Venezia News n. 247 Settembre 2020

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SEPT 2020

guide

english inside e 3,00

© Giuseppe Dall’Arche

mensile di cultura e spettacolo - n° 247 - anno 24 - Settembre 2020 spedizione in A.P. 45% art.2 comma 20/B - legge 662/96 - DCI-VE

EXHIBITIONS MUSEUMS CONCERTS SHOWS CLUBS FOOD&DRINKS...

Le Ali del Cinema Biennale Festivals: Film • Music • Theatre




:editoriale Una fertile inquietudine

Mostra del Cinema 1968, Contestazione - Photo Giacomelli © ASAC Courtesy of La Biennale di Venezia

Ormai

termini quali incontemplabile, inimmaginabile, impensabile (prima) scandiscono l’intercalare a flusso continuo delle nostre chiacchiere quotidiane. Termini che evocano nella loro radice prima semantica, in tempi normali, la dimensione della straordinarietà, in questa fase storica, che ha reso l’eccezione norma, questi stessi termini finiscono per scandire l’incedere ordinario delle nostre vite, dei nostri giorni. La vera dimensione di rottura, di scarto radicale nei confronti di questo nuovo (dis)ordine esistenziale in termini dialettici, comunicativi,

di Massimo Bran ora è farsi scivolare via espressioni tipo “come l’anno scorso”, “in continuità con quanto fatto in questi anni”, “confermando e accrescendo quanto realizzato nella scorsa edizione”. Formulazioni di rito, meccaniche, che ora assumono accenti fuori luogo, bizzarri, suscitando stupore e imbarazzo in chi ascolta. È come se si fosse all’edizione zero di tutto, almeno per quel poco che prova a ri-essere qualcosa. Una tabula rasa che obbliga chiunque a ripensare e riordinare i percorsi di sempre, persino chi in fondo una certa continuità ha continuato e continua ad averla. È come se un gigantesco punto di domanda riunisse e interrogasse senza distinzione alcuna progetti, ambizioni, aspettative, relazioni di tutti noi, a prescindere anche dell’effettivo, concreto dato che questa crisi ha prodotto differentemente, molto differentemente, in ciascun individuo della nostra società. È una disposizione, un’attitudine mentale che si è fatta abitudine, maniera

nei travagli quotidiani. Il sigillo di questa disposizione, che la fa apparire come condizione apparentemente permanente almeno in una prospettiva pluriennale, è l’enorme difficoltà di pianificare alcunché, conseguenza di uno stato di precarietà mentale ormai strutturale. Ciò detto, riconosciuta questa nuova a-normalità, la vera innovazione oggi la compie chi, a ruoli rovesciati, riafferma l’ordinario pre-pandemico, ossia assecondare e migliorare la continuità dei percorsi intrapresi nel tempo. Producendo però un valore aggiunto determinato dalle straordinarie difficoltà oggi di confermare ciò, quindi guadagnando nuovi elementi, nuove prospettive a percorsi che per il 90 % prima si appoggiavano sul consolidato. La vera sfida, quindi, ora è questa. Chi riesce ad affrontarla con lucidità e giusta forza mentale guadagna strada importante per le partite del futuro. La nostra città si presenta oggi, in questo settembre 2020, con una nuova luce che tenta di rischiarare una notte profonda che per lunghi mesi ha fossilizzato gli organi vitali dell’economia, della società, delle funzioni pubbliche del territorio. Per l’uno-due Aqua granda/ lockdown non è esagerato per una volta utilizzare la metafora della tempesta perfetta. Una vera botta da ko. Ne abbiamo già parlato diffusamente nei due numeri che abbiamo pubblicato nel periodo post-lockdown, quindi inutile ripetersi su quello che è stato. Una ferita profonda che oggi, in queste settimane, si cerca di iniziare a curare con una forte iniezione, per l’appunto, di neo-normalità. La Biennale, ultimo fortino su cui sventola grande e forte la bandiera dell’alta qualità culturale internazionale di

Venezia, dopo gli inevitabili arretramenti che anch’essa ha dovuto subire nel corso di quest’anno tremendo, in primis l’annullamento dell’attesissima Biennale Architettura, posticipata infine al prossimo anno, ha dimostrato una capacità di reazione notevolissima che ora si concretizza con una teoria compressa di contenuti aperti al pubblico da far invidiare il mondo intero. Diciamo che Roberto Cicutto, nuovo, primo Presidente dell’era postbarattiana, di peggio non poteva certo augurarsi come inizio; eppure, se dovessimo basarci per ora almeno sulle premesse di quanto presto ci attende, la disposizione che ha dimostrato in questi mesi di pura follia fa davvero sperare in bene per la qualità di visione e la concretezza delle risoluzioni espresse nel momento più difficile di questa straordinaria Istituzione culturale dal secondo Dopoguerra a oggi. Una capacità di tenere ferma una rotta con un timone impazzito, con una concentrazione fortissima sull’imperativo di resistere per continuare ad esistere, che ha permesso a questa grande imbarcazione di attraccare comunque nei porti prefissati. La Mostra del Cinema e i Festival, l’uno una settimana di seguito all’altro, di Teatro, Musica e Danza, in un settembre/ottobre davvero di straordinario incrocio di linguaggi artistici, sono lì a dimostrarlo plasticamente. Ma forse il segno più intrigante, per la sua cifra identitaria connettiva di tutte le espressioni artistiche di cui la Biennale è massima espressione contemporanea, è rappresentato dal contenuto imprevisto, o meglio, parzialmente previsto ma non in queste dimensioni e in questa sede, quindi simbolicamente il più parlante di questa nuova disposizione della


Biennale in questo anno cruciale: Le Muse Inquiete. Una mostra, inauguratasi a fine agosto al Padiglione Centrale dei Giardini e dal titolo quanto mai azzeccato sul fronte del presente, fortemente voluta dal nuovo Presidente che segna una direzione chiara, decisa su quello che sarà l’ulteriore evoluzione della Biennale nei prossimi decenni: il dialogo vivo, interattivo tra i diversi linguaggi artistici. Un percorso che la Biennale, va detto, ha solo sporadicamente intrapreso sino ad oggi, con estemporanee, per quanto talvolta significative, azioni sinergiche tra i diversi festival e mostre. Ma nulla di davvero programmatico. Questa grande mostra curata da tutti e sette i direttori dei vari settori, invece, sembra proprio, nel pieno di una crisi verticale come questa ancora in atto, disegnare un futuro necessariamente caratterizzato dall’interazione permanente delle diverse espressività artistiche, partendo da uno sguardo profondissimo verso le radici di questa secolare Istituzione, con un’esposizione che attraversa con documenti d’archivio di vario genere e formato il lungo secolo breve riletto attraverso le diverse arti di cui è promotrice somma. Al di là della effettiva cifra artistica del progetto, naturalmente alta alla luce degli incredibili archivi Biennale, ciò che più conta di questo appuntamento è la strada, la direzione simbolica che individua e indica. Con la ciliegina sulla torta, devo dire attesissima, dei nuovi fondi stanziati dal Mibact per recuperare un altro edificio dismesso a fianco delle corderie dell’Arsenale che subito la Biennale ha destinato a nuova sede degna dell’Asac, forse il più importante archivio storico delle arti contemporanee del mondo, da troppi anni costretto in sedi inadeguate e precarie. Il vero polmone che dovrà dare respiro a tutte le iniziative, i progetti, i festival, le mostre della Biennale con un’attività continua, permanente; una sorta di Beaubourg affacciato sulla Laguna, con, non se la abbiano i cari amici francesi, un patrimonio archivistico su cui far germogliare mille nuove attività ancora più profondo e ricco. Insomma, con tutte le difficoltà organizzative che conosciamo, con i troppi rischi che ancora si annidano dietro ogni angolo, … eppur si muove! Venezia riparte, ci prova, lo fa con la sua ammiraglia culturale, parlando al mondo perché il mondo ritorni protagonista in una città che è casa sua, da sempre. PS: ovviamente l’appuntamento nodale di questo mese sono le elezioni amministrative. Abbiamo evitato di parlarne in queste righe, lasciando che i protagonisti si sfidino apertamente sui contenuti vivi del prossimo futuro urbano nelle sedi e nei modi che ritengono più opportuni. Avevamo però preparato uno speciale di puro contenuto con 5 domande/punti identici da sottoporre ai due candidati principali a salire sullo scranno più alto di Ca’ Farsetti, ossia il sindaco in carica Luigi Brugnaro e Pier Paolo Baretta. Dispiace che il primo abbia infine declinato motivando la cosa con un’eccessiva specificità dei temi da noi sottoposti ai candidati. A voi giudicare la congruità di questo rilievo. Sì, perché differentemente Baretta ha risposto in pieno a tutti i quesiti e quindi ci è sembrato corretto pubblicarli anche alla luce della rinuncia di Brugnaro. Questo per chiarire in maniera limpida che la nostra non è una presa di parte, tutt’altro. Ripeto, a voi lettori giudicare.

Photo Andrea Avezzu - Courtesy of La Biennale di Venezia

Con i curatori di questa mostra (ndr Le muse inquiete) ho avuto poco tempo per vivere la Biennale per quella che essa è in tutte le sue peculiarità e sfumature; abbiamo però avuto molto tempo per riflettere. Quando sono arrivato, sapevo che quello che era già stato fatto aveva già raggiunto livelli di eccellenza tali che mettersi a competere non avrebbe avuto senso. Questo però non significava ricercare cose nuove e rivoluzionare; anche questo sarebbe stato uno sterile atteggiamento di stupidità e superbia. Ciò che mi è sembrato invece assolutamente più utile fare è stato, per l’appunto, cercare di riflettere su come valorizzare, ottimizzare il vero dato unico che un’Istituzione unica come la Biennale esprime, ossia una casa di straordinaria compresenza e incrocio dei linguaggi artistici contemporanei. Mi è sembrato questo il terreno prioritario su cui indirizzare il mio impegno da neo Presidente. Riflettendo sul fatto che il 99% delle persone nel mondo non sa che la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica fa parte della Biennale, ho pensato che qualcosa in più in questo senso doveva essereassolutamente fatto. Questa mostra, Le muse inquiete, vuole essere un deciso punto di partenza in questa direzione: la Biennale è una casa delle Arti che deve definirsi in un dialogo costante tra le arti che accoglie e rappresenta. Senza andare a toccare il DNA delle varie mostre e dei festival, questo dialogo deve usare tutto quello che ha una data di inizio e una di fine e farlo continuare con la prospettiva che possa diventare uno dei fori più interessanti al mondo del contemporaneo artistico, per tutte le Istituzioni, le Università e i luoghi dove si fa ricerca sulle arti contemporanee. Arrivare a Venezia nella sua fragilità vuol dire approdare in un luogo unico avendo la consapevolezza di sapere come esso vada prima di tutto visitato e poi ‘utilizzato’, consci di quanto possa restituire non solo in termini di bellezza e ricchezza, ma anche in termini di funzionalità per certe attività. Penso che il settore culturale nel futuro di Venezia debba avere un ruolo di primo protagonista e non essere soltanto una proposizione di sostenibilità. Credo che Venezia sia il laboratorio più importante che esiste al mondo sui temi più caldi, dall’aumento della temperatura del clima, alla fragilità, alla conservazione, al turismo sostenibile; nessuno di noi ha soluzioni certe, però possiamo ognuno nel proprio specifico, noi naturalmente attraverso l’attività di ricerca dell’arte contemporanea, provare a cominciare a proporre qualcosa che serva questo scopo. Roberto Cicutto Presidente La Biennale di Venezia


PS: Perdonaci per il ritardo, Campione, ma una cover così meritava tutto questo tempo, concedicelo.

77. MOSTRA DEL CINEMA

Una Mostra, un segnale, l’ennesima rinascita di un cinema che tutti danno puntualmnte per morto e che invece gode di ottima salute, nonostante i tempi sciagurati. Al Lido 10 giorni con Almodóvar e Tilda Swinton, Cate Blanchett e Gianfranco Rosi, Amos Gitai e Stefano Accorsi, Jasmine Trinca e Anna Foglietta, tutti insieme per rispondere ‘presente’ alla chiamata di Barbera/ A Festival, a sign, and the rebirth of cinema that some say is dying, yet enjoys the greatest of health, whatever unlucky times we live in. At Lido, ten days with Almodóvar, Tilda Swinton, Cate Blanchett, Gianfranco Rosi, Amos Gitai, Stefano Accorsi, Jasmine Trinca, and Anna Foglietta – all ready for roll call

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:incontro

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PIER PAOLO BARETTA

Venezia e le sue complessità al centro di un’intervista con Pier Paolo Baretta, candidato del centrosinistra alle prossime elezioni comunali di fine settembre. Arte, turismo, residenzialità e lavoro per una Città Metropolitana ‘eterna incompiuta’, in cui far confluire le facce di una città tra le più complesse e composite del Paese, ma anche d’Europa/ Venice and its complexity at the centre of an interview with Pier Paolo Baretta, the centre-left party coalition Venice mayor candidate, with elections due in late September. Art, tourism, residential policy, and labour for a Metro City that doesn’t seem to come into being

THE VENICE GLASS WEEK

LE MUSE INQUIETE

Una mostra che rappresenta un unicum e un format inedito da replicare. I Direttori dei sei Settori hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’Archivio della Biennale e di altri archivi nazionali e internazionali, i momenti in cui La Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia/ A one-of-a-kind exhibition and a new and original format to keep our eyes on. The Directors of the six Biennale areas worked together on the Biennale Historical Archive and other national and international archives to show us how and when the Biennale and the history of the twentieth century met in Venice

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Venezia e Murano mostrano con orgoglio al mondo come la storia non possa essere cancellata senza lottare. The Venice Glass Week presenta il vetro nella sua massima espressione creativa, quella artistica, unica, che travalica il tempo in una direzione di fertile dialogo fra tradizione e contemporaneo. Mostre, dimostrazioni, laboratori, incontri, visite guidate per un’edizione con un titolo-hashtag speciale: #TheHeartOfGlass/ Venice and Murano proudly show how history cannot be erased without a good fight. The Venice Glass Week presents glass in its highest creative expression, unique art that makes one of tradition and modernity. Exhibitions, demonstrations, workshops, meetings, guided tours

:arte

La straordinaria foto che occupa la copertina di questo specialissimo numero di settembre 2020, il vero numero della ripartenza di questo nostro mondo congelato per mesi da questo dannato virus, è stata scattata nel dicembre 2015 a New York City da Giuseppe Dall’Arche, amico e collaboratore del nostro magazine, grande fotografo di architetture contemporanee. Per chi ci legge da sempre, o quasi, forse saprà che quel signore lì ritratto su quel palazzo di Manhattan, vale a dire Muhammad Alì già Cassius Marcellus Clay, per tutti The Greatest senza se e senza ma, dal nostro primo numero da noi direttamente editato nel febbraio del 1997 chiude con nome, cognome e soprannome autoassegnatisi il nostro colophon in qualità di nostra Guida Spirituale. Curiosamente, e imperdonabilmente, mai sino ad ora gli avevamo dedicato una copertina. Ora finalmente colmiamo la grave lacuna. L’occasione ci è data dal film, presentato Fuori Concorso in questa miracolosa 77. Edizione della Mostra del Cinema di Venezia, One Night in Miami dell’attrice afroamericana già premio Oscar Regina King, qui alla sua opera prima nel ruolo di regista. Ambientato durante la notte del 25 febbraio 1964, il film racconta la storia del giovane Alì, ancora per poco Cassius Clay, nel momento in cui diventa il nuovo campione dei pesi massimi al Miami Beach Convention Center. Contro ogni aspettativa, Clay/Alì sconfigge Sonny Liston con la sorpresa di tutto il mondo sportivo. Mentre una grande folla si raduna a Miami Beach per festeggiare la vittoria, Clay/Alì, che non può restare sull’isola a causa delle leggi di Jim Crow, allora ancora vigenti, sulla segregazione razziale, trascorre la nottata all’Hampton House Motel in uno storico quartiere nero di Miami. Qui celebra la vittoria assieme a tre dei suoi amici più stretti: l’attivista Malcom X, il cantante Sam Cooke e la star del football americano Jim Brown. In un’epoca in cui i personaggi che infiammano le coscienze, gli animi, i sogni di giovani e meno giovani sono ridotti a figuranti da avanspettocolo stile legionari de noantri, in primis le varie star della pedata stile CR7, Ibrahimovic e gladiatori vari, lo sport che va oltre lo sport non può non rimpiangere colui che fu davvero e di brutto il più grande, ben oltre la smargiassa provocazione che amava sbattere in faccia al mondo e stampare sui suoi accappatoi. Ricordare questa straordinaria figura sportiva, politica, teatrale del ‘900 non riesce mai a farsi esercizio retorico, perché rivedere oggi la sua “opera” è ancora maledettamente ed autenticamente emozionante oltre ogni fanfara. Nessuno come questo irresistibile affabulatore ha saputo concentrare in un corpo e in una testa sola al contempo un coraggio pazzesco, un’intelligenza vivida, un innato senso avanguardista che lo poneva sempre in stra-anticipo sui tempi, un talento sportivo modernissimo che univa forza e leggerezza, danza e potenza, una naturalezza sulla scena da attore consumato, cinema allo stato puro, una musicalità straripante che trascinava via con sé il mondo, con quel suo rappare irresistibile vent’anni prima che questo genere nascesse ufficialmente. Difficile chiedere di più, rimpiangere di più. Tutto questo concentrato non certo solo idilliaco, che anzi nelle sue contraddizioni riponeva il suo fascino narrativo, tutta questa storia umana che ha restituito come forse nessun’altra vicenda individuale la storia complessa e avvincente della modernità, per noi hanno rappresentato e rappresentano ancora un modello di ispirazione mentale senza pari. Proprio a livello di mentalità, di approccio alle cose, mai meccanico, sempre alla ricerca di una sfida nuova al confine dei linguaggi, delle idee, dei valori. Sì, quando penso che vorrei produrre uno scarto, un salto in avanti in qualche percorso, progetto, penso sempre al grande Alì, uno che non aveva paura di rischiare per migliorare, uno che semplicemente non si sapeva accontentare, perché non voleva e quindi non poteva. Un uomo vivo oggi come non mai, ispirazione mai meccanica anche per chi in questi mesi, in questi giorni, anche nello sport (vero Lebron?) sta prendendo posizione sempre più forte e diretta contro questo cancro razziale che negli Usa non guarisce mai. Un uomo consegnato al futuro per sempre. Del resto associare Alì al passato è il più grande degli ossimori immaginabili.

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COVER STORY

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Per i suoi 80 anni Fabrizio Plessi si è regalato e ha regalato alla sua amata Venezia un’installazione spettacolare, con una serie di cascate d’oro che sgorgano fuori dalle finestre del Museo Correr. Plessi – Golden Age trasforma Piazza San Marco in un Eldorado in cui scorrono impetuosi flussi dardeggianti di liquido metallo prezioso/ For his eighty years, Fabrizio Plessi gifted Venice and himself with a spectacular art installation, a series of golden waterfalls pouring out of the windows at Museo Correr. Plessi – Golden Age turns Piazza San Marco into an Eldorado where the liquid precious metal streams incessantly

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Regata Storica

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Vogare è un atto d’amore verso Venezia, ogni colpo di remi che affonda nelle acque della Laguna rappresenta un gesto ancestrale che lega in maniera indissolubile gli abitanti e l’elemento acqueo. Anche se non era affatto scontato in era Covid, la tradizione della Regata Storica viene onorata, la prima domenica di settembre. Un appuntamento popolare irrinunciabile tra storia, colori e sport/ Rowing is a way to show Venice some love. Every time the oar hits the water, an ancestral spirit lives on. We can’t take anything for granted in the Covid-19 era, but its going to happen: the Historical Regatta will take place, as usual, on the first Sunday of September. History, colour, and sport

PLESSI. L’ETÀ DELL’ORO

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Pier Paolo Baretta – Candidato Sindaco di Venezia

39:arte

Plessi. L’età dell’oro Le Muse Inquiete Aperture Straordinarie Open Space Collezione Peggy Guggenheim Ocean Space Youssef Nabil Fondazione Prada, Michele Alassio The Venice Glass Week Untitled, 2020 In Edita Henri Cartier-Bresson, Jacques Henri Lartique Piranesi Roma Basilico Tintoretto. L’artista che uccise la pittura Sustainable Thinking Raffaello

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REGATA STORICA

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:speciale

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77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Incontro con Alberto Barbera Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti Lionesses, Musica, SIC/GDA Biennale College, Cinema Italiano, Venice VR Programma day by day Fuori Festival

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Paolo Conte, Via con me Verona Jazz Festival, Rumors Festival Fuori Musica, Laguna Libre Elisa, Festival della Bellezza Enrico Rava, O/C Waiting for VJF fall edition

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64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea Intervista con Francesco Prode Intervista con Francesco La Licata Biennale College Intervista con Matteo Franceschini Programma day by day Vatican Chapels, a soundtrack experience Festival Camille Saint-Saëns Palazzetto Bru Zane Teatro La Fenice Trasfigurazioni celesti, Incontri Asolani Musica Antica in Casa Cozzi

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48. Festival Internazionale di Teatro Leone d’Oro, Leone d’Argento Registi & Spettacoli Programma Estiva – Teatro Stabile del Veneto 73. Ciclo di spettacoli Classici, La storia di Re Lear

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Titolo: Nascondi(no) . Tema unico: la censura. La chiamata di Antonio Latella è rivolta agli artisti, tutti italiani, schierati in una sorta di ‘collettiva’, sollecitati a comporre nuove opere attorno a un tema scottante, sempre presente anche se abilmente “nascosto”. Con 27 artisti e 28 titoli – tutte prime assolute – per un totale di 40 recite, dal 14 al 25 settembre Latella allestisce il suo “Padiglione Teatro Italia”/ One theme: censorship. Theatre Biennale director Antonio Latella called Italian theatre professionals to come together in a sort of collective and write new pieces about a hot topic that is always present, however concealed. 27 authors for 28 pieces – all in world premiere – for a total of 40 shows on September 14 to 25

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Sept

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48. BIENNALE TEATRO

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Premio Campiello Museo Ebraico di Venezia Festival del Viaggiatore Parole – Tempo Libri del Mese

95:menu

Hotel Excelsior Bagno Marconi, Nyceli Il Lido a tavola Festival Franciacorta in Cantina Veneziani a Tavola – Walter Mutti

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Incontri, un Festival che ruota attorno a grandi personalità della musica del passato recente, da Maderna a Luigi Nono a Donatoni, attraversando il loro pensiero e le loro pratiche musicali, in dialogo con autori della più stringente contemporaneità. Ivan Fedele assegna il Leone d’Oro alla carriera a Luis de Pablo, classe 1930, e il Leone d’Argento a Raphaël Cendo/ Incontri is a Festival that revolves around big music personalities of the recent past: from Maderna to Luigi Nono to Donatoni, an immersion in their thought process and their musical practice. Music Biennale director Ivan Fedele Will award the Golden Lion for Lifetime Achievement to Luís De Pablo, a very original composer, and the Silver Lion to Raphaël Cendo, the initiator of ‘saturationism’

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64. BIENNALE MUSICA


l’evento del mese the event of the month

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Capitani coraggiosi

Credits La Biennale di Venezia - foto ASAC

Era un anno speciale questo per la

Biennale, con una nuova Presidenza dopo la lunga era barattiana, un’eredità non certo tra le più facili da tenere viva. Roberto Cicutto, uomo di cinema ma grande cultore in generale delle arti, si è trovato tra le mani questo bollente testimone proprio nei giorni in cui l’anno più che speciale si è fatto unico ed irripetibile. Lo sconvolgimento pandemico ha mandato in un attimo per aria tutto, sospendendo attività, eventi, programmazioni. In primavera inoltrata pochi avrebbero scommesso sul fatto che

di Massimo Bran e Mariachiara Marzari Venezia avrebbe saputo confermare almeno uno dei suoi grandi appuntamenti internazionali. Biennale Architettura azzerata, grandi mostre sospese e rimandate, concerti cancellati. Insomma, il buio. Tra tutti gli eventi previsti la Mostra del Cinema sembrava davvero il primo tra tutti a dover saltare, proprio per le sue caratteristiche organizzative, per la sua vocazione globale, per il suo svolgersi in spazi chiusi. Sembrava davvero più che improbabile, dopo che anche Cannes, oltre a una miriade di altri festival minori, aveva issato bandiera bianca, che la grande kermesse del Lido potesse davvero svolgersi. E invece…, eccoci qua! Eccoci qua a reimmergerci nel nostro amato cinema che, in un’edizione per mille ragioni già memorabile prima ancora di aver mosso il suo primo passo, in questo settembre 2020, qui, a Venezia, urla al mondo che non ci sta, che chiudere no, proprio no. Insomma, sono stati mesi convulsi, volubili, impalpabili,

un tempo che ancora fatica a farsi governare, programmare. E però, incredibile ma vero, tra mille e una nuove difficoltà ci siamo, si riparte. Nel nostro tradizionale incontro con il Direttore Alberto Barbera alla vigilia della inaugurazione della Mostra del Cinema non potevamo quindi partire che da lì, da qui, da questa incredibile stagione che tutto ha stravolto, ridefinendo priorità, valori, obiettivi. TRE PAROLE CHIAVE PER FERMARE QUESTO TEMPO Incertezza. Incertezza. Incertezza. Quando siamo entrati nel lockdown avevamo già iniziato a vedere i film e non abbiamo poi smesso. Eravamo come tutti chiusi in casa, niente grande schermo, però i film arrivavano comunque a ritmo sostenuto tramite link e ognuno li guardava sul proprio monitor. Non avevamo nessuna idea di cosa sarebbe successo, se il Festival si sarebbe fatto o meno, per cui abbiamo deciso che l’unica cosa da fare era agire come sempre, facendo finta che tutto fosse normale. Abbiamo lavorato tre mesi in maniera assolutamente virtuale, cosa davvero non facile. Tutto molto più faticoso e dispersivo, senza considerare le comuni difficoltà di una vita quotidiana stravolta da questo improvviso cambio di ritmo, in una dimensione così alterata che anche fare una semplice spesa pareva un’impresa. Ogni tanto arrivavi a chiederti se tutto quello che stavi facendo avesse senso o meno, se stavi buttando «77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica» 2-12 settembre Palazzo del Cinema Lido di Venezia www.labiennale.org

via del tempo che avresti potuto impiegare diversamente. Così è stato fino al 18 maggio, quando si è aperto uno spiraglio nel lockdown e ho deciso subito di venire a Venezia. Il 25 ero già qui ed è stato bellissimo, perché due giorni dopo ho visto il mio primo film in Sala Grande: una boccata di ossigeno gigantesca dopo tre mesi di film su un asettico monitor. Poi c’è stata una seconda fase di incertezza: eravamo qui operativi ma ci chiedevamo comunque che cosa sarebbe successo, perché nel frattempo tutti i festival erano stati cancellati, solo pochi spostati più avanti, e c’era ancora l’incognita di Cannes che teneva tutto il mondo in sospeso. Il 2 giugno, quando è terminato definitivamente il lockdown, finalmente si è cominciata a registrare una lenta progressione migliorativa, con una rilevante diminuzione dei contagi e dei morti. È in quel momento che abbiamo iniziato a credere che forse a settembre saremmo stati in condizione di fare il Festival. Ma a quel punto i protocolli per la riapertura delle sale si erano fatti rigidissimi, e quindi di nuovo il pensiero se valesse davvero la pena compiere un enorme sforzo organizzativo, finanziario e lavorativo per proiettare 25 o 30 film al massimo ha fatto capolino; forse sarebbe stato meglio davvero non farlo in queste condizioni ci siamo detti, mettendoci il cuore in pace cancellandolo come stavano facendo tutti gli altri. Anche perché l’idea di fare un festival online non ci è mai passata per la testa: la Mostra si sarebbe fatta in presenza o non si sarebbe fatta. Credo sia stato solo verso il 15 o il 20 giugno che abbiamo realizzato di poter sperare di invitare più film, arrivando


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almeno a 50 o 55 titoli, intravedendo quindi la possibilità di costruire un programma serio, adeguato a un Festival come il nostro, mandando online solo attività collaterali come le conferenze stampa, i panel, i seminari e una parte delle attività del mercato. Alla fine poi, come oggi tutti sappiamo, è andata ancora meglio, perché i film invitati sono ben 64! In quei giorni di grande incertezza abbiamo scritto anche una circolare rivolta a produttori e registi di tutto il mondo chiedendo loro cosa ne pensassero sulla possibilità effettiva di tenere in piedi la Mostra: la risposta è stata assolutamente positiva, si sono dimostrati tutti molto entusiasti, solidali, c’era una volontà fortissima di partecipare, di venire a Venezia, anche perché sarebbe stato il primo vero appuntamento della ripartenza, con tutta la carica simbolica che questo gesto poteva avere. La terza, altra grande preoccupazione e incertezza riguardava il numero dei film che sarebbero arrivati, perché un sacco di produzioni erano state bloccate in piena lavorazione, altre avevano appena terminato le riprese ma non si sapeva se sarebbero riuscite a portare a termine la postproduzione in tempo per Venezia, e nel frattempo comunque molti film già pronti e finiti avevano deciso di rimandare la propria uscita nelle sale, alcuni anche di un anno. Molti di questi hanno già avuto l’invito per Cannes 2021, e se non sarà Cannes sarà Venezia l’anno prossimo, però davvero tanti titoli attesissimi sono stati rinviati. Questo vale anche, e soprattutto aggiungerei, per i film americani, la maggior parte dei quali sono stati posticipati. Gli Oscar stessi sono stati spostati a fine aprile, nessuno esce in sala perché l’America è in una situazione ancora peggiore della nostra, di conseguenza i protocolli delle major, di Netflix, di Apple sono rigidissimi. Nessuno ha il permesso di viaggiare o di fare promozione e così i film non vengono mandati a nessun festival. Un blocco totale. Nonostante tutto ciò, come dicevamo, è andata assai meglio di quanto ci aspettassimo in termini di selezione, di programma e di qualità dei lavori prescelti, perché a mancare sono giusto quei quattro o cinque grossi film americani, che su un totale di oltre sessanta film sono quantitativamente poco rilevanti, anche se lo sono qualitativamente, ovviamente, perché non ci saranno grandi divi, non ci sarà lo sbarco degli Studios come è sempre successo qui al Lido. Però i film tra cui abbiamo potuto scegliere sono stati comunque tantissimi e da tutto il mondo: non vi è alcuna area del mondo, con i suoi piccoli o grandi Paesi, che non sarà rappresentata a Venezia. Anche gli Stati più particolarmente colpiti ora dal Covid, dalla Cina al Brasile, dall’India all’Australia, hanno risposto presente. Uno straordinario risultato per noi, che dà un grandissimo sollievo io credo a tutta l’industria e a tutti gli appassionati del cinema. Oltre alle tre incertezze del periodo clou di questa surreale crisi, ve ne è poi ora una quarta, quella dell’ultimo mese, che non ha a che fare con l’incertezza di organizzare il Festival, non più. Piuttosto un’incertezza determinata dalla paura della seconda ondata, dalle difficoltà inedite derivanti dai vincoli sui viaggi, dalla chiusura parziale delle frontiere, dalla quarantena, dalla definizione di un protocollo di sicurezza, perché nessuno può permettersi il rischio che la gente venga qui ad ammalarsi. Vogliamo essere sicuri ed assicurare a tutti quelli che vengono di

poter godere del Festival in tranquillità. Per assicurare ciò, è faticosissimo mettere a punto tutti i protocolli di sicurezza necessari e sarà ancora più complicato attuarli. Alcune persone non potranno venire, mi riferisco naturalmente a chi vive nei Paesi particolarmente colpiti dal virus oggi, anche se fortunatamente per chi proviene dalla gran parte del resto del mondo sarà possibile essere qui con noi, seppur rispettando una serie di misure obbligate, ovvero fare un tampone prima di partire, farne un secondo appena arrivati e un terzo a cinque giorni dall’arrivo se si intendesse rimanere più a lungo. Ciò significa che, alla fine, i due terzi, e forse anche i quattro quinti, degli autori, dei cast e degli addetti ai lavori saranno presenti, il che è un grande risultato considerando che speravamo di averne almeno la metà. Saranno tantissimi, arriveranno quasi tutti. Insomma, una volta che uno accetta di tenersi la mascherina addosso per tutto il giorno, anche in sala, dentro e fuori, una volta accettato che bisogna prenotare tutte le proiezioni perché non si può arrivare all’ultimo momento ed entrare in sala, una volta accettata l’idea di rispettare le distanze ed evitare assembramenti, che il tappeto rosso si farà ma senza pubblico presente, per cui lo si potrà seguire solo online in streaming sulle nostre piattaforme o sulla Rai, ecco, una volta accettato tutto ciò sarà un Festival normale, con un sacco di proiezioni, che daranno la possibilità a chiunque di vedere tutti film in programma, perché abbiamo moltiplicato le repliche distribuendole in tutte le sale. Quindi al netto di queste non insuperabili limitazioni, tutta la ritualità del Festival viene rispettata: le conferenze stampa, i photocall, persino il tappeto rosso! IL TERMOMETRO DEL CINEMA IN UNA SELEZIONE “DI CRISI” Il programma è di grande qualità. Il che non è merito della selezione in sé, bensì dell’ennesima conferma – lo dico da anni e mi rendo conto di essere ripetitivo – di come il cinema sia tutt’altro che moribondo, caratterizzato da un ricambio generazionale incredibile, con una costante ricerca di nuove narrazioni, nuovi linguaggi, nuove estetiche, con nuovi autori che emergono dappertutto, anche in Paesi inimmaginabili sino a ieri. Certo, magari non è uguale al cinema che conosciamo, a cui siamo abituati da mezzo secolo, ma questo non significa che il livello sia sceso, anzi: l’arte è per definizione la voce del cambiamento e noi siamo in pieno cambiamento. Forse un paio di registi presenti in Concorso non ci sarebbero stati se fossero arrivati quei quattro o cinque film americani ad occupare gli slot, però, guardando il rovescio della medaglia, a causa di ciò credo che per la prima volta abbiamo potuto inserire in competizione un film, che so, azero piuttosto che indiano. Tutto ciò è veramente positivo, perché fa sì che per una volta invece di mettere l’accento grave sul glamour, sulle dive o sul tappeto rosso – componente peraltro fondamentale e irrinunciabile in condizioni normali – lo si è potuto porre sulla qualità dei film, sugli autori, sulle proposte espresse da cinematografie commercialmente periferiche. Da questo punto di vista credo che nessuno rimarrà deluso, perché i film sono talmente interessanti, nuovi e spesso anche sorprendenti, che davvero ce ne sarà per tutti i gusti.

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Captain Corageous

Uncertainty is what it’s all about. As we were entering lockdown, we had already started screening movies and we haven’t stopped since. Sure, we were at home so no big theatre screen, but links to movies were pouring in and each of us watched them on our home screens. We had no idea what would happen – if there was going to be a Festival after all. We thought we would power through it all as we always do. Then came May 18, when restrictions were lifted and I could travel to Venice. I was here by the 25 and two days later there I was, sitting in the Sala Grande to enjoy the movie the way we’re supposed to. Uncertainty wasn’t all gone by then, though. We were working, but so many festivals couldn’t take place. On June 2, the good news: the pandemic was under control. In that moment, we started to believe that we could make our Festival happen and we began to wonder if, given all the new protocols to be put in place, how we were in fact going to make it happen. One thing I know for sure: there would be no onlineonly Festival. It was going to be either in presence of no Festival at all. We were looking at 50 or 55 films and thought we would do press conferences, panels, seminars, and the like as online activities. In the end, as you know, we were able to have 64 films in total! Keywords. The third great worry was the actual number of films that we were expecting to be submitted: so many production had to stop halfway there and there was no way to know if post-production could take place by the time the film had to be in Venice. Some productions were pushed back by a year, to be presented at Cannes or here at Venice in 2021 – American movies, especially. However, in the end we had it better than we thought and we are looking at a great programme of quality cinema. It is with regret that we lament the absence of some great American productions, but rest assured that no region in the world, each with its large and small countries, will be underrepresented. It is true that, looking forward, we fear the coming of the second wave and what that would mean for transportation, border crossing, quarantine, safety protocols – no one can risk people falling sick right here. We want safety to be paramount and assure everyone involved they can enjoy the Festival in total safety. We will adhere to the necessary protocols. We had hoped that at least half of the professionals invited will attend – we are happy to say that around three quarters of them will make it. It will be great, most everybody will be here. Once we come to terms with the fact that we are always going to keep our face masks on – and by always I mean all day long, in the theatre, inside, outside, everywhere – that there will be no spur-of-the-moment entering theatres – reserving your place will be essential – and that there will be no public admitted to see the red carpet défilé, the rest will be just as we used to know. The movies in programme will be shown across multiple theatres, and many event will be available online or on our partner broadcaster RAI. How is cinema doing. Our programme is of the greatest quality. This reflects not necessarily on the selection process itself, but, and I know I am being repetitive here, on the world of cinema, which is as lively as it has ever been. The generational turnover is going apace and there is an incredible activity in the research of new narratives, new languages, new aesthetical paradigms, even in countries we wouldn’t have placed our bets on until a year ago. Art is the art of revolution, and we are changing with it. Re-opening. Obviously, at any level in the administrative ladder, everybody welcomed the idea that the Festival would


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LA VOLONTÀ POLITICO-ISTITUZIONALE DI RESISTERE E RIPARTIRE È chiaro che a livello cittadino, regionale, ma anche nazionale, l’idea che il Festival si potesse fare, che fosse il primo grande evento a segnare la ripartenza, era una cosa certo non da poco. Anche perché se tutto va bene potrebbe diventare un esempio, un modello virtuoso: nell’assoluto rispetto di tutte le procedure e delle norme necessarie il Festival si può fare. Insomma, potrebbe essere un nuovo primato fondativo… Vi è stata certamente una convergenza di tutti i corpi istituzionali che interagiscono e operano a livello di cda all’interno della Biennale stessa che ha permesso di credere compatti nella possibilità concreta di realizzare la Mostra. Questa è stata una pre-condizione importantissima per poter lavorare positivamente e in fiducia. IL TRIONFO DEFINITIVO DELLO STREAMING. IL FUTURO DELLE SALE Tutti ci siamo abituati a vedere film in streaming. Anche quelli che non l’avevano mai fatto prima hanno imparato in questi mesi di clausura a farlo: si sono abbonati a Netflix, piuttosto che alle tante altre piattaforme a cui si ha accesso ora, e il consumo in streaming è così aumentato in maniera esponenziale. La gente si è abituata e sa come farlo, è molto comodo e costa poco. È stata un’accelerazione prepotente di un processo che era già in atto da tempo. Quando abbiamo deciso che avremmo fatto il Festival abbiamo anche capito che aveva un senso in più farlo ora, in questa inedita situazione, perché avremmo anche potuto farci mandare i film e metterli online per chi non sarebbe potuto venire fisicamente. Ma non abbiamo voluto, perché il Festival deve essere un evento fisico, di condivisione, in un luogo reale, in una sala cinematografica. La cosa paradossale è che Venezia è stato il primo Festival ad aprire a Netflix, otto anni fa, mettendo un film in Concorso e ricevendo una valanga di critiche di ogni genere perché, a detta di molti addetti del nostro settore, stavamo facendo una cosa che andava contro le sale, il cinema, gli autori. Oggi che quella battaglia non ha più senso di essere combattuta perché anacronistica, finita, è il passato, dobbiamo fare i conti con una nuova ben più impervia sfida, vale a dire non più far accettare l’idea che Netflix è un produttore come gli altri e che i suoi film sono film a tutti gli effetti al pari degli altri, quanto dare forza al messaggio che le sale vanno salvate: dobbiamo fare in modo che le sale, elemento essenziale e costitutivo dell’esperienza cinematografica, non siano costrette alla chiusura. Va in questa direzione la serata di apertura della Mostra, che sarà trasmessa in diretta da oltre duecento sale, dando la possibilità a tantissime persone di andare al cinema partecipando alla serata d’inaugurazione del Festival di Venezia, una cosa mai successa prima. Abbiamo invitato sette direttori di festival all’inaugurazione, Thierry Frémaux di Cannes, Carlo Chatrian di Berlino, la direttrice di Locarno Lili Hinstin, Tricia Tuttle del London Film Festival, José Luis Rebordinos del Festival di San Sebastián, Vanja Kaludjercic dell’International Film Festival di Rotterdam, Karel Och del Festival di Karlovy Vary, e insieme abbiamo redatto un documento condiviso che leggeremo

dal palco durante la Cerimonia d’apertura. È un documento di solidarietà verso gli altri festival, ma soprattutto verso la settima arte in quanto tale, un documento che spiega l’importanza, l’esigenza vitale di sostenere il cinema e le sale come luogo irrinunciabile per l’esperienza cinematografica. L’auspicio è che si vada verso un sistema di distribuzione integrato in cui tutti possano scegliere e avere la possibilità di andare a vedere un film in sala se lo desiderano, anche se subito dopo, o al massimo due settimane più tardi, possono vederlo a casa propria in streaming. L’importante è che non si perda questa possibilità. La battaglia da combattere oggi nel nostro mondo, alla fine della pandemia e del contagio – e speriamo di vederne presto la fine –, è innanzitutto questa. È innegabile che la crisi delle sale in atto già da anni ora viva una sua fase acutissima, la più grave di sempre. Basta guardare quello che succede in America. La Sony ha stretto un accordo con l’AMC, la più grande catena di

sa quando e se ripartirà tutto, quando si ritornerà a una situazione più o meno normale, cosa sarà del cinema indipendente o del cinema d’autore nel momento in cui gli spazi del mercato si restringono. È vero che come sempre nelle situazioni di crisi ci sono anche delle opportunità: la vera questione è saper cogliere queste opportunità e trasformare i problemi in occasioni di rilancio. Bisogna reinventarsi. Non vi è più spazio per percorsi con dei format meccanicamente ripetitivi. Ogni singolo passo per produrre un rilancio della nostra industria cinematografica dev’essere accompagnato da una persistente, inesauribile tensione verso la qualità.

sale cinematografiche statunitensi, riducendo la finestra da tre mesi a diciassette giorni: questo vuol dire che i film vanno sì prima in sala, ma poi dopo soli 17 giorni possono essere fruiti tranquillamente in streaming sulla piattaforma Sony. Una cosa che tre mesi fa non sarebbe mai stata accettata da una grande catena come questa, anche perché l’esercizio americano contro gli streamers era ed è ben più duro di quello europeo. Ora sono arrivati a sottoscrivere un accordo di questa natura. Altra notizia, per cui il «New York Times» è arrivato persino a paventare la fine di Hollywood, è che la Warner Bros ha licenziato 350 executive che si occupavano di distribuzione per rafforzare il settore WarnerMedia, che è invece quello che si occupa dello streaming. Questo è il futuro, non c’è niente da fare, l’importante è che in questo futuro accanto allo streaming ci sia la sala cinematografica. Perché ciò sia ancora possibile bisogna lavorare sui format, sulle idee, sui nuovi modi di vivere lo spettacolo cinematografico insieme sul grande schermo, offrendo opzioni accattivanti, articolate, con momenti unici anche. Insomma, per sopravvivere le sale devono reinventarsi, questo è poco ma sicuro. E i festival possono, direi devono, essere sempre di più un luogo e un momento di forte valorizzazione di questo rinnovamento.

successi sia commerciali che di critica. Non soltanto in Italia, anche all’estero; penso a Bellocchio, a Garrone, a Sorrentino, al ritorno degli spettatori in sala trainati dai successi dei lavori di questi grandi autori. Prima di questa pandemia attraversavamo un momento di evidente fervore per il cinema italiano. I film presenti al Festival sono la conferma che stiamo attraversando un momento favorevole, anche se non ci sono i grandi autori, perché avendo appena fatto uscire un film non avevano niente di nuovo pronto, a parte Gianfranco Rosi, ma lui è un caso talmente a parte che fa storia a sé. Tra quelli in programma, la Nicchiarelli è al quarto film, Claudio Noce al terzo, Emma Dante al secondo, Castellitto è un esordiente, D’Anolfi e Parenti sono due documentaristi alla loro seconda partecipazione. Ci troviamo di fronte a una generazione di cineasti estremamente interessante e di talento, che hanno grande capacità di innovare, di lavorare su nuove narrazioni e su nuovi linguaggi, non avendo niente a che fare con il cinema che conoscevamo in passato, con la commedia sociale, che appartiene alla tradizione del cinema italiano, né con quel cinema d’autore più solipsistico e autoreferenziale che per tanto tempo è stato uno dei limiti del nostro cinema. Ora ci troviamo in tutt’altro territorio, con autori capaci di parlare al pubblico e di affrontare grandi temi in maniera completamente nuova. Tra tutti mi viene da pensare qui ora, ad esempio, a Susanna Nicchiarelli, che realizza un

INTENSIVI SULLA QUALITÀ: URGENZA INELUDIBILE C’è la grande incognita su ciò che succederà. Nessuno

UN CINEMA ITALIANO SENZA MAESTRI, OLTRE OGNI CANONE DEFINITO La selezione di Venezia di quest’anno dimostra che il nostro cinema sta continuando a vivere un suo trend positivo. Veniamo da un anno straordinario, di grandi


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lavoro in costume come se fosse un film contemporaneo, con la musica rock a commento delle immagini e con un montaggio e una costruzione narrativa che non hanno nulla a che fare con il cinema accademico di ambientazione storica. NEL CUORE DEL CONCORSO Non credo che si possa isolare una tendenza dominante in questa selezione di film in Concorso; il repertorio dei titoli che abbiamo raccolto è davvero molto vario ed eterogeneo. Ci sono diversi film politici, vedi Laila in Haifa di Amos Gitai o Und Morgen die ganze Welt di Julia von Heinz, pellicola tedesca incentrata su un tema tanto delicato quale il neonazismo di ritorno in Germania, o ancora Andrei Konchalovsky con Dorogie Tovarischi!, incentrato su un episodio rimosso della storia sovietica avvenuto negli anni ’60, o la stessa Nicchiarelli, che con Miss Marx

disegna il ritratto intrigante e modernissimo di Eleanor, figlia più piccola di Karl. Tutti film caratterizzati da uno sguardo attento e mai banale al passato e al presente, al loro reciproco relazionarsi e specchiarsi attraverso le riflessioni dei diversi registi, sempre libere da cliché e stereotipi di sorta. Abbiamo poi lavori legati indissolubilmente a vicende familiari, penso a Padrenostro di Claudio Noce o a Le sorelle Macaluso di Emma Dante, o ancora a drammi personali come Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó. Altri titoli ci permettono di entrare invece in contatto con realtà del tutto insospettabili, come nel caso di Nomadland di Chloé Zhao con Frances McDormand, pellicola davvero impressionante: la vicenda è incentrata sui nuovi fenomeni di nomadismo che hanno interessato gli Stati Uniti dopo la catastrofe economica del 2008, quando una sempre più grossa fetta di popolazione ha perso casa e lavoro ritrovandosi a vivere in camper o roulotte stravolgendo completamente il proprio stile di vita, generando nuovi modelli sociali e comunitari capaci di innescare dinamiche di resilienza ed empatia, come la condivisione di metodi per procurarsi il cibo o accaparrarsi lavoretti saltuari. Se proprio dovessi isolare una tendenza comune, indicherei la considerazione dell’individuo in un contesto non astratto, più che mai concreto. L’approccio dei registi non è mai individualistico, ma determinato a cogliere le

sfumature dei personaggi nei loro rapporti con gli altri e con l’ambiente in cui si trovano, o si siano trovati nel passato, a vivere. ORIZZONTI A UN PASSO DAL CONCORSO: UNA FORBICE CHE SI STRINGE È sempre stata, Orizzonti, la sezione più libera, più aperta, più sperimentale. Conserva sempre quest’anima, questa disposizione alla ricerca, ma al contempo negli anni si è fatta sempre più “adulta”, il che non significa certo più pacificata, anzi. Diciamo che è una sezione in cui si sperimenta affiancando autori di diverse generazioni, esperienze, vocazioni. Da qui molti sono partiti per divenire maestri riconosciuti, ma la cosa forse più interessante ancora è che sempre più maestri hanno accettato negli anni la sfida di cimentarsi in questi orizzonti nuovi, rimettendosi in gioco all’insegna dell’innovazione Entrambi i percorsi restituiscono in fondo la natura prima dell’obiettivo che ci eravamo sin dal primo momento posti battezzando molti anni fa questa sezione: opere prime, lavori di autori che ritornano, piacevoli sorprese e solide conferme. Passando trasversalmente in rassegna il programma di quest’anno, spulciando tra le decine di film che ci hanno emozionato e sorpreso, ci ha colpito molto per esempio Listen di Ana Rocha de Sousa, ispirato ad una storia vera e ambientato in una zona periferica di Londra dove Bela e Jota, coppia portoghese con tre bambini, fatica a far quadrare i conti. Quando a scuola si verifica un malinteso con la loro figlia sorda, i servizi sociali si mostrano preoccupati per le condizioni in cui vivono i bambini, togliendoli alla custodia dei genitori. Il film racconta l’instancabile battaglia contro la legge di questi genitori migranti che vogliono tenere insieme la propria famiglia, aiutati da un’avvocatessa attiva nel campo dei diritti civili. Un film di una straordinaria forza psicologica, messo in scena con ottima padronanza di mezzi. Altro film sorprendente è Zanka Contact, assolutamente sconvolgente: nessuno si aspetterebbe un film marocchino che sembra una via di mezzo tra Quentin Tarantino, il western all’italiana e Sailor & Lula di David Lynch. Un film debordante, eccessivo, rutilante, vitalissimo, con al centro una storia d’amore estrema raccontata attraverso uno stile fiammeggiante, che testimonia il fermento che connota già da parecchi anni le cinematografie mediorientali, non a caso espressioni di luoghi di continui fermenti, tensioni, conflitti. Abbiamo visto diversi film interessanti provenienti da queste geografie, in particolare tunisini e palestinesi. Avrebbero potuto essercene ancora di più in programma. Poi qui in Orizzonti anche gli italiani si fanno davvero valere. Martina Parenti e Massimo D’Anolfi sono degli straordinari documentaristi: con il loro Guerra e Pace, svolto in quattro episodi legati dal filo rosso della guerra, le telecamere entrano per la prima volta nella storia in spazi assolutamente inaccessibili a tutti praticamente, come quello dell’unità di crisi del Ministero degli Esteri, spiegandocene il funzionamento concreto, o quello di un castello della Francia dove vengono addestrati e selezionati gli aspiranti membri della Legione Straniera. Mondi chiusi, impenetrabili, mai così “scoperti” e restituiti nella loro essenza viva.

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take place. If anything, because if all goes well it will be a model, a virtuous example. We will do our best and put in place all necessary measures to show that a Festival can be produced. The future of theatres. We are all used, now, to stream movies. Even those who never did it before learned how to do it over the last several months: they signed up to Netflix or any of the other platforms. People got used to it: it is so convenient and inexpensive. When we decided that we were going to produce the Festival we understood that it was all the more important to produce it now, in this situation, because the Festival must be a physical events to share a part of our lives, in a real place, a real theatre. We must prevent theatres from shutting down, and in this spirit we will broadcast the opening ceremony in over 200 theatres. People will be able to participate at a distance to the Festival and they will do so in a real theatre. We expect that an integrated distribution system will come into being and anybody will be able to choose to see a movie in a theatre, if they wish, even if the same title will be available a couple weeks later on a streaming platform. The Concorso. A very diverse Concorso programme, to be sure, with many political titles, like Laila in Haifa by Amos Gitai or Und Morgen die ganze Welt by Julia von Heinz or Dorogie Tovarischi! By Andrei Konchalovsky or Miss Marx by Susanna Nicchiarelli. All films are a piercing look into the past and the present. We also have some titles that depict familial histories, like Padrenostro by Claudio Noce or Le sorelle Macaluso by Emma Dante. Some other movies will put us in contact with unexpected realities, as is the case with Nomadland by Chloé Zhao with Frances McDormand – a truly shocking movie about nomadic phenomena in the USA after the 2008 recession. If I had to pick a common trend, I would say that would be a consideration for the individual in a very real, actual context. This is not to say that the directors’ approach is individualistic at all – it is, rather, determined to understand the nuances of characters in their relationship with others and with their environment. Orizzonti . Orizzonti has always been the most free, open, experimental section of the VFF. It hasn’t lost its soul, but it grew with time. It is a section where we can experiment with diverse authors and many now-accomplished filmmakers began their career in this very section. Even more interesting is the fact that many renowned directors got back into the fame under the aegis of innovation and challenged themselves to explore new horizons. A film that stroke us is Listen by Ana Rocha de Sousa, inspired by a real story and set in suburban London: Bela and Jota, a Portuguese couple with three children, struggles to make ends meet. When, due to a misunderstanding involving their deaf daughter, social services get involved with the family, the children are taken from them. The movie tells the story of the legal battle that these struggling, migrant parents must face to keep their family together. Another surprising movie is Zanka Contact: nobody could ever expect a Moroccan movie to be halfway between a Tarantino flick, a spaghetti western, and Sailor & Lulaby David Lynch.

President Blanchett. I had been stalking her for ages! We started talking before Christmas. She is the perfect Jury President and an extraordinary person overall, of extraordinary intelligence and helpfulness. Since day one, she’s been a volcano of ideas and we spent hours on the phone to define every detail. She was the one to come up with the idea of the one-minute videos that actors and directors will send in to support the production of the Venice Film Festival, a panel on the post-Covid-19 future of cinema.


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Molto interessante I predatori, opera prima di Pietro Castellitto, dal tema molto complesso trattato in maniera sorprendente e vitale. Uscendo dai nostri confini, Gaza Mon Amour dei fratelli Nasser merita di sicuro attenzione, così come Mainstream di Gia Coppola, ultima arrivata della famiglia, incentrato sulla deriva estrema dei social network, argomento attuale come pochi altri. Ci ha poi colpito moltissimo anche Apples, film di apertura di Orizzonti del regista greco Christos Nikou, in cui una pandemia globale causa un’improvvisa amnesia, con una vicenda che ovviamente alla luce di quanto successo negli ultimi mesi acquisisce una valenza particolarmente forte. Ho trovato bellissimo Bu zhi bu xiu di Jing Wang, assistente di Jia Zhang-ke, che confeziona un film di giornalismo d’inchiesta all’americana in cui l’aspirante reporter Han Dong, stagista pieno di energia ed entusiasmo, decide di cambiare il destino di cento milioni di persone con un unico articolo. Anche questo film è ispirato tra l’altro a fatti realmente accaduti, segnatamente ad un’assurda legge, in vigore fino a pochi anni fa, che impediva alle persone affette da epatite B in Cina di essere assunti per qualsiasi tipo di impiego. FUORI CONCORSO, LA CASA DEI DOCUMENTARI Anche in questa sezione troviamo lavori davvero di grande qualità, sia per quanto riguarda i documentari che i film di finzione. Tra i doc un lavoro secondo me imperdibile è Final Account di Luke Holland, in cui il regista intervista persone che hanno vissuto l’epoca del Terzo Reich come testimoni silenziosi delle atrocità commesse: giovani uomini e donne che divennero membri delle SS, soldati della Wehrmacht, guardiani dei campi di concentramento, o anche solo comuni cittadini che vivevano nei pressi di questi luoghi dell’abisso. Un rovesciamento di prospettiva dai risultati sconvolgenti, con la prima parte del film dedicata alla descrizione della formazione del consenso, a capire come un popolo come quello tedesco abbia potuto essere terreno fertile per il proliferare di idee così indicibili e incontemplabili, e la seconda votata a capire quanto questi testimoni sapessero di quello che stava accadendo e cosa pensassero della politica criminale ordinaria del regime hitleriano. Le risposte degli intervistati sono assolutamente impressionanti e sconvolgeranno sicuramente tutti gli spettatori. City Hall di Frederick Wiseman, per molti il più grande documentarista vivente, ci porta a Boston dentro la vita quotidiana di una figura istituzionale nell’esercizio delle sue funzioni, un Sindaco che tutti noi vorremmo avere. La verità su La dolce vita è un viaggio straordinario nel cuore del capolavoro felliniano che tutti, ma proprio tutti dovrebbero vedere. Alex Gibney si conferma grandissimo documentarista con Crazy, Not Insane, che racconta l’attività di Dorothy Otnow Lewis, psichiatra che ha esaminato numerosi serial killer, di cui sarà possibile vedere per la prima volta le riprese delle interviste e i cambi di personalità degli intervistati, in un succedersi di scarti di umori, espressioni, toni davvero impressionanti.

QUELLA NOTTE A MIAMI, QUEL TEMPO INFINITO IN SARDEGNA Tra i film di finzione Fuori Concorso una proiezione attesissima è quella di One Night in Miami dell’attrice afroamericana Regina King, qui alla sua prima opera registica. È il fantastico racconto della notte successiva alla conquista del primo titolo mondiale dei pesi massimi di Muhammad Alì, per poco ancora Cassius Clay, dopo la memorabile vittoria su Sonny Liston nel 1964. Non potendo incredibilmente festeggiare la vittoria in mezzo a un pubblico per lui in delirio a Miami Beach per via delle leggi segregazioniste in vigore ancora in Florida, che negavano per l’appunto ai neri di poter mescolarsi ai bianchi in quell’isola, il ventiduenne fuoriclasse del ring vive la serata in un motel nel ghetto nero di Miami con tre grandi personaggi della comunità afroamericana: Malcolm X, che già frequenta da qualche tempo, Sam Cooke e con l’ex giocatore di football americano e poi star di Hollywood Jim Brown, in un crescendo in cui istanze personali e lotte collettive si intrecciano restituendo la febbrile tensione di queste figure pubbliche verso la trasformazione libertaria della società americana, a partire naturalmente dalla lotta per l’eguaglianza razziale. È un film di finzione ma dalla grande presa storico-politica, narrativamente coinvolgente, tratto com’è da un testo teatrale che Regina King trasforma in un film davvero appassionante, interpretato da attori bravissimi. Un film quanto mai sul pezzo, se così si può dire, alla luce di quanto sta accadendo anche proprio nel mondo dello sport in questi giorni, con prese di posizione sempre più aperte e nette contro le derive violente delle forze di polizia nei confronti degli afroamericani. Altro film Fuori Concorso che poteva tranquillamente trovare spazio in Concorso, ma cinque film italiani su 18 sarebbero stati davvero troppi, su cui mi piace qui soffermarmi è Assandira di Salvatore Mereu. Un autore che mi piace tantissimo e che ha sempre portato in Mostra dei lavori davvero originali e intensi. La Sardegna che racconta è in continua tensione tra modernismo e cultura rurale, le cui tradizioni sono ancora profondamente radicate nella società contemporanea dell’isola. Credo che l’idea geniale sia stata quella di coinvolgere nel progetto Gavino Ledda, indimenticato autore di Padre padrone, qui come interprete nel ruolo proprio di un padre, ma ‘buono’, alle prese con un figlio che ha sacrificato tutti i valori in nome di un dio-turismo che non guarda in faccia alle tradizioni popolari, rendendole disponibili ad uno sfruttamento sempre più mediocre e stereotipato al servizio di un turismo frettoloso da cartolina. Fantastica l’alchimia che si viene a creare tra il personaggio interpretato da Ledda e il commissario di polizia. REALTÀ VIRTUALE DA ESPORTAZIONE Non è stato facile allestire questa piattaforma diffusa. Quando parliamo di VR è logico pensare che la sua collocazione naturale possa essere la rete, ma non ci si rende conto di quali siano gli standard qualitativi per poter permettere al pubblico una fruizione adeguata di questo mezzo stilistico. Per rendere possibile ciò siamo riusciti a far dialogare i massimi player di questo settore,

soggetti che prima d’ora non si erano mai parlati praticamente. È stato un lavoro di coordinamento davvero enorme, faticoso quanto gratificante. Per estendere la fruizione di questa sperimentale sezione, che quest’anno purtroppo per motivi organizzativi non è stato possibile ospitare all’isola del Lazzaretto Vecchio, abbiamo pensato di coinvolgere una dozzina e più di centri culturali sparsi in tutto il mondo (tra questi l’M9 di Mestre) dove gli appassionati di questo nuovo linguaggio visivo potranno immergersi letteralmente nelle opere selezionate quest’anno per la Mostra. Un altro modo per estendere il coinvolgimento del mondo nel cuore del nostro Festival. LEONESSE INDOMABILI Cosa dire di Tilda Swinton? Un’icona del cinema contemporaneo che personalmente conosco da molto tempo e a cui ho chiesto diverse volte di venire in giuria, purtroppo non riuscendo mai a far combaciare i rispettivi impegni, anche visti i suoi ritmi di lavoro serratissimi. Quest’anno l’ho ammirata in Memory di Apichatpong Weerasethakul, in cui conferma la propria bravura impressionante, capace di stupire sempre e comunque facendo quello che non ti aspetteresti mai, anche quando impegnata in film ‘tradizionali’. Non può essere assimilata a niente e a nessuno, è un prototipo di cui non è possibile “produrre” copia alcuna. Ann Hui è una delle poche grandi registe del cinema asiatico, tra l’altro già Leone d’argento con A Simple Life nel 2011. Anche lei si è disimpegnata in lavori trasversali: dopo essere nata artisticamente nella Nouvelle Vague di Hong Kong degli anni ’80, ha poi realizzato film di genere così come film a basso costo, film commerciali come film più personali, mettendo in mostra una straordinaria ecletticità e maestria nell’usare una teoria infinita di registri cinematografici. Il suo Di yi lu xiang, Fuori Concorso, è un film estremamente raffinato e coinvolgente, ambientato nella Hong Kong degli anni ’20. Un melodramma che lei tratta come sempre in maniera un po’ raffreddata, con grande misura, senza toni e colori manifestamente accesi. PRESIDENTESSA CATE Cate Blanchett la inseguivo da anni! Ci siamo sentiti addirittura prima di Natale e appena saputo della sua disponibilità ci siamo immediatamente accordati. Non ho minimamente pensato a nessun altro da quel momento. Era lei la Presidentessa di Giuria perfetta, sì. Un personaggio straordinario, come straordinaria è la sua intelligenza e la sua disponibilità, la sua voglia impareggiabile di impegnarsi anima e corpo nel ruolo di Presidente di Giuria per lasciare un segno proprio, partecipatamente vissuto, nella storia del Festival. Fin da subito è stata un vulcano di inziative e idee, abbiamo passato ore al telefono per discutere di cose da mettere in pratica. È stata sua ad esempio l’idea di proporre ad attori e registi di confezionare un video di un minuto ciascuno in cui testimoniare il sostegno ad un’edizione tanto significativa per la Mostra e per il cinema in generale, oltre ad un panel in cui poter discutere del futuro del cinema post Covid-19 con attori, registi e produttori.


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CONCORSO

Un programma di grande qualità, segno del fatto che il cinema è «tutt’altro che moribondo - come ha dichiarato il direttore Alberto Barbera -, caratterizzato da un ricambio generazionale incredibile, con una costante ricerca di nuove narrazioni, nuovi linguaggi, nuove estetiche, con nuovi autori che emergono dappertutto, anche in Paesi inimmaginabili sino a ieri». La ricchezza geografica e tematica dei 18 film in Concorso si esprime in una selezione che offre uno sguardo attento e mai banale al passato e al presente, spaziando fra Storia (Konchalovski, Gitai, Julia von Heinz), tematiche famigliari (Claudio Noce, Emma Dante) e inedite riflessioni sul mondo (Nomadland di Chloé Zhao)./ A program of great quality, a sign of the fact that cinema is “anything but dying - as stated by the director Alberto Barbera -, characterized by an incredible generational change, with a constant search for new narratives, new languages, new aesthetics, and with new authors emerging everywhere, even in countries where it was unimaginable before”. The geographical and thematic richness of the 18 films in Competition is expressed in a selection that offers a careful and never trivial look at the past and the present, ranging between History (Konchalovski, Gitai, Julia von Heinz), family themes (Claudio Noce, Emma Dante) and unpublished reflections on the world (Nomadland by Chloé Zhao). PIECES OF A WOMAN di Kornél Mundruczó

VENEZIA77 Cate Blanchett

actress, producer (Australia)

Matt Dillon actor (USA)

Veronika Franz

director, screenwriter (Austria)

Joanna Hogg

director, screenwriter (UK)

Nicola Lagioia writer (Italy)

Christian Petzold

director, screenwriter (Germany)

Ludivine Sagnier actress (France)

ORIZZONTI Claire Denis

director, actress, screenwriter (France)

Oskar Alegria director (Spain)

Francesca Comencini

director, screenwriter, writer (Italy)

FUORI CONCORSO

Un tappeto rosso più sobrio, ma i film ci sono, eccome! Da Love After Love della regista hongkonghese Ann Hui alla performance realizzata a quattro mani da Alice Rohrwacher e dall’artista JR (Omelia contadina); dalle zanzare di Filip Jan Rymsza (anche produttore di Hopper/Welles) alla mosca gigante del francese Quentin Dupieux. E poi il calzolaio irpino emigrato in America di Guadagnino, la ricostruzione dell’Olocausto del regista inglese Luke Holland, recentemente scomparso, la voce umana (The Human Voice) di Pedro Almodóvar, con la sempre splendida Tilda Swinton. E ancora, la musica di Paolo Conte, il Brasile di Caetano Veloso, la Boston di Frederick Wiseman, la Berlino di Abel Ferrara. E il messaggio ambientalista di Greta (Thunberg) che speriamo l’Europa (Princess Europe) sappia recepire e trasformare in azioni concrete a favore della salvaguardia del pianeta./ A more sober red carpet than we’re used to, but the films are certainly there! From Love After Love by Hong Kong director Ann Hui to the four-handed performance by Alice Rohrwacher and artist JR (Omelia contadina); from Filip Jan Rymsza’s mosquitoes (also producer of Hopper/Welles) to the giant fly of Frenchman Quentin Dupieux. And then the Irpinian shoemaker who emigrated to America from Guadagnino, the reconstruction of the Holocaust by the recently deceased English director Luke Holland, the Human Voice by Pedro Almodóvar, with the splendid Tilda Swinton. And that’s not all; the music of Paolo Conte, the Brazil of Catano Veloso, the Boston of Frederick Wiseman, the Berlin of Abel Ferrara. And the environmentalist message from Greta (Thunberg), which we hope Europe (Princess Europe) will be able to understand and transform into concrete actions in favor of the protection of the planet. ONE NIGHT IN MIAMI di Regina King

Katriel Schory producer (Israel)

Christine Vachon producer (USA)

OPERA PRIMA Con il suo dramma familiare ambientato a New York, il regista ungherese porta a Venezia (emergenza Covid permettendo) un cast di tutto riguardo: Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Casey Affleck, Vanessa Kirby./ With his family drama set in New York, the Hungarian director brings to Venice (Covid emergency permitting) a highly respectable cast: Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Casey Affleck, and Vanessa Kirby.

Claudio Giovannesi

director, screenwriter, musician (Italy)

Remi Bonhomme

director, festival programmer (France)

Dora Bouchoucha

producer, festival director (Tunisia)

THE WORLD TO COME di Mona Fastvold Dopo le collaborazioni con il marito Brady Corbett (Vox Lux, 2018), la regista si avventura nel racconto di un amore tra due donne ambientato alla fine dell’Ottocento./ After working with her husband Brady Corbett for Vox Lux, 2018, the director ventures into the tale of a romance between two women set in the late nineteenth century. NUEVO ORDEN di Michel Franco La fantascienza distopica del regista messicano è impregnata di rimandi alla situazione contemporanea di Paesi totalitari travestiti da democrazie liberali./ The Mexican director’s dystopian science fiction is loaded with references to the contemporary situation of totalitarian countries disguised as liberal democracies.

VENICE VR Celine Tricart storyteller (USA)

Asif Kapadia director (UK)

Hideo Kojima

author of videogames (Japan)

Mentre negli USA risuonano ancora le proteste Black Lives Matter, il film di Regina King parla della necessità di combattere ogni forma di razzismo raccontando una notte (a Miami) nella vita di Cassius Clay/Muhammad Alì./ While Black Lives Matter protests continue to rock the US, Regina King’s film is about the need to combat all forms of racism by narrating a night (in Miami) in the life of Cassius Clay/ Muhammad Ali. PRINCESSE EUROPE di Camille Lotteau La regista francese documenta la tournée teatrale in giro per il mondo dello spettacolo scritto e interpretato dal filosofo Bernard-Henri Lévy. Proiezione speciale alla Misericordia seguita da una tavola rotonda sul tema Europa./ The French directress documents the theatrical tour around the world of the show written and performed by the philosopher Bernard-Henri Lévy. Special screening at the Misericordia followed by a discussion on the theme of Europe. CRAZY, NOT INSANE di Alex Gibney Il documentario ricostruisce l’avventura professionale di Dorothy Otnow Lewis, la criminologa americana che ha dedicato la sua vita a indagare la mentalità dei serial killer./ The documentary reconstructs the professional adventure of Dorothy Otnow Lewis, the American criminologist who dedicated her life to investigating the mentality of serial killers.


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Lionesses TILDA SWINTON

ORIZZONTI

In un’edizione in cui mancano le grandi major, la forbice tra i due Concorsi principali del Festival sembra ridursi sempre di più. Orizzonti, una sezione in cui spesso convergono i film più sorprendenti, presenta quest’anno opere prime, lavori di autori che ritornano, piacevoli sorprese e solide conferme. Sei gli esordienti e molti i registi che proprio alla Mostra di Venezia hanno mosso i primi passi, fra cui Lav Diaz (Genus Pan), i documentaristi Martina Parenti e Massimo D’Anolfi (Guerra e Pace) e Uberto Pasolini (Nowhere Special). Fra i cortometraggi, da non perdere l’esordio alla regia di Jasmine Trinca, Being My Mom./ In an edition of the Festival that lacks the majors, the gap between the two main Festival Competitions seems to be shrinking. Orizzonti, a section in which the most surprising films often converge, this year presents directors’ first works, works by returning authors, pleasant surprises and solid confirmations. Six newcomers and many directors who took their first steps at the Venice Film Festival, including Lav Diaz (Genus Pan), documentary filmmakers Martina Parenti and Massimo D’Anolfi (War and Peace) and Uberto Pasolini (Nowhere Special). As for short films, don’t miss Jasmine Trinca’s directorial debut, Being My Mom. APPLES di Christos Nikou

È possibile desiderare di mangiare una mela se non se ne ricorda il sapore? Il film del regista greco (apertura Orizzonti) riflette su identità e memoria, su rimozione ed elaborazione del lutto./ Is it possible to crave an apple if you don’t remember its taste? The Greek director’s film (with which Orizzonti opens) reflects on identity and memory, on removal and processing of mourning. I PREDATORI di Pietro Castellitto

Una satira sferzante e che non fa sconti, un racconto corale nell’ambiente odierno della destra romana./ A lashing satire that doesn’t hold back, a choral tale in today’s environment of Roman fascist sympathizers. LISTEN di Ana Rocha De Sousa Ispirato ad una storia vera e ambientato in una zona periferica di Londra, dove Bela e Jota, coppia portoghese con tre bambini, fatica a far quadrare i conti./ Inspired by a true story, set in a suburban area of London, where Bela and Jota, a Portuguese couple with three children, struggles to make ends meet.

Disinvolta, totalmente disinibita nelle scelte professionali, capace di realizzare un ideale femminile nella disperata e vitale galleria umana del suo vero compagno d’arte, Derek Jarman (nove film insieme), così delicata e solo apparentemente distante come splendidamente rende l’improvviso e sconcertante nudo finale di Orlando. Tilda Swinton sarà a Venezia protagonista del nuovo film di Almodovar, The Human Voice, e per ricevere un meritato Leone d’Oro alla carriera che appare essere in verità solo un punto di partenza./ Casual, totally uninhibited in professional choices, able to realize a feminine ideal in the desperate and vital human gallery of her real artistic partner, Derek Jarman (they did nine films together), so delicate and only seemingly distant as splendidly as it renders Orlando’s sudden and disconcerting nude. Tilda Swinton will star in Almodovar’s new film, The Human Voice, and will be in Venice for a well-deserved Golden Lion for Lifetime Achievement.

ANN HUI

La più anziana dei maestri della New Wave hongkonghese ha uno stile – elegante e inventivo – più semplice e meno flamboyant di altri suoi colleghi; Ann Hui lo rinchiude nelle pieghe della narrazione. In una lunga carriera (che la Mostra celebra con il Leone d’Oro) la regista si è cimentata in una quantità amplissima di generi, dal dramma agli wuxiapian, dall’horror alle commedie amare, fino ai drammi intimisti per cui è più nota da noi. L’essere umano al primo posto: questo potrebbe essere il motto del suo cinema./ The oldest of the Masters of the Hong-Kong New Wave has a style – elegant and inventive – simpler and less flamboyant than her colleagues; Ann Hui locks it in the folds of storytelling. In a long career (which the Exhibition celebrates with the Golden Lion) the directress has tried her hand at a huge amount of genres, from drama to wuxiapians, from horror to bitter comedies, to the intimate dramas for which she is best known here. The human being at the forefront: this could be the motto of her cinema.

CATE BLANCHETT

L’anno scorso era ospite del red carpet di Joker in uno splendido abito nero; due anni prima prestava la voce alla visione filosofica-evoluzionistica di Terrence Malick Voyage of Time. Ma il suo legame con Venezia inizia molto prima, nel 1998, con Elizabeth di Shekhar Kapur, film che la impose come interprete di grande talento e raffinatezza. E poi di nuovo nel 2007, quando vinse la Coppa Volpi per il suo ruolo nel film corale di Todd Haynes sulla vita di Bob Dylan. A Cate Blanchett il compito di guidare la Giuria che assegnerà il Leone d’Oro di Venezia 77./ Last year, she was a guest of Joker’s red carpet in a gorgeous black dress; two years earlier, she lent her voice to Terrence Malick’s philosophical-evolutionary vision of Voyage of Time. But her connection with Venice began much earlier, in 1998, with Elisabeth by Shekhar Kapur, a film that established her as an actress of great talent and sophistication. And then again in 2007, when she won the Volpi award for her role in Todd Haynes’s choral film about the life of Bob Dylan. Cate Blanchett is tasked with leading the jury that will award the Golden Lion of the 77th edition of the Venice Film Festival.

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MUSICA

La contaminazione fra forme artistiche emerge in molti dei film in programma. Da Le Sorelle Macaluso, trasposizione per il cinema dal testo teatrale di Emma Dante, ad Alice Rohrwacher, che per la sua Omelia Paesana si confronta con l’artista francese JR. E poi c’è la musica!/ The contamination between different artistic forms emerges in many of the films scheduled for this year. From Le Sorelle Macaluso, a film adaptation from the theatre show by Emma Dante, to Alice Rohrwacher, who for her Paesant Homily meets French artist JR. And then there’s the music! PAOLO CONTE, VIA CON ME di Giorgio Verdelli Uno dei cantautori italiani più amati all’estero nelle testimonianze di conoscenti e amici quali Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Luca Zingaretti e Francesco De Gregori. Paolo Conte sarà a Venezia l’11 settembre./ One of the most beloved Italian singer-songwriters outside of Italy in the opinions of illustrious acquaintances and friends such as Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Luca Zingaretti and Francesco De Gregori. Paolo Conte will be in Venice on September 11th. NARCISO EM FÉRIAS di Renato Terra, Ricardo Calil Il cantautore brasiliano Caetano Veloso si racconta a partire dai mesi della sua prigionia dopo l’arresto immotivato avvenuto nel 1968 durante la dittatura militare./ Brazilian singersongwriter Caetano Veloso tells his story, starting from the months of imprisonement after his unjustified arrest in 1968 during the Brazilian military dictatorship. THE DISCIPLE di Chaitanya Tamhane Dal regista di Court (Premio Orizzonti 2014), un’immersione nell’ammaliante musica classica indiana per una riflessione sull’arte e sulla ricerca della perfezione assoluta./ From the director of Court, an immersion in the bewitching Indian classical music for a reflection on art and the search for absolute perfection.


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SIC/GDA

La SIC porta in Mostra un cinema capace di “lavorare per l’umanità”, per mettere il naso fuori da uno dei periodi più drammatici che la recente storia dell’uomo ci ha messo di fronte. Lituania, Messico, Stati Uniti, Danimarca, Ucraina, Turchia. E tanta Italia. A Ugo Pirro, nel centenario della sua nascita, sono dedicate le GDA di quest’anno, con giuria guidata da Nadav Lapid e consueta geografia trasversale rappresentata, assieme alla sezione firmata MIU MIU./ The SIC brings to the Festival a capable of “working for humanity”, to emerge from one of the most dramatic periods of recent human history. Lithuania, Mexico, United States, Denmark, Ukraine, Turkey. And a lot of Italy. This year’s GDAs are dedicated to Ugo Pirro, on the centenary of his birth, with a jury led by Nadav Lapid and customary wide range of geographies, along with the section signed MIU MIU. THE ROSSELLINIS di Alessandro Rossellini (SIC)

NILDE IOTTI, IL TEMPO DELLE DONNE Il 7 settembre il Teatro Goldoni trasforma il suo prestigioso palcoscenico in uno schermo cinematografico per omaggiare, in occasione dei 100 anni dalla nascita, una delle figure femminili più importanti nella storia della nostra Repubblica: Nilde Iotti. Si tratta di un evento speciale alla 17. edizione delle Giornate degli Autori (Notti Veneziane-Isola degli Autori), nell’ambito della 77. Mostra del Cinema. Il regista Peter Marcias così descrive il suo lavoro Nilde Iotti il tempo delle donne, prodotto da Mario Mazzarotto per Ganesh Produzioni e Movimento Film, con il contributo fondamentale di Sardegna Film Commission. «Alla base del mio progetto cinematografico c’è la volontà di raccontare una grande donna del Novecento italiano, attingendo ai numerosi repertori dai quali emerge la sua passione politica e il suo grande senso civile. Ho maturato l’idea di raccontare più che la figura politica la donna e il suo tempo: Nilde Iotti e la grande capacità di motivare l’universo femminile e renderlo protagonista dal dopo guerra fino ad oggi e soprattutto con l’obiettivo di consegnare alle donne contemporanee le motivazioni per un futuro che riconosca pienamente diritti e valori». Il lavoro è un rigoroso ritratto della prima donna chiamata a presiedere un ramo del Parlamento, la Camera dei Deputati, incarico che mantenne per tre legislature dal 1979 al 1992, record imbattuto nella storia del nostro Paese. Attraverso testimonianze di amiche d’infanzia di Reggio Emilia si parte dal racconto della giovane Leonilde, detta Nilde, il suo impegno nella Resistenza e altrettanto fondamentali sono i ricordi e le osservazioni di importanti personaggi della vita politica di quegli anni, tra cui il Presidente emerito Napolitano e il Presidente Mattarella, oltre a personaggi della cultura, del teatro e del cinema quali Piera Degli Esposti, Cecilia Mangini, Edda Billi e altri, che si confrontarono con la Iotti, direttamente o indirettamente. La narrazione si fonde con l’intervento di Paola Cortellesi, che non interpreta il ruolo di Nilde Iotti ma ne suggerisce in maniera efficace le parole, gli sguardi e la commozione, in quegli inserti a cui il regista ricorre per citare sia i discorsi ufficiali del personaggio politico, che le lettere più intime della donna, sola e determinata, che ha preso parte alla Resistenza, ha partecipato all’Assemblea Costituente, ha difeso il diritto all’aborto e al divorzio e, con la stessa passione, ha amato Togliatti in un’Italia lontana nel tempo e nella visione della morale. Fabio Marzari

BIENNALE COLLEGE

Nona edizione per un progetto che ricerca talento nei giovani registi emergenti provenienti da tutto il mondo. L’obiettivo rimane sempre quello di aiutare la visibilità delle produzioni di film indipendenti, valorizzando le idee vincenti ed inserendole in un’ottica che sappia mettere in risalto trame innovative con nuove ed interessanti idee di cinema./ The Ninth edition of a project that seeks talent in young emerging filmmakers from all over the world. The goal remains as always to help the visibility of independent film productions, enhancing the winning ideas and inserting them in a perspective that can highlight innovative plots with new and interesting filmmaking ideas. FUCKING WITH NOBODY di Hannaleena Hauru

A 55 anni il primo nipote di Roberto esordisce alla regia, affrontando con ironia la saga dei Rossellini e obbligando i parenti ad un’improbabile seduta di terapia familiare davanti alla macchina da presa./ At the age of 55, Roberto’s first grandson made his directorial debut, ironically tackling the Rossellini saga and forcing relatives to an unlikely family therapy session in front of the camera. MY TENDER MATADOR di Rodrigo Sepúlveda (GDA)

Durante la dittatura di Pinochet nel Cile degli anni Ottanta, un travestito si lascia coinvolgere in un’operazione clandestina molto rischiosa dopo essersi innamorata di un guerrigliero./ During Pinochet’s dictatorship in Chile in the 1980s, a transvestite gets involved in a very risky clandestine operation after falling in love with a guerrilla fighter. SAINT-NARCISSE di Bruce LaBruce (GDA) Canada, 1972. Niente eccita Dominic più della sua immagine. Per questo motivo, passa gran parte del suo tempo scattando dei selfie con una Polaroid. Quando la sua amorevole nonna muore, scopre due profondi segreti legati alla famiglia…/ Canada, 1972. Nothing excites Dominic more than his looks. Because of this, he spends much of his time taking selfies with a Polaroid. When his loving grandmother dies, he discovers two deep secrets related to the family.

Insieme ad alcuni amici, Hanna decide di realizzare e caricare su Instagram una parodia di una storia d’amore tra lei e il giovane Ekku. Ma la finta storia d’amore comincia ad avere conseguenze emotive nella vita dei suoi protagonisti…/ Together with some friends, Hanna decides to create and upload on Instagram a parody of a love story between her and the young Ekku. But the fake love story begins to have emotional consequences in the lives of its protagonists… EL ARTE DE VOLVER di Pedro Collantes Dopo sei anni passati a New York, Noemì torna nella natia Madrid per partecipare ad un provino. Ben presto si accorge che non tutto è rimasto come se lo ricordava. L’incontro con alcune vecchie conoscenze cambierà la sua visione della vita./ After six years in New York, Noemì returns to her native city of Madrid for an audition. She soon realizes that not everything has remained as she remembered it. Meeting some old acquaintances will change her outlook on life.


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CINEMA ITALIANO

La Venezia di Andrea Segre (Molecole) è protagonista della serata di pre-apertura, mentre Lacci di Daniele Lucchetti, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, dà il via ufficialmente alle danze il 2 settembre. In chiusura Lasciami andare di Stefano Mordini, con Stefano Accorsi e Valeria Golino, girato a Venezia durante le settimane di acqua alta. I tre film italiani fanno da contrappunto iniziale e finale al Festival, come dessero un benvenuto e un arrivederci virtuale nel nostro Paese a tutti gli altri, ospiti del primo festival in presenza dell’era Covid. Grande attesa anche per Le sorelle Macaluso di Emma Dante e per Padrenostro di Claudio Noce, figlio del vicequestore Alfonso al centro di un attentato dei NAP negli anni ’70 a cui il film si ispira, grazie alla straordinaria fisionomia di Pierfrancesco Favino./ Venice as portrayed by Andrea Segre in Molecole is the protagonist of the pre-opening evening, while Lacci by Daniele Lucchetti, based on the novel of the same name by Domenico Starnone, officially kicks off the Festival on September 2nd. The Festival ends with Let Me Go by Stefano Mordini, with Stefano Accorsi and Valeria Golino, filmed in Venice during weeks of excessively high tides. The three Italian films serve as an initial and final counterpoint to the Festival, as if giving a virtual welcome and goodbye in our country to all the others, guests of the first festival in the Covid era. Great anticipation also for Emma Dante’s The Macaluso Sisters and for Padrenostro by Claudio Noce, son of deputy Alfonso who was at the center of a NAP attack in the 1970s from which the film draws inspiration, thanks to the extraordinary physique of Pierfrancesco Favino. NOTTURNO di Gianfranco Rosi Girato ai confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano, racconta la quotidianità che sta dietro la tragedia continua di guerre civili, dittature feroci, invasioni e ingerenze straniere. Viaggio nelle coscienze di chi giorno dopo giorno ricostruisce la propria vita./ Filmed on the borders of Iraq, Kurdistan, Syria and Lebanon, the film tells the daily life behind the continuing tragedy of civil wars, ferocious dictatorships, invasions and foreign interference. A journey into the consciences of those who rebuild their lives day after day.

VENICE VR EXPANDED

Uno dei primi festival cinematografici ad aver esplorato le possibilità di questa nuova forma di espressione artistica, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia torna quest’anno con la nuova edizione dedicata alla realtà virtuale: Venice VR Expanded. A differenza degli scorsi anni, in cui veniva messa a disposizione l’isola del Lazzaretto Vecchio, l’evento sarà disponibile a tutti interamente online su una piattaforma sviluppata da VRrOOm dal 2 al 12 settembre. Le opere complessive presentate saranno in totale 44, di cui 31 progetti in concorso, 9 fuori concorso (Best of VR) e 4 proposte della Biennale College Cinema, sempre fuori concorso. Temporaneamente chiuso, M9 – Museo del ‘900 di Mestre riaprirà al pubblico dal 2 al 12 settembre ed insieme ad altre numerose istituzioni culturali in giro per il mondo presenterà i nuovi progetti immersivi attraverso delle esposizioni apposite./ One of the first film festivals to explore the possibilities of this new form of artistic expression, the Venice International Film Festival returns this year with the new edition dedicated to virtual reality: Venice VR Expanded. Unlike past years, in which the island of Lazzaretto Vecchio was made available, the event will be available to everyone entirely online from 2 to 12 September on a platform developed by VRrOOm. The number of works presented totals 44, of which 31 projects are in competition, 9 out of competition (Best of VR) and 4 are from the Biennale College Cinema, also out of competition. Temporarily closed, M9 – Museum of the 1900s of Mestre will reopen to the public from the 2nd to the 12th of September and together with numerous other cultural institutions around the world will present the new immersive projects through special exhibitions. GNOMES AND GOBLINS di Jon Favreau, Jake Rowell Un’avventura fantasy onirica e surreale che accompagna visivamente lo spettatore in un mondo abitato da goblin, foreste incantate e creature magiche./ A dreamlike and surreal fantasy adventure that visually accompanies the viewer in a world inhabited by goblins, enchanted forests and magical creatures. GRAVIDADE VR di Fabito Rychter, Amir Admoni

ASSANDIRA di Salvatore Mereu

Come sfondo una Sardegna massacrata dal turismo, in nome del quale tutto è lecito e le tradizioni possono essere calpestate senza indugio. Al centro, un padre e un figlio alla ricerca di un rapporto forse irrimediabilmente compromesso./ With a backdrop of a Sardinia massacred by tourism, in the name of which everything is lawful and traditions can be trampled on without delay. In the center, a father and son looking for a relationship that is perhaps hopelessly compromised. GUERRA E PACE di Martina Parenti, Massimo D’Anolfi Il rapporto ultracentenario tra cinema e guerra, dalle riprese dei pionieri dell’arte filmica ai filmati amatoriali girati con lo smartphone da comuni cittadini. Per la prima volta la cinepresa entra in luoghi top-secret./ The centuries-old relationship between cinema and war, from the films of the pioneers of cinema to amateur movies shot with smartphones by ordinary citizens. For the first time, the camera enters top-secret locations.

Esperienza caotica e vivace che sfrutta la gravità non solo per raccontare gli ultimi momenti di vita di due fratelli, ma per rapire lo spettatore in una nuova emozionante dimensione./ A chaotic and lively experience that uses gravity not only to tell the last moments in the life of two brothers, but to bring the viewer in a new exciting dimension. MEET MORTAZA di Joséphine Derobe Condannato a morte dalle autorità religiose, Mortaza è un giovane in fuga dall’Afghanistan che cerca di assaporare una nuova sensazione di libertà./ Condemned to death by religious authorities, Mortaza is a young man fleeing Afghanistan who tries to savor a new feeling of freedom.

MISURE ANTI COVID-19 In quello che verrà ricordato in futuro come l’anno della famigerata pandemia del Covid-19, le misure sanitarie per garantire la sicurezza degli ospiti saranno rigide e piuttosto drastiche. Prima di tutto verranno chiuse tutte le biglietterie fisiche. L’acquisto del biglietto da parte del pubblico sarà possibile esclusivamente online, con prenotazione obbligatoria per l’accesso a tutte le proiezioni. L’accesso alla Mostra sarà gestito attraverso 9 blocchi stradali e lagunari dove avverranno controlli per la rilevazione della temperatura corporea per tutti gli ospiti. L’uso della mascherina sarà obbligatorio in tutte le aree della Mostra, sia esterne che interne, anche durante le proiezioni. I posti disponibili nelle sale saranno dimezzati per garantire il distanziamento sociale, obbligatorio anche in tutte le altre aree della Mostra. Inoltre, sarà sospesa la possibilità per il pubblico di assistere al famoso accesso alla Sala Grande delle delegazioni sul Red Carpet.

:e

In what will be remembered in the future as the year of the infamous Covid-19 pandemic, health measures to ensure the safety of guests will be strict and rather drastic. First of all, all physical ticket offices will be closed. The purchase of tickets by the public will occur exclusively online, with reservations required for access to all screenings. Access to the exhibition will be managed through 9 road and waterway blocks where body temperature checks will be carried for all guests. The use of a mask will be mandatory in all areas of the exhibition, both external and internal, even during screenings. The number of seats available in the halls will be halved to ensure social distancing, which is also mandatory in all other areas of the exhibition. In addition, the opportunity for the public to attend the entrance of the delegations into the Sala Grande via the Red Carpet will be suspended.


ArchiTuned - associazione culturale – www.archituned.com


:zoom

:zoom :77mostradelcinema 01 martue

settsept

Sala Darsena h. 21 CERIMONIA DI PREAPERTURA – INVITI

a seguire

FUORI CONCORSO FILM DI PREAPERTURA

circuitocinemainmostra

Multisala Rossini 1 h. 19 DIRETTA DELLA CERIMONIA DI APERTURA

a seguire

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A

MOLECOLE Andrea Segre (Italia, 71’)

TILDA SWINTON a seguire

PalaBiennale h. 21 DIRETTA DELLA CERIMONIA DI PREAPERTURA – INVITI

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’)

FUORI CONCORSO FILM DI PREAPERTURA

VENEZIA 77

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 101’) a seguire

MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’) MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’) Sala Grande h. 19 CERIMONIA DI APERTURA – INVITI

a seguire

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A

TILDA SWINTON

AMANTS (Lovers) V.M. 14* Nicole Garcia (Francia, 102’)

MESTRE

Sala Grande h. 22 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 1 h. 19 DIRETTA DELLA CERIMONIA DI APERTURA

a seguire

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A

TILDA SWINTON a seguire

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’)

03 giothu

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Park Hoon-jung (Corea del Sud, 131’)

circuitocinemainmostra

FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

settsept

Sala Darsena h. 14 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’)

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’) Sala Darsena h. 19 DIRETTA DELLA CERIMONIA DI APERTURA – INVITI

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire VENEZIA 77

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’)

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 101’)

Arena Lido h. 20.30 FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

PalaBiennale h. 16.45 ORIZZONTI

a seguire

FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’) a seguire ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’) Arena Giardini h. 20.30 FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’) a seguire ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’)

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’) Sala Darsena h. 17 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’) Sala Grande h. 19.30 VENEZIA 77

AMANTS (Lovers) V.M. 14* Nicole Garcia (Francia, 102’) Arena Lido h. 20.30 FUORI CONCORSO

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’)

FINAL ACCOUNT Luke Holland (UK, 90’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 FUORI CONCORSO

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire VENEZIA 77

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 102’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77 AMANTS (Lovers) V.M. 14*

04 venfri Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’) Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

FINAL ACCOUNT Luke Holland (UK, 90’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 FUORI CONCORSO

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire VENEZIA 77

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 102’) Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77 AMANTS (Lovers) V.M. 14*

Nicole Garcia (Francia, 102’)

Sala Astra 1 h. 16.30 FUORI CONCORSO

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Hoon-jung Park (Corea del Sud, 131’) Sala Darsena h. 16.45 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

THE FURNACE Roderick MaKay (Australia, 116’) Sala Astra 2 h. 16.45 FUORI CONCORSO

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Park Hoon-jung (Corea del Sud, 131’) Sala Grande h. 19.30 VENEZIA 77

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’)

DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’) Sala Grande h. 16.30 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

LACCI (The Ties) Daniele Luchetti (Italia, 100’)

Nicole Garcia (Francia, 102’)

DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’)

a seguire

IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

VENEZIA 77

PalaBiennale h. 16 ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

MESTRE

Arena Giardini h. 20.30 FUORI CONCORSO

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 101’) a seguire

Sala Darsena h. 16 ORIZZONTI - FILM DI APERTURA

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’)

AMANTS (Lovers) V.M. 14* Nicole Garcia (Francia, 102’)

VENEZIA 77

settsept

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

MILA (Apples) Christos Nikou (Grecia, Polonia, Slovenia, 90’)

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire

MOLECOLE Andrea Segre (Italia, 71’)

02 merwed

a seguire

VENEZIA 77

FUORI CONCORSO – FILM D’APERTURA

a seguire

19

V.M. 14 e V.M. 18: L’accesso non è consentito ai minori di anni 18 e di anni 14 (rispettivamente anni 16 e 12 se accompagnati da genitore o da chi ne fa le veci, muniti entrambi di documento di identità). Alle proiezioni della Mostra non sono ammessi i minori di anni 6.

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’) Sala Astra 1 h. 19.30 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC – EVENTO SPECIALE DI APERTURA

LES AIGLES DE CARTHAGE Adriano Valerio (Francia, Tunisia, Italia, 20’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE – FILM DI APERTURA

THE BOOK OF VISION Carlo S. Hintermann (Italia, UK, Belgio, 95’)

Sala Astra 2 h. 19.45 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC – EVENTO SPECIALE DI APERTURA

LES AIGLES DE CARTHAGE Adriano Valerio (Francia, Tunisia, Italia, 20’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE – FILM DI APERTURA

THE BOOK OF VISION Carlo S. Hintermann (Italia, UK, Belgio, 95’)

settsept

Sala Darsena h. 14.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’) PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’) Sala Astra 1 h. 14.15 FUORI CONCORSO

FINAL ACCOUNT Luke Holland (UK, 90’) Sala Astra 2 h. 14.30 FUORI CONCORSO

FINAL ACCOUNT Luke Holland (UK, 90’) Sala Grande h. 16.30 VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’) PalaBiennale h. 16.30 ORIZZONTI

THE FURNACE Roderick MacKay (Australia, 116’)

Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’) a seguire VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’) Arena Giardini h. 20.30 VENEZIA 77

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’) a seguire VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’) Sala Grande h. 22.15 FUORI CONCORSO

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’)


Lettera dai direttori

:zoom

Alberto Barbera, Carlo Chatrian (Berlinale), Thierry Fremaux (Festival de Cannes), Lili Hinstin (Festival di Locarno), Vanja Kaludjeric (Rotterdam Film Festival), Karel Och (Karlovy Vary), José Luis Rebordinos (San Sebastian), Tricia Tuttle (London Film Festival): dalla loro voce la serata di apertura esprime l’appoggio pieno al cinema del futuro e ai festival, occasione irrinunciabile di ricerca e confronto con il pubblico e con la società.

:77mostradelcinema circuitocinemainmostra

Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

FINAL ACCOUNT Luke Holland (UK, 90’)

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’)

Multisala Rossini 1 h. 9.30 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI

Multisala Rossini 3 h. 9 FUORI CONCORSO

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire VENEZIA 77

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 102’)

CIGARE AU MIEL (Honey Cigar) V.M. 14* Kamir Aïnouz (Francia, Algeria, 100’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’)

Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

DASHTE KHAMOUSH (the wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’)

Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77 AMANTS (Lovers) V.M. 14*

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

THE FURNACE Roderick MacKay (Australia, 116’)

Nicole Garcia (Francia, 102’)

MESTRE

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 FUORI CONCORSO

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’) Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI OAZA (Oasis) V.M. 14*

Ivan Ikić (Serbia, Slovenia, Paesi Bassi, Francia, Bosnia ed Erzegovina, 121’) Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Hoon-jung Park (Corea del Sud, 131’) Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

GRETA (I Am Greta) Nathan Grossman (Svezia, 97’)

THE HUMAN VOICE Pedro Almodóvar (Spagna, 30’) a seguire VENEZIA 77

QUO VADIS, AIDA? Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina, Austria, Romania, Paesi Bassi, Germania, Polonia, Francia, Norvegia, Turchia, 102’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

DASHTE KHAMOUSH (The Wasteland) Ahmad Bahrami (Iran, 102’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77 AMANTS (Lovers) V.M. 14*

Nicole Garcia (Francia, 102’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

MEEL PATTHAR (Milestone) Ivan Ayr (India, 98’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Hoon-jung Park (Corea del Sud, 131’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

GRETA (I Am Greta) Nathan Grossman (Svezia, 97’) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA FILM DI APERTURA

THE BOOK OF VISION Carlo S. Hintermann (Italia, UK, Belgio, 95’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’)

Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’) a seguire

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’)

THE FURNACE Roderick MacKay (Australia, 116’)

05 sabsat

settsept

SALA ASTRA 1 h. 14 FUORI CONCORSO

GRETA (I Am Greta) Nathan Grossman (Svezia, 97’) PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’) SALA ASTRA 2 h. 14.15 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

NAK-WON-EUI-BAM (Night In Paradise) Park Hoon-jung (Corea del Sud, 131’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’)

VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’) Arena Gardini h. 20.30 VENEZIA 77

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’) a seguire VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’)

GRETA (I Am Greta) Nathan Grossman (Svezia, 97’)

Sala Grande h. 22.15 FUORI CONCORSO

Sala Darsena h. 14.30 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’)

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’) Sala Grande h. 16.30 VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’) SALA ASTRA 1 h. 16.30 FUORI CONCORSO

Sala Giardino h. 24 FUORI CONCORSO

MOSQUITO STATE Filip Jan Rymsza (Polonia, USA, 100’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’)

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’)

SALA ASTRA 2 h. 16.45 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

PalaBiennale h. 17 ORIZZONTI

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’)

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’) MAINSTREAM Gia Coppola (USA, 94’) Sala Darsena h. 17.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

MAINSTREAM Gia coppola (USA, 94’) Sala Grande h. 19.30 VENEZIA 77

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’) SALA ASTRA 1 h. 19.30 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC GAS STATION V.M. 18*

Olga Torrico (Italia, 10’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA

POHANI DOROGY (Bad Roads) V.M. 18* Natalya Vorozhbit (Ucraina, 105’) SALA ASTRA 2 h. 19.45 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC GAS STATION V.M. 18*

Olga Torrico (Italia, 10’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA

POHANI DOROGY (Bad Roads) V.M. 18* Natalya Vorozhbit (Ucraina, 105’)

Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’)

Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

POHANI DOROGY (Bad Roads) V.M. 18* Natalya Vorozhbit (Ucraina, 105’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’) Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’) Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI

KITOBOY (The Whaler Boy) Philipp Yuryev (Russia, Polonia, Belgio, 93’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’)

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

MAINSTREAM Gia Coppola (USA, 94’) MESTRE IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

THE DISCIPLE Chaitanya Tamhane (India, 127’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

GAZA MON AMOUR Tarzan Nasser, Arab Nasser (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar , 87’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

PADRENOSTRO Claudio Noce (Italia, 122’)

THE FURNACE Roderick MacKay (Australia, 116’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

Multisala Rossini 3 h. 15 FUORI CONCORSO

GRETA (I Am Greta) Nathan Grossman (Svezia, 97’) Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’) Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

SPORTIN’ LIFE Abel Ferrara (Italia, 65’)

THE FURNACE Roderick MacKay (Australia, 116’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

THE DUKE Roger Michell (UK, 96’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

SPORTIN’ LIFE Abel Ferrara (Italia, 65’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’)



Dentro le quinte


:zoom

:zoom

23

:77mostradelcinema

IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

a seguire

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’)

SETTIMANA DELLA CRITICA SHORTA V.M. 14*

Anders Ølholm, Frederik Louis Hviid (Danimarca, 108’) Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

Sala Astra 1 h. 17 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

Scuola Grande della Misericordia h. 17 FUORI CONCORSO - INVITI SEGUE DIBATTITO DOPO LA PROIEZIONE

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’) FIORI, FIORI, FIORI! Luca Guadagnino (Italia, 12’) a seguire FUORI CONCORSO

SALVATORE - SHOEMAKER OF DREAMS Luca Guadagnino (Italia, 120’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

MAINSTREAM Gia Coppola (USA, 94’)

06 domsun

Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA SHORTA V.M. 14*

settsept

Anders Ølholm, Frederik Louis Hviid (Danimarca, 108’)

Sala Darsena h. 14 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’) PalaBiennale h. 14 ORIZZONTI

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’) Sala Astra 1 h. 14 FUORI CONCORSO

SPORTIN’ LIFE Abel Ferrara (Italia, 65’) Sala Astra 2 h. 14.15 FUORI CONCORSO

SPORTIN’ LIFE Abel Ferrara (Italia, 65’)

a seguire

VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’) Arena Gardini h. 20.30 VENEZIA 77

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’) a seguire VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’) Sala Grande h. 21.45 FUORI CONCORSO

ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’)

PalaBiennale h. 16.15 ORIZZONTI

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’) Sala Grande h. 16.45 VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’) Sala Astra 2 h. 16.45 FUORI CONCORSO

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’) Sala Astra 1 h. 19 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC LE MOSCHE (The Flies) V.M. 14*

Edgardo Pistone (Italia, 15’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SHORTA V.M. 14*

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

Sala Astra 2 h. 17.15 FUORI CONCORSO

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’)

ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

Sala Grande h. 19.15 VENEZIA 77

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’)

07 lunmon

settsept

Sala Darsena h. 14.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

LA NUIT DES ROIS (Night of the Kings) Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’) PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

RESIDUE Merawi Gerima (USA, 90’)

LA NUIT DES ROIS Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’)

Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

Sala Astra 1 h. 14.15 FUORI CONCORSO

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’)

FIORI, FIORI, FIORI! Luca Guadagnino (Italia, 12’) a seguire FUORI CONCORSO

SALVATORE - SHOEMAKER OF DREAMS Luca Guadagnino (Italia, 120’)

Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’) Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

Sala Grande h. 19.15 VENEZIA 77

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

Sala Astra 2 h. 19.15 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC LE MOSCHE (The Flies) V.M. 14*

Multisala Rossini 3 h. 15 FUORI CONCORSO

MAINSTREAM Gia Coppola (USA, 94’) SPORTIN’ LIFE Abel Ferrara (Francia, 65’)

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

MAINSTREAM Gia Coppola (USA, 94’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

MANDIBULES (Mandibles) Quentin Dupieux (Francia, Belgio, 77’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

FIORI, FIORI, FIORI! Luca Guadagnino (Italia, 12’) a seguire FUORI CONCORSO

SALVATORE - SHOEMAKER OF DREAMS Luca Guadagnino (Italia, 120’)

Sala Giardino h. 19.30 BIENNALE COLLEGE CINEMA PRESENTAZIONE

FUCKING WITH NOBODY V.M. 14* Hannaleena Hauru (Finlandia , 105‘) Sala Astra 1 h. 19.45 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

WHERE THE LEAVES FALL Xin Alessandro Zheng (Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

NON ODIARE Mauro Mancini (Italia, Polonia, 96’) Sala Astra 2 h. 20 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

WHERE THE LEAVES FALL Xin Alessandro Zheng (Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

NON ODIARE Mauro Mancini (Italia, Polonia, 96’) ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’) a seguire

IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’)

Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

PIECES OF A WOMAN Kornél Mundruczó (Canada, Ungheria, 128’)

THE MAN WHO SOLD HIS SKIN Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania, Belgio, Svezia, 104’)

ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’)

PRINCESSE EUROPE Camille Lotteau (Francia, 108’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

Anders Ølholm, Frederik Louis Hviid (Danimarca, 108’)

Edgardo Pistone (Italia, 15’)

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’)

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’)

MESTRE

MISS MARX Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio, 107’)

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’)

Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’)

Sala Darsena h. 16.30 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

Sala Astra 1 h. 16.30 FUORI CONCORSO

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’)

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’)

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’)

Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’)

VENEZIA 77

Sala Astra 2 h. 14.30 FUORI CONCORSO

FIORI, FIORI, FIORI! Luca Guadagnino (Italia, 12’) a seguire FUORI CONCORSO

SALVATORE - SHOEMAKER OF DREAMS Luca Guadagnino (Italia, 120’) Sala Grande h. 16.30 VENEZIA 77

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) Sala Darsena h. 16.45 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’) PalaBiennale h. 16.45 ORIZZONTI

GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’)

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) Arena Giardini h. 20.30 VENEZIA 77

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’) a seguire VENEZIA 77

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) Sala Grande h. 22 FUORI CONCORSO

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’)


INSIEME

PER LA PGC INSIEME PER L’ARTE, LA CULTURA E LA BELLEZZA

DO N A O R A

Dorsoduro 701, 30123 Venezia guggenheim-venice.it

Foto © Matteo De Fina

Aiutaci a scrivere una nuova pagina di storia della Collezione Peggy Guggenheim e di Venezia


:zoom

:zoom

25

:77mostradelcinema

Sala Giardino h. 22.15 EVENTO IN COLLABORAZIONE CON LA RAI – INVITI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

REVENGE ROOM Diego Botta (Italia, 20’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 3 h. 9 FUORI CONCORSO

FIORI, FIORI, FIORI! Luca Guadagnino (Italia, 12’) a seguire FUORI CONCORSO

SALVATORE - SHOEMAKER OF DREAMS Luca Guadagnino (Italia, 120’) Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’) Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’) Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’) Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’) Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI

Multisala Rossini 1 h. 18.30

VENEZIA 77 DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

LA NUIT DES ROIS Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’) Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI

DAS NEUE EVANGELIUM (The New Gospel) Milo Rau (Germania, Svizzera, Italia, 107’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

NARCISO EM FÉRIAS (Narcissus of Duty) Renato Terra, Ricardo Calil (Brasile, 84’)

GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’) MESTRE

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’) JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’) OMELIA CONTADINA (Paesant Homily) Alice Rohrwacher, JR (Italia, Francia, 9’)

LA TROISIÈME GUERRE (The Third War) Giovanni Aloi (Francia, 92’)

ZANKA CONTACT Ismaël El Iraki (Francia, Marocco, Belgio, 120’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

OMELIA CONTADINA (Paesant Homily) Alice Rohrwacher, JR (Italia, Francia, 9’) a seguire

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

LA NUIT DES ROIS Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’)

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’) Sala Grande h. 19.15 VENEZIA 77

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) Sala Astra 1 h. 19.15 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

ACCAMÒRA (In questo momento) Emanuela Muzzupappa (Italia, 11’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

HAYALETLER (Ghosts) Azra Deniz Okyay (Turchia, Francia, Qatar, 90’) Sala Astra 2 h. 19.30 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

ACCAMÒRA (in questo momento) Emanuela Muzzupappa (Italia, 11’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

HAYALETLER (Ghosts) Azra Deniz Okyay (Turchia, Francia, Qatar, 90’) Sala Giardino h. 19.45 BIENNALE COLLEGE CINEMA

EL ARTE DE VOLVER (The Art of Return) Pedro Collantes (Spagna, 91’) NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

THE WORLD TO COME Mona Fastvold (USA, 104’)

PalaBiennale h. 17.30 ORIZZONTI

Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

KHORSHID (Sun Children) Majid Majidi (Iran, 99’)

NARCISO EM FÉRIAS (Narcissus of Duty) Renato Terra, Ricardo Calil (Brasile, 84’)

NON ODIARE Mauro Mancini (Italia, Polonia, 96’)

settsept

IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

08 martue

Sala Darsena h. 14.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

Sala Astra 1 h. 14.15 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

FUORI CONCORSO

GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’)

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

OMELIA CONTADINA (Paesant Homily) Alice Rohrwacher, JR (Italia, Francia, 9’) a seguire

IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’)

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’)

PREPARATIONS TO BE TOGETHER FOR AN UNKNOWN PERIOD OF TIME Lili Horvát (Ungheria, 95’) ASSANDIRA Salvatore Mereu (Italia, 128’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

a seguire

FUORI CONCORSO

NARCISO EM FÉRIAS (Narcissus of Duty) Renato Terra, Ricardo Calil (Brasile, 84’) Sala Astra 2 h. 14.30 FUORI CONCORSO

NARCISO EM FÉRIAS (Narcissus of Duty) Renato Terra, Ricardo Calil (Brasile, 84’)

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) a seguire

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’) Sala Grande h. 16.45 VENEZIA 77

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) Sala Astra 2 h. 16.45 FUORI CONCORSO

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’) Sala Darsena h. 17.30 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 3 h. 9 FUORI CONCORSO

OMELIA CONTADINA (Paesant Homily) Alice Rohrwacher, JR (Italia, Francia, 9’) a seguire FUORI CONCORSO

NARCISO EM FÉRIAS (Narcissus of Duty) Renato Terra, Ricardo Calil (Brasile, 84’) Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’) Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

LA NUIT DES ROIS Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’) Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’) GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’)

a seguire

Sala Astra 1 h. 16.30 FUORI CONCORSO

CIGARE AU MIEL (Honey Cigar) V.M. 14* Kamir Aïnouz (Francia, Algeria, 100’)

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

OMELIA CONTADINA (Paesant Homily) Alice Rohrwacher, JR (Italia, Francia, 9’) a seguire FUORI CONCORSO

Sala Astra 2 h. 22.15 GIORNATE DEGLI AUTORI FILM DI APERTURA

VENEZIA 77

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) Arena Gardini h. 20.30 VENEZIA 77

VENEZIA 77

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) Sala Grande h. 21.45 CONSEGNA DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A

ANN HUI a seguire

FUORI CONCORSO

DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann Hui (Cina, 140’) Sala Astra 1 h. 22 GIORNATE DEGLI AUTORI FILM DI APERTURA

CIGARE AU MIEL (Honey Cigar) V.M. 14* Kamir Aïnouz (Francia, Algeria, 100’)

Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI

SPACCAPIETRE (UNA PROMESSA) V.M. 14* Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio (Italia, Francia, Belgio, 104’) Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’) Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

HOPPER/WELLES Orson Welles (USA, 130’) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

HAYALETLER (Ghosts) Azra Deniz Okyay (Turchia, Francia, Qatar, 90’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’)


:zoom :77mostradelcinema

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI

KONFERENTSIYA (Conference) V.M. 14* Ivan Tverdovsky (Russia, Estonia, Italia, UK, 130’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’)

09 merwed

settsept

Sala Darsena h. 14.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’) PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’) Sala Astra 1 h. 14.15 FUORI CONCORSO

HOPPER/WELLES Orson Welles (USA, 130’)

MESTRE

Sala Astra 2 h. 20 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

FINIS TERRAE Tommaso Frangini (USA, Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

TOPSIDE Celine Held, Logan George (USA, 90’) Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’) a seguire VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Arena Giardini h. 20.30 VENEZIA 77

IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’)

DOROGIE TOVARISCHI! (Dear Comrades!) Andrei Konchalovsky (Russia, 120’)

Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI 200 METERS V.M. 14*

IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

Ameen Nayfeh (Palestina, Giordania, Qatar, Italia, Svezia, 90’)

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’)

Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann Hui (Cina, 140’) Multisala Rossini 2 h. 16 ORIZZONTI

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

TOPSIDE Celine Held, Logan George (USA, 90’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’) Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’)

Sala Astra 2 h. 14.30 FUORI CONCORSO

HOPPER/WELLES Orson Welles (USA, 130’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

LA NUIT DES ROIS Philippe Lacôte (Costa d’Avorio, Francia, Canada, 92’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

ŚNIEGU JUŻ NIGDY NIE BE˛DZIE (Never Gonna Snow Again) Małgorzata Szumowska, coregia: Michał Englert (Polonia, Germania, 113’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

GUERRA E PACE (War and Peace) Martina Parenti, Massimo D’Anolfi (Italia, Svizzera, 128’)

PalaBiennale h. 16.45 ORIZZONTI

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’)

a seguire

VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Sala Grande h. 22 VENEZIA 77

Sala Darsena h. 17 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’)

Sala Astra 1 h. 17 FUORI CONCORSO

Ivan Ikić (Serbia, Slovenia, Paesi Bassi, Francia, Bosnia ed Erzegovina, 121’)

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’) DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann Hui (Cina, 140’)

Sala Astra 1 h. 22.15 GIORNATE DEGLI AUTORI OAZA (Oasis) V.M. 14*

Sala Astra 2 h. 22.30 GIORNATE DEGLI AUTORI OAZA (Oasis) V.M. 14*

Ivan Ikić (Serbia, Slovenia, Paesi Bassi, Francia, Bosnia ed Erzegovina, 121’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

ONE NIGHT IN MIAMI Regina King (USA, 110’)

circuitocinemainmostra

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 9 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

HOPPER/WELLES Orson Welles (USA, 130’) LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’)

HOPPER/WELLES Orson Welles (USA, 130’) Sala Astra 2 h. 17.15 FUORI CONCORSO

DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann Hui (Cina, 140’) Sala Grande h. 19.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’) Sala Astra 1 h. 19.45 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

FINIS TERRAE Tommaso Frangini (USA, Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

TOPSIDE Celine Held, Logan George (USA, 90’)

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann HUI (Cina, 140’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’)

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI

GUIDA ROMANTICA A POSTI PERDUTI Giorgia Farina (Italia, 108’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’)

10 giothu

settsept

Sala Astra 1 h. 14 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kurosawa Kiyoshi (Giappone, 115’) Sala Darsena h. 14.15 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’) PalaBiennale h. 14.15 ORIZZONTI

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’) Sala Astra 2 h. 14.15 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kurosawa Kiyoshi (Giappone, 115’) Sala Astra 1 h. 16.30 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’)

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’) MESTRE IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

LAILA IN HAIFA Amos Gitai (Israele, Francia, 99’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

NOTTURNO Gianfranco Rosi (Italia, Francia, Germania, 100’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

JENAYAT-E BI DEGHAT (Careless Crime) Shahram Mokri (Iran, 139’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO

DI YI LU XIANG (Love After Love) Ann Hui (Cina, 140’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 ORIZZONTI

LISTEN Ana Rocha De Sousa (UK, Portogallo, 73’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’)

Sala Grande h. 16.45 VENEZIA 77

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’) Sala Astra 2 h. 16.45 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Sala Darsena h. 17 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’) PalaBiennale h. 17 ORIZZONTI

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’) Sala Giardino h. 19 ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M. 14*

DAS SPIEL (The Game) Roman Hodel (Svizzera, 17’)


:zoom 27

THE SHIFT Laura Carreira (UK, Portogallo, 9’) ENTRE TÚ Y MILAGROS Mariana Saffon (Colombia, 20’) NATTÅGET (The Night Train) Jerry Carlsson (Svezia, 15’) BEING MY MOM Jasmine Trinca (Italia, 12’) MÂY NHU’NG KHÔNG MU’A (Live In Cloud Cuckoo Land) Nghia Vu Minh, Thy Pham Hoang Minh (Vietnam, Corea del Sud, 19’) THE RETURN OF TRAGEDY Bertrand Mandico (Francia, 24’) Sala Astra 1 h. 19.15 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC J’ADOR V.M. 18*

Simone Bozzelli (Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

50 (O dos ballenas se encuentran en la playa) V.M. 18* Jorge Cuchí (Messico, 122’) Sala Grande h. 19.30 VENEZIA 77

NUEVO ORDEN V.M. 14* Michel Franco (Messico, Francia, 88’)

Sala Astra 2 h. 22.30 GIORNATE DEGLI AUTORI

SPACCAPIETRE (UNA PROMESSA) V.M. 14* Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio (Italia, Francia, Belgio, 104’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’) Multisala Rossini 3 h. 12 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’) Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’) Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI

MA MA HE QI TIAN DE SHI JIAN (MAMA) Li Dongmei (Cina, 134’) Multisala Rossini 1 h. 15.30 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) Sala Astra 2 h. 19.30 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC J’ADOR V.M. 18*

Simone Bozzelli (Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA

50 (O dos ballenas se encuentran en la playa) V.M. 18* Jorge Cuchí (Messico, 122’) Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

NUEVO ORDEN V.M. 14* Michel Franco (Messico, Francia, 88’) a seguire VENEZIA 77

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’)

Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth about La dolce vita) Giuseppe Pedersoli (Italia, 83’) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

50 (O dos ballenas se encuentran en la playa) V.M. 18* Jorge Cuchí (Messico, 122’)

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI

RUN HIDE FIGHT V.M. 14* Kyle Rankin (USA, 109’) Sala Astra 1 h. 22.15 GIORNATE DEGLI AUTORI

SPACCAPIETRE (UNA PROMESSA) V.M. 14* Gianluca De Serio, Massimiliano De Serio (Italia, Francia, Belgio, 104’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

LE SORELLE MACALUSO Emma Dante (Italia, 89’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

BU ZHI BU XIU (The Best Is Yet To Come) Wang Jing (Cina, 114’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 VENEZIA 77

SPY NO TSUMA (Wife Of A Spy) Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 115’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth about La dolce vita) Giuseppe Pedersoli (Italia, 83’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77 NUEVO ORDEN V.M. 14*

Michel Franco (Messico, Francia, 88’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’)

EXTRALISCIO – PUNK DA BALERA Elisabetta Sgarbi (Italia, 93’) Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77 NUEVO ORDEN V.M. 14*

11 venfri

settsept

Sala Darsena h. 14 ORIZZONTI

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’) PalaBiennale h. 14 ORIZZONTI

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’) Sala Astra 1 h. 14 FUORI CONCORSO

Michel Franco (Messico, Francia, 88’)

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth about La dolce vita) Giuseppe Pedersoli (Italia, 83’)

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

Sala Astra 2 h. 14.15 FUORI CONCORSO

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’)

RUN HIDE FIGHT V.M. 14* Kyle Rankin (USA, 109’) Sala Astra 2 h. 16.30 FUORI CONCORSO

RUN HIDE FIGHT V.M. 14* Kyle Rankin (USA, 109’) Sala Grande h. 16.45 VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’)

a seguire

VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’) Sala Darsena h. 21 FUORI CONCORSO

PAOLO CONTE, VIA CON ME Giorgio Verdelli (Italia, 100’) PalaBiennale h. 21 FUORI CONCORSO

PAOLO CONTE, VIA CON ME Giorgio Verdelli (Italia, 100’)

Sala Darsena h. 17.30 ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109’) PalaBiennale h. 17.30 ORIZZONTI

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109) Sala Grande h. 19 VENEZIA 77

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’) Sala Giardino h. 19.30 ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI

ANITA Sushma Khadepaun (India, USA, 17’) SOGNI AL CAMPO Magda Guidi, Mara Cerri animazione (Francia, Italia, 9’) À FLEUR DE PEAU (Under her skin) Meriem Mesraoua (Francia, Qatar, Algeria, 15’) MIEGAMASIS RAJONAS (Places) Vytautas Katkus (Lituania, 13’) WAS WAHRSCHEINLICH PASSIERT WÄRE, WÄRE ICH NICHT ZUHAUSE GEBLIEBEN (What Probably Would Have Happened, If I Hadn’t Stayed At Home) Willy Hans (Germania, 20’) WORKSHOP Judah Finnigan (Nuova Zelanda, 16’) SÌ Luca Ferri (Italia, 19’) – FUORI CONCORSO

Sala Grande h. 22 FUORI CONCORSO

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’) Sala Astra 1 h. 22.15 GIORNATE DEGLI AUTORI

MA MA HE QI TIAN DE SHI JIAN (MAMA) Li Dongmei (Cina, 134’) Sala Astra 2 h. 22.30 GIORNATE DEGLI AUTORI

MA MA HE QI TIAN DE SHI JIAN (MAMA) Li Dongmei (Cina, 134’)

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 3 h. 9 FUORI CONCORSO

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth about La dolce vita) Giuseppe Pedersoli (Italia, 83’) Multisala Rossini 1 h. 9.30 VENEZIA 77

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’)

Sala Astra 1 h. 19.30 GIORNATE DEGLI AUTORI

Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

VENEZIA 77

Sala Grande h. 22 FUORI CONCORSO

SELVA TRÁGICA (Tragic Jungle) Yulene Olaizola (Messico, Francia, Colombia, 96’)

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’)

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’)

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

Arena Giardini h. 20.30 VENEZIA 77 NUEVO ORDEN V.M. 14*

Michel Franco (Messico, Francia, 88’) a seguire

Sala Astra 1 h. 16.15 FUORI CONCORSO

MESTRE

LA VERITÀ SU LA DOLCE VITA (The Truth about La dolce vita) Giuseppe Pedersoli (Italia, 83’)

KONFERENTSIYA (Conference) V.M. 14* Ivan I. Tverdovskiy (Russia, Estonia, Italia, UK, 130’) Sala Astra 2 h. 19.45 GIORNATE DEGLI AUTORI

KONFERENTSIYA (Conference) V.M. 14* Ivan I. Tverdovskiy (Russia, Estonia, Italia, UK, 130’) Arena Lido h. 20.30 VENEZIA 77

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’) a seguire VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’) Arena Giardini h. 20.30 VENEZIA 77

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’)

Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’) Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO RUN HIDE FIGHT V.M. 14*

Kyle Rankin (USA, 109’) Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77 NUEVO ORDEN V.M. 14*

Michel Franco (Messico, Francia, 88’)


:zoom :77mostradelcinema

Multisala Rossini 2 h. 13 ORIZZONTI

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’) Multisala Rossini 3 h. 15 GIORNATE DEGLI AUTORI

TENGO MIEDO TORERO (My Tender Matador) V.M. 14* Rodrigo Sepúlveda Urzúa (Cile, Argentina, Messico, 93’) Multisala Rossini 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO RUN HIDE FIGHT V.M. 14*

Kyle Rankin (USA, 109’) Multisala Rossini 2 h. 16 FUORI CONCORSO

CRAZY, NOT INSANE V.M. 14* Alex Gibney (USA, 117’) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA

TVANO NEBUS (The Flood Won’t Come) V.M. 14* Marat Sargsyan (Lituania, 97’) Multisala Rossini 1 h. 18.30 VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 13 ORIZZONTI

Sala Astra 1 h. 19.30 GIORNATE DEGLI AUTORI 200 METERS V.M. 14*

Multisala Rossini 1 h. 12.30 VENEZIA 77

IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 FUORI CONCORSO RUN HIDE FIGHT V.M. 14*

Sala Astra 2 h. 19.45 GIORNATE DEGLI AUTORI 200 METERS V.M. 14*

Multisala Rossini 3 h. 15 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 FUORI CONCORSO CRAZY, NOT INSANE V.M. 14*

Sala Giardino h. 20

NOWHERE SPECIAL Uberto Pasolini (Italia, Romania, UK, 96’)

Ameen Nayfeh (Palestina, Giordania, Qatar, Italia, Svezia, 90’)

Kyle Rankin (USA, 109’)

Alex Gibney (USA, 117’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’) IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 ORIZZONTI

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109)

Ameen Nayfeh (Palestina, Giordania, Qatar, Italia, Svezia, 90’) PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE DEL FUTURO – PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” Arena Lido h. 20.30 FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA

LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’)

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 VENEZIA 77

Multisala Rossini 2 h. 22 ORIZZONTI

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’)

a seguire PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO Arena Gardini h. 20.30 FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA IMG Cinemas Candiani 2 h. 22 ORIZZONTI

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’)

12 sabsat

settsept

Sala Astra 1 h. 13.45 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

ZHELTAYA KOSHKA (Yellow Cat) Adilkhan Yerzhanov (Kazakistan, Francia, 90’) IMG CINEMAS CANDIANI 1 h. 12.30 VENEZIA 77 NUEVO ORDEN V.M. 14*

Michel Franco (Messico, Francia, 88’)

Sala Grande h. 21 FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA

CRAZY, NOT INSANE V.M. 14* Alex Gibney (USA, 117’) Sala Astra 2 h. 14 FUORI CONCORSO

Sala Astra 1 h. 22 GIORNATE DEGLI AUTORI

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’)

UND MORGEN DIE GANZE WELT (And Tomorrow The Entire World) Julia Von Heinz (Germania, Francia, 111’)

LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’) a seguire PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’)

Sala Astra 1 h. 16.30 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 1 h. 9.30 VENEZIA 77

Multisala Rossini 2 h. 16 ORIZZONTI

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109) Multisala Rossini 3 h. 18 SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE – FILM DI CHIUSURA

THE ROSSELLINIS Alessandro Rossellini (Italia, Lettonia, 99’)

CITY HALL Frederick Wiseman (USA, 275’)

CRAZY, NOT INSANE V.M. 14* Alex Gibney (USA, 117’)

MESTRE

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’)

Multisala Rossini 2 h. 19 FUORI CONCORSO

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’)

Multisala Rossini 1 h. 15.30 VENEZIA 77

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’)

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109)

Multisala Rossini 1 h. 21.30 VENEZIA 77

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’)

Multisala Rossini 1 h. 18.30 FUORI CONCORSO

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’)

Multisala Rossini 2 h. 19 ORIZZONTI

SAMP Flavia Mastrella, Antonio Rezza (Italia, 78’)

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’)

TENGO MIEDO TORERO (My Tender Matador) V.M. 14* Rodrigo Sepúlveda Urzúa (Cile, Argentina, Messico, 93’) Sala Astra 2 h. 22.15 GIORNATE DEGLI AUTORI

Sala Astra 2 h. 16.45 FUORI CONCORSO

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’)

TENGO MIEDO TORERO (My Tender Matador) V.M. 14* Rodrigo Sepúlveda Urzúa (Cile, Argentina, Messico, 93’)

Sala Grande h. 19

Sala Giardino h. 22.30

CERIMONIA DI PREMIAZIONE INVITI

Sala Darsena h. 19

DIRETTA DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE INVITI

PalaBiennale h. 19

DIRETTA DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE a seguire

FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA

LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’)

Multisala Rossini 3 h. 21 GIORNATE DEGLI AUTORI FILM DI CHIUSURA SAINT-NARCISSE V.M. 14*

IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30 FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA

LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’)

13 domsun

settsept

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 1 h. 15.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO Multisala Rossini 1 h. 18.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO Multisala Rossini 1 h. 21.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO MESTRE IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO IMG Cinemas Candiani 1 h. 21.30

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO

Multisala Rossini 1 h. 21.30 FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA

LASCIAMI ANDARE (You came back) Stefano Mordini (Italia, 98’) MESTRE IMG Cinemas Candiani 2 h. 10 ORIZZONTI

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 12.30 VENEZIA 77

SƏPƏLƏNMIŞ ÖLÜMLƏR ARASINDA (In Between Dying) Hilal Baydarov (Azerbaijan, USA, 92’) IMG Cinemas Candiani 1 h. 15.30 VENEZIA 77

NOMADLAND Chloé Zhao (USA, 108’)

IMG Cinemas Candiani 2 h. 16 ORIZZONTI

I PREDATORI (The Predators) Pietro Castellitto (Italia, 109)

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BIGLIETTI/TICKETS SALE AL LIDO, ARENA LIDO E ARENA GIARDINI Biglietti acquistabili esclusivamente online/ Tickets may only be purchased online: www.boxol.it/biennalecinema Info: tel. 0412726624 biglietteria.cinema@labiennale.org SALE A VENEZIA E MESTRE Biglietti e abbonamenti acquistabili presso le biglietterie dei cinema (anche in prevendita dal 28 agosto)/ Tickets and subscriptions available at the cinema box office or online: www.vivaticket.com (Multisala Rossini) www.imgcinemas.it (IMG Cinemas Candiani) Multisala Rossini San Marco 3997/a | t. 0412417274 IMG Candiani, Piazza Candiani 7/a Mestre | t. 0412383111

circuitocinemainmostra Multisala Rossini 2 h. 10 ORIZZONTI

Info: circuitocinema@comune.venezia.it www.culturavenezia.it/cinema

LAHI, HAYOP (Genus Pan) Lav Diaz (Filippine, 157’) CRAZY, NOT INSANE V.M. 14* Alex Gibney (USA, 117’)

CITY HALL Frederick Wiseman (USA, 275’)

Bruce LaBruce (Canada, 101’)

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA

Multisala Rossini 3 h. 12 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 2 h. 19 FUORI CONCORSO

IMG Cinemas Candiani 1 h. 18.30 FUORI CONCORSO

30 COINS (30 Monedas) Álex De La Iglesia (Spagna, 78’)

SALA WEB Programma e biglietti su/ Screening programme and tickets www.mymovies.it/biennalecinema



:zoom :fuorifestival

interview 01

Mentre noi non c’eravamo

Andrea Segre tra ricordi del padre e la città in lockdown Il silenzio e l’assenza svelano l’essenza a volte più di qualsiasi altra forma di narrazione. Questo sembra dirci Andrea Segre con il suo nuovo film nato durante il lockdown, quando Venezia era un’altra Venezia e allo stesso tempo ha svelato qualcosa di sé di profondamente autentico, che prima non risultava visibile. Molecole, a cui la Mostra del Cinema affida la serata di preapertura, racconta di un doppio isolamento, quello della città durante l’emergenza Covid e quello personale del regista, che rivive l’assenza del padre venuto a mancare alcuni anni fa. Cosa le ha rivelato Venezia di sé in quei giorni? Sono sempre stato convinto che per preservare la forza e la bellezza di Venezia la città andasse difesa e salvata dal rischio delle acque alte e del turismo di massa. Prima dell’emergenza Covid stavo già lavorando a dei progetti su questi temi per il cinema e per il teatro. Non avevo però mai avuto il tempo e l’occasione di sentire quanto profondo fosse il rapporto tra la forza e la fragilità della città; non avevo mai vissuto il contatto diretto con la sua struttura esistenziale: l’ho potuta comprendere solo stando lì, in mezzo a quella situazione. Ho capito che crederla invincibile è un grande abbaglio della nostra epoca e che se potessimo ripartire proprio dal rispetto per quella fragilità, ne capiremmo di più la forza. In quei giorni era come se la città dicesse: «Andate via tutti perché io devo far vedere che sto male, non posso prescindere dal rischio di stare male». Il dolore, la paura della morte, la paura dell’essere sommersi, la paura di non sapere se la città reggerà… Sono tutti elementi che fanno parte dell’identità di Venezia:

cancellarli significa cancellare la sua stessa identità. Ci sono delle immagini in particolare che le sono rimaste più impresse? I manichini. Quando camminavo durante il lockdown tra Rialto e San Marco ero circondato soltanto dai manichini delle vetrine. Tutte le calli erano disseminate di manichini illuminati che, rimasti senza gli esseri umani intorno, sembravano dei fantasmi intenti a chiedersi: «Perché siamo qua? A cosa serviamo? Siccome ora non ci siete e non potete consumare, noi non abbiamo nessuno in cui rispecchiarci. Allora, chi siamo noi? Solo la controfigura del disorientamento del rapporto tra umanità e città?». Come ha messo insieme immagini nuove e di repertorio? Che sintesi voleva raggiungere? L’archivio di immagini si riferisce al cuore più intimo del film, che è il rapporto con papà e con la sua morte. In parte ho utilizzato anche materiale di Venezia che lui aveva filmato. Mio padre era uno scienziato, un chimico fisico, non filmava per arte, ma solo perché aveva una Superotto in casa che per fortuna ha usato. Non ho cercato di costruire un legame tra l’archivio e le mie immagini pensando alla città in sé, ma proprio pensando allo sguardo di mio padre sulla città. Certamente Venezia emerge: ci sono degli stralci, delle immagini che ricordano o fanno ricordare un passato in cui c’era un rapporto con la cittadinanza molto diverso da quello che c’è ora. Bambini che si tuffano in canale, persone che vanno a fare la spesa, tutti piccoli segni di una relazione tra vita e città molto lontana da quella dei manichini ovviamente. L’archivio di papà è però principalmente legato a lui.

L’assenza di cui parla nel film è anche quella di suo padre. Come ha affrontato la decisione di condividere con il pubblico una sfera così intima? Mostrare un aspetto così privato della propria vita può fare paura. C’è un momento in cui ti chiedi perché lo dovresti fare e un momento in cui invece decidi di non chiedertelo più, perché sarebbe come chiedersi perché si è sognato qualcosa. Non ho deciso razionalmente di fare un film su mio padre; è stato come essere trascinato dentro ad un percorso. Il film è semplicemente ‘sgorgato’, ed è stato un processo esperienziale assolutamente particolare. Tutti i pezzi si sono uniti e a quel punto io ho solo proseguito su una strada che mi ha attirato a sé. Esporre una cosa privata non poteva riguardare solo me, per questo alla fine ho chiesto un parere anche agli altri detentori della storia, mia madre, mia sorella e mio zio, il fratello di mio padre. Quando mi hanno rassicurato, dicendo che secondo loro andava bene e aveva un senso, sono andato avanti. Perché Molecole? Di per sé è già una bellissima parola, con una capacità evocativa straordinaria e un suono stranamente molto lagunare. Sarà

perché ricorda le moeche. Se la pronunci in dialetto veneziano suona proprio giusta per la laguna. Inoltre, è una parola che contiene tutti gli elementi di collegamento con mio padre, che era un chimico fisico e quindi studiava il movimento delle molecole. E poi si collega a questo virus che ha bloccato tutto, questi elementi piccolissimi che non vedi ma che determinano l’evoluzione del mondo. Infine, c’è il collegamento con l’acqua, la materia, il rapporto tra materia e anima. I titoli però diventano davvero titoli solo quando possiedono una forza evocativa che va al di là della loro razionalità. Questo è quello successo. Ha definito la pandemia “un evento imprevisto e imprevedibile che ha cambiato per sempre il mondo”. Secondo lei ha cambiato o cambierà anche il cinema? Ha cambiato il suo modo di intendere la sua professione? Se tutto va bene questo autunno girerò un film con una troupe, un set e un cast, e avrò modo così di capire direttamente cosa è successo all’industria cinematografica. La mia grandissima paura è che la pandemia faccia davvero male alle sale. Già prima del Covid c’era una forte tendenza all’individualizzazione del consumo cinematografi-

co e ad una proliferazione confusa e incontrollata dei film che ha reso possibile vedere migliaia di titoli su centinaia di piattaforme, spendendo anche molto poco. Il virus ha peggiorato la situazione e mi fa molto male, perché è come obbligare un pittore a mostrare le sue opere solo online. Ovviamente bisogna saper cogliere anche le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, capire come interagire con questo cambio di rapporto con la visione. Il mondo online fa un po’ paura, ma bisogna provare a contaminarlo il più possibile senza fossilizzarsi troppo su posizioni vecchie. La scelta della Biennale di mantenere il Festival in presenza e di usare le sale è stata una scelta coraggiosa che ho molto apprezzato. Subito dopo la proiezione in Mostra, Molecole uscirà in tutte le sale a partire dal 2 settembre, e mi auguro che le persone facciano lo sforzo di andare a vederlo al cinema. Come ci si ‘sforza’ di andare a mangiare al ristorante, forse ci si potrebbe ‘sforzare’ anche di andare a vedere un film al cinema. Lei vive a Roma, ma il lockdown l’ha costretta a rimanere a Venezia in modo imprevisto per un lungo tempo. Si sente più veneziano ora? Non ho una comprensione di Venezia legata alla quotidianità, che invece è quello che serve per capire davvero una città. Sarei perciò un po’ ipocrita a dire che ora sono più veneziano. Questa è stata un’esperienza che mi ha sicuramente fatto capire delle cose in più, ma direi che mantengo comunque una quota di disorientamento nel mio rapporto con la città. Marisa Santin Molecole Dal 2 settembre nelle sale www.zalab.org


:zoom 31

02

04

Acque (S)conosciute

Nuovo Cinema Edipo

Cinema Galleggiante, socialità e cultura condivisa in città

In Riva Corinto l’Isola degli Autori è al centro della Mostra

La Laguna di Venezia si fa ‘suolo’ fertile per un connubio tra arte e natura, suggestiva fusione tra la componente artificiale, con i suoi schermi e la sua tecnologia, messi a frutto dalla più moderna tra le arti, il cinema, e l’elemento naturale di cui la città vive e con cui nutre la propria cultura, l’acqua. È la nuova iniziativa culturale messa in piedi dai fondatori di Microclima, Edoardo Aruta e Paolo Rosso, che con questo progetto si propongono di fertilizzare, attraverso sperimentazioni artistiche, il suolo della cultura sociale veneziana. Cinema Galleggiante è un’idea innovativa che prevede dal 27 agosto al 5 settembre proiezioni su una piattaforma galleggiante, posizionata nel mezzo della laguna, dietro l’isola della Giudecca.

La peculiarità della rassegna è che gli spettatori si scopriranno parte attiva di tale insediamento marittimo di grande potenza immaginativa, trovandosi anch’essi, come lo schermo, galleggianti sull’acqua. Cinema Galleggiante propone la rassegna cinematografica Acque Sconosciute, film (lungometraggi, cortometraggi o film d’artista) il cui tema dominante ruota attorno all’elemento acqueo, di cui si fanno espressione le pellicole di artisti sia locali che internazionali. Al progetto collaborano Ocean Space/TBA21−Academy, Pentagram Stiftung e Palazzo Grassi - Punta della Dogana, con i contributi di numerose istituzioni culturali veneziane: Fondazione Musei Civici di Venezia - Mu-

seo Fortuny, Collezione Peggy Guggenheim, Fondazione Querini Stampalia, Fondazione Luigi Nono, Università Iuav di Venezia, e di realtà più giovani: About, ALMA ZEVI, Awai, DH Office, Festival dei Matti, Galleria Michela Rizzo, Ginko Film, Laguna B & We are here Venice, Spazio Punch, V.E.R-V.. Gli spettatori potranno assistere dalle proprie imbarcazioni o, pagando un piccolo contributo, dalla piattaforma galleggiante, previa prenotazione. Federica Cracchiolo Cinema Galleggiante 1, 3, 4, 5 settembre Giudecca (Rio De Sant’Eufemia) www.cinemagalleggiante.it

03

Living Together Again Prima edizione del Venice Architecture Short Film Festival Cinque serate di proiezioni gratuite (con prenotazione obbligatoria), dal primo al 5 settembre, in alcune location inconsuete di Venezia: i Giardini della Marinaressa, il Chiostro di San Francesco della Vigna e il Padiglione Venezia presso i Giardini della Biennale. Il primo Venice Architecture Short Film Festival, dal titolo emblematico Living Together Again, organizzato dall’associazione culturale ArchiTuned, in collaborazione con il Comune di Venezia, è un concorso di cortometraggi sull’architettura, che include brevi documentari, docu-film, animazioni, filmati sperimentali di autori internazionali. L’architettura stessa viene messa in discussione, diventando strumento fondamen-

tale che influenza e modella le nostre abitudini, il nostro futuro, il senso di comunità. Il VASFF indaga infatti lo spazio dell’architettura contemporanea, con particolare riguardo ai temi della città, del paesaggio, dell’utilizzo e della riappropriazione dello spazio pubblico, della socialità e della condivisione in contesti sociali, geografici, culturali e politici diversi. I corti ci raccontano di spazi, di espressioni di civiltà, di bisogni dei cittadini e dei turisti, di contesti urbani e di paesaggi reali e possibili. Oltre alla proiezione dei corti in concorso, il programma prevede la presentazione di una rassegna cinematografica di film d’autore, curata da Beka & Lemoine, un duo di artisti, registi,

produttori ed editori. Una giuria di esperti e professionisti del mondo dell’architettura e del cinema assegnerà il 5 settembre un premio ufficiale per il cortometraggio vincitore dell’edizione 2020. Il cinema diviene linguaggio e strumento prediletto per comunicare e riflettere su argomenti vicini alla comunità e agli architetti stessi, mentre l’architettura e gli spazi pubblici della città di Venezia diventano il luogo per incontrarsi. Venice Architecture Short Film Festival 1-5 settembre Giardini della Marinaressa | Chiostro di San Francesco della Vigna | Padiglione Venezia veniceshortfilmfestival.com

In collaborazione con Le Giornate degli Autori e MYmovies, torna Isola Edipo, promossa da Sibylle Righetti e Enrico Vianello, sotto la direzione artistica di Silvia Jop. Durante tutta la Mostra del Cinema, lungo la Riva Corinto al Lido, sarà ormeggiata «Edipo Re», storica imbarcazione condivisa dal pittore Giuseppe Zigaina e l’amico Pier Paolo Pasolini, usata come luogo d’incontro e di ispirazione per i due artisti, divenuta da qualche anno un nuovo luogo cult del Festival dove attori, registi, produttori e tutta la comunità dei Festivalieri si danno appuntamento. La programmazione 2020 conferma il Premio per l’inclusione Edipo Re, la nuova edizione di Cinema dell’inclusione, omaggio ai maestri e alle maestre del cinema internazionale, quest’anno dedicato alla regista Liliana Cavani, e presenta un nuovo spazio di proiezione Notti Veneziane - L’Isola degli Autori, realizzato in collaborazione con le Giornate degli Autori, una selezione di ben 11 film in anteprima mondiale e italiana che rispecchiano il rapporto tra linguaggio cinematografico, arti e i diritti, con uno sguardo particolare rivolto al cinema restaurato. Una selezione firmata da Silvia Jop (direzione artistica Isola Edipo) e Gaia Furer (direzione artistica Giornate degli Autori). Nato nel 2017 grazie alla creazione del Manifesto dell’inclusione curato dall’Università degli Studi

di Padova, il Premio per l’inclusione Edipo Re rientra nella categoria dei riconoscimenti collaterali e ufficiali della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e sarà attribuito a uno dei 12 film provenienti da 4 sezioni diverse del Festival, che affrontano questa tematica. La giuria quest’anno è composta da tre significative figure femminili: la giornalista e conduttrice televisiva Annalena Benini, l’attrice italo-beninese Esther Elisha e l’artista contemporanea Rä di Martino. Ad arricchire il programma un fitto calendario di incontri da non perdere: si inizia con la presentazione del libro Cercando la luce di Oliver Stone il 3 settembre, per seguire il 6 con Concita De Gregorio e il suo Edipo Re - A forza di sognare, sempre il 6 l’atteso showcase di Vinicio Capossela, per finire il 7 settembre al Teatro Goldoni di Venezia per onorare due grandi figure femminili dell’intero panorama culturale italiano della seconda metà del Novecento, Nilde Iotti e Liliana Cavani. Per l’occasione, il famoso teatro veneziano si trasformerà in sala cinematografica per la proiezione di Nilde Iotti – il tempo delle donne, documentario con Paola Cortellesi e diretto da Peter Marcias e, in serata, per la proiezione di Il gioco di Ripley, scelto per omaggiare Liliana Cavani. Isola Edipo 2-12 settembre Riva Corinto, Lido www.edipore.it/isola-edipo/


:zoom :fuorifestival

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Scolpire il tempo

Il sentire di Gustav

:extraordinario

La ricerca della bellezza ideale, una profonda riflessione sull’idea di arte e sul ruolo dell’artista, l’amore per la città di Venezia come simbolo di espressione artistica sono solamente alcuni tra i temi proposti nello storico capolavoro di Luchino Visconti Morte a Venezia, film scelto e inserito personalmente da Didier Guillon nella sua mostra (curatore e artista) Venetian Love a Palazzo Bonvicini, sede della “Fondation Valmont”. Il film del 1971 viene proiettato quotidianamente in fasce orarie specifiche in una vera ed esclusiva saletta cinematografica a Palazzo Bonvicini e, oltre ad essere il simbolo dell’idea di arte di Didier Guillon, accompagna i visitatori della mostra nel percorso intellettivo scelto dal curatore. Il percorso è strutturato sulle opere di tre artisti diversi, Silvano Rubino, Aristide Nejean e lo stesso Didier Guillon, e sembra gridare a gran voce che l’arte contemporanea a Venezia è ancora viva e vegeta. In questo contesto la scelta del film di Visconti è assolutamente simbolica: il film, tratto dal romanzo La morte a Venezia dello scrittore tedesco Thomas Mann, ambientato nel 1911, racconta in modo semplice, lineare e assoluto la storia del compositore Gustav von Aschenbach in visita al Lido di Venezia - le scene furono girate da Visconti all’Hotel Des Bains -, per trascorrere un periodo di convalescenza. Il protagonista ben presto si infatua di un giovanissimo ragazzo polacco, Tadzio, che ai fini della narrazione possiamo considerare come il simbolo allegorico della bellezza ideale. Il compositore decide di seguire il ragazzo, tenendolo sott’occhio e contemplandone la bellezza di nascosto. Alla fine del film il protagonista decide di rimanere a Venezia, nonostante un’epidemia di colera abbia colpito duramente la città. Lo struggimento del protagonista dinnanzi al desiderio inappagabile e di fronte a un oggetto, Tadzio, che sembra racchiudere tutto ciò che egli stesso ha scansato, eluso, rigettato, nel corso della sua vita, è uno scacco emotivo da cui nessuno può dirsi immune. La vicenda di von Aschenbach diventa così una delle più suggestive messe in scena cinematografiche del limite umano di fronte all’assoluto. In questo senso Morte a Venezia è un’opera d’arte chiusa e perfetta, la rappresentazione folgorante di un sentire universale. Interessanti dialoghi in varie parti del film svelano i motivi della scelta di questa opera cinematografica all’interno della mostra. Indimenticabile la storica discussione tra il protagonista Gustav e l’amico Alfred su quale sia il vero significato dell’arte e della bellezza. Per Gustav la creazione della bellezza e della purezza è un atto spirituale dell’artista, slegato dalla sfera del reale. Alfred invece risponde che l’arte e la bellezza appartengono ai sensi, «un divampare peccaminoso e morboso di doti naturali». La diversa visione dell’arte dei due personaggi è uno dei motivi per cui il film è stato scelto per aprire la mostra di Guillon, ma ovviamente non è l’unico. Oltre a voler valorizzare la città di Venezia, proprio come viene resa immortale nel film di Visconti, c’è anche un’altra importante metafora che giustifica la sua scelta. Alla fine del film il protagonista decide di opporsi con decisione alla crescente epidemia di colera, scegliendo di restare in città per continuare a contemplare il giovane Tadzio, la sua idea di bellezza, di arte e di espressione artistica. Così come per il protagonista, per Guillon l’assoluto è l’arte immortale della città di Venezia. Filippo Vianello Morte a Venezia | Venetian Love Screening sabato, domenica e lunedì h. 11 (su prenotazione) “Fondation Valmont”, Palazzo Bonvicini www.fondationvalmont.com

Torna il genio di Christopher Nolan Fare cinema significa catturare il tempo ed intrappolarlo in una dimensione fissa, costante ed immutabile. C’è però chi osa e si spinge oltre, talmente sicuro delle proprie potenzialità che con il tempo ci gioca, lo cambia, lo sfrutta a suo favore ai fini di una narrativa più coinvolgente e meno convenzionale. Christopher Nolan ha già dimostrato più volte di essere un maestro proprio in questo, agli inizi della sua carriera con Memento e specialmente con successi internazionali come Inception ed Interstellar. Quest’anno il regista torna con il suo undicesimo film, Tenet, che per il momento sembra raccogliere gran parte delle caratteristiche stilistiche della sua filmografia. Ancora prima dell’uscita in

sala, già dal trailer emergevano elementi innovativi molto interessanti che hanno catturato l’attenzione dei numerosissimi fan da tutto il mondo. Come ha dichiarato lo stesso regista britannico, il film intreccia il concetto di tempo e quello di entropia cercando «modi diversi in cui il tempo può funzionare». Su YouTube sono comparsi diversi video che invertono le immagini del trailer riproducendolo al contrario: un esperimento che non va ad intaccarne la sua struttura ideologica confermando anche l’interessante scelta del titolo, una parola palindroma. Dopo svariati rinvii dovuti alla pandemia del Covid-19, Tenet, nelle sale italiane dal 26 agosto. Non è stato facile per Nolan

trovare un accordo con le case di produzione per la data di uscita ufficiale, perché se da una parte la Warner voleva rinviare il film ancora una volta per garantire una maggiore sicurezza degli incassi, dall’altra il regista britannico insisteva per lasciare invariata la data di uscita così da aiutare l’industria del cinema, messa in ginocchio dalla chiusura delle sale. Filippo Vianello

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Conosco quegli occhi Dal fumetto al grande schermo: il ritorno di Diabolik! Dopo aver stupito tutti nel 2017 con Ammore e malavita, action-musical interamente in napoletano, i Manetti Bros. tornano quest’anno con una nuova trasposizione cinematografica di Diabolik, prevista in uscita nelle sale italiane il 31 dicembre 2020. La coppia di registi ha già dimostrato di possedere un coraggio versatile nel proporre al pubblico sempre qualcosa di innovativo ed inaspettato ma, questa volta, si dovrà scontrare con una tipologia di pubblico molto più esigente del solito. Mario Bava nel lontano 1968 ci aveva già provato con la sua versione cinematografica di Diabolik, adattamento definito dai Manetti fin troppo libero. Per la coppia di registi la difficoltà

più grande sarà quella di trovare il giusto compromesso tra libertà espressiva e fedeltà all’opera di origine, trovando una sorta di via di mezzo che possa da una parte accontentare tutti gli appassionati della serie di fumetti, dall’altra avvicinare e stupire le nuove generazioni. Il progetto è riuscito ad ottenere il pieno supporto di Mario Gomboli, editore storico del fumetto di Diabolik, rimasto colpito dalla coerenza e dal rispetto del soggetto presentato dai Manetti. La sceneggiatura del film sarà curata proprio dallo stesso Gomboli insieme ai registi

e al loro fedele collaboratore e fumettista Michelangelo La Neve, già sceneggiatore di Song’e Napule e Ammore e malavita. Per il momento, il casting previsto per il film sembra aver convinto tutti i fan. Diabolik sarà interpretato da Luca Marinelli, tra gli attori italiani più influenti del momento, fresco di una prestigiosa collaborazione con una produzione americana al fianco di Charlize Theron. Eva Kant sarà invece interpretata da Miriam Leone, alla sua prima collaborazione con i Manetti, mentre Valerio Mastandrea sarà l’ispettore Ginko. Filippo Vianello


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Pier Paolo Baretta Candidato Sindaco di Venezia

:incontro Abitare il presente

Il 20 e il 21 settembre si vota per

il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio Comunale della nostra città. Una città tra le più complesse e composite del Paese, ma anche d’Europa, per le molte e diversissime entità che la compongono, sia fisicamente, alla luce di un territorio di rara varietà, che culturalmente, economicamente, industrialmente. Una città con mille anime, mille vocazioni, che da troppo tempo attendono di essere

di Massimo Bran messe minimamente a sistema. Avevamo pensato di porre 6 domande/punti sui temi nodali del presente e del prossimo futuro di Venezia ai due maggiori candidati per la carica di nuovo Sindaco, vale a dire l’attuale primo cittadino Luigi Brugnaro, alla guida della compagine del centrodestra, e Pier Paolo Baretta, alla guida della lista principale del centrosinistra. In realtà l’abbiamo fatto, e per tempo. Peccato che solo uno dei due candidati abbia accolto la nostra richiesta, Pier Paolo Baretta. Naturalmente siamo stati combattuti se pubblicare o meno la voce di una sola parte della contesa. Alla fine ci siamo detti che sì, andava fatto, innanzitutto per rispetto di chi ha accolto la nostra richiesta di farsi interrogare su alcuni temi per noi cardine della nostra attualità cittadina. Dispiace, va detto, che l’attuale Sindaco si sia sottratto a un confronto aperto con il principale contendente sulle nostre pagine. Non ci resta che accettarlo e procedere con chi ha accolto il nostro invito.

CITTÀ D’ARTE: QUALE FUTURO? Idee-proposte per assecondare la cifra qualitativa altissima dell’offerta culturale e artistica della città, accresciutasi vertiginosamente negli ultimi anni attraverso l’arrivo di nuovi attori internazionali insediatisi permanentemente in città (Fondazioni, collezionisti, gallerie internazionali) grazie alla crescita della Biennale. Venezia – in sé – è un bene culturale ineguagliabile. La stessa città con i suoi palazzi, le chiese, le opere d’arte, e poi i grandi musei, le istituzioni, gli eventi, la capacità di attrarre investitori stranieri come pochissime altre città nel mondo. Venezia è già oggi una capitale della cultura. Eppure – paradossalmente – manca da anni un centro di responsabilità e di promozione dello sviluppo culturale della città. Bisogna quindi, prima di ogni altra cosa, ricostituire queste funzioni e queste responsabilità. Innanzitutto riassegnando la delega di Assessore alla Cultura, designando una figura di alto profilo con piena legittimità di operare, con forti poteri e una adeguata dotazione di bilancio. E poi creare una cabina di regia permanente che consenta di coinvolgere insieme tutti i grandi enti pubblici e privati mettendo così a sistema l’offerta culturale esistente, per garantirne la valorizzazione, il coordinamento tecnico e una calendarizzazione degli eventi integrata, per offrire cultura in tutte le stagioni dell’anno. Sarà, inoltre, necessario puntare su un nuovo equilibrio tra offerta culturale e qualità del turismo, sostenendo l’attrattività di Venezia verso le grandi realtà nazionali e internazionali, ma pure

sostenendo le produzioni culturali e artistiche emergenti e innovative che sono presenti sul territorio, sia nella città insulare che in terraferma. Bisognerà, a tal fine, attrarre investimenti, privati e pubblici (a partire dai fondi europei, ancora del tutto trascurati, o da quelli ora previsti per l’Italia dal piano Recovery Fund), introdurre incentivi fiscali e agevolazioni all’insediamento e alla residenzialità – anche temporanea – per artisti, professionisti della cultura e soggetti interessati a operare in città, favorendo ulteriormente i rapporti e il radicamento di enti e istituzioni culturali internazionali. Venezia, a buon diritto, può ambire a diventare la città delle Fondazioni. È necessario, infine, costruire un nuovo patto di reciprocità tra la città e le proprie sedi accademiche, artistiche e universitarie, presenti sia nella città insulare che in terraferma, che è parte integrante di questa progettualità. La cultura deve restare centrale per l’identità e il futuro di Venezia. RIQUALIFICAZIONE DEL TURISMO Idee-proposte per programmare e riqualificare la presenza turistica in città, in particolare alla luce della crisi pandemica che costringe oggi tutti a ridefinirsi scommettendo sul terreno della qualità. A Venezia più che altrove la crisi pandemica ha assunto i toni di una rivoluzione. Il turismo di massa ha lasciato il posto all’assenza di ospiti. È necessario gestire il paradosso: Venezia senza turisti muore, ma con troppi turisti soffoca. Non resta che lavorare per rilanciare un turismo di qualità (d’intesa con gli operatori del settore) e


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predisporre per tempo un rigoroso sistema di prenotazioni per poter così regolare al meglio i flussi. Bisogna agire subito in quest’ottica, perché la speranza (che qualcuno coltiva) che tutto torni come prima, oltre che sbagliata, è vana. Ma, al tempo stesso, non vi è alcun automatismo che faccia sì che la riduzione delle presenze si associ a una maggiore qualità. Serve, dunque, una decisa politica attiva che innesti il cambiamento. RESIDENZIALITÀ E LAVORO Idee-proposte per ridisegnare la città dal punto di vista residenziale, in particolare piani di sviluppo sinergico a livello locale, nazionale ed europeo capaci di attirare economie sostenibili per il territorio e, di conseguenza, lavoro e residenzialità a medio e lungo termine. Venezia è una città viva e per continuare a esserlo ha bisogno di un importante investimento sulla residenzialità e sul lavoro. Perché ciò sia possibile è indispensabile partire dalla riqualificazione degli immobili pubblici, di proprietà del Comune. Un patrimonio importante e distribuito in tutta la città. L’utilizzo dell’ecobonus edilizio al 110% consente di disporre di risorse utili. Per gestire questo piano straordinario bisogna affidare a una partecipata pubblica il ruolo di una vera “agenzia per la casa”, in grado di governare in modo efficiente ristrutturazioni, manutenzioni e assegnazioni. Innescare questo processo permette di mettere a disposizione dei nuovi residenti potenziali (giovani coppie, studenti, professionisti, ecc.), ma anche dei pendolari che lavorano in città (dall’ospedale agli enti pubblici), nuovi alloggi a prezzi sostenibili. La realizzazione di questo progetto consente al Comune di interloquire più efficacemente col mercato immobiliare privato per favorire un riorientamento – che va incentivato anche fiscalmente – verso gli affitti di medio-lungo periodo a sfavore di quelli del turismo mordi e fuggi. Ma un serio progetto di residenzialità si associa necessariamente al lavoro. Un piano di sostegno e rilancio di attività economiche è necessario. Va sostenuto un artigianato di qualità e figlio delle grandi tradizioni veneziane (vetro, tessuti, editoria, nautica, agroalimentare, tutto il filone collegato alla produzione culturale e artistica). Vanno, però, anche previsti adeguati spazi di lavoro che consentano di svolgere queste attività. Venezia

ha molti spazi che possono essere a tal fine riorganizzati (si pensi solo alle parti dell’Arsenale tuttora inutilizzate). In coerenza con questo percorso va altrettanto sostenuto un commercio collegato riqualificandone l’offerta. CITTÀ DELLE ACQUE Idee-proposte per proteggere, riqualificare, valorizzare il sistema ed ecosistema lagunare. Funzionamento Mose, rilancio delle vie d’acqua tra laguna e terraferma, razionalizzazione del sistema dei trasporti pubblici e privati per contenere il moto ondoso. Qualsiasi dibattito sul futuro di Venezia è inutile se non si persegue con il massimo impegno la preservazione dell’ecosistema lagunare. La laguna è un ecosistema fragile, ma attorno al quale vivono e operano centinaia di migliaia di persone. La sua cura è, perciò, tanto più necessaria. La città va protetta dalle maree eccezionali; in tal senso va completato il Mose, ma al tempo stesso ne va costantemente monitorato l’impatto ambientale. Inoltre, come tutte le città d’acqua, Venezia è insidiata dai cambiamenti climatici. La nostra città, attraverso il lavoro dell’Osservatorio recentemente costituito dalla legge di bilancio, può davvero diventare un riferimento mondiale su questo tema. Venezia può e deve investire per essere la capitale mondiale della navigazione sostenibile. Convertire nell’arco di qualche anno – anche col sostegno di finanziamenti europei – la propulsione dei natanti e prevedere la produzione di imbarcazioni green è un obiettivo praticabile. Sempre in tema di trasporti pubblici è urgente ridefinire i punti di accesso alla città. Il potenziamento degli hub ad esempio a Tessera, San Giuliano e Fusina consentirebbe già di per sé una migliore distribuzione degli accessi alla città insulare. PORTO Idee-proposte per reinventare un sistema portualeindustriale in crisi strutturale da decenni. Bonifiche, riqualificazione industriale tra chimica, cantieristica, industria green, terziario avanzato, progettazione di un nuovo centro artistico-culturale e ludico in relazione dialettica col centro storico. Il Porto di Venezia rappresenta una irrinunciabile componente dello sviluppo della città. Le sue potenzialità (un’area protetta con approdi sicuri, una rete di

attracchi e servizi logistici invidiabili) sono anche le sue ‘debolezze’ (spazi definiti e non più estendibili, equilibrio idrogeologico da rispettare). Questo comporta la possibilità per il porto commerciale di avere un futuro certo, alla condizione che ci sia una regolare manutenzione delle vie d’acqua. Ma comporta anche la coscienza che l’evoluzione dei traffici prevede per alcuni settori, ad esempio i container, un naviglio di dimensioni tali da non poter entrare in laguna. Per questo va considerata, per questo specifico settore, la realizzazione di un porto offshore collegato a terra. Questo consentirà a Venezia di collocarsi al centro di un rinnovato sistema logistico che metta in sinergia tutto l’alto Adriatico. La sfida che spetta a Venezia non è quella di competere con Trieste o con Ravenna o Chioggia, ma, semmai, porsi come capofila di una intesa con questi centri per competere meglio con i grandi porti del nord Europa, del Mediterraneo e dell’altra sponda adriatica. Ma l’occasione che non possiamo perdere è lanciare Porto Marghera come incubatore di industria Green. Si pensi al digitale o allo sviluppo che sta avendo l’idrogeno. Ma occorre anche ripensare al Vega. Tutta l’area che comprende l’università, il Vega e la prima zona va ripensata come progetto unico, che sia di sviluppo non solo industriale, ma anche culturale. Non dimentichiamo che vi fa parte anche il complesso di Forte Marghera. CITTÀ METROPOLITANA Tre idee-proposte per fare di questa entità in faticoso divenire un effettivo sistema integrato metropolitano. Articolazione e potenziamento dei trasporti, riqualificazione di Mestre come epicentro urbano di questo sistema, integrazione complementare di funzioni avanzate tra centro storico e terraferma. La nostra è una città complessa, con diverse identità territoriali, potenzialità e specificità che vanno riconosciute. Per Mestre, la città metropolitana – che va rilanciata – rappresenta l’orizzonte più prossimo per affermare la sua naturale vocazione di essere il centro di snodo logistico e di sviluppo per tutto il Veneto e non solo. Serve una ridefinizione del sistema dei trasporti in ottica di integrazione tra rete del trasporto pubblico locale, urbano ed extra urbano e la rete ferroviaria. In questa direzione la città di Mestre, che per anni è stata il simbolo di un centro urbano soffocato dal traffico e dall’irrazionalità urbanistica, può diventare invece modello per un sistema di trasporto integrato e in ottica circolare, dove vige il principio dei “15 minuti”, su ispirazione della formula Parigi e Milano: servizi al cittadino in un tempo di percorrenza massimo di 15 minuti. In tale prospettiva Mestre può ambire a diventare la capitale dell’innovazione green scrollandosi di dosso quello inaccettabile di capitale dello spaccio. Un riscatto possibile solo se scatta un “orgoglio mestrino” che la renda viva, vivace e vivibile. Pier Paolo Baretta è un sindacalista e politico italiano, è Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel Governo Conte II. Ha già ricoperto la medesima carica nel Governo Letta, nel Governo Renzi e nel Governo Gentiloni.


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regata storica the event of the month

:speciale

Remi, acqua e bandiere Trooping the Colour

Photo Renato Greco - Comune di Venezia

Non era affatto scontato che la Regata

Storica si tenesse nel 2020, anno 1° dell’era Covid. Invece la tradizione remiera della prima domenica di settembre viene onorata e, seppure con precise regole da rispettare per il doveroso distanziamento sociale, non può mancare il corteo storico rievocativo, svolto in onore di Caterina Cornaro, e soprattutto le sfide tra equipaggi distinti in competizioni di voga alla veneta, disciplina unica al mondo e praticata da molti secoli, anzi da più di un millennio nella laguna di Venezia.

di Fabio Marzari Vorremmo poter spezzare una lancia a favore della povera Caterina Cornaro, sposa del re di Cipro, cui fu tributata nel 1489 una magnifica accoglienza in città quando rinunciò al trono a favore di Venezia. La sua fu una rinuncia forzata, viveva in una corte dove gli intrighi erano all’ordine del giorno e Venezia con Caterina fu più matrigna che madre, quindi la scelta del suo buen ritiro tra i colli asolani non fu poi così ammantata di poesia e amore per un paesaggio certamente magnifico, come si vorrebbe far credere, ma fu piuttosto una scelta di sopravvivenza e si direbbe oggi di realpolitik. La sfilata con molte imbarcazioni tipiche cinquecentesche – colorate in modo variopinto e cariche di figuranti in costume che vestono i panni di una Venezia trionfante, in cui doge, dogaressa e corteo di notabili che occupavano le più alte cariche della Magistratura veneziana, oltre a nobili e ambasciatori, rappresentavano anche visivamente la potenza della Serenissima – potrebbe per motivi sanitari avere un accessorio in più, la mascherina, che tuttavia ricorda in versione 2020 la ferrea politica di prevenzione dai contagi attuata sin dai secoli più remoti in città con la quarantena obbligatoria per chi arrivava da Paesi lontani

inseguendo le rotte di navigazione. Venendo alla regata vera e propria, cioè alla sfida sportiva tra differenti tipi di imbarcazione, ci sono dei punti cruciali e delle tappe fondamentali che vale la pena ricordare, non senza tralasciare l’importanza che il recupero delle tradizioni della voga in Laguna riveste per assicurare un rapporto più equilibrato tra la città e il suo elemento basilare e imprescindibile, l’acqua. Vogare è un atto d’amore verso Venezia, ogni colpo di remi che affonda nelle acque della Laguna rappresenta un gesto ancestrale che lega in maniera indissolubile gli abitanti con l’elemento acquatico. La Laguna e il complesso reticolo di canali che formano Venezia, inclusa l’iconica via d’acqua più famosa al mondo, non sarebbero rimasti tali dopo secoli e secoli se l’intelligenza di menti illuminate e l’esercizio faticoso di braccia possenti non avessero garantito un rapporto paritetico tra uomo e acqua. Ogni colpo di remi è una carezza alla città e la sinfonia di Venezia è come un flusso musicale che si propaga scivolando tra i flutti. Ma tornando ai tre elementi costitutivi della regata, essi sono: lo spagheto, cioè il cordino teso alla partenza davanti ai Giardini di Sant’Elena; il paleto, cioè un palo infisso nel mezzo del Canal Grande di fronte alla Stazione di Santa Lucia, in cui vox populi dice si creano al giro di ritorno verso il traguardo le posizioni vincenti, e la machina davanti a Ca’ Foscari, dove le gare si concludono, nell’ansa di mezzo del canale, dopo Rialto verso l’Accademia. I premi sono in denaro e in bandiere. Le più ambite sono quattro di differenti colori: al primo viene consegnata la rossa, al secondo la bianca che un tempo era celeste, al terzo la verde, al quarto la blu, che anticamente era gialla e su cui campeggiava un porcellino, considerato un animale poco veloce. Regata Storica 6 settembre Canal Grande www.regatastoricavenezia.it

It was

really not a given that the 2020 of the Historical Regatta would take place. But take place it will, as usual, on the first Sunday of September, albeit with social distancing enforced all around. The Regatta is, in fact, a parade of boats typical of sixteenth-century Venice, with seamen in vintage clothing celebrating the triumph of Venice and us, spectators, with a modern article of clothing – our face masks – which reminds us how for centuries, Venice had been at the forefront in infectious disease control. The practice of quarantine – quarantena is Venetian for an amount of forty (days) – was invented here: all sailors from abroad were forced to observe a period of isolation before they were allowed in the city. Back to the boat parade and to the tradition of Venetian rowing, it must be said that rowing (Venetian-style: facing forward) is an act of love towards our city, an ancestral activity that connect us with water, the local essential element. The Lagoon of Venice and its complex network of channels wouldn’t look the way it does today if not for the skill of enlightened minds and the labour of strong arms didn’t strive for a balanced relationship between man and water. If you decide to watch the competition from start to finish, pay attention to these elements: the spagheto, a thread hanging by the starting post at Sant’Elena, the paleto, a pole stuck in the middle of the Grand Canal by the train station, and the machina, by Ca’ Foscari palace, where the race ends. Ceremonial flags (and a money prize) are awarded: red to the first to finish, white to the second, green to the third, and blue to the fourth, the latter decorated with the effigy of a pig – not exactly the fastest beast known to mankind.


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:arte

L’oro di Plessi

L’oro è il bene rifugio per eccellenza nei periodi

di crisi, illumina con il suo bagliore le speranze di un futuro migliore e racconta di un glorioso passato. Fabrizio Plessi per i suoi 80 anni si è regalato, ma sarebbe più corretto affermare che ha regalato alla sua amata Venezia, un’installazione composta di 15 cascate di led che scendono dalle finestre del Museo Correr rivolte su piazza San Marco, con la Basilica di fronte in cui potersi specchiare in un gioco di infiniti scambi. Tutto si trasforma in un Eldorado in cui scorrono impetuosi

di Fabio Marzari flussi dardeggianti di liquido metallo prezioso, i cui sfavillanti luccichii sono in grado di sconfiggere il buio che ha dominato incontrastato durante questi lunghi mesi di pandemia globale. Racconta il Maestro che nei mesi di chiusura forzata in casa ha eliminato per i suoi disegni ogni pennarello che non fosse color nero o oro, questi due colori sono divenuti la sua “magnifica ossessione”. Una dicotomia apparente in cui dal nero vibra la forza dell’oro, a sottolineare la potenza del metallo, come elemento metaforico di speranza, l’auspicio di una nuova età dell’oro in cui la ricchezza è data anche e soprattutto dalla ritrovata armonia tra l’uomo e il mondo che lo circonda, tra la Natura e le creazioni architettoniche e artistiche che illuminano il buio della ragione perduta. Il Covid-19 ha profondamente messo l’artista Plessi e l’uomo Plessi di fronte alla finitezza dell’essere umano, che a causa di un virus microscopico si trova a subire danni giganteschi e inimmaginabili, per questo motivo, come racconta egli stesso: «Come un sismografo, ho volutamente modificato durante il lockdown il progetto digitale delle mie cascate d’oro, perché volevo restasse un segno e la memoria di questo

preciso momento storico da me profondamente vissuto». Ed ecco apparire dalle cascate la scritta “Pax Tibi”, come nella locuzione dell’Evangelista Marco: una speranza condivisa di una pace universale, come il messaggio dell’arte. Per Fabrizio Plessi è un ritorno su quelle finestre che videro 20 anni fa una sua memorabile installazione dal titolo Waterfire, un anticipatore anche dal punto di vista dell’utilizzo della tecnologia nell’arte, sin dalla fine degli anni ‘60, quando era quasi sacrilego considerare l’arte “catodica”. Il divenire di Plessi è una continua commistione tra elementi primordiali e tecnologie, natura e artificio, tradizione e futuro. La sua Età dell’Oro, portata a compimento con l’importante supporto della Maison Dior, non è solo opulenza, è speranza, attesa di un domani migliore a partire dall’oggi, un Plessi ancor più riflessivo, mai cupo, il suo nero è, come nei grandi Maestri, una cifra cromatica che egli utilizza in maniera suggestiva e mirabile, il suo oro non è mai simbolo di corruzione, al contrario lo è di incorruttibilità. A Venezia l’oro, oltre alla tradizione dei mosaici, è legato all’arte degli abilissimi artigiani doratori, il cui lavoro Fabrizio Plessi ha saputo tradurre in un flusso digitale contemporaneo, riuscendo a saldare l’apparente dicotomia tra gli elementi primari ancestrali e le tecnologie, tra natura e artificio, tra futuro e passato. Un Plessi ‘mistico’ anche grazie alla colonna sonora del suo alter ego musicale Michael Nyman: «Ho voluto caricare la tecnologia digitale e i led di un significato nuovo, non più qualcosa di ingiustamente ritenuto freddo e quasi ospedaliero, ma qualcosa di ascetico, come la cosa materiale più vicina a Dio». «Plessi. L’Età dell’oro» 1 settembre-15 novembre Museo Correr, Piazza San Marco www.visitmuve.it

The Gold of Plessi

Gold is a safe asset to invest on in times of crisis; it shines over our hope for a better future;

it tells the story of a glorious past. For his eightieth birthday, artist Fabrizio Plessi gave – to himself and to Venice – an art installation of fifteen LED-lit waterfalls pouring out of the windows at Correr Museum, right by Piazza San Marco. The piece of art is an Eldorado, a cornucopia of glistening light that fight off the darkness left behind by these long months of global pandemic. Says Plessi that while sheltering in place, he locked in a closet every pen that was of any colour other than black or gold – these two colours became his ‘magnificent obsession’. Black is a natural complement to the vibrating strength of gold, it exalts the power of the precious metal as a metaphorical element of hope, of anticipation for a new golden age where wealth is to be found in the harmony between humankind and nature, between nature and art and architecture. Covid-19 is a sobering reminder – to Plessi and to everyone else – of the finitude of our earthly existence. That is why the artist added the words pax tibi, peace be with you, to his almost-completed waterfall project. Peace, like art, is a message that can be universally received. In Venice, gold made history in the ability of local goldsmiths, whose work Plessi translated into a modern digital stream that strengthens the apparent dichotomy between primal ancestral elements and technology, between nature and artefact, past and future. Plessi’s ‘mystical’ art is beautifully complemented by the artist’s alter ego in the world of music: Michael Nyman.


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Archivio del Presente

Sei curatori per un’unica, vivissima Biennale Non sono solo i moltissimi filmati, le fotografie, i documenti, le lettere, i manifesti, gli articoli di giornale a fare della mostra Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia un unicum, o meglio forse il prototipo di un format di incroci creativi da replicare, ma i volti dei protagonisti, i sei direttori dei settori – Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura) – con Debora Rossi, responsabile dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee – ASAC e il neo Presidente de La Biennale Roberto Cicutto, a raccontare con orgoglio di squadra una Istituzione culturale, a 125 anni dalla sua fondazione, il cui passato è vivo nel presente e fondamenta del futuro. E proprio come una squadra si sono presentati, schierati davanti al Padiglione Centrale dei Giardini in formazione, capitanati da una emozionata e vivacissima Cecilia Alemani, come un vero e proprio ‘collettivo’ che, in un alternarsi di voci ed esperienze da ‘novelli’ archeologi, in pochi mesi ha scavato nella terra vastissima della storia della Biennale. Certo la storia è nota ai più, ma entrare nelle sue pieghe significa stupirsi di continuo e comprendere quanto importanti o incredibili siano state certe scelte o certe battaglie – opere accolte o rifiutate, autori fermati alla frontiera, altri qui scoperti e resi celebri, film non premiati e Maestri finalmente riconosciuti, performance non comprese e censurate, spettacoli non rappresentati o dirompenti, appropriazioni della politica e contestazioni e boicottaggi... – e come la storia culturale, e per molti versi anche politica, dell’Italia dal Novecento a oggi sembra essere passata praticamente tutta per i Giardini e per i padiglioni della Biennale. La sensazione che ancora una volta si siano abbattute le frontiere di genere e si siano delineate, pur guardando per una volta indietro, le strade del futuro dell’Istituzione veneziana viene perfettamente riassunta con queste parole da Hashim Sarkis: «Ciò che rende unica questa mostra d’archivio è il modo in cui sono affiancati i diversi materiali per confrontarsi nella loro vitalità come forme espressive di (una sola) arte, ma anche per essere presenti ed essere rappresentati in modo non gerarchico o classificato all’interno dello spazio dei Giardini. Qui finalmente si scambiano idee, forme e profili, unificati nello stesso spazio che in passato ha dato a ciascuno le sue esclusive pretese di espressività. La Biennale è diventata uno spazio aperto di scambio tra i suoi numerosi media. È finalmente diventata una sola Biennale». I sei direttori artistici, ognuno dei quali ha tracciato il percorso che riteneva più idoneo a dimostrare i passaggi salienti della Biennale nel corso della sua storia, hanno attinto non solo ai materiali dell’Archivio storico della Biennale e dell’Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche, ma anche ai documenti degli archivi della Galleria Nazionale

Photo Andrea Avezzu - Courtesy La Biennale di Venezia

Arte Moderna di Roma, dell’IVESER Istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea, del Centro Sperimentale di Cinematografia Roma, della Fondazione Modena Arti Visive, dell’Archivio Ugo Mulas, dell’Aamod-Fondazione archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, dell’Archivio Cameraphoto Arte Venezia, della Peggy Guggenheim Collection, della Fondazione Ugo e Olga Levi, della Tate Modern London. La mostra si articola nelle sale del Padiglione Centrale in un itinerario che attraversa le sei discipline: dagli Anni del Fascismo (1928-1945) alla Guerra Fredda e ai nuovi ordini mondiali (1948-1964), dal ‘68 alle Biennali di Carlo Ripa di Meana (1974-78), dal Postmoderno alla prima Biennale di Architettura fino agli anni ‘90 e l’inizio della globalizzazione. Attraverso i suoi 125 anni di attività La Biennale di Venezia ha contribuito in maniera determinante alle carriere di innumerevoli artisti, registi, coreografi e compositori, presentando alcuni dei più importanti movimenti artistici dell’ultimo secolo, amplificando le trasformazioni più radicali nelle arti visive, nel cinema, nel teatro, nella musica e nella danza. Ma periodicamente la Biennale si è ritrovata anche a fare i conti con la storia nelle sue incarnazioni più drammatiche. Palcoscenico per manovre diplomatiche e alleanze politiche, nella prima metà del Novecento la Biennale ha ospitato monarchi, dittatori, capi di stato e rivoluzionari, ma anche proteste e celebrazioni nelle quali le arti si sono legate a mutazioni culturali e stravolgimenti del costume. Nel 1920 e nel 1948 si è sollevata dalle ceneri di due devastanti guerre mondiali, ergendosi come un faro di speranza nella rinascita civile dell’Italia e di molte altre nazioni. Negli anni Sessanta e Settanta l’Istituzione veneziana è stata attraversata, venendone come tutti travolta, da un’ondata di sconvolgimenti sociali e politici che hanno ridisegnato le relazioni tra massa e individuo e le dinamiche di potere tra Est, Ovest e Sud globali. Negli anni Novanta, dopo il crollo dei grandi blocchi della Guerra Fredda, «Le muse inquiete. La Biennale di Venezia di fronte alla storia» Fino 8 dicembre Padiglione Centrale, Giardini della Biennale www.labiennale.org

la Biennale ha infine adottato nuovi linguaggi artistici che hanno segnato un’espansione dei confini globali, aprendosi a nuove influenze geopolitiche. Decennio dopo decennio, questa straordinaria e unica Istituzione culturale della contemporaneità ha anche registrato le metamorfosi del gusto e del comune senso del pudore, tra scandali, censure e nuove cartografie del desiderio. Luogo per eccellenza di produzione e riflessione delle tendenze più innovative delle principali discipline artistiche contemporanee, la Biennale di Venezia conferma, oggi più che mai con questa straordinaria esposizione documentale, il suo ruolo di testimone privilegiato dei molteplici cambiamenti, drammi e crisi sociali susseguitisi dalla fine dell’Ottocento a oggi, registrando come un sismografo i sussulti della storia.

CECILIA ALEMANI Arte «Le Arti Visive, il primo settore della Biennale inaugurato nel 1895, dialogano con le discipline di cinema, teatro, musica, architettura e danza, in una conversazione multiforme e inedita che ripercorre eventi e manifestazioni artistiche che hanno registrato e risposto agli eventi più drammatici della nostra società. Le muse inquiete è una mostra – concepita in un momento di emergenza come quello attuale – che guarda alla storia della Biennale per capire come nel corso del Novecento la storia e le molte trasformazioni culturali e sociali hanno investito l’Istituzione veneziana e come la Biennale ha saputo accogliere e amplificare i segnali del presente anche nei suoi momenti più drammatici».

ALBERTO BARBERA Cinema «Anche senza l’endorsement di Lenin, che lo indicò come la più importante fra tutte le arti (Hitler e Mussolini si sarebbero accodati in seguito), nulla avrebbe potuto impedire che il cinema diventasse lo specchio del Novecento, il testimone più affidabile del secolo scorso, l’occhio imperturbabile capace di registrarne gli avvenimenti di volta in volta festosi, tragici, quotidiani o epocali, fissandoli per sempre sull’emulsione fotosensibile. Non deve pertanto stupire che il Cinema – accolto


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Photo Marco Cappelletti - Courtesy La Biennale di Venezia

in Biennale con pari dignità rispetto alle Arti Visive, seppure con qualche decennio di ritardo – ne abbia condiviso pienamente la funzione di prisma cui il caso, o forse il destino, ha assegnato il compito di rispecchiare gli snodi cruciali della grande Storia del Secolo breve, i momenti di svolta e gli istanti di rottura. Di tutte le storie che i film hanno raccontato nella loro inesauribile vocazione narrativa, questa non è forse la meno interessante, sulla quale oggi più che mai vale la pena di interrogarsi».

MARIE CHOUINARD Danza «Tersicore alla Biennale. La danza è apparsa come settore alla Biennale di Venezia nel 1999, grazie all’iniziativa del suo presidente, Paolo Baratta; Carolyn Carlson, che era già stabilita a Venezia, fu il suo primo direttore. Nel secolo precedente, Tersicore era preoccupata: la danza era invitata solo occasionalmente alla Biennale sia dal settore Musica che dal settore Teatro. È nel 2017 che la Biennale, settore Danza, apre finalmente il suo College ai giovani coreografi; prima di allora, e Tersicore ne era ancora preoccupata, il College era consacrato alla sola formazione di interpreti (danzatori). Ho sognato di offrirvi una retrospettiva, tutta immaginaria, di ciò che avrebbe potuto essere la danza alla Biennale prima del 1999. Tersicore ne era felice. Ho anche pensato di offrirvi una sala dedicata a Judson Group, usando come pretesto il passaggio di alcuni dei suoi coreografi alla Biennale degli anni ‘60 e ‘70. Tersicore e anche le sue consorelle, le altre Muse, hanno esultato alla rievocazione della tabula rasa creata da queste donne americane, tra cui una di origine italiana: Simone Forti. Ho anche sognato una stanza aperta alla partecipazione del pubblico: un invito a sognare la danza per i prossimi anni in Italia... Tersicore, sei preoccupata? Neghi sorridendo. Tu sei al di là della loro storia».

IVAN FEDELE Musica «Muse inquiete quelle dei sei settori della Biennale di Venezia, Muse che hanno navigato per oltre un secolo col piglio dell’esploratore inesausto ma sempre teso alla scoperta di mondi sconosciuti. Destini febbrili che si intrecciano nel tempo e nello spazio disegnando storie di immaginazione nuova, spesso controversa ma sempre rivolta alla ricerca di una dimensione vera. E la verità nell’arte è la testimonianza più genuina della coscienza individuale e collettiva che si incontrano e si incrociano nell’unicità dell’esperienza sensibile. I mondi della creatività ci restituiscono le esperienze condivise dell’umanità tutta, quelle

concilianti come quelle conflittuali, filtrate dalle unicità urgenti di artisti che credono nel ruolo profetico del loro pensare e del loro agire. Destini incrociati, nuove rotte da tracciare».

ANTONIO LATELLA Teatro «Lo scopo del teatro, o della recitazione, è davvero quello di reggere lo specchio alla natura? Gli attori sono, a tutti gli effetti, il compendio e le brevi cronache del tempo? Le domande di Amleto risuonano fino ad oggi con la stessa forza originaria, consegnando all’arte teatrale il compito di farsi testimone di ciò che accade o è accaduto. Indagando la storia del Novecento della Biennale Teatro, scopriamo frequenti momenti di rottura, dove la posta in gioco è il concetto stesso di spettacolo o di rappresentazione; la cronaca prende il sopravvento, i fatti censurano o offuscano la sublimazione artistica. Da Max Reinhardt a Carmelo Bene, da Brecht all’esperienza in Biennale di Ronconi, la Biennale Teatro ha fin dalla sua inaugurazione raccontato tentativi di fuga, di esilio, utopie di scardinamento delle convenzioni, scontrandosi con veti governativi, contestazioni, incomprensioni. Una narrazione dal passato che dovrebbe, forse, interrogare ciò che pensiamo a noi contemporaneo».

HASHIM SARKIS Architettura «L’architettura alla Biennale può anche non essere iniziata ufficialmente nel 1980, ma fin dall’inizio è stata presente come contenitore delle arti e come superficie espressiva dei suoi padiglioni. Attraverso la loro presenza fisica, i padiglioni competevano come rappresentanti di imperi e nazioni, con stili e scale che hanno caratterizzato i Giardini per decenni prima dell’arrivo dell’architettura come soggetto protagonista. In questo senso, e fino agli anni ‘70, quando Vittorio Gregotti portò l’architettura in diversi luoghi della città di Venezia (Magazzini del Sale alle Zattere, Ca’ Pesaro, Chiesa di San Lorenzo, Fondazione Cini, Museo Correr, Cantiere alla Giudecca), l’architettura ha giocato un ruolo convenzionale nei confronti delle altre arti: come ossatura (struttura). Ironicamente, l’architettura ha acquisito la sua capacità di inquietare la musa quando ha perso la sua vera collocazione e i suoi sostegni ed è “scesa” per stare con le altre arti, diventando un contenuto e non solo un contenitore. La Biennale ha costretto l’architettura a giocare, a sperimentare, ad essere contemporaneamente struttura, contenuto, rappresentazione ed esperienza, aprendo tutta una gamma di possibilità per il settore. La Biennale ha dato vita all’architettura stravolgendola».

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Aperture Straordinarie

:now!

È con l’omaggio a Ennio Morricone e alla sua musica immortale firmato dalla Venice Chamber Orchestra che il Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale ha inaugurato il 29 agosto Aperture Straordinarie, un progetto voluto dal Comune di Venezia. In occasione dell’apertura dei Giardini da parte della Biennale con l’Arena e con la mostra Le Muse Inquiete, il Padiglione Venezia ritrova la sua vocazione storica di vetrina attiva della cultura e dell’eccellenza del territorio in costante dialogo con il resto del mondo, tratto identitario di Venezia. A partire dal 3 settembre, infatti, ospiti illustri del mondo del cinema, del teatro, dell’arte ma anche della musica, del giornalismo e dell’imprenditoria, sono protagonisti di un ricco programma di incontri organizzato dalla curatrice Giovanna Zabotti, con la speciale collaborazione del cineasta Ferzan Özpetek, dell’architetto Michele De Lucchi e di Marilisa Capuano, per la parte degli incontri. «Siamo partiti dal titolo Sapere come usare il sapere – ha spiegato Giovanna Zabotti – pensato per la mostra del Padiglione Venezia in occasione di How will we live together? – 17. Biennale Architettura, ora rinviata al 2021. Agli ospiti abbiamo chiesto di portare il proprio contributo “sotto forma di lente” per guardare il futuro. Mondi ed esperienze differenti si intrecceranno per tre mesi e alla fine raccoglieremo tutto il materiale che verrà proposto come base dell’esposizione del prossimo anno». Nel corso delle settimane sono in calendario eventi all’insegna dello scambio e del confronto tra professionalità e generazioni diverse, con l’obiettivo di identificare un sapere e un vivere nuovo, dettato dal mutamento che la nostra società ha inevitabilmente subito in questi mesi. All’interno del Padiglione gli ospiti saranno accolti in un elegante salotto veneziano, dove poter sostare godendo dell’atmosfera della struttura rivista per l’occasione da designer e artigiani locali, che si sono ispirati alle linee geometriche delle vetrate e alla splendida conformazione interna dello spazio (due cubi e un semi asse), realizzato nel 1932 dall’architetto Brenno Del Giudice. Oltre al salotto centrale, l’allestimento del Padiglione presenta una sala laterale nella quale verranno proiettati filmati dell’inaugurazione del Padiglione e di mostre successive concessi dall’Istituto Luce, alcuni frammenti di storia inediti grazie all’archivio Carlo Montanaro e una serie di immagini della Venezia del lockdown del fotografo Nicolò Miana. L’ultima stanza, invece, ospita una riflessione sul futuro. Tanti gli ospiti che si sono resi disponibili a partecipare: si inizia il 3 settembre alle ore 19 con il vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, Antonio Diodato con Ferzan Ozpetek (che ritorna dopo il grande successo di Venetika realizzata per la Biennale Arte 2019), segue il 5 settembre alle ore 17 sempre Ozpetek con lo scenografo Paolo Fantin; il 6 settembre alle ore 16 sarà la volta dell’attore Alessio Boni, l’11 settembre alle ore 17 incontro con il produttore cinematografico Giampaolo Letta, il 18 settembre alle ore 17 sarà presente il pubblicitario, scrittore e artista Lorenzo Marini e il 19 settembre alle ore 17 l’artista Sidival Fila, mentre il 26 settembre sempre alle ore 17 appuntamento da non perdere con il Maestro Fabrizio Plessi. Attesi nei mesi successivi tra gli altri: il paroliere e produttore discografico Mogol, il direttore d’orchestra Federico Maria Sardelli, gli architetti e designer rivoluzionari Aldo Cibic e Michele De Lucchi, l’attore Gioele Dix, il giornalista televisivo Emilio Casalini, Riccardo Illy (Illy), Francesca di Carrobio (Hérmes), Alberto Galassi (Gruppo Ferretti) e moltissimi altri. Il programma sarà aggiornato di settimana in settimana; la partecipazione agli incontri e l’entrata al Padiglione è gratuita con prenotazione obbligatoria su www.labiennale.org. «Aperture Straordinarie» 29 agosto-31 dicembre Padiglione Venezia, Giardini della Biennale

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Nuovi spazi

New spaces

Gli artisti riconquistano i Giardini della Marinaressa

The artists’ garden

European Cultural Centre (ECC Italy), rinviata la programmazione espositiva ufficiale al 2021, allineandosi alle nuove date di Biennale Architettura, riformula la propria offerta culturale offrendo a Venezia una nuova mostra e soprattutto una nuova idea di spazio espositivo: Open Space infatti occupa gli spazi pubblici dei Giardini della Marinaressa, invitando il pubblico a una fruizione libera e in sicurezza, in cui il contesto diventa elemento stesso dell’esporre. Lo spazio pubblico acquista un nuovo valore, i Giardini della Marinaressa con Open Space catturano lo spirito e l’atmosfera di un vivido ambiente culturale in uno spazio aperto nella natura nel centro storico di Venezia. Con questa mostra, ECC aspira a valorizzare l’importanza e l’influenza dell’arte e del design sulla vita quotidiana, mettendo in risalto la congiunzione di queste arti con gli spazi pubblici e la comunità. Nel corso degli ultimi anni a partire dal 2017, ECC ha promosso e sostenuto la ristrutturazione dei due giardini (Giardino di Levante e Giardino di Ponente) al fine di rendere queste aree pubbliche nuovamente accessibili, restituendole alla cittadinanza e promuovendo attività culturali di respiro internazionale. Progetto interdi-

sciplinare, Open Space coinvolge artisti, architetti e designer, che presentano sculture e installazioni di piccole e grandi dimensioni. Le opere di Stefano Bombardieri (ITA), Paul Chamberlain (GBR), ECA Contemporary Arts (NDL), ECA Collective Arts Workshop (NDL), Carole A. Feuerman (USA), Riccardo Gatti (ITA), David Jacobson (GBR), Ivan Lardschneider (ITA), Stefan Milkov (CZE), Jackie Neale (USA), Jaroslav Róna (CZE), Singapore - Centro ETH Future Cities Laboratory (SGP), Andrée Valley (USA), Barbara Grygutis (USA), Edwin Hamilton (USA), invitano i visitatori a riflettere tanto sui concetti espressi da ciascun artista, quanto sulla relazione di questi all’interno di uno spazio dinamico in dialogo aperto con la comunità. Aperta al pubblico a partire dal 29 agosto e fino al 16 febbraio 2021, la mostra si arricchirà di mese in mese di una serie di appuntamenti, eventi, workshop, proiezioni di film, spettacoli, creando un dialogo stimolante attorno alla mostra e alle sue tematiche, oltre che diffondere i messaggi e le indagini di cui gli artisti, con le loro opere, si rendono portavoce. Si viene così a creare un legame unico tra l’individuo e l’ambiente stesso in cui è immerso, nel quale l’artista vuole lasciare un segno indelebile.

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The European Cultural Centre pushed their official exhibition programme to 2021, all the while keeping their presence in Venice with Open Space at Giardini della Marinaressa, in the Biennale area. The space is open to the public and will serve to capture the spirit and the atmosphere of a lively cultural environment open to nature. ECC works for the recognition of art and design as essential elements of daily life, fostering an ongoing relationship between art, the public space, and the community. Over the course of the last few years, ECC promoted and sponsored the renovation of the gardens to make them more accessible and give them back to the citizenry. Open Space is a multi-disciplinary project that involves artists, architects, and designers. Participating professionals will present sculptures and installation of diverse sizes to invite the audience to reflect on their place in a space open to communities. The exhibition will be open until February 16, 2021, and will grow each month thanks to events, workshops, screenings, shows. The goal is to act as a stimulus to open conversation about the themes of the art exhibited as well as to popularize the voices of the artists, who strive to create unique, indelible, and relevant messages.

«Open Space» fino 16 febbraio 2021 European Cultural Centre Giardini della Marinaressa, Riva Sette Martiri ecc-italy.eu | europeanculturalcentre.eu


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Normalmente Peggy

Normally, Peggy

La Collezione Guggenheim ritorna Insieme

The Guggenheim Collection comes back Together

I primi risultati sono già evidenti, la campagna di raccolta fondi lanciata i primi di luglio dalla Collezione Peggy Guggenheim “Insieme per la PGC” ha dimostrato quanto il Museo sia importante per Venezia e per l’Italia, quanti amici e sostenitori abbia saputo negli anni conquistare con la sua collezione incredibile, la qualità assoluta delle proposte espositive e didattiche, la costante apertura verso il mondo, l’ingresso gratuito per i bambini fino ai 10 anni, l’attenzione verso tutti i visitatori e il costante rapporto con le scuole di ogni ordine e grado. Palazzo Venier dei Leoni, quindi, a partire dal 2 settembre – a distanza di 3 mesi esatti dal 2 giugno – ritorna nuovamente accessibile sei giorni su sette, dal mercoledì al lunedì, dalle 10 alle 18. Accesso esclusivamente su prenotazione online effettuabile sul sito www.guggenheim-venice. it, contingentato e per fasce orarie nel rispetto della normativa per il contenimento del Covid-19. I soci e i visitatori, che hanno diritto all’ingresso gratuito, potranno prenotare la propria visita scrivendo una mail a prenotazioni@ guggenheim-venice.it o chiamando il numero 0412405440/419. Umberto Boccioni, Alexander Calder, Salvador Dalì, Marcel Duchamp, Max Ernst, Leonor Fini, Alberto Giacometti, Grace Hartigan, René Magritte, Pablo Picasso, Jackson Pollock, Germaine Richier e moltissimi altri vi aspettano! www.guggenheim-venice.it

The first results are already visible, the fundraising campaign “Together for the PGC”, launched in early July by the Peggy Guggenheim Collection showed how important the Museum is for Venice and Italy, how many friends and supporters it has been able to win over with its incredible collection over the years, with its extremely high quality of the exhibition and educational proposals, but also with the constant openness to the world, free entry for children up to the age of 10, attention to all visitors, plus the constant relationship with schools of every grade. Palazzo Venier dei Leoni from September 2nd – exactly 3 months after June 2nd – becomes once again accessible six days a week, from Wednesday to Monday, from 10 a.m. to 6 p.m. Access is available exclusively by online booking which can be made on the website www.guggenheimvenice.it, restricted on number of entries and by time slots in accordance with the legislation for the containment of Covid-19. Members and visitors, who are entitled to free entry, can book their visit by emailing prenotazioni@guggenheim-venice.it or calling 0412405440/419. Umberto Boccioni, Alexander Calder, Salvador Dali, Marcel Duchamp, Max Ernst, Leonor Fini, Alberto Giacometti, Grace Hartigan, René Magritte, Pablo Picasso, Jackson Pollock, Germaine Richier and many others are waiting for you!

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Pianeta vivente

Living planet

Ocean Space, un progetto di ricerca al servizio degli oceani

Magnificent oceans

Gli oceani sono minacciati e trasformati dalle attività umane. L’arte è una modalità specifica di conoscenza, diversa dalla scienza e da altre forme di lavoro intellettuale, ha il suo modo di capire il mondo e di raccontare storie. Questi sono i due cardini fondamentali attorno ai quali si dipana il progetto Territorial Agency: Oceans in Transformation, curato da Daniela Zyman e promosso da TBA21–Academy per Ocean Space, aperto nel 2019 a Venezia nella ex Chiesa di San Lorenzo. «Il DNA di Oceans in Transformation – afferma Zyman – è un immaginario politico che non vede la natura come sfondo dell’azione umana ma come una forma di vita incommensurabilmente diversa». Si tratta di uno degli studi più dettagliati effettuati finora sugli oceani, risultato di un progetto di ricerca interdisciplinare durato tre anni, commissionato da TBA21– Academy a Territorial Agency, che hanno unito le forze con una rete di ricercatori e istituzioni per presentare una mostra che basa le proprie conoscenze su scienza, politica, cultura e arte contemporanea. All’interno di Ocean Space è possibile comprendere chiaramente la straordinaria portata delle trasformazioni subite dagli oceani e le conseguenze più evidenti, come l’innalzamento del livello del mare, drammaticamente evidente a Venezia. When above... è un’in-

stallazione luminosa sulla facciata dell’ex Chiesa Lorenzo che indica il livello dell’innalzamento del mare – +6m – che verrà raggiunto nel prossimo secolo. Seguendo sette traiettorie geografiche – dal Mare del Nord al Mar Rosso, il Medio Atlantico, la Corrente del Golfo, il Pacifico Equatoriale, l’Asia Metropolitana, il Vortice dell’Oceano Indiano e la Corrente di Humboldt –, le elaborazioni dei big data presi in esame dalla ricerca sono mostrate in grandi installazioni multimediali, trenta schermi che invitano i visitatori a prendere consapevolezza dell’impatto delle attività umane sul sistema oceanico. John Palmesino e Ann-Sofi Rönnskog tracciano infatti lungo tali traiettorie spaziali le interconnessioni dei processi ambientali ed economici in atto negli oceani, come la pesca intensiva, l’estrazione mineraria in alto mare e altre forme di estrazione e inquinamento, che ne modificano le correnti, le energie e l’ecologia. «Parliamo degli oceani sempre al plurale. Sebbene esista un unico vasto specchio d’acqua con circolazioni interconnesse, la conoscenza in materia è spesso frammentata. Pertanto, l’intenzione principale di Oceans in Transformation è quella di riunire tutte le modalità di comprensione dell’oceano e farlo divenire uno spazio collaborativo», afferma Territorial Agency. M.M.

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Oceans are threatened and influenced by human activity. Art is a specific type of knowledge, different from science and other forms of intellectual work. Its goal is to understand the world and tell stories. These two cornerstones are the basis of project Territorial Agency: Oceans in Transformation, curated by Daniela Zyman and promoted by TBA21–Academy for Ocean Space. The project is one of the most detailed studies ever conducted on oceans and is a result of a three-year interdisciplinary research on science, politics, culture, and modern art. Ocean Space will show us the range of transformation oceans underwent and the most obvious consequences thereof, like the rising of sea levels. When above… is a light installation on the façade of San Lorenzo Church that will show the rising of the sea level projected to take place over the century. Along seven geographical itineraries – the North Sea, the Red Sea, the Mid-Atlantic, the Gulf, Tropical Pacific, Metropolitan Asia, The Indian Ocean Great Whirl, the Humboldt Current – big data elaboration are shown in large-scale multimedia installations, thirty screens that invite visitors to understand the impact of human activity on the ocean ecosystem, like high-yield fishing, offshore mining, and other forms of extraction and pollution that influence streams, energies, and ecologies.

«Territorial Agency: Oceans in Transformation» Fino 29 novembre Ocean Space Chiesa di San Lorenzo - www.ocean-space.org


ON THE OCCASION OF

EXTRAORDINARY OPENING OF

on Tuesday 8 September from 6 pm to 9 pm For reservations : +39 041 805 000 2 / Possibility of guided tours.

1. « Japanese Crane », 2016, Aristide Najean, Nine-light Murano blown multi-coloured glass chandelier, ø140 cm - height 140 cm 2. « Hirondelles », 2008, Aristide Najean, Six-light blown Murano glass chandelier, 130x100 cm - height 125 cm © Francesco Allegretto


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Castelli di sabbia

Sand Castles

Youssef Nabil, il cinema e l’arte di raccontare storie

Cinema and storytelling

La mostra Once Upon a Dream dell’egiziano Youssef Nabil, in corso di svolgimento a Palazzo Grassi, riporta al sogno di un artista che si colloca in una dimensione meta-reale, un Eden posizionato nel tempo di un’infanzia speciale, in cui i ricordi presenti sono cullati dalla dolcezza di un tempo trascorso tra illusioni e speranze vane e nel cui risveglio, c’è la forza espressiva di un’evocazione poetica che rapisce il visitatore in un viaggio, che ricorda i colori e gli eccessi delle favole per bambini. Ma il lieto fine è sospeso nella cronaca di un presente molto poco propenso alle dolci smancerie di un Paese incantato, un Egitto romantico dal passato splendente. Curata da Matthieu Humery e Jean-Jacques Aillagon, la personale raccoglie per l’occasione più di un centinaio di opere, tra fotografie e video, che ricostruiscono l’intera carriera dell’artista. Ammantate di un sapore nostalgico, le immagini senza tempo dell’artista riconducono a una realtà molto lontana rispetto ai problemi che oggi affronta l’Egitto e tutta l’area Medio-Orientale, sembra di assistere a una dissolvenza fisica e mentale, come in una tempesta di sabbia in cui le forme vengono annullate e modificate in modo sostanziale. Il pensiero e la memoria si permeano in una dimensione ultra-terrena in cui il percepito è fortemente condizionato dalla dolcezza dei ricordi e dal dolore dell’evocazione. Ed è

Exhibition by Egyptian artist Youssef Nabil Once Upon a Dream, ongoing at Palazzo Grassi, is the meta-real dream of an artist, a Garden of Eden set in the timeframe of a special childhood, whose memories are cherished by the sweetness of the times of illusion and hope. The happy ending lies dubiously in the present history of an Egypt quite unlike its romanticized past. Curated by Matthieu Humery and Jean-Jacques Aillagon, this personal exhibition is a collection of about 100 photographs and video pieces that trace the story Nabil’s career. Nostalgia is all about them: the timeless pictures send the viewer back to a very distant reality compared to what is now life in Egypt and in the Middle East generally. Mentally and almost physically dissolved, we will feel as if a sandstorm was permanently blurring the shapes in front of us. Thought and memory assume an otherworldly dimension, conditioned by the sweetness and the pain of evocation. The superimposition of the several interpretation layers and the play of description, symbolism, and abstraction cooperate to enrich Nabil’s art. Says the artist: “One of the things that made me happy in Egypt was cinema. I used to go alone and watch the same movie twice or three times over… Cinema gave me hope and inspired my art.”

proprio nella sovrapposizione tra diversi livelli di lettura e nel gioco tra descrizione, simbolismo e astrazione che si crea la ricchezza del lavoro artistico di Nabil. La sua vita è raccontata come in un diario, le cui pagine sono intrise di una cultura che si distacca dal modello occidentale, ammiccando in modo seducente nell’esercizio di regole codificate nel tempo, di apparente rigidità, con rituali di seduzione e sensualità. Affascinato dal cinema sin dall’infanzia, Nabil viene rapito dai grandi personaggi del cinema egiziano e poi dalle star internazionali. Egli usa la fotografia come un mezzo per immortalare, secondo la sua sensibilità e visione, le star del suo personalissimo tempio ideale. Sono foto in bianco e nero dipinte a mano, seguendo una tecnica fotografica ampiamente utilizzata per i ritratti di famiglia e per le locandine dei film che rallegravano di colori le vie e le piazze del Cairo, fino alla fine degli anni Ottanta. Una tecnica appresa da Nabil grazie agli ultimi ritoccatori degli studi cairoti e di Alessandria. «Una delle cose che mi faceva felice in Egitto era il cinema. Ci andavo sempre da solo, e a volte guardavo lo stesso film due o tre volte... Il cinema mi ha dato la speranza ed è stato motivo di grande ispirazione per le mie opere, perché ho capito di volere raccontare storie...». Fabio Marzari

«Youssef Nabil. Once Upon a Dream» Fino 10 gennaio 2021 Palazzo Grassi www.palazzograssi.it

Futuri sostenibili Il Gruppo Prada si è fatto da tempo promotore di iniziative e progetti che indagano come la sostenibilità possa rappresentare un’importante leva culturale e sia motore di sviluppo nelle relazioni tra pubblico e privato e tra soggetti internazionali. Il Gruppo, da sempre capofila nell’innovazione, è convinto sostenitore del Fashion Pact, il cui obiettivo è quello di promuovere, migliorare e rafforzare la cooperazione tra società private e Stati nazionali puntando ad arrestare il riscaldamento globale, ripristinare la biodiversità e proteggere gli Oceani, e del recente progetto Sea Beyond, che riguarda uno specifico programma di educazione nelle scuole aumentando la consapevolezza tra i più giovani per la salvaguardia degli Oceani. Il primo settembre a Venezia, presso la Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina, l’edizione 2020, la quarta, di Shaping a Future accoglie attorno a un tavolo ospiti rappresentativi ad alto livello delle diverse categorie produttive, politiche, scientifiche e culturali, chiamati a un confronto sul tema della sostenibilità e cultura. Scopo di Shaping a Sustainable Multilateralism, che si svolge a porte chiuse, è quello di stimolare il dibattito sui cambiamenti evidenti che stanno influendo sull’assetto ed equilibrio della società contemporanea. Spetta a Carlo Mazzi in veste di Presidente di Prada s.p.a., il compito di dare il via ai lavori che preludono ad un serrato e proficuo confronto tra voci distinte. Nel 2017 la prima conferenza, intitolata Shaping a Creative Future, ha indagato le connessioni tra creatività, sostenibilità e innovazione. La seconda, Shaping a Sustainable Digital Future, svoltasi nel 2018, si è concentrata sul rapporto tra innovazione digitale e sostenibilità. La terza edizione, Shaping a Sustainable Future Society, tenutasi nel 2019, ha esplorato il concetto di sostenibilità sociale nell’agire di impresa e nella società. «Shaping a Sustainable Multilateralism» 1 settembre Ca’ Corner della Regina, Santa Croce www.pradagroup.com

Our Darkest Hour, Its Radiant Time «A causa del Covid-19 Venezia si è mostrata per la prima, e probabilmente l’ultima volta nella sua storia, in tutta la sua stupefacente bellezza. Libera dalla soffocante massa turistica, libera dal traffico, libera dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua, libera dal rumore, Venezia è stata anche libera di mostrare le sue forme perfette, la sua luce e le sue ombre, i suoi spazi incontaminati da quello che probabilmente è il vero, incurabile virus che la affligge: lo sfruttamento senza regole e rispetto da parte dell’uomo. Ma assieme alla bellezza ha espresso un sentimento di dramma, di perdita. Una crudeltà nella luce, una minaccia nell’ombra, un timore per il futuro. È questo il sentimento che ho cercato di trasmettere con le mie fotografie». Michele Alassio, aprile 2020 Fotografo di fama internazionale, Alassio ha realizzato questa sequenza di scatti unici che immortalano Venezia durante lockdown, componendo un video di esse e riunendole in una serie limitata e numerata dal titolo Our Darkest Hour, Its radiant time. Banca Generali ha deciso di supportare il progetto di Michele Alassio, non solo per i contenuti artistici e l’attenzione alla sostenibilità, ma anche e soprattutto per le finalità benefiche che lo stesso fotografo ha fortemente voluto. Il ricavo delle vendite delle singole copie in edizione numerata e dei Portfolio che raccolgono tutte le immagini della Serie sarà devoluto a favore di CBM Italia, con la quale Banca Generali collabora su più progetti legati all’emergenza Covid-19 in Italia, sia in ambito sanitario che sociale. www.ourdarkesthour.it


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Nel cuore del vetro

PALAZZO FRANCHETTI + PALAZZO LOREDAN

THE VENICE GLASS WEEK HUB 5-13 settembreSeptember

The Venice Glass Week dimostra al mondo che Murano è viva Murano e la tradizione dell’arte vetraria sono uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi attuale – provati da mesi di chiusura a causa del Covid-19 –, non solo per la “temporanea” assenza di turisti, ma soprattutto per la mancanza da anni di piani di sviluppo industriali per l’Isola, di incentivi alla produzione e alla ricerca e la conseguente chiusura di molte vetrerie e attività a esse collegate. Molti giornali in questi giorni hanno portato il problema all’attenzione nazionale e internazionale, tuttavia Venezia e la sua Murano mostrano con orgoglio la volontà di dichiarare al mondo come la storia non possa essere cancellata senza lottare, accogliendo con entusiasmo e partecipando in massa alla nuova edizione di The Venice Glass Week, un festival internazionale dedicato all’arte vetraria, che si terrà a Venezia, Murano e Mestre dal 5 al 13 settembre 2020, promosso da Comune di Venezia, Fondazione Musei Civici, Fondazione Giorgio Cini–LE STANZE DEL VETRO, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e Consorzio Promovetro Murano. Protagonista il vetro inteso nella sua massima espressione di creatività, quella artistica, unica, che travalica il tempo traghettando nel contemporaneo espressioni tradizionali con risultati straordinari. Mostre, dimostrazioni, laboratori, conferenze, visite guidate e molto ancora (di seguito ne presentiamo una selezione) per un’edizione, questa del 2020 che ha un titolo-hashtag speciale: #TheHeartOfGlass, ponendosi proprio come manifesto per contribuire a sostenere una ripartenza del settore, in primis a Murano. L’accento, dunque, sulla produzione del vetro con una eccezionale iniziativa, unica nel suo genere, che porterà una fornace galleggiante in giro per la città di Venezia per mostrare a tutti, cittadini e turisti, il lavoro millenario, alchemico, affascinante e durissimo del Maestro Vetraio./ The island of Murano and the tradition of glassmaking have been heavily hit by the current crisis, not only for the temporary reduction in the number of tourists, but also for the lack of a development model for the island’s industry, which caused several businesses to shut down for good. Venice and Murano have proudly shown how history cannot be erased and worked hard for the new edition of The Venice Glass Week, an international festival dedicated to glass art that will take place in Venice, Murano, and Mestre on September 5 to 13, 2020. Exhibitions, demonstrations, workshops, conferences, guided tours, and more (see below) for a 2020 edition bearing a special hashtag/title: #TheHeartOfGlass, a manifesto to support the growth of a whole economic sector. A travelling glass furnace will move around Venice to allow everyone, locals and visitors alike, to see the millennia-old, charming world of glassblowing. «The Venice Glass Week» 5-13 settembre Venezia, Murano e Mestre www.theveniceglassweek.com

The Venice Glass Week HUB e UNDER 35, a cura di Rosa Barovier Mentasti in collaborazione con Green Spin e con gli studenti del corso di Pratiche Curatorali dello IED Venezia, ospitata a Palazzo Loredan e a Palazzo Franchetti sotto forma di collettiva, presenta una serie di installazioni e opere in vetro di artisti italiani e internazionali. Tra questi segnaliamo: Ivan Baj che presenta Aqua, oggetti volutamente anche d’uso che ricordano gesti e riti ormai quasi dimenticati, opere in dialogo costante tra umano e naturale. Elements of Thought di André Laurenti sono Spring Affair profumo di vita & Cup Of Cloud soffio silenzioso, due pezzi in vetro soffiato “pop e surrealisti” in omaggio a Magritte. Opere che nascono dal fuoco e dalla sabbia e che ci riportano a una natura primaria, al mito della creazione, al suo mistero. L’installazione di Sini Majuri Iceberg è un poema visivo ispirato all’iconico Vatnajökull in Islanda: collegando montagne di vetro, è possibile costruire paesaggi mentali. Le trame, i colori e l’atmosfera dei pezzi di vetro risuonano nell’impareggiabile scenario delle montagne ghiacciate. La serie di bicchieri da vino Imperfections di Lara Luetke si occupa del perfezionismo della produzione di massa: nelle industrie occidentali il più piccolo difetto sulla superficie di qualsiasi oggetto porta alla sua diretta svalutazione e così un prodotto completamente funzionante viene gettato come scarto di produzione. Imperfections prende questi errori come ispirazione e dove normalmente una bolla di vetro porta allo spreco di produzione dell’oggetto in questione, questo lavoro li usa come base per un bel design. Stéphanie Henry-Seguin ha concepito un’opera in eco alla sua coscienza ambientale: Lacrima è un’installazione che instaura un dialogo tra il vetro e il tessuto, due arazzi contemporanei tessuti a mano, realizzati con materiali di recupero (cotone, piume, cavi elettrici, fili di nylon, residui di reti da pesca…), sui quali sono cucite dozzine di gocce di vetro filato trasparenti. Il disegno è per Marcello Panza come un lavoro di scavo che permette alla materia inaffidabile del vetro di venire alla luce in forme sensuali, dolci, violente e segrete. Le trasparenze, gli spessori, le opacità, le asperità di questo suo ricercare costituiscono un alfabeto che dà vita a un repertorio formale di oggetti che traduce il racconto del mito nell’attuale contemporaneo, la collezione di vetri Mythos. La designer Lucia Massari fa uso di un materiale e di un processo produttivo tradizionale, ma che reinterpreta in modo sperimentale. Strata è una collezione di pezzi unici, piatti in vetro realizzati con la tecnica della vetrofusione: la materia vitrea, costruita con ritmo formale e armonia cromatica, a contatto con le alte temperature del processo di fusione, si tramuta in trame geometriche inaspettate./ The Venice Glass Week HUB and UNDER25, curated by Rosa Barovier Mentasti in cooperation with Green Spin and the students of Curatorship at Venice IED Institute, will take place at Palazzo Loredan and Palazzo Franchetti as a collective exhibition of glass art works and installations by domestic and foreign artists. Among many, we’d like to mention Ivan Baj and his Aqua, a collection of diverse objects that remind of gestures and rituals now almost forgotten. Elements of Thought by André Laurenti are ‘surrealist pop’ blown glass homages to Magritte. These pieces are born of sand and fire and refer to a primal nature, to creation myths, to mystery. Sini Majuri’s Iceberg is a visual epic inspired by the iconic Vatnajökull in Iceland: by connecting several glass mountains, we can paint a landscape of the mind. The fibres, colours, and at-

mospheres of glass fragments resonate in the awesomeness scenery of snow-capped mountains. Imperfections is a series of drinking glasses by Lara Luetke that makes us think of the perfectionism of mass production: in western industries, the slightest flaw on the surface of any item is tantamount to depreciation, which means that a perfectly fungible object is scrapped. Imperfections takes inspiration in these flaws. Stéphanie Henry-Seguin echoes environmental conscience in Lacrima, an installation that makes glass and cloth talk: two handwoven tapestry pieces, made using scraps, are enriched with a myriad transparent woven glass drops. Artist Marcello Panza sees drawing as a work of excavation that allows glass to come out to light in sensuous, sweet, violent, secret shapes. Transparency, thickness, opaqueness make up the alphabet for the myths of contemporarity. The Venice Glass Week HUB Palazzo Loredan e Palazzo Franchetti, Campo Santo Stefano www.theveniceglassweek.com

LE STANZE DEL VETRO

VENEZIA E LO STUDIO GLASS AMERICANO a cura di/curated by Tina Oldknow, William Warmus 6 settembreSeptember-10 gennaioJanuary, 2021

155 eccezionali pezzi, tra cui vasi, sculture e installazioni in vetro create da 60 artisti, americani e veneziani, provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa, testimoniano l’influenza dell’estetica e delle tradizionali tecniche di lavorazione del vetro veneziano nello Studio Glass americano dagli anni Sessanta a oggi. Nel 1960 la soffiatura del vetro si era da tempo industrializzata negli Stati Uniti e molte abilità manuali erano andate perdute. L’obiettivo del movimento Studio Glass americano era quello di riportare il vetro al servizio dell’arte contemporanea. Così gli artisti americani avevano guardato all’Europa, e in particolare a Venezia e ai soffiatori di vetro di Murano – soprattutto Lino Tagliapietra e Pino Signoretto –, come guida. Ciò che ne seguì fu una “relazione amorosa” con la lavorazione del vetro veneziano! Artisti pionieristici come Dale Chihuly e Benjamin Moore sono andati a Venezia, hanno imparato le tecniche e poi hanno invitato i maestri veneziani negli Stati Uniti per insegnare. Mentre Chihuly ha realizzato alcune serie di ispirazione veneziana nel corso della sua lunga e prolifica carriera, il corpus di Moore invece si concentra in particolare sulle idee veneziane. Richard Marquis, che pure è stato a Venezia, ha sviluppato usi completamente nuovi per la tecnica del mosaico veneziano, conosciuta come murrina, per i suoi oggetti ispirati alla bandiera americana, le teiere e i vasi Marquiscarpa. Altri artisti, come Dante Marioni, Nancy Callan e James Mongrain hanno imparato dai pionieri del vetro dello Studio Glass, ma soprattutto sono entrati in contatto con le tecniche dei maestri veneziani all’inizio delle loro carriere. Ciascuno di loro attinge in modi molto diversi alla storia del vetro veneziano per creare nuovi interessanti vasi, oggetti e installazioni. Altri si sono dedicati alla scultura, come William Morris e Martin Blank, che hanno studiato le tecniche di scultura veneziana. Partiti dalla realizzazione di vasi, Flora Mace e Joey Kirkpatrick hanno poi ampliato la loro visione cimentandosi nella realizzazione di grandi sculture, portando le tradizionali decorazioni veneziane in ambiti nuovi. Josiah McElheny, Katherine Gray e Norwood Viviano rappresentano una nuova generazione di artisti che lavorano


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in stile veneziano affrontando il vetro in modo più narrativo, usando gli oggetti per raccontare paesaggi e storie. Venezia e lo Studio Glass Americano mostra in modo evidente l’eredità duratura e versatile della produzione di vetro veneziano in America, un’esposizione che vuole essere un manifesto importante: Murano e la sua arte millenaria non possono morire!/ 155 amazing pieces – vases, sculptures, and installations – by sixty artists from America and Europe show the influence of aesthetics and traditional Venetian glassmaking techniques as used by American workshop Studio Glass from the 1960s to the present day. In 1960, glassblowing had already been industrialized in America and many manual abilities had been lost. The goal of Studio Glass was to make glass a tool for modern art again. Thus, American artists looked at Europe, and at Murano specifically, as guides. Pioneering artists such as Dale Chihuly and Benjamin Moore travelled to Venice, learned local techniques, and invited Venetian glassblowers back to America with them. Chihuly made Venetian-inspired art over the course of his lengthy career, while Moore concentrated more closely on Venetian ideas. Richard Marquis, who also visited Venice, developed completely new uses for the Venetian mosaic technique, known locally as murrina, for his pieces inspired by the American flag and Marquiscarpa teapots and vases. Other artists, such as Dante Marioni, Nancy Callan, and James Mongrain, in turn learned from Studio Glass and Venetian maestros early on in their careers. Other artists worked on sculptures, like William Morris and Martin Blank. Flora Mace and Joey Kirkpatrick expanded their vision and the usage of traditional Venetian techniques in making large-scale sculptures. Josiah McElheny, Katherine Gray, and Norwood Viviano represent a new generation of artists who work in Venetian style and for whom glass is to be taken as part of a narration. Venezia e lo Studio Glass Americano shows the long-lasting, versatile heritage of Venetian-style glass production in America and proudly claims that Venetian glass cannot die! LE STANZE DEL VETRO Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org | www.cini.it

T FONDACO DEI TEDESCHI | VETRINE

VENEZIA È VIVA. VIVA VENEZIA Speciale Vetro 5 settembreSeptember-31 ottobreOctober

Convinto che gli artigiani sono attori chiave dell’economia locale, essenziali per l’attrattività e lo sviluppo di una città, fornitori di posti di lavoro e creatori di legame sociale, il Fondaco dei Tedeschi ha deciso di dedicare le sue vetrine a una delle principali realtà veneziane: il vetro di Murano. Le creazioni di 12 artisti e maestri del vetro compongono la seconda edizione “speciale vetro” del progetto Venezia è viva. Viva Venezia, mostrando quanto il territorio sia ancora impegnato nella ricerca di un design contemporaneo e autentico e quanto sia ancora vivo il potenziale creativo della città. Elena e Margherita Micheluzzi / Micheluzzi Glass, figlie dell’artista del vetro veneziano Massimo Micheluzzi, tramandano la

tradizione di famiglia sviluppando una linea di oggetti per la casa realizzati a Murano, soffiati, modellati e rifiniti a mano. Giocando con la malleabilità della materia e utilizzando una tecnica di lavorazione a lume, Simone Crestani riesce a dare al vetro la forma di bellissimi e fragilissimi bonsai trasparenti. Suggerito da Marina e Susanna Sent, Giuliano Fuga, figlio dei fondatori di Ongaro e Fuga, azienda muranese di specchi, presenta Baicoi, uno specchio in cui la forza della tradizione viene messa al servizio della ricerca di un design contemporaneo. NasonMoretti, marchio storico del vetro muranese, e Matteo Zorzenoni, uno dei più promettenti designer italiani, lavorano alla riscoperta in chiave contemporanea di antichi stampi, lavorazioni e tecniche che mirino alla produzione di complementi dal forte impatto innovativo e comunicativo. Da 42 anni, con straordinaria maestria, Bruno Amadi modella a lume piccole forme naturali: dalle colorate canne di vetro nascono stelle marine, lattarini, ramarri, rane, farfalle, fagiolini, piselli, agrifogli, chiocciole, ragni, libellule e formiche. Fondata nel 1859, Salviati, tra i più prestigiosi produttori di vetro di Venezia, ha scelto Alberto Lago, giovane designer, il cui processo creativo si basa sull’artigianato tradizionale in relazione con materiali naturali, tra cui il vetro. Importanti architetti disegnano per Venini, tra cui l’israeliano Ron Arad, noto per la sua costante sperimentazione delle possibilità offerte da diversi materiali. Presentano insieme un’edizione unica di Where Are My Glasses?. Proposto dalla Fondation Valmont, Silvano Rubino è un artista che usa il vetro includendo altri materiali, come marmo e acciaio. Figlio d’arte, Dario Frare è Maestro vetraio nel settore della lavorazione a lume. Negli anni, si specializza nella creazione di animali, esotici e lagunari, che inserisce in una collezione di bicchieri selezionata da Manuela Zanvettori. Michela Nardin, riconosciuta artista di mosaici in vetro, e Catherine Urban, fondatrice di Casarialto Venice glass, oggetti unici e di altissima qualità, hanno collaborato alla creazione di un prototipo di seduta che reinterpreta il video game Space Invader con 4400 tessere di vetro. Alessandro Albertini inizia a lavorare molto presto nell’azienda famigliare, dedicandosi alla tecnica di vetrofusione e lavorazione del vetro a lume. Assieme alla sorella Arianna, stilista di moda prima di avvicinarsi al mondo del vetro, hanno creato per La Vetreria La Fenice complementi d’arredo e accessori moda che fondono perfettamente tradizione e innovazione./ Fondaco dei Tedeschi strongly believes in local craftsmen as key figures of local economy – they are essential for the attractiveness and development of a city, they are employers, they foster sociality. The shop windows at Fondaco dei Tedeschi will soon be dedicated to Murano glass: creations by twelve artists will be part of the second edition of Venezia è viva. Viva Venezia programme. Elena and Margherita Micheluzzi of Micheluzzi Glass are the latest generation of a family of glassmakers. Their home décor glass creations, made in Murano, play with the malleability of matter. Simone Crestani is able to shape glass as beautiful, fragile transparent bonsais. Giuliano Fuga presents Baicoi, a mirror that shows the strength of Venetian tradition and research for modern design. NasonMoretti, a historical brand of Murano glass, and Matteo Zorzenoni, a promising Italian designer, work together to reshape, in modern key, ancient molds, manufacturing processes, and techniques to create innovative décor. Since 42 years, Bruno Amadi models small-scaled natural shapes: starfish and other sea critters, lizards, frogs, butterflies, beans, peas, holly, snails, spiders, dragonflies, ants. Renowned Venetian glassmaker Salviati chose designer Alberto Lago to innovate their production. Architects also design pieces for Venini, one of these being Ron Arad, who is known for his penchant for experimentation. Sponsored by Valmont Foundation, Silvano Rubino is an artist who integrates glass with other materials such as marble or steel. Dario Frare is specialized in the creation of animals, both exotic and local, which he uses as decoration for a line of drinking glasses. Michela Nardin and Catherine Urban work on unique, exquisite items such as a seat decorated with 4400 glass mosaic tiles. T Fondaco dei Tedeschi Calle del Fontego dei Tedeschi, Rialto www.dfs.com

“FONDATION VALMONT”

DIDIER GUILLON, ARISTIDE NAJEAN, SILVANO RUBINO Venetian Love FinoUntil 31 gennaioJanuary, 2021

Venetian Love esplora le differenti interpretazioni dell’estetica mostrate nella diversità delle forme di espressione scelte da un trio di artisti complementari: Aristide Najean, Didier Guillon e Silvano Rubino, che svelano al pubblico il loro dialogo interiore. Aperto a tutte le fonti di ispirazione, Najean osserva il mondo che lo circonda con grande curiosità. Padroneggiando la lavorazione del vetro, sa fino a che punto può spingere i suoi abbozzi e quali sono i limiti entro i quali il materiale manterrà la forma scolpita. Fedele alla sua natura, Guillon si esalta nel lavorare incessantemente al perfezionamento delle sue ideazioni. La sua è una produzione artistica che spazia nella scelta del mezzo espressivo e delle dimensioni, combinando sapientemente una vasta gamma di materiali. Le foto di Rubino sono racconti per immagini che costruisce partendo da scenografie realizzate in studio. Il vetro è uno dei suoi materiali preferiti dal 2001./ Venetian Love explores different interpretations of aesthetical choices. Artists Aristide Najean, Didier Guillon, and Silvano Rubino offer a kind of silent dialogue to their audience. Open to all inspiration, Najean observes the world around him with great curiosity. Mastering glass, he knows how far he can go and to what extent the material will retain the sculpted shape. True to his nature, Didier Guillon works on the finetuning of his ideas. Guillon uses different techniques, materials, designs to perfect his creations. Rubino’s photographs are stories told in images, which he constructs starting with sets created in the studio. Since 2001, glass has been one of his preferred materials. “Fondation Valmont” Palazzo Bonvicini, Santa Croce 2161/A www.fondationvalmont.com

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA

COL NASO ALL’INSÙ 6, 9 settembreSeptember, h. 16

Che cosa ci fa un mazzo di fiori appeso al soffitto di Palazzo Querini Stampalia? Col naso all’insù è un laboratorio creativo per ragazzi (età consigliata dai 7 agli 11 anni) alla scoperta di uno degli oggetti d’arte vetraria più maestosi della sua collezione: il lampadario policromo “a ciocca”, noto anche come “Rezzonico”. In questa interpretazione ottocentesca dei modelli del vetraio Giuseppe Briati (Murano 1686 –


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Venezia 1772), il vetro cavo, trasparente e colorato imita la natura per illuminare con i suoi riflessi il portego del palazzo. Il grande mazzo di fiori sospeso diventa fonte di ispirazione per creare, con perle di vetro di Murano, carta e filo di ferro, una scultura animata dal movimento e dai giochi di luce riflessa. I materiali per il laboratorio sono forniti da MPI Glass Art Gallery – Marco Polo International./ Why is there a bunch of flowers hanging from the ceiling of Palazzo Querini Stampalia? Fondazione Querini Stampalia invites you to a creativity lab to discover one of the most striking glass art objects of its collection: the polychrome ‘a ciocca’ chandelier, also known as “Rezzonico”. This nineteenth-century masterpiece reinterprets the creations of the Murano glassmaker Giuseppe Briati (Murano 1686 – Venezia 1772). Hollow glass, transparent and coloured, imitates nature to illuminate the Palazzo’s portego with its reflections. The dangling bunch of flowers becomes an inspiration to create a sculpture made of Murano glass beads, paper and iron wire, and animated by the motion and the play of light and its reflections. Craft materials are provided by MPI Glass Art Gallery - Marco Polo International. Fondazione Querini Stampalia Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.querinistampalia.org

MARIGNANA ARTE | PROJECT ROOM

LORENZO PASSI Forgiato nel ferro, soffiato nel vetro 5 settembreSeptember-14 novembreNovember

Gusto personale, rivolto a una bellezza innovativa e futura, e stoica determinazione sono i pilastri della personalità artistica di Lorenzo Passi. Ancora studente, nello studio dell’artista catalano del vetro Joan Crous, rimane folgorato dalla materia. Siamo nel 2002. Dopo la maturità si trasferisce a Venezia e da quel momento inizia il suo apprendistato a Murano. Lavora come garzone e come servente presso vetrerie prestigiose come Archimede Seguso e Zanetti. È lì che, guardando i maestri in azione, impara le tecniche del vetro soffiato e del vetro massello. Nel 2009 vince una borsa di studio per una residenza di due anni in Finlandia, per frequentare la Nuutajärven Lasikoulu (Scuola del Vetro di Nuutajärvi), dove impara a fare tutto da solo, forgiatura del ferro compresa. Durante il secondo anno a Nuutajärvi, Lorenzo comincia a produrre i suoi vetri-scultura nei quali il vetro abbraccia il ferro e viceversa. Tornato a Murano collabora coi maestri Oscar e Andrea Zanetti, Giovanni Nicola e Roberto Beltrami, ma ogni suo lavoro gli somiglia, forgiato nel ferro, soffiato nel vetro./ Personal taste, innovative beauty, and stoic determination are the pillars of Lorenzo Passi’s artmaking. Still as a student and apprentice of Catalan artist Joan Crous, he fell in love with glass. This was back in 2002. As an accomplished artist, Passi moved to Venice and got to know Murano glass. The artist worked his way up in several glass shops, like Seguso and Zanetti. There, he learned the techniques of glassblowing and solid glasswork. In 2009, he was assigned a two-year scholarship in Finland at the Glass

School of Nuutajärvi, where he learned how to forge iron as well. Lorenzo Passi makes iron embrace glass in his creations. Back in Murano, he keeps true to his paradigm: every piece is forged in iron and blown in glass. Marignana Arte | Project Room Rio Terà dei Catecumeni , Dorsoduro 141 www.marignanaarte.it

ALESSANDRO ZOPPI GALLERY

NELL’OCCHIO DELL’IRIDE 5–13 settembreSeptember

Alessandro Zoppi presenta una selezione di pezzi in vetro iridato, “girasol” e opale. Un titolo accattivante che funziona come un gioco di parole per descrivere un’esposizione intesa come un viaggio all’interno di questa antica, quanto ormai irriproducibile, tecnica che rende il vetro una superficie dalle sfumature metalliche, dunque sfuggenti e palpitanti quando accarezzate dalla luce. Quaranta pezzi sono presentati in un allestimento suggestivo, curato da Umberto Branchini, che mette in luce le differenti forme e le infinite nuance di questa materia opalescente./ A selection of pieces in iridescent, ‘girasol’ and opal glass. A captivating title that plays on words to describe the exhibition as a journey inside this ancient, yet inimitable, technique that makes glass a surface with metallic nuances, therefore elusive and throbbing when caressed by light. The forty pieces are presented in a very suggestive setting, curated by Umberto Branchini, designed to highlight the different shapes and infinite nuances of this opalescent material.

tratto, ma sono anche le peculiarità del vetro da lui prodotto, specifiche per ogni artigiano, a definirne i connotati. L’opera diviene esaltazione dell’atto creativo artigianale e della sua unicità. Protagonisti del progetto sono gli Uomini, custodi di un sapere che permette alla pratica artigianale di continuare a sopravvivere, e un ritrovato rapporto con il Tempo. In mostra, accanto ai ritratti, l’opera video realizzata da Illumina Film e diretta da Alessandro Possati e Marcin Gierat, che trasporta lo spettatore nella quotidianità e allo stesso tempo nell’unicità della vita dei maestri Muranesi, in un racconto corale tra le fornaci e le calli di Murano./ Photographer Marcin Gierat (Cracow, 1978) celebrates Murano glass tradition by taking pictures of the best known glass artists and then printing them on glass plates made by the maestros themselves. Gierat works with a nineteenth-century camera using the wet-plate collodion technique, developed in the mid-1800s. Every glass shop involved (NasonMoretti, Schiavon Art Team, Barovier & Toso) created their own plates using the iconic colours and techniques of their production. This way, not only the effigy of the artist feeds identity into the portrait, but also the peculiarities of the glass, rendered uniquely by each of them. The work of art is an exaltation of the primal creative act and of its uniqueness. A video project by Alessandro Possati and Marcin Gierat complements the exhibition. Zuecca Projects Squero, Salizada Streta, Castello 369 www.zueccaprojects.org | www.gierat.com

CONSERVATORIO BENEDETTO MARCELLO

MARTIN DASKE & LEONARDO CIMOLIN Waves and Tones / Onde e toni 7–11 settembreSeptember

Alessandro Zoppi Gallery Campo San Maurizio, San Marco 6359 www.zoppiantiques.it

ZUECCA PROJECTS

MAN IN THE GLASS by Marcin Gierat a cura di/curated by Marica Denora, Alessandro Possati 5 settembreSeptember-10 ottobreOctober

Il fotografo Marcin Gierat (Cracovia, 1978) celebra la grande tradizione del vetro di Murano immortalando i volti dei maestri vetrai e stampandoli poi su lastre di vetro realizzate dai maestri stessi. Gierat lavora con una macchina del XIX secolo, utilizzando una tecnica fotografica di metà Ottocento, la fotografia al Collodio Umido. Ogni vetreria coinvolta nel progetto - NasonMoretti, Schiavon Art Team, Barovier & Toso – ha creato la propria personale serie di lastre, utilizzando i colori iconici e le tecniche di realizzazione caratteristiche della propria produzione. In questo modo non è solo l’immagine rappresentata che dà identità all’uomo ri-

La mostra bi-personale, organizzata da VeniceArtFactory, si sviluppa come un dialogo silenzioso tra le opere al neon dell’artista e compositore tedesco Martin Daske e gli oggetti in vetro e cemento dell’artista italiano Leonardo Cimolin. Daske espone due installazioni da parete con neon colorati in vetro borosilicato, che traducono i suoni e ritmi della musica dodecafonica in forme astratte. Dall’altro lato, Leonardo Cimolin presenta una serie di dodici oggetti (lo stesso numero di elementi utilizzati dalla musica atonale) in risposta alla creazione di Daske. Gli oggetti di vetro e cemento, come le note di uno spartito, avranno diversa intensità, peso e forma./ This dual exhibition unfolds as a silent dialogue between the neon-light works by German artist and composer Martin Daske and the glass and concrete objects by Italian glass artist Leonardo Cimolin. Daske will exhibit two neonlights wall installations which translate specific sounds and musical rhythms onto the shape of the blown borosilicate glass. On the other side, Leonardo Cimolin will present a series of twelve objects (the same number of elements used by Daske atonal music) responding to Daske’s creation. The glass and concrete objects will evoke of music sheet of sorts, where each element will have a different height, weight, and colour intensity. Conservatorio Benedetto Marcello Campo Santo Stefano, San Marco 2810 www.veniceartfactory.org


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L’ISOLA

GIAMPAOLO MARTINUZZI Artista e designer del vetro e della luce per Carlo Moretti 5–13 settembreSeptember

La mostra vuole ripercorrere, attraverso documenti, oggetti e corrispondenza, il rapporto di collaborazione tra Giampaolo Martinuzzi e la Carlo Moretti a partire dagli anni ‘80 del Novecento. Artista autodidatta dalla originale sensibilità e fortemente attratto dal vetro e dai materiali poveri, Martinuzzi firma per la Carlo Moretti una famosa serie di lampade da tavolo e da terra create utilizzando vetri esistenti per i quali vengono inventate rudimentali strutture di sostegno in ferro verniciato e ottone. Oltre alle lampade, Martinuzzi realizza lo showroom della Carlo Moretti a Murano, ancora oggi utilizzato, e diversi progetti di allestimento./ The exhibition aims to trace, through documents, objects, and mail, the collaborative relationship between Giampaolo Martinuzzi and Carlo Moretti, which date backs to the 1980s. A self-taught artist, with an original sensitivity and strongly attracted by glass and poor materials, Martinuzzi designed for the Carlo Moretti brand a famous series of table and floor lamps created using existing glass pieces supported by rudimentary structures in painted iron and brass. In addition to the lamps, Martinuzzi authored the Carlo Moretti showroom in Murano, still used today, and various set-up projects. L’Isola Calle delle Botteghe, San Marco 2970 www.lisola.com

MUSEO DEL VETRO

LIVIO SEGUSO In principio era la goccia FinoUntil 28 febbraioFebruary, 2021

Geniale maestro muranese del vetro contemporaneo di fama internazionale, Livio Seguso è stato un pioniere fin dagli anni Settanta nell’uso del vetro come medium espressivo per l’arte e continua la sua attività tutt’oggi con sempre nuove proposte. Nato nel 1930 a Murano, dove ancora oggi vive e lavora, Seguso inizia molto presto il suo rapporto

con il vetro, affascinato dall’inesauribile incanto di questo meraviglioso materiale. Nel 1972 partecipa alla 36. Biennale di Venezia, ma la sua maturazione artistica raggiunge l’apice verso la fine decennio, con l’abbandono di ogni retaggio della tradizione muranese per dare spazio solo al cristallo puro, cangiante e ambiguo nella sua trasparenza. Le sue opere possono così manifestarsi in forme di assoluta purezza, diventando “immagini di luce” che sembrano adattarsi al pensiero, per poi scomparire in una serie di forme oniriche. In seguito la sua ricerca oltrepassa il materiale usato e si allarga ad altri, quali l’acciaio, la pietra, marmi e graniti, e infine il legno./ Brilliant Muranese master of contemporary glass, Livio Seguso has been a pioneer in the use of glass as an expressive medium for art since the 1970s and continues his work today with original proposals. Born in 1930 in Murano, where he still lives and works, Seguso’s relationship with glass began very early, out of his fascination with the inexhaustible enchantment of this marvellous material. In 1972, he participated in the 36th Venice Biennale, but his art reached its peak towards the end of that decade when he completely abandoned Murano’s traditional heritage to focus solely on pure, iridescent and ambiguous crystal in all its transparency. His works assumed forms of absolute purity, becoming ‘images of light’ that seem to adapt themselves to thought before disappearing into a series of dreamlike forms. Later, his experiments went beyond glass to involve other materials, such as steel, stone, marble, granite, and finally wood. Museo del Vetro Fondamenta Giustinian 8, Murano museovetro.visitmuve.it

FONDAZIONE BERENGO ART SPACE

UNBREAKABLE Women in Glass

5 settembreSeptember-31 dicembreDecember

Numerose sono le artiste donne con cui Berengo Studio ha avuto l’onore di collaborare nel corso dei suoi 30 anni di storia. Nonostante l’arte del vetro storicamente sia stata dominata dagli uomini, nel tempo sempre più donne si sono misurate con le infinite possibilità creative di questo materiale. Sono proprio le artiste donne, come Laure Prouvost, Renate Bertlmann e Monica Bonvicini, quelle che più spesso hanno spinto i Maestri dello Studio a sperimentare tecniche innovative e cercare di ridefinire i limiti legati alla lavorazione del vetro. In un momento storico in cui le artiste donne, nonostante i progressi raggiunti negli ultimi anni, continuano a lottare per un loro pieno riconoscimento, Berengo Studio intende onorare con questa mostra il loro spirito “indistruttibile”./ A celebration of the many female artists Berengo Studio has had the honour to collaborate with during its thirtyyear history. Although the art of glass has historically been dominated by men, over time, more and more women have measured themselves against the infinite creative possibilities of this material. It is precisely women artists, such as Laure Prouvost, Renate Bertlmann and Monica Bonvicini, who have most often encouraged the Masters of the Studio to experiment with innovative techniques and try to redefine the limits of glass. At a time when women artists, despite the progress achieved in recent years, continue to fight for full

recognition, with this exhibition Berengo Studio intends to honor their unbreakable spirit. Fondazione Berengo Art Space Campiello della Pescheria 4, Murano www.berengo.com

EDMOND A VENISE CONCEPT STORE

JUDI HARVEST Art and Honeybees in the Time of Quarantine 5–13 settembreSeptember

Judi Harvest presenta un’unica opera in vetro ispirata al suo Honey Garden di Murano, il giardino della fornace del maestro vetraio Giorgio Giuman che l’artista newyorkese da anni cura per le sue api, accompagnata da 76 acquerelli su carta rosa fatta a mano di Venezia dal titolo Art in the Time of Quarantine. Una piccola mostra che mette in relazione lo spettatore con queste meravigliose creature e al contempo porta in evidenza la consapevolezza di come le api da miele siano in via di estinzione, così come i maestri del vetro di Murano: due colonie fragili, ma di fondamentale importanza e bellezza. Come un favo, tutto è connesso./ The one-of-akind glassworks Judi Harvest will show have been inspired by the Honey Garden she keeps in the furnace of the Glass Master Giorgio Giuman. Honeybees and will be presented alongside her 76 watercolours on pink handmade paper from Venice titled “Art in the Time of Quarantine” This exhibition fosters a relationship between the viewers and these marvellous creatures and also brings awareness to the endangered Honeybees and Murano Glass Masters – two colonies of fragile, fundamental beauty. Like a honeycomb, everything is connected. Edmond A Venise Concept Store Palazzo Contarini Polignac, Dorsoduro 872 www.palazzocontarinipolignac.com

BTM Officina

FUTURAMURANO 5-13 settembreSeptember

La pandemia di Covid-19 ha portato a una violenta accelerazione della crisi del comparto vetrario, lasciando emergere tutte le problematiche e contraddizioni che hanno contraddistinto gli ultimi anni. Ma le difficoltà rappresentano anche delle opportunità. BTM approfondisce attraverso l’esperienza di professionisti e operatori del comparto vetrario tre tematiche di riflessione: La questione Sacca Serenella, Murano & Storytelling, Da un’economia lineare ad un’economia circolare. I risultati saranno condivisi attraverso i canali social di BTM e durante un evento finale aperto al pubblico presso BTM Officina./ The Covid-19 pandemic has led to a violent acceleration of the crisis in the glass industry, but difficulties also means opportunities. Three topics – The issue of Sacca Serenella, Murano & Storytelling, From a linear economy to a circular economy – will be explored in depth by professionals and operators in the glass sector invited to join three discussion panels. The results will be shared through BTM social channels and during a final event, open to the public, at BTM Officina. BTM Officina Campiello San Maffio 3, Murano www.b-t-m.net


New Showroom is coming soon

design by

Fabio Fornasier info@lu-murano.it www.lu-murano.i


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Triplo filo

Three Threads

A Punta della Dogana visioni multiple sul contemporaneo

Multiple visions, one modern age

Untitled, 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi a Punta della Dogana nasce dall’incrocio di tre diversi punti di vista curatoriali sull’arte contemporanea. Ideata e curata da Caroline Bourgeois, conservatrice presso la Pinault Collection, dall’artista e storica dell’arte Muna El Fituri e dall’artista Thomas Houseago – legati da una relazione personale e professionale di lunga data – la mostra si propone il difficile compito di rappresentare le grandi tematiche ricorrenti dell’arte contemporanea, assieme alla genesi e lo sviluppo del processo creativo – obiettivo quest’ultimo che rende la presenza dei due artisti all’interno della squadra curatoriale di fondamentale importanza. Una mostra interessante, concepita per gli spazi affascinanti di Punta della Dogana, in cui il respiro tra l’arte e l’architettura di un luogo speciale si unisce alla perfezione, regalando anche al visitatore più distratto le suggestioni di un percorso complesso e parimenti divertente, esteticamente appagante e stimolante sul piano delle idee che riesce a suscitare. La collettiva riunisce i lavori di oltre 60 artisti, nati tra il 1840, come nel caso di Auguste Rodin, e il 1995; non mancano tuttavia incursioni di sculture e manufatti antichi di culture extra-occidentali provenienti dalla Collezione Ligabue. Tra le opere, la maggior parte delle

quali provenienti dalla Pinault Collection, o da musei internazionali e collezioni private, alcune sono state create appositamente per l’esposizione, come quelle di Saul Fletcher, Kasia Fudakowski, Ellen Gallagher, Lauren Halsey e Henry Taylor. Sesso, morte, lutto, elementi naturali, emergenza climatica, ma anche attivismo, utopia, e le origini della pittura: attraverso un percorso espositivo che si articola in 18 sale, il visitatore sfila tra le interpretazioni che gli artisti visuali hanno saputo dare riguardo alcune delle macro tematiche che accomunano l’umanità intera e alle grandi questioni presenti nell’arte e nella cultura contemporanea. Perno e focolare della mostra è l’installazione site-specific allestita nel Cubo dell’architetto Tadao Ando, nel cuore di Punta della Dogana, ricostruzione di uno studio d’artista, basato su quello di Thomas Houseago. «Volevamo far sì che sentissero dentro di sé lo spirito di un artista – commentano i curatori – qui i visitatori possono comodamente leggere, ascoltare musica e vedere le immagini preparatorie della mostra». Concepito come interattivo, l’atelier – spazio creativo e di riflessione – invita i visitatori a prendersi una pausa e a entrare in contatto con il luogo in cui nasce l’ispirazione, culla dell’atto artistico. F.M.

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The latest exhibition at Punta della Dogana, Untitled, 2020. Three perspectives on the art of the present was born out of three curatorial points of view on contemporary art. Ideated by Caroline Bourgeois, conservationist at Pinault Collection, by artist and art historian Muna El Fituri, and by artist Thomas Houseago, the exhibition takes on the difficult task of representing the great themes of contemporary art together with the origin and development of the creative process, a goal that makes the presence of two artists in the curatorial theme an essential feature. This collective exhibition lists over 60 participating artists, born between the years 1840 (Auguste Rodin) and 1995. Also included in the exhibition will be sculptures and manufacts from non-western cultures coming from the Ligabue Collection. A number of pieces have been created explicitly for the exhibition – this includes art by Saul Fletcher, Kasia Fudakowski, Ellen Gallagher, Lauren Halsay, and Henry Taylor. Sex, death, grief, nature, climate crisis, activism, utopia, and the origin of painting: the 18 halls of the exhibition show visitors how visual artists interpreted the great themes of humanity and the great questions of art and contemporary art in particular. The keystone of the exhibition is a site-specific installation in the Cube Hall, at the heart of Punta della Dogana: the reconstruction of Houseago’s atelier – a space for creation and reflection. «Untitled, 2020. Tre sguardi sull’arte di oggi» Fino 13 dicembre Punta della Dogana www.palazzograssi.it

Rosa Forte Se fino qualche tempo fa si parlava di Forte Marghera come di una realtà in fieri, ora si può affermare con certezza che questo luogo rappresenta anche fisicamente la cerniera ideale tra la città d’acqua e la terraferma e che sempre più sia divenuto il sito preferito da migliaia di persone per vivere le serate estive e non solo, in città. Tuttavia uno sforzo ulteriore e vincente è stato compiuto dalla Fondazione Forte Marghera e da imprese e istituzioni culturali che hanno trovato sede adatta tra gli spazi recuperati in mezzo al polmone di verde e acqua del Forte per svolgere attività che investono nuovi utilizzi delle strutture a fini di promozione e crescita culturale e sociale. Dalla fine del mese di luglio, fino a quasi tutto settembre, fervono le attività scaturite dal progetto In-Edita con atelier aperti, tavole rotonde e performance per portare in maniera tangibile l’arte contemporanea in mezzo alla gente. Partito da un’idea della gallerista mestrina Marina Bastianello e lanciato dall’associazione culturale Venice Galleries View a Forte Marghera, con il supporto del Comune di Venezia e in collaborazione con la Fondazione Forte Marghera, l’area antistante il Padiglione 51 e molti altri luoghi e spazi del Forte vengono coinvolti nelle iniziative del progetto. Venice Galleries View è l’associazione che riunisce alcune delle più importanti gallerie di arte contemporanea del territorio, interamente declinate al femminile, una casualità forse, ma di significativa importanza a dimostrazione di un loro attento e preciso impegno verso la promozione di nuovi talenti: Alberta Pane, Beatrice Burati Anderson, Dorothea van der Koelen, Živa Kraus, Matilde Cadenti, Emanuela Fadalti, Marina Bastianello e Michela Rizzo sono le capitane coraggiose dell’arte. L’idea di base è quella di favorire la rigenerazione urbana del territorio favorendo un proficuo impatto sociale con la diffusione capillare dell’arte contemporanea sin dal momento della sua produzione. Diciotto giovani artisti del territorio, selezionati dalle galleriste, hanno dunque la possibilità di operare in uno spazio interessante e stimolante come il Forte, producendo i loro lavori a stretto contatto con il pubblico nel pieno rispetto delle vigenti regole di pubblica sanità. Questi i nomi dei 18 artisti selezionati: Wesley Alves Da Silva, Ludovico Bomben, Boris Contarin, Francesco Piva, Martin Romeo, Michele Tajariol, Eva Chiara Trevisan, Matteo Vettorello, Francesco Zanatta, Giulia Crivellaro, Giorgia Fincato, Giulia Furlan, Giulio Malinverni, Margherita Mezzetti, Davide Sgambaro, Maddalena Tesser, Chiara Tubia, Sophie Westerlind. Alla prima fase DEDALO – art studio laboratory, titolo delle due sessioni di studi d’artista svoltesi dal 20 luglio al 20 agosto (9 artisti) e dal 21 agosto al 20 settembre 2020 (altri 9 artisti), dall’8 agosto al 20 settembre in contemporanea a DEDALO, gli spazi di Forte Marghera ospitano il secondo capitolo di In-Edita : DIORAMA – Art Platform, piattaforma progettuale che coinvolge una selezione di artisti delle gallerie del network Venice Galleries View insieme a filosofi, scrittori, curatori, architetti, collettivi e più in generale operatori del sistema culturale, con lo scopo di aprire nuove prospettive e pratiche progettuali virtuose in grado di sostenere la produzione culturale connessa al lavoro artistico. La mostra conclusiva del progetto sarà dunque un evento diffuso che da Forte Marghera si dipanerà tra le gallerie di Venice Galleries View e troverà sintesi in uno spazio espositivo capace di rappresentare un osservatorio sulle esperienze di artisti emergenti e un incubatore di iniziative della comunità artistica locale. «In-Edita» Fino 20 settembre Forte Marghera-Mestre it.venicegalleriesview.com

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Album di famiglie

Henri Cartier-Bresson, una retrospettiva insolita a Palazzo Grassi Una grande mostra per un grandissimo della fotografia: Henri Cartier-Bresson; un gioco collettivo, anzi Le Grand Jeu, come il titolo della mostra realizzata con la Bibliothèque nationale de France e in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson. A Palazzo Grassi, protagonisti sono gli scatti di Cartier-Bresson secondo le scelte curatoriali di cinque personalità differenti: la fotografa Annie Leibovitz, il regista Wim Wenders, lo scrittore Javier Cercas, la conservatrice e direttrice del dipartimento di Stampe e Fotografia della Bibliothèque nationale de France, Sylvie Aubenas, il collezionista François Pinault. Ognuno di loro è stato invitato a scegliere una cinquantina di immagini a partire

dalla Master Collection originale del Maestro. Rinnovare e arricchire lo sguardo sull’opera di Henri Cartier-Bresson attraverso quello di cinque personalità diverse è la sfida del progetto espositivo di Palazzo Grassi. Le regole del “gioco” sono molto semplici, ciascuno ha operato la propria scelta senza conoscere quella degli altri, altrettanto dicasi per l’allestimento, così come ogni elemento della mostra, lasciato nella piena discrezione di ciascun curatore. Il percorso diviene composto da cinque sezioni autonome e indipendenti tra loro, con un racconto sviluppato in totale libertà. Ciascuno di loro ha ideato una storia, si è nutrito delle sensazioni riportate dalle bellissi-

me immagini e si è posto in modo diretto di fronte ad esse secondo la propria sensibilità e il proprio vissuto. Un modo originale ed efficace di poter fruire di una raccolta per immagini che è molto più di una mostra fotografica: è l’occhio sul mondo da parte di un narratore sublime che con i suoi scatti ha fissato momenti della storia, quella spesso di uomini comuni, trasformando l’attimo colto in pagine di vita collettiva. F.M. «Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu» Fino 10 gennaio 2021 Palazzo Grassi www.palazzograssi.it

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L’imperfezione della felicità Il tempo senza tempo di Jacques Henri Lartigue Trovarsi davanti alle foto di Jacques Henri Lartigue significa misurarsi con il tempo. Ogni sua fotografia intrattiene un rapporto speciale con il tempo. «Ogni scatto eccede la propria contingenza storica, il proprio presente materiale: attraversata da temporalità diverse [...]» (Dennis Curti). Percorrere le sale della Casa dei Tre Oci e scorrere le 120 immagini, di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue, è come attraversare il Novecento; trovarsi difronte indifferentemente a immagini dei primi anni Venti o degli anni Settanta o Ottanta e scorgere la stessa identica capacità di previsione, che rende i suoi scatti ancora oggi contempora-

nei. «Trovarsi davanti al lavoro di Jacques Lartigue significa prendere atto di una fotografia che trova la propria ragion d’essere nella meraviglia per ciò che lo circonda» (Denis Curti). Il suo fotografare solo le cose belle del mondo, ciò che lo rende felice e, probabilmente, solo ciò che vuole ricordare crea nel visitatore de L’invenzione della felicità una immediata empatia o meglio una contagiosa e incontenibile gioia, che penetra dagli occhi e conquista prima la mente e poi il corpo. Quella di Lartigue è un’attitudine alla fotografia ludica, fascinosa, consapevole e anche infantile. Ed è incredibile come a prevalere sia rimasta quest’ultima definizione, che il fotografo francese

manterrà per tutta la sua carriera, e che spesso è stata alla base di molti fraintendimenti, ma che qui emerge prepotentemente trasformando la mostra in una piacevolissima esperienza dello spirito. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio. «Jacques Henri Lartigue. L’invenzione della felicità. Fotografie» Fino 10 gennaio 2021 Casa dei Tre Oci, Giudecca - www.treoci.org


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Family photos

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A new perspective on Henri Cartier-Bresson

L’inventore The inventor dell’architettura of architecture Roma allo specchio, tra Piranesi e Basilico

A great exhibition for a master of photography: Le Grand Jeu, same title as the exhibition produced at the Bibliothèque Nationale de France in cooperation with Fondation Henri Cartier-Bresson. At Palazzo Grassi, photographer Annie Leibovitz, director Wim Wenders, author Javier Cercas, conservationist Sylvie Aubenas, and collector François Pinault acted as curators, each picking some fifty images. To innovate and enrich the perspective on Henri Cartier-Bresson’s oeuvre through the eyes of different curators is the challenge Palazzo Grassi took upon for its upcoming exhibition. The rules are simple: each curator had no idea what the others were doing, which means we will see self-sufficient, independent exhibitions.

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The imperfection of happiness Jacques Henri Lartigue at Casa dei Tre Oci To see Jacques Henri Lartigue’s photographs means to measure against time. Each picture entertains a relationship with time on its own. To walk around Casa dei Tre Oci and see each of the 120 pieces of the exhibition, all coming from Lartigue’s personal archive, feels like walking around the twentieth century. Every picture is a demonstration of the photographer’s ability to foresee and predict, which makes them all the more modern. His framing what is beautiful in the world, what makes him happy, and, presumably, what he wants to remember are the foundation of the invention of happiness – immediate empathy or contagious joy penetrating the eyes and conquering mind first, body second.

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Rome looks at itself in the mirror

Photo Matteo De Fina

Archi, colonne, obelischi, piramidi, volte... sono gli elementi fondamentali di un linguaggio simbolico che crea un flusso spazio-temporale unico che dall’antichità (quando furono costruiti) arriva al passato (divenendo magnifiche meraviglie), per poi giungere al presente (come monumenti iconici), in cui il contemporaneo diventa senza tempo. Protagonista naturalmente Roma. Scorrendo lo sguardo infatti tra le meravigliose stampe di Giovanni Battista Piranesi, che sono parte dell’inestimabile fondo della Fondazione Giorgio Cini, e le fotografie di Gabriele Basilico non si percepiscono cesure temporali, ma solo volumi che raccontano in modo straordinario l’essenza stessa dell’architettura. Piranesi e Basilico sono entrambi architetti e come tali restituiscono al pubblico tutto il fascino di questa disciplina che si fa arte. Per tutta la vita hanno progettato non per costruire ma per interpretare con intensità il senso dell’architettura e degli spazi creati dall’uomo nella storia, l’uno dedicandosi all’incisione, l’altro alla fotografia. A Palazzo Cini, Piranesi Roma Basilico, a cura di Luca Massimo Barbero, gioca con l’inquadratura – costruita dall’incisore attraverso una “foresta di segni” e dall’obiettivo lucido di Basilico – e con la non staticità della veduta, a riprova del carattere mutevole e vivo, appunto, dell’architettura. M.M.

Arches, pillars, obelisks, pyramids, vaults… are the essential elements of a symbolic language that creates a unique stream crossing time and space from the ancient age (the epoch they were built) to more recent past (when they became wonders of the architectural world) to the present (as they grew into iconic monuments). Modernity becoming timeless. The protagonist of this story is, obviously, the city of Rome. As we peruse these wonderful prints by Giovanni Battista Piranesi, which are now part of the invaluable endowment of Fondazione Giorgio Cini, and photographs by Gabriele Basilico, we notice no temporal gaps, only volume upon volume that materialize the essence itself of architecture. Piranesi and Basilico were both architects and as architects, they have been able to fully demonstrate the charm of this technical discipline that grew into art. Throughout their lives, they each designed building not for the sake of building, but to interpret with intent the sense of architecture and the ability of mankind to create space. At Palazzo Cini, Piranesi Roma Basilico, the exhibition curated by Luca Massimo Barbero, plays with framings – a ‘forest of signs’ in Piranesi’s case and the camera lens for Basilico – and with the volatility of the point of view, which goes to show the ever-changing, living character of architecture. «Piranesi Roma Basilico» Fino 23 novembre Galleria di Palazzo Cini, San Vio www.palazzocini.it

Quarta dimensione In questo periodo di crisi profonda per Venezia è doveroso raccontare quelle realtà di cui andare fieri e non per sciovinismo lagunare, ma perchè rappresentano un modo differente di vivere la città, senza piegarsi acriticamente all’esclusiva logica del turismo, producendo cultura che da qui si propaga al mondo. Kublai Film è una casa di produzione veneziana, che opera con successo da molti anni nel mercato dell’audiovisivo, perfetto esempio di “resilienza creativa” come dimostra l’interessante lavoro Tintoretto. L’artista che uccise la pittura, diretto da Erminio Perocco con la fotografia di Giovanni Andreotta. La vita, la personalità e l’opera di Tintoretto sono raccontate utilizzando un linguaggio filmico contemporaneo, capace di coinvolgere lo spettatore in prima persona davanti alle grandi opere del Maestro e di renderlo consapevole della situazione sociale e artistica nella Venezia del XVI secolo. Tintoretto è stato un gigante della pittura nel periodo del Rinascimento italiano e ha segnato con il suo lavoro il volto artistico di Venezia. Possedeva uno spirito creativo che si potrebbe definire irrequieto ed era in grado di sbalordire i suoi committenti con trovate sorprendenti, anche grazie alla rapidità con cui portava a compimento i suoi lavori. Le innovazioni tecniche della sua pittura hanno esercitato un’influenza profonda e costante sulla storia dell’arte. La cerchia dei suoi ammiratori va da Peter Paul Rubens e El Greco fino a Jackson Pollock, lasciando nelle loro opere tracce tangibili. Paul Cézanne a nome di tutti gli artisti lo ha visto come l’idolo della pittura: «La sua opera è immensa, include ogni cosa dalla natura morta fino a Dio; è un enorme arca di Noè; io mi sarei trasferito a Venezia soltanto per lui». Il docufilm vuole sottolineare la modernità di Tintoretto, focalizzando l’attenzione dello spettatore sull’audacia delle pennellate del Maestro, sulla complessità delle storie narrate nei suoi giganteschi teleri e sulle sue strategie ‘commerciali’, che oggi farebbero dell’Artista un abile marketing manager di sé stesso. Scrive Perocco, veneziano con una importante carriera nel mondo della pubblicità e figlio di un celebre storico dell’arte, nelle note di regia: «Trasporre l’opera pittorica in un lavoro audiovisuale non è mai operazione semplice. La pittura è per definizione statica e bidimensionale, nata per essere ammirata da un punto di vista che non muta nel tempo e nello spazio. Non basta esaminare i dettagli per leggere una tela in profondità, per superare la barriera della sua mancanza di profondità fisica. È proprio nella sua presunzione di oggettività visiva, nella sua finzione - d’altronde così simile alla finzione cinematografica – che l’arte figurativa elabora sé stessa, almeno fino alle Avanguardie del Novecento. L’opera è studiata come se si trattasse di un film: si sviluppa un percorso che porta lo spettatore fin dentro il quadro, come un viaggio nelle quattro dimensioni, nello spazio e anche nel tempo. Tintoretto nelle sue tele usa ottiche diverse e diversi campi, dal primo piano al totale per restituire la dimensione cinematica che a un quadro manca. Egli è tanto vicino al cinema da arrivare a mettere due scene diverse, due diverse riprese, all’interno della stessa tela, proprio come si trattasse di fotogrammi susseguenti su una pellicola [...]». Titolo: Tintoretto | L’artista che uccise la pittura Durata: 85’ Paese produzione: ITA /GER Produzione: Kublai Film, Videe, Zetagroup, Gebrueder Beetz, in collaborazione con ZDF/arte Regia: Erminio Perocco Fotografia: Giovanni Andreotta Musiche: Teho Teardo Costumi: Stefano Nicolao


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Genius loci

Il dilemma del Contemporaneo Se l’industria della moda, con i suoi 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 annue, non intraprenderà un cambiamento di paradigma volto alla sostenibilità si avvierà a cantare il suo requiem: questo l’ammonimento lanciato nelle sale sotterranee di Palazzo Spini Feroni, sede fiorentina del Museo Salvatore Ferragamo con la mostra Sustainable Thinking (fino al 16 gennaio 2021). Il progetto, curato a dieci mani da Giusy Bettoni, Arabella Natalini, Stefania Ricci, Sara Sozzani Maino e Marina Spadafora, si dispiega in altrettanti dieci ambienti che individuano la cifra di una produzione ecosostenibile a partire dalla storia della moda con le creazioni avantgarde di Salvatore Ferragamo; già negli anni Quaranta lo stilista impiegava sughero, paglia, rafia, cellofan della carta delle caramelle e persino l’ortica per rivestire i piedi del jetset hollywoodiano. Il percorso si snoda poi in un dialogo tra moda e arte contemporanea, in particolare attraverso l’Omaggio a Joseph Beuys, che dedicò gran parte della sua attività artistica nella speranza di raggiungere un equilibrio tra uomo e natura tramite la creatività. Il Museo Ferragamo celebra l’artista tedesco con una retrospettiva sul progetto 7000 Eichen, avviato nel 1982 durante Documenta 7 a Kassel, dove Beuys intraprese un’azione collettiva volta alla piantumazione di settemila querce (affiancate da altrettanti monoliti di basalto) e successivamente ripetè questo happening nella tenuta di Bolognano in Abruzzo. Di quest’ultimo periodo sono esposte fotografie di Buby Durini, in cui Beuys è ritratto con l’iconico cappello in feltro, jeans e scarponi: anticipatore anche nel gusto per l’abbigliamento tanto da aver ispirato John Galliano per la collezione autunno/inverno 2013. Sul versante italiano l’interpretazione del pensiero sostenibile è avvalorata da uno dei massimi rappresentanti dell’Arte Povera, Michelangelo Pistoletto, di cui viene esposto Terzo Paradiso (2003). L’opera, in cartone pressato e filati, riproduce geometricamente il simbolo dell’infinito riconfigurandolo: due cerchi esterni incarnano le diversità tra natura e artifici umani, mentre quello al centro si genera dalla compenetrazione dei precedenti, rappresentando il “grembo generativo della nuova umanità”. Nelle sale Innovazione sociale e Arte, tecnologia e scienza si mostrano i migliori risultati delle ricerche per una produzione di collezioni sostenibili come NewLife, filato derivato dalla trasformazione di bottiglie di plastica, od Orange Fiber, creato dagli scarti di bucce d’arancia e impiegato per realizzare alcuni dei capi griffati Ferragamo. Menzione speciale per l’avveniristico progetto Aerocene di Tomás Saraceno (di cui si espongono un video esplicativo e uno zaino da esplorazione realizzato con materiali riciclati), che mira allo studio sulla possibilità di sollevarsi da terra senza l’impegno di combustibili, sfruttando solo correnti termiche naturali. Sustainable Thinking è un’esperienza etica, sinestetica, inclusiva e illuminante sulle nuove frontiere che possano ridefinire la capacità dell’uomo di soddisfare i propri bisogni senza compromettere il domani delle generazioni future. Un sentito invito a una slow fashion, meditata, empatizzata, riciclata, ereditata. A tempi e scelte più verdi. FJC «Sustainable Thinking» Fino 16 gennaio 2021 Museo Salvatore Ferragamo, Palazzo Spini Feroni, Firenze www.ferragamo.com /museo/it/ita /mostre

Le Marche e Urbino celebrano i 500 anni della morte di Raffaello

Il 2020 è l’anno in cui si commemora l’anniversario per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, nato ad Urbino nel 1483 e scomparso a Roma il 6 aprile del 1520. In questa fase 3 post-pandemia, le Marche hanno potuto riprendere la programmazione di eventi, mostre e iniziative speciali pensate per celebrare l’illustre concittadino che, nella sua breve vita, seppe rendere universali gli ideali di bellezza, incarnati in particolare dalla sua terra d’origine, divenuti poi iconici e senza tempo. Non è un caso, infatti, che quest’anno le Marche siano state nominate da Lonely Planet in «Travel 2020» al secondo posto tra le dieci migliori destinazioni al mondo, unica italiana, e che il «New York Times» abbia inserito Urbino, città Unesco, tra le mete turistiche 2020, come città di partenza per un tour alla scoperta di Raffaello. Il “divin pittore” visse i primi anni della sua formazione artistica col padre Giovanni Santi, umanista, poeta e pittore ufficiale alla corte di Federico da Montefeltro. Ancor oggi, a Urbino, è visitabile la casa natale di Raffaello dove, come scrisse nel 1984 il critico letterario Carlo Bo, egli «ha imparato la divina proporzione degli ingegni, soprattutto ha imparato il valore della filosofia, della dignità da

dare al suo lavoro di Pittore» e dove sono oggi conservate alcune tele come L’Annunciazione del Santi e alcune copie ottocentesche della Madonna della Seggiola e la Visione di Ezechiele di Raffaello, oltre a un disegno del Bramante. Poco distante, si erge il magnifico Palazzo Ducale voluto da Federico da Montefeltro, dimora principesca tra le più belle d’Europa, oggi sede della Galleria Nazionale delle Marche, che conserva uno dei dipinti più enigmatici di Raffaello Il ritratto di gentildonna detta la Muta, e dove, sino al 27 settembre, si può visitare la mostra Raphael Ware. I colori del Rinascimento, 137 esemplari di maiolica italiana rinascimentale, capaci di restituire pienamente quella ricerca estetica, il clima culturale, ma anche il modus vivendi, che fa dell’Italia e dei suoi artisti, tra Quattrocento e Cinquecento, il faro culturale dell’Occidente. Dal Seicento in poi, nei Paesi europei, la maiolica cinquecentesca italiana diventa una vera e propria passione collezionistica e, a quella istoriata, da considerarsi a pieno titolo un aspetto della pittura rinascimentale, viene associato il nome del grande pittore urbinate: in inglese Raphael ware. Sempre a Palazzo Ducale, nelle Sale del Castellare, sino al primo

novembre, Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti di corte, a cura di Vittorio Sgarbi e Elisabetta Losetti, pone al centro Baldassarre Castiglione, personaggio chiave del Rinascimento europeo e figura di intellettuale finissimo, accanto ad altrettanto complessi e affascinanti protagonisti del tempo come Guidobaldo da Montefeltro, Leone X, i Medici, gli Sforza, i Gonzaga, Isabella d’Este, l’Imperatore Carlo V e grandi artisti come Raffaello in primis, ma anche Tiziano, Giulio Romano, Pietro Bembo. Raffaello Bambino, progetto realizzato dal Comune di Urbino con l’Accademia Raffaello, è un racconto in forma di itinerario che coinvolge tutta la città dedicato ai bambini. Infine, fino al primo novembre, presso il Collegio Raffaello, Raffaello. Una mostra impossibile, ideata e curata da Renato Parascandolo e con la direzione scientifica di Ferdinando Bologna (recentemente scomparso), presenta 45 dipinti del Maestro riprodotti virtualmente in scala 1:1, offrendo al pubblico la possibilità di ammirare in un unico allestimento opere disseminate in 17 diversi Paesi. Daniela Paties Montagner www.gallerianazionalemarche. it/raffaello-2020/


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:musica Baffi, graffi

E pensare che alla soglia dei quarant’an-

ni, pur vantando un nome di rilievo nel panorama della musica italiana, stava per mollare tutto e dedicarsi definitivamente alla carriera forense, seguendo le orme del padre, presso lo studio di famiglia: una carriera assicurata, pensiamo, avendo conosciuto successivamente non solo le sue doti di affabulatore, ma anche quel modo di presentarsi e di stare sulla scena così severo, così attinente al ruolo dell’avvocato. Il tutto in un momento in cui Paolo Conte aveva già firmato pezzi epocali quali, per

di Cesare Stradaioli citarne solo alcuni fra i tanti, Azzurro, Messico e nuvole e Onda su onda, che nella nostra memoria sono inscindibilmente legati alle figure e alle voci di Adriano Celentano, Enzo Jannacci e Bruno Lauzi, che li portarono al successo internazionale. Per fortuna sua, e soprattutto nostra, il suo primo produttore, Italo Greco, uno che evidentemente vedeva lontano, insistette affinché le sue meravigliose melodie fossero interpretate dalla sua ruvida voce, senza più affidarle ad altri interpreti e così iniziò la sua carriera solista, non più per conto terzi bensì mettendoci la propria faccia. E non si può negare che sia stato davvero così, letteralmente, considerati i lineamenti del suo volto, così particolari e caratterizzanti: un avvocato in meno nel panorama italiano - pazienza - e un favoloso interprete in più, che di voci e musica come le sue ce n’è sempre bisogno. Da lì in poi si dipana un’avventura artistica che aveva mosso i suoi primi passi nel jazz e nello swing e che, partendo dalla provincia (Asti, come luogo dello spirito), lì è sempre puntualmente tornata, pur facendo letteralmente il giro del mondo, passando per Genova, con il naso di Bartali che sfotte i francesi e facendo però di

Hoarse vocals, memorable words

Parigi un’altra casa in cui costruire persino un altro modo di esprimersi, sempre unendosi a parolieri di inventiva e capaci di coniugare le parole all’imprevedibilità delle soluzioni musicali. Soluzioni che andavano al di là del pianoforte, il suo alter ego strumentistico, giungendo a timbri e sonorità che, per definizione, divennero ‘di Paolo Conte’: l’uso dello scat –vero marchio di fabbrica: l’imitazione di strumenti musicali con l’uso modulato della voce – e quello dei vocalizzi e veri e propri borborigmi come ‘za-za-ra-za’, ‘bun-bunz-bunz-bunz’ e altre simili diavolerie che contribuirono a costruire un vocabolario del tutto personale, malgrado lui stesso, forse un vezzo, andasse ripetendo di non avere una voce adatta per cantare lo swing. Oltre la musica, l’autore, che di sé disse più volte di vedersi come una specie di Emilio Salgari della tastiera, capace di riprodurre in note musicali luoghi e ambienti solo immaginati – ancora la provincia –, capace di visualizzare momenti e situazioni come pochi altri. Un autore che incrocia felicemente l’arte visiva, grazie anche all’ispirazione suscitata nel suo intimo espressivo, creativo, dalle figure e dai luoghi di Hugo Pratt. Un’ulteriore vocazione che gli è valsa una laurea honoris causa in pittura, conferitagli dall’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro. Da lì al cinema il passo è stato breve ed obbligato e in questa Mostra del Cinema (e della resilienza) il film di Giorgio Verdelli gli rende il dovuto omaggio, con un lungometraggio in cui un lungo elenco di personalità della musica, del cinema e del giornalismo raccontano di questo straordinario protagonista dell’arte e della cultura italiane, così schivo eppure così a suo agio nei palcoscenici più prestigiosi del mondo. Paolo Conte, Via con me di Giorgio Verdelli 11 settembre Sala Darsena h. 21 www.labiennale.org

And to think he was meant to follow in his father’s footsteps and join the family law firm. Paolo Conte

had already authored cornerstones of Italian pop music such as Azzurro, Messico e nuvole, and Onda su onda and still wasn’t sure where his career was heading. Thankfully, producer Italo Greco insisted that Conte should write more and especially let his hoarse voice interpret those lyrics and debut as a cantautore. Thus Paolo Conte entered the hall of fame – one less lawyer in Italy (we’ll have to make peace with that) and an amazing performer in exchange. His adventure in the world of music flirted with jazz, swing, only to go back to his beloved hometown by way of Paris, where he met fellow singer/songwriters and made his poetry outgrow the piano and develop a style that is now known simply with his name: à la Paolo Conte. Scat singing, vocalizations, and a thousand other tools ended up into a very personal, inalienable sound vocabulary, no matter how much he insisted that no, swing wasn’t his calling, after all. As an all-around artist, Conte dipped his toes into the world of visual arts, thanks to the inspiration the figures and places of comic book artist Hugo Pratt had on him, a commitment that earned him an honoris causa degree from a Fine Arts Academy. It was only a matter of time before the figure of Paolo Conte made its way on to the world of cinema. Director Giorgio Verdelli pays homage to Conte in a film to be presented in a few days at the 77th Venice Film Festival. The film sees the participation of Italian music and movie stars as well as journalists who will give their testimony on the life of this extraordinary protagonist of Italian art and music.


VERONA JAZZ FESTIVAL

:musica

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© Roberto Cifarelli

La forza attrattiva di Verona Jazz conquista un pubblico non di soli appassionati di jazz, creando una suggestiva comunanza tra differenti tipologie di ascoltatori, stregati dalla magia delle proposte musicali e dall’incomparabile scenario in cui vanno in scena i concerti. Si parte il primo settembre con Mauro Ottolini e Vanessa Tagliabue Yorke, la cui voce inconfondibile si insinua perfettamente tra le note di Ottolini al trombone solista, il clarinetto di Francesco Bearzatti e il pianoforte di Paolo Birro. Un gioco di parole tra la forza del canto, l’allegria ed il dinamismo dello swing. Il 2 settembre è in scena Paolo Fresu, il più grande trombettista italiano, con Dino Rubino al pianoforte e Marco Bardoscia al contrabbasso con Tempo di Chet – La versione di Chet Baker, dialogo musicale a tre voci molto raffinato e di grande valenza emozionale ed intellettuale. A chiudere il 6 settembre Enrico Pieranunzi Trio, con un omaggio colto a Federico Fellini che a vent’anni dalla sua scomparsa porta luce nuova alle splendide colonne sonore di film come I Vitelloni, La Strada, La Dolce Vita con il classico trio piano-basso-batteria. 1, 2, 6 settembre Teatro Romano | www.eventiverona.it

RUMORS FESTIVAL-ILLAZIONI MUSICALI

Save the date

Il settembre sonico di Mestre A settembre Fuori Musica è in Piazzetta Malipiero a Mestre, con Tragos de Tango il 3 e Sorah Rionda il giorno successivo. Tragos de Tango, formazione tipica delle origini del tango argentino, mira a trasmettere la passione e la tradizione della musica nata sul Rio della Plata rielaborando e arrangiando i brani che hanno fatto ballare generazioni di ballerini di tutto il mondo. Piazzolla, Troilo, Di Sarli e molti altri compositori dell’epoca d’oro del tango sono gli autori dei brani che saranno eseguiti, con arrangiamenti originali e grande rispetto filologico del linguaggio tanguero, dai tre virtuosi del proprio strumento, ovvero Walter Lucherini (bandoneon), Daniele Vianello (contrabbasso), Lino Brotto (chitarra). Tragos de

Tango presentano in anteprima il nuovo album Mirada Fatal. Coinvolgente l’esibizione di Sorah Rionda, musicista, cantante, compositrice, arrangiatrice, gaitera e ballerina, con un’intensa attività a Cuba e in tutta Europa accanto a importanti nomi della world music e della scena folk jazz internazionale. Con Thomas Sinigaglia (fisarmonica) e Luca Nardon (percussioni) presenta il nuovo album Renacer, ispirato a Venezia, città dove ha trascorso un periodo della sua vita e alla quale dedica il suo ultimo lavoro. A chiudere, uno speciale fuori programma. L’8 settembre, nel giardino di Villa Erizzo, Veneto Jazz presenta Memorie di Atlantide, spettacolo di teatro-canzone scritto e interpretato da Giovanni

Dell’Olivo, accompagnato sul palco dal Collettivo Lagunaria. Lo spettacolo ripercorre in chiave metaforica la storia di Atlantide sommersa, distopia sia dell’anima dell’autore che dell’anima collettiva di una generazione e dei suoi sogni naufragati di giustizia e uguaglianza sociale. Tredici i brani dello spettacolo, undici originali e due traduzioni e riarrangiamenti di brani celebri del cantautorato francese. «Fuori Musica» 3, 4, 8 settembre Piazzetta Malipiero, Villa Erizzo, Mestre - www.culturavenezia.it

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Il ritmo fluido Laguna Libre e Veneto Jazz, voglia di live

:verona

Dopo aver ospitato nelle passate edizioni artisti di primissimo piano come Patti Smith, Tony Bennett, Tom Walker, Rufus Wainwright, Anna Calvi, Ute Lemper e Carmen Consoli, Rumors il 4, 5 e 7 settembre vede in scena rispettivamente Alice, Vasco Brondi e Vinicio Capossela. Accompagnata dal pianista Carlo Guaitoli, che ha lavorato a lungo col maestro siciliano, Alice propone con la sua suggestiva voce un viaggio tra i temi del raffinatissimo musicista, cantante e intellettuale Franco Battiato. Vasco Brondi con Talismani per tempi incerti porta in scena la musica che lo ha reso una stella di primo piano nella scena indipendente italiana, raccontando la noia della provincia, la sua piattezza, la rabbia del viverla e di converso la straordinaria bellezza dei suoi segreti, della semplicità, della perfetta linearità di certi frangenti dell’esistenza. Vinicio Capossela con Pandemonium nel trentennale della sua brillante carriera, offre un concerto intimo e narrativo a soggetto amoroso e bestiale, il suo Bestiario d’amore è una piccola opera composta di 4 brani di ambientazione trobadorica che affrontano il mistero dell’amore, il più grande e insondabile quesito della natura umana. 4, 5, 7 settembre Teatro Romano | www.eventiverona.it

Coniugare arte, musica, socialità, condivisione, cucina veneziana, ma anche contaminazione di sapori mediterranei è il progetto ambizioso e innovativo dell’ecosteria della cultura Laguna Libre, portato avanti anche grazie ad una fitta programmazione musicale live. Classe ’94, Francesco Pollon è il pianista bellunese che inaugura la prima serata, accompagnato dal batterista Raul Catalano e dal contrabbassista Marco Centasso. Nonostante la giovane età Francesco vanta un grandioso bagaglio di esperienze, avendo suonato nell’orchestra di Maria Schneider esibendosi in Italia e all’estero con importanti artisti come Chick Corea e John Surman.

Peace Papis Diouf è un talentuoso chitarrista il cui intento è quello di ridefinire lo stile classico jazz mescolandolo al sound tipico della tradizione senegalese e il 29 agosto arriva a Laguna Libre con il batterista e creatore di perle Moulaye Niang, con Mafall Diaw alle percussioni e le cantanti Silvia Girotto e Alice Busato. Il 30 agosto è il turno del clarinettista Robindro Nikolić, fondatore della Barcellona Gipsy Klezmer Orkestra, che si esibisce con il contrabbassista Alvise Seggi, versatile musicista e compositore di colonne sonore. La collaborazione dei due musicisti segna la volontà di superare i confini geografici e culturali e sperimentare nuove potenzialità del “fare artistico”.

Le ultime serate jazz sono animate dal quartetto Modonoto; dal Trio l’Ula Loop che mescola sonorità tipiche jazz, all’elettronica, al rock, e successivamente l’ultimo week end suona il quartetto di Tommaso Genovesi; riecheggiano le melodie del Gerardo Balestrieri Trio, e il duo acustico composto da Corinna Venturini e Giorgia Dalle Ore sancisce la conclusione delle settimane all’insegna della musica in Laguna con il folk e la canzone popolare di StorieStorte. Claudia Frasson Laguna Libre - Ecosteria della cultura 28 agosto-12 settembre Cannaregio www.venetojazz.com


:musica 59

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La cosa giusta

Forza quattro

A Vicenza il ritorno di Elisa

Nel segno di Rava

Dopo la prima importante uscita post covid al No Border Music Festival Elisa annunciava sui social il suo ritorno sul palco con tre nuovi concerti (diventati in questi giorni 5): «Torniamo perchè serve tornare e a me piace fare quello che serve, per la mia famiglia sulle ruote, i miei musicisti e la mia crew. Come è stato anche per il concerto a Fusine, anche tutto il ricavato di questi nuovi concerti andrà interamente a tutta la mia crew, ai tecnici e ai miei musicisti. La musica è cibo per l’anima. Vi aspettiamo come sempre e più di sempre e non vediamo l’ora». Per tutti i fan della cantante appuntamento quindi il 17 settembre a Vicenza, in Piazza dei Signori per un concerto già sold out. La serata è organizzata da

DuePunti Eventi in collaborazione con il Comune di Vicenza e con Confcommercio Vicenza nell’ambito di Vicenza in Festival, che prevede anche i concerti di Arisa (10 settembre) e dello speciale tributo ai Pink Floyd firmato da Wit Matrix (11 settembre), quest’ultimo nell’ambito della quinta edizione di VIOFF, il Fuori Fiera di Vicenzaoro. Bambina prodigio prima e una cantautrice matura poi, nel corso della sua carriera Elisa ha fatto cabaret, ha suonato con una grande orchestra swing, con un gruppo punk, come artista solista nei piano-bar della sua zona e infine con un gruppo tutto suo. Nata nel dicembre 1977 e cresciuta in provincia di Gorizia, abita tuttora i Friuli in un piccolo paesino, Papariano, vicino alla

frontiera italiana con l’Austria e con la Repubblica Slovena. Elisa nella sua carriera ha realizzato dieci album in studio, sei compilation, due album dal vivo, cinque album video, cinquantuno singoli e altrettanti video musicali, ha venduto oltre 5,5 milioni di copie. Salita alla ribalta italiana con la vittoria al Festival di Sanremo nel 2001, è una delle artiste italiane più apprezzate al mondo. Massimo Zuin Elisa 17 settembre Piazza dei Signori-Vicenza www.friendsandpartners.it

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‘Soltanto’ canzonette A volte è bello ciò che è bello… Torna dall’11 al 19 settembre a Verona il Festival della Bellezza in un’ambientazione irripetibile come l’Arena di Verona che si presenta in una veste inedita, nella sua configurazione originale, con la platea libera coperta di sabbia e pubblico attorno a 360°. Il monumento, nel suo aspetto classico, è concepito come una moderna Agorà, luogo di confronto e rappresentazione scenica in cui prende forma l’identità. Alla speciale suggestione contribuisce l’installazione scenografica Il terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Tra i numerosi appuntamenti previsti, alcuni sono dedicati al rapporto di musica, arte e sport: si inizia l’11 con il grande Mogol che racconta con contrappunti

musicali la svolta della canzone negli anni ’60-’70, il 12 Edoardo Bennato si esibisce nel concerto unico La Bellezza del Rock con un repertorio che attingerà in maniera particolare all’album leggendario Sono solo canzonette, che ha appena compiuto quarant’anni; il 13 Morgan e Vittorio Sgarbi portano in scena la connessione della musica con le arti visive in Il velluto sotterraneo dell’eros, su Lou Reed, Andy Warhol, il rock e l’arte negli anni ’60. A concludere il 16 ecco Stefano Bollani con Piano Solo – Eros e Bellezza. Più che un tradizionale concerto al pianoforte, è un omaggio all’arte dell’improvvisazione: nel momento in cui Stefano Bollani sale sul palco, tutto può accadere.

Non esiste nessuna scaletta, nessun programma di sala per seguire il succedersi dei brani. Lo spettatore è trascinato in un viaggio attraverso orizzonti musicali solo apparentemente lontani. Si può passare così da Bach ai Beatles, da Stravinskij ai ritmi brasiliani, con improvvise incursioni nel pop o nel repertorio italiano degli anni ‘40. Massimo Zuin «Festival della Bellezza» 11-19 settembre Arena di Verona festivalbellezza.it

Un musicista jazz dalla sonorità espressiva e sempre personale, Enrico Rava è considerato come uno dei massimi esponenti italiani di genere, conosciuto e ammirato a livello internazionale. Lo stile del musicista risulta essere sempre fresco e giovane, ricco di innovazione e toni essenziali ma melodicamente espressivi, una poetica riconoscibile e coinvolgente per un pubblico sempre in evoluzione. Scelto personalmente dal musicista, il suo quartetto include personalità dal talento giovane e vivace: Enrico Morello alla batteria, Francesco Diodati alla chitarra e Gabriele Evangelista al contrabbasso. Il gruppo ha già dimostrato una sintonia perfetta, vincendo il referendum top Jazz 2015 di Musica Jazz come miglior formazione dell’anno. Il quartetto si esibisce il 4 settembre al Teatro Mario del Monaco di Treviso. Per un’esperienza particolare e suggestiva per tutti gli appassionati di musica, la voce inconfondibile di Michael Koschorreck si unisce alla chitarra di Augustin Wiedemann e la viola di Johannes Erkes. Il trio tedesco presenta lo spettacolo Songlines e garantirà un’esperienza musicale di altissima classe, con un interessante crossover che fonderà elementi di Flamenco, Soul e Jazz il prossimo 12 settembre. Filippo Vianello

«Stagione 2020-2021» 4, 12 settembre Teatro Mario del Monaco-Treviso www.teatrostabileveneto.it

O/C 2020, intermezzo sonico L’apertura è rinviata al 2021 in concomitanza della Mostra Internazionale di Architettura, tuttavia O/C, Ospedaletto Contemporaneo, progetto ideato da Venews C563 Arts, associazione culturale attiva nel mondo dell’arte diretta emanazione del nostro city-magazine, in collaborazione con Fondazione Venezia e I.R.E., non si ferma e riapre “temporaneamente” il 24 settembre e l’8 ottobre alle 19 con due concerti jazz inseriti nel programma Waiting For Venezia Jazz Festival #fall, organizzato da Veneto Jazz. Il primo appuntamento vede protagonista Daniele Vianello, contrabbasso e voce, con Dario Zennaro, chitarre, in cUORE. Concerto per giocattolo, colonna sonora di un viaggio casuale intrapreso in solitaria lungo la costa Adriatica. «Partito in macchina - racconta Vianello - senza aver previsto un luogo né un tempo, senza nessun motivo apparente mi ritrovo nel parcheggio di un bazar cinese, istintivamente decido di entrarvi. Sopra uno scaffale, tra i giochi per bambini, spicca quello che sarebbe diventato il mio unico compagno di viaggio: un clarinetto giocattolo. Da quel momento comincio a suonare costantemente quel giocattolo, in macchina, per strada, immerso in un flusso continuo di pensieri e suoni». L’8 ottobre sarà in vece la volta di Ivan Tibolla, pianoforte, organo, fisarmonica, e Marco Santilli, clarinetto, duo che nasce nel 2017 dall’incontro di esperienze musicali che si collocano tra la “nota scritta” della musica classica e della formazione accademica e la “nota improvvisata” della tradizione jazzistica, del tango e della musica latinoamericana. Lo strumento a fiato e quello a tastiera costruiscono qui una dimensione terza tra partitura e improvvisazione. Waiting For Venezia Jazz Festival #fall 24 settembre, 8 ottobre h. 19 Ospedaletto Contemporaneo, Complesso dell’Ospedaletto



opera, classica, contemporanea opera, classical and contemporary music

:classical Ponti d’incontro

Across the bridge

© Lars Petter Hagen - Archive Fever

«Le pratiche musicali del nostro tem-

po - spiega il direttore della Biennale Musica Ivan Fedele ci rivelano come e quanto i generi e i musicisti provenienti da essi dialoghino sempre più tra di loro. Sono spesso gli incontri più proficui che determinano corti circuiti illuminanti e che sovente indicano strade percorribili alla creatività. Penso ai live-set del CIMM Bissuola, promossi sotto forma di workshop durante l’arco dell’anno. Come pure evocatore di grande potenza espressiva è l’incontro tra il suono sintetico e l’immagine che ci propone il College Musica del CIMM Arsenale, per il quale sono stati selezionati quattro progetti di opere multimediali realizzate da giovani artisti seguiti da tutor di rilevanza internazionale. D’altra parte l’acronimo di questa bella realtà di cui la Biennale si è dotata recentemente ci indica la direzione sperimentale, di ricerca e produttiva verso cui si orienta: Centro di Informatica Musicale e Multimediale. Un centro che ha già tanto prodotto nel suo anno di battesimo e che ha tutte le intenzioni di collocarsi al centro del panorama europeo degli studi del settore di riferimento». A ben vedere, poche altre parole del nostro vocabolario hanno subìto uno stravolgimento paragonabile a “incontro”: da marzo il mondo non è più lo stesso e ovviamente la Biennale, che del mondo si fa riflesso costante, attraverso il proprio programma del settore Musica guarda al mondo e a come sta cambiando. «Tutti i Festival di Musica Contemporanea che ho curato dal 2012 a oggi - prosegue Fedele - non avevano né l’obbiettivo né tantomeno la pretesa di essere un’indagine esaustiva sulla musica contemporanea, e questo per ovvie ragioni di tempo e di spazio, come pure per ragioni inerenti all’estrema varietà degli orientamenti estetici e mobilità degli attori interessati e alla molteplicità dei generi a cui, peraltro, abbiamo cercato di dare uno spazio coerente negli ultimi anni (lo faremo, mi auguro, in maniera più approfondita in futuro)». In un anno di anniversari illustri, gli omaggi a Luigi Nono,

Bruno Maderna, Franco Donatoni e Ludwig van Beethoven si inseriscono proprio nel solco di un “incontro” con questi compositori, di cui viene ancora una volta esaltata una modernità capace di estendere il concetto di “classico” a una categoria assoluta, non per forza riferita ad un arco temporale passato. «C’è poi l’incontro-confronto tra gli strumenti ordinari, quelli “aumentati” e una nuova liuteria visionaria quale quella inventata e proposta da Giovanni Verrando in Instrumental freak show, che pare prendere alla lettera l’affermazione di John Cage per il quale una musica nuova necessiti imprescindibilmente di strumenti nuovi, siano essi acustici, elettronici, ma anche concettuali. Una voce originale, proprio da quest’ultimo punto di vista, è quella di Raphaël Cendo (nostro Leone d’Argento per il 2020) fondatore di un movimento artistico, ma forse sarebbe meglio dire di una corrente estetica, potente quale quello della “saturation”. Nei suoi scritti teorici riscontriamo istanze rivoluzionare che pongono il dato acustico e quello percettivo della musica sotto una luce nuova, una dimensione in cui il suono si trasforma da elemento oggettivo in reazione soggettiva che ritorna al testo originario in un percorso transizionale ininterrotto. Anche la relazione tra scrittura e improvvisazione viene riformulata alla luce delle potenzialità analitiche del soggetto così come la psicoacustica recente le ha studiate e ridefinite. Anche in questo festival - conclude Fedele - ho preferito ai concerti antologici (molto pochi) i concerti monografici, o comunque a due voci, allo scopo di consentire un incontro più approfondito con gli autori. Non poteva essere diversamente per il nostro Leone d’Oro alla carriera 2020 Luis de Pablo, il più grande compositore spagnolo vivente, artista geniale dalla creatività inesauribile di cui presenteremo due lavori sinfonici, tra i quali il Concierto para viola e orquesta in prima mondiale». «64. Festival Internazionale di Musica Contemporanea» 25 settembre-4 ottobre Arsenale e Teatro Goldoni www.labiennale.org

“Music practices in our time – explains Music Biennale Director Ivan Fedele – reveal how and how much

genres and musicians are in ever-closer contact with one another. All the Music Biennales I have curated from 2012 to the present had no goal, or presumption, to be an exhaustive investigation on contemporary music. This for obvious reasons of time and space constraints, as well as it being due to the sheer number of aesthetical horizons and genres, which we nonetheless try to give space to, especially in upcoming editions.” In a year of important anniversaries, homages to Luigi Nono, Bruno Maderna, Franco Donatoni, and Ludwig van Beethoven are a way to meet these composers and try to see their modernity, to expand our minds around the concept of ‘classical music’ and turn it into a category of its own, whose definition won’t be restricted temporally. “There will be ways to meet and understand classical instruments, ‘augmented’ instruments, and a new, visionary string instruments shop created by Giovanni Verrando in Instrumental freak show, a project that took to heart John Cage’s words about new music needing, by necessity, new instruments, whether acoustic, electronic, or conceptual. This is why we find an original voice in Raphaël Cendo, the founder of an art movement, or rather an aesthetic current, as powerful as ‘saturation’. In his writings, we can find revolutionary concepts that place the acoustic, perceptive datum of music under a new light, a dimension where sound changes from objective element to subjective reaction to original text, in an uninterrupted transitional itinerary. In composing the Festival’s programme, I preferred monographs to anthologies, so as to foster a closer dialogue with the authors. It should come as no surprise that we awarded the 2020 Golden Lion for Lifetime Achievement to Luís de Pablo, the greatest living Spanish composer and a genius artist of inexhaustible creativity.”


:classical :biennalemusica

interview Francesco Prode

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Spirito romantico Luigi Nono, strato per strato

Questa edizione della Biennale Musica propone il dovuto tributo celebrativo, per il trentennale della sua scomparsa, a Luigi Nono. Con il suo impegno e la sua produzione compositiva di assoluto livello internazionale, Nono non ha mai dimenticato la vocazione storica al dialogo tra culture lontane tipico della sua città. In anni oramai lontani aveva istituito dei cicli di incontri-laboratorio raccogliendo le adesioni di compositori da tutto il mondo, i quali si fermavano a Venezia in residenza artistica. Ma l’atmosfera, il geniusloci della città lagunare rimane centrale nella produzione di Nono. Del resto anche il suo Maestro Bruno Maderna ricordava che la particolare qualità di Nono era dovuta principalmente al suo spirito romantico che si esprimeva costantemente sotto la superficie passionale, tecnica e ideologica del suo essere musicista ed intellettuale. Nel concerto in programma il 26 settembre al Teatro Piccolo Arsenale ascolteremo quattro composizioni dedicate a strumento solo ed elettronica, quest’ultima curata da un collaboratore storico del grande compositore veneziano, Alvise Vidolin. Tra questi brani anche il celebre …sofferte onde serene…, emblematica composizione nella quale Venezia traspare nelle complesse, intense e partecipate trame compositive. L’esecuzione è affidata a Francesco Prode, di cui raccogliamo qui la testimonianza diretta. Partiamo dalla sua esperienza nella musica contemporanea. Cosa significa parlare oggi di musica contemporanea? In che cosa consiste la contemporaneità della musica? Credo che quando si parla di musica contemporanea si intenda la musica composta oggi, nella nostra attualità temporale. Possiamo quindi affermare che, peraltro, ogni

musica è stata contemporanea nel tempo in cui è stata composta. Anche la musica di Beethoven o di Frescobaldi è stata contemporanea, per cui definendola in questo modo a mio avviso si commette certamente un errore. Probabilmente con la definizione corrente si cerca di indicare uno stile musicale, incorrendo in un ulteriore errore in quanto gli stili di cui è costituita la produzione musicale dell’ultimo secolo abbondante sono veramente innumerevoli e diversi tra loro. La mia familiarità con le composizioni più recenti si origina fin dagli anni di studio, quando non potevo accettare la discriminazione verso le composizioni contemporanee che regolava la quotidianità dell’istituto nel quale studiavo. Trovavo questo atteggiamento sbagliato ed ingiusto, e questo senso di imparzialità insensata l’ho combattuta studiando ed approfondendo in autonomia le partiture che ritenevo interessanti e di valore. Ho scoperto, passando attraverso numerosi ascolti approfonditi, che la musica recente (e per recente intendo anche l’opera di Arnold Schönberg, ad esempio) aveva bisogno di un’immersione culturale aperta e non esclusivamente musicale. Rientravano così nel campo del mio interesse anche la scultura, la letteratura, la pittura, rendendosi necessarie per la comprensione e per la restituzione di senso nel momento dell’interpretazione. Una ricerca costante che mi ha impegnato per anni al di fuori dei percorsi accademici. Senza dubbio la comprensione dell’intenzione musicale di Luigi Nono, volta per volta originale in ogni composizione, necessita di questo approccio. È anche vero che in ogni epoca possiamo ravvisare un certo, come dire, “appiattimento” nella ricerca di senso delle operazioni artistiche, e la nostra epoca non è da meno, anzi. Forse la reazione alla situazione pandemica che stiamo vivendo ci spinge a considerare la

dimensione artistica come necessaria ma, come diceva Luigi Nono, non in senso generalistico, quello sottolineato da slogan di passivo compiacimento come La bellezza salverà il mondo, ma considerando invece il ruolo politico dell’artista. Nel caso di Nono il termine ‘politico’ era stringente in quanto negli anni ’60 e ’70 la politica era strettamente legata alla cultura. Penso che nella nostra attualità sia necessario rivalutare il significato sociale della composizione musicale, che superi la dimensione strettamente estetica legata al fenomeno dell’intrattenimento. È un discorso che comprende la struttura dell’offerta musicale a più livelli, non solo quello interpretativo; ad esempio un tema forte è la scelta di repertori d’esecuzione, che sono viziati dalle forti spinte delle direzioni artistiche, le quali fondano le loro scelte su criteri lontani dalle problematiche interpretative. Il che comporta che, stretti dalle necessità, molti interpreti offrono al pubblico esecuzioni non sempre di livello adeguato alle partiture affrontate. Le celebrazioni della figura artistica di Luigi Nono capitano proprio a proposito in questo periodo di riassetto generale dal punto di vista sociale, dove dobbiamo necessariamente re-inventare ex novo un’intera dimensione sociale, economica, di rapporto con la natura che ci ospita, di rapporto con il denaro, con il lavoro. In questo senso la cultura di qualità, senza compromessi al ribasso o al “meglio del peggio”, è stata e rimane fondamentale e Luigi Nono non si è mai sottratto all’impegno che di volta in volta proponeva il suo tempo. La complessità della musica del Novecento è anche dovuta all’indipendenza e alla forza personale di compositori che ricreano totalmente la propria musica dalle fondamenta, a partire dai canoni linguistici che vengono rifondati riferendosi per lo più esclusivamente alle proprie necessità espressive. Ogni compositore costruisce una totalità che, per essere apprezzata, abbisogna di un’immedesimazione di volta in volta originale. Dal versante interpretativo queste unicità impongono una responsabilità che confina con la stessa autorialità e avvalorano la definizione moderna dell’interprete-creativo. Qual è il suo pensiero in merito? Sono questioni su cui ho riflettuto molto, rafforzandosi progressivamente sempre di più in me la convinzione che l’interprete è sempre creatore, anche quando esegue la musica di Beethoven, Mozart oppure Frescobaldi. Si tratta sempre di una reinvenzione, che si basa su un riferimento scritto, la partitura, che doverosamente viene filtrata dalla qualità interpretativa personale. A volte alcune interpretazioni vengono criticate come “irrispettose” dell’intenzione dell’autore e dello spirito del suo tempo. Dobbiamo chiederci, onestamente, se sia possibile individuare e riproporre oggi il contesto ideale,


:classical 63

Romantic spirit

:e

Luigi Nono, layer by layer

sociale, di convenzione e, non da ultimo, percettivo sia del compositore sia del pubblico ascoltatore del tempo in cui le partiture sono state composte. Ritengo che sia un impegno vano, pressoché impossibile e obbligatoriamente foriero di fraintendimenti. Per quanto ci sia un atteggiamento filologico, magari nell’uso di strumenti e di prassi esecutive d’epoca, non possiamo ignorare l’evidenza della diversità mentale, ideale del contesto attuale. La stessa dimensione uditiva, nel rapporto tra suono e silenzio, tra ambiente sonoro d’esecuzione e ambiente sonoro della quotidianità, non è onestamente replicabile. Ci troviamo nella nostra attualità e non è possibile sfuggire a questa contingenza. L’interprete è implicitamente obbligato a questa ri-attualizzazione, senza pensare che, nonostante le prassi esecutive, anche nella musica barocca l’interprete godeva di margini d’esecuzione personali. La pratica della cadenza improvvisata era convenzionale all’epoca. Successivamente sono state formalizzate in quanto l’interprete aveva gradualmente perso l’abitudine, la capacità ed il coraggio di improvvisare con l’orchestra. Ovviamente ‘creatività’ non deve essere confusa con ‘arbitrio’; lo studio approfondito e le scelte esecutive conseguenti restano fondamentali, ma il risultato di questo impegno rimane sempre appannaggio personale dell’interprete. In effetti nella presentazione della Biennale Musica si descrive la sua interpretazione di …sofferte onde serene… con le testuali parole: “Francesco Prode ha offerto una lettura del tutto personale dell’opera di Nono”. È evidente che l’esecuzione di un brano come …sofferte onde serene… non può prescindere da un approccio del tutto personale. Anche se va doverosamente detto che esiste, ed è stata individuata come riferimento capitale anche per la confezione sartoriale del nastro registrato, l’esecuzione del dedicatario dell’opera, Maurizio Pollini. Ovviamente irriproducibile. L’onestà nell’approccio all’esecuzione di quest’opera, costituita da una serie di quadri percettivi che Luigi Nono riceveva a sua volta da Venezia, dalle particolarissime atmosfere sonore di questa città unica, non può prescindere anche dalla conoscenza diretta, dall’interiorizzazione delle qualità di questo luogo così centrale nella composizione di …sofferte onde serene… . Ed è un approfondimento che, unito agli altri possibili ed obbligatori, rende inevitabilmente personale l’offerta dell’interprete. Andrea Oddone Martin Omaggio a Luigi Nono 26 settembre Teatro Piccolo Arsenale www.labiennal.org

This edition of the Music Biennale pays homage to Luigi Nono in the thirtieth anniversary of his death. With his commitment and his compositions of absolute international level, Nono has never forgotten the historical vocation to dialogue between distant cultures typical of his city. In the past, he had set up cycles of meetingsworkshops joined by composers from all over the world, who chose Venice as their artistic residence for some time. But the atmosphere, the genius loci of the lagoon city plays a major role in Nono’s production. After all, even his Maestro Bruno Maderna recalled that Nono’s quality was mainly due to his romantic spirit which was constantly expressed under the passionate, technical and ideological surface of his being a musician and intellectual. In the concert scheduled for September 26th at the Teatro Piccolo Arsenale we will listen to four compositions dedicated to solo instrument and electronics, the latter curated by a historical collaborator of the great Venetian composer, Alvise Vidolin.

Contemporary music and its importance. I believe that when we talk about contemporary music, we mean the music composed today, in our present time. We can therefore say that, every piece of music is contemporary to the time in which it was composed. Even Beethoven’s or Frescobaldi’s music was contemporary to its time, so defining it in this way is, in my opinion, a mistake. After many listening sessions I discovered that recent music (and by recent I also mean Arnold Schönberg’s, for example) needed an open cultural immersion and not an exclusively musical interpretation. I extended my interest also to sculpture, literature, and painting as I realized that they play a major role in helping to convey the meaning of the performance. A constant research that has engaged me for years outside of academia. Undoubtedly, the understanding of Luigi Nono’s musical intention, which is original in each composition, requires such an approach. Perhaps the reaction to the pandemic pushes us to consider the artistic dimension as necessary but, as Luigi Nono said, not in a generalist sense, but instead considering the political role of the artist. I think that in our times it is necessary to re-evaluate the social meaning of musical composition, which goes beyond entertainment. This includes the structure of the musical offer on several levels, not only the interpretative one. This means that many performers, constrained by necessity, offer their audiences performances that are not always of an adequate level for the scores they are performing. The celebrations of the artistic figure of Luigi Nono happen precisely in this period of general reorganization from the social point of view, where we must necessarily re-invent an entire social and economic relationship with nature, with money, with work. In this sense, the culture of quality,

without compromising downwards or to the ‘best of the worst’, has been and remains essential and Luigi Nono has never shirked the commitment that his time has proposed from time to time.

Twentieth-century music: canon, interpretation, independence. I spent a lot of time thinking about this. As a result, I am more and more convinced that the interpreter is always a creator, even when performing the music of Beethoven, Mozart or Frescobaldi. It is always a reinvention, which is based on a written reference, the score, which is filtered by personal interpretative quality. Sometimes some interpretations are criticized as “disrespectful” of the author’s intention and the spirit of his time. We have to ask ourselves if it is possible to identify and go back to the ideal, social convention and perceptive context both of the composer and of the audience of the time when the scores were composed. We cannot ignore the evidence of mental and ideal diversity of the current context. The same auditory dimension, in the relationship between sound and silence, between the sound environment of performance and the sound environment of everyday life, is honestly not replicable. We cannot escape our contingency. The interpreter is implicitly obliged to this re-actualization, without thinking that, despite performing practices, even in baroque music interpreters enjoyed personal performance freedom. The practice of improvised cadence was conventional at the time. Later they were formalised as the interpreter had gradually lost the habit, the ability and the courage to improvise with the orchestra. Obviously ‘creativity’ should not be confused with ‘arbitrariness’; in-depth study and consequent performance choices remain fundamental, but the result of this commitment always remains the personal prerogative of the interpreter. A personal reading of Nono’s work. Obviously, the performance of such a piece as ...sofferte onde serene... cannot be separated from a completely personal approach. Even if it must be said that the performance of the dedicatee of the work, Maurizio Pollini, exists, and has been identified as a capital reference also for the tailoring of the recorded tape. Obviously irreproducible. The honesty in the approach to the execution of this work cannot disregard also the direct knowledge, the internalisation of the qualities of this place so meaningful in the composition of ...sofferte onde serene... All of this inevitably makes for a very personal interpretation.


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interview Francesco La Licata

L’artista totale

Alla Biennale il genio di Maderna Bruno Maderna non ha goduto in vita di un percorso comodo, fluido. Il talento immenso di cui era dotato gli ha dato comunque la possibilità di esprimere la propria grandezza, anche se il riconoscimento della sua somma cifra artistica arriverà solo a distanza di anni. Il contesto storico in cui ha vissuto, particolarmente orientato ideologicamente, non ha certo favorito l’attenzione verso il suo lavoro compositivo. Oggi, col senno di poi e sostenuti dalla tenacia con cui in anni difficili alcuni studiosi hanno raccolto, documentato, sistematizzato, custodito e analizzato il suo lascito artistico, possiamo affermare che il genio musicale di Bruno Maderna potrebbe tranquillamente paragonarsi a quello di un Mozart. Il centenario della nascita di Maderna viene celebrato dal 64° Festival Internazionale di Musica Contemporanea con un evento a lui dedicato al Teatro alle Tese dell’Arsenale il 29 settembre, un concerto-documentario in prima esecuzione assoluta intitolato Sette Canzoni per Bruno. In questo progetto sono confluite le forze del Collettivo In.Nova Fert del drammaturgo Luca Scarlini, del videomaker Stefano Croci e del bolognese FontanaMIXensemble diretto da Francesco La Licata. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con il Centro Studi Maderna del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna MAMbo e con il Museo d’Arte Moderna di Bologna. Sette momenti musicali che intrecciano voci, ensemble, video ed elettronica costruendo una narrazione multimediale della vita del compositore. Per conoscere meglio questo intrigante progetto abbiamo incontrato Francesco La Licata. Questo omaggio a Maderna ha dei tratti a dir poco originali, con degli interpreti oltremodo originali, a partire dal gruppo FontanaMIX. Come si è formato l’Ensemble? Questa formazione nasce nel 2000 grazie all’intuizione e alla disponibilità di Mario Messinis. Ero appena arrivato a Bologna e avevo aderito ad un gruppo di compositori appena costituitosi. Messinis ci aveva prontamente organizzato un evento nel Bologna Festival; il nostro gruppo aveva intenzione di specializzarsi nelle prime esecuzioni e di mettersi dunque a disposizione per musiche appena composte. Nel corso di vent’anni il FontanaMIXensemble ha costruito un suo percorso spiccatamente connotato da una decisa flessibilità, accogliendo e incrociando le estetiche più disparate, anche se, naturalmente, ci sono stati dei settori in cui la frequentazione è stata più assidua. Abbiamo costruito molti progetti negli anni di cifra e respiro assai diversi. Per ricordarne alcuni su tutti, un lavoro sulle Variazioni Goldberg di Bach, un racconto riscritto da numerosi compositori, un altro progetto corale sulle Lezioni Americane di Italo Calvino, o ancora un progetto di Luciano Berio in cui raccontava la “modernità del passato”.

E poi altri lavori su Ligeti, Ravel e altri compositori ancora. La costante emersa lungo tutta la nostra attività è la diffusione della cultura musicale contemporanea non soltanto nelle forme concertistiche, ma anche in quelle alternative, vale a dire quelle cosiddette “contaminate” e multimediali. Questa modalità, oggi adottata da numerosi ensemble, corrisponde probabilmente ad un’esigenza di comunicabilità che per lungo tempo è stata trascurata dalla musica contemporanea. Questa aveva selezionato il pubblico in un’élite ristretta di addetti ai lavori, con una produzione di qualità senza compromessi e decisamente esclusivista. Al giorno d’oggi si sente un gran bisogno di pubblico, di partecipazione, di intercettare le possibilità di comprensione di una larga parte di spettatori non specializzati. Trovo che i contesti di carattere narrativo riescano a condurre l’interesse, la partecipazione e la comprensione delle persone verso le produzioni contemporanee in modo più agevole, favorendone così una maggior divulgazione. Qual è stata l’idea germinale e poi la gestazione di questa interessante proposta? In realtà per noi del FontanaMIXensemble non è nuovo l’impegno in progetti multimediali a carattere celebrativo e documentario. In passato abbiamo realizzato un progetto, che è stato anche oggetto di un’incisione con l’Ensemble Accroche Note di Strasburgo, nel quale abbiamo eseguito la Serenata n. 2 e la più famosa Serenata per un satellite di Maderna. Inoltre manteniamo sempre nel nostro repertorio brani cameristici del compositore, tra i quali, per citare un brano su tutti, Pièce pour Ivry. Ho avuto in passato l’opportunità di lavorare presso l’Archivio Bruno Maderna di Bologna sul materiale preparatorio, straordinario per quantità e qualità, per la revisione critica di alcuni suoi lavori, in un progetto di Mario Baroni

e Rossana Dalmonte. Le partiture del musicista veneziano sono sempre state frequentate dal nostro Ensemble con una piena consapevolezza della complessità delle stesse, nelle quali si innerva la sua indubbia genialità. Per la ricorrenza dei cent’anni dalla nascita ho pensato che sarebbe stato troppo conforme un’esecuzione delle sue musiche tout court. Con la volontà di “passare il testimone” dell’importantissimo lascito artistico di quel gigante che è stato Bruno Maderna ad una generazione più giovane, ho scelto quindi il gruppo In.Nova Fert, che in realtà è formato non solamente da compositori, ma anche da organizzatori, da musicisti esecutori, alcuni agli ultimi anni di Conservatorio. Ne è nata un’attività di confronto reciproco, sia interno che esterno al gruppo; grazie al materiale reperito in Archivio, con l’aiuto di Mario Baroni e proseguito con la collaborazione del drammaturgo e performer Luca Scarlini, è stata realizzata una drammaturgia scandita in sette momenti che raccontano anche parte della vita del musicista, con ad esempio Maderna che guarda a Venezia come punto di riferimento della polifonia antica, con un Gabrieli “innestato” con del materiale maderniano da Serenata per un satellite, generando un mix a dir poco intrigante. Viene poi narrata la dimensione personale di Maderna, della sua ingiusta solitudine artistica compositiva, in quanto veniva individuato primariamente come direttore d’orchestra. Nella fattispecie ognuno ha lavorato non ispirandosi idealmente alle composizioni maderniane, ma ritrovandone il modus, ripercorrendone il modello. Più che un lavoro ‘su’ Maderna lo considero un lavoro ‘con’ Maderna, a braccetto con il compositore, con la profonda cultura e la libera spontaneità che lo contraddistinsero. Esiste altresì un contrappunto visivo, curato da Stefano Croci, sul quale si è adoperato il medesimo metodo operativo: così come i compositori hanno lavorato rielaborando materiali già


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The complete artist

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The master Maderna at the Biennale dati, anche la parte video si è avvalsa della rielaborazione di materiale di Maderna. La lavorazione si è confrontata e incrociata a tutti i livelli: un lavoro realmente collettivo. Potremmo definire questa operazione alla stregua di un rito evocativo poliedrico dello spirito di Bruno Maderna? Mi sembra centrata come intuizione, soprattutto pensando alla profondità ideale del compositore, uomo del suo tempo ma proiettato in un futuro lontano, in grado di passare dal registro popolare a quello colto, perfino al jazz, abbracciando una cultura musicale sconfinata, dalla dimestichezza con le polifonie antiche alle pratiche d’avanguardia. Brani come Quadrivium, Aura, lo stesso Concerto per oboe sono talmente straordinari come fattura, come invenzione musicale che si collocano ai vertici della produzione musicale riuscendo anche ad evitare la distinzione tra cultura alta e cultura popolare. La profondità della sintesi che ci ha lasciato in eredità Maderna, ravvisata in tutta la sua opera e particolarmente nella composizione Satyricon da Petronio, non scade mai nell’eclettismo, trascendendo indiscutibilmente i conflitti che abbiamo vissuto tra Classicismo, Modernismo e PostModernismo in una via di verità che dovremmo accogliere umilmente come lezione. Sono convinto dell’opportunità di riformare e inaugurare una nuova prassi esecutiva della musica del Novecento basata sul suo insegnamento. Ad esempio, l’importanza generativa del luogo dell’esecuzione, che influisce nella prassi esecutiva anche dal punto di vista acustico, ma non solo, di cui Maderna dà prova lavorando direttamente con i musicisti e adattandone le interpretazioni per raggiungere il compimento musicale, è una pratica che rende inevitabile una conoscenza profonda della musica da eseguire che dovremmo adottare sempre, in ogni occasione, per non tradire la reale sostanza della musica stessa che non sono certo “le note”. In questo Maderna, che ha vissuto nel periodo dello strutturalismo, della precisione parametrica, si è dimostrato artista dall’intuizione limpida e schietta, che non si lascia distrarre dalle mode o dagli usi inveterati. Insieme alle realizzazioni del gruppo In.Nova Fert e dei coautori saranno eseguite anche partiture originali del musicista, come ad esempio una delle Liriche su Verlaine, un tango meraviglioso. È in programma anche una sorpresa: il brano per violino e pianoforte, scritto dall’autore per la figlia, di carattere modale, e l’ultima intervista, in lingua inglese a chiudere il racconto, che diventa un suono che lascia intendere malinconicamente l’imminenza del fato. Andrea Oddone Martin Sette canzoni per Bruno 29 settembre Teatro Alle Tese www.labiennale.org

Bruno Maderna did not enjoy a comfortable, fluid path in life. However, the immense talent he was gifted with gave him the opportunity to express his greatness, even if the recognition of his artistic figure only came years later. The historical background which he lived in, particularly ideologically oriented, has certainly not favored attention to his compositional work. The centenary of Maderna’s birth is celebrated with the 64th International Festival of Contemporary Music and an event at Teatro alle Tese dell’Arsenale on September 29th, a first performance of documentary-concert Sette Canzoni per Bruno. In this project, the Collettivo In.Nova Fert (playwright Luca Scarlini, videomaker Stefano Croci, FontanaMIXensemble, and director Francesco La Licata) have joined forces. Seven musical moments that intertwine voices, ensemble, video art and electronics create a multimedia narration of the composer’s life.

An Ensemble and a tribute to Maderna. This formation was born in 2000 thanks to the intuition and effort of Mario Messinis. I had just arrived in Bologna and had joined a group of composers that had just been formed. Messinis had promptly organized an event for us at the Bologna Festival; our group intended to specialize in premieres and make ourselves available for newly composed music. Over the course of twenty years, the FontanaMIXensemble has built its own path marked by a bold flexibility, welcoming and crossing the most diverse aesthetics, although, of course, there have been some areas in which attendance has been more assiduous. We have built many very different projects over the years: a work on Bach’s Goldberg Variations, a choral project on Italo Calvino’s American Lessons, a project by Luciano Berio on the ‘modernity of the past’. The constant that emerged throughout our activity is the diffusion of contemporary musical culture not only in the form of concerts, but also in alternative forms, namely the so-called ‘contaminated’ and multimedia ones. This modality, used by many ensembles nowadays, probably corresponds to a need for communicability that has been neglected for a long time by contemporary music. This had expanded the audience from the restricted elite of insiders it had been. We need larger audiences. I find that narrative contexts can pique people’s interest, participation and understanding of contemporary productions in a much easier way. An original idea. For us at FontanaMIXensemble, the use of multimedia projects with celebratory and documentary characteristics is not new. In the past we created a project, which was also the subject of a recording with the Ensemble

Accroche Note of Strasbourg, in which we performed the Serenata n. 2 and the most famous Serenata for a satellite of Maderna. Moreover, we always keep in our repertoire chamber music pieces of the composer, among which, to mention one piece above all, Pièce pour Ivry. In the past I had the opportunity to work at the Bruno Maderna Archives in Bologna on the preparatory material, extraordinary for quantity and quality, for the critical review of some of his works. The scores of the Venetian musician have always been attended to by our Ensemble with a full awareness of their complexity, where his undoubted genius is innervated. For the 100th anniversary of his birth I thought that a mere performance of his music would be too much of a conformity. With the desire to pass the baton of the very his important artistic legacy, I chose the group In.Nova Fert, which is actually formed not only by composers, but also by producers and performers. The result is an activity of mutual confrontation, both inside and outside the group. The personal dimension of Maderna is then narrated, and his unjust artistic compositional solitude, as he was primarily identified as a conductor. In this case, everyone worked not ideally inspired by Maderna’s compositions, but finding the modus, retracing the model. More than a work ‘on’ Maderna, I consider it a work ‘with’ Maderna, arm in arm with the composer.

The evocation of Bruno Maderna’s spirit. To me it seems centered as an intuition, especially given how the ideal depth of the composer, a man of his time but projected into a distant future. Pieces such as Quadrivium, Aura and the oboe Concerto itself are so extraordinary as a musical invention that they are at the top of musical production while also managing to avoid the distinction between high culture and popular culture. The depth of the synthesis that Maderna has left us with, seen in all his work and particularly in his composition inspired by Petronius’ Satyricon, never expires in eclecticism, undeniably transcending the conflicts that we have lived through between Classicism, Modernism and Post-Modernism in a path of truth that we should humbly welcome as a lesson. I believe that the opportunity to reform and inaugurate a new performance practice of twentieth century music based on its teaching. In this Maderna, who lived in the period of structuralism, of parametric precision, proved to be an artist with a clear and forthright intuition, who won’t allow himself to be distracted by fashion or inveterate usage. Together with the achievements of the group In.Nova Fert and co-authors, the original scores of the musician will also be performed, such as one of the Lyrics on Verlaine, a wonderful tango. A surprise is also in store: a violin and piano piece, written by the author for his daughter, and his last interview, which becomes a sound that melancholically suggests the imminence of fate.


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interview Matteo Franceschini

Strada maestra

Biennale College, continua evoluzione Fin dai primi anni della direzione artistica di Ivan Fedele, iniziata nel 2012, nel Festival Internazionale di Musica Contemporanea si era creato uno spazio di carattere formativo denominato Biennale College. Il progetto, ora come allora, è dedicato alla formazione dei giovani nei settori artistici e nelle attività proprie della struttura organizzativa della Biennale. Il progetto è proseguito con costanza ed è maturato nel tempo, strutturando le proprie risorse in modo sempre più efficace. Il Biennale College del 64° Festival Internazionale di Musica Contemporanea è dedicato alla creazione di composizioni multimediali che utilizzino elettronica e video, avvalendosi dell’attività, fresca di inaugurazione dello scorso anno, del CIMM – Centro di Informatica Multimediale Musicale della Biennale di Venezia. Tutor per la composizione è Matteo Franceschini, Leone d’Argento della scorsa edizione e quest’anno impegnato in chiave didattica, altrettanto cruciale. L’ambiente della Biennale veneziana pare rivelarsi quindi ideale nel suo percorso anche sul terreno propriamente formativo. Assolutamente sì. Sono particolarmente felice quest’anno di essere stato nuovamente coinvolto nel progetto. Del resto anche l’anno scorso, a prescindere dalla partecipazione al Festival e al premio conferitomi, ero stato coinvolto nel progetto Biennale College come tutor per la composizione. Quest’anno il Maestro Fedele mi aveva chiesto la disponibilità per partecipare nuovamente ed ho accettato con grande gioia; mi fa sempre piacere tornare alla Biennale Musica. Quest’anno la produzione prevede quattro composizioni originali per strumentista, elettronica e video in tempo reale. La Biennale ha strutturato un Centro di Informatica Musicale Multimediale presso l’Arsenale, una scelta ad alto grado di specificità. Oltre alla sua ormai confermata tendenza alla frequentazione dell’ambiente di genere rock, quali sono le sue specifiche esperienziali, di formazione in questo ambito crossover? Mi trovo molto a mio agio in progetti come quello veneziano di Biennale College, soprattutto riguardo alle produzioni realizzate ultimamente. Progetti multimediali, con i video o altri supporti, o comunque in una dimensione di carattere più spettacolare, pensati proprio in relazione all’evento stesso e non soltanto al brano musicale, rappresentano un qualcosa che effettivamente mi ha sempre interessato, ultimamente in maniera particolare. In questo 2020 Biennale College è in linea con i progetti che sto portando avanti da qualche anno. Credo quindi di poter portare un contributo interessante ed utile per gli studenti.

Che disposizione, che attitudini mentali ha colto nei partecipanti di questa edizione di Biennale College? Sono entrato in contatto con musicisti molto bravi, molto attenti e curiosi, e questi sono ingredienti, al di là della preparazione tecnica, che nell’ambito dello spirito di Biennale College si rivelano fondamentali. Sono apertissimi ad imparare e ad ascoltare cose nuove: sono strutturati in una sorta, chiamiamoli così, di team, e dico team perché davvero sono dei binomi compatti formati da compositore e video-artista. Due figure che lavorano insieme con degli scambi creativi a 360 gradi, in forte sinergia e su un terreno di fertile complementarietà. Quest’anno abbiamo quattro team diversi, con delle personalità dissimili e credo che questo sia un ulteriore punto di forza del progetto. Data l’esperienza che ha maturato già dallo scorso anno nella particolarità formativa di Biennale College ha sviluppato delle modalità didattiche specifiche e peculiari? Non proprio. Il primo dovere è quello di confrontarsi ovviamente con gli studenti e quindi di cercare prima di tutto di stimolarli il più possibile assecondando e valorizzando quelle che sono le loro idee, al di là delle estetiche e dei linguaggi, supportandone le personalità musicali. È necessario il più possibile evitare di indirizzarli verso determinate scelte musicali che potrebbero essere da me preferite. Si tratta di portare un’esperienza dal punto di vista compositivo e della tecnica della realizzazione stessa delle composizioni. È fondamentale in questo progetto didattico concentrarsi sul rapporto con la multimedialità in generale, quindi certo con il video ma anche con tutte le altre varianti possibili. È decisamente un work

in progress direi; non pratico delle modalità preventive, preconfezionate, ma cerco di adeguarmi di volta in volta alle inclinazioni e predisposizioni dell’interlocutore. Quali possono essere le caratteristiche che distinguono il progetto formativo di Biennale College da altri analoghi? Credo che per i compositori e gli artisti che vengono coinvolti in questo progetto sia un’esperienza straordinaria; obbiettivamente non vedo, e sicuramente non sul territorio nazionale, progetti assimilabili. L’aspetto più interessante, di grandissimo valore, è che i lavori selezionati vengono poi realizzati esattamente alle stesse condizioni di un progetto di creazione di altissimo livello e presentati al pubblico in una condizione di altissimo profilo professionale. Quindi vengono fornite ai vari compositori, ai diversi artisti selezionati e coinvolti, tutte le possibilità di realizzare i progetti in una situazione di qualità eccelsa. Gli studenti prescelti vengono seguiti dai tutor in tutte le fasi progettuali, da quella organizzativa a quella tecnologica e artistica. Il quadro generale è dunque qualcosa che potrei definire “lussuoso”: condizioni di lavoro che raramente si riscontrano anche a un livello professionale ed esperienziale consolidato. È una grandissima opportunità per questi giovani, che vedono realizzare i propri progetti in condizioni fantastiche. A volte sono coinvolti compositori che hanno già alle proprie spalle delle esperienze importanti, in possesso di curriculum significativi. A volte, invece, abbiamo compositori che sono alle prime armi, che vengono in qualche modo proiettati con merito in una struttura di produzione di altissima qualità. Inoltre, non lo dico perché sono direttamente coinvolto come


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The High Way

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Biennale College, pathway to evolution tutor, la formula di essere guidati da dei compositori, direttori d’orchestra, video-artisti, tecnici del suono di qualità è sicuramente un confronto per i musicisti molto importante. È lo spirito stesso del College quello di rapportarsi non tanto con il ruolo precostituito di insegnante, bensì con una sorta di guida che ha il compito di accompagnare a realizzare questi progetti al meglio. Spero vivamente che questa intenzione venga mantenuta in futuro e assuma una dimensione ancora più importante, quella cioè di diventare una vera e propria accademia che prosegua per tutto l’anno, una sorta di master specializzante post-diploma. Ripercorrendo gli elaborati di Biennale College degli ultimi anni, quali sono i progetti degli studenti che le hanno dato maggiori soddisfazioni? Tutti, lo dico con assoluta sincerità. Premetto che insegnare mi piace tantissimo, ancor di più in un contesto come questo di Biennale College; le gratificazioni sono enormi, perché mi trovo a lavorare su dei progetti già nelle intenzioni complessi e ambiziosi. C’è poi il confronto con le problematiche dei singoli compositori, ma a volte si tratta di un vero e proprio lavoro collettivo, perché spesso un’idea di un video-artista è il punto di partenza di un’idea compositiva. In quanto tutor e compositore vengo sollecitato da problematiche che molte volte non mi sono mai posto, né nel mio lavoro né nei lavori degli studenti accademici. È come se, ad un certo punto, ogni singolo progetto diventasse mio e quindi in qualche modo mi trovo nella condizione di entrare nella pelle di un altro compositore chiedendomi come poter risolvere un determinato problema, o anche come giustificare certe scelte, cercando di spingere i musicisti a riflettere in un certo modo. E non sempre abbiamo le risposte pronte; anzi, molto spesso non le abbiamo proprio e siamo obbligati in tempo reale a rispondere a delle problematiche non certo usuali. Una delle più grandi soddisfazioni è riuscire a dare delle risposte a questi dubbi e queste scelte, che possono molte volte aprire delle porte importanti, e trovare la chiave per proseguire la composizione. Quando si riesce a portare concretamente un contributo considerevole alla riflessione creativa la soddisfazione è sicuramente grandissima, al di là di poter vedere i progetti realizzati sapendo da dove i ragazzi sono partiti e dove poi sono arrivati. La cosa più importante è effettivamente vedere questi ragazzi dare concretezza a quelle che credevano delle utopie artistiche, dei sogni progettuali. A dimostrazione, ancora una volta, di come effettivamente sia possibile realizzare tutto, con grande lavoro e grande spirito di sacrificio. Andrea Oddone Martin Biennale College Musica 4 ottobre Arsenale, Tese dei Soppalchi www.labiennale.org

Since Ivan Fedele’s early years as the director of the Music Biennale, the festival has been maintaining an educational apparatus in the form of the Biennale College. The project, now as then, is dedicated to the education of young artists working in the same sectors as the Biennale. The project kept growing and matured over time, improving its structure year after year. The Biennale College session attached to the 64th International Festival of Contemporary Music will be all about multi-media – musical creations using electronics and videos. This innovation comes after Biennale’s newly inaugurated collaboration with the Centre for Multimedia Music Computer Science. The tutor of the composition class will be Matteo Franceschini, who had been awarded the Silver Lion last year, and has this year been hired as an educator.

The Biennale and education. I am so happy to be involved in this project. Even last year, irrespective of my participation to the Festival and the award I’ve been given, I was involved in the same Biennale College composition class. This year, Ivan Fedele asked me if I was available to take part again in the same class and I gladly accepted. It’s always great to be here. Music Computer Science, rock music, and crossovers. I feel very much at ease in projects like the Biennale College, especially over the last few years. Multi-media project, especially those involving video art, or an all-around show being produced, have always interested me. In 2020, Biennale College mirrors very closely what I have been working on as of late, which makes me think the students and I will be able to work really well together. Minds and attitudes. I met amazing musicians, perceptive and curious, and these ingredients, alongside technical proficiency, are essential to understand the spirit of the Biennale College. They are open-minded and ready to listen and acquire new things. They are natural-born team workers, since it is as a composer/videographer team that they choose to work. These two professions are able to creatively inspire and complement each other. There will be four teams at the college, much unlike one another, which I consider to be yet another strong point of this project. Educational strategies. My first duty is to confront the students and try to stimulate them as much as possible. I want their ideas to come out irrespective of any aesthetical category they can be forced in. I am here to support their musical personalities. We must refrain from directing them towards specific musical choices I might prefer. It’s all about making one of composition, technique, production. It is essential that, in

this educational programme, we focus on the relationship music has with multi-media in general, which includes video art but also many other disciplines. It’s a work in progress, I’d say, and I will strive to adapt as best as I can to the vocation of the individual student.

Biennale College is different. I believe Biennale College is an extraordinary experience for our students and honestly, I fail to register anything quite like it on the horizon. What is most peculiar about it, and most valuable too, is that the projects we choose to sponsor will be produced by the same high standards Biennale has with any other project and treated with the utmost professionality. We provide composers and performers with the possibility to produce their projects in a situation of excellent quality. Students are followed by their tutors all along and in general, I feel we can call this a real luxury, unparalleled work conditions. Students will work together with professionally accomplished composers and professionals in other fields of music production: conductors, video artists, sound engineers, and that is also very important for their education. The spirit of Biennale College is to foster relationship not with a teacher per se, but with a mentor that will accompany the students during the realization of what they have in mind. I sincerely hope that the College will keep true to this commitment in the years to come and grow accordingly, possibly into an Academy that is open year-round, a sort of fellowship programme. Accomplished projects. I loved them all. Granted, I love to teach, especially in a context such as the Biennale College. I feel enormously grateful as I get the chance to work on ambitious, complex projects. As a tutor and a composer myself, I am invested with problems that are new to me, for I sincerely treat any of these projects as my own. Not often do we have all the right answers at the right time. Oftentimes we don’t have any answers at all, and we work hard to figure out how to solve a specific problem. A cause for satisfaction is certainly the ability to find the answer to these doubts and these choices and find the key to keep the composition going. When I can actively contribute to creativity, it is also cause of satisfaction. What I love the most, though, is seeing how much our students mature, seeing where they started and how far they’ve come, looking at them rejoice as their projects, once considered utopia, come to fruition. It goes to show how you can achieve anything with dedication and sacrifice.


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venfri

settsept

Teatro alle Tese h. 16

Bagatelle op. 126, improntate al principio di una grande libertà espressiva. Insieme le Notations e la Sonata n. 1, considerate opere manifesto del giovane Boulez, di quel serialismo integrale di cui è stato alfiere negli anni ’50 e ’60./ Of Beethoven’s vast writings for the piano, thirty-two year-old William Greco will perform the 6 Variations op.34 and the cycle of Bagatelles op. 126, based on a principle of great expressive freedom. Together with the Notations and the Sonata no. 1, considered the manifesto-pieces of the young Boulez and of the integral serialism he championed in the 1950s and 60s.

ENSEMBLE CONTRECHAMPS (Saunders, Demierre)

Teatro alle Tese h. 20

LUIS DE PABLO

Cerimonia di consegna del Leone d’oro alla carriera

Teatro Piccolo Arsenale h. 20

PASQUALE IANNONE pianoforte (Donatoni, Beethoven) © Regis Golay

Clement Power direttore

© Begoña Rivas

a seguire

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO (de Pablo)

Marco Angius direttore Ancora oggi leader della scuola spagnola contemporanea, Luis de Pablo, autore di un catalogo che supera le 200 opere tra cui si annoverano anche colonne sonore di film di Carlos Saura, riserva alla Biennale la prima assoluta di Concierto para viola y orquesta e la novità italiana Fantasías per chitarra e orchestra./ Still the leader of the contemporary Spanish school, Luis de Pablo, the author of an immense catalogue of over 200 works which includes the soundtracks to the films of Carlos Saura, has reserved for La Biennale the world premiere of the Concierto para viola y orquesta and the Italian premiere of Fantasías for guitar and orchestra.

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sabsat

Contrechamps è un ensemble di solisti specializzato nella creazione e diffusione della musica strumentale del 20° e 21° secolo, collaborando strettamente con numerosi compositori come Pierre Boulez, Rebecca Saunders, Brian Ferneyhough, Beat Furrer, Klaus Huber, Michael Jarrell, Matthias Pintscher e molti altri della nuova generazione./ Contrechamps is an ensemble of soloists specialised in the creation, development and dissemination of 20th and 21st century instrumental music for over 40 years. Since its creation, Ensemble Contrechamps has been working hand in hand with a large number of composers – Pierre Boulez, Rebecca Saunders, Brian Ferneyhough, Beat Furrer, Klaus Huber, Michael Jarrell and Matthias Pintscher, to name a few – as well as with the new generation of creators.

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LEONARDO COLAFELICE / recital pianoforte (Stockhausen, Beethoven)

Leonardo Colafelice è il primo dei tre pianisti, nel programma della Biennale Musica, interpreti di concerti dove a fare da “trait d’union” è l’opera di Beethoven, opera con cui tutto il pensiero musicale moderno è in debito, in un gioco di scambi con pagine della letteratura pianistica del secondo Novecento da Karlheinz Stockhausen a Pierre Boulez a Franco Donatoni./ Leonardo Colafelice is the first out of three pianists, in the programme of the Biennale Musica, who will perform the music of Beethoven, a body of work to which all of modern musical thinking owes a debt, in a play of interchange with pages from the piano literature of the late twentieth century by Karlheinz Stockhausen, Pierre Boulez, and Franco Donatoni.

IL REPERTORIO PIANISTICO Incontro

Francesco La Licata direttore

© Studio Pagi

settsept

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Sette Canzoni per Bruno concerto-documentario per i 100 anni di Bruno Maderna

(Battistelli)

OMAGGIO A LUIGI NONO

Teatro Piccolo Arsenale h. 12

martue

FONTANAMIXENSEMBLE/ COLLETTIVO IN.NOVAFERT

ENSEMBLE900 I Cenci

Teatro Piccolo Arsenale h. 20

A Luigi Nono, allievo di Bruno Maderna e veneziano come lui, la Biennale dedica un concerto nel trentennale della morte. Tre brani che appartengono all’ultima stagione creativa di Nono, in cui si intensifica la ricerca di una nuova idea del suono e dello spazio grazie alla frequentazione dello studio di Friburgo negli anni ’80, dove sperimenta tecniche di trasformazione dal vivo dei suoni./ To Luigi Nono, a student of Bruno Maderna and like him a native Venetian, La Biennale dedicates a concert on the thirtieth anniversary of his death. Three pieces that belong to Nono’s final creative phase, in which he intensified his experimentation with a new idea of sound and space thanks to his frequentation of the studio in Fribourg in the 1980s, where he experimented with techniques for the live transformation of sounds.

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Sale d’Armi h. 12

Teatro alle Tese h. 20

Teatro Goldoni h. 20

settsept

Arcangelo Fiorello tuba Francesco D’Orazio violino Francesco Prode pianoforte Alvise Vidolin elettronica

Pianista di raffinata sensibilità, Pasquale Iannone completa il ciclo pianistico in programma quest’anno accostando la Sinfonia n. 7 di Beethoven, ancora nella trascrizione di Liszt, alle Françoise Variationen che accompagnano Donatoni per oltre un decennio, testimonianza dell’evoluzione del suo tormentato percorso artistico./ A pianist with a refined sensibility, Pasquale Iannone will complete the piano cycle by pairing Beethoven’s Symphony no. 7, in the transcription by Liszt, with the Françoise Variationen that accompanied Donatoni for over a decade, bearing witness to the evolution of his tormented artistic growth.

Rappresentata in inglese nel 1997 all’Almeida Theatre di Londra, l’opera I Cenci di Giorgio Battistelli trova la sua prima versione in italiano a LuganoInscena, che lo scorso autunno l’ha riallestita a oltre 20 anni dal suo debutto, avvalendosi della regia di Carmelo Rifici, della direzione musicale di Francesco Bossaglia e dell’esecuzione dell’Ensemble900 del Conservatorio della Svizzera Italiana./ Performed in English in 1997 at the Almeida Theatre in London, the opera I Cenci by Giorgio Battistelli was first presented in Italian at LuganoInscena in a production last year over 20 years after its debut, under the direction of Carmelo Rifici, with Francesco Bossaglia conducting the Ensemble900 from the Conservatorio della Svizzera Italiana.

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settsept

Nella vastità degli orizzonti di Maderna un intero capitolo è rappresentato dalle musiche d’accompagnamento che scrisse per documentari televisivi, dalle colonne sonore per il cinema, dalla passione per generi altri come il jazz, l’operetta, il cabaret di Kurt Weill. Di questa curiosità vorace tiene conto il concerto-documentario in prima assoluta, omaggio congiunto dell’Ensemble FontanaMix, diretto da Francesco La Licata, e del Collettivo In.NovaFert, giovane realtà di scrittura musicale “comunitaria”./ In the vast range of Bruno Maderna’s horizons an entire section is dedicated to the scores he wrote for television documentaries, the soundtracks for films, and his passion for genres such as jazz, operetta and Kurt Weill’s cabaret. This voracious curiosity is highlighted in the concert-documentary, a world premiere and joint tribute by the Ensemble FontanaMix, directed by Francesco La Licata, and the Collective In.Nova Fert, a young ensemble dedicated to a “communitarian” composition of music.

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Teatro Piccolo Arsenale h. 17

ENSEMBLE FRACTALES

(Azzan, Sebastiani, Melchiorre, Urquiza, Robin)

Teatro Piccolo Arsenale h. 16

WILLIAM GRECO pianoforte (Beethoven, Boulez)

© Martin Michiels

© Flavioe Frank

Della vasta letteratura pianistica di Beethoven il 32enne William Greco affronta le 6 Variazioni op. 34 e il ciclo di

L’Ensemble Fractales, nato a Bruxelles nel 2012, propone un concerto di sole novità. Due lavori in prima assoluta di Fausto Sebastiani e Alessandro Melchiorre; tre in prima italiana di Maurizio Azzan (Of other spaces), Miquel Urquiza (Ars memoria) e Yann Robin (Ftérà)./ The Ensemble Fractales, founded in Brussels in 2012, offers a concert


composed exclusively of premieres. Two world premieres by Fausto Sebastiani and Alessandro Melchiorre; and three Italian premieres by Maurizio Azzan (Of Other Spaces), Miquel Urquiza (Ars memoria), and Yann Robin (Ftéra).

Teatro alle Tese h. 20

ENSEMBLE INTERFACE (Verrando, Hervé)

Teatro alle Tese h. 20

ORCHESTRA HAYDN DI BOLZANO E TRENTO (Nieder, Vacchi, Fujikura)

Ritorna alla Biennale l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Timothy Redmond, direttore ospite della London Symphony Orchestra e della Royal Philharmonic. In programma un trittico di autori di prestigio: Fabio Vacchi con Concerto per violino e orchestra (Natura Naturans), Fabio Nieder, che presenterà una nuova creazione, e il giapponese Dai Fujikura con Concerto per flauto dolce./ Returning to the Biennale is the Orchestra Haydn di Bolzano e Trento conducted by Timothy Redmond, guest conductor of the London Symphony Orchestra and the Royal Philharmonic. On the programme is a triptych of prestigious composers: Fabio Vacchi with the Concerto per violino e orchestra (Natura Naturans), Fabio Nieder who will present a new creation, and Japanese composer Dai Fujikura with his Recorder Concerto.

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giothu

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Teatro Piccolo Arsenale h. 20

OKTOPUS ENSEMBLE

(Avramidou, Filidei, Filotei, Gourzi) Quasi tutte novità anche per il concerto dell’Oktopus Ensemble che la compositrice, direttrice d’orchestra e docente Konstantia Gourzi ha avviato nel 2003 alla Hochschule für Musich und Theater di Monaco, portando i suoi giovani interpreti a esibirsi alla Biennale di Monaco, alla Bayerischer Rundfunks e alla Bayersche Staatsoper, impegnandoli anche in incisioni di dischi e registrazioni radiofoniche./ Premieres are also the mainstay of the concert by the Oktopus Ensemble which composer, conductor and teacher Konstantia Gourzi founded in 2003 at the Hochschule für Musik und Theater in Munich, leading her young musicians to perform at the Munich Biennale, for the Bayerischer Rundfunks and the Bayerischer Staatsoper, and working with them in recordings and radio broadcasts.

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© Daniel Pufe © Nathalie Gabay

Francesco Pavan direttore Interpreti di questo strumentario del futuro sono i componenti dell’Interface Ensemble di Francoforte, costantemente impegnati in forme sperimentali di teatro musicale e performance sonore, qui diretti da Francesco Pavan. Accanto a Instrumental Freak Show, l’Interface propone un altro esperimento sonoro con De Près di Jean-Luc Hervé, dove due piani d’ascolto si confrontano: quello frontale e quello immersivo./ The performers on these instruments of the future are the components of the Interface Ensemble of Frankfurt, constantly involved in experimental forms of musical theatre and sonic performances, led by conductor Francesco Pavan. Along with Instrumental Freak Show, the Interface presents another sound experiment with De Près by Jean-Luc Hervé, which engages two levels of listening: the frontal and the immersive.

Raphaël Cendo, born in 1975, is the founder of a new aesthetic movement, “Saturationism”, which has revolutionized the way of conceiving and composing music and attracted many young composers. Cendo will present the Italian premiere of Delocazione, a piece composed in 2017 to a mosaic of texts by Claude Royet-Journoud, Georges Didi-Huberman, Rainer-Marie Rilke, and Georges Bataille, with the French quartet Tana and the Neue Vocalsolisten.

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ottoct

Tese dei Soppalchi h. 16

BIENNALE COLLEGE - MUSICA

(Gualandi, Petronzio, Guidarini, Omodei, Tomasetti, Gualazzi, Pellegrino, Cassano) Tese dei Soppalchi h. 20

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ottoct

Sale d’Armi h. 12

INCONTRO CON RAPHAËL CENDO

ottoct

Teatro Piccolo Arsenale h. 17

DIVERTIMENTO ENSEMBLE (Donatoni, Laganà, Gorli)

BIENNALE COLLEGE - MUSICA Replica

Nel 2020 Biennale College Musica è dedicata alla creazione di composizioni multimediali, che utilizzino elettronica e video, grazie all’attività inaugurata lo scorso anno dal CIMM – Centro di Informatica Multimediale Musicale della Biennale di Venezia. Fra gli iscritti al bando lanciato a febbraio sono stati selezionati 4 team di compositore e video artista al di sotto dei 35 anni per la realizzazione di quattro brani originali multimediali di dieci minuti./ In 2020, the Biennale College Musica is dedicated the creation of multimedia compositions that use electronics and videos, as a result of the activity inaugurated last year by the CIMM – Centre for Computer Music and Multimedia of the La Biennale di Venezia. Among the applicants of the call that was launched in February, four composer/video artist teams under the age of 35 were selected to create four original multimedia works lasting ten minutes. Teatro alle Tese h. 23

Teatro Piccolo Arsenale h. 17

ENSEMBLE CAIRN (Murail, Combier)

Guillaume Bourgogne direttore Gli undici elementi del Cairn Ensemble, fondato nel 1998 dal compositore Jérôme Combier, che ne è anche direttore artistico, impaginano un concerto con brani dal ciclo Portulan di Tristan Murail con cui l’Ensemble vanta una costante collaborazione./ The eleven elements of the Cairn Ensemble, founded in 1998 by composer Jérôme Combier, who also serves as the artistic director, compose a concert with pieces from the Portulan cycle by Tristan Murail, with whom the Ensemble collaborates continuously. © Giovanni Daniotti

Anche Franco Donatoni, che affronta la composizione relativamente tardi per assurgere a uno dei massimi autori del secondo Novecento, è stato grandemente influenzato da Maderna, tanto da dedicargli il celebre Duo pour Bruno. Nel ventennale della morte è Sandro Gorli, ex allievo del Maestro veronese, fondatore e direttore dello storico Divertimento Ensemble, a presentare un concerto-omaggio alla Biennale di Venezia./ Franco Donatoni, who began composing relatively late in his life to become one of the greatest authors of the second half of the twentieth century, was greatly influenced by Maderna, dedicating to him the famous Duo pour Bruno. On the twentieth anniversary of his death, Sandro Gorli, a former student of the Master from Verona, founder and conductor of the historic Divertimento Ensemble, presents a concert-tribute.

Teatro alle Tese h. 20

RAPHAËL CENDO

Cerimonia di consegna del Leone d’argento

a seguire

QUATUOR TANA / NEUE VOCALSOLISTEN (Cendo)

Raphaël Cendo – classe 1975, fondatore di un vero e proprio movimento estetico, il “saturazionismo”, che ha rivoluzionato il modo di concepire e scrivere musica attirando tanti giovani compositori – presenta in prima italiana Delocazione, un lavoro composto nel 2017 su un mosaico di testi di Claude Royet-Journoud, Georges Didi-Huberman, RainerMarie Rilke, Georges Bataille, complici il quartetto francese Tana e i Neue Vocalsolisten.

BIENNALE COLLEGE – CIMM Lo scorso anno La Biennale di Venezia ha creato una nuova infrastruttura dedicata alla multimedialità e alle tecnologie digitali: il CIMM - Centro di Informatica Musicale e Multimediale, operativo su due sedi, a Venezia con due studi alle Sale d’Armi dell’Arsenale dedicati ad attività di ricerca artistica e progetti stabili al servizio di mostre, festival e iniziative della Biennale stessa; a Mestre, nel Centro Civico e Teatro della Bissuola con uno studio di prova e uno studio di registrazione dedicati a musicisti e giovani del territorio, individuando nella dimensione creativa del djing e del producer, il genere elettronico più conosciuto e praticato dalle giovani generazioni. L’appuntamento conclusivo della Biennale Musica 2020 è una session con i selezionati del CIMM di Mestre - Bissuola./ Last year La Biennale di Venezia created a new infrastructure dedicated to multimedia and digital technology: the CIMM – Centro di Informatica Musicale e Multimedia / Center for Computer Music and Multimedia. The CIMM works in two venues: one in Venice with two studios in the Sale d’Armi at the Arsenale dedicated to artistic research and stable projects at the service of exhibitions, festivals and the Biennale’s own initiatives; the other in Mestre, in the Centro Civico e Teatro della Bissuola, with a rehearsal studio and a recording studio dedicated to local musicians and young people, which has identified the creative dimension of DJ-ing and producing as the electronic genre most widely known to and practiced by the younger generations. The Festival’s closing event is a session with the selected participants of the workshops held at CIMM at Mestre – Bissuola.


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A spasso con Fresa

Ascolto diffuso

Note sicure

Vatican Chapels al Malibran

Palazzetto Bru Zane apre con Camille Saint-Saëns

La Fenice verso l’autunno

Palazzetto Bru Zane ha saputo offrire nel corso degli anni al pubblico sempre più numeroso e affezionato di appassionati di musica romantica francese il piacere della scoperta o ri-scoperta di autori ingiustamente finiti nell’ombra. Sono state proposte pagine musicali importanti e rivalutati autori, e soprattutto si sono ricreate occasioni di ascolto, spesso sfociate in edizioni musicali di altissimo livello. Il mese di settembre segna un ritorno alla quasi normalità, con manifestazioni musicali dal vivo in presenza di pubblico: la nuova stagione parte da un ciclo di concerti incentrati sulla figura di Camille Saint-Saëns, nato nel 1835 e morto nel 1921, cui la storia della musica riserva per alcune sue opere un posto rilevante. La fama internazionale del Carnevale degli animali, del Primo Concerto per violoncello, della Danza macabra, del Secondo Concerto per pianoforte, della Sinfonia “con organo” e di Samson et Dalila lo ha reso per i posteri più celebre di Gounod e di Massenet. Tuttavia, considerando l’ampiezza del suo catalogo, molti tesori sembrano ancora oggi dimenticati dai programmi dei concerti: chi conosce i suoi Quartetti per archi e il Quintetto con pianoforte, o l’oratorio in inglese The Promised Land o le opere liriche Phryné, Frédégonde, Déjanire? Palazzetto Bru Zane cerca di porvi rimedio, riaprendo le porte al pubblico il 17

La Fenice ha saputo riprendere con slancio l’attività artistica e dopo la prima fase di riapertura con una rinnovata e del tutto inedita disposizione della sala teatrale, si prospettano un gran numero di spettacoli nei mesi che accompagnano la stagione autunnale, coinvolgendo anche il teatro Malibran, dopo un significativo restauro dal punto di vista tecnologico dell’apparato che sovrintende il palcoscenico. La Fenice è stata il primo teatro in Italia a riprendere la messinscena di un’opera al chiuso e dal 22 agosto alla fine di ottobre sono in cartellone undici titoli tra opere, concerti e spettacoli. Ancora nel pieno rispetto delle regole di distanziamento sociale e sanitario e in attesa di poter festeggiare il ritorno alla normalità, è lo stesso sovrintendente Fortunato Ortombina a illustrare la vita del teatro: «Per la nostra ripartenza, abbiamo voluto mettere in atto un percorso graduale. Nel mese di giugno sono andati in scena i primi concerti in diretta streaming dal palcoscenico della Fenice, trasmessi attraverso i nostri seguitissimi canali social: quello è stato un modo per ‘scaldare i motori’ e riattivare con la musica la scena teatrale veneziana. Poi sono venuti i concerti del mese di luglio, con il pubblico presente in sala e l’installazione dell’ormai famosa ‘arca’ a caratterizzare la sala di spettacolo. Siamo stati i primi, in questa fase, a proporre anche un’opera (Ottone in villa di Vivaldi) in un teatro all’italiana, al chiuso, e questo ci rende orgogliosi del nostro lavoro. Anche il ritorno in scena delle nostre masse artistiche si è svolto a piccoli passi: prima le formazioni cameristiche, poi i complessi ridotti, fino alla compagine sinfonica. Non è stata e non è tuttora un’operazione semplice, poiché

Un progetto promosso dal cardinale Ravasi, coordinato dal Pontificio Consiglio per la Cultura e ideato e curato da Francesco Dal Co e da Micol Forti, le Vatican Chapels si sono ispirate alla “cappella nel bosco” dell’architetto svedese Gunnar Asplund, costruita nel 1920 al cimitero di Stoccolma. Dieci celebri architetti di varia provenienza geografica hanno progettato altrettante cappelle nel grande parco alberato della Fondazione Cini a San Giorgio. Le piccole chiese, isolate e accolte da un ambiente naturale, rappresentano un viaggio spirituale anche laico nella pace della natura. Il 3 settembre, al Teatro Malibran in un concerto gratuito offerto alla popolazione veneziana e non solo, rigorosamente su prenotazione, prende forma con la prima esecuzione dal vivo Vatican Chapels, a soundtrack experience, un suggestivo viaggio con le musiche composte da Antonio Fresa per le audioguide delle Vatican Chapels. Questo progetto musicale si è anche sostanziato in un disco pubblicato a giugno che viene eseguito live al Malibran con 30 maestri dell’Orchestra della Fenice, con Marco Pacassoni alle percussioni e live electronics ad accompagnare al pianoforte Antonio Fresa. Fresa, noto per le colonne sonore realizzate per il cinema e la televisione, profondamente ispirato dalla bellezza e dall’armonia delle cappelle nell’isola di San Giorgio ha lavorato a 11 composizioni, una dedicata a ogni cappella più un tema riservato al Padiglione Asplund.

Vatican Chapels, a soundtrack experience 3 settembre Teatro Malibran www.cini.it

settembre alle 18 con la presentazione della Stagione concertistica 2020/2021 e con l’inaugurazione del Festival dedicato proprio al musicista francese Camille Saint-Saëns, l’uomo-orchestra, proponendo il primo concerto con Luca Fiorentini al violoncello e Jakub Tchorzewski al pianoforte, che eseguono un repertorio di musiche di Dubois, Lefebvre, Mouquet, Saint-Saëns. Il Festival prosegue a settembre, il 26 alle 19.30 alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, con l’atteso concerto Quintetti Romanti, musiche di Camille Saint-Saëns Quintetto con pianoforte in la minore, op. 14 e César Franck Quintetto con pianoforte in fa minore, FWV 7, eseguiti da Quatuor Arod composto da David Kadouch al pianoforte, Jordan Victoria e Alexandre Vu, violini, Tanguy Parisot, viola, e Samy Rachid-Sahrane, violoncello. Il 27 settembre alle 17 a Palazzetto Bru Zane Xavier Phillips, violoncello, e Cédric Tiberghien, pianoforte, eseguono Dialoghi tra pianoforte e violoncello, musiche di Camille Saint-Saëns Suite pour violoncelle et piano, op. 16 e Sonate pour violoncelle et piano n° 1 en do mineur, op. 32 e di Gabriel Fauré Sonate pour violoncelle et piano n° 2, op. 117. Tutti i concerti sono in live streaming per consentire un ascolto diffuso. F.M. «Camille Saint-Saëns, l’uomo-orchestra» 26 settembre – 8 novembre Palazzetto Bru Zane bru-zane.com

teniamo come riferimento assoluto il distanziamento sociale, una regola che tutti devono tassativamente rispettare, il pubblico così come i lavoratori. La situazione attuale ci porta a sperare ora di poter tornare quanto prima a una condizione di lavoro e di spettacolo di piena normalità: ce lo auguriamo per gli ultimi spettacoli di ottobre, ma soprattutto per novembre, quando inaugureremo la prossima Stagione con la ripresa della Carmen di Bizet». Dopo i primi appuntamenti di agosto, che hanno spaziato da Mozart a Beethoven, alla tradizione del bel canto operistico verdiano, passando per Stravinskij con l’Histoire du soldat eseguita il giorno del compleanno di Peggy Guggenheim, amica del musicista, a settembre si succedono titoli operistici di grande spessore, come Dido and Æneas, il 4,5 e 6 settembre, la sola opera interamente cantata scritta da Henry Purcell, su un libretto in tre atti di Nahum Tate tratto dal quarto libro dell’Eneide; Roberto Devereux di Gaetano Donizetti il 15, 17 e 19 settembre, con la direzione musicale di Riccardo Frizza, allestito in forma semi-scenica; il 18 musica e teatro con Gondellieder ossia Goethe e le canzoni da battello, in cui Ottavia Piccolo legge pagine tratte dal diario veneziano di Goethe. Inoltre tornano a cavallo tra settembre e ottobre Traviata, il 25 e 27 settembre con la regia Christophe Gayral e la direzione di Stefano Ranzani e Trovatore, 2 e 4 ottobre con la regia di Lorenzo Mariani e la direzione di Daniele Callegari. «Stagione Lirica e Balletto 2019-2020» Programmazione di settembre Teatro La Fenice, Teatro Malibran - www.teatrolafenice.it



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Senza paura

Nuovo respiro

Portogruaro in Festival

La rassegna del Centro Benetton

Avrebbe dovuto essere la prosecuzione del percorso tracciato lo scorso anno, quello del Romanticismo che germogliava attorno alla figura di Robert Schumann. L’intenzione era quella di incamminarsi sulla via della maturità del movimento artistico che più ha caratterizzato il XIX secolo: partire dalle opere tarde di Brahms, Liszt, Wagner, già protagonisti del Festival 2019 per proseguire fino ai loro epigoni, Hindemith, gli Strauss, Mahler, passando immancabilmente per la seconda scuola di Vienna. L’intenzione sarà realizzabile in parte, ma senza rinunciare ad un programma ricchissimo di concerti e avvenimenti a ritmo quasi quotidiano. «Il Festival di Musica di Portogruaro - spiega il sindaco del Comune

veneziano Maria Teresa Senatore è un appuntamento che da sempre viviamo con grande attesa, ed è innegabile che questa 38° edizione abbia un significato del tutto speciale. Quest’anno il Festival è una vera dichiarazione d’amore per la vita e il segnale più splendente del ritorno di Portogruaro alla normalità dopo le lunghe settimane di lockdown. La musica, d’altra parte, non ha mai smesso di risuonare in questi mesi, grazie all’impegno di Fondazione Musicale Santa Cecilia, degli insegnanti e degli studenti della scuola di musica, che hanno continuato le attività didattiche pur nelle restrizioni imposte dalle disposizioni sanitarie». «Trasfigurazioni celesti» Fino 17 settembre vari luoghi a Portogruaro www.festivalportogruaro.it

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Voci e musica Quarantadue volte Incontri Asolani Edizione numero 42 per gli Incontri Asolani, festival internazionale di musica da camera, organizzato da Asolo Musica. Grandi autori immortali come Beethoven, Schubert, Strauss, Čajkovskij, Tartini, Salieri e Mozart, Chopin, Debussy, Respighi, Berio e Haydn per altrettanti interpreti di livello internazionale, ad animare il borgo dai cento orizzonti nella Chiesa di San Gottardo, con sei concerti in programma dal 1 al 14 settembre. Il primo appuntamento è con Il mio canto libero, i Lieder di Beethoven e di Schubert con il tenore inglese Ian Bostridge e la pianista italiana Saskia Giorgini. A seguire il 3 settembre Souvenir de Florence, musiche di Strauss e Tchaikov-

sky. Il 5 settembre Tartini, la morte e il diavolo con la voce narrante di Roberto Citran su un testo di Sergio Durante. Il 9 settembre Nella Vienna di Beethoven/1 con la voce narrante di Elio e musiche di Mozart, Salieri, Rossini e Beethoven. L’11 settembre Al chiaro di luna con Gloria Campaner al pianoforte e musiche di Respighi, Beethoven, Berio, Chopin e Debussy. A chiudere il 14 settembre Nella Vienna di Beethoven/2 con il prestigioso Philharmonic String Quartet dei Berliner Philharmoniker, con musiche di Haydn, Mozart e Beethoven. «Incontri Asolani» 1, 3, 5, 9, 11, 14 settembre Chiesa di San GottardoAsolo - www.asolomusica.com

Dopo la sospensione della stagione di Musica antica in casa Cozzi a causa dell’emergenza sanitaria, la Fondazione Benetton torna ora a proporre lo spettacolo La Barca da Venetia per Padova e il concerto dell’Ensemble Kalicantus, rispettivamente il 5 e 27 settembre, negli spazi di casa Luisa e Gaetano Cozzi a Zero Branco e al Museo di Santa Caterina, a Treviso. Il primo spettacolo-concerto racconta del viaggio notturno del Burchiello da Venezia a Padova, durante il quale si vedono sfilare passeggeri interessanti che fanno musica per ingannare il tempo, raccontano avventure e storie d’amore. La Barca da Venetia per Padova fa parte del Libro II dei Madrigali a 5 voci pubblicato a Venezia nel 1605 dal compositore e poeta, tra i pionieri della commedia madrigalistica, Adriano Banchieri. Il secondo concerto si ispira al romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili, considerato come il più bel libro illustrato del mondo, un’opera che consente ancora oggi di porsi interrogativi esistenziali. Il capolavoro di Francesco Colonna è ambientato a Treviso e pubblicato da Aldo Manuzio nel 1499, periodo in cui la città lagunare è in continuo fermento, prima in Europa in cui è possibile stampare anche la musica, non solo le opere letterarie. I due incontri sono accomunati dal legame che si instaura tra musica, suoni, parole e teatro popolare veneziano. Claudia Frasson

«Musica antica in casa Cozzi» 5, 27 settembre vari luoghi in provincia di Treviso www.fbsr.it

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prosa, danza, cabaret drama, ballet, cabaret

:theatro

Non puoi nasconderti

You cannot hide

Photo Jacopo Salvi – Archivio Storico della Biennale di Venezia

Tema unico: la censura. La chiamata di

Antonio Latella per il 48. Festival Internazionale del Teatro è rivolta agli artisti, tutti italiani, schierati in una sorta di ‘collettiva’, sollecitati a comporre nuove opere attorno al tema scottante della censura, ancora e sempre presente, anche se abilmente “nascosta”. Con 27 artisti e 28 titoli – tutte prime assolute – per un totale di 40 recite, dal 14 al 25 settembre Latella allestisce così il suo “Padiglione Teatro Italia”. «In questi tre anni mi sono trovato a dover rispondere spesso a degli operatori stranieri che mi facevano sentire in difetto per il fatto che, alla Biennale Teatro, non ci fossero in programma molti artisti italiani. Parlando con loro mi sono reso conto che non conoscevano i nostri teatranti, tranne i soliti noti, e soprattutto non conoscevano i nostri giovani. Ci sono? Dove sono nascosti? Perché li nascondete? È stato difficile rispondere – scrive Antonio Latella nel catalogo –, constatare che nel circuito italiano ufficiale non ci sono giovani e che quei pochi che ci sono devono immediatamente rispondere a delle leggi di mercato e di circuitazione degli spettacoli secondo una modalità tipicamente italiana. Mi sono immediatamente chiesto quanta e quale tipo di censura un Direttore Artistico, inconsapevolmente o consapevolmente, mette in atto nel programmare il teatro o il Festival che è chiamato a dirigere; quali sono i criteri che rispetta per decidere cosa far vedere e cosa no al suo pubblico. Un Direttore Artistico ha il dovere di scegliere, ma come sceglie? Cosa decide di nascondere?». Con questa riflessione Latella arriva al suo quarto atto, «costruendo una mappatura di artisti che sono al di fuori di queste leggi e che raramente vengono programmati dai teatri istituzionali, ma che si stanno imponendo all’attenzione della critica e degli operatori; artisti che, soprattutto, stanno costruendosi un loro pubblico, fortemente trasversale e che esce dalla costrizione dell’abbonamento». Molti tra i giovani artisti invitati, alcuni giovanissimi, provengono dal vivaio di Biennale College, come Leonardo Lidi, Fabio Condemi, Leonardo Manzan, Giovanni Ortoleva, Martina Badiluzzi, vincitrice dell’edizione 2019/2020 del

College Registi Under 30, e Caroline Baglioni, vincitrice di Biennale College Autori Under 40. Vicini, per generazione, sono anche Pablo Solari e Alessandro Businaro. Mentre alla generazione immediatamente precedente (primi anni ‘80) appartengono Daniele Bartolini, Filippo Ceredi, Liv Ferracchiati, Antonio Ianniello, Giuseppe Stellato. Fra le compagnie, nate tutte nel nuovo millennio, troviamo AstorriTintinelli, Biancofango, Industria Indipendente, Babilonia Teatri, Nina’s Drag Queens, Teatro dei Gordi, UnterWasser. E ancora figure consolidate nel panorama nazionale come Fabiana Iacozzilli, Giuliana Musso, Jacopo Gassmann. Last but not least, Mariangela Gualtieri, poetessa, attrice, autrice, cui è affidato il rito sonoro inaugurale del Festival, come sempre guidato da Cesare Ronconi. A tutti gli artisti invitati il Direttore Latella ha chiesto di lavorare a un nuovo progetto dedicato esclusivamente alla Biennale, andando oltre la consuetudine delle programmazioni teatrali per tutelare la libertà delle loro scelte ed evitare quel meccanismo di autocensura che scatta già, ad esempio, nel preferire un autore rispetto ad un altro, perché consapevoli che il nome di alcuni di questi già sulla carta impone una censura per motivi storici, politici, di fruizione e di presa sul pubblico. Perché censuriamo? Vogliamo proteggere o proteggerci? «Eppure il teatro nasce soprattutto per esorcizzare le nostre paure, non censurare per comprendere e conoscere, sconfiggere ciò che siamo accettandolo», conclude Latella. Durante il processo di creazione tutti gli artisti si sono incontrati negli spazi della Biennale per confrontarsi sui progetti a cui stavano lavorando, connettendosi e contaminandosi per mettere il proprio pensiero e talento al servizio di un unico tema. Un incontro che ha dato inizio a un processo creativo di gruppo e che darà vita, infine, ad un unico grande spettacolo dal titolo NASCONDI(no), un viaggio tra le tante stazioni che gli artisti allestiranno per il pubblico. «48. Festival Internazionale di Teatro – NASCONDI(no)» 14-25 settembre Arsenale, Ca’ Giustinian, Teatro Goldoni www.labiennale.org

One theme: censorship. Antonio Latella engaged Italian artists to create art on the

theme of censorship – which is still alive and well, though all too often living in hiding. With 27 artists and 28 titles – all in world preview – and a total of 40 shows, Latella produced what we may call the Italian Theatre Pavilion. “ I have often been asked why we had so few Italian artists in our programme. Those few young artists we did have must answer to commercial demands according to typical Italian ways of doing business. I wondered: what kind of censorship do art directors put into place, consciously or not, as they choose what to show their public. Choose they must, but how? What will they hide from view? We mapped which artists work outside this logic and who are rarely invited in institutional theatres, but are known to the critics and do have their audience” Many young authors come from the Biennale College (Leonardo Lidi, Fabio Condemi, Leonardo Manzan, Giovanni Ortoleva, Martina Badiluzzi, Caroline Baglioni). All artists have been asked by Biennale Theatre Director Antonio Latella to work on a new project dedicated to the Biennale exclusively, disregarding any affiliation for national theatre programmes and thus setting them free from that pesky self-censorship mechanism that takes place because of what may be historical, political, or commercial reasons. Why do we censor? Do we want to protect something? or ourselves? “And yet, theatre is there to exorcize our fears, not to censor but to understand and get to know, to defeat what we are by accepting it” says Latella. Over the course of the writing stage, all artists met at Biennale to discuss what they were working on, to network, and to contaminate each other’s practices and put thought and talent at the service of a single theme. This meeting grew to be a group creative process that results in a show called NASCONDI(no), a journey through the several station that the artists will set up for their audience.


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FRANCO VISIOLI

Silenzio ruggente

I Leoni di Latella “dietro le quinte” L’edizione 2020 della Biennale, NASCONDI(no), come già scritto, non intende nascondere nulla, anzi avverte l’urgenza di portare tutto alla ribalta, di condurre il pubblico in un viaggio attraverso il processo creativo, partendo dalle idee, dal gesto, dal movimento, dal suono, disvelando tutto il mondo e il lavoro che si “nasconde” dietro le quinte. I Leoni del Teatro quest’anno vogliono premiare «artisti che danno e fanno tantissimo per il teatro – dichiara Latella –, ma che spesso restano in seconda linea, anche per responsabilità del regista, troppo spesso accentratore, che dimentica quanto il risultato finale sia spesso legato ai collaboratori che sceglie»./ The 2020 edition of the Biennale, NASCONDI(no), does not intend to hide anything, rather it senses the urgency to bring everything to the forefront, to lead the public on a journey across the creative process, starting from ideas, gestures, movement, and sound, revealing the world and work that “hides” behind the scenes. This year’s Lion Awards for Theatre want to reward “artists who give and do a lot for theatre”, says Latella, “but who often remain on second stage, also because of the director, who forgets how often the final result is often related to the collaborators he chooses.” Cerimonia di consegna dei Leoni 14 settembre h. 12 | Arena Giardini Ultima Latet 14 settembre h. 21.30 / 15 settembre h. 19 Tese dei Soppalchi Bye Bye 14 settembre h. 18.30 Teatro alle Tese www.labiennale.org

© Brunella Giolivo

Il Leone d’Oro alla carriera è assegnato a Franco Visioli, sound designer che ha lavorato con Thierry Salmon, Peter Stein e soprattutto con Massimo Castri, prima di collaborare con lo stesso Latella. «Con questo Leone vorrei segnalare una figura che, nel teatro, spesso condiziona la riuscita di uno spettacolo e la sua scrittura scenica: il compositore, disegnatore del suono o se vogliamo drammaturgo del suono. Il suono è sempre stato fondamentale per uno spettacolo – si legge nella motivazione del Direttore –, spesso è stato ed è uno spazio sonoro che riesce a sostenere la regia laddove non riescono a farlo scenografi o costumisti, e in alcuni casi gli attori stessi. Franco Visioli è un sound designer straordinario che ha accompagnato con le sue composizioni sonore i più grandi registi della seconda metà del Novecento, facendo da ponte con i registi del ventunesimo secolo. Le sue drammaturgie sonore non sono mai costruite per essere accompagnamento o commento al susseguirsi delle scene, e nemmeno tappeto sonoro; sono vere e proprie scritture che si aggiungono alla scrittura drammaturgica, creando sinergie che vanno a valorizzare passi fondamentali dell’autore e del regista. La capacità del maestro Visioli è stata quella di mettere a servizio il suo talento per entrare nei mondi degli autori frequentati dai registi a cui si è affiancato in tutti questi anni. Le sue composizioni hanno sempre saputo connettersi con sonorità contemporanee, evidenziando una costante ricerca sempre pronta alla rinuncia di proporre linguaggi sonori di facile ascolto. Il Maestro Visioli, negli ultimi anni, oltre ad accompagnare registi affermati, si è messo a servizio di giovanissimi registi aiutandoli a esaltare e comprendere con la sua arte l’importanza del suono in un processo creativo, esaltando spesso la forza che solo il silenzio può avere. Saper ascoltare il silenzio, non averne paura e non censurarlo. Personalmente credo che il Maestro Franco Visioli, che ho avuto il piacere di conoscere condividendo parte del mio percorso registico, sia stato capace, pur restando nell’ombra, di portare al successo molti spettacoli che hanno segnato la differenza nel panorama italiano e internazionale. In questo momento Franco Visioli è di riferimento per molti giovani che vogliono avvicinarsi alla composizione del suono per la prosa». Nato a Mantova nel 1956, Visioli si diploma negli Stati Uniti, presso il Recording Workshop dell’Ohio nel 1987. Dal 1988 ha al suo attivo

oltre 100 allestimenti nei maggiori teatri italiani ed esteri collaborando con alcuni tra i registi più importanti della scena italiana ed europea, con Castri lavora stabilmente a partire dal 1989 a tutti gli spettacoli messi in scena dal regista. Molte le collaborazioni, tra cui quelle con Cristina Pezzoli, Agnese Cornelio, Marco Plini, Pietro Faiella, Marcello Cava, Stefania Felicioli, Tommaso Tuzzoli, Franco Palmieri, Monica Conti, Linda Dalisi, Katrin Hammerl, Irene Di Lelio, Giuseppe Stellato, Leonardo Manzan. Del 2002 l’incontro con Antonio Latella con il quale nasce un sodalizio artistico che porta alla fondazione nel 2011 di stabilemobile. Cura per Rai Radio3 la regia di Totò il Buono (2006) e Francamente me ne infischio (2014). Per la Biennale Teatro di Venezia conduce due masterclass, nel 2017 con Letizia Russo sulla figura di Unica Zürn e nel 2019 con Annelisa Zaccheria sul rapporto fra scenografia e suono. Al Festival 2020 debutta per la prima volta come regista e autore, con Ultima Latet, che prende le mosse dalla Montagna incantata di Mann, testo ossessione che Visioli vede portato alla luce dal corpo di due donne, due attrici che in qualche modo si somigliano… «Sono le pupille della vita, coloro che diventano nel medesimo tempo testimoni e occhi dello scorrere lento e inesorabile della malattia che le rende complici e avversarie. Il luogo d’azione è un luogo di cura, ma anche un luogo sconosciuto e per questo temuto, un luogo dove la censura viene esercitata al contrario. Chi è censurato qui è il sano, colui che abita la pianura, fonte di malessere e di miasmi originari. Il malato diventa protagonista proprio in virtù della malattia che si porta addosso e che lo spinge all’introspezione, a domandarsi quale sia il limite percorribile per affrontare, quando dovuto, il momento finale».

The Golden Lion for Lifetime Achievement is awarded to Franco Visioli, sound designer who worked with Thierry Salmon, Peter Stein and especially with Massimo Castri, before working with Latella himself. “With this Lion award I would like to point out a figure who often influences the success of a show and its stage writing: the composer, sound designer, or playwright of sound, if you may. Sound has always been fundamental to a show – reads the motivation of the Director – oftentimes sound and a sound space have managed to support the film direction where sets or costume designers, and in some cases the actors themselves, have failed. Franco Visioli is an extraordinary sound designer who with his sound compositions has accompanied the greatest directors of the second half of the twentieth century. His sound dramas are never built to be an accompaniment to the succession of scenes; they are real pieces that are added to dramaturgical writing, creating synergies that enhance fundamental steps of the author and the director. The ability of Visioli was to enter the world of authors frequented by the directors using his talent. His compositions have always been able to connect with contemporary sounds, highlighting a constant research always ready to give up proposing easy to listen sounds. In recent years, Maestro Visioli, in addition to accompanying established directors, has put himself at the service of young directors helping them to exalt and understand with his art the importance of sound in a creative process, often exposing the strength that only silence can have. I personally believe that Maestro Franco Visioli, who I had the pleasure of knowing by sharing part of my directorial career, whilst remaining behind the scenes was able to bring success to many shows that have marked the difference in the Italian and international scene. At this time Franco Visioli is a reference for many young people who want to get closer to the composition of the sound for prose.” At the 2020 edition of the Festival, debuting for the first time as director and author with Ultima Latet, which takes inspiration from


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Mann’s Enchanted Mountain, an obsession that Visioli sees brought to light by the body of two women, two actresses who in some ways resemble each other... “They are the pupils of life, those who become witnesses and eyes at the same time of the slow and inexorable flow of the disease that makes them accomplices and adversaries. The place of action is a place of care, but also an unknown and thus feared place, a place where censorship is exercised in reverse. Those who are censored here are the healthy, the ones who inhabit the plains, a source of malaise and miasmas. The ill becomes the protagonist precisely because of the disease he carries and that pushes him to introspection, to wonder where the limit is in order to face the final moment.”

ALESSIO MARIA ROMANO

© G. Cavallini

Il Leone d’Argento è assegnato ad Alessio Maria Romano, regista e coreografo che ha lavorato ai movimenti scenici di spettacoli di Luca Ronconi, Carmelo Rifici, Valter Malosti, Sonia Bergamasco, fra gli altri, oltre a impegnarsi nella pedagogia del movimento per la formazione degli attori. «Con il Leone d’Argento è mia intenzione segnalare un’altra figura fondamentale nel teatro – scrive nella motivazione Latella –, che è il pedagogo, colui che dà inizio al tutto, occupandosi di trovare ed esaltare talenti prendendosene cura fin dagli esordi. Il Maestro Alessio Maria Romano, nonostante la giovane età, ha messo a servizio tutto il suo sapere occupandosi dei giovani, in qualche modo, oserei dire, ha plasmato futuri Leoni d’argento. Pedagogia come crescita e conoscenza. […] Regista e coreografo, si occupa di formare gli attori attraverso la disciplina della coreografia, insegnando loro quanto sia necessaria, soprattutto per la nuova figura dell’attore-performer, la consapevolezza del proprio corpo, e quanto un gesto teatrale possa essere più incisivo di una battuta. L’attore è colui che con il gesto e il movimento sa incidere lo spazio scenico, e con la propria voce incide il silenzio. La dedizione di Alessio Maria Romano è riconosciuta da tutto il mondo teatrale, grazie

alla cura con cui ha seguito e segue ogni suo singolo allievo, prendendosi la responsabilità della consegna nel mondo lavorativo e professionale. Il Maestro Alessio Maria Romano è consapevole che non esiste un metodo di insegnamento ma che ogni allievo ha bisogno di un suo metodo che metta in discussione soprattutto il metodo stesso. Questa cura rara, questa dedizione, la possiamo vedere anche nei lavori di cui Alessio Romano firma la regia e la coreografia». Palermitano, classe 1978, Alessio Maria Romano si diploma come attore presso la Scuola dello Stabile di Torino. Contemporaneamente si diploma in Analisi del Movimento Laban/Bartenieff (C.M.A.) negli Usa e nel Regno Unito approfondendo così il suo interesse per il movimento scenico e la pedagogia del movimento. Studia con Luca Ronconi e con Raffaella Giordano. Lavora per la Compagnia del Teatro Stabile di Torino come attore dal 2000 al 2005 con diversi registi fra cui Avogadro e Cobelli. Affianca Luca Ronconi come assistente ai movimenti scenici del progetto Domani e dello spettacolo Itaca. Sempre per Ronconi firma i movimenti scenici di Fahrenheit 451 e i movimenti coreografici della Turandot al Teatro Regio di Torino. Collabora per la preparazione fisica degli attori e i movimenti scenici/coreografici con Carmelo Rifici e Valter Malosti. Cura i movimenti coreografici di Coefore ed Eumenidi per il centenario dell’Istituto Nazionale del dramma antico di Siracusa, con la regia di Daniele Salvo. Lavora per Sonia Bergamasco e collabora con Andrea De Rosa per la realizzazione di Baccanti al Teatro Grande di Pompei. Nel 2014 diventa assistente al corso di diploma Laban/Bartenieff presso l’I.M.S. dell’università dello Utah. È coordinatore didattico e docente di training fisico/movimento scenico per la Scuola del Teatro Stabile di Torino e docente di “movimento espressivo” presso la Scuola del Teatro Piccolo di Milano e il Centro Teatrale Santa Cristina. Fonda, insieme a Maria Consagra, “Thymos” centro studi Laban/Bartenieff di pedagogia del movimento. Nel febbraio 2016 fonda la compagnia A.M.R. con il lavoro/studio Dispersi. Premio nazionale della critica 2015 come pedagogo e coreografo teatrale. All’invito di Latella, Alessio Maria Romano, risponde in veste di regista e coreografo con Bye Bye, immaginando un luogo-non luogo dove un gruppo di utenti che «muovono e danzano il corpo in un sistema ciclico di azioni, un carillon ossessivo di azioni fisiche in cui l’opzione UNDO, prevista da tutti i pc, svolge il compito preciso e sottile di tornare indietro, cancellare, eliminare tracce, dettagli per

Photo Andrea Macchia

poi, forse, recuperarli. Che cosa rimane dopo il lavoro di UNDO? Che cosa causa l’azione di UNDO e com’è interpretato ciò che lascia? Chi decide di usarlo e quando?». Uno spettacolo ricerca. Un invito al guardare, al trovare, allo scegliere, al finire. Forse.

The Silver Lion is awarded to Alessio Maria Romano, director and choreographer who has worked on the stage movements of performances by Luca Ronconi, Carmelo Rifici, Valter Malosti, Sonia Bergamasco, among others, as well as engaging in the pedagogy of movement for the training of actors. «With the Silver Lion it is my intention to point out another fundamental figure in theater – writes in the motivation Latella – the pedagogue, the one who begins everything, finding and exalting talents, taking care of them from the beginnings. Master Alessio Maria Romano, despite his young age, put all his knowledge to service by taking care of the young, in a way shaping future Silver Lion winners. [...] Director and choreographer, he trains actors through the discipline of choreography, teaching them when necessary the awareness of their own body, and how a theatrical gesture can be more incisive than a joke. The actor is whom with gesture and movement knows how to engrave the scenic space, and with his own voice engraves silence. The dedication of Alessio Maria Romano is recognized by the whole theatrical world, thanks to the care with which he followed and follows every single student. Master Alessio Maria Romano is aware that there is no method of teaching but that every pupil needs his own method that questions above all the method itself. This amount of care, this dedication, is also visible in the works in which Alessio Romano was responsible for the direction and choreography.” At Latella’s invitation, Alessio Maria Romano responds as director and choreographer with Bye Bye, imagining a place-not place where a group of users who “dance and move the body in a cyclical pattern, an obsessive music box of physical actions in which the UNDO option, available in all PCs, performs the precise and subtle task of going back, deleting, removing traces and details to then maybe recover them. What remains after UNDO? What causes UNDO’s action and how is what is left interpreted? Who decides to use it and when?” A research show. An invitation to look, to find, to choose, to finish. Maybe.


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Mariangela Gualtieri

VOCE CHE APRE (Rito Sonoro)

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY

Caroline Baglioni IL LAMPADARIO

© Melina Mulas

Tra le voci più autorevoli della poesia non solo italiana, Mariangela Gualtieri incontra Cesare Ronconi allo IUAV di Venezia, dove entrambi si laureano in Architettura. Insieme a lui, fonda nei primi anni Ottanta il Teatro Valdoca, uno dei maggiori punti di riferimento per chiunque si approcci alla scrittura, teatrale e non. L’ispirazione che li conduce a questo progetto passa dalla Cracovia di Kantor, dal Teatro Laboratorio di Grotowski, dagli Stati Uniti dove conoscono l’esperienza di Peter Shumann e del Bread and Puppet, per il lavoro di Bob Wilson, di Richard Foreman, dello Squat Theatre appena arrivato negli States dall’Ungheria. Ma la figura più sorprendente e di maggior riferimento per Valdoca è, già in quegli anni, Carmelo Bene. Fin da principio vi è stretta collaborazione con gli artisti più amati del proprio tempo, soprattutto pittori, scultori, compositori e musicisti, e vi è anche una cura meticolosa dell’apparato di amplificazione del suono. Dopo l’incontro con il poeta Milo De Angelis, nel 1985, Valdoca dà vita a una Scuola di Poesia da lui diretta, grazie alla quale, nel corso di tre edizioni, la compagnia incontra i maggiori poeti italiani. È dopo questi incontri e a seguito di decisive esperienze personali, che Mariangela Gualtieri comincia a scrivere versi. Per Antonio Latella, Gualtieri è «una poetessa che, oltre a scrivere le sue liriche, decide di esporsi accompagnandole e donandole al pubblico con la sua voce, con il suo essere presente, schierata in prima fila a difesa e in nome della poesia […] un fatto straordinario, unico». Nell’inedito “rito sonoro” ideato per l’inaugurazione del Festival, Gualtieri si fa porta aperta che conduce a un luogo di silenzio e di ascolto, dove la voce umana intreccia i propri suoni evoluti con l’arcaico silenzio del mondo. Il suo è un invito ad «abitare le nostre profondità umane derelitte, rinsecchite, denutrite e così poco visitate ora. Mettere al centro l’ascolto. Precipitare nella parte in noi più vecchia di noi, e infante sempre. Con quella, quando l’ascolto è ispirato, si ascolta. Da quella parla la voce che davvero ci parla. Quando ci è dato – con quella si scrive».

Attore, performer e regista, il fiorentino Daniele Bartolini da anni vive e lavora in Canada e con la sua compagnia DopoLavoro Teatrale ha coniato la dicitura “audiencespecific theatre”: un teatro fatto per lo spettatore, che si adatta e si trasforma a seconda di chi lo ‘pratica’. Ideati per pochi spettatori alla volta, i suoi spettacoli sono curiosi, a tratti inquietanti, certamente non lasciano indifferenti: richiedono al pubblico una partecipazione attiva, devono essere vissuti in prima persona, stimolano una reazione immediata. The Right Way è una performance per un solo spettatore alla volta, focalizzata sui controeffetti del politically correct. Ogni spettatore è invitato a prendere il posto di Bartolini nel suo letto e ad ‘addormentarsi’ con quelli che spesso sono i pensieri, le visioni, le paure e le incertezze che appartengono all’autore; quelle di uno scrittore/regista immigrato nel “nuovo”. Fatto accomodare in un letto e dotato di un VR headset, una volta distesosi e lasciato solo, lo spettatore “falls down the rabbit hole”. Lo stato di pre-sonno ha un ruolo chiave: è l’universo di cui lo spettatore fa esperienza, il momento nel quale ci si sta per addormentare e si pianifica la giornata successiva, «il momento nel quale da artista si riesaminano le idee in quella fase semicosciente in cui i pensieri si fanno frammentati, dove le associazioni di pensiero si fanno fitte e veloci – scrive l’autore – Senza schierarsi e senza esprimere nessun giudizio, la proposta illustra soltanto il mio meccanismo mentale». Un coach metterà fine al riposo del protagonista/spettatore, per riportarlo alle sue responsabilità lavorative, che prevedono di dirigere due performer in una delicata scena. Filmeranno la scena? E come? Oppure decideranno di interrompere le riprese?

14 settembre h. 16 | Teatro Goldoni

15-21 settembre h. 10-20 | Ca’ Giustinian

Attrice e autrice nata a Perugia nel 1985, Caroline Baglioni lavora in Purificati di Sarah Kane per la regia di Antonio Latella nel 2007. Dopo essersi diplomata nel 2008 come attrice/performer al C.U.T. di Perugia, si laurea in Antropologia e nel 2012 entra a far parte del gruppo di ricerca teatrale La Società dello Spettacolo, collaborandovi fino al 2017. Con il monologo Gianni vince il premio Scenario per Ustica (2015), il Premio InBox (2016) e il Premio Museo Cervi (2017), e inaugura un sodalizio artistico con Michelangelo Bellani, scrivendo con lui a quattro mani Mio padre non è ancora nato (2018) e Sempre verde (2019), che concludono la trilogia dedicata ai legami di sangue. Parallelamente collabora con la Compagnia dei giovani del Teatro Stabile dell’Umbria e prende parte a diverse produzioni per la regia di Danilo Nigrelli, Latella, Liv Ferracchiati. La messa in scena de Il lampadario di Caroline Baglioni conclude Biennale College Autori Under40 dopo un percorso triennale (2018–2020) che i partecipanti hanno seguito con la guida di importanti autrici del panorama nazionale: Linda Dalisi e Letizia Russo. La regia è affidata a Leonardo Lidi, che per primo vinse il bando destinato ai Registi Under30, saldando così in un unico percorso l’esperienza del College. Il lampadario nasce dall’intenso ricordo che l’autrice custodisce del giorno del crollo del ponte Morandi a Genova, una tragedia che sconvolse l’Italia con le sue 43 vite perdute, piantate in un tassello di storia da tramandare di generazione in generazione. «Un uomo, il conducente di uno dei veicoli coinvolti, rimase per ore in testa in giù all’interno del suo abitacolo prima di essere salvato. Il Lampadario è una metafora di questa attesa priva di coordinate spaziali e temporali ma piena di desiderio di vita. Nascosto tra le pieghe del testo, il fatto di cronaca riaffiora nella sua forza tragicamente emotiva e universale. Per quanto si può rimanere appesi a un’illusione prima di essere nuovamente sorpresi dalle tracce indelebili del presente?» (C.B.) 15 settembre h. 16.30 | Sale d’Armi 16 settembre h. 15.30 | Sale d’Armi


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Martina Badiluzzi

THE MAKING OF ANASTASIA

Giuseppe Stellato

AUTOMATED TELLER MACHINE

Biancofango

ABOUT LOLITA

© Lorenzo Letizia

Friulana, classe 1988, Martina Badiluzzi vive e lavora a Roma. Nel 2015 è interprete e co-autrice di Fäk Fek Fik – le tre giovani di Werner Schwab, spettacolo pluripremiato presentato al Roma Europa Festival del 2017 con la guida di Dante Antonelli. Lungo il suo percorso di studi incrocia Lucia Calamaro, il duo artistico Deflorian/ Tagliarini, Joris Lacoste e Jeanne Revel e la regista brasiliana Christiane Jatahy. Nel 2017 fonda con Giorgia Buttarazzi il progetto artistico Rosvita Pauper. Nello stesso anno debutta IL VIVAIO – e se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai che bello, drammaturgia originale che consolida la collaborazione di Badiluzzi con Samuele Cestola, performer e musicista poli-strumentista autore live del progetto sonoro per lo spettacolo. Nel 2018 inaugura PEZZI – Der Stücke, serie di workshop attorno agli scritti di Elfriede Jelinek. Vince il bando della terza edizione di Biennale College Registi Under30 nel 2019 con un frammento di The Making of Anastasia che presenta quest’anno prodotto dalla Biennale, ampliato e realizzato con il tutoraggio di Antonio Latella. Il progetto, scritto a quattro mani con Margherita Mauro, vede la poliedrica Baldinuzzi impegnata nel duplice ruolo di regista e interprete, affiancata da un cast tutto al femminile. Ispirato a uno dei più celebri e appassionanti scambi d’identità della storia, The Making of Anastasia mette in scena un gruppo di donne che partecipano a un casting per una nuova produzione cinematografica dedicata alla figura di Anastasia Romanov, mito e icona del Novecento. Le donne stanno recitando? Ciò che dicono è reale o mera finzione? Badiluzzi si è ispirata alla storia drammatica di Anna Anderson, presunta Anastasia, per costruire una drammaturgia capace, come una matrioska, di contenere più livelli di lettura e verità. Tra Spice Girls, Hollywood, fiaba e cruda realtà, finzione, girato cinematografico e backstage divengono strumenti per scavare nell’identità femminile e raccontare la Storia con occhi diversi: non più vincitori e non più maschili.

Giuseppe Stellato nasce a Caserta nel 1979. Nel 2008 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Napoli in arti visive e discipline per lo spettacolo con una tesi sull’installazione multimediale. Ha all’attivo numerose partecipazioni a mostre ed esposizioni nazionali e internazionali sia con lavori personali che con interventi site-specific (Madre di Napoli, La Générale di Parigi, museo Campano di Capua, Castello Carlo V di Lecce). Per il teatro realizza nel 2010 Il sonno di Benino un’installazione multimediale presentata al Teatro Nuovo di Napoli. Dal 2014 è membro di stabilemobile e nel 2015 firma le scenografie degli spettacoli Ti regalo la mia morte, Veronika, MA, e L’importanza di Essere Earnest tutti per la regia di Antonio Latella. Nel 2017, sempre con Latella, firma le scene di Pinocchio al Piccolo di Milano e successivamente progetta e realizza le scene di Aiace di Linda Dalisi e di Essere bugiardo per la regia di Emiliano Masala. Come regista firma la regia di Oblò, installazione-performance con protagonista una lavatrice, presentata al Terni Festival 2017, a cui segue il secondo capitolo Mind the gap, con in scena un distributore di snack. Il ciclo performativo dedicato al rapporto uomo-macchina prosegue oggi con Automated Teller Machine, dove la macchina in scena questa volta è un bancomat: «I nostri “movimenti” possono essere considerati, in una società consumistica, i nostri segreti più intimi? Che legame c’è tra il nostro “potere economico” e la libertà che abbiamo di esprimere realmente ciò che siamo? Essere privati del nostro potere d’acquisto è il tipo di censura che ci spaventa di più? Da queste domande nasce l’idea di lavorare con una macchina ad alto potenziale simbolico, che ci costringe a interrogarci sul potere di un elemento concreto quanto astratto, spesso alla base di molte delle controversie della nostra società: il denaro. Questo lavoro si pone come naturale conclusione di un ciclo performativo legato al rapporto uomo-macchina, dove le tematiche affrontate trovano in quest’ultimo capitolo un possibile esito».

Biancofango, oggi tra i gruppi teatrali più apprezzati, nasce nel 2005 dall’incontro tra la drammaturga e regista Francesca Macrì e l’attore-autore Andrea Trapani. Nel 2006 debutta con lo spettacolo In punta di piedi, primo passo della Trilogia dell’inettitudine, un percorso nei meandri dell’inettitudine caratterizzato dall’utilizzo di due soli elementi scenografici: la panchina e la linea bianca, segue La spallata, drammaturgia originale liberamente ispirata a uno solo tra i Ricordi del sottosuolo di Dostoevskij e Fragile show, altra drammaturgia originale liberamente ispirata a Il soccombente di Bernhard. Nel 2009 e nel 2010 la Compagnia parte per una tournée internazionale della Trilogia in America Latina, Spagna e Austria e nell’ottobre del 2011, la casa editrice TITIVILLUS, ne pubblica le drammaturgie. Nel maggio del 2012 debutta Porco mondo, coprodotto dalla Corte Ospitale di Rubiera e dal progetto OFFicINA 1011 di Triangolo Scaleno Teatro. Dal 2012 Biancofango intraprende un percorso scenico e drammaturgico con gli adolescenti delle scuole romane culminato nello studio CULO DI GOMMA/ovvero la perdita dei Padri. La progettualità artistica e pedagogica prosegue indagando la costruzione anomala di una compagnia formata da adolescenti e attori professionisti a partire dal testo Romeo e Giulietta di Shakespeare che, dopo il debutto romano, diventa un progetto speciale su scala nazionale. Fino al 2021 la Compagnia realizzerà una serie di tappe del progetto in tutta Italia con l’obiettivo finale di riunire tutti gli adolescenti partecipanti in un grande e unico spettacolo sempre ispirato al testo shakespeariano, ma accompagnati da un’orchestra e da attori professionisti. Per affrontare il tema della censura Biancofango parte da Nabokov e dalla sua Lolita, «una ragazzina che ciascuno di noi ha conosciuto, almeno una volta, nella vita, un mito, un modo di dire, una proibizione, un implicito non esplicabile, un fatto scabroso, un trafiletto nella cronaca nera, un peccato». Lolita è roba da censura. Ma si può censurare il piacere? Si può censurare il pensiero del piacere? E che differenza esiste tra il piacere pensato e il piacere agito?

15 settembre h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

16 settembre h. 17.30; 17 settembre h. 19 | Teatro alle Tese

16 settembre h. 19 | Teatro alle Tese

© Nicola Di Roma © Annamaria La Mastra


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AstorriTintinelliTeatro

EH! EH! EH! RACCAPRICCIO

Teatro dei Gordi PANDORA

Fabio Condemi

LA FILOSOFIA NEL BOUDOIR

© Massimo S. Volonté © Laila Pozzo

© Claudia Pajewski

La coppia artistica formata da Alberto Astorri e Paola Tintinelli vive e lavora a Milano, dove dal 2002 decide di dare inizio a un percorso sulla scrittura di scena e sulla figura dell’attore-autore anche sostenuta dalle collaborazioni di quegli anni con Leo De Berardinis e con Guido Ceronetti. ASTORRITINTINELLI si autoproduce caparbiamente fuori dai circuiti ufficiali e dagli schemi tradizionali, portando avanti un teatro slabbrato, ispido, spesso contraddittorio ma combattivo, che racchiude in sé i germi più autentici di una drammaturgia amara che indaga il presente ricorrendo agli schemi della classicità. Su invito di Latella, la compagnia affronta il tema della censura a partire da I fiori del male di Baudelaire, «Un “libro atroce”, censurato e processato […] Sono poesie sonnambule, come scritte in un sogno languido, eppure così carnali, sono versi di forsennato amore per tutto ciò che come i fiori, decade, si consuma, marcisce, va in putrefazione e muore. Un libro che ha subito un processo, sette poesie sono state condannate e tolte per oscenità e oltraggio alla pubblica morale. Una morale fondata sulla censura della corporeità e sulla censura di una lingua che interroga il desiderio. Baudelaire, il grande poeta della modernità, subisce mentre vive un processo, perché i suoi versi eccitano i sensi, creano ripugnanza, sono fetidi. Emanano profumo ma anche veleno, salgono alla testa, ubriacano i nervi, danno turbamento e vertigine. Ci immaginiamo uno spettacolo che abbia un’aurea luciferina, ebbra. Ci immaginiamo un luogo che ricordi il più possibile uno spazio sacro, su cui incombe un’atmosfera di mistero e di crepuscolo dove due creature si confrontano, tra raccapriccio e orrore, sulla caducità della vita».

«Il nome Gordi è nato una sera d’inverno del 2010 davanti ai fornelli di una casa in affitto alla Giudecca; alcuni di noi erano a Venezia per un laboratorio con Anatolij Vasiliev. “Gordi”, così, per gioco, un po’ in omaggio alla nostra Accademia, la Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi”, un po’ perché suona esotico, e poi, in latino, gurdus è un terreno fertile, e poi c’è il billete gordo che in spagnolo è il biglietto fortunato… Sarebbe “Teatro dei Gordi”, ma ci chiamano Gordi, forse perché non abbiamo un teatro». La Compagnia indipendente, formata da un numero nutrito di attori, due registi e una drammaturga, tutti diplomati alla “Paolo Grassi”, si distingue nel panorama teatrale italiano per la brillante ricerca sull’uso della maschera, già di per sé una forma di ‘censura’ che li ha portati direttamente a debuttare nel quarto atto di Latella. I Gordi tornano quindi a Venezia a dieci anni dal loro “giorno zero”, con Pandora, il mitologico vaso, che la Compagnia individua «in qualunque costume, maschera, oggetto o gesto che possa dar vita a un mostro […] Stiamo sperimentando la creazione e la trasformazione in scena di maschere di fango: improvvisiamo con l’argilla e, nell’orgia scomposta che ne nasce, cerchiamo immagini che travalichino la misura, i limiti del corpo». Lo spettacolo, diretto da Riccardo Pippa, visualizza il tema della censura in uno spazio fisico, in questo caso un bagno, che può essere di una fabbrica, di una stazione della metropolitana, di un aeroporto, di un club, di una scuola, di un ospedale. «È lo spioncino dal quale vedere ciò che nei diversi contesti sociali non si può vedere, un a parte dove gestire gli imprevisti della vita o rompere, in qualche modo, un qualsiasi ordine stabilito […] uno spazio amorale, di sospensione, anche di grossa violenza e nudità, un luogo comune dell’interiorità dove ampliare lo spettro dell’azione quotidiana oltre i limiti e le censure».

Ferrarese, classe 1988, Fabio Condemi si forma prima presso la scuola del Teatro Stabile di Genova, per poi dedicarsi alla regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Come regista comincia nel 2012 con uno studio sul dramma Esuli di James Joyce. Nel 2015, in occasione dell’anniversario dei quarant’anni dalla morte di Pasolini cura la riduzione radiofonica del Manifesto per un nuovo teatro, e nel 2016 mette in scena Bestia da stile dello stesso Pasolini. L’anno seguente presenta il suo studio Il sonno del calligrafo tratto dal romanzo Jakob Von Gunten di Robert Walser alla sezione College della Biennale Teatro di Venezia, ricevendo una Menzione speciale per «il rigore e l’inattesa ironia con cui ha affrontato un autore complesso come Robert Walser». La filosofia nel boudoir del Marchese de Sade è per Condemi una prosecuzione della propria indagine sui testi di “formazione alla rovescia” e su «autori con una propensione (o una condanna) a uscire dal mondo e scomparire, lasciando una traccia di cui non riusciamo a liberarci». Per lo spettacolo Condemi immagina una situazione che comprenda degli spettatori misteriosi che assistono e prendono parte alla rappresentazione, commentando e a volte interpretandone i dialoghi filosofici. Cosa rende tanto scandalosa la scrittura di De Sade? Perché provoca gli stessi effetti disturbanti in tutti coloro che lo leggono dal ‘700 fino ai giorni nostri? «Sade ci mette freddamente davanti a uno specchio e analizza in modo implacabile il nostro rapporto con il limite. A meno di non essere completamente insensibile – racconta Condemi –, ogni lettore giunge al termine della lettura de Le centoventi giornate di Sodoma o de La filosofia nel boudoir in uno stato di malessere: tutto concorre a generare nausea. Sono cose che opprimono, ci soffocano e ci procurano quasi un dolore acuto, un’emozione che disintegra, un riso spasmodico, che uccide. Come ha osato? Ciascuno di noi è preso di mira personalmente».

16 settembre h. 22 | Teatro Goldoni

17 settembre h. 17 | Tese dei Soppalchi

17 settembre h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale


:theatro 81

Filippo Michelangelo Ceredi EVE #2

Alessandro Businaro GEORGE II

© Andrea Macchia

Giuliana Musso

DENTRO (Una storia vera, se volete)

© Matteo Lavazza © Paolo Stucchi

Nato a Locarno nel 1982, Filippo Michelangelo Ceredi cresce e studia a Milano, dove si laurea in filosofia con una tesi sulla “Funzione delle passioni e della violenza nella tragedia greca”. Lavora come assistente alla regia di Marco Bechis nel film Il sorriso del capo (2011) in collaborazione con Istituto Luce, e nella serie web Il rumore della memoria (2014). Assiste Iacopo Patierno nella realizzazione della serie web per il progetto italomozambicano Il teatro fa bene (2016) e dirige lavori da videomaker. Dal 2012 intraprende una formazione teatrale seguendo i laboratori del Teatro delle Moire e lavorando come tecnico per progetti teatrali. Il suo spettacolo più conosciuto è Between me and P., passato in vari festival, da Danae e Spazio K, a Short Theatre, alle Colline Torinesi: un auto-racconto particolare che attraverso materiali di archivio informatico, oggetti, lettere, fotografie, musiche e proiezioni ricostruisce la storia del fratello scomparso e di fatto mai conosciuto. Dal passato e dal valore del bagaglio della memoria nasce Eve #1, una installazione “live” creata davanti agli occhi del pubblico che ripercorre la storia contemporanea globale dal 2001 a oggi con le immagini dei ricordi di quel ventennio: dall’attacco alle Torri gemelle a l’orso bianco tra lo scioglimento dei ghiacci, al piccolo Alan Kurdî, il bambino siriano morto su una spiaggia turca... Una sorta di percorso all’indietro che permette di rileggere in altro modo quello che è accaduto. Come nel primo capitolo del progetto, EVE #2 propone la figura del performer ricercatore, questa volta metodico indagatore della violenza comunicativa, che ha trascorso il tempo ad archiviare, trascrivere, analizzare e rielaborare i discorsi dei politici populisti e dei loro seguaci. Nel terreno friabile della comunicazione contemporanea, la violenza è materia incisa – nelle registrazioni video, nei post sui social, nei discorsi televisivi – e la sua archiviazione e rielaborazione nel lavoro performativo sembra profilarsi come un atto di resistenza, dove la memoria prima di tutto si oppone all’oscuramento della censura.

Regista e autore, due volte finalista di Biennale College Teatro, nel 2018 con Ultimi rimorsi prima dell’oblio di Jean-Luc Lagarce e nel 2019 con l’Amleto di Shakespeare, Alessandro Businaro si è formato dapprima presso la Scuola di teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” e in seguito all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Nel 2017 dirige e cura insieme a Irene Gandolfi la drammaturgia dello spettacolo Naufragio, selezionato nella sezione European Young Theater del Festival di Spoleto e andato in scena al Teatro India di Roma durante la rassegna Dominio Pubblico. Questo progetto è stato per Businaro un primo tassello fondamentale per la sua produzione artistica e gli ha permesso, anche grazie a un lavoro laboratoriale durato più di un anno al quale si sono prestati gli attori Grazia Capraro e Luca Vassos, di investigare gli elementi chiave della sua narrazione con mezzi minimi e fondi praticamente inesistenti. Dopo il diploma inizia un percorso in qualità di assistente alla regia con Antonio Latella e con Leonardo Lidi e, a febbraio 2019, firma il coordinamento artistico per lo spettacolo L’Arminuta, prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo con Lucrezia Guidone. Per la sua terza partecipazione alla Biennale, Businaro debutta a Venezia con George II, scritto da Stefano Fortin, autore anche della drammaturgia di Amleto presentato durante il College 2019. George II affronta la storia e il mondo del Presidente americano George W. Bush dal periodo del governatorato in Texas, quando nel 1994 dovette affrontare lo spinoso caso della condanna a morte di Carla Faye Tucker, fino al varo della cosiddetta dottrina della guerra preventiva nel 2002. Lo spettacolo non vuole essere il racconto epico di alcuni eventi della parabola pubblica del Presidente, ma piuttosto lo mette al centro della scena come un “principe shakespeariano” per interrogarsi sulla «post verità come la nuova frontiera della censura, la sua implacabile e sfuggente tecnica di controllo».

Attrice, ricercatrice, autrice, Premio della Critica 2005, Premio Cassino Off 2017 e Premio Hystrio 2017 per la drammaturgia, Giuliana Musso è tra le maggiori esponenti del teatro di narrazione e d’indagine, un teatro che si colloca al confine con il giornalismo d’inchiesta, tra indagine poesia, denuncia e comicità. Una poetica che caratterizza tutti i suoi lavori: una prima trilogia sui “fondamentali” della vita, Nati in casa, Sexmachine e Tanti Saluti (nascita, sesso e morte), e poi un impegnativo viaggio nella distruttività del sistema patriarcale con La città ha fondamenta sopra un misfatto (da Medea. Voci di Christa Wolf), La Fabbrica dei preti (sulla vita e la formazione nei seminari italiani prima del Concilio Vaticano II) e Mio Eroe (la guerra contemporanea nelle voci di madri di militari caduti in Afghanistan). Il suo ultimo monologo La scimmia, con cui è ancora in tournée, è un testo originale ispirato al protagonista del racconto di Franz Kafka Una relazione per un’accademia, e ha debuttato a Mittelfest 2019. «La pandemia ci ha sfilato da sotto le mani la mappa che avevamo disegnato per giungere a Venezia con un’opera nuova. Nel mio caso – scrive Giuliana Musso – il confinamento ha imposto una innaturale distanza agli incontri umani, che sono il vero cuore della mia ricerca […] Allora io oggi tiro fuori una vecchia mappa […] devo tornare a quelle coordinate. Per arrivare fino a Venezia, oggi devo farmi bastare la rabbia e la pietà che provo per ciò che vorrei raccontare». DENTRO è la messa in scena di un incontro con una donna e con la sua storia segreta. La storia di una verità – censurata – chiusa dentro ai corpi e che lotta per uscire allo scoperto. Lo spettacolo è un lavoro sull’occultamento della violenza, una storia vera di abuso sui minori: «Un’esperienza difficile da ascoltare. Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità».

18 settembre h. 16/21 | Sale d’Armi

18 settembre h. 18 | Teatro alle Tese

18 settembre h. 21.30 | Teatro Goldoni


www.artecommunications.com

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:theatro

:theatro

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:biennaleteatroregisti/spettacoli

Antonio Ianniello NANAMINAGURA

Industria Indipendente

KLUB TAIGA (Dear Darkness)

Pablo Solari

ELIA KAZAN. CONFESSIONE AMERICANA

© Claudia Borgia

Salernitano di nascita, Antonio Ianniello si trasferisce a Roma dove frequenta l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e si laurea in Filosofia all’Università La Sapienza, dove sta attualmente sviluppando un dottorato di ricerca sulla percezione umana. Studia per un lungo periodo a New York, recita per il cinema, la TV e il teatro. Nel corso degli anni lavora come drammaturgo e regista provando a sviluppare strange tools il cui scopo è permettere a chi partecipa di osservare il processo della propria cognizione. I suoi lavori debuttano in diversi festival in Italia, tra cui il Kilowatt Festival e all’estero, al Singapore Arts Festival. Alcune sue opere vengono editate dalla casa editrice britannica Routledge, da The Finger Players di Singapore e da Editoria & Spettacolo. Il suo interesse principale consiste nell’indagare le dinamiche che caratterizzano il cambiamento di prospettiva e analizzare i processi collettivi legati alla percezione. Per rispondere all’invito di Latella, Ianniello ha ideato Nanaminagura che «suona come uno scioglilingua, un gioco per migliorare le nostre capacità articolatorie in modo da poter mettere in voce un concetto che altrimenti resterebbe indistinto. Per coltivare una disciplina e agganciare così un pensiero censurato dalla mollezza della lingua e dalla rigidità della mascella. Nanaminagurananaminagurananaminagura […] Nanaminagura se lo ripeti velocemente è una formula magica, un piccolo rituale per lasciar fiorire facoltà sopite, seppellite chissà dove […] se lo ripeti a bassa voce è una preghiera per propiziare abilità, per risvegliare impulsi e per far spuntare nuovi organi». Nanami Nagura è il nome della giovane di Tokio che vinse l’Air Guitar World Championships nel 2014 e nel 2018: la sua spettacolare abilità consiste nel suonare una chitarra elettrica immaginaria meglio di chiunque altro.

Erika Z. Galli e Martina Ruggeri, entrambe di Civitavecchia, si incontrano a Roma e nel 2005 danno vita al progetto Industria Indipendente, collettivo di ricerca dedito alle arti performative e visive. Il loro processo artistico attraversa linguaggi e pratiche differenti, in una ricerca ininterrotta di affinità, sensibilità epidermica e sguardo. Il teatro è il primo luogo in cui danno forma alla propria pratica come autrici e registe. Tra i loro spettacoli e drammaturgie: È tutta colpa delle madri (2014), Supernova (2014, premio Hystrio), I ragazzi del Cavalcavia (2015), Ho tanti affanni in petto (2015), Lucifer (2017), Aminta (2017), Lullaby (2019), tradotti in diverse lingue. Insieme al teatro, portano avanti un processo di ricerca legato alla performing art e all’arte visiva, creando ambienti performativi e formati ibridi, tra cui: Dunno_analoghìa superpower (2018), Attika (2019 e in corso) e Merende. I loro lavori si concentrano nell’articolare alcune questioni: il rapporto tra essere umano e natura, la dimensione del tempo “improduttivo”, la costruzione di mondi alternativi e di finzione in cui inserire comunità e alleanze, il continuo rovesciarsi e ricrearsi di identità individuali e collettive. Nelle loro diverse forme di manifestazione, prendono parte a festival internazionali come Romaeuropa Festival, Tramedautore a Milano, Short Theatre e Tropici a Roma, Inequilibrio, Actoral a Marsiglia, Matera città aperta. Per Oceano Indiano, progetto triennale di residenze artistiche al Teatro Argentina, Industria Indipendente crea Kamera speculativa, un ambiente performativo aperto al pubblico e cangiante in cui ‘speculare’ su oggetti-questione insieme a performer, artisti, studiosi, che fornisce loro materiale e linfa vitale per la produzione ideata per la Biennale, Klub Taiga. «Klub Taiga è un luogo nascosto e scuro, dove i corpi possono esprimersi in altre modalità, i comportamenti traballano, i pensieri sbarellano, dove cambiamo pelle. Qui vive e cresce un organismo pluripensante e agente; è il luogo dell’incensurabile perché al suo interno esiste tutto ciò che sfugge alle maglie del visibile».

Nonostante il blasonato cognome che in una certa misura gli ha sempre pesato sulle spalle, Pablo Solari, classe 1989, è un regista e drammaturgo che ha saputo delineare un proprio percorso autonomo e molto personale, attento e votato alle nuove forme di drammaturgia. Cresce a Pesaro ma vive tra Lima – paese natale del padre Giampiero – e Milano dove si laurea prima in scienze politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore e in seguito si diploma in Regia teatrale presso la Civica Scuola d’Arte drammatica “Paolo Grassi”. È regista di La puta vida (2014) di Reinaldo Povod, Fino in culo al mondo (2015) di Camilla Mattiuzzo e Scusate se non siamo morti in mare (2016) di Emanuele Aldrovandi, spettacolo finalista al Premio Scenario 2015, testo finalista al Premio Riccione Tondelli 2015, vincitore del Bando MigrArti. Nel 2016 è drammaturgo di Oreste all’interno del progetto Santa Estasi. Atridi: otto ritratti di famiglia con la regia di Antonio Latella, vincitore del Premio UBU come spettacolo dell’anno e vincitore del Premio della critica 2016. Collabora con il Centro Teatrale MaMiMò di Reggio Emilia, e nel 2017 fonda il gruppo teatrale LecheDeTigre. Con Elia Kazan. Confessione americana, liberamente ispirato alla vita controversa di uno dei più acclamati registi di Hollywood, presenta alla Biennale insieme al drammaturgo Matteo Luoni, uno spettacolo che «parla di uomini, donne e ideali, in un’America che si srotola per tutto il Novecento, attraverso politica, teatro, cinema, famiglia e sesso. È una storia che parla di quel compromesso che una volta nella vita tutti siamo costretti ad affrontare: quella scelta per cui non c’è salvezza. Come fai, perdi. Senza amici e senza armi, Elia si dovrà trovare da solo con la sua vocazione per poter capire veramente chi è, o chi è diventato».

19 settembre h. 17/21 | Tese dei Soppalchi

19 settembre h. 18.30 | Teatro alle Tese

19 settembre h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

© Gianluca Moro

© Wanda Perrone Capano


:theatro

:biennaleteatroregisti/spettacoli

Unterwasser

Liv Ferracchiati

Nina’s Drag Queens

La compagnia Unterwasser nasce nel 2012 dall’incontro tra Valeria Bianchi, Giulia De Canio e Aurora Buzzetti, che sono performer, autrici, ideatrici, costruttrici degli oggetti scenici delle loro opere, “installazioni mobili” al confine tra teatro visuale e arte contemporanea. Unterwasser è un bacino di ricerca teatrale dove si indagano le potenzialità poetiche, evocative e comunicative del teatro di figura che offre l’opportunità di dare forma al pensiero, spalancando finestre sul palcoscenico, squarci lirici che conducono il pubblico in mondi poetici, onirici e fantastici, tele vuote su cui lo sguardo di ogni spettatore può proiettare significati ed evocare memorie, emozioni, immagini. Il primo lavoro della compagnia è OUT (finalista al Premio Scenario Infanzia 2014, menzione speciale Festebà 2015, Eolo Award 2016, Premio Benedetto Ravasio 2016), un’originale fiaba di formazione che riscuote un grande successo durante le sue oltre duecento repliche in Italia e all’estero. Nel 2018 nasce MAZE, seconda produzione della compagnia, dedicata a un pubblico adulto, frutto di una ricerca sul teatro d’ombra (iniziata già in forma embrionale in OUT) in virtù della quale la compagnia riceve il Premio Valter Ferrara al Festival di Radicondoli 2019. Dal percorsoinstallazione AMARBARì scaturisce nel 2019 l’omonimo spettacolo, un’avvolgente performance di ombre per pochi viaggiatori di ogni età, un caleidoscopico viaggio all’interno di una lanterna magica. Il nuovo progetto ideato per la Biennale, intitolato Untold, «utilizza una tecnica espressiva frutto di un’accurata ricerca sulle potenzialità del teatro d’ombre. Nella proiezione a vista di corpi e oggetti convivono l’illusione e lo svelamento dell’artificio. Il linguaggio del teatro visuale si fonde con una colonna sonora originale che diviene parte integrante della drammaturgia. La scrittura scenica gioca con l’omissione di elementi, lasciando però segni e tracce, in modo da conservare spazi vuoti visibili e ben delineati, perché una parola non detta, un segno interrotto o incompleto assumono un valore amplificato, incoraggiando nello spettatore una ricerca attiva di senso».

Classe ‘85, una laurea al Dams di Roma e una in regia teatrale alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Liv Ferracchiati occupa un posto di riguardo nel panorama italiano della nuova drammaturgia under 35. Per la sua prima volta alla Biennale Teatro, nel 2017, presentò con la compagnia The Baby Walk i primi due capitoli della pluripremiata Trilogia sull’Identità: Peter Pan guarda sotto le gonne e Stabat Mater, insieme allo spettacolo Todi is a Small Town in the Center of Italy che esplora il conformismo delle città di provincia – e non solo – utilizzando materiale d’inchiesta documentario e performance attoriale. Quest’anno torna a Venezia con una riscrittura originale di Platonov, primo dramma cechoviano pubblicato postumo (1920) e senza titolo, attribuito successivamente dalla critica. Platonov è un meraviglioso affresco corale e incompiuto, popolato da personaggi incompleti e resi fragili dall’intrinseco dualismo tra ciò che vorrebbero essere, che inevitabilmente si scontra con quello che sono (o non sono) nella realtà. Un testo che parla di giovinezza, dal quale traspare il fallimento del tentativo dell’adolescente Čechov di raccontare la vita, cogliendone i profondi meccanismi nella finitezza della rappresentazione teatrale. «Platonov, inteso come testo, scritto da un diciassettenne, forse diciottenne, è stato per me un incontro. Leggere Platonov non è stato leggere un dramma, ampliare un tassello di cultura letteraria, per me è stata un’esperienza, di quelle che modificano – si legge nelle note di Ferracchiati – Negli anni ho continuato a pensare a quel personaggio, alle sue fragilità, al suo fascino, alla voragine del suo vuoto e a quelle figure che si aggirano attorno a lui, figure che, in qualche modo, sono entrate a far parte del mio immaginario. Forse perderò degli amici nel confessarlo e guadagnerò l’attenzione di onesti professionisti in campo medico, ma il confronto con l’umanità di Platonov, che sentivo così comprensibile, è stato un confronto con una vera e propria materia organica, in grado di reagire al dialogo ideale che avevo intavolato. Insomma, una lettura, uno studio, ha influenzato, in qualche modo, una vita, la mia».

Le Nina’s sono nate da un gioco, da un azzardo, da un desiderio, dalla voglia di creare uno spazio colorato di pura libertà espressiva. La compagnia nasce nel 2007 da un esperimento di Fabio Chiesa che porta alla ribalta il potenziale della drag queen: irriverente, imprevedibile, trascinante, una vera e propria maschera post-moderna, sorprendentemente versatile nel muoversi tra forza e fragilità, melodramma e commedia, ironia e sentimento. Negli anni successivi, la Compagnia indaga personaggi ed estetica drag attraverso happening e serate di varietà, fino alla costruzione di uno stile, grazie anche all’incontro con Francesco Micheli, regista lirico e vulcanico ideatore di molti progetti. Durante il loro percorso di ricerca, che nel tempo si è legato alla rilettura e riscoperta dei classici teatrali, le Nina’s hanno creato Nina’s Radio Night (2011), Il Giardino delle Ciliegie (2012), DragPennyOpera (2015), Vedi alla voce Alma (2016), Queen LeaR (2019). In cerca di un ottimo pretesto per poter vestire animalier, le Nina’s scelgono di portare a Venezia Le Gattoparde prendendo ispirazione dal celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa e dal film di Luchino Visconti. «Sotto la sensazione epica e fastosa – ma in fondo ingannevole e un po’ patinata – che romanzo e il film ci lasciano addosso, si muove una sostanza non pacificata che vogliamo indagare: la fascinazione per un mondo perduto e decadente, l’immutabilità del potere, il rapporto tra cultura e politica, i meccanismi oscillatori della memoria, storica e non, il ruolo della bellezza nel nostro DNA di italiani…». La messa in scena non è un adattamento del Gattopardo ma una follia in forma di teatro, la costruzione di «uno spettacolo che guardando il nostro passato (nazionale, culturale e personale) e guardando il presente (continuamente risospinto nel passato) ci porti in un altrove; se non nel futuro, nella possibilità di immaginarlo. Rischiando di sbagliare per eccesso, desideriamo creare un linguaggio che metta insieme sacro e profano, lessico letterario e ordinaria volgarità, senza censure. Vogliamo insomma uno spettacolo che sia libero, proprio come Raffaella Carrà, che si liberò dal giogo della lacca con i suoi famosi colpi di testa».

20 settembre h. 16/21 | Sale d’Armi

20 settembre h. 17.30 | Teatro alle Tese

20 settembre h. 21.30 | Teatro Goldoni

UNTOLD

LA TRAGEDIA È FINITA, PLATONOV

LE GATTOPARDE (L’ultima festa prima della fine del mondo)


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Babilonia Teatri

NATURA MORTA

Fabiana Iacozzilli

UNA COSA ENORME

Giovanni Ortoleva

I RIFIUTI, LA CITTÀ E LA MORTE

© Valeria Tomasulo

La compagnia indipendente veronese fondata da Enrico Castellani e Valeria Raimondi, due volte vincitrice del Premio UBU, nel 2009 e nel 2011, torna alla Biennale Teatro che già nel 2016 gli aveva assegnato il Leone d’Argento per l’Innovazione. Con la lucidità e l’ironia che sempre la contraddistingue Babilonia Teatri reagisce alle conseguenze della pandemia creando un nuovo spettacolo che affronta il legame tra vita reale, vita digitale, restrizioni e possibilità. La nuova produzione avrebbe dovuto coinvolgere in scena un gruppo di bambini, ma la compagnia ha scelto di non realizzare più lo spettacolo, di non sottostare a delle regole che di fatto sono incompatibili col progetto che avevano in mente. Il passo successivo è stato decidere di scendere dal palcoscenico per lasciarlo completamente vuoto. Dopo mesi di didattica e lavoro a distanza, in cui le relazioni sono state filtrate da computer e telefoni, Raimondi e Castellani fanno i conti con un nuovo modo di relazionarsi nella produzione Natura Morta. Anziché porsi frontalmente al pubblico, la compagnia sceglie di chiedere agli spettatori di formare un grande cerchio, creando un palcoscenico vuoto, perché è dal vuoto che tutto può nascere, dall’abbandono di ogni certezza. Lo spettacolo – da fruire in presenza sul proprio smartphone – accende i riflettori sul più grande esodo della contemporaneità: un esodo che riguarda il mondo e l’umanità tutta, che migra dal reale al virtuale, che sta mutando il modo di vivere, di conoscere, di relazionarsi. Per questo a definire lo spazio scenico saranno potenziali “leoni da tastiera”, chiamati a cercare un equilibrio tra libertà di espressione e autocensura, rispetto e oltraggio, palesarsi e negarsi.

Regista e drammaturga, Fabiana Iacozzilli, porta avanti un lavoro di ricerca improntato sulla drammaturgia scenica, sulle potenzialità espressive della figura del performer e su un teatro dal forte impianto visivo. Nel 2002 si diploma in Regia presso il Centro Internazionale La Cometa di Roma e dal 2003 al 2008 è regista assistente di Pierpaolo Sepe e assistente di Luca Ronconi negli spettacoli Il professor Bernhardi e Le rane, mentre dal 2011 entra a far parte del Lincoln Center Directors Lab (Metropolitan, New York). Durante gli anni della formazione incontra Elisa Bongiovanni e Giada Parlanti e con loro fonda la compagnia Lafabbrica, alla quale in seguito si uniranno anche Marta Meneghetti e Ramona Nardò. Con La trilogia dell’attesa la compagnia s’impone all’attenzione nazionale grazie anche ai numerosi riconoscimenti ricevuti, tra cui il Premio Play Festival 2013 che le porta a debuttare al Piccolo Teatro di Milano. Nel 2016 inizia la collaborazione artistica con CrAnPi e nasce l’idea del progetto La classe un docu-puppets per marionette e uomini, un’opera ‘spericolata’ in cui si incrociano a metà strada il genere documentaristico e la favola di formazione. Con La classe, Iaccozzilli vince il Premio InBox 2019, Premio della critica ANCT 2019 e Premio UBU 2019 per il miglior progetto sonoro. Per la nuova produzione Una cosa enorme, l’autrice e regista si interroga su come vive nella società odierna una donna che non vuole avere figli. «Il campo d’indagine del progetto ha a che fare con il tema della censura, o meglio, dell’autocensura. Censura vista come censura psichica – si legge nelle note di regia di Iaccozzilli –, come un processo di autoinganno censorio, in quanto ancora oggi un individuo di genere femminile non può dire apertamente che non vuole figli, che questa faccenda in fondo non lo riguarda e, a volte, non riesce a dirlo in prima istanza neanche a se stesso. Perché è vero quello che scriveva Boerne “la censura dei governi è meno aggressiva della censura che l’opinione pubblica esercita sulle opere del nostro spirito e che il nostro spirito esercita poi su di sé”».

Giovanni Ortoleva nasce il 28 ottobre 1991 a Firenze. Si avvicina al teatro durante gli anni universitari. Consegue una laurea in Scienze e Tecniche di Psicologia Cognitiva e successivamente entra alla Civica Scuola “Paolo Grassi” di Milano dove si diploma in Regia teatrale. Vince il primo premio di drammaturgia “Teatro, cinema e Shoah” indetto dall’Università di Roma Tor Vergata nel 2016. Nel 2018 riceve la Menzione speciale nel bando Registi Under30 del College della Biennale e nel 2019, sempre alla Biennale, debutta il suo Saul, scritto a quattro mani con Riccardo Favaro, già Premio Scenario. Sempre nell’estate 2019 dirige Oh, Little Man al Pergine Festival, di cui vince il Bando Supernova. Dopo aver affrontato la parabola di Saul, Ortoleva torna alla Biennale con I rifiuti la città e la morte che Rainer Werner Fassbinder scrive nel 1975 per concludere la sua esperienza come Direttore del Theater am Turn di Francoforte. Il testo è destinato a diventare il più clamoroso caso di censura che si sia registrato in Germania dopo la fine del Terzo Reich. La sua rappresentazione fu bloccata e le copie del testo furono date al macero. Dopo numerosi tentativi fallimentari, l’opera è andata in scena in Germania per la prima volta nel 2009, trentaquattro anni dopo la sua redazione. Secondo Ortoleva, «Portare in scena I rifiuti, la città e la morte oggi significa affrontare argomenti che rappresentano zone oscure in cui preferiamo non addentrarci. Fare del membro di una minoranza un personaggio tridimensionale, rinunciando a narrazioni consolatorie, significa renderlo parte integrante, piuttosto che integrata, della società; e questo ci torna difficile oggi come, e forse più, che negli anni Settanta». Lo spettacolo riporta alla mente del regista «la storia di una moderna Passione di Cristo... Un testo allo stesso tempo blasfemo e religioso, che mette sulla croce una figura che nel racconto biblico avremmo trovato ai piedi di Cristo».

21 settembre h. 17 | Teatro alle Tese

21 settembre h. 19 | Tese dei Soppalchi

21 settembre h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

© Giulia Lenzi


:theatro

:biennaleteatroregisti/spettacoli

Leonardo Lidi

Leonardo Manzan

Jacopo Gassmann

Attore, regista, autore, drammaturgo, secondo Antonio Latella, quello di Leonardo Lidi è «un vero caso di bulimia teatrale. Un’obesità teatrale da pesi massimi. Un gladiatore che vuole l’arena, la vuole possedere, vuole guardare la polvere ma vuole anche stare nella polvere, anzi, la vuole calpestare […] Un giovane teatrante che si impone come tale a trecentosessanta gradi». Diplomatosi come attore alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, debutta con Andrea De Rosa nel Simposio di Platone nel ruolo di Socrate, per poi essere scelto da Valter Malosti per interpretare Amleto prodotto dallo stesso Stabile di Torino. Nel 2016 viene selezionato da Antonio Latella per interpretare Agamennone nello spettacolo/maratona Santa Estasi – Atridi otto ritratti di famiglia, prodotto da Emilia Romagna Teatro, vincitore del Premio UBU come miglior spettacolo dell’anno 2016 e del Premio della Critica Teatrale. Nell’estate del 2018 debutta al 46. Festival Internazionale del Teatro della Biennale con Spettri da Ibsen, spettacolo vincitore del primo bando Registi Under30 di Biennale College. Dallo stesso anno è Direttore Artistico della storica Società Filodrammatica Piacentina, nel 2020 dirige Falstaff, la sua prima opera lirica con Luca Salsi. Come attore torna in scena con il Teatro dell’Elfo in Afghanistan – il grande gioco e nel Bonaventura nell’isola dei pappagalli di Antonio Latella. Torna a Venezia quest’anno con un testo da riscoprire, La città morta di Gabriele D’Annunzio, un autore che in vita non si è per nulla nascosto ma che è stato in qualche modo ‘oscurato’, soprattutto a teatro. «Chi abita la Città Morta? Il pubblico, i quattro personaggi o le gloriose maschere del passato? È questa la domanda che mi pongo quando analizzo il primo testo teatrale di Gabriele D’Annunzio – scrive Lidi nelle note di regia –, un tentativo fallimentare di riscrittura della Tragedia passando dal sacrificio di Ifigenia alla verità di Cassandra. Leonardo, giovane archeologo, cerca risposte nella terra arida e polverosa illudendosi di risolvere le proprie ossessioni presenti nascondendosi nella grandezza del passato…».

Classe 1992, Leonardo Manzan è approdato al teatro quasi per caso, per una certa insofferenza alle regole scolastiche che gli impedivano di ragionare, creare in libertà, di dire semplicemente ciò che gli passava per la testa. Con la compagnia Bahamut fondata nel 2014, ha realizzato lo spettacolo It’s App to You (2015), una specie di videogioco interattivo ispirato da un seminario sull’Orgia di Pasolini in chiave virtuale. Nato dal coinvolgimento di alcuni compagni della Civica Scuola d’Arte drammatica “Paolo Grassi” di Milano (Andrea Delfino, Paola Giannini, Camilla Mattiuzzo), dove Manzan ha studiato subito dopo il liceo scientifico, lo spettacolo, vincitore del bando InBox 2018 e di numerosi altri riconoscimenti, punta a risolvere un giallo: a terra, infatti, giace una donna morta. Toccherà a un presunto spettatore risolvere il caso attraverso un’applicazione, mentre Algoritmo, dalla regia, detterà le sue regole. Nel 2018 vince il Registi Under30 del College e debutta alla Biennale l’anno successivo con Cyrano deve morire, progetto ideato durante il College, ampliato e lavorato col tutoraggio di Antonio Latella. Per l’edizione 2020 del Festival, il giovane regista romano risponde alla chiamata di Latella con Glory Wall, scritto con Rocco Placidi – che già lo aveva affiancato nella riscrittura del capolavoro di Rostand – che analizza tutto quello che c’è dietro a un muro, chiedendosi se «si può provare la vera natura dello spazio dietro al muro, o se si può provare la vera natura di ciò che accade dietro alla quarta parete, se è ancora possibile godere a teatro. La libertà è un muro. E al di là c’è il principio di piacere».

Ultimo dei quattro figli dell’immenso Vittorio, fratello minore di Paola e Alessandro, Jacopo Gassmann decide fin da subito di dedicarsi alla regia teatrale, preferendola alla recitazione. Si diploma in cinematografia alla New York University e consegue un Master of the Arts in regia teatrale alla Royal Academy of dramatic arts di Londra. Durante il suo percorso, Jacopo Gassmann si è focalizzato molto sulla traduzione ma si è anche dedicato a studi di filosofia, particolarmente influenzato da Juan Mayorga, il quale affiancò per l’appunto studi di filosofia e di matematica al teatro. Ne fu colpito al punto di debuttare in Italia nel 2013 con la rappresentazione de La Pace perpetua del drammaturgo spagnolo. Nel 2016 traduce Bull di Mike Bartlett per il Teatro Franco Parenti e cura la traduzione e la regia di There has possibly been an incident di Chris Thorpe per la rasssegna Trend XV – nuove frontiere della scena britannica. Nel 2017 per una coproduzione tra Teatro della Tosse e Teatro di Roma traduce e dirige Disgraced di Ayad Akhtar, selezionato tra i finalisti per la migliore regia al Premio Le Maschere del Teatro 2018 e come migliore nuovo testo straniero ai Premi UBU 2018. Il progetto Il teatro di Chris Thorpe (Confirmation e There has possibly been an incident) vince il Premio Nazionale Franco Enriquez 2018 per la migliore regia e traduzione, nella sezione teatro contemporaneo. A marzo 2019 ha diretto Il ragazzo dell’ultimo banco di Juan Mayorga selezionato per la terna finalista al Premio Hystrio 2019 per il miglior spettacolo della stagione e vincitore del Premio Internazionale Flaiano 2019 per la regia. Alla Biennale veneziana, Gassmann sceglie di portare in scena Niente di me, uno dei testi più rappresentativi e struggenti di Arne Lygre, tra i massimi autori scandinavi della scena contemporanea. Lygre messo in scena da Gassmann rappresenta forse l’estremo tentativo della letteratura teatrale di andare oltre i confini del non-detto all’interno di un rapporto di coppia, ma non censurare le verità nascoste dell’amore è davvero un atto di libertà?

22 settembre h. 18 | Teatro Goldoni

22 settembre h. 21.30 | Teatro alle Tese

23 settembre h. 17 | Teatro Piccolo Arsenale

LA CITTÀ MORTA

GLORY WALL

NIENTE DI ME (uno studio)


:theatro 87

ATTO QUARTO NASCONDI(no) lunedìMonday 14 settembreSeptember h. 12 |Arena – Giardini della Biennale

Cerimonia di consegna Leone d’Oro alla Carriera, Franco Visioli Leone d’Argento, Alessio Maria Romano h. 16 |Teatro Goldoni

Mariangela Gualtieri VOCE CHE APRE (Rito sonoro) (50’) * h. 18.30 | Teatro alle Tese (III)

Francesco Manetti

NON DIRE / NON FARE / NON BACIARE

Alessio Maria Romano BYE BYE (ca 90’) * h. 21.30 | Tese dei Soppalchi

Franco Visioli ULTIMA LATET (ca 90’) * martedì Tuesday 15 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) * (per un solo spettatore) h. 16.30 | Sala d’Armi A

Caroline Baglioni / Leonardo Lidi IL LAMPADARIO (ca 90’) * h. 19 | Tese dei Soppalchi

Franco Visioli ULTIMA LATET (ca 90’) * h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

Martina Badiluzzi THE MAKING OF ANASTASIA (ca 105’) * mercoledìWednesday 16 settembreSeptember Attore, regista, trainer, coreografo, pedagogo e formatore, Francesco Manetti si è diplomato in recitazione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di cui, dal 1998, è docente di Movimento e combattimento scenico. Ha insegnato alla National School of Drama di New Delhi, all’A.C.T. di San Francisco, alla Scuola di Stato di San Pietroburgo, ed è docente presso la “Scuola Europea per l’arte dell’attore”. Ha lavorato in Inghilterra, Russia, Stati Uniti, Colombia, Canada, Croazia, India, Israele, Germania, Argentina e Nuova Zelanda. È golden distinction della British Academy of Dramatic Combat. Come regista ha diretto numerosi spettacoli, tra cui I Sette a Tebe, Chroma, La Tempesta, Pene d’amor perdute, Racconto d’inverno, Il non nome delle cose, A coup de nez, Cancroregina, Il Borghese gentiluomo e Re Lear. Dopo un incontro ‘folgorante’ con Antonio Latella, inizia con lui una solida collaborazione e lo affianca come responsabile dei movimenti, nel 2013 entra a far parte della sua compagnia stabilemobile occupandosi in particolare dell’attività pedagogica. Da Latella è stato diretto anche come attore in Don Chisciotte, A. H. e Natale in casa Cupiello. Per l’avventura veneziana, Manetti decide di presentare un progetto che concentra i lavori dei suoi allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, Non dire / Non fare / Non baciare. Tre storie di censura nell’Occidente contemporaneo, tre modi di reprimere, di nascondere, in un mondo dove tutto è esposto, dove niente sembra poter fuggire alla popolarizzazione, allo sguardo di una telecamera, all’essere raccontato in un blog, immortalato su Instagram. Tre storie, tre esempi, tre simboli di come, ancora, l’espressione di certi pensieri (non dire), la libertà di alcune scelte (non fare), il rapporto con il corpo, soprattutto se femminile (non baciare), siano limitati, subdolamente controllati, indirizzati in ambiti rassicuranti e uniformati. Tre storie raccontate da tre allievi registi dell’Accademia, in scena i loro compagni di recitazione; sopra di loro un Censore, che ha deciso che cosa non avrebbero potuto mostrare, far sentire, usare, imponendo loro enormi impedimenti e tabù, convinto con Nietzsche che l’artista sia un danzatore che debba danzare in catene. 23 settembre h. 20 | Sale d’Armi

h. 10-20 (ogni mezz’ora) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) h. 15.30 | Sala d’Armi A

Caroline Baglioni / Leonardo Lidi IL LAMPADARIO (ca 90’) *

h. 21.30 | Teatro Goldoni

Giuliana Musso DENTRO (Una storia vera, se volete) (ca 90’) * sabato Saturday 19 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) h. 17/21 | Tese Dei Soppalchi

Antonio Ianniello NANAMINAGURA (ca 40’) * h. 18.30 | Teatro alle Tese (II)

Industria Indipendente KLUB TAIGA (Dear Darkness) * h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

Pablo Solari ELIA KAZAN. CONFESSIONE AMERICANA (ca 100’) *

domenica Sunday 20 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) h. 16/21 | Sala d’Armi A

UnterWasser UNTOLD (50’)*

h. 17.30 | Teatro alle Tese (III)

Liv Ferracchiati LA TRAGEDIA È FINITA, PLATONOV * h. 21.30 | Teatro Goldoni

Nina’s Drag Queens LE GATTOPARDE (L’ultima festa prima della fine del mondo) (ca 120’) *

lunedìMonday 21 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

h. 17.30 | Teatro alle Tese (II)

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’)

(ca 30’ + 30’ video) *

h. 17 | Teatro alle Tese (II)

Giuseppe Stellato AUTOMATED TELLER MACHINE h. 19 | Teatro alle Tese (II) (III)

Biancofango ABOUT LOLITA (ca 90’) * h. 22 | Teatro Goldoni

AstorriTintinelliTeatro EH!EH!EH! RACCAPRICCIO (ca 70’) * giovedì Thursday 17 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) h. 17 |Tese dei Soppalchi

Teatro dei Gordi PANDORA (ca 60’) * h. 19 | Teatro alle Tese (II)

Giuseppe Stellato AUTOMATED TELLER MACHINE (ca 30’ + 30’ video) *

h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

Fabio Condemi LA FILOSOFIA NEL BOUDOIR * venerdìFriday 18 settembreSeptember h. 10-20 (ogni 30’) |Ca’ Giustinian, Sala delle Colonne

Daniele Bartolini THE RIGHT WAY (ca 20’) h. 16/21 | Sala d’Armi A

Filippo Michelangelo Ceredi EVE #2 (ca 60’) * h. 18 | Teatro alle Tese (III)

Alessandro Businaro GEORGE II (ca 90’) *

Babilonia Teatri NATURA MORTA (60’)* h. 19 | Tese dei Soppalchi

Fabiana Iacozzilli UNA COSA ENORME (ca 90’) * h. 21.30 | Teatro Piccolo Arsenale

Giovanni Ortoleva I RIFIUTI, LA CITTÀ E LA MORTE (ca 120’) * martedì Tuesday 22 settembreSeptember h. 18 | Teatro Goldoni

Leonardo Lidi LA CITTÀ MORTA * h. 21.30 | Teatro alle Tese (III)

Leonardo Manzan GLORY WALL (ca 90’) * mercoledìWednesday 23 settembreSeptember h. 17 | Teatro Piccolo Arsenale

Jacopo Gassmann NIENTE DI ME – UNO STUDIO (ca 90’) * h. 20 |Sala d’Armi A

Francesco Manetti NON DIRE / NON FARE / NON BACIARE (ca 180’) *

* Prima assoluta Il programma può subire variazioni Navetta gratuita Da Arsenale per S. Elena – S. Zaccaria – Zattere – Tronchetto – P.le Roma al termine dello spettacolo Biglietteria esclusivamente online su www.labiennale.org


:theatro :fuorifestival

02

Un sentiero di storie Per tanti versi, la stagione che sta volgendo al termine è stata messa in ginocchio dalla pandemia, dal lockdown, dall’incertezza. Ma anche in una situazione al limite dell’immaginabile ci sono cose che difficilmente possono essere intaccate, cose come i sentimenti, la passione, il talento, la voglia di fare, ritrovarsi, di dare vita a un nuovo inizio di normalità. Da qui possiamo ripartire, approfittando di ogni occasione per farlo. Il Teatro Stabile del Veneto l’ha già fatto, regalando al pubblico un’inaspettata stagione estiva, un sentiero da seguire in un momento di spaesamento, una traccia che attraversa le tre città dello Stabile, Venezia, Padova e Treviso, composta di oltre cento appuntamenti tra nuove produzioni teatrali, anteprime, studi, letture sceniche e molto altro. Fino a metà settembre, infatti, la stagione Tutti i gusti del Teatro continua a soddisfare ogni sorta di palato. Tra gli ospiti più attesi, Paolo Rossi con Pane o libertà. Su la testa, in scena al Teatro Goldoni il 4 e 5 settembre (2 e 3 a Treviso e 6 al Verdi di Padova), un nuovo spettacolo che, unendo stand-up comedy, commedia dell’arte e commedia greca, diventa il prototipo di un modo diverso di fare teatro ad alta valenza sociale. «Giocando con l’illusione di mettermi sul palco – scrive Paolo Rossi – […] rievocherò i miei sogni lucidi, fatti di storie che aiutano a resistere, a scegliere tra il pane e la libertà, o a non scegliere proprio. Sono storie di artisti che per fortuna ho realmente incontrato nella mia vita. I maestri Jannacci, Gaber, De André, Fo e persino il fantasma della Callas; i comici del Derby e altri sconosciuti. Parlerò di queste personalità fantasmagoriche e poetiche, non controllabili da nessun piccolo o grande fratello, che con le loro narrazioni portano conforto, idee per lottare e speranza». Due compagnie Padovane, Amor Vacui e Teatro Bresci, presentano al pubblico gli studi dei nuovi spettacoli in fase di elaborazione, rispettivamente Tutta la vita (1 settembre a Padova, 3 a Venezia, 5 a Treviso) e ‘Ndrangheta (7, 8 settembre al Verdi di Padova). Due riflessioni contemporanee su temi completamente differenti, ma capaci di accendere i riflettori su questioni che preferiamo dimenticare o tenere nascoste anche a noi stessi. Uno studio è anche L’uomo che ride di Dario Merlino con Michele Maccagno (4, 5 settembre Teatro Verdi e 7, 8 Teatro Mario del Monaco), che si interroga su il segreto che si cela dietro il fascino della maschera del clown in letteratura e al cinema, da L’uomo che ride di Victor Hugo all’IT di Stephen King, fino al Joker di Bob Kane e Christopher Nolan. Sempre al Teatro Verdi va in scena Groppi d’amore nella scuraglia di Tiziano Scarpa che, con la compagnia Carichi Sospesi, inventa una nuova lingua poetica ispirata ai dialetti del Centrosud per immergere il pubblico in un modo fatto di suoni antichi e di immagini che richiamano le atmosfere di Bosch, narrando la storia di un amore sbocciato in un mondo ormai allo sfacelo. Infine, al Teatro Mario del Monaco, il 10 e 11 settembre, Mirko Artuso e il Teatro del Pane, con il Canminante portano in scena il racconto di un cammino durato nove giorni lungo il fiume Piave, compiuto dall’attore partendo dalle sorgenti per arrivare fin quasi alla foce, regalando storie in cambio di ospitalità. www.teatrostabileveneto.it

L’altra parte di noi

La Signora Dalloway inaugura il 73. Ciclo di spettacoli Classici Dopo mesi di lontananza dal mondo, un mercoledì di giugno del 1923 Clarissa Dalloway si immerge nuovamente nelle strade di Londra per comprare dei fiori destinati alla festa super borghese che darà quella sera, una celebrazione del ritorno alla vita e alla società dopo gli orrori della guerra e della febbre spagnola. Trovate forse qualche analogia con il presente? A inaugurare la 73. edizione del Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico è La Signora Dalloway, uno spettacolo – per ammissione del direttore artistico Giancarlo Marinelli – costruito su un romanzo impossibile, in cui tutta l’azione esterna viene risucchiata dalla dimensione interna, dal pensiero e dalle pulsioni: rimpianti, fantasie

negate, riscatti di cose non dette, desideri amputati, speranze di cambiamento. La riscrittura per il teatro, ad opera dello stesso Marinelli, prevede un coro classico che commenta, descrive, parla, s’interroga; “l’altra parte di noi” che vuole tracciare una vita parallela a quella che si snoda di fuori: le voci che ci parlano, ma che nessuno sente (25, 26, 27 settembre; 1, 2, 3 ottobre). Il 29 settembre va in scena Ecuba e le streghe, con Ivana Monti, un processo immaginario che riunisce l’antica Grecia e la Pianura Padana, seguendo un filo che attraverso la pietas di Ecuba e la lucida follia di Medea arriva all’accusa di stregoneria alla vecchia Castracagna, “strega” di Ostiglia, accusata «di avere causato, con arti diaboliche, la tragica

rotta del Po del 4 ottobre 1492». Con un linguaggio padano pieno di verve comica fino allo sfocio in tragedia, la vecchia smonta una per una le tesi accusatorie innescando con l’inquisitore un dialogo serrato e rivelatore di ingiustizie, soprusi, povertà, pestilenze causate dalle infinite guerre lungo il Po. Un ripensamento sul senso di coscienza collettiva e valori condivisi di una società. Livia Sartori di Borgoricco «73. Ciclo di spettacoli Classici» 25 settembre-3 ottobre; 29 settembre Teatro Olimpico-Vicenza - www.tcvi.it

03

La versione di Edgard Melania Mazzucco riporta alla luce l’autentica cronaca storica di Re Lear Sono 72 anni – tanti ne sono passati dalla prima edizione dell’Estate Teatrale Veronese – che la tradizione si rinnova, che Shakespeare viene riletto, interpretato, ribaltato, attualizzato, mantenendone sorprendentemente intatto il vigore espressivo. Martedì 15 settembre rielaborare l’eredità del Bardo spetta a La storia di Re Lear, una lettura scenica di Melania Mazzucco portata sul palco del Teatro Romano da Vanessa Scalera – la Imma Tataranni – Sostituto Procuratore della tv – che indaga l’origine di una storia nata quasi 2500 anni prima che Shakespeare la raccontasse così bene da farla diventare un archetipo. Suppergiù siamo al tempo in cui Romolo traccia il solco sul

Palatino. Se Roma è ancora un campo, figuriamoci la Britannia. In questa terra, tutti la conoscono, la storia del re con tre figlie: c’è chi la riscrive in latino, chi in inglese, chi fa vivere il re, chi la figlia Cordelia, chi li fa morire ma anni dopo, in sostanza ognuno la racconta a modo suo. E poi, ci spiega la Mazzucco, succede che un certo William Shakespeare, attore non eccezionale ma narratore impareggiabile, si imbatte in questa storia, la aggiusta, la mescola ad un altro racconto della tradizione britannica, ci aggiunge il coro esterno e voilà, ecco La Storia, perfetta, intoccabile per secoli. E lo sarebbe stata ancora «se il conte Edgar – racconta la Mazzucco – non mi avesse messo

la pulce nell’orecchio. “Ridatemi l’ultima battuta della tragedia che il duca di Scozia mi ha usurpato, lasciatemi spiegare come andò a finire. Perché la dolce Cordelia deve morire? Che senso ha? Ma lo sapete che non è vero niente? Che si inventò tutto Shakespeare perché gli serviva un finale a effetto e l’attore che interpretava Lear voleva morire in scena col cadavere della figlia tra le braccia per conquistare gli applausi del pubblico?” Per farvela breve, alla fine l’ho lasciato raccontare». Livia Sartori di Borgoricco La storia di Re Lear 15 settembre Teatro Romano-Verona www.estateteatraleveronese.it




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Cortesie per gli ospiti

La rivincita del Museo Tra i primi a riaprire a Venezia, il Museo Ebraico ha scelto per ripartire in sicurezza la società GAe Engineering, punto di riferimento per i servizi di Safety in Italia, per redigere un protocollo per l’attuazione di misure e procedure dei piani di riapertura e fruizione, teso all’ottenimento della certificazione “virus free and safe”. Con le nuove modalità di visita il Museo ha accolto i visitatori, prima timidi poi sempre più numerosi, invitandoli a scoprire il Museo in autonomia: ammirare l’antica Scola Tedesca, fondata nel 1528, e la Scola Canton, di pochissimi anni più tarda, e persino accedere al suo matroneo seicentesco, conoscere la straordinaria collezione di antichi oggetti rituali, i tessuti preziosi testimoni della devozione nei secoli degli ebrei veneziani, entrare nell’ottocentesca “capanna” e guardare la videoinstallazione La Sukkà di Aldo, opera di Luis Damian Lopez, che racconta la festosa celebrazione di Sukkot attraverso trent’anni di scatti fotografici, visitare la mostra temporanea Sogno e Surreale di Igor Skaletsky. Tutti i luoghi visitabili sia all’interno che all’esterno del quartiere ebraico di Venezia offrono la possibilità di avere delle guide disponibili a rispondere alle domande. La voglia di scoprire la storia e le cultura del nostro Paese sta finalmente rendendo protagonisti i piccoli musei, che di piccolo hanno solo le dimensioni perché come veri scrigni preziosi raccolgono al loro interno mondi grandissimi e sono coinvolgenti narratori di storie. Museo Ebraico di Venezia Campo di Ghetto Nuovo www.museoebraico.it

Spostamenti di idee

Settembre si conferma per Venezia un

mese caldissimo sul fronte delle manifestazioni culturali. La città prova a ritrovare tracce di normalità dopo una stagione da incubo, e riparte proprio dal punto cardine del suo tessuto urbano: piazza San Marco. Sabato 5 settembre per la prima volta nei 58 anni di storia del premio letterario Campiello, la finalissima che prevede la proclamazione del vincitore assoluto si svolge in piazza San Marco. I cinque finalisti, Patrizia Cavalli con Con passi giapponesi (Einaudi), Sandro Frizziero con Sommersione

di Fabio Marzari (Fazi Editore), Francesco Guccini con Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto (Scrittori Giunti), Remo Rapino con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (minimum fax), Ade Zeno con L’incanto del pesce luna (Bollati Boringhieri) saranno circondati da un pubblico vero di lettori “comuni” e non di soli ospiti paludati. «Il messaggio che con il Campiello gli imprenditori veneti vogliono lanciare quest’anno è quello di non arrendersi di fronte alle difficoltà e cercare soluzioni alternative alle sfide che incontriamo», spiega Enrico Carraro, presidente degli industriali veneti. «L’impegno che abbiamo preso è quello di rendere il Premio ancora più vicino alle persone e ai lettori, di farne una occasione di riavvicinamento sociale» dopo mesi di distanziamento. Il pubblico dei lettori, così come il pubblico dei 300 giurati, che di fatto decretano il vincitore assoluto del Premio letterario è infatti di matrice popolare: frequentatori di librerie, lettori veri, niente salotti, ma molte poltrone, sdraio, asciugamani, dove oziare intelligentemente coltivando il piacere della lettura.

L’aspetto ancora attualissimo del Campiello, quindi, è dato dalla vicinanza al mondo dei lettori; forse le giurie letterarie che decretano la cinquina finalista subiscono inevitabili pressioni dalle case editrici, puntualmente respinte al mittente! Ogni edizione riesce a regalare un panorama di buoni libri, e si tratta di un favore alla diffusione di un esercizio importante per la mente, ancora troppo poco praticato, malgrado le numerosissime pubblicazioni che affollano gli scaffali delle librerie. Piazza San Marco diventa una metafora di una città che può e deve risollevarsi dalle avversità pesantissime del presente, partendo soprattutto dal ruolo fondamentale e centrale delle attività culturali, che sono foriere di importante indotto anche sul piano economico. Venezia, patrimonio mondiale dell’umanità, legata indissolubilmente alla diffusione delle libere idee, che fu la città degli Editori e della libertà di stampa in epoche lontane, in cui un certo Aldo Manuzio inventò l’editoria moderna. Il campiello, inteso come spazio aperto tra le case, luogo per eccellenza di vita quotidiana nella Venezia del passato ma anche in quella del presente, incrocio di persone, valigie (si spera ancora) e di chiacchiere, è metafora di un nucleo rifondante di un’idea stessa di città, che parte dai suoi abitanti. E la piazza, luogo fisico vasto, aperto e nel caso di San Marco rivolto al mondo, diventa il punto di partenza di una città a misura di lettore, capace di scindere l’evento spettacolare e un po’ da parvenu, dal quotidiano, in cui come le pagine di un romanzo immortale ogni parola è occasione di riflessione e tante parole formano pagine uniche, come Venezia tutta. Premio Campiello 2020 – Premiazione finale 5 settembre Piazza San Marco www.premiocampiello.org

Il Festival del Viaggiatore edizione 2020 si svolge regolarmente il 26 e 27 settembre ad Asolo, con delle anteprime l’8 settembre a Venezia, durante la Mostra del Cinema, il 19 settembre a Bassano del Grappa e il 25 settembre a Maser (Treviso). In un anno come il presente già la conferma di un Festival è una notizia, se poi la manifestazione ha a che fare con la parola viaggio/viaggiatore al centro di tutto, il significato è ancora più ampio e assume una valenza che riguarda la dimensione spirituale delle storie che si creano attorno al concetto di “spostamento”, spesso mentale, non solo geografico. Il Festival del Viaggiatore con i suoi molti ospiti, ama mescolare le esperienze e le conoscenze, creare legami insoliti, trovare nuove strade. È per sua natura trasversale a più mondi: arte, giornalismo, letteratura, economia, escursionismo, filosofia, artigianato, sensorialità, musica, cinema, tecnologia. Viaggiatore del Festival è chi offre al pubblico una storia, sa coinvolgerlo e renderlo a sua volta viaggiatore. È chi sa condividere un punto di vista o una visione di presente, di passato o di futuro ed è pronto a mettersi in discussione, o ad aggiungere al suo tragitto gli sguardi originali e diversi dei compagni di viaggio. Asolo è il contenitore ideale che sa racchiudere un mondo di storie legate al viaggio, destinazione di eccellenza dove la vita ha ancora il ritmo di una musica armoniosa, in cui i colori e le architetture del paesaggio si intonano alle pennellate spruzzate nei cieli che accompagnano lo scorrere dei mesi. «Festival del Viaggiatore» 26, 27 settembre Asolo www.festivaldelviaggiatore.com


:etcc... :parole

Nello strano periodo in cui siamo stati

unità di misura, ma quella tradizionale, la più semplice, costretti, per motivi sanitari, a non uscire di casa per oltre quella base, di norma è il giorno; connesso allo stesso è tre mesi, molte dimensioni che credevamo di conoscere, l’anno (una somma di giorni) o l’ora, i minuti, i secondi che ci sembravano scontate, che ritenevamo nostre, si (frazioni del giorno). Per questa misura nel corso della sono rivelate in effetti differenti rispetto alla tradizionale storia sono stati inventati contatori naturali (ad esempercezione e addirittura conoscenza. Hanno presentato pio le meridiane) più o meno ingombranti, piazzati sui infatti caratteristiche nuove, inaspettate, non sempre campanili o sui pavimenti, ma sempre molto precisi. Più costanti, spesso curiosamente sconosciute. di recente è stato inventato il contatore personale del Una di queste, è stato proprio il Tempo. tempo, l’orologio, di cui esistono esemplari esteticamente Da sempre lo abbiamo conosciuto come un’entità quasi splendidi (pendole, da tavolo, sveglie), talvolta oggetti magica, con le sue caratteristiche e i suoi condizionamen- decorativi preziosi, affascinanti, dotati di diversi sistemi, ti apparentemente solidi, immutabili. Silenzioso, invisibile, sempre più sofisticati, tutti tendenti alla sempre maggior non ci ha mai abbandonato; ci è sempre stato accanto in precisione e oggi dotati spesso dell’alimentazione dell’eoccasione di eventi gioiosi o dolorosi, di apprendimento, nergia necessaria per il loro funzionamento mediante di riposo. Lo abbiamo considerato sempre come una fonti differenti, possibilmente inesauribili, spesso autoentità oggettiva, naturale, costante, indiscutibile, senza matiche. sorprese, un grande marcatore che accompagna tutti gli In qualche romanzo di fantascienza ci si è posti il probleeventi, specie quelli più importanti, le tappe della nostra ma: se il tempo, anziché trascorrere in maniera costante, vita. Come un grande calendario, su cui annotare, su improvvisamente accelerasse, gli orologi sarebbero cocui segnare queste tappe, per ricordare il loro ordine. stretti a seguirlo e continuerebbero a segnarlo, scandirlo Sappiamo per certo che non trascura ogni nostro movimento, ogni programma, quasi ogni pensiero. Spesso ci appare garbato, altre volte, forse più raramente, tiranno. (Non ci riferiamo certamente in queste riflessioni al tempo atmosferico, definito con lo stesso vocabolo.) Questo impalpabile elemento ha attratto la nostra curiosità, in ogni occasione. La nostra mente si è spesso di Renato Jona affannata ad analizzarlo, pur essendo invisibile, discreto, silenzioso (qualcuno dice inesorabile), attento, mai assente e sappiamo che da sempre presiede a tutti i nostri mutamenti, continui, anche se impercettibili. allo stesso modo, senza che ce ne accorgessimo? In tal L’antichità classica talvolta considerava il tempo a livello caso, la nostra vita sarebbe oggettivamente più affannata filosofico, etereo, trattandolo come fosse un’idea, come per… mancanza di tempo? se esistesse staccato da noi, fosse in un altro mondo. Chissà, forse le nostre possibilità umane probabilmente A ben pensarci si tratta di un’entità non semplice da non ci consentirebbero di stare al passo. definire nella sua essenza, malgrado ne riscontriamo la Di norma il pensiero del tempo non ci mette a disagio: sua presenza, sotto i nostri occhi, quotidianamente e, si tratta, come tutti sanno, di un’entità invisibile, come confessiamolo sinceramente, la cosa è anche stuzzicante. abbiamo notato, scandita quotidianamente dal giorno, Si pensi ai giochi di pensiero (paradossi) di Zenone, che che inizia con il sorgere della luce del sole e termina era arrivato a sostenere che un guerriero veloce come con l’arrivo delle tenebre. Semplice questione dunque, Achille (il famoso “piè veloce”) non avrebbe mai potuto accompagnata dalla luce, dipendente dalla posizione del raggiungere una lenta tartaruga perché, teoricamente, sole, anzi della terra rispetto al sole (non senza effetti quando avesse potuto raggiungere il posto da lei occupa- sulle variazioni di temperature)? In effetti, come si vede, il to, nel frattempo la testuggine si sarebbe spostata. tempo coinvolge diversi altri fattori. Ma la cosa, ripetenPoi, assai più tardi, in pieno ‘700, il filosofo Immanuel dosi quotidianamente in modo apparentemente uguale, Kant ha cercato di inquadrarlo nel ragionamento. Ha con- tuttavia in effetti dolcemente e progressivamente diversa, statato infatti che qualsiasi ragionamento l’essere umano ritmica, non ci turba e accompagna tutta la nostra vita. potesse fare, lo stesso non poteva che esser preceduto Talvolta ci sembra troppo lento, talvolta troppo veloce. dalle dimensioni di tempo e spazio. Qualsiasi pensiero non Strano, nevvero? A questo proposito esistono incredibili, poteva esser formulato prescindendo da tempo e spazio affascinanti studi di fisica che dimostrano che il tempo (entità definite come “forme a priori”, proprio perché in montagna trascorre impercettibilmente in maniera più precedono ogni pensiero). veloce che al mare. Comunque sia, lo avvertiamo come Il tempo è una entità come tante altre, almeno così pare: una entità preziosa, talvolta dotato anche qualità tausemplice, misurabile. Curiosamente ha forse più di una maturgiche: il tempo, diceva Faith Baldwin, «è una sarta,

specializzata in riparazioni». Qualche volta abbiamo adoperato il tempo anche in maniera più o meno rispettosa, in ogni caso utilitaristica, monetizzandolo: una certa quantità di tempo corrisponde a una somma di denaro (posteggi, noleggi a tempo, noleggi di navi o più semplicemente di barche, orario lavorativo, e qui non voglio perdermi in elenchi infiniti che lascio al lettore, se intende, riscoprire). Nell’epoca del computer siamo stati convinti, con l’uso di questa magica invenzione, di “risparmiare” progressivamente tempo, di sprecarne sempre meno. E in effetti questa straordinaria macchina ha aperto un’era. Tuttavia l’utilità che ne abbiamo ricavato è stata spesso molto differente dalle aspettative. Per fare un solo esempio recente: poco tempo fa gli allievi delle scuole, prigionieri in casa loro, hanno potuto seguire le lezioni a domicilio; oltre alla maggior comodità delle lezioni a casa propria, si è constatato il risparmio di tanto tempo, prima “sprecato” per andare a scuola. Splendida idea! (che però, e ce ne siamo resi conto con amarezza soltanto successivamente, ha sottratto giocoforza ai giovani il rapporto umano, altro elemento importantissimo, indispensabile, sia per l’esigenza degli esseri umani, che necessitano di relazioni sociali, sia per la loro educazione, quindi per la vita e la crescita). Si tratta di un’idea nuova, estesa anche al campo del lavoro dipendente, non ancora adeguatamente valutata in tutti i suoi effetti, soprattutto in quelli negativi. Ad esempio forse sarebbe utile riflettere su un necessario periodo di disconnessione totale, per almeno 24 o 25 ore settimanali, quasi si trattasse di un’ esigenza per la propria salute, di un diritto. Finora, tuttavia, non ne ho ancora sentita formulare alcuna di proposta a riguardo. Un altro aspetto relativo al concetto del tempo (che può farci sorridere e anche metterci a disagio) è il pensiero di inizio e di fine del tempo: la nostra mente, del tempo, non riesce che a pensarne una parte soltanto, non riesce a pensarlo tutto. L’idea logica di infinito ci dimostra i nostri limiti, ma non ce ne preoccupiamo, accantonando istintivamente tale idea. Qualche studioso, apparentemente buon “tempone”, ha trovato una originale soluzione al problema: ha affermato addirittura che il tempo è semplicemente una forma del pensiero (A. Einstein). In tal modo ha fatto crollare teorie che per secoli sono sembrate intangibili. Certo, questa interpretazione ha spostato la teoria riguardante l’essenza da un terreno oggettivo a uno soggettivo, ponendolo su un piano un po’ meno intuitivo, più astratto. E dal momento che l’astrazione comporta ragionamenti meno immediati e un po’ troppo raffinati, di difficile, concreta dimostrazione, inizialmente ci si è preoccupati, anche in questo caso, semplicemente di sospendere questo originale, scomodo pensiero. Poi, successivamente, l’abbiamo preso in considerazione in maniera più seria, senza escluderne la validità.

Tempo


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In questo recente periodo di obbligata clausura curiosamente ci siamo resi conto che il nostro materiale forzatamente “fermo” aveva avuto una inaspettata influenza anche sulle sensazioni legate al trascorrere del tempo. Quest’ultimo ha assunto un valore differente rispetto a quanto eravamo soliti considerare. All’inizio abbiamo percepito un grande “vuoto” di tempo (quello affannoso), abbiamo avuto una quantità incredibile di ore a disposizione (quelle che, prima di questi fatti, ci sono sempre mancate a causa della vita convulsa che eravamo abituati a fare, l’unica che ci sembrava possibile, naturale). E questa inaspettata disponibilità è stata utilizzata inizialmente, in gran parte, in letture di libri impilati e accantonati per il “dopo”, con il desiderio di divorarli in un tempo appena possibile, eternamente successivo, che in effetti raggiungevamo molto di rado, a fatica, rubando magari qualche ora al sonno. Ma notando anche altri aspetti positivi, questa ricchezza di tempo ha rappresentato non di rado anche un modo di ritrovare sé stessi; non solo, ma in molti casi, come è stato indicato da più parti, è stata utilizzata anche per poter curare con calma e, quindi, più in profondità, rapporti famigliari in precedenza trascurati per la quantità di impegni, apparentemente indispensabili o improrogabili, assunti. In qualche altro caso viceversa, come è stato segnalato, ha portato all’eccesso molte situazioni disagiate, che a malapena erano rette da un equilibrio instabile: sono emersi, ad esempio, casi di crisi acute tra coniugi già precedentemente in disaccordo o di donne addirittura picchiate dai mariti, che fino al momento della “prigionia domestica” riuscivano a resistere, a vivere l’incresciosa situazione mediante lo sfogo con amiche che avevano orecchie e animo disponibili ad un vero ascolto e aiuto, improvvisamente venuto a mancare. Il protrarsi di questa assurda situazione si è trasformato comunque prima in insofferenza, poi in intolleranza, in qualche caso depressione, avvilimento, insopportabilità e le situazioni si sono aggravate. A ben pensarci, in quel periodo il tempo ha dato la sensazione di essersi improvvisamente e progressivamente dilatato, fenomeno inaspettato e sconosciuto, mentre lo spazio al contrario si è improvvisamente contratto, rendendo squilibrato il rapporto tra queste due nodali entità. Forse non l’avevamo mai notato, ma nella nostra vita quotidiana è sempre esistito un rapporto importante tra tempo e spazio. Con il protrarsi della situazione di isolamento i lati positivi della nuova situazione hanno cominciato a mutare e, con il passare dei giorni, il modo di vivere innaturale è diventato progressivamente più pesante, disagevole, preoccupante, quasi insopportabile, al punto da far desiderare fortemente il ritorno alla “vita normale” (quella frenetica, con fruizione di spazi, di rapporti umani, di libere decisioni, di utilizzo parossistico di ogni frazione di tempo). Si è trattato soltanto della necessità di un ritorno alle consuete abitudini temporaneamente sospese o piuttosto di una necessità di riproporzionare la relazione spazio-tempo? Strani, comunque, questi esseri umani, costantemente a disagio, alla ricerca affannosa di un futuro migliore, futuro che, forse, più di una volta, nei desideri e nelle speranze, coincide proprio con il passato. Brutto segno quando si incomincia ad apprezzare il tempo passato più di quello presente. Significa, nella maggioranza dei casi, che il nostro cervello incomincia a dirci, con una vena di rimpianto, “ai miei tempi…”. Già, ma questa percezione di disagio è tipica della vecchiaia. E per parlare di vecchiaia c’è tempo!

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a cura di Fabio Marzari

Oliver STONE, Cercando la luce (La nave di Teseo) L’autobiografia intima e avvincente di un maestro del cinema, un ritratto spietato dell’America, di Hollywood e della nostra storia, dei suoi sogni e dei suoi fantasmi. Si parla della voglia spasmodica di realizzare un sogno a tutti i costi, anche senza soldi. Parla dell’arte di arrangiarsi, pur di realizzare un film e portarlo nelle sale, senza sapere da dove arriveranno i soldi. Parla della volontà di non darsi mai per vinto. Parla di bugie spudorate, lacrime e sudore, sopravvivenza. Parte da una magica infanzia newyorkese, passando per il Vietnam e gli strascichi lasciati da quella guerra fino a Platoon. Parla di crescita, di fallimenti, sconforto, di successi giovanili e arroganza, di droga e dei tempi che abbiamo attraversato dal punto di vista politico e sociale, di fantasia, di un sogno di bambino e del fare di tutto pur di realizzarlo... Antonio PENNACCHI, La strada del mare (Mondadori) Un nuovo capitolo della saga della famiglia Peruzzi, in cui si raccontano gli anni Cinquanta dell’Agro Pontino, del “mondo del Canale Mussolini” e delle donne e degli uomini che lo abitano. La piccola Storia delle famiglie originarie del Veneto, che erano scese nel basso Lazio alla fine degli anni Venti del Novecento per colonizzare le terre bonificate dal regime fascista, e che lì erano diventate una comunità, si intreccia e si mescola con la “grande” Storia italiana e internazionale del dopoguerra. Gli anni del boom economico in cui quella “Strada del mare” che legherà Latina allo scenario splendido e maestoso del Mediterraneo, del lago di Fogliano e del promontorio del Circeo sarà percorsa, oltre che dagli abitanti delle paludi pontine, dai grandi nomi della storia italiana e internazionale di quegli anni, tra cui Audrey Hepburn, e John e Jacqueline Kennedy. Ken FOLLETT, Fu sera e fu mattina (Mondadori) Il prequel de I pilastri della Terra. 17 giugno 997. Non è ancora l’alba quando a Combe, sulla costa sudoccidentale dell’Inghilterra, il giovane costruttore di barche Edgar si prepara con trepidazione a fuggire di nascosto con la donna che ama. Ma i suoi piani vengono spazzati via in un attimo da una feroce incursione dei vichinghi, che mettono a ferro e fuoco la sua cittadina, distruggendo ogni cosa e uccidendo chiunque capiti loro a tiro. Edgar sarà costretto a partire con la sua famiglia per ricominciare tutto da capo nel piccolo e desolato villaggio di Dreng’s Ferry. Dall’altra parte della Manica, in terra normanna, la giovane contessa Ragna, indipendente e fiera, si innamora perdutamente del nobile inglese Wilwulf e decide impulsivamente di sposarlo e seguirlo nella sua terra, contro il parere di suo padre, il conte Hubert di Cherbourg. Aldred, un monaco colto e idealista, sogna di trasformare la sua umile abbazia in un centro di erudizione e insegnamento entra in aperto conflitto con le mire di Wynstan, un vescovo abile e spietato pronto a tutto pur di aumentare le sue ricchezze e il suo potere. Le vite di questi quattro personaggi si intersecano, in un succedersi di continui colpi di scena, negli anni più bui e turbolenti del Medioevo che termina dove I pilastri della Terra comincia. Francesco RECAMI, La cassa refrigerata. Commedia nera n. 4 (Sellerio) La vetusta signorina Maria è morta. Una piccola folla di una ventina di persone si accalca davanti alla porta della villetta. Si sgomita per presenziare all’esposizione della bara. Era considerata una donna odiosa, tanto ricca quanto tirchia. Ma di lei si dice che avesse nascosto un patrimonio negli anfratti della casa; e forse un testamento segreto, per la fortuna di qualcuno e la delusione di tanti. Fuori comincia a venire giù un nubifragio che sommerge tutto in fiumi di fango. Quando finalmente i finti dolenti sono entrati, esplode la guerra per il tesoretto: risse collettive, duelli solitari, avidità nutrite da privazioni generazionali, panni sporchi lavati in piazza di esistenze piene di vizi privati, matrimoni che naufragano, ma anche tristi amori che sbocciano, piccolissimi peccati da confessionale e magagne da parrocchia. E misteriosamente cominciano a fioccare i morti. E sembra che non ci sia scampo per nessuno perché la villetta è restata isolata dal resto del mondo civile. Paolo MAURENSIG, Pimpernel. Una storia d’amore (Einaudi) Paul Temple è un giovane scrittore americano in visita a Venezia. Riservato e ambizioso, è in cerca dell’ispirazione per una nuova opera. Venezia è una meraviglia per gli spiriti affamati di bellezza: la laguna, le botteghe degli antiquari, le vetrine con i liuti rinascimentali, le passeggiate nel mercato, tra oche infuriate e tinozze che brulicano di anguille. In uno dei salotti cosmopoliti e artistici della città Mr Temple incontra Miss Annelien Bruins, occhi azzurri e una spolverata di efelidi sulle guance, pare la musa di un preraffaellita. La loro liaison amorosa si dispiega tra canali, dissertazioni sull’arte e persino una seduta spiritica. Ma Annelien ha un segreto, un mistero dal passato che rende lei infelice e il loro un amore impossibile.



:menu Mare Magnum

Ci sono infiniti luoghi, mentre sono pochi i

posti il cui solo nome riesce a suscitare emozioni a chi lo evoca: l’Hotel Excelsior Venice Lido Resort è certamente un edificio che appartiene alla leggenda, al pari della collina di Hollywood. Quanta lungimiranza in chi volle sognare di creare un albergo che avrebbe dovuto essere il più lussuoso al mondo. Furono l’imprenditore visionario Nicolò Spada e il geniale architetto Giovanni Sandi a unire le loro forze con la precisa volontà di trasformare il Lido di Venezia nella destinazione più desiderata per gli

di Fabio Marzari happy few di tutto il mondo. L’inaugurazione dell’albergo avvenne il 21 luglio del 1908 e da allora fu un crescendo di nomi illustrissimi a riempire i registri delle presenze all’Excelsior. Anche nell’eufemisticamente anomalo anno 2020, la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del Lido di Venezia presenta l’iconico Hotel come protagonista assoluto della kermesse. Senza la pandemia globale nel 2020 l’Excelsior avrebbe avuto come partner per il pop up restaurant estivo La Peca di Lonigo (Vicenza), due stelle Michelin dal 2009, dei fratelli Portinari, Nicola e Pierluigi, il primo chef, il secondo pasticcere e sommelier. Nei mesi di luglio e agosto ci sono state alcune cene al Bistrot del Mare, sulla terrazza Tropicana dell’albergo per ‘rodare’ l’esperienza che vedrà il suo massimo fulgore nella prossima stagione 2021. In attesa dei bravissimi fratelli Portinari, l’Excelsior offre un variegato portfolio gastronomico con il ristorante Tropicana di Damiano Brocchini e l’Elimar Beach Bar and Restaurant. Cenare in terrazza Tropicana, ascoltando

il soffio del mare che gorgoglia a portata di orecchio è come vivere in un flashback cinematografico le innumerevoli vite celeberrime che si sono affacciate a vedere lo stesso mare, e rappresenta un’esperienza sensoriale in cui ci si alimenta di miti, non di cibo e basta. Elimar Beach Bar and Restaurant rappresenta una novità e offre il miglior conforto per una prima colazione o per un pranzo rinfrescante, piacevolmente ed elegantemente informale. Ci si può spaparanzare sui divani rotondi Bali Bed per assaporare un cocktail in pieno relax facendo del tempo una variabile sospesa… questo è vivere la leggenda! E poi il Blue Bar, un angolo di mondo in cui le storie da raccontare potrebbero riempire chilometri e chilometri di scaffali, un archivio sociologico custodito gelosamente da Tony Micelotta, il mitico bar manager, padrone indiscusso della scena con i suoi cocktail unici e straordinari. Questo e moltissimo altro è l’Excelsior, un patrimonio unico di ospitalità a livelli altissimi, storia e molte leggende, create dal calibro dei personaggi che hanno affollato l’albergo nel passato e anche nel presente. Varrebbe la pena ricordarlo ogni volta che si passa davanti alle architetture moresche del corpo dell’edificio o quando distrattamente, durante la Mostra del Cinema, si varca la porta girevole per accedere all’atrio spaziosissimo che ospita il concierge; servirebbe un po’ di timore reverenziale e di consapevolezza nella fruizione di un edificio che ha fatto letteralmente la storia del cinema e del costume. Ma il Lido è un’isola bizzarra, bellissima e pigra e vive quasi di regole proprie e tra queste spicca da sempre il distanziamento sociale tra i residenti e il resto del mondo... www.hotelexcelsiorvenezia.com

There are few places whose only name manages to invoke emotions to those who say it: the Hotel Excel-

sior Venice Lido Resort is certainly a building that belongs to legend. It was the visionary entrepreneur Nicolò Spada and the brilliant architect Giovanni Sandi who joined forces with desire to transform the Lido of Venice into the most desired destination for the happy few of the world. Since the inauguration of the hotel on July 21, 1908, it has been a crescendo of famous names that filled the attendance records. Even in 2020, the Venice International Film Festival presents the iconic Hotel as the protagonist of the event. Without the pandemic, the Excelsior would have had as a partner for the summer pop up restaurant La Peca di Lonigo (Vicenza), two Michelin stars since 2009, of the Portinari brothers, Nicola and Pierluigi. In July and August several dinners were held at the Bistrot del Mare, on the hotel’s Tropicana terrace as a warm up to the experience that will see its full splendor next summer. Whilst waiting for the excellent Portinari brothers, Excelsior offers a varied gastronomic portfolio with Damiano Brocchini’s Tropicana restaurant and the Elimar Beach Bar and Restaurant. Dining on the Tropicana terrace, listening to the breath of the sea bubbling within earshot is like living in a cinematic flashback the countless famous lives that have come to see the same sea. Elimar Beach Bar and Restaurant is a novelty and offers the best comfort for an elegantly casual lunch or breakfast. Then there’s the Blue Bar, a corner of the world in which the stories to tell could fill miles and miles of shelves, a sociological archive jealously guarded by Tony Micelotta, the legendary bar manager and undisputed master of the scene with his unique and extraordinary cocktails. It’s worth having a little awareness of a building that has literally made the history of cinema and costume.


:menu

All’ombra di Guglielmo

Bagno Marconi, il Lido tra nuovo e tradizione

Un Festival tra arte, cantine e vigneti

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Terra di grandi vini e di antica cultura enologica, la provincia di Brescia è un susseguirsi di vigneti, dalle colline gardesane a quelle della Franciacorta, dalla pianura ai pendii della Valle Camonica, e la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno sono i periodi migliori per scoprire questi straordinari territori seguendo le Strade del vino attraverso percorsi tracciati fra vigne e cantine. Questa parte d’Italia è la terra del prezioso Franciacorta (il primo e più pregiato fra i vini italiani rifermentati in bottiglia con il Metodo Classico), che oggi identifica il territorio, il vino e il metodo di produzione, che risponde a rigide e scrupolose norme volte a certificare l’assoluta qualità di questa eccellenza italiana. La Strada del Franciacorta, che si snoda per 90 chilometri da Brescia al Lago d’Iseo, riserva agli enoturisti tappe interessanti per degustazioni, oltre a soste per la visita dei grandi tesori d’arte come: l’Abbazia olivetana di San Nicola a Rodengo Saiano, il Monastero cluniacense di San Pietro in Lamosa a Provaglio d’Iseo, il pittoresco borgo vecchio di Erbusco, quello di Capriolo, di origine medievale, e quello di Paratico con i ruderi del Castello Lantieri, dove secondo la tradizione fu ospite Dante. Nel 2019 il Franciacorta Cuvée Brut NV Lantieri è stato premiato a Londra come “le migliori bollicine al mondo” durante lo Champagne & Sparkling Wine World Championship. Nei weekend del 12-13 e del 19-20 settembre da non perdere, dunque, il Festival del Franciacorta in Cantina : 62 le cantine che apriranno le porte per accogliere chiunque vorrà degustare le diverse tipologie di Franciacorta. Con la Strada dei vini e dei sapori del Garda il paesaggio si fa più mediterraneo con vigneti che si intrecciano con gli uliveti, sulla sponda bresciana del lago. Da Sirmione a Limone, la strada abbraccia zone interessanti di produzione coi noti vini doc Lugana, Garda Classico e San Martino della Battaglia. Cento sono gli associati tra cantine, hotel, agriturismi, produttori ecc., che rappresentano il meglio del territorio: buon cibo, vino, ospitalità e cultura da scoprire attraverso 5 itinerari automobilistici e uno cicloturistico nelle colline moreniche tra Sirmione e Salò. La Strada del vino Colli dei Longobardi è un insolito itinerario enogastronomico sulle tracce della storia: dal vigneto urbano del Pusterla (con i suoi 3,4 ettari, il più esteso vigneto cittadino d’Europa) ad Azzano Mella, corte donata da Carlo Magno, al Monastero di S. Salvatore in Brescia, di fondazione longobarda, oltre a centri storici come Botticino, Castenedolo, Montichiari, Montirone, Capriano del Colle, Poncarale e Flero. Da non perdere una tappa tra i vigneti della Valle Camonica, i cui vini dal 2003 hanno il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Tipica, oltre al suggestivo percorso Tra vigne e Vini (da fare in auto, a piedi o in bici) che si snoda tra i vigneti e le cantine del conoide della Concarena. Daniela Paties Montagner Festival Franciacorta in Cantina 12-13, 19-20 settembre Franciacorta, Brescia www.festivalfranciacorta.it | www.visitbrescia.it

Lungomare Marconi 58, un indirizzo da segnare per il popolo dei festivalieri, seppure in versione doverosamente distanziata causa Covid-19. Bagno Marconi è una spiaggia e un ristorante, ma anche un chiosco dove poter fare una sosta gourmand e rilassarsi con la certezza di poter trovare del buon cibo e invitanti drink. Forti dell’esperienza dell’Ombra del Leone, al piano terra di Ca’ Giustinian a San Marco, si potrebbe dire che i gestori respirano aria di Biennale 24/24! Un locale, sin dal nome, dal sapore d’antan come la spiaggia del Lido, affascinante, lontana dai clamori made in Cuneo, con i loro divertimentifici on the beach per ricchi o amanti del genere. La scelta dei piatti spazia tra il pescato del giorno e un assorti-

mento di carni di razza chianina, con una buona scelta anche di pizze, per poter soddisfare tutti i palati. Un menù vario, semplice nella migliore accezione possibile del termine, tra cui campeggiano anche gli spaghetti al pomodoro fresco e basilico, un piatto che non dovrebbe mai mancare in ogni ristorante degno di nota, e altri piatti della tradizione italiana.

Inoltre il fattore spiaggia porta la differenza, il mare Adriatico, il nostro mare di quando eravamo bambini, conforta, segnando un orizzonte familiare, rassicurante. Non si può affermare che il Lido sia caratterizzato per la propensione al cambiamento, pare una caratteristica intrinseca dei suoi abitanti la sindrome da status quo ante, tuttavia Bagno Marconi

Alta cucina Nicely, decollo tra sapori autentici Nell’affascinante isola del Lido c’è un’aerostazione che viene considerata tra le più belle al mondo. In effetti a guardare sin dall’iscrizione “Aeroporto Nicelli” nella palazzina centrale, sembra di riportare il calendario agli inizi dell’era del trasporto aereo, quando il viaggio aveva un fascino particolare fatto di mistero, scoperta e senso di avventura. L’atmosfera riporta a un’epoca in cui i passeggeri erano viaggiatori e il dato storico che sorprende è il primato del Nicelli, che grazie all’attività della società Transadriatica S.A., divenne nel 1926 il primo aeroporto civile d’Italia con voli soprattutto su Vienna. L’importanza del Nicelli risale agli anni del primo conflitto mondiale,

in cui a difesa della città di Venezia e del suo immenso patrimonio artistico giunse una squadriglia aerea francese, la cui presenza segnò in positivo anche l’aspetto sociale e gastronomico locale. Il comandante e i suoi piloti, ospitati nell’Albergo Paradiso, furono

sovente al centro di un interesse mondano favorito anche dall’ottima cucina assicurata dai quattro cuochi al seguito. Il reparto ebbe visitatori illustri come il Principe di Galles,il futuro Re Edoardo VIII, lo scrittore Celine e una madrina d’eccezione, l’affascinante baro-


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rappresenta il giusto compromesso tra il nuovo necessario e la tranquillità della tradizione, in cucina, nel servizio e nella resa finale in termini di soddisfazione del cliente. In fondo ogni luogo ha una sua vocazione particolare e il Lido è un’isola unica, una lingua di terra che protegge la bellezza di Venezia dalle aggressioni pelagiche e che sa essere una specie di Giano bifronte: metafisica come certi sguardi rivolti alla Laguna con il contorno accennato delle forme di San Marco in lontananza, e decadente come lo sono certe lunghe distese sabbiose che si protendono verso il mare aperto. Bagno Marconi Lungomare Guglielmo Marconi 58, Lido bagnomarconi.com

End-of-season beach days

Non solo cibo

Food and more

Bagno Marconi, timeless Lido

Il Lido a tavola tra un film e l’altro

Cinema, lunch, and more cinema

Keep socially distanced as long as it is safer to do so, and a great place to visit while enjoying the fresh air is Lungomare Marconi 58 for a gourmet snack or a drink by the beach. Their offer ranges from the daily catch to excellent steak to pizza – there’s something for everyone. Tomato sauce spaghetti should figure in all Italian restaurant, and it certainly does here, as do other preparations of Italian tradition. The Lido might not be the fastest to adapt to modernity – there seems to be some form of status quo ante syndrome – but Bagno Marconi is the right compromise between necessary innovation and the tranquillity of tradition of tradition, whether in cooking, in service, and in overall satisfaction of the customer.

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Haute cuisine

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Flavour takes off nessa Nicola Winspeare Guicciardi. Gabriele D’Annunzio diventerà un abitué del luogo, trasferendosi addirittura al 24 di via Lepanto, mentre l’alta aristocrazia veneziana si aprirà sempre più ai piloti francesi. Questo passato carico di storia trasuda negli spazi del Nicely, il ristorante che occupa la terrazza e alcune sale dell’aerostazione. La cucina strettamente legata al territorio è un rimando alla freschezza dei prodotti di pesca e alla bontà degli ortaggi della zona, e nessuna finzione scenografica accompagna la tavola. Un decollo tra i sapori autentici, senza temere alcuna turbolenza! Nicely Aeroporto Nicelli via R. Morandi 9, Lido Tel. 041-242 0194

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There is an airport on Lido Island whose terminal has been considered one of the most beautiful in the world. As you look at it, it really seems like you’re travelling back at the time when air transportation was in its infancy. In 1926, the Nicelli was the first civilian airport in Italy, with regular flights to Vienna. The importance of Nicelli Airport dates back to World War I, when a French squadron was sent to defend Venice. The military were hosted in the Paradiso Hotel and chronicles of the time noticed how the four cooks left the mark of French cooking. History is an essential part at Nicely Restaurant, offering now the best local fare in the terrace or inside spaces at the terminal building.

Un breve viaggio al Lido cercando di appagare il palato, passando tra ristoranti celebri e tradizionali e locali informali, tra panini, pizze e dolci. Intanto prima di sbarcare in Isola va celebrata la riapertura dopo 6 mesi dell’Harry’s bar in calle Vallaresso, a capienza ridotta, aperto solo al piano terra. La notizia rallegra il mondo intero, quello del cinema in primis, che ha amato da sempre questo minuscolo angolo di delizie. Arrivati al Lido, tra i vari ristoranti, due sono quelli che mantengono la tradizione della cucina tipica veneziana, quella classica e sempre attuale: la Trattoria Favorita, in via Duodo 33, e la Trattoria Andri, in via Lepanto 21. Altre certezze, spingendosi nel bellissimo borgo di Malamocco, sono rappresentate da Scarso e dal Relais Alberti, con i loro prodotti a km 0. Naturalmente se si volesse andare oltre l’isola e spostarsi a Pellestrina una tappa obbligata è Da Celeste, memorabile terrazza protesa sulla Laguna più vera. Il capitolo pizza, ma anche per ottima carne, vede sul podio El Cason e ancora da Tiziano o Stella. Un must la carne di primissima scelta al ristobirreria Madonna Nera in via Doge Michiel, con i consigli di Davide. I panini e lo street food rappresentano da sempre una certezza per il popolo dei cinefili affamati che, dopo una giornata di proiezioni, giungono stremati sul fare di mezzanotte e come vampiri assetati non di sangue, ma di birra, si

rifugiano nei chioschi che offrono conforto calorico con del junk food rasserenante. Niente è meglio di El Pecador, in lungomare D’Annunzio, dove viene servita anche una libidinosa versione di pane e Nutella. E poi i dolci, il laboratorio Maggion molto vicino all’area della Mostra con le sue torte e il salato e un altro laboratorio, Macorigh, in via Sandro Gallo 120, che prepara meringhe buonissime da non mancare. Anche da Santin, in via Sandro Gallo 128, i dolci sono una garanzia. Un nome storico del gelato è da Tita in Gran Viale. Al Riviera a Santa Maria Elisabetta i gelati sono di fattura artigianale; di buona qualità anche la gelateria da asporto sotto i portici di fronte all’Excelsior. In questo breve excursus sono molte le lacune, e in fondo ciascuno ha la sua lista di locali graditi. Per quanto mi riguarda, dopo moltissimi anni di frequentazione del Lido, posso affermare che l’isola si caratterizza per un paesaggio unico sospeso tra due acque, in cui il grado di salinità crea le differenze, offrendo scorci incantati in cui perdersi con lo sguardo. Per il palato, invece, definirei il Lido piuttosto manierista, con buoni margini di miglioramento. Ma a (quasi) totale discolpa, va detto che il Lido ospita la Mostra del Cinema, non il Salone del Gusto! p.s.: grazie a Lorenzo Mayer per i preziosi suggerimenti!

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A quick trip to the Lido to appease our appetite, touching base on famous restaurants and informal eateries. First things first, though, and let’s start with celebrating the reopening of Harry’s Bar after six months of lockdown. This is a great piece of news for Harry’s Bar is a historical piece of Venice. A couple vaporetto stops away, on Lido, there are two restaurants that keep true to Venetian culinary tradition: Trattoria Favorita and Trattoria Andri. Further away in the nice little village of Malamocco, find local fare at Scarso and Relais Alberti. Keep going on the same direction (that includes a quick ferry ride) and at Pellestrina find Da Celeste, a beautiful terrace and a genuine view on the Venetian Lagoon. Pizza and meat dishes are to be found at El Cason, Tiziano, Stella, and Madonna Nera. Street food and sandwiches are a favourite of festival aficionados, so grab a quick bite at El Pecador or at Maggion. Pastry shops abound at Lido: Macorigh, Santin, Tita, Riviera, and the ice cream shop right in front of the Excelsior, in the Festival area. There are so many other places we regrettably have no space to mention, and we leave to our dear readers the task of filling in the list. Granted, some places won’t make the cut, but that’s part of the adventure!


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ricette dedicate di Pierangelo Federici

Ora che hai inaugurato la tua nuova edicola “dov’era e com’era” non mi resta che chiederti: cosa ti aspetti dal futuro? Poter lavorare in tranquillità, con meno ansie. E soprattutto che il MOSE funzioni a dovere, non tanto per me ma per il bene di tutta la città.

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Cambiamo argomento. Da giudecchino a giudecchino, hai festeggiato il Redentore anche senza fuochi? Non me la sono proprio sentita, in un momento particolare come questo. Sarà per il prossimo anno! Per chiudere, in questa mia rubrica non può mancare una domanda sulla cucina. Tu cucini per la sopravvivenza o sei un cuoco provetto? Diciamo che nei momenti liberi mi piace cucinare, avendo imparato grazie a tutte le riviste di cucina che ricevo e vendo in edicola. Prova e riprova… qualcosa riesco a fare! La ricetta Il fatto che un’edicola ci sia o meno, che sia aperta o resti chiusa a causa di un’inondazione o della pandemia, per alcuni poco conta. C’è chi pensa che giornali e libri siano superflui, non beni essenziali, qualcosa di cui si può fare tranquillamente a meno. D’altronde quella è carta, non si mangia nemmeno quando parla di cucina. È lo spirito del tempo, baby! Un mondo dove non servono più gli intellettuali, le persone colte, gli esperti. Trionfa l’idea che tutto sommato l’informazione possa essere “fai da te”. Un vero e proprio culto dell’ignoranza che si affida religiosamente a qualche link sconosciuto, gettato da chissà chi nel mare dei social. Allora, caro Walter, ho deciso di dedicarti una ricetta fatta con la buona, vecchia, insostituibile carta.

:venezianiatavola

WALTER MUTTI Quella di Walter è una storia che molti conoscono: era la notte tra il 12 e il 13 novembre scorso, Venezia si è trovata sola e disarmata davanti all’Adriatico gonfio e al vento a 100 chilometri l’ora che trascinava la marea a quota 187 centimetri. L’Aqua Granda più alta, seconda soltanto a quella del ’66, strappava dagli ormeggi le imbarcazioni e le sbatteva come fuscelli sui masegni, invadeva i negozi, trasformava le calli in fiumi in piena, demoliva tutto, compresa la storica edicola delle Zattere che letteralmente spariva tra i flutti del Canale della Giudecca.

L’intervista Walter, oltre al chiosco c’era anche tutto il suo contenuto, un mondo di carta. Hai dovuto lasciare che l’acqua si prendesse tutto. Immagino il senso di impotenza, nella rassegnazione. Chissà quante volte l’hai già raccontato, te la senti di farlo ancora per i miei lettori? L’acqua in 20 minuti era cresciuta di 20 centimetri, tirava vento di scirocco, pioveva a dirotto e appena fiutato il pericolo sono tornato a casa. Poi il vento ha girato improvvisamente in garbin (libeccio ndr), portando via tutto, purtroppo.

PEOCI NEL SCARTOSSO “Peocio” (pe-ò-cio), cioè il mitilo o cozza, ma a Venezia si usa anche per dire un taccagno, una persona avara, spilorcia, tirchia. Oppure un “peocio refato” (in veneziano stretto “peocio refà”) di chi, arricchito, vuole atteggiarsi a gran signore. Ma anche l’esatto contrario, cioè “far ea fine del peocio sul pettene fisso”, un modo colorito per rappresentare una misera fine, come la “marogna”, quello che resta nella stufa, una volta consumata la legna. Infine il mistero del “peocio puin” che pare derivare da peocio=cozza e puina=ricotta, ma che si usa per l’occhio di pernice (callo tra le dita dei piedi) o, in campagna, per dire il pidocchio della gallina. Come di prassi lava i peoci strofinandoli vigorosamente tra loro e togli tutte le barbe (il ‘bisso’). Ora falli aprire in padella, senza condimenti a fuoco vivo. Filtra il liquido di cottura e prepara un battuto fine di aglio e prezzemolo (anche scalogno, facoltativo). Prepara i cartocci (mono-porzione) sigillando bene con fogli di carta da forno mettendoci dentro: qualche peocio, il trito, uno/ due pomodorini ben maturi con la buccia incisa a coltello, il liquido di cottura con qualche goccia di limone, poco olio, sale e pepe. In forno caldo per una ventina di minuti, e servirli caldi con il loro cartoccio.

:venews

Mensile di cultura, spettacolo e tempo libero Numero 247 - Anno XXIV Venezia, 1 Settembre 2020 Con il Patrocinio del Comune di Venezia Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996 Direzione editoriale Massimo Bran Hanno collaborato a questo numero Federico Jonathan Cusin Federica Cracchiolo Pierangelo Federici Claudia Frasson Renato Jona Andrea Oddone Martin Daniela Paties Montagner Livia Sartori di Borgoricco Cesare Stradaioli Filippo Vianello Massimo Zuin Si ringraziano Roberto Cicutto Pier Paolo Baretta Alberto Barbera Ivan Fedele Antonio Latella Andrea Segre Emanuela Caldirola Paolo Lughi Cristiana Costanzo

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Poi però succede qualcosa di davvero importante: in molti si ricordano che Venezia non è soltanto romantici canali e palazzi, i media cominciano a parlare anche del tuo problema e si organizza una bella iniziativa, un crowdfunding che riuscirà ad avere molto successo. Una cosa incredibile! Ho faticato a crederci, quando l’amico Carlo Gardan ha dato il via a questa incredibile iniziativa. Dopo poco tempo la raccolta ha raggiunto migliaia di euro, grazie alla generosità di moltissimi amici, reali e virtuali. Per cercare di sdrammatizzare citerò Roberto ‘Freak’ Antoni: «La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo». Dopo l’acqua alta arriva il Covid-19, con il conseguente lockdown e la città si paralizza nuovamente. Purtroppo questa pandemia ha bloccato tutti, proprio mentre la città si stava risollevando...

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