DAILY#8_9sett2020_WEB_VeNews+Ciak

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VENICE FILM FESTIVAL press conferences sala casinò

12.00 CITY HALL (Fuori Concorso) via ZOOM 13.00 SPY NO TSUMA (WIFE OF A SPY) (Venezia 77) via ZOOM 14.00 LE SORELLE MACALUSO (Venezia 77) 15.00 MASTERCLASS di ANN HUI LEONE D’ORO ALLA CARRIERA 2020 Solo accreditati, prenotazione obbligatoria/ Press holders, only upon reservation

8.15

Sala Astra 1

9.15

Sala Volpi

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

Ana Rocha de Sousa (73’) v.o. inglese, portoghese, lingua dei segni (bsl) st. italiano/inglese

LISTEN

HOPPER/WELLES

8.30

Sala Grande

VENEZIA 77 press - industry

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters) Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

8.30

Sala Darsena

VENEZIA 77 press - industry

Sala Grande

VENEZIA 77 press - industry

SPY NO TSUMA (Wife of a Spy)

Kurosawa Kiyoshi (115’) v.o. giapponese st. italiano/inglese

11.00

Sala Volpi

ORIZZONTI tutti gli accrediti

SPY NO TSUMA (Wife of a Spy)

Kurosawa Kiyoshi (115’) v.o. giapponese st. italiano/inglese

8.30

11.00

PalaBiennale

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

Shahram Mokri (139’) v.o. farsi st. italiano/inglese

11.00

Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI EVENTO SPECIALE tutti gli accrediti

DI YI LU XIANG (Love After Love)

Ann Hui (140’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

8.30

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime)

Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC press - industry

ADAM

EXTRALISCIO - PUNK DA BALERA

Elisabetta Sgarbi (93’) v.o. italiano st. inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

11.00

Pietro Pinto (15’) v.o. inglese st. italiano

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

Sala Astra 1

TVANO NEBUS (The Flood Won’t Come)

DI YI LU XIANG (Love After Love)

Marat Sargsyan (97’) v.o. lituano st. italiano/inglese

Ann Hui (140’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

8.30

11.15

Sala Astra 2

Sala Darsena

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

VENEZIA 77 press - industry

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

HOPPER/WELLES

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

9.00

11.15

Sala Giardino

Sala Giardino

VENEZIA 77 press - industry

VENEZIA 77 press - industry

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

9.00

Sala Casinò

ORIZZONTI tutti gli accrediti

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (139’) v.o. farsi st. italiano/inglese

9.00

Sala Pasinetti

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

11.15

Sala Astra 2

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

DI YI LU XIANG (Love After Love)

Ann Hui (140’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

11.30

Sala Pasinetti

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

LAILA IN HAIFA

LAILA IN HAIFA

DAILY#8

9 September 2020

Amos Gitai (99’) v.o. ebraico, arabo, inglese st. italiano/inglese

Amos Gitai (99’) v.o. ebraico, arabo, inglese SEGUE A P. 8 st. italiano/inglese


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interview Wang Jing

T

he nearly five hours of City Hall on schedule today is a new marathon-documentary by 90-year-old Frederick Wiseman. It’s a colossal dedication to one of the most important political institutions in the US, the Boston City Hall. Another outstanding documentary is The Long Voyage by the Russian actor and director Andrei Khrzhanovsky. Emma Dante is back with The Macaluso Sisters, focused on some of her preferred themes such as family, violence, blood ties and deep-set anxieties. Mexican Yulene Olaizola’s Selva trágica is a ‘noir’ journey between seductions and ancestral legends in the Mayan jungle, and the Chinese Wang Jing with The Best Is yet to Come, produced by the famous Jia Zhang-ke, a true story of an assault journalist in early-2000s Bejing. Wife of a Spy is a spy movie on the eve of WWII exploring the strong genres of a master like Kurosawa Kiyoshi.

Spies & marathons di Roberto Pugliese

S

e è vero che le dimensioni contano, con le quasi cinque ore di City Hall il palinsesto odierno registra la nuova maratona-documentario del novantenne Frederick Wiseman (Oscar alla carriera e già a Venezia tre anni fa con Ex libris), colossale dedica – dopo Berkeley e la Public Library newyorkese – ad un‘altra istituzione culturale fondante degli States quale il Boston City Hall. Ma sul fronte documentaristico spicca anche l‘omaggio al doppio centenario della nascita di Tonino Guerra e Federico Fellini con Il lungo viaggio, dell‘attore e regista russo Andrei Khrzhanovsky, in cui lo sceneggiatore e scrittore trasforma in animazioni i disegni del regista. Dal sogno alla realtà più dura eppure anche qui poeticamente trasfigurata si passa invece con Emma Dante. Il suo itinerario si muove costantemente fra teatro di prosa, d’opera, e cinema: cui torna dopo Via Castellana Bandiera con Le sorelle Macaluso, da una propria pièce del 2014, che riassume in una coralità tutta al femminile i temi a lei cari come famiglia, violenza, legami di sangue e roventi inquietudini psicologiche. Orizzonti parla il linguaggio di autori under 40, come la messicana Yulene Olaizola con Selva trágica , viaggio ‘noir’ tra seduzioni e leggende ancestrali nella giungla maya, e il cinese Wang Jing con The Best Is yet to Come, prodotto dal celebrato Jia Zhang-ke, storia vera di un giornalista d’assalto nella difficile Pechino d’inizio anni 2000. E se dal Messico arrivano anche le pericolose amicizie adolescenziali di 50 (or Two Whales Meet at the Beach) di Jorge Cuchi, sempre dall’Oriente vengono Mama del cinese Li Dongmei, cronaca di una settimana in un villaggio rurale della Cina anni ‘90, nonché Wife of a Spy, melò spionistico alla vigilia del secondo conflitto e ulteriore esplorazione tra i generi ‘forti’ di un maestro come Kurosawa Kiyoshi.

past conferences

I used to say documentaries are like archeology, you have to excavate. But you have to be delicate, you can’t use a bulldozer Amos Gitai

by Davide Carbone

BU ZHI BU XIU

(The Best Is yet to Come)

Orizzonti

di Wang Jing con Ke Bai, Miao Miao, Zhang Songwen, Yang Song (Cina, 114’)

SECOND CLASS CITIZENS Beijing, early 2000s. Inspired by a true story, the film puts a spotlight on the treatment of hepatitis B patients in China, often marginalized by society and excluded from work and social life because of an old law. The young worker Handong dreams of becoming a journalist and is overjoyed when thanks to a friend he manages to undertake an internship at a newspaper. However, the path will not be easy to follow, endangered by a potential dismissal, an unpaid internship, the threat of eviction and the nervous breakdown of his girlfriend. Jing Wang began her career as assistant director of Jia Zhangke, who is also the producer of the film presented in Venice. In 2010 she directed one of the segments of the omnibus film Breakfast, Lunch, Dinner which has participated in numerous international festivals. After graduating from the Beijing Film Academy, she made her debut in 2007 with Crossroad, winner of the Jury Prize at the China Independent Film Festival and the Golden Words Award of the Beijing Film Academy itself.

Focus Frederick Wiseman di Joe Morse (alias F.D.S.)

C

’è un dispositivo sociale, culturale, economico della biosfera dell’uomo che Frederick Wiseman, uno dei più grandi documentaristi viventi, non abbia esplorato con la sua macchina da presa in oltre cinquant’anni di impegno? No: tutti i “luoghi”, tutti i corpi sistemici prodotti dall’attività umana (scuola, ospedale, servizi sociali, manicomio, prigione, giustizia, grandi magazzini, parco pubblico, biblioteca, museo, entertainment, comunità cittadina, quartiere metropolitano, ecc.) sono stati analizzati, vivisezionati, rivoltati dal Nostro con lo stesso approccio apparentemente sobrio, non militante, quasi distaccato. Fin dal suo primo folgorante lavoro, Titicut Follies del 1967, la camera di Wiseman si posa sui lembi di realtà e sui frammenti di verità che compongono la complessa articolazione del sistema esaminato, senza commenti esterni che diano una “linea” a priori. Senza pregiudizi, senza forzature del discorso. È questo il miracolo dei suoi film: intervenire nella microfisica del potere facendo parlare i soggetti, riprendendo le conversazioni, le transazioni, le riunioni di lavoro, le attività normali attraverso le quali quel corpo sociale o economico si esprime, rubandole alla realtà e restituendo così la verità con un approccio da artigiano del mosaico, che posa paziente le tessere per arrivare alla verità finale. La verità di Wiseman non è di quelle luminose, brillanti, integerrime, anzi: la sua verità emerge lentamente, per disvelamenti progressivi, per successive estrazioni maieutiche, ma è proprio questo lento processo conoscitivo che fa del cinema di Wiseman uno dei più importanti lavori sul senso della società contemporanea.

T

he focus of the movie seems to be the protagonist’s own dreams and the consequences they bring about. Is this the concept the plot develops upon? Telling the coming-of-age story of an idealist was indeed the original impulse to create this film. When I was in high school, I was addicted to rock’n’roll. “It’s better to burn out than fade away,” wrote Kurt Cobain of Nirvana before he died. This has long been my motto. When I spoke to the youth more than a decade younger than me – known in China as the “post-90s” generation that grew up in the consumer age – I realized that they could also be obsessed with idols, but their chasing was not mostly based on values. Talking about ideals gradually becomes less important because the world today is rich enough in material things and also has more and more possibilities. The protagonist of the film is an idealist, and the choices he makes may seem more or less puzzling to today’s young people. I believe that when Handong made those choices, he did not consider the subsequent impact or results, because the first thing he needed to accomplish was consistency of his own values. I believe it is the existence of these idealists that changes the world, for better or worse. The film is set in 2003, a time that feels so much further in the past than it actually is. In your opinion, can such discriminatory attitudes take place in China against those who have been hit hard by the Covid-19 pandemic? The discrimination against Hepatitis B carriers depicted in the film, in China, is largely based on an outbreak of Hepatitis A in Shanghai in 1988. The outbreak left people living in those days with a deep fear of hepatitis, and discrimination ensued. It seems to me that people will choose to believe only what they want to believe because of fear, like the line in the movie: better believe it than not believe it. Fear is the human instinct that keeps us alive in the predatory nature. But isn’t the ability to think rationally and empaCONTINUES ON P. 4 thize also important to distinguish us from

W’s six Titicut Follies (1967) Lo sconvolgente esordio di Wiseman, ai limiti del sostenibile, sui detenuti del Bridgewater State Hospital, un manicomio penitenziario.

Juvenile Court (1973) Il canone wisemaniano qui si applica al tribunale minorile di Memphis.

The Store (1984) La radiografia di Neiman Marcus, il grande magazzino del lusso nato a Dallas e poi diffusosi in tutti gli Stati Uniti. Il film si chiude con la grande festa del 1982 per i 75 anni di vita della ditta: pochi mesi fa, 38 anni dopo la festa, la Neiman Marcus ha chiesto la bancarotta assistita e ha chiuso i suoi 48 punti vendita.

Central Park (1989) Cosa c’è dietro l’utilizzo del parco da parte dei newyorkesi? Quanti problemi, quante complessità, quante competenze e quante negoziazioni ci sono dietro il funzionamento di ogni corpo sociale pubblico o privato che sia? La Danse (2009) È il balletto dell’Opera di Parigi ad essere qui vivisezionato nella sua fortissima contraddizione tra la bellezza dei corpi danzanti e l’inflessibile disciplina gerarchica della sua struttura. Ex Libris – The New York Public Library (2017) Per una libreria pubblica l’acquisto dei volumi è oramai diventata la missione meno impegnativa, ben altri e più sfidanti essendo i suoi obiettivi di tutela e sviluppo della cultura. Splendida opera sul senso magnifico e problematico dell’istituzione pubblica oggi.

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Focus Kurosawa Kiyoshi di Giorgio Placereani

«H

o la sensazione che qui qualcosa sia orribilmente sbagliato» (Pulse). Kurosawa Kiyoshi è un regista dell’apocalisse, non solo nel suo personalissimo approccio all’horror. Ma anche quando si esprime in un genere “pieno” come l’horror, si ha sempre l’impressione che Kurosawa faccia un cinema del vuoto: il suo mondo è uno spazio friabile, un terrain vague dove i vivi e i morti, l’oggettivo e il soggettivo, la coscienza e il rimosso si scambiano. È un cinema rarefatto, indefinito, molto aperto sul piano interpretativo. Sue caratteristiche formali sono i campi lunghi, l’uso costante del surcadrage, le inquadrature geometriche, a volte lo split screen. L’apocalisse in Kurosawa è un fenomeno che “accade”, non risponde a logiche discernibili, e si espande in modo contagioso, come le uccisioni sotto ipnosi in Cure o l’invasione dei morti in Pulse o il rancore dello spettro in Retribution o il progetto di popolare Tokyo di meduse velenose in Bright Future. Protagonisti insicuri elaborano piani fallimentari, come i due coniugi di Seance; Giacomo Calorio, in un libro definitivo sul regista di cui questa nota è debitrice, segnala come il progetto sempre mancato di un viaggio ritorni nei suoi film. Il dramma non preclude al regista momenti di bizzarra ironia (la folle citazione di Indiana Jones in Doppelganger!). È un Giappone smorto, vuoto, disanimato, nel quale si muovono personaggi smarriti. Si potrebbe ben dire: “evaporazione dell’uomo” (rubando il titolo a un film di Shohei Imamura).

K’s six Cure (1997) Persone diverse compiono delitti sotto la suggestione ipnotica di un giovane amnesico che legge “dentro” le persone perché lui dentro è vuoto (e ha la stessa paurosa inumanità dell’alieno “esploratore di sentimenti” di Foreboding, 2017). Col poliziotto che lo cattura si crea uno strano rapporto...

Charisma (1999) Criptico e affascinante apologo filosofico sul rapporto fra il singolo e il tutto. Il misterioso albero mutante Charisma forse sta avvelenando l’intera foresta; vari personaggi si scontrano per salvarlo o per distruggerlo. L’albero o la foresta? Ma per il protagonista entrambi devono sopravvivere.

Seance (2000) I fantasmi non hanno bisogno di aggredirci, si limitano ad apparire. Incarnano la memoria. Spietato horror-thriller girato per la tv che, con angosciose inquadrature dall’alto, mostra la trappola del destino chiudersi su due sposi con la stessa inesorabilità degli apologhi noir di Cornell Woolrich. Pulse (2001) Non c’è più posto nell’aldilà: i fantasmi invadono la terra attraverso Internet, ripetendo un’invocazione di aiuto. Chi li vede scompare. «I fantasmi non uccidono la gente... Intrappolano i vivi nella loro stessa solitudine». La morte significa essere eternamente soli; ma quanto soli sono i vivi? Doppelganger (2003) Dr. Hayasaki e Mr. Hyde. Un ingegnere nevrotico incontra il suo “doppio”, che è alquanto più risoluto e decisamente meno morale di lui. Ma uccidendolo è come se “recuperasse” in sè stesso le caratteristiche dell’altro. In questo film Kurosawa usa lo split screen con una logica e un’eleganza superbe. Tokyo Sonata (2008) La classica storia dell’impiegato licenziato che lo nasconde alla famiglia: l’apocalisse si sposta dal terreno fantastico a quello familiare. Discesa nella disperazione nella splendida prima ora; ricomposizione in una seconda ora grottesca e distruttiva, che ricorda il cinema di Takeshi Kitano.

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SELVA TRÁGICA Orizzonti

THE INCOMPARABLE BEAUTY OF EVIL In her fourth feature film, Mexican director Yulene Olaizola develops a visual dimension that immerses the audience in a captivating adventure, while offering an original reflection on the brutality and splendor of nature. The film reveals itself to be a completely unexpected story in between myth and superstition, in which the forest itself becomes a living character. In the depths of the Mayan jungle, on the border between Mexico and Belize, in 1920 a group of Mexican rubber gatherers cross their paths with Agnes, a beautiful and mysterious young Belizean woman. Her presence creates tension among the men, fuelling their fantasies and desires. The group then faces their destiny, without realizing that they have awakened the Xtabay, a legendary presence hidden in the heart of the jungle. A proud representative of Mexican alternative cinema, Yulene Olaizola made her debut in 2008 with Intimidades de Shakespeare y Víctor Hugo, winner of the Best Film Award at the Buenos Aires International Festival of Independent Cinema and presented at over 30 international festivals. In 2012 she produced and directed Paraísos artificiales, which premiered in Rotterdam and won at Tribeca. Fogo (2012) is nominated for the C.I.C.A.E. award at the Cannes Film Festival. In 2015, Epitafio, filmed with Rube Imaz debuted at the Black Nights Festival in Tallinn, Estonia. CONTINUES FROM P. 3

di Yulene Olaizola con Indira Andrewin, Gilberto Barraza, Mariano Tun Xool, Lázaro Gabino Rodríguez, Eligio Meléndez (Messico, Francia, Colombia, 96’)

interview Yulene Olaizola by Andrea Falco

D

oes your film depict mystery, or does it reveal it? Is Xtabay a character in your film? I intended to depict the natural mystery that the Mayan Jungle exudes. While I was doing research, either reading novels, poems or just talking to the local people, all the references about the experiences living or working inside the jungle, spoke about the jungle as a living entity, full of mystery, a place where you can hear but can’t see. Where even the people who have © Diego Sanchez more knowledge about its paths, vegetation, geography... At some point have lost their path in the jungle, and the only explanation they find is to award the jungle with magical and mystical powers. The Xtabay is just one of those mysterious beings. What are the difficulties of shooting in such a particular environment? The most difficult and inconvenient thing was to drive one or one and a half hours to each location inside the jungle, those journeys made our shooting days shorter and more exhausting. Can Selva Trágica be considered an ethnic film? How much space does ethnography have in fiction/cinema? I have no knowledge of ethnography, I don’t like to put labels or classifications to my films. Cinema is made of a crazy mixture of ideas that interact at different levels of complexity, that is why it is so hard to classify movies, to choose one theme, one subject, I prefer not to do that. All I can say is that my work method implies a lot of research about the places where I shoot, I tried to relate at a personal level with the places, the people, and the real experiences of being living in those locations. Cinema has space for anything you can think of, there are no rules to be followed. What was the inspiration for the film? I came out with the title after reading Poema de la Selva Trágica, from 1937, by a Mexican author named Luís Rosado Vega.

Interview Wang Jing

animals? Laws and rules can be amended, but it’s hard to get inside another person’s head with a screwdriver. During the Covid-19 epidemic, I was constantly reading the news and updating the timeline of social media. The estrangement between people made me more anxious than the epidemic itself. This fear of estrangement is the same no matter which society we live. I don’t know what will happen in the future, but I do know that the moments we are facing now must have happened in the long course of history. I hope those moments are not just historical memories, but mirrors that give us thought and courage. What is the role of cinema in future societies, in your opinion? For me, movies are the most important way I get to know the world. While still in high school, I was able to know

people thousands of miles away, through VHS and DVD, about what their lives were like, what their questions were like. Images have more power than words, which makes a teenager develop great curiosity about the world. China is vast enough, let alone the earth or the universe. Trapped at home during the epidemic, I accompanied my 6-year-old and I watched a lot of films about outer space and aliens. He was addicted to the fairyland, and it also gave me a new perspective on myself and the world. We need to know that there are more possibilities in this world than our daily emotions. I believe that no one wants to be trapped, but when we have to face those divisions, hopefully there will be movies that let us know each other and listen to each other.


Final Cut Awards

VVR

di Riccardo Triolo

M9

SOUND TRACKS a cura di Joe Morse (alias F.D.S.)

N

ow at its 8th edition, the Final Cut in Venice is a three-day programme (September 7 to 9) of workshops and screenings and part of the larger Venice Production Bridge 2020 initiative. Over the course of the year, movies co-produced with Final Cut in Venice have gone on to earn important awards, which goes to show how the concrete help the programme offers is an essential opportunity for filmmakers to complete post-production. This year, participants directors come from Africa and Western Asia. Producers, distributors, theatre managers, buyers, festival executives have been invited to preview screenings and meet the teams behind selected movies. Today, grants (in cash or in kind) will be assigned to productions as will be the 4th Biennale di Venezia Award to the best film currently in post-production. Selected films: FICTION Hadjer (Algeria, France) by Anis Djaad, Alegria Productions | Harvest (France, Lebanon, Belgium, Qatar, USA) by Ely Dagher, Andolfi | Soula (Algeria, France) by Salah Issaad, Issaad Film Productions DOCS Guardian of the Worlds (France ,Tunisia) by Leïla Chaïbi, L’image d’après | Our Choices (Syria, France, Qatar) by Salah Al Ashkar, Caractères Productions | The Blue Inmates (Lebanon) by Zeina Daccache, Catharsis-Lebanese Center for Drama Therapy

9 September, h. 5–7 pm | FINAL CUT IN VENICE Awards Ceremony Spazio Incontri & Vpb Live Channel-Hotel Excelsior

past horizons The Furnace

Il terzo lungometraggio del regista di Perth si inserisce in un interessante filone che, anche un po’ genericamente, viene definito “western all’australiana”. Si tratta, in realtà, di un ulteriore tentativo di rivisitare la storia dell’ex colonia britannica dove, come e forse più che altrove, l’incrocio di culture e di etnie, dominanti e dominate, ha dato luogo a episodi di brutale sopraffazione, per poi diventare nei decenni un vero e proprio esempio di mix culturale. La corsa all’oro c’è stata anche in Australia e, anche se in misura minore di quella leggendaria negli Stati Uniti, ha visto anche lì il miraggio del metallo prezioso corrompere uomini e idee, rendendo questa splendida terra teatro di storie tragiche e memorabili. Le immagini, girate interamente nel Western Australia, rendono non solo la selvaggia bellezza del deserto, ma anche il diverso modo in cui uomini venuti da lontano (inglesi, indiani, cinesi) l’hanno vissuto, al cospetto dei veri padroni di quella terra, gli aborigeni, che hanno assistito, muti testimoni, alle vicende umane che ne sono seguite e che in questo film si concretano in un finale forse onirico e forse no, in linea con la magia dei luoghi. Cesare Stradaioli

La troisième guerre

Venticinque anni dopo L’odio di Kassovitz, alla Mostra arriva un altro tipo di odio, non più ambientato nelle banlieu, ma vissuto anche nelle stazioni del metrò e in quartieri ordinari di Parigi, e soprattutto visto dall’altra parte, da quella delle forze dell’ordine. L’incombere di una subdola terza guerra non dichiarata ma non meno temibile pesa su uomini e donne con nomi e provenienze europee ed extraeuropee, che sotto la divisa covano rancori familiari, fallimenti personali, storie da una notte e niente di più, vite motivate solo dal portare un’arma con la bandiera francese sulla spallina. Il tutto, come dev’essere, va messo da parte quando si imbraccia il mitra, ma lo stesso quasi tutti i volti, quasi tutti i gesti, quasi tutte le occhiate sono potenzialmente minacciose. La tensione monta ogni momento di più, proprio come succedeva nel film con Kassel, e in una Parigi fotografata grigio piombo sfocia in tragedia nel modo più assurdo. (C.S.)

A

bbiamo tutti provato sulla nostra pelle la stasi del lockdown. Il mondo si è fermato all’improvviso. Chi non ha perso la vita ha perso la libertà di muoversi, di agire, di incontrare, di esporsi alla casualità, all’evento. Ha perso la propria dimensione esterna, evenemenziale, attiva: il lavoro, le relazioni, gli accadimenti. Ritrovarsi a Shanghai alle dieci del mattino del 20 febbraio scorso ci aiuta a comprendere la portata di una pandemia che la maggior parte di noi ha visto solo dal buco della serratura. Percorriamo le strade deserte della metropoli, dove si aggirano pochissimi individui. Soli. Distanti. Sorvoliamo il Covid Hospital di Wuhan, impressionati dalla sua vastità. Entriamo nelle case, nelle vite dei reclusi come noi. Perché One More Minute è un film collettivo, un documentario spontaneo, un patchwork VR girato da amatori e professionisti che per caso, durante il lockdown, hanno sperimentato le potenzialità di questo mezzo, dandogli una forte valenza testimoniale. Questo film a 360° ci dice molte cose. Ci ridefinisce dopo il lockdown come soggetti di un mondo che per gran parte è cambiato. Un mondo che si è scoperto asfittico e pervaso di tecnologia. Un mondo che nega ai corpi lo spazio sociale, innescando una danza di simulacri. One More Minute, non un capolavoro ma un instant VR dal grande significato, ci dà la dimensione di come questa tecnologia sia ad un tratto sembrata necessaria, perché in grado di simulare la presenza nel momento in cui l’unico imperativo, in tutto il mondo, era l’assenza.

WO SHENG MING ZHONG DE 60 MIAO (ONE MORE MINUTE) CONCORSO di Wan Daming (Cina, 26’) Oggi alle ore 15, in diretta dal Museo M9 di Mestre (e in streaming sul profilo facebook M9) Riccardo Triolo, giornalista e critico cinematografico, intervista live i protagonisti di Vajont VR Experience (Fuori Concorso, Biennale College Cinema VR).

Director's cuts

(Almost) normal

In the end, two-thirds, and perhaps even four-fifths, of the authors, casts and insiders are present, which is a great achievement considering that we hoped to have at least half of them. There will be many, almost all will come. In short, once one agrees to keep their face mask on all day, even in the hall, inside and outside, once accepted that you have to book all the screenings in advance, once you accept the idea of respecting the distances and avoiding gatherings and that the red carpet entrance will happen without a public present (although it can be viewed via streaming on our platforms or on Rai), it will be a normal festival, with a lot of screenings giving everyone the opportunity to see all the scheduled films.

Films falados_Film parlati. Ci sono film in cui la parola diventa quasi musica, per eccesso, per accumulo, per musicalità. Nel 2003 Manoel de Oliveira presentò a Venezia un piccolo grande film, Un filme falado, in cui la parola della sceneggiatura diventava pratica socratica, di scambio e crescita di saperi. Questo film mi è venuto in mente assistendo in questi giorni a tre film molto ‘parlati’, in cui la parola diventa confessione e memoria in uno, dialogo estenuante e totale in un altro, concerto di voci nel terzo. In Narciso em Férias Caetano Veloso ricorda i giorni della prigionia nel Brasile tra il 1968 e il 1969, e lo fa con quella straordinaria leggerezza e intima intensità che sono sempre state le stimmate della sua personalità e della sua musica. La lettura di una parte dell’interrogatorio in cui lo si accusava di aver tentato di svirilizzare il Paese con la sua musica è davvero travolgente, per umorismo e delirio persecutorio. Tra un ricordo e l’altro Veloso ci regala anche tre canzoni, e riascoltare Terra, che lui scrisse in prigione traendo ispirazione da una rivista con foto dallo spazio che la moglie gli aveva portato, è ancora un dono purissimo. Le voci e le parole di Hopper/Welles sono invece antitetiche: conversano per più di due ore, ma è davvero una conversazione? L’intelligenza luciferina e la voce impastata di Orson Welles cercano di cacciare e stanare l’intelligenza lisergica e confusa di Dennis Hopper, è un gioco al massacro che in certi momenti sembra vero, in altri frutto di accordo tra i due. La propensione alla conversazione settecentesca di Welles (ovvero cinismo e battute folgoranti) fa da contraltare ai continui deragliamenti di Hopper, dai quali comunque deduciamo quanto amasse il cinema italiano e quanto invece la famiglia Fonda lo detestasse. E veniamo al quartetto di voci maschili di One Night in Miami, film che all’inizio forse risente troppo dell’origine teatrale, ma che nella seconda parte si solleva a darci un affresco delle contraddizioni interne alla cultura afro-americana del tempo. Poteva essere un film dalla colonna sonora soffocante, un Bignami della musica black a metà degli anni ‘60. Invece è un film in cui trionfa la parola e le canzoni appaiono non come entertainment ma come mezzo di gestione del potere, strumento di pratica politica per cambiare il mondo ‘da dentro’. E A Change Is Gonna Come cantata dalla voce da soprano di Sam Cooke diventa la risposta afro al folk di Bob Dylan.

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essico City. Félix, 17 anni, riceve un invito su WhatsApp: «Vuoi giocare alla Blue Whale?». Il ragazzo accetta e incontra Elisa. 50 (or Two Whales Meet at the Beach), in Concorso alla Settimana Internazionale della Critica, è il debutto alla regia di Jorge Cuchí. Il regista messicano, con anni di attività nel campo della pubblicità per cinema e TV, sceglie una storia legata alla cronaca degli ultimi anni per ritrarre una generazione abbandonata a se stessa da adulti assenti. Una vicenda potente e disturbante ambientata in Messico ma che sarebbe potuta accadere ovunque. Cosa significa per te questa storia? Quando ho sentito parlare per la prima volta del Blue Whale Game sapevo che c’era una storia avvincente da raccontare. Una delle sfide richiede al giocatore di incontrare un’altra “balenottera azzurra”. Questo particolare ha fatto esplodere un’ipotesi nella mia testa: questo gioco potrebbe essere solo una scusa dell’amministratore della chat per incontrare la sua vittima? Da quell’ipotesi è nata una storia d’amore. Ho visto l’incontro di due rappresentazioni della tristezza.

AMANTS QUO VADIS, AIDA? THE DISCIPLE PADRENOSTRO PIECES OF A WOMAN MISS MARX SUN CHILDREN THE WORLD TO COME DEAR COMRADES! NEVER GONNA SNOW AGAIN LAILA IN HAIFA NOTTURNO

HHH HH½ H HH½ HH½ HH HHHHH HHHH HHH H HHHH

Come hai lavorato sul set con i due attori protagonisti? Ho avuto la fortuna di trovare due dei migliori attori messicani: Karla Coronado e José Antonio Toledano. Essendo il nostro un film indipendente dovevamo arrivare sul set preparati. Abbiamo fatto molte prove e discusso molto. Mi piace fare riprese lunghe, non solo perché non intendo tagliarle al montaggio finale, ma anche per permettere agli attori di entrare nei personaggi. A metà delle riprese, Karla e José Antonio non esistevano più: erano Felix ed Elisa. Il film ha uno stile visivo molto preciso. Non mostrando certi volti, ho sottolineato l’assenza di persone che dovrebbero essere più presenti nella vita dei ragazzi. Spero che il mio film aiuti a spostare la colpa dal gioco ad altre entità come genitori, scuole, psicologi, tutti gli adulti, me compreso, che hanno l’obbligo di essere presenti nella vita dei propri figli. Felix ed Elisa non pensano di porre fine alle loro vite a causa del gioco. Lo fanno perché altri hanno rovinato le loro esistenze, mentre altri ancora non guardavano. Il gioco è conveniente per trovare qualcuno o qualcosa da incolpare oltre a noi stessi. In collaborazione con Hot Corn

THE HOLLYWOOD REPORTER

S ARS

SCREEN INTERNATIONAL

Glifo Edizioni, casa orgogliosamente indipendente di Palermo. Ordino il bel libretto Le sorelle Macaluso di Emma Dante. Mi arriva con un sorprendente biglietto di ringraziamento vergato a mano “dalla nostra assolata Sicilia” e con delizioso glifo in pezza a uso portachiavi. Una trama in questo serrato dialogo in stretta lingua siciliana non è tracciabile, semmai racconti che si intersecano nella vita delle sorelle Macaluso, «stormo di uccelli sospesi tra terra e cielo, tra la vita e la morte». La messa in scena della pièce teatrale è del 2014, priva di apparato scenografico fisso, ma debordante di significativi oggetti scenici, spesso richiamanti l’Opera dei Pupi. Le sorelle si ritrovano per il funerale di una di loro, pure presente e interagente con le altre. Nelle note di regia Emma Dante ne ricorda lo spunto creativo. «Tutto si spira al racconto di un amico. Una notte, nel delirio della malattia, sua nonna chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese – In definitiva io sugnu viva o morta? –. La figlia rispose – Viva. Sei viva, mamma – E la madre beffarda rispose – See viva! Avi ca sugnu morta e un mi diciti niente p’un farimi scantari». Il libretto contiene anche un bel saggio di Giorgio Vasta, che ha a lungo collaborato con Emma Dante, anche nella sceneggiatura di quello stupendo film che è Via Castellana Bandiera, vincitore di vari premi a Venezia nel 2013. Vasta scrive: «La sensazione è che tutto il lavoro prima immaginativo, poi realizzativo di Emma Dante discenda dalla ossessione di dare una forma concreta all’impensabile della morte… affinché ciò accada i piedi devono pestare l’impiantito, le braccia tagliare l’aria, le bocche mangiare ed espellere quello che hanno mangiato: i corpi si sfiniscono, e si sfinisce la scena».

INTERNATIONAL CRITICS

Proprio la tristezza è l’elemento che unisce i due protagonisti… È uno stato d’animo pericoloso. Ancor più pericoloso se ad esso si aggiunge l’intensità con cui i giovani

sperimentano i sentimenti. Scrivere il film mi ha dato la possibilità di riflettere su molti temi: il rapporto tra adolescenti e tecnologia; tra adolescenti e adulti; la vita e la morte; il potere dell’amore. Ma soprattutto ho pensato molto al potere della tristezza. Quando ho finito la sceneggiatura non vedevo l’ora di condividere questi pensieri con gli altri.

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ALEX VICENTE EL PAIS

di Manuela Santacatterina

35. Settimana Internazionale della Critica

HANNS-GEORG RODEK DIE WELT

intervista Jorge Cuchí

BEN CROLL INDIEWIRE

alermo_Dagli anni ‘30 ad oggi sono centocinquanta i film d’autore e di genere ad aver utilizzato la città come scenografia a cielo aperto e ad aver trasformato strade, piazze ed edifici in set. Dal patrimonio abbandonato e derelitto del centro storico (Quattro Canti) all’utopia fallita delle periferie (Zen 2), dalla storia gloriosa dei suoi giardini (Orto Botanico) alle coste tossiche e neglette (Acqua dei Corsari), Palermo indubbiamente ispira narrazioni emblematiche. Nel 2018 Ippolito Pestellini Laparelli, curatore di Manifesta 12, descriveva il fascino e l’attualità di un contesto straordinario: «Palermo è soprattutto uno storico crocevia del Mediterraneo e un territorio all’epicentro di trasformazioni decisive per il nostro tempo. Più che una città, Palermo è lo snodo di una geografia allargata di flussi, di persone, capitali, merci, dati, specie. Non esiste un modo soltanto per descrivere o raccontare Palermo. La città non si lascia ridurre ad una singola affermazione o a una definizione precisa, è un complesso mosaico di frammenti e di identità che emergono da secoli di incontri e di scambi fra civiltà». Per questo nel cercare opere che meglio esprimono questa complessità, la scelta è caduta su due film che hanno partecipato alla Mostra di Venezia. Il primo è Lo zio di Brooklyn (1995) di Ciprì e Maresco, ambientato in una Palermo semi diroccata e apocalittica. Così ne parla Franco Maresco nel 2018 durante Manifesta: «Con Daniele Ciprì abbiamo iniziato a lavorare insieme negli anni ‘80. Il paesaggio è stato un elemento fondamentale di una poetica che lentamente ha preso forma. Nel cinema il paesaggio ha sempre interagito con i personaggi e i personaggi hanno sempre interagito con il paesaggio. Abbiamo fatto un lavoro di desertificazione che non era mai stato fatto al cinema prima di noi, con il fine di rendere i luoghi irriconoscibili come se ti trovassi in una dimensione parallela o in un’apocalisse; il paesaggio è diventato un palcoscenico su cui si muovono i personaggi». Il secondo, in Concorso a Venezia nel 2013, è Via Castellana Bandiera , scritto e diretto da Emma Dante, che torna quest’anno con Le sorelle Macaluso: «Vorrei girare un film a Palermo nella strada dove sono andata a vivere quando sono tornata, via Castellana Bandiera, e che tra poco lascerò. È una via che ha molto significato, un vicolo dove si rischia di rimanere intrappolati. Ho finito la sceneggiatura - vedi le cose strane della vita - proprio in questi giorni, e ora ho ricevuto lo sfratto di casa. Troverò un’altra strada a Palermo, un’altra casa e spero un’altra storia». Volete sapere cos’è Palermo? Come tutte le metropoli contemporanee è un mondo dove si incontrano e si sovrappongono geografie differenti, un’opera d’arte complessa, enigmatica, infinita, oggi più che mai da leggere e da esplorare con il conforto del cinema.

JONATHAN ROMNEY THE OBSERVER

P

di Paolo Lucchetta

PIERRE EISENREICH FABIEN BAUMANN POSITIF

landscapes

Settimana della Critica

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La versione di Emma di Loris Casadei #8 7


14.15

Sala Astra 1

11.40

PalaBiennale

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

NOTTURNO

12.00

Sala Casinò

ORIZZONTI tutti gli accrediti

LISTEN

13.30

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

Sala Astra 2

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti

HOPPER/WELLES

15.00

Sala Giardino

VENEZIA 77 press - industry

Sala Perla 2

LEONE D’ORO ALLA CARRIERA tutti gli accrediti

MASTERCLASS DI ANN HUI conduce Elena Pollacchi

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

16.00

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

Sala Giardino

VENEZIA 77 press - industry

13.45

Sala Pasinetti

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

HOPPER/WELLES Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

13.45

Sala Perla

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC tutti gli accrediti Simone Bozzelli (16’) v.o. italiano st. inglese

Frederick Wiseman (275’) v.o. inglese st. italiano

Sala Volpi

ORIZZONTI tutti gli accrediti

LISTEN

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime)

Andreij Khrzhanovskij (21’) v.o. italiano con le testimonianze di Giuseppe Tornatore e Wim Wenders

Sala Grande

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters)

Sala Pasinetti

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

VENEZIA 77 press - industry

17.00

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow the Entire World)

Sala Darsena

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

BU ZHI BU XIU (The Best is Yet to Come)

Sala Perla

GIORNATE DEGLI AUTORI tutti gli accrediti

PalaBiennale

17.00

Sala Perla 2

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle)

17.00

Sala Astra 1

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti

DI YI LU XIANG (Love After Love)

Sala Volpi

ORIZZONTI press - industry

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (96’) v.o. inglese st. italiano

Sala Darsena

VENEZIA 77 press - industry

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow the Entire World) Julia von Heinz (111’) v.o. tedesco st. italiano/inglese

19.45

Sala Casinò

Ann Hui (140’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

Adilkhan Yerzhanov (90’) v.o. kazako, russo st. italiano/inglese

19.45

#8

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat)

Adilkhan Yerzhanov (90’) v.o. kazako, russo st. italiano/inglese

Sala Pasinetti

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

LAILA IN HAIFA

Amos Gitai (99’) v.o. ebraico, arabo, inglese st. italiano/inglese

20.00

Giuseppe Pedersoli (83’) v.o. italiano st. inglese

Giuseppe Pedersoli (83’) v.o. italiano st. inglese

Sala Perla 2

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

LAILA IN HAIFA

Amos Gitai (99’) v.o. ebraico, arabo, inglese st. italiano/inglese

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth About La dolce vita)

22.15

Sala Astra 1

OAZA (Oasis)

Sala Astra 2

Ivan Ikić (121’) v.o. serbo st. italiano/inglese

22.30

Sala Darsena

VENEZIA 77 press - industry

20.30

Arena Lido

VENEZIA 77 pubblico

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters) Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese a seguire VENEZIA 77 pubblico

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow the Entire World) Julia von Heinz (111’) v.o. tedesco st. italiano/inglese

22.30

Sala Astra 2

GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accrediti

OAZA (Oasis)

Ivan Ikić (121’) v.o. serbo st. italiano/inglese

SPY NO TSUMA (Wife of a Spy)

21.00

Kurosawa Kiyoshi (115’) v.o. giapponese st. italiano

20.30

Sala Perla 2

FUORI CONCORSO press - industry

GIORNATE DEGLI AUTORI pubblico 14+ - tutti gli accrediti

Arena Giardini

LE SORELLE MACALUSO (The Macaluso Sisters) Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese a seguire VENEZIA 77 pubblico

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle)

Yulene Olaizola (96’) v.o. spagnolo, maya, inglese st. italiano/inglese

Opera Prima

SPY NO TSUMA (Wife of a Spy)

Kurosawa Kiyoshi (115’) v.o. giapponese st. italiano

22.00

Sala Grande

VENEZIA 77 pubblico - tutti gli accrediti

Accesso in sala consentito solo fino a 10 minuti prima della proiezione. La prenotazione è obbligatoria per pubblico e accreditati./ Access will be allowed only 10 minutes before screening time. Reservation is required for the public and pass holders.

SPY NO TSUMA (Wife of a Spy)

Pubblico Public

Amos Gitai (99’) v.o. ebraico, arabo, inglese st. italiano/inglese

Accreditati Pass holders

Kurosawa Kiyoshi (115’) v.o. giapponese st. italiano/inglese

In occasione della Settimana della Lorem ipsum dolor sit amet, Critica, scopri su CHILI il meglio consectetur adipisicing elit, film 3 del cinema indipendente. sed do eiusmod tempor inci veniam, In streaming, senza abbonamento.

Sala Web

ORIZZONTI

LAILA IN HAIFA

9 settembre h. 18 | Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo Sala Tropicana 1-Hotel Excelsior

8

Sala Volpi

ORIZZONTI press - industry

Sala Pasinetti

Anna Foglietta, Alessandro Gassmann, Gregorio Paonessa e Marta Donzelli, Andrea Occhipinti sono stati protagonisti negli scorsi giorni del progetto Hearst Vivere Meglio – Cinema, appuntamenti pomeridiani (ore 18) dal titolo Che Cinema farà, affidati a Piera Detassis e ospitati nello Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior. Da non perdere anche gli ultimi due incontri: oggi, 9 settembre, con Jasmine Trinca e domani (10 settembre) con Elisabetta Sgarbi. Il cinema sta cambiando non solo in tecnologia ma in storie e contenuti, aiutandoci così a vivere meglio il futuro e le nostre vite. Il Festival del distanziamento offre così incredibili momenti di condivisione sotto il comune denominatore della settima arte. Piera Detassis dal del tu al cinema e offre agli invitati il momento ideale per raccontare le loro ‘vite cinematografiche’.

film 2

22.15

22.15

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

VIVERE IL FESTIVAL

film 1

PAOLO CONTE, VIA CON ME

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth About La dolce vita)

VENEZIA 77 pubblico

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat)

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

Sala Casinò

19.30

ORIZZONTI press - industry

HOPPER/WELLES

Yulene Olaizola (96’) v.o. spagnolo, maya, inglese st. italiano/inglese

PalaBiennale

Julia von Heinz (111’) v.o. tedesco st. italiano/inglese

19.45

Li Dongmei (134’) v.o. cinese st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

FUORI CONCORSO press - industry

Celine Held, Logan George (90’) v.o. inglese st. italiano

19.30

MA MA HE QI TIAN DE SHI JIAN (Mama)

Yulene Olaizola (96’) v.o. spagnolo, maya, inglese st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

Sala Perla

TOPSIDE

HOPPER/WELLES

17.00

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle)

20.00

Tommaso Frangini (16’) v.o. inglese st. italiano

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

Sala Giardino

FUORI CONCORSO press - industry

22.15

FINIS TERRAE

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

14.15

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

EL ARTE DE VOLVER (The Art of Return)

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC pubblico - tutti gli accrediti

PalaBiennale

Wang Jing (114’) v.o. mandarino st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

Sala Darsena

Sala Giardino

20.00

Ana Rocha de Sousa (73’) v.o. inglese, portoghese, lingua dei segni (bsl) st. italiano/inglese

Shahram Mokri (139’) v.o. farsi st. italiano/inglese

DOLGOE PUTESCESTVIE (Il lungo viaggio)

16.30

16.45

CITY HALL

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime)

FUORI CONCORSO OMAGGIO A TONINO GUERRA tutti gli accrediti

BU ZHI BU XIU (The Best is Yet to Come)

FUORI CONCORSO tutti gli accrediti

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Pedro Collantes (91’) v.o. spagnolo st. inglese/italiano

Sala Giardino

Wang Jing (114’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

Sala Grande

14.15

18.15

ORIZZONTI pubblico - tutti gli accrediti

Jorge Cuchí (122’) v.o. spagnolo st. italiano/inglese A seguire incontro con gli autori/Q&A

14.15

BIENNALE COLLEGE CINEMA tutti gli accrediti

VENEZIA 77 pubblico

16.45

50 (o dos ballenas se encuentran en la playa) 50 (or Two Whales Meet at the Beach)

14.00

Ana Rocha de Sousa (73’) v.o. inglese, portoghese, lingua dei segni (bsl) st. italiano/inglese

19.30 Sala Volpi

TOPSIDE

Celine Held, Logan George (90’) v.o. inglese st. italiano

20.00

Shahram Mokri (139’) v.o. farsi st. italiano/inglese

J’ADOR

14.00

Sala Casinò

22.15

Giorgio Verdelli (100’) v.o. italiano, francese st. italiano/inglese

Tommaso Frangini (16’) v.o. inglese st. italiano

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Emma Dante (89’) v.o. italiano st. inglese

ORIZZONTI tutti gli accrediti

Sala Astra 1

FINIS TERRAE

Ann Hui (140’) v.o. mandarino st. italiano/inglese

17.30

19.45

SETTIMANA DELLA CRITICA - SIC@SIC pubblico - tutti gli accrediti

LISTEN

Orson Welles (130’) v.o. inglese st. italiano

Ana Rocha de Sousa (73’) v.o. inglese, portoghese, lingua dei segni (bsl) st. italiano/inglese

Sala Astra 2

DI YI LU XIANG (Love After Love)

HOPPER/WELLES

14.30

Gianfranco Rosi (100’) v.o. arabo, curdo st. italiano/inglese

17.15

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti

FUORI CONCORSO pubblico - tutti gli accrediti

SEGUE DA P. 1

22.00

Sala Casinò

ORIZZONTI press - industry

NOWHERE SPECIAL

VENICE FILM FESTIVAL

Uberto Pasolini (96’) v.o. inglese st. italiano

Direttore responsabile Venezia News Massimo Bran

22.00

Sala Perla

VENEZIA 77 tutti gli accrediti

NOTTURNO

Gianfranco Rosi (100’) v.o. arabo, curdo st. italiano/inglese

22.15

Daily Venezia77 Supplemento di :venews n. 247 settembre 2020 Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996

PalaBiennale

VENEZIA 77 press - industry

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow the Entire World) Julia von Heinz (111’) v.o. tedesco st. italiano/inglese

Redazione Marisa Santin (coordinamento editoriale), Mariachiara Marzari (immagine e comunicazione), Paola Marchetti (direzione organizzativa), Davide Carbone, Chiara Sciascia, Andrea Falco, Fabio Marzari, Omar Arangath, Federica Cracchiolo, Claudia Frasson, Filippo Vianello, Luca Zanatta (graphic design) Hanno collaborato Loris Casadei, Fabio Di Spirito, Roberto Pugliese, Sara Sagrati, Cesare Stradaioli, Riccardo Triolo, Delphine Trouillard, Andrea Zennaro Fotografie Nicola Vianello Stampa WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE) redazione@venezianews.it - www.venezianews.it

Cerca l’app sulla tua TV o vai su www.chili.com


FAR EAST FILM FESTIVAL 23 23 Aprile — 1 Maggio 2021 Teatro Nuovo, Visionario Udine

www.fareastfilm.com

#8 9



77. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

in Mostra

PUNTI DI VISTA DI LAURA DELLI COLLI

IL RUOLO DEI FESTIVAL

Cicutto e Barbera: «L’edizione-laboratorio funziona, anche senza gli avvocati delle Major»

A PAG. 3

LE SORELLE MACALUSO

C

i sono numeri che ricorrono nel teatro di Emma Dante. Igort direbbe che 5 è il numero perfetto, per la regista e drammaturga palermitana è uno dei papabili. Erano cinque i fratelli di Mpalermu, una delle sue prime folgoranti opere, sono cinque Le sorelle Macaluso, quelle del cinema almeno, perché sul palcoscenico erano sei vive e una morta e presente. Emma Dante torna al Lido sette anni dopo l’esordio di Via Castellana Bandiera, tratto da un suo romanzo e che fece vincere a Elena Cotta una sacrosanta Coppa Volpi. Le sorelle Macaluso portò invece il Premio Ubu, il più prestigioso riconoscimento per chi il teatro lo vive, lo respira e lo porta in giro per il mondo. Le opere della Dante sono entità viventi, fatte di materia pulsante, che si avvinghiano ai sensi e alle memorie dello spettatore. Non è diversa la storia di Maria, Katia, Pinuccia, Antonella e Lia, che vivono insieme in una grande casa in un palazzo che cade a pezzi in quel di Palermo. Le vediamo crescere, diventare adulte ed invecchiare, qualcuna va via, magari ritorna, altre restano lì per sempre, mentre il mondo lì fuori va avanti.

«Spero che questa famiglia di donne di tre generazioni possa far affiorare i ricordi di noi bambine dentro le stanze dell’infanzia, dove strette da un legame fortissimo siamo state sorelle» ha dichiarato Emma Dante, per cui il concetto di famiglia è fondamentale e che, come altri elementi primordiali e universali, fa sì che il suo sia un teatro senza confini, anche linguistici. Il dialetto palermitano ha una musicalità che, unita al gesto e al ritmo, non può essere travisata da chicchessia. Tutto questo lo ritroviamo sul grande schermo ne Le sorelle Macaluso, film sorretto dalla regia rigorosa e dalla scrittura, firmata insieme a Giorgio Vasta ed Elena Stancanelli, quest’ultima all’esordio come sceneggiatrice. E non poteva che accadere per Emma Dante, conosciuta quando entrambe frequentavano l’Accademia d’Arte Drammatica Silvia D’Amico a Roma. Le strade sono state diverse, ma come detto, strette da un legame fortissimo sono state sorelle. Come lo sono state le attrici che si sono calati nei panni delle cinque sorelle nelle tre diverse fasi delle loro vite. Al fianco di Donatella Finocchiaro troviamo le quasi tutte esordienti al cinema Alissa Maria

Orlando, Susanna Piraino, Anita Pomario, Viola Pusateri, Donatella Finocchiaro, Serena Barone, Simona Malato, Laura Giordani, Maria Rosaria Alati, Rosalba Bologna e Ileana Rigano. Attenzione a Eleonora De Luca, presente anche in Padrenostro. Sentiremo molto parlare di lei. ALESSANDRO DE SIMONE

CHECK IN Oggi al Lido è stato il giorno di Jasmine Trinca, protagonista con Clive Owen del film di Giorgia Farina.

@Maurizio D’Avanzo

Si avvicina il giorno dei Leoni e inevitabilmente a Venezia già si parla di premi. Non di quelli che saranno annunciati ormai a breve ma, per esempio, dei riconoscimenti che negli ultimi giorni hanno acceso un bel dibattito anche sul tema del genere. Se Berlino ha appena reso asessuata la parola ‘protagonista’ e a proposito di premi definisce attore anche un’attrice proprio come si fa nei Paesi anglosassoni (dove anche l’attrice è ‘player’) a Venezia si parla un’altra lingua. Il Direttore della Mostra invitato a dire la sua sul tema della parità di genere risponde senza alcuna esitazione con un ‘no’ alla definizione unica di un premio che non segni, in questo caso, una differenza inevitabilmente qualitativa, tra un attore e un’attrice da segnalare per una performance di eccellenza. E dice: “Non capisco proprio perché di due riconoscimenti se ne debba fare uno solo”. E ha proprio ragione: immaginiamo cosa accadrebbe se, tra attore e attrice, il premio unico fosse al maschile: qualcuno griderebbe subito alla discriminazione. E se invece il premio andasse a un’attrice? Facile immaginare qualche malignità maschilista della serie ‘ma sì, ha vinto perché è una donna…’. Doppia discriminazione. Ma oltre le questioni di genere che, alla fin fine, rischiano di indebolire proprio la qualità della creatività e del talento ai danni di una questione di differenza resta la domanda: i premi servono al cinema? Nell’esperienza internazionale assolutamente sì e molto. Ma in Italia credeteci di più e rilanciate i film quando vincono i grandi premi. È un modo di segnalarli ancora di più al pubblico. E di segnalare agli spettatori il meglio del cinema in sala… n


Venice’s lifestyle department store

Calle del Fontego dei Tedeschi steps from the Rialto Bridge, Venice

@tfondaco


in Mostra

WIFE OF A SPY

SUPAI NO TSUMA/WIFE OF A SPY Giappone, 2020, Regia Kiyoshi Kurosawa Interpreti Yu Aoi, Issey Takahashi Durata 116’ IN CONCORSO

Regista prolifico ed eclettico Kiyoshi Kurosawa. Nella sua carriera, ormai quarantacinquennale, ha attraversato tanti generi e formati diversi. Ha spaziato con grande scioltezza dall’horror al poliziesco, passando per il dramma familiare e il melò con tratti sovrannaturali. Una spy story in costume mancava ancora all’appello, ma anche questa casella è stata adesso riempita. 1940, Satoko Fukuhara è la moglie del commerciante Yusaku. Quest’ultimo ha intrapreso un viaggio da Kobe verso la Manciuria in cerca di nuovi affari. Ma durante il suo soggiorno sarà testimone di un accadimento di portata nazionale. Essere a conoscenza di questo segreto, che ha intenzione di rendere pubblico e che potrebbe sconvolgere l’equilibrio del paese, oltre che la sua vita e quella di sua consorte. E non è l’unico segreto che Yusaku porterà a casa. Wife of a Spy è, come i suoi protagonisti, un film dalle molte vite. Nasce infatti come film per la televisione, girato con camere digitali a 8k, ed è andato in onda lo scorso 6 giugno in Giappone sulla rete NHK. Poco più di un mese dopo la messa in onda, il 20 luglio, è uscito il primo albo di un manga tratto dal film, disegnato da Masamumi Kakizaki, già autore di alcuni cult del fumetto giapponese come Green Blood e Bestiarius. E adesso, una versione cinematografica, in concorso alla 77ma

Mostra del cinema di Venezia e poi nei cinema giapponesi dal 16 ottobre. La coppia protagonista è interpretata da due stelle del Sol Levante. Satoko ha le fattezze di Yū Aoi, attrice e cantante con una carriera quasi ventennale, entrata nel mondo dello show business nipponico appena quindicenne. Ha avuto uno

DAILY n. 8 - MERCOLEDÌ 09.09.2020 straordinario successo grazie alla trilogia cinematografica tratta dal manga Kenshin Samurai Vagabondo ed è stata la protagonista di Tokio Ghoul, anche questo tratto dall’omonimo manga. Issey Takahashi è una star della televisione giapponese, ha un curriculum impressionante, ma per i cinefili più nerd la cosa che conta di più è che sia stato il numero 4 degli 88 folli agli ordini di O-Ren Ishii nel dittico tarantiniano di Kill Bill. E in effetti, è una cosa di cui si può essere piuttosto orgogliosi. Kiyoshi Kurosawa non è nuovo al melodramma, né tantomeno alle audace commistioni tra generi. Ma Wife of a Spy è forse la prima vera occasione per lui di cimentarsi in una forma cinematografica squisitamente classica. Più che una sfida, un esercizio, a cui forse molti registi si dovrebbero dedicare ogni tanto, per ricordare che l’evoluzione del linguaggio cinematografico non può mai prescindere dalle origini. ALESSANDRO DE SIMONE

CICUTTO E BARBERA: «L’EDIZIONE-TEST FUNZIONA, ANCHE SENZA GLI AVVOCATI DELLE MAJOR»

DI FLAVIO NATALIA

«L’edizione laboratorio sta funzionando, possiamo azzardarci a dire che l’Italia è il primo Paese ad essere ripartito in sicurezza con un grande festival del Cinema». A Venezia 77 è tempo di primi bilanci e il neo presidente della Biennale, Roberto Cicutto, assieme al direttore della Mostra Alberto Barbera sottolineano il successo raccolto dalla Mostra nei primi 7 giorni di svolgimento, nonostante la lista infinita di vincoli e problemi da superare con la quale si è dovuto fare i conti al momento di decidere di svolgere il Festival. Un grande successo di organizzazione e di immagine per la Biennale e per il Paese, che ovviamente fa i conti con numeri inferiori rispetto allo scorso anno: «5.000 accreditati su 12mila del 2019, 20mila biglietti già venduti su 80mila dello scorso anno. Ma il livello dei film – ha sottolineato Barbera – mi ha soddisfatto. E teniamo conto che il bacino

ASPETTANDO IL PRIMO PINK CARPET A VENEZIA 77 CONVEGNO SULLA PARITÀ DI GENERE

di pesca era ridotto». Barbera ha ricordato la quantità di cinematografie rappresentate («oltre 50»), nonostante non si si sia potuto contare sulla presenza delle major di Hollywood, che hanno impedito «tramite i loro legali a qualunque talent di venire, anche quelli che avrebbero voluto e volevano farlo sotto la propria responsabilità». Non c’è stato nulla da fare «neanche per gli indipendenti che come nel caso di One Night in Miami – l’esordio di Regina King, papabile per gli Oscar – ci sono come film ma non come delegazione». E se Cicutto ricorre alla battuta per commentare il red carpet reso forzatamente non visibile al pubblico per evitare assembramenti («Sembra un oggetto metafisico alla De

Che questo sarebbe stato l’anno delle donne alla Mostra dell’arte cinematografica è già stato detto. Ma cosa si può fare per riequilibrare la presenza dei due sessi nelle produzioni cinematografiche di tutto il mondo? La risposta è arrivata da un incontro che si è tenuto ieri all’Hotel Excelsior, l’Annual seminar on gender equality and inclusivity in the film industry. «Tra i miei sogni c’è anche quello di trasformare il tappeto rosso in un tappeto rosa – ha detto il direttore artistico della Mostra del Cinema,

ma non sono nostre ossessioni. La lista di tutte le persone contattate, afroamericani compresi, che non hanno potuto accettare il nostro invito per ovvie difficoltà di viaggio è davvero lunga». Diversa la reazione all’articolo apparso ieri su Le Monde, che definisce Venezia 77 “una mostra amorfa in un clima di allerta sanitaria”: «Le Monde – commenta - va nella media degli altri giornali, per ora in stragrande maggioranza persino imbarazzanti negli elogi». Dell’esperienza di questa Mostra atipica potrebbe restare il prossimo anno il sistema di prenotazione elettronica dei biglietti, che evita le tradizionali lunghe file agli ingressi e consente una fruizione ottimale dei posti disponibili. n

Chirico, un set, più che il consueto luogo di glamour e contatto con le star»), Barbera si gode le critiche più che positive giunte dalla grande stampa internazionale (Hollywood Reporter, New York Times, Times) e non drammatizza l’articolo di Variety (per altro partner storico del Festival di Cannes) che nota l’assenza di almeno un giurato afroamericano: «Negli Usa hanno i nervi scoperti su questo,

Il Presidente della Biennale Roberto Cicutto e il Direttore di Venezia 77 Alberto Barbera con la moglie Giulia Rosmarini

Alberto Barbera – ma noi della Mostra non possiamo far nulla per riequilibrare la presenza dei generi nelle produzioni mondiali. Quello che possiamo fare (e stiamo già facendo) è con la Biennale College dove due dei quattro film in produzione sono diretti da donne e sono qui alla mostra». «Cercare un equilibrio è una battaglia giustissima – ha aggiunto Barbera – che però va

combattuta senza creare danni collaterali». Tra i relatori anche Luisella Pavan Woolfe. Secondo la direttrice dell’Ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa «l’obiettivo è garantire l’accesso alle produzioni a tutti dandogli le stesse opportunità» mentre per Anna Laura Orrico, sottosegretaria del ministero per i Beni e le attività culturali, «Si deve partire dall’educazione di base: fin da piccoli, bambini e bambine devo avere la possibilità di orientarsi seguendo le proprie aspirazioni e non essere indirizzati in base al sesso». n

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in Mostra H APPUNTAMENTI H SALE TROPICANA. Ore 11.00: The big re-set - Cinecittà Studios Discussion sulla ripartenza di set in Italia. Introduce Maria Pia Ammirati. Parleranno Iole Giannattasio, Luca Tranchino, Nicola Sganga, Andrea Spagna. Modera Nick Vivarelli di Variety. MUSEO M9 MESTRE - ORE 12.00: per gli accreditati apertura speciale riservata alla stampa della sezione di realtà virtuale Venice VR Expanded. Solo fino alle 14:30 al terzo piano del museo dove è stata allestita una VR Lounge con visori VR. SALE TROPICANA - ORE 12.00: Presentazione e proiezione di Fragile un videoclip musicale di Max Nardari realizzato in collaborazione con Emiliano Leone. Modera la discussione successiva Angela Prudenzi. SALE TROPICANA - ORE 12.00: Consegna del premio Robert Bresson a Pupi Avati. Intervengono tra gli altri Alberto Barbera, Davide Milani, Tiziana Ferrario SALE TROPICANA 13.00: Lido Philo - incontro con Gianluca Solla sul tema Immanenza assoluta: che cosa può un corpo? LABIENNALE.org ore 15.00: Incontro virtuale con Sam Rockwell per le Conversation Series di Life through a Different Lens: Contactless Connection una serie di appuntamenti digitali organizzati da Mastercard SALE TROPICANA ORE 15.00: I festival nell’era covid - primi bilanci e prospettive. Intervengono tra gli altri Chiara Valenti Omero, Giorgio Gosetti, Pedro Armocida. SALE TROPICANA ORE 16.00: Anteprima e conferenza Stampa del cortometraggio Il vespista. Ci saranno il regista Francesco Crivaro e il protagonista Giovanni Anzaldo. Modera Alessandra De Tommasi. SALE TROPICANA ORE 18.00: Hearst, vivere meglio, Piera Detassis intervista Jasmine Trinca, attrice e regista

TRINCA E OWEN PER GIORGIA FARINA

Coppia d’eccezione per Guida romantica a posti perduti (di Giorgia Farina, alle GdA): Jasmine Trinca, già premiata a Cannes e ai David per Fortunata e a Venezia per Il grande sogno, e Clive Owen, Golden Globe per Closer e memorabile interprete di film come I figli degli uomini. La prima (presente alla proiezione con Andrea Carpenzano e Irène Jacob) è Allegra, blogger di viaggi troppo ansiosa per viaggiare davvero: un personaggio con qualcosa della regista, dice quest’ultima («Jasmine non soffre di attacchi di panico, però io sì»), e «moderno» nel porre il tema dei disturbi psicologici e della tentazione di isolarsi tra casa e social. Owen invece è il depresso e alcolizzato Benno. L’attore, racconta la regista, «Fin da subito si è mostrato aperto a qualsiasi tipo di idea, anzi era lui spesso il collante, ci portava ad osare, è un attore che non vorrebbe mai finire di girare». Il film è un’agrodolce commedia on the road, dove, sottolinea Farina, «Ogni tappa riesce a far aprire questi personaggi», che sono «estremamente incompiuti», perché vivono «in un passato verso cui è impossibile tornare». n EMANUELE BUCCI

EXTRALISCIO - FRAGILITÀ DA LOCKDOWN PUNK DA BALERA

Elisabetta Sgarbi.

«Extraliscio non è solo musica, concerti e ballo ma è un’attitudine. Un’attitudine d’altri tempi, ma proiettata nel futuro: il punk da balera. Extraliscio è un vero e proprio format del divertimento. Extraliscio è un nuovo genere, canzoni da ballo che affondano le radici nella musica folkloristica di Secondo Casadei e si proiettano nella balera del futuro!». Con queste parole era presentato nel 2016 Canzoni da ballo, il disco d’esordio del supergruppo Extraliscio. Elisabetta Sgarbi ne firma qui un intenso ritratto cinematografico con lo scrittore Ermanno Cavazzoni voce narrante e poeta in scena a raccontare una tradizione di suoni, gioia, ballo, follia, che diventa punk da balera al grido «Si ballerà finché entra la luce dell’alba». n OSCAR COSULICH

È un progetto sperimentale nato durante il lockdown, un fantasythriller che mette in scena il mondo e le sofferenze causate dalla «distrazione» dell’uomo. In soli due mesi dall’uscita Fragile di Max Nardari ha già vinto il Vesuvius International Montly Film Fest e ricevuto la selezione ufficiale a vari festival internazionali tra cui L’Andromeda Film Festival e il Kakakari Film Fest. E oggi, alle 12, sarà presentato all’Italian Pavilion del Lido. Il regista Max Nardari da sempre coniuga il cinema con la musica e non a caso Fragile è un videoclip musicale d’animazione. È stato realizzato insieme a Emiliano Leone, uno dei massimi esperti in animazione ed effetti visivi, con la produzione di Reset Production. «L’utilizzo di un’animazione tra fantasia e realtà – ha detto Nardari – è stato scelto per due motivi: per stimolare l’immaginazione e come risposta a un periodo in cui tutto era fermo. Luce e oscurità sono parte della vita, dedico questo mio lavoro a tutti coloro che, con impegno e dedizione, si sono adoperati affinché potessimo superare questa emergenza. L’obiettivo è di non dimenticare troppo in fretta il loro grande sacrificio». Vista la nascita durante il lockdown, alla presentazione sarà presente anche il virologo Roberto Rigoli, primario di microbiologia dell’ospedale di Treviso che presenterà con il governatore del Veneto, Luca Zaia, un test rapido per il Covid che fornisce l’esito in 7 minuti. n

GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI Italia, 2020, Regia Giorgia Farina, Interpreti Clive Owen, Jasmine Trinca, Irène Jacob, Andrea Carpenzano, Teco Celio, Edoardo Gabbriellini Durata 106’ EVENTO SPECIALE - GdA

Benno (Clive Owen) e Allegra (Jasmine Trinca): l’inglese conduce con successo una trasmissione sull’Italia, ma è un alcolista, lei è una blogger di viaggi molto fantasiosa e più giovane di lui. Sono vicini di casa, ma si incontrano solo per caso, quando lui sbaglia pianerottolo. La strana coppia inizia così una fuga verso posti perduti o dimenticati sostenendosi a vicenda e riscoprendosi l’una grazie all’altro. «Sono appassionata della nuova archeologia urbana», racconta Giorgia Farina (Amiche da morire, Ho ucciso Napoleone), «l’idea del film è nata quando anni fa ho fatto un viaggio simile a quello dei miei protagonisti, alla ricerca di stazioni abbandonate, parchi giochi e città fantasma. Benno e Allegra sono due antieroi che, riconoscendosi l’un l’altra, decidono di partire insieme». n

L’INNER FLAME DI EDOARDO LEO In basso, gli Extraliscio

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Si parte dal dock del casinò per approdare alla piattaforma sull’acqua degli eventi BoatIn della Campari. L’imbarco è numero chiuso e quindi riservato solo a chi si prenota. Sono appuntamenti che si tengono presso l’Arsenale per celebrare la passione dei giovani per il cinema. Questa sera monologo di Edoardo Leo incentrato sulla strada che lo ha portato a intraprendere la professione di attore e sull’ inner flame che conduce alla creazione. Nella scaletta di questa sera la proiezione del cortometraggio Waiting for Woody (diretto da Claudio Napoli). Dopo la proiezione ci sarà una performance inedita di Marco Gallotta, uno dei due protagonisti del cortometraggio (l’altro è Yari Gugliucci). Marco Gallotta è un artista che ha realizzato numerose opere presenti nelle collezioni private dello star system mondiale. n


in Mostra Foto di Maurizio D’Avanzo

DAILY n. 8 - MERCOLEDÌ 09.09.2020

Lido LAND Salvatore Esposito saluta la Mostra.

Gianfranco Rosi sul red carpet con la moglie. La prima del suo film è stata accolta con 10 minuti di applausi. Foto di gruppo per il cast di Guida romantica a posti perduti. Da sinistra, Andrea Carpenzano, la regista Giorgia Farina, Jasmine Trinca e Irène Jacob

Nathalie Emmanuel.

AL LIDO con

www.stefanodisegni.it

Il contagioso sorriso di Levante.

La madrina della Mostra Anna Foglietta

STEFANO DISEGNI

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in Mostra

i

Film

DAILY n. 8 - MERCOLEDÌ 09.09.2020

50 (O DOS BALLENAS SE ENCUENTRAN EN LA PLAYA) Il “Blue Whale”, folle gioco a sfide la cui ultima tappa è la morte per suicidio, è arrivato anche a Città del Messico. Nell’indifferenza della sconfinata metropoli, due adolescenti, Félix e Elisa si incontrano al culmine del macabro percorso iniziato nell’anonimato della rete. Davanti a loro ancora solo sei giorni per vivere, ancora sei giorni per morire. E per amare, forse. Ma esiste l’amore ai tempi del “Blue Whale”? Una favola nerissima, cupa e nichilista, a suo modo romantica, che non insegue mai vie di fuga consolatorie. Il regista, al suo primo film ma al culmine di una lunga carriera nell’industria pubblicitaria, non cerca neppure il conforto dell’immagine, 50 (O DOS BALLENAS consapevole della sua inevitabile ambiguità. BEATRICE FIORENTINO

MAMA

SE ENCUENTRAN EN LA PLAYA)

Messico, 2020 Regia Jorge Cuchí Interpreti José Antonio Toledano, Karla Coronado Durata 122’

MA MA HE QI TIAN DE SHI JIAN (MAMA) Cina, 2020, Regia Li Dongmei, Interpreti CHENG Shuqiong, WANG Xiaoping, GE Wendan, XIAO Guoli, GONG Yanxin, TAN Yuxiang, GE Shidi, SHEN Jihua Durata 133’

SETTIMANE della CRITICA

«Mia madre è morta il 29 agosto 1992, avevo dodici anni – racconta Li Dongmei GIORNATE degli AUTORI - ventisette anni dopo la mia memoria è tornata al momento della sua scomparsa e alla vita quotidiana nel villaggio. Mi sono tornati in mente una serie di eventi accaduti in quella settimana». Nasce così Mama, film terapeutico per l’autrice che l’ha usato, dice, «per riconciliarmi con quella ragazza di 12 anni e con mia madre che non ho potuto salutare. Mi sono vista terrorizzata e indifesa affrontare la morte di mia madre. Ho visto mia nonna prostrata dal dolore della perdita della figlia. Ho visto mio padre pieno di sensi di colpa, piangere in ginocchio davanti alla tomba, ma ancora lamentandosi con il destino ingrato che non gli aveva dato un figlio. Il film racconta la memoria di quell’estate». OSCAR COSULICH

POINTS OF VIEW THE ROLE OF FESTIVALS The day of the Lions is getting closer and chatting about awards already began. And not those that will be announced just in a few days, for example, but those that opened a discussion about gender. Berlinale turned the word “protagonist” sexless defining actor the actress as well just like the British way. Venice speaks another language. Artistic Director Alberto Barbera asked about gender equity said firmly “no” to a unique award. «I do not understand why having one award instead of two». And he’s right. What would happene if the single was given to a man? It would be a sudden scandal. And what about a female winner? Some malicious man would say “she won because she’s a woman”. Double discrimination. But beyond gender issues that could weak creativity and talent there’s another important question: are awards really necessary for cinema? Internationally yes, a lot. In Italy we have to believe more in the promotional strenght of great awards.

S ARS S ARS F. Ferzetti CIAK L’ESPRESSO

AMANTS QUO VADIS, AIDA? PADRENOSTRO THE DISCIPLE MISS MARX PIECES OF A WOMAN SUN CHILDREN THE WORLD TO COME DEAR COMRADES! NEVER GONNA SNOW AGAIN LAILA IN HAIFA NOTTURNO

GUERRE STELLARI E. Morreale REPUBBLICA

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P. Mereghetti IL CORRIERE DELLA SERA

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M. Mancuso IL FOGLIO

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M. Gottardi LA NUOVA VENEZIA

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F. Alò A. De Grandis F. Pontiggia IL MESSAGGERO IL GAZZETTINO IL FATTO QUOTIDIANO

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F. Caprara LA STAMPA

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P. Armocida IL GIORNALE

C. Piccino IL MANIFESTO

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MEDIA 2 3 2,2 2,9 3,3 2,6 2,3 2,7 3,1 2,2 2,2 3,4

HHHHH LA PERFEZIONE ESISTE HHHH DA NON PERDERE HHH INTERESSANTE HH PREGI E DIFETTI H DIMENTICABILE

in Mostra

Direttore Responsabile: Flavio Natalia - Responsabili di Redazione: Oscar Cosulich (contenuti), Biagio Coscia (realizzazione) - In Redazione: Alessandro De Simone, Alessio Lana, Emanuele Bucci, Claudia Giampaolo (web) - Grafica: Guido Benigni - Collaboratori: Nanni Delbecchi, Fabio Ferzetti, Beatrice Fiorentino, Michela Offredi, Flavia Salierno - Foto: Maurizio D’Avanzo - STAMPA: WWW.TIPOGRAFIACOLORAMA.COM - Via Garda, 13 - San Donà di Piave (VE).

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