DAILY#6_7sett2020_Ciak+VeNews2

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77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

in Mostra

VISIONI VIRTUALI DI ALESSIO LANA

ma se poi ai concerti torniamo a stare insieme, prevedere un cinema colmo di persone con gli occhialoni è quanto meno prematuro. La Vr al momento non è ancora cinema ma domani chissà. Anche grazie agli sforzi dei festival, Venezia in testa, qualcosa si sta muovendo. Quest’anno al Lido incontriamo Gnomes & Goblins, 120 minuti che portano la firma di Jon Favreau de Il re leone e The Mandalorian, ma anche Baba Yaga, che ha le voci di Kate Winslet, Glenn Close e Jennifer Hudson. Tanti nomi, insomma, ma il limite tecnologico continua a pesare. Le diverse piattaforme hanno standard difformi, non parlano tra loro e i differenti modelli di caschi offrono esperienze molto diverse. È come per i film in streaming: chi ha il televisore migliore li vede meglio e se non si ha la connessione giusta non li si vede per niente. Da ultimo, per la diffusione su larga scala di questa “droga” manca ancora un blockbuster (o una killer application) che potrebbe arrivare proprio dal cinema. Come il primo Avatar era riuscito a far rivivere l’oggi defunto 3D (e a farci comprare i televisori), i sequel potrebbero spingerci ad acquistare il caschetto. In più lo spostamento di un anno dovuto alla pandemia sta dando tempo ai colossi tech di creare dispositivi più uniformi, economici e capaci di diffondere una “pillola rossa” valida magari anche per assunzioni di gruppo. Le potenzialità sono tante ma per ora, la Vr , è solo per «uso personale». n

LA SATIRA DI DISEGNI A PAG. 5

DEAR COMRADES!

I

l 1° giugno del 1962 nella città di Novočerkassk l’esercito russo uccise 26 persone e ne ferì altre 87, operai delle fabbriche della zona, che stavano protestando per l’aumento del prezzo di carne e burro e le sempre più dure condizioni lavorative imposte dai responsabili delle fabbriche per aumentare la produzione. Un massacro, folle e inutile, che l’allora segretario del partito comunista sovietico Nikita Chruščëv insabbiò. Il fascicolo fu riaperto trent’anni dopo, senza ovviamente poter trovare dei colpevoli, dato che la maggior parte dei responsabili di quel gesto erano ormai morti. Le salme dei caduti furono seppellite subito dopo gli eventi dal KGB in tombe anonime. Furono ritrovate e restituite alle famiglie, così da poter offrire loro finalmente una degna memoria, solo nel 1994. Ci prova, quasi sessant’anni dopo, Andrej Konchalovsky, che dall’alto degli altrettanti anni di carriera vuole fare luce e rendere giustizia a quelle persone e alle loro famiglie. Dear Comrades! segue la ricerca da parte di Lyudmila di sua figlia, dispersa durante gli

scontri di Novočerkassk. Lyudmila (interpretata da Yuliya Vysotskaya, attrice magnifica e anche moglie di Konchalovsky) ha una fiducia cieca nei confronti del partito e degli ideali dell’Unione Sovietica, ma assistere all’uccisione inutile e crudele dei suoi compagni da parte dell’esercito del KGB farà crollare le sue convinzioni. Mentre vaga per la città assediata in cerca della figlia, si imbatterà in molte situazioni che le mostreranno le storture e le bugie del regime. Girato in bianco e nero e in 4:3, per ricreare esattamente l’atmosfera dell’epoca, Dear Comrades! decisamente non sembra un film diretto da un signore che ha compiuto da pochi giorni 83 anni. Ma d’altronde, chi ha masticato cinema per tutta la vita, iniziando a collaborare alla sceneggiatura de L’infanzia di Ivan di Andrej Tarkovsky e passando anche per le forche caudine di Hollywood, potendosi vantare di essere stato licenziato dal set di Tango & Cash nonostante il sostegno di Sylvester Stallone in persona, non si preoccupa certo dell’anagrafe. Di raccontare storie nel modo migliore possibile sì, e ci sono altri esempi in

giro per il mondo, da Marco Bellocchio a Clint Eastwood, tanto per citare i più eclatanti, arzilli, modernissimi registi. A cui l’età permette, oltretutto, di concedersi la libertà di poter dire le cose come stanno, senza filtri, e certamente il grande cineasta russo non si è fatto pregare. n ALESSANDRO DE SIMONE

CHECK-IN Sbarca al Lido Giuseppe Battiston, questa volta produttore insieme a Marica Stocchi, di Le sorelle Macaluso di Emma Dante, in concorso al Festival

@Maurizio D’Avanzo

Grazie allo sforzo della Biennale, anche quest’anno a Venezia possiamo sfuggire al Covid volando sulle ali del cinema o immergendoci nella realtà virtuale. La scelta è nostra: pillola rossa o pillola blu. In questa edizione della speranza i film in Vr non sono al Lazzaretto Vecchio (impossibile passarsi i caschetti) ma online. Ognuno deve vederli nel buio della propria stanzetta, con il computer connesso e gli occhialoni in testa. E non è un male. La realtà virtuale oggi è ancora per «uso personale», va assunta a piccola dosi (Il mal di mare è sempre alle porte) e consumata da soli. Come per la musica, basta inforcare le cuffiette per isolarsi dal pianeta


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