tanto per il sacrificio che richiede e che tutti condividiamo volentieri ogni volta che entriamo in sala, ma per l’isolamento vocale cui costringe ognuno di noi, che è la conseguenza di quello fisico. E quando poi alla pre-apertura con Molecole di Segre noi al PalaBiennale vediamo all’improvviso sullo schermo in diretta i rari nantes in gurgite vasto che stanno in sala Darsena, è come se si incontrassero le immagini di due specchi che rimandano la stessa solitudine, come quando in Gravity, nell’immensità dello spazio, a Sandra Bullock appare il fantasma di Kowalsky/Clooney. Anche noi nella bolla del cinema, come i giocatori della NBA contemporaneamente nella bolla dello sport. Sapersi districare all’interno di questa bolla, film dopo film, riuscire a ritrovare la linea di galleggiamento in questa Mostra, recuperando la fisicità carnale del cinema contro la triste separatezza imposta dall’isolamento di questa fase della nostra vita, dovrebbe essere il piccolo grande sforzo che ciascuno di noi deve compiere per accogliere e apprezzare questa edizione 77. Strana, anche dolorosa in certi momenti, che richiede nuove fatiche a corpi e menti già stanchi da almeno sei mesi, ma che vuole rivelare dentro e fuori di noi il coraggio della passione e dell’azzardo. Molecole_Dai primi vagiti postindustrial alla sigla di Un giorno in pretura dell’anno scorso, la carriera di Teho Teardo è un flusso che dura da quasi quarant’anni, combinazione di ricerca, curiosità ed irrequietezza con la missione di trovare ‘un suono che diventi immagine’. Teardo regala al documentario di Segre sull’impossibilità di nominare l’assenza e il vuoto una partitura sottotraccia, di impronta cameristica, che talvolta riecheggia il Mahler dell’Adagietto della Quinta.
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Visioni dall’alto
Dopo il lockdown, come è ripartito il lavoro sul territorio? Quale produzioni state ospitando/ sostenendo? Avevamo diversi progetti in stand by che sono partiti appena definito il protocollo nazionale, tra questi il film TV per la RAI Chiara Lubich, con Cristiana Capotondi, e Il Divin codino, prodotto da Fabula Pictures per Netflix. Nel corso dell’anno attendiamo la partenza di altri tre lungometraggi, quattro documentari e alcune puntate di programmi TV. Oggi festeggiamo la presenza di The Book of Vision a Venezia (Film apertura SIC). www.trentinofilmcommission.it
di Mariachiara Marzari
F
in dal 2010, quando è nata la Trentino Film Commission, Luca Ferrario, attuale referente, ne è parte integrante o meglio attiva, soprattutto per quanto riguarda le produzioni. Diverse le location – dai Monti Lessini nel Comune di Ala a Castel Pietra a Calliano, da Castel Campo a Campo Lomaso a Stenico, fino al Lago di Levico – che vedremo protagoniste in The Book of Vision, l’atteso film di Carlo S. Hintermann, apertura della Settimana della Critica, produzione internazionale che ha avuto il sostegno della TFC. Abbiamo incontrato Ferrario a Venezia per l’anteprima del film. Da molti anni TFC è in prima linea per lo sviluppo del settore cinema come risorsa economica della Regione e come volano occupazionale con la creazione di personale specializzato. Quali i risultati tangibili di questo percorso e come queste basi sono fondamentali per la progettualità futura dell’industria dell’audiovisivo in Trentino? Il lavoro degli ultimi anni è stato caratterizzato da un’attività stabile, continuativa e in crescita sia in termini di quantità di riprese ospitate sia come lavoro delle produzioni locali. Cerchiamo di dare ai produttori certezze per quanto riguarda le tempistiche dei fondi e delle autorizzazioni e un supporto logistico completo. Da un punto di vista dell’indotto generato i numeri sono ottimi e ci sono state sicuramente importanti occasioni di promozione del territorio ma i principali risultati riguardano secondo me la crescita del comparto locale: l’utilizzo di maestranze locali da parte delle produzioni è in crescita come numero e come livello e sempre più produttori locali riescono ad emergere con prodotti che hanno un respiro nazionale o internazionale. Continueremo a cercare progetti di qualità che possano far crescere ulteriormente il nostro territorio.
Come il cinema è riuscito a rendere le unicità del territorio elementi fondamentali della propria identità, capaci di attirare produzioni nazionali e internazionali? Dopo un periodo iniziale di grande affluenza di progetti italiani in cerca di luoghi poco visti al cinema, adesso vediamo un aumento delle produzioni straniere. Abbiamo recentemente ospitato produzioni svedesi, olandesi, tedesche, indiane che stanno esplorando una zona d’Italia che conoscevano poco. Inizialmente per le montagne, le Dolomiti, e più in generale per location naturali, mentre ora scoprono ville, castelli e centri urbani tipicamente italiani. Siamo a nord dell’Italia ma anche, cambiando punto di vista, al centro dell’Europa. Probabilmente è proprio una serie TV straniera, Sanctuary, svedese, ad aver meglio rappresentato e raccontato i luoghi e i paesaggi più rappresentativi del nostro territorio.
PRODUZIONI IN CORSO/APPENA CONCLUSE IN TRENTINO
Settimana della critica
RIPRESE APPENA CONCLUSE Chiara Lubich – Il mondo come una famiglia REGIA Giacomo Campiotti PRODUZIONE Casanova Multimedia spa TV movie realizzato da Rai Fiction insieme a Casanova Multimedia. RIPRESE IN TRENTINO 4 settimane (agosto) RIPRESE IN CORSO Il Divin codino REGIA Letizia Lamartire PRODUZIONE Fabula Pictures Srl Il film racconta la vita di Roberto Baggio, il calciatore italiano più amato di sempre. Verrà distribuito su Netflix e canali Mediaset. RIPRESE IN TRENTINO 3 settimane (settembre)
35. Settimana Internazionale della Critica
intervista Carlo S. Hintermann di Manuela Santacatterina
È
The Book of Vision, visionaria opera diretta da Carlo S. Hintermann prodotta da Terrence Malick, ad aprire ufficialmente la 35. edizione della Settimana Internazionale della Critica. Un film che intreccia passato e presente grazie a un manoscritto che lega le esistenze di una dottoressa immersa nello studio della Storia della medicina e di un medico nella Prussia del Settecento per una storia che si muove tra vita e morte, amore e dolore.
Da subito l’obiettivo è stato quello di riflettere il periodo storico che abbiamo vissuto e che viviamo. Non volevamo che la Settimana della Critica 2020 assomigliasse a qualsiasi altra selezione precedente: doveva essere problematica, esattamente come i tempi che viviamo. Così è stato. Ne è uscita una selezione popolare – nel senso che tutti i film sono accessibili a un pubblico molto ampio – ma non populista – perché non abbiamo l’ossessione di piacere a tutti. Giona A. Nazzaro Delegato Generale LEGGI L’INTERVISTA
film 1
film 2
Il film si muove tra due dimensioni temporali e spaziali. Dove nasce l’idea del film? Dalla lettura di un libro di Barbara Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico, in cui veniva messa in discussione la percezione contemporanea del corpo femminile instaurando un confronto con quella di una serie di donne del Settecento e del loro medico curante. Il quadro che ne emergeva era affascinante e apriva uno squarcio su un’epoca di transizione tra la medicina antica e quella moderna. La necessità di affrontare due epoche a specchio è quindi legata a questo confronto. Ci sono film o registi che ti hanno ispirato in fase di scrittura? Registi e film da cui ho tratto ispirazione appartengono a mondi apparentemente opposti, ma molto più prossimi di quello che si può pensare. Da una parte Raul Ruiz e Jacques Rivette, dall’altra i film fantasy degli anni ‘80, Labyrinth, Ritorno
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al futuro, I Goonies. L’aggettivo che tiene insieme questi universi probabilmente è “giocoso”, playful, dove giocare con il cinema significa prenderlo decisamente sul serio. Com’è stato confrontarsi con Terrence Malick? Ho sempre pensato che Malick, come Godard, Spielberg, Iosseliani, Kitano, fosse l’inventore di una propria lingua. Un libro ancora non scritto è quello del suo ruolo da produttore. Tanti sono i registi che hanno cominciato con lui: Andrew Dominik, Jeff Nichols, A.J. Edwards. In questi casi e nel mio la sua spinta è quella di coadiuvare un cinema originale, spesso lontano dal proprio. Il rapporto è entusiasmante perché mirato a spingere il film un passo più in là. Il coraggio come autore è lo stesso che ha come produttore. Come ha guidato gli attori alla ricerca di una sintesi tra due epoche? Ho cercato di calare gli attori il più possibile nelle due dimensioni. Per il Settecento ho scelto location che portassero l’allure del tempo in modo quasi incontaminato mentre, per la dimensione contemporanea, oggetti iconici che mi proiettassero verso il futuro. Nel caso degli attori c’è una sorta di rito che si consuma davanti alla macchina da presa. Questo tempo ‘eccezionale’ va preservato creando un vero e proprio ecosistema che lo supporti.
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Isola degli Autori
SEGUE DA P. 1
11.30
Sala Pasinetti
ORIZZONTI - CONCORSO - CORTI press - industry
ANITA
Sushma Khadepaun (17’) v.o. gujarati, inglese st. italiano/inglese
SOGNI AL CAMPO
Magda Guidi, Mara Cerri (9’) senza dialoghi
MIEGAMASIS RAJONAS (Places) Vytautas Katkus (13’) v.o. lituano st. italiano/inglese
WAS WAHRSCHEINLICH PASSIERT WÄRE, WÄRE ICH NICHT ZUHAUSE GEBLIEBEN (What Probably Would Have Happened, if I Hadn’t Stayed at Home) Willy Hans (20’) v.o. tedesco, inglese st. italiano/inglese
WORKSHOP
Judah Finnigan (16’) v.o. inglese st. italiano ORIZZONTI - FUORI CONCORSO - CORTI
SÌ
Luca Ferri (19’) senza dialoghi, testo in italiano st. inglese
Sala Perla
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
200 METERS
Ameen Nayfeh (90’) v.o. arabo st. italiano/inglese
14.00
Sala Grande
FUORI CONCORSO tutti gli accrediti
FINAL ACCOUNT
Luke Holland (90’) v.o. tedesco st. italiano/inglese
14.00
Sala Darsena
ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland)
Ahmad Bahrami (102’) v.o. farsi st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A
14.00
Sala Giardino
VENEZIA 77 press - industry
AMANTS (Lovers)
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
14.00
Sala Volpi
ORIZZONTI tutti gli accrediti
MILA (Apples)
Sala Perla
SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC EVENTO SPECIALE DI APERTURA tutti gli accrediti
LES AIGLES DE CARTHAGE (The Eagles of Carthage) Adriano Valerio (20’) v.o. arabo, francese st. italiano, inglese
THE BOOK OF VISION
Carlo S. Hintermann (95’) v.o. inglese st. italiano A seguire incontro con gli autori/Q&A
14.15
PalaBiennale
ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (102’) v.o. farsi st. italiano/inglese
14.15
Sala Casinò
FUORI CONCORSO press - industry
MOSQUITO STATE
Sala Astra 1
BIENNALE COLLEGE CINEMA press - industry
EL ARTE DE VOLVER (The Art of Return)
Pedro Collantes (91’) v.o. spagnolo st. inglese/italiano
14.30
Sala Giardino
VENEZIA 77 press - industry
AMANTS (Lovers)
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
16.45
PalaBiennale
ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti
MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (98’) v.o. hindi, punjabi st. italiano/inglese
17.00
Sala Darsena
ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti
MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (98’) v.o. hindi, punjabi st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A
17.00
Sala Volpi
FUORI CONCORSO press - industry
MOSQUITO STATE
Sala Astra 2
BIENNALE COLLEGE CINEMA press - industry
EL ARTE DE VOLVER (The Art of Return)
Pedro Collantes (91’) v.o. spagnolo st. inglese/italiano
FELKÉSZÜLÉS MEGHATÁROZATLAN IDEIG TARTÓ EGYÜTTLÉTRE (Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time) Lili Horváth (95’) v.o. ungherese st. italiano/inglese
19.45
Sala Darsena
VENEZIA 77 press - industry
THE DISCIPLE
19.45
Sala Perla
GIORNATE DEGLI AUTORI tutti gli accrediti
OAZA (Oasis)
Ivan Ikić (121’) v.o. serbo st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A
17.15
Sala Casinò
ORIZZONTI tutti gli accrediti
MILA (Apples)
19.00
Sala Giardino
THE DISCIPLE
Sala Casinò
ORIZZONTI - CONCORSO - CORTI press - industry
DAS SPIEL (The Game) THE SHIFT
Laura Carreira (9’) v.o. inglese st. italiano
ENTRE TÚ Y MILAGROS Mariana Saffon (20’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese
NATTÅGET (The Night Train)
FELKÉSZÜLÉS MEGHATÁROZATLAN IDEIG TARTÓ EGYÜTTLÉTRE (Preparations to Be Together for an Unknown Period of Time) Lili Horváth (95’) v.o. ungherese st. italiano/inglese
Sala Perla
GRETA (I Am Greta)
Nathan Grossman (97’) v.o. svedese, inglese st. italiano/inglese
20.30
Arena Lido
FUORI CONCORSO - PROIEZIONI SPECIALI pubblico
THE HUMAN VOICE
Pedro Almodóvar (30’) v.o. inglese, spagnolo st. italiano VENEZIA 77 Jasmila Žbanić (102’) v.o. bosniaco, inglese st. italiano a seguire VENEZIA 77 pubblico 14+
Arena Giardini
Pedro Almodóvar (30’) v.o. inglese, spagnolo st. italiano VENEZIA 77
QUO VADIS, AIDA?
Jasmila Žbanić (102’) v.o. bosniaco, inglese st. italiano a seguire VENEZIA 77 pubblico 14+
AMANTS (Lovers)
Sala Pasinetti
Sushma Khadepaun (17’) v.o. gujarati, inglese st. italiano/inglese
SOGNI AL CAMPO
Bertrand Mandico (24’) v.o. inglese st. italiano
Meriem Mesraoua (15’) v.o. arabo st. italiano/inglese
À FLEUR DE PEAU (Under Her Skin)
19.15
MIEGAMASIS RAJONAS (Places)
VENEZIA 77 pubblico 14+ Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano/inglese
WORKSHOP
Sala Volpi
ORIZZONTI press - industry
THE FURNACE
Roderick MacKay (116’) v.o. inglese, badimaya st. italiano/inglese
19.30
Sala Perla 2
FUORI CONCORSO - FILM DI APERTURA tutti gli accrediti
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
PalaBiennale
VENEZIA 77 press - industry
THE DISCIPLE
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
22.15
Sala Volpi
ORIZZONTI press - industry
GAZA MON AMOUR
Tarzan Nasser, Arab Nasser (87’) v.o. arabo st. italiano/inglese
22.15
Sala Perla
FUORI CONCORSO tutti gli accrediti
LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (100’) v.o. italiano st. inglese
22.15
Sala Astra 2
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
TENGO MIEDO TORERO (My Tender Matador) Rodrigo Sepúlveda Urzúa (93’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese
Sala Darsena
THE DISCIPLE
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
21.00
Sala Web
ORIZZONTI
DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (102’) v.o. farsi st. italiano/inglese
Opera Prima Accesso in sala consentito solo fino a 10 minuti prima della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.
Pubblico Public
Accreditati Pass holders
Vytautas Katkus (13’) v.o. lituano st. italiano/inglese
WAS WAHRSCHEINLICH PASSIERT WÄRE, WÄRE ICH NICHT ZUHAUSE GEBLIEBEN (What Probably Would Have Happened, if I Hadn’t Stayed at Home)
19.30
22.15
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano
THE RETURN OF TRAGEDY
AMANTS (Lovers)
TENGO MIEDO TORERO (My Tender Matador)
THE HUMAN VOICE
Magda Guidi, Mara Cerri (9’) senza dialoghi
Sala Grande
Sala Astra 1
VENEZIA 77 press - industry
Nghia Vu Minh, Thy Pham Hoang Minh (19’) v.o. vietnamita st. italiano/inglese ORIZZONTI - FUORI CONCORSO - CORTI
19.30
Nathan Grossman (97’) v.o. svedese, inglese st. italiano/inglese
22.30
FUORI CONCORSO - PROIEZIONI SPECIALI pubblico
ANITA
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
Sala Perla 2
Rodrigo Sepúlveda Urzúa (93’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese
Sala Astra 2
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
Jasmine Trinca (12’) senza dialoghi
VENEZIA 77 press - industry
Roderick MacKay (116’) v.o. inglese, badimaya st. italiano/inglese
19.45
ORIZZONTI - CONCORSO - CORTI press - industry
PalaBiennale
THE FURNACE
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
21.45
MÂY NHU’NG KHÔNG MU’A (Live in Cloud Cuckoo Land)
Sala Casinò
ORIZZONTI press - industry
22.00
Jerry Carlsson (15’) v.o. svedese, francese, inglese st. italiano/inglese
BEING MY MOM
22.00
Tarzan Nasser, Arab Nasser (87’) v.o. arabo st. italiano/inglese
GAZA MON AMOUR
20.30
Sala Pasinetti
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
ORIZZONTI press - industry
Nicole Garcia (102’) v.o. francese st. italiano
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
THE DISCIPLE
GRETA (I Am Greta)
AMANTS (Lovers)
VENEZIA 77 press - industry
Sala Giardino
VENEZIA 77 press - industry
FUORI CONCORSO press - industry
QUO VADIS, AIDA?
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
22.00
22.00
Chaitanya Tamhane (127’) v.o. marathi, hindi, inglese st. italiano/inglese
FUORI CONCORSO press - industry
17.00
19.00
Sala Astra 1
20.00
Filip Jan Rymsza (100’) v.o. inglese st. italiano
THE DISCIPLE
Filip Jan Rymsza (100’) v.o. inglese st. italiano
14.15
Pedro Almodóvar (30’) v.o. inglese, spagnolo st. italiano a seguire VENEZIA 77
Roman Hodel (17’) v.o. tedesco, turco, inglese, italiano st. italiano/inglese
Christos Nikou (90’) v.o. greco st. italiano/inglese
14.00
THE HUMAN VOICE
16.30
19.30
GIORNATE DEGLI AUTORI press - industry
Jasmila Žbanić (102’) v.o. bosniaco, inglese st. italiano/inglese
Meriem Mesraoua (15’) v.o. arabo st. italiano/inglese
11.30
Sala Grande
FUORI CONCORSO PROIEZIONI SPECIALI pubblico - tutti gli accrediti
QUO VADIS, AIDA?
À FLEUR DE PEAU (Under Her Skin)
In collaborazione con Le Giornate degli Autori e MYmovies, torna Isola Edipo, promossa da Sibylle Righetti e Enrico Vianello, sotto la direzione artistica di Silvia Jop. Lungo Riva Corinto (proprio dietro il PalaBiennale) è ormeggiata Edipo Re, storica imbarcazione condivisa dal pittore Giuseppe Zigaina e l’amico Pier Paolo Pasolini, usata come luogo d’incontro e di ispirazione per i due artisti, divenuta da qualche anno un nuovo luogo cult del Festival dove attori, registi, produttori e tutta la comunità dei festivalieri si danno appuntamento. La programmazione 2020 conferma il Premio per l’inclusione Edipo Re, la nuova edizione di Cinema dell’inclusione, omaggio ai maestri e alle maestre del cinema internazionale, quest’anno dedicato alla regista Liliana Cavani, e presenta un nuovo spazio di proiezione Notti Veneziane - L’Isola degli Autori, realizzato in collaborazione con le Giornate degli Autori, una selezione di ben 11 film in anteprima mondiale e italiana che rispecchiano il rapporto tra linguaggio cinematografico, arti e diritti, con uno sguardo particolare rivolto al cinema restaurato. Una selezione firmata da Silvia Jop (direzione artistica Isola Edipo) e Gaia Furer (direzione artistica Giornate degli Autori). Ad arricchire il programma un fitto calendario di incontri da non perdere: si inizia con la presentazione del libro autobiografico Cercando la luce di Oliver Stone oggi alle 18. «La storia che state per leggere parla della voglia spasmodica di realizzare un sogno a tutti i costi, anche senza soldi. Parla dell’arte di arrangiarsi, tirando la cinghia, improvvisando, sgomitando, inventandosi espedienti pur di realizzare un film e portarlo nelle sale [...]».
16.30
Willy Hans (20’) v.o. tedesco, inglese st. italiano/inglese
Judah Finnigan (16’) v.o. inglese st. italiano ORIZZONTI - FUORI CONCORSO - CORTI
SÌ
Luca Ferri (19’) senza dialoghi, testo in italiano st. inglese
22.00
Sala Grande
FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti
NAK-WON-EUI-BAM (Night in Paradise)
Hoon-jung Park (131’) v.o. coreano st. italiano/inglese
VENICE FILM FESTIVAL
Daily Venezia77 Supplemento di :venews n. 247 settembre 2020 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996
Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari, Federica Cracchiolo, Claudia Frasson, Filippo Vianello, Luca Zanatta (graphic design) Hanno collaborato Loris Casadei, Fabio Di Spirito, Roberto Pugliese, Sara Sagrati, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Delphine Trouillard, Andrea Zennaro Fotografie Nicola Vianello Stampa WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE) redazione@venezianews.it - www.venezianews.it
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#2
Paolo Rossi
Pane o libertà Su la testa 04 → 05 Set 2020 ore 19.00 Teatro Goldoni Venezia
Teatro Goldoni San Marco 4650/b 30124 Venezia info.teatrogoldoni@ teatrostabileveneto.it biglietteria tel. +39 041 2402014 centralino tel. +39 041 2402011 teatrostabileveneto.it
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77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA
in Mostra
L’EDITORIALE
L’ABBANDONO SECONDO ALMODÓVAR
DI ALESSANDRO DE SIMONE
UN FESTIVAL SENZA FRONTIERE I numeri li ha confermati il direttore artistico Alberto Barbera. Sono oltre 50 le nazioni rappresentate a Venezia 77. Un numero impensabile qualche mese fa quanto il festival stesso. Ma il cinema, nonostante tutto, è andato avanti ovunque e nelle forme più disparate. Cortometraggi, documentari, opere di finzione che abbracciano tutti i generi. Venezia 77 è il festival della ripartenza, ma mentre già dobbiamo pensare a un futuro molto prossimo, non si deve dimenticare il passato. Nel 1996, ultimo anno di Gillo Pontecorvo direttore, al Lido arrivò Independence Day, il discorso del Presidente Whitmore si potrebbe adattare ai tempi che corrono. Sarebbe bello se questi fossero i dieci giorni dell’indipendenza del cinema dall’alieno che voleva distruggerlo. Per il momento mancano i titoli delle grandi major americane, che necessitano di una macchina che il Covid non permette. L’assenza può essere riempita dalla scoperta, e ce ne molte in questi primi giorni. Night of Paradise, del sudcoreano Hoon-jung Park, unisce magistralmente noir, gangster movie e melò. Arriva dalla Grecia Christos Nikou, già aiuto regista di Yorgos Lanthimos, che a Venezia nel 2009 si rivelò con Kynodontas. La sua opera prima Mila (Apples) racconta di una misteriosa pandemia che causa improvvise amnesie. Un’opera di fantascienza oggi quasi documentaria. Tra le tante cose di cui preoccuparsi per il futuro, non dimenticare il passato è la più importante. Per questo il blockbuster di Venezia 77 è il documentario del giovanissimo novantenne Frederick Wiseman. I 272’ di City Hall non raccontano Boston, ma il mondo. Proprio perché, oggi più che mai, le frontiere non esistono. Almeno al cinema.
DISEGNI E LUCHETTI: SATIRA A QUATTRO MANI A PAG. 5
DI OSCAR COSULICH
«Affrontando The Human Voice con Tilda Swinton abbiamo aggiornato alcuni aspetti della storia, quelli in cui cerca di convincere il partner a non lasciarla», racconta Pedro Almodóvar, «con Tilda volevamo capire se sarebbe stato davvero giusto per lei dire certe cose, perché ho pensato che oggi nessun tipo di donna potrebbe comportarsi in un modo tanto antiquato. Quella mentalità non esiste più». L’approccio del regista al testo di Jean Cocteau, pur rispettoso, è stato dunque libero da obblighi di fedeltà filologica. Cocteau ha scritto La voix humaine nel 1928 e il testo è stato portato in scena per la prima volta a teatro in Francia nel 1930, prima di essere adattato dal compositore Francis Poulenc nel 1958 in un opera di un atto per soprano e orchestra di quaranta minuti. Al cinema sono state invece due icone della recitazione a incarnare la disperazione dell’amante abbandonata: Anna Magnani nel 1948 e Sofia Loren nel 2014. L’interpretazione di Anna Magnani, diretta da Roberto Rossellini, è
il primo episodio del film L’amore, un classico esempio di come realtà e finzione fossero intrecciate in modo doloroso, visto che le riprese coincidevano con la fine della relazione sentimentale tra il regista e l’attrice. Diverso il caso della Loren, diretta dal figlio Edoardo Ponti, che ha messo in scena la celebrazione dell’arte della madre, tanto che quell’anno, per l’occasione, lei si è aggiudicata un David di Donatello speciale. Il testo di Cocteau, al netto di come possa o meno essere datata la reazione della donna abbandonata, è un’antica passione
CHECK-IN È arrivata al Lido ieri Ester Expósito, classe 2000, attrice spagnola e idolo dei più giovani. È infatti la protagonista della serie Netflix Élite di Ramón Salazar e Dani de la Orden
di Pedro Almodóvar, l’autore ha addirittura sostenuto che La voce umana sia stata per lui la fonte d’ispirazione per girare nel 1988 il suo capolavoro Donne sull’orlo di una crisi di nervi. Dopo lo splendido e autobiografico Dolor y Gloria, che nel 2019 vale ad Antonio Banderas il premio per la miglior interpretazione maschile a Cannes, mentre il regista è insignito del Leone d’oro alla carriera a Venezia, Almodóvar torna ora al Lido con questo mediometraggio che celebra l’arte del Leone d’oro alla carriera Tilda Swinton ed è metafora della solitudine da lockdown in cui stiamo vivendo da tempo. n
Venice’s lifestyle department store
Calle del Fontego dei Tedeschi steps from the Rialto Bridge, Venice
@tfondaco
in Mostra
AMANTI DI TALENTO DI OSCAR COSULICH
DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 03.09.2020 AMANTS Francia 2020, Regia NICOLE GARCIA Interpreti Stacy Martin, Pierre Niney, Benoît Magimel, Durata 102’ IN CONCORSO
A differenza di Mal di pietre questa è una storia contemporanea, ambientata nella periferia parigina, in Oceania e a Ginevra – ha spiegato Nicole Garcia, parlando di Amants - al centro della vicenda ci sono tre personaggi e, ancora una volta, vedremo una donna che esita tra due uomini, ma le cose non vanno allo stesso modo del mio film precedente. Qui c’è una storia d’amore, ma con un’intenzione omicida». È questa la poco rassicurante introduzione che l’attrice, regista e sceneggiatrice francese fa del suo thriller, tratto da un testo teatrale scritto a quattro mani dalla stessa Garcia con Jean Fieschi e interpretato dalla rivelazione Stacy Martin (Lisa Redler), al centro di un triangolo tra Benoît Magimel (Léo) e Pierre Niney (Simon). Lisa Redler (era questo il titolo iniziale del film), incontra nuovamente il suo ex amante Simon: lui era scomparso e lei si era sposata con il ricco avvocato Léo, ma il loro ritorno di fiamma innesca un triangolo sentimentale molto pericoloso e, come dichiarato dalla stessa regista, dalle potenzialità omicide. Nicole Garcia, consacrata come attrice nel 1980 grazie al suo ruolo in Mon oncle d’Amérique di Alain Resnais avvia la carriera parallela di regista già nel 1990, con Un week end sur deux, protagonista Nathalie Baye. Nel 1998 Place Vendôme da lei diretto arriva in concorso a Venezia e vale a Catherine Deneuve la Coppa Volpi. In seguito è per ben tre volte in concorso a Cannes: L’avversario (2002), Quello che gli
uomini non dicono (2006) e Mal di pietre (2016), quest’ultimo tratto dal romanzo di Milena Angus. Nel 2018 ha fatto parte della giuria del concorso di Venezia e quest’anno, dopo aver fatto vincere la Coppa Volpi alla Deneuve nel 1998, potrebbe essere quello della consacrazione della nuova femme fatale Stacy Martin. La ventinovenne attrice parigina, esplosa nel 2013 grazie alla sua interpretazione di Joe (Charlotte Gainsbourg) da giovane in Nymphomaniac di Lars Von Trier, ha inanellato una serie di ruoli che ne stanno facendo rifulgere le doti: dalla Dora ringiovanita nell’episodio Le due vecchie del Racconto dei racconti di Matteo Garrone ad Anne Wiazemsky, compagna di Jean Luc Godard in Il mio Godard di Michel Hazanavicius, fino a Marianne de Charpillon, in L’ultimo amore di Casanova di Benoît Jacquot. Ora è tempo che Stacy Martin raccolga il premio per il suo talento. n
QUO VADIS AIDA?
QUO VADIS AIDA? Bosnia-Erzegovina / Austria / Romania / Paesi Bassi / Germania / Polonia / Francia / Norvegia 2020, Regia Jasmila Zbanic Interpreti Jasna Ðuričić, Izudin Bajrović, Boris Ler, Dino Bajrović, Boris Isaković, Durata 101’ IN CONCORSO
OLIVER STONE AL LIDO
(LOVERS)
A Oliver Stone non occorre essere in gara per diventare protagonista di Venezia 77. Il regista di Platoon e Wall Street è tra i personaggi più attesi al Lido: è sponsor delle Giornate degli Autori e non porta film con sé ma la sua esperienza. L’ha recentemente raccontata in Cercando la luce. Scrivere, dirigere e sopravvivere, biografia pubblicata in Italia che racconterà dal vivo oggi, all’Isola di Edipo, alle 18.30. Alle 21.30 invece sarà ospite d’onore alla proiezione di EST - Dittatura Last Minute di Antonio Pisu mentre il 5 settembre, alle 13.30, riceverà il premio Kinéo all’Italian Pavilion all’Hotel Excelsior.
DI OSCAR COSULICH
La regista, sceneggiatrice e produttrice bosniaca Jasmila Zbanic, dopo una serie di corti e documentari ha esordito nel lungometraggio di finzione nel 2006, con Il segreto di Esma ed è stato un successo immediato di critica. Quel film, su una donna e sua figlia alle prese con i postumi della guerra in Bosnia-Erzegovina, le è valso l’Orso d’oro della Berlinale e l’autrice ha continuato a esprimersi con una poetica narrativa fortemente intrisa di “cinema del reale”, come in For Those Who Can Tell No Tales (2013) che, in luogo apparentemente idilliaco al confine tra Bosnia e Serbia, rivela le atrocità della guerra, o direttamente documentaristico, come in Jedan dan u Sarajevu, sulle cause e conseguenze dell’attentato di Sarajevo contro l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria-Ungheria, che nella domenica del 28 giugno 1914 fu il casus belli scatenante la prima guerra mondiale. In Quo Vadis, Aida? la regista ci porta a Srebrenica, nel luglio 1995. Aida è una traduttrice che lavora alle Nazioni Unite e sembra l’unica ancora in grado di aiutare i bosniaci musulmani, minacciati dalle truppe serbe guidate dal generale Mladić durante l’assedio della città. Nel venticinquesimo anniversario del genocidio di Srebrenica, dove più di ottomila musulmani bosniaci furono massacrati dalle truppe serbe guidate dal criminale di guerra Mladić, Jasmila Zbanic ci fa rivivere quella tragedia.
I MAGNIFICI OTTO PER LA (SOLIDALE) VENEZIA 77
Rocìo Morales inaugura gli incontri di Pegaso «Ho studiato giornalismo in una Università telematica di Madrid e sono una fan dell’e-learning» ha detto ieri l’attrice spagnola Rocìo Muños Morales, madrina della Pegaso Lounge alla Mostra del cinema n
DI EMANUELE BUCCI
Solidarietà e sostegno al mondo del cinema, ma anche determinazione affinché il ruolo dei festival sia valorizzato in un momento così drammatico: sono le istanze dei “magnifici otto” direttori di festival europei per l’apertura di Venezia 77. Un’iniziativa nata da Alberto Barbera e dal Direttore di Cannes, Thierry Frémaux: nei mesi scorsi, racconta Barbera, «abbiamo formulato diverse ipotesi, ma la situazione cambiava rapidamente e le ipotesi invecchiavano». Non è però tramontata la volontà di un’iniziativa comune, concretizzatasi nel documento condiviso letto in chiusura della cerimonia veneziana (assente per ragioni personali Tricia Tuttle del BFI di Londra). Solo «tutti insieme si può fare, creare e soprattutto celebrare il cinema», ha detto Frémaux, che ha speso parole per la difficile situazione della Cinemateca Brasileira. In un momento storico dove, come afferma la Direttrice di Locarno Lili Hinstin,
rischiamo di «perdere il senso del collettivo», i festival hanno il compito di riconnetterci per «scoprire, nutrire, sviluppare» talenti e professionalità in tutto il mondo (sottolinea la Direttrice di Rotterdam Vanja Kaludjerčić). Con uno sguardo indietro alla positiva esperienza del Karlovy Vary itinerante (ricordata dal Direttore Karel Och) e uno avanti all’imminente edizione (ridotta ma in presenza) di San Sebastian (tra gli otto il Direttore José Luis Rebordinos), i co-firmatari del documento (c’è anche il Direttore della Berlinale Carlo Chatrian) intendono confrontarsi con le istituzioni governative per un supporto ai festival, specifica Barbera, «a livello comunitario», in quella che Frémaux ha definito la (difficile) «cavalcata sul futuro» che ci attende. n
CIAK | 3
in Mostra H APPUNTAMENTI H SALA PERLA 2. Ore 10.00: Masterclass di Tilda Swinton, conduce Alessandra De Luca.
CATE BLANCHETT: «CE L’ABBIAMO FATTA»
L’ISOLA DI EDIPO. Ore 10.00: Antonio Pisu presenta il suo film Est - dittatura last minute. del libro di Silvana Giacobini “Marcello Mastroianni - l’uomo che amava le donne”.Ore 15.00: Innermind. Il cinema contro l’anoressia. Ore 16.00: Federico Fellini. L’apparizione e l’ombra di Bruno Roberti. Interviene l’autore, modera Gianluca Arnone. Ore 18.00: Piera Detassis intervista Anna Foglietta. L’ISOLA DI EDIPO. Ore 18.30: Oliver Stone presenta la sua autobiografia. PEGASO LOUNGE. Ore 11.00: Fare innovazione ovvero cogliere nuove opportunità Con Danilo Iervolino, Enrico Mentana, Francesco Fiumanò (tutti in collegamento) e con Paolo Del Brocco. Modera Barbara Carfagna.
LA FRASE
del giorno «SONO ENTUSIASTA DI POTER AVERE UNA CONVERSAZIONE CON UMANI. HO PARLATO SOLO CON MAIALI E POLLI NEGLI ULTIMI SEI MESI, QUINDI È UN GRANDE PIACERE ESSERE QUI». T) (CATE BLANCHET
PSICOCINEMA
LACCI
DI FLAVIA SALIERNO
Se esistesse il termine, si chiamerebbero “s-legàmi”, dove la s sarebbe privativa. Cioè legami a metà, o in differita. I lacci che legano persone, quelli destinati a non sciogliersi mai. Dove l’uno si divide, superando la posizione narcisistica. In un coinvolgimento così profondo e radicato da cui si può provare il bisogno di allontanarsi, per la paura che fondersi con l’altro può dare di frammentazione psichica. Ma anche chi apparentemente resta, chi non fugge dal legame, e per questo anche lo rivendica, lo fa nell’attesa di “riavere qualcosa indietro”, come dice Vanda (Alba Rohrwacher). Provocando quello strano destino di continuare a prendercela con chi ci è accanto. Quei lacci che si generano da rapporti in cui inconsciamente mettiamo parti di noi da cui non riusciamo quindi a slegarci e per questo, senza accorgersene, divengono infiniti, in infinite lotte. I figli il campo di battaglia. Gli stessi destinati a presentare i conti e farli con se stessi a loro volta, almeno una volta nella vita. Come in una scatola segreta di cui, apparentemente all’improvviso, se ne scopre il codice tenuto nascosto a tutti malgrado tutti ne siano a conoscenza. n
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@ Maurizio D’Avanzo
SALA TROPICANA 1. Hotel Excelsior. Ore 13.00: Presentazione
La mascherina del Red Carpet di Tilda Swinton (una tradizionale veneziana tutta dorata) dà il senso di questa cerimonia di apertura di Venezia 77: anche con mezzi poco ortodossi si può raggiungere l’eccellenza. E non è l’arte di arrangiarsi all’italiana ma una nuova via della creatività. Lo dice anche Anna Foglietta nell’aprire la cerimonia inaugurale di questa Mostra che finalmente prende il via: «Noi artisti dobbiamo cercare risposte» enuncia dal palco di fronte a una platea distanziata. Mancano solo le tessere bianche e nere per farla sembrare una scacchiera ma al posto di freddi pezzi in avorio ci sono i protagonisti che, anche distanziati, riescono a esprimere il proprio calore. «Questa è un’edizione speciale, che ha sfidato le insidie dell’incertezza, e per la prima volta si richiede al pubblico una partecipazione attiva», prosegue la madrina del Lido, «Dimostra che in Italia si può tornare a fare cultura in sicurezza». Ed ecco la parata di star, con la presentazione delle giurie e l’intervento
della presidentessa di quest’anno, Cate Blanchett. «Siamo qui e ce l’abbiamo fatta, è un miracolo», dice la protagonista di Blue Jasmine con quella voce ferma, profonda e affascinante che non possiamo non amare. Ma la metaforica telecamera si ferma soprattutto su Tilda Swinton, Leone d’oro alla carriera insieme a Ann Hui che però non ha potuto partecipare. «Due cose mi domando ultimamente. Uno: quanto, ed esattamente quale, cinema conta per me. Due: come riuscire ad accettare questo immenso onore con una faccia impassibile», dice non riuscendo a trattenere l’emozione. Però è sempre la Swinton, una donna controcorrente da sempre ed ecco l’ironia – «sono una ragazzina punk fissata con il cinema che fa l’autostop per la stazione per prendere un treno per le colline ai piedi delle vette delle conquiste dei miei maestri» – ma anche la citazione di David Bowie. Per dire «Changes» ripete per tre volte la prima sillaba come nella celebre canzone del Duca Bianco. In chiusura poi lancia un pensiero al collega Chadwick Boseman: «Wakanda forever!», urla dal palco, condita da «Viva Venezia! Cinema cinema cinema! Nient’altro che amore».
UN SODALIZIO LUNGO 15 ANNI C’è una ragione precisa se il legame tra La Biennale Cinema e Tucano si rinnova ormai da quindici edizioni. Anche quest’anno Tucano è fornitore ufficiale del Venice Production Bridge 2020, realizzando le shopper ufficiali della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Borse ecologiche realizzate completamente in materiali recuperati dai rifiuti plastici, una produzione che rinnova l’impegno dell’azienda a favore dell’ecosostenibilità e che sottolinea l’importanza di dare una seconda vita ai
materiali usati. Un percorso condiviso quello dell’azienda, brand di riferimento per tutti gli appassionati delle due ruote, con le idee e la progettualità di Biennale Cinema. L’incrocio tra cultura, ecologia e manifattura innesca così un meccanismo virtuoso alla cui base ci sono creatività e innovazione, elementi fondamentali per un processo teso a un reale cambiamento di cui possano usufruire le future generazioni. Tucano festeggia quest’anno i suoi trentacinque anni di attività, un’azienda nata a Milano e conosciuta oggi in tutto il mondo grazie alla qualità e allo stile delle sue creazioni. Un connubio perfetto per uno dei festival cinematografici più importanti del mondo. ALESSANDRO DE SIMONE
in Mostra
@ Maurizio D’Avanzo
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CATE BLANCHETT SUL PRIMO RED CARPET. C’ERA ANCHE TILDA SWINTON, CHE QUI SFOGGIA IL SUO LEONE ALLA CARRIERA. MATT DILLON, TRA I GIURATI DI QUESTO FESTIVAL. CON LORO I PROTAGONISTI DI LACCI, LAURA MORANTE E ADRIANO GIANNINI
AL LIDO con
STEFANO DISEGNI
www.stefanodisegni.it
@ Maurizio D’Avanzo
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IL PRIMO RED CARPET
DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 03.09.2020
LACCI - RECENSIONE A 4 MANI (VERA)
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in Mostra
THE BOOK OF VISION:
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Film
GIORNI DI UN FUTURO PASSATO
Serbia, Slovenia, Olanda, Francia, BosniaErzegovina, 2020, Regia Ivan Ikić, Interpreti Marusa Majer, Goran Bogdan, Marijana Novakov, Valentino Zenuni, Tijana Markovic Durata 121’
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azioni rompono l’equilibrio imposto dalle asfissianti regole dell’istituto, scatenando reazioni incontrollabili. i
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Un triangolo amoroso nell’inferno del disagio mentale: è la nuova sfida narrativa affrontata da Ivan Ikić, dopo aver narrato nel 2014, in Varvari (Barbarians), i turbamenti sentimentali di un giovane hooligan serbo, cresciuto nel periodo di maggior decadenza economica e morale del suo paese. Questa volta il regista e sceneggiatore racconta
l’amicizia nata all’interno di un istituto per malattie mentali tra le impetuose Maria e Dragana. Una relazione la loro che 6. è sconvolta quando scoprono di essere entrambe innamorate di Robert, un introverso ricoverato. I tre emarginati della società bramano l’indipendenza e i contatti umani, ma le loro le
OAZA (OASIS)
GIORNATE DEGLI AUTORI
re
OSCAR COSULICH via Corone
Il Daily Ufficiale di Venezia77 lo trovi sempre nei seguenti luoghi:
via Sandro Gallo
1. Chioschetto PalaBiennale 2. Procuratie 3. Bar Al Leone d’Oro 4. Chiosco Mojito 5. Chiosco Chiringuito
Darsena Casinò
SALA DARSENA
via Dardanelli
PALAZZO DEL CASINÒ
via Candia
In tempo di pandemia cambia il metodo di distribuzione del Daily. Lo troverete nei punti indicati nella cartina a fianco. Buona lettura
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via Quattro Fontane
ECCO DOVE TROVARCI
PALA BIENNALE
via Morosini
The Artistic Director Alberto Barbera confirmed the figures. There are more than 50 nations represented at Venice 77. It was unthinkable just a few months ago as the festival itself. But despite everything cinema went ahead everywhere and in the most different ways. Shorts, documentaries, feature films embracing all kind of genres. Venezia 77 is the festival of renaissance, but while thinking to a very close future, we must not forget the past. It was 1996 when Gillo Pontecorvo, attending his last year as Artistic Director, brought Independence Day at Lido. President Whitmore’s speech can be easily tailored to these days. It would be beautiful if the next decade was the independence of cinema from the evil alien that wanted to annihilate it. Blockbuster are missing at the moment, they deserve a complicated engine that covid does not allow. The absence can be filled by discovery and there are many in these early days of festival. Hoon-jung Park’s Night of Paradise brilliantly melts noir, gangsters and melò. Christos Nikou comes from Greece, he’s been the right arm of Yorgos Lanthimos since is very first movie, including Dogtooth that revealed his talent in Venice 2009. Mila (Apples) tells about a mysterious pandemic causing sudden amnesia. A sci-fi movie turned in a contemporary documentary. Among the many thing we have to worry about the future, don’t forget the past is the most important. This is the reason why the actual blockbuster from Venezia 77 is by the very young nonagenarian Frederick Wiseman. The 272’ of City Hall does not tell the story of Boston, but the entire world. Because today, more than ever, boundaries no longer exist. At least in movies.
The Book of Vision è la prima opera di finzione di Hintermann, ma non la sua prima volta a Venezia. Nel 2003 era uno dei registi di Rosy-Fingered Dawn, bellissimo documentario su Terrence Malick. Un rapporto che nel tempo si è evoluto. «Ho diretto parte della seconda unità di The Tree of Life, negli anni gli ho parlato delle mie idee, oggi è tra i produttori esecutivi di The Book of Vision». Internazionale anche il cast. Charles Dance, attore britannico noto per il suo ruolo in Game of Thrones, ma che ha lavorato anche con David Fincher e I fratelli Taviani. Lotte Verbeek, olandese e anche lei con una solida carriera in serie tv di successo come Outlander e I Borgia. Li accompagnano Sverrir Gudnason e Filippo Nigro. Da segnalare il magnifico lavoro di Jorg Widmer, direttore della fotografia proprio per l’ultimo film di Malick, A Hidden Life, di David Crank, scenografo reduce dal successo di Knives Out, e i sontuosi costumi di Mariano Tufano.
rV ita
SALA GRANDE
DI ALESSANDRO DE SIMONE
Fali e
na delle principali fonti d’ispirazione di The Book of Vision è la struttura narrativa dei videogiochi». Lo dice il regista, Carlo Hintermann, ed è vero. The Book of Vision è un film proiettato nel futuro che oggi illumina lo schermo di Venezia 77, dove viene presentato in anteprima mondiale fuori concorso come apertura della Settimana della Critica. Girerà il mondo, come confermato dalle prime vendite internazionali. The Book of Vision è la storia di Eva, dottoressa che abbandona una carriera di successo per dedicarsi allo studio della storia della professione medica. La scoperta di un trattato redatto nel diciottesimo secolo dal medico prussiano Johan Anmuth metterà in discussione tutta la sua vita. «L’idea del film risale ai tempi dell’università. Studiando mi imbattei in un medico del ‘700 che ha rivoluzionato la mia visione della medicina. All’epoca si ascoltavano le storie dei corpi raccontate dagli stessi pazienti. La manipolazione non veniva considerata, era una pratica quasi psicanalitica».
SETTIMANA DELLA CRITICA
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DAILY n. 2 - GIOVEDÌ 03.09.2020
PALAZZO DEL CINEMA SALA GIARDINO
BAR AL LEONE D’ORO
2 Lungomare Marconi
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Lungomare Marconi TERRAZZA BIENNALE
HOTEL EXCELSIOR
in Mostra
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