VENEZIA NEWS - SEPTEMBER 2023 - #279

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279 SEPTEMBER
EXHIBITIONS MUSEUMS CONCERTS THEATRES FILMS&SERIES CLUBS FOOD&DRINKS Mensile di cultura e spettacolon° 279anno 27Settembre 2023 spedizione in A.P. 45% art.2 comma 20/Blegge 662/96DCI-VE Poor Things by Yorgos Lanthimos Courtesy of Searchlight Pictures © 2023 20th Century Studios All Rights Reserved
2023 venice city guide
€ 4,50 ENGLISH INSIDE
The Film FESTIVAL ISSUE
sisley.com
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6 comeinpairs Thuswavescome Thuswavescome wavescome wavescome Thus waves come in pairs Curated by Barbara Casavecchia Simone Fattal Mer – Dom / Wed – Sun 11:00 – 18:00 Ingresso gratuito / Free entrance Ocean Space Chiesa di San Lorenzo, Venezia ocean-space.org | tba21.org/academy
7 22.4 — 5.11.23 Thuswavescome comeinpairs comeinpairs Petrit Halilaj & Mer – Dom / Wed – Sun 11:00 – 18:00 Ingresso gratuito / Free entrance Ocean Space Chiesa di San Lorenzo, Venezia ocean-space.org | tba21.org/academy Álvaro Urbano Co-commissioned by TBA21-Academy and Audemars Piguet Contemporary

ICÔNES a Punta della Dogana

Josef Albers / James Lee Byars / Maurizio Cattelan / Étienne Chambaud / Edith Dekyndt

Sergej Eisenstein / Lucio Fontana / Theaster Gates / David Hammons / Arthur Jafa / Donald Judd

On Kawara / Kimsooja / Joseph Kosuth / Sherrie Levine / Francesco Lo Savio / Agnes Martin

Paulo Nazareth / Camille Norment / Roman Opałka / Lygia Pape / Michel Parmentier

Philippe Parreno / Robert Ryman / Dineo Seshee Bopape / Dayanita Singh / Rudolf Stingel

Andrej Tarkovskij / Lee Ufan / Danh Vo / Chen Zhen

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Mostra 02.04.23 — 26.11.23 Venezia
della Dogana
Grassi
Agnes Martin, Blue-Grey Composition 1962. Pinault Collection © Agnes Martin Foundation, New York / SIAE, 2023. Ph: Marco Cappelletti © Palazzo Grassi Punta
Palazzo
Pinault Collection
pinaultcollection.com/palazzograssi
9 pinaultcollection.com/palazzograssi
Palazzo Grassi Mostra 12.03.23 — 07.01.24 Venezia Tesori fotografici del 20° secolo Gian Paolo Barbieri, Benedetta Barzini, with a Valentino Poncho and Coppola e Toppo Jewelry 1969, Vogue © Condé Nast
della Dogana
Grassi
Collection
CHRONORAMA a
Punta
Palazzo
Pinault

september2023

CONTENTS

editoriale (p. 12 ) Con il Cinema, al Cinema tradition (p. 14 ) Regata Storica incontri (p. 16 ) Alberto Barbera, Venezia 80 | Roberto Cicutto | Roberto Pugliese | Piera Detassis | Felice Laudadio | Riccardo Triolo theguide (p. 39 ) 80. Mostra Internazionale di Arte Cinematrografica storie (p. 88 ) Aeroporto Nicelli architettura (p. 96 ) 4. Venice Architecture Film Festival | 18. Biennale Architettura pratictioners: Amos Gitaï, Low Design Office, Juergen Strohmayer & Glenn Deroché, Black Females in Architecture, Elementerre | National Participations: Stati Uniti, Francia, Canada, Arabia Saudita, Irlanda, Messico, Portogallo, Lituania | Kengo Kuma | TSE2023 Interviste | Time Space Existence | Zero Gravity Urbanism arte (p. 118 ) Arthur Jafa | Everybody Talks About the Weather | Palazzo Ducale e Museo Correr | Tiziano 1508 | Candida Höfer | Edmondo Bacci | Rivoluzione Vedova | Paolo Pellegrin | Ugo Carmeni | Pino Settanni | CHRONORAMA | The Venice Glass Week | Bel Air Art Weekend |

Galleries musica (p. 140 ) Paul Weller | Marlene Kuntz | Fatoumata Diawara | Mogol |

Alessandro D’Alessandro | B.Motion Musica classical (p. 146 ) Mondi Riflessi a Palazzetto Bru Zane | Ciao Casanova | La Traviata | Orlando Furioso | Piano HeArt theatro (p. 152 ) Venere in Teatro | Verde Groggia | La vaga grazia | La Luna nel

Pozzo | 76. Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico | Un ricordo di Pierluca Donin |

Riapertura Teatro Goldoni etcc... (p. 160 ) Nicola Pellicani, Festival della Politica |

Festival delle Idee | Il Veneto Legge | Equilibri | La Feltrinelli a Venezia | Parole: Ruolo menu (p. 168 ) Local | Vetro e Vino a Venezia | The Gritti Palace, Delizie Trasparenti |

Vino Vero Venezia | Sabia Venice citydiary (p. 175 )

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History, colour, roots, sport. On the water, the many souls of a city that is symbiotic with tradition and the contradictions of modernity. An event that welcomes all, be it crowded on the embankments, at windows, on terraces… a challenge to the last rowing stroke! t radition p. 14

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SPECIALE CINEMA

3 REGATA STORICA

Meet Venice Film Festival director Alberto Barbera to find out more about an exhibition that promises a display of the greatest authorship and of powerful generational turnover. Maestros like Woody Allen, Roman Polanski, Micheal Mann, senior auteurs like Wes Anderson, David Fincher, Sofia Coppola, Matteo Garrone – plus, the first VFF participation for fifteen directors out of twenty-three in the main competition.

the guide p. 39

BIENNALE ARCHITETTURA

The languages of architecture are the living core of Lesley Lokko’s Laboratory, an open dialogue for a new discipline. Cinema is one of the favourite languages at the 2023 Venice Architecture Biennale, an echo that touches San Servolo Island, where Venice Architecture Film Festival invites us all to build some happiness.

a rchitettura p. 96

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© Atsushi Nishijima

4 5 CINEMA GALLEGGIANTE

Prominent partners for the fourth year of an amazing floating movie theatre! Italian and international filmmakers investigate the relationship between the human, the super-human, and the great beyond.

arte p. 118

COVER STORY

Based on the eponymous 1992 novel by Alasdair Gray, Yorgos Lanthimos’ irreverent new work creatively revisits the typical Gothic cinema conventions with astonishing creativity, featuring an exceptionally high-caliber cast. When his daughter Bella (Emma Stone) takes her own life to escape her husband’s abuse, Dr. Godwin Baxter (Willem Defoe), a brilliant scientist, decides to bring her back to life, turning her into a kind of female Frankenstein. Eager to explore the world and driven by an insatiable sexual appetite, Bella flees with a stylish and dissolute lawyer on a whirlwind adventure across continents. Spirited, capricious, and absolutely free from the prejudices of her time, the young woman decides to fight for equality and freedom.

THINGS

FESTIVAL BRU ZANE MONDI RIFLESSI

The new festival at Palazzetto Bru Zane is not dedicated to a single composer, but to a whole cultural climate – foreign influences on French romantic music. An occasion for French culture to reflect on its identity, with concerts and conferences until late October. classica l p. 146

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Download The Biennale Architettura Guide
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18.05.2023 10.11.2023
RADIALS Presenta

CON IL CINEMA, AL CINEMA

sempre chiare, lineari, sobrie del Direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera che leggerete nella lunga intervista che ci ha rilasciato in apertura di questo ricchissimo numero di Venezia News sembrano restituire un corso quasi scontato, “a memoria” per così dire, del fare-festival oggi, 2023, a poco meno di un secolo da quando questa straordinaria idea fu partorita proprio qui a Venezia, al Lido. Quasi come se fosse un percorso, una tratta da coprire con una sorta di pilota automatico, quindi da raccontare senza troppa enfasi. Sarà la sua formazione sabauda, la sua predilezione per la concretezza piuttosto che per la cifra più cerimonial-mediatica nella costruzione di un evento così composito e stratificato, sarà, insomma, il prediligere il lato del consolidamento di un disegno così antico e vincente piuttosto che quello più incline a creare stupore ed attesa fine a sé stessi, fatto sta che arrivato alla sua quindicesima direzione, record dei record, Barbera pare davvero con invidiabile lucidità assecondare un percorso così complesso come quello del più antico e importante, con Cannes, festival del mondo in una disposizione di paziente, rasserenante cesello di ogni minimo dettaglio di questo aggrovigliato marchingegno. In fondo, a leggerlo in superficie, è un po’ come trovarsi al cospetto di un capo-ingegnere di un bolide della Formula 1 ai box durante una corsa, quando il lavoro ormai è fatto e si tratta “solo” di governare gli assetti, il piano-gara. A dire il vero, però, a un certo punto si coglie netto nel suo argomentare uno scarto rivelatore della straordinarietà del compito che con il suo staff è chiamato a svolgere sia nei mesi che precedono il festival, che nei giorni in cui esso si consuma; uno scarto tutto giocato su una dimensione di assunzione di nuove responsabilità. Certo non dirette, non connesse costitutivamente al buon funzionamento dell’evento in sé e per sé, ma che responsabilità comunque! Parliamo naturalmente della crisi delle sale, quindi di una parte fondante dell’architettura industriale del fare cinema, senza il buon funzionamento delle quali il produrre e fruire cinema così come si è prodotto e fruito per oltre un secolo si eroderebbe fino alla consunzione. Purtroppo non siamo a riguardo molto lontani da un drammatico punto di non ritorno. Troppo malessere in chi opera in questa industria, troppa preoccupazione, troppa lentezza sistemica nel rispondere all’offensiva oramai più che vorace del digitale, di una rete che pare proprio essere il vero virus che contamina l’idea di cinema, consolidata nei decenni, come momento di condivisione collettiva in uno spazio pubblico. Fino a pochi anni fa il festival svolgeva una sua articolata funzione di scoperta di nuove cinematografie, di vetrina per il lancio stagionale dei grandi prodotti americani comunque di qualità, di riscoperta di autori dimenticati, di lancio di giovani cineasti ai loro primi lavori e anche, certo, di magnete propulsivo di una certa idea di glamour a dire il vero nel tempo fattasi un po’ sofferente in termini di eleganza, qui come un po’ ovunque, intendiamoci. Tutti ruoli, obiettivi, che sono naturalmente ancora e sempre al centro del lavoro circolare cui è chiamata a svolgere una macchina così complessa come quella di un festival internazionale. Eppure oggi chi muove le leve di questa stessa macchina non può non sentirsi chiamato in

Le parole come

causa a pieno titolo da questa preoccupazione che attiene alla pura sopravvivenza della grammatica industriale di questa splendida arte che ha segnato come nessun’altra l’ultimo secolo della nostra storia. Ecco, allora, che tutti coloro i quali partecipano a questa rutilante dieci giorni di immagini in movimento si muovono oggi animati da un tasso di aspettative ai confini dello spropositato, poiché si aggrappano con profonda tensione a quella che si può davvero considerare l’ultima isola inespugnata dal processo di svuotamento delle sale. Sembra di vivere ciò che la musica ha vissuto e sofferto alla fine del secolo scorso, quando l’industria discografica, di produzione dei supporti discografici, è praticamente dall’oggi al domani implosa nei suoi processi sino ad allora consolidati e fiorenti per essere pressoché totalmente svuotata dalle nuove modalità di fruizione digitale. Il cui motto di fondo è praticamente, a tutt’oggi, “consumare senza pagare”, o quasi. Un crollo verticale al cui cospetto si è registrata una straordinaria, crescente tenuta dello spettacolo live, praticamente l’unica vera risorsa per gli artisti e l’industria discografica stessa, riconvertitasi a questo modello di business, l’unico in piedi, in sostanza, oggi. Ecco, i grandi festival, ma in misura diversa anche quelli piccoli e medi, richiamano oggi la funzione che i concerti hanno svolto nel pieno del tracollo della produzione discografica. Sale strapiene, migliaia di partecipanti, semplici appassionati e cinefili insieme, a vivere il brivido della prima, dell’essere lì dove tutto si consuma per la prima volta. Naturalmente in un contesto pure cool, ça va sans dire… Questa dopata, verrebbe da dire, funzione può essere in realtà portatrice sana di nuova energia in quanto laboratorio di nuove modalità, di nuove idee per costruire momenti di cinema in condivisione. In sostanza per capire insieme come l’evento “live” in sala debba trovare una sua nuova vitalità attraverso nuovi format, che vadano ben al di là della semplice, meccanica uscita al cinema il giovedì dei nuovi film della stagione. Ripeto, le aspettative rischiano davvero di sfiorare l’assurdo, come se il pianeta-festival fosse l’unica panacea per questo male ai confini dell’incurabilità. Eppure questo peso, questa responsabilità, ricondotti a proporzioni più consone e congrue, non possono rimanere inevasi da parte di chi, dirigendo uno dei massimi momenti “live” cinematografici del mondo, ha tra i suoi principali obiettivi, unitamente a tutte le altre componenti di questa industria, quello di difendere e ridefinire la valorizzazione e lo sviluppo del prodotto cinema nella sua fruizione senza se e senza ma più qualificante, ossia in una sala buia, con uno schermo gigante, gomito a gomito con amici o sconosciuti. Come? Beh, ponendosi fattivamente quale epicentro di un confronto che prendendo spunto dalle affollate sale del Lido obblighi tutte le parti in gioco a mettersi in discussione, ripensandosi e reinventandosi senza paura del futuro. Nonostante il drammatico, per le ricadute che potrà avere su tutto il sistema cinema (della serie piove sul bagnato…), sciopero di Hollywood, che priverà il red carpet di parecchie star a stelle e strisce, saranno dieci giorni come sempre emozionanti e coinvolgenti, con la caccia al biglietto per entrare in sala che quasi commuove alla luce di quanto ci siamo sin qui raccontati. Buona visione a tutti!

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editoriale

t radition

ACQUA SPLENDERÀ

Il frastuono degli applausi e dei gridi annunzia il loro arrivo nel Canal Grande. I rematori, posti sull’estrema punta della lor navicella, fanno da principio palpitare il riguardante, che non ha l’occhio avvezzo a tal genere di esercizio

Origine delle Feste veneziane, Giustina Renier Michiel, Milano 1829

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La Regata Storica è l’appuntamento che segna il quasi epilogo dell’estate veneziana e al contempo apre il mese di settembre, una sequela di giorni fittissimi di appuntamenti e di “mondanità” come si diceva un tempo.

La Regata – non tanto il corteo in costume che evoca l’arrivo a Venezia di Caterina Cornaro, prima di finire ad Asolo, dopo essere stata obbligata per ragioni di realpolitik a cedere l’isola di Cipro ai veneziani, ma la sfida tra imbarcazioni a remi lungo le acque non semplicissime del Canal Grande, un corso d’acqua rivelatosi insidioso e lo sanno bene molti regatanti che hanno fatto i conti con forti correnti e con difficoltà impreviste lungo il percorso di gara – rappresenta ancora un momento di autentica venezianità, privo di contaminazioni esterne. Ritrovare gli sguardi di moltissime persone, tutti rivolti verso un palcoscenico liquido, è uno spettacolo nello spettacolo e tutti i palazzi affacciati sul Canal Grande brulicano di ospiti che incuriositi seguono dalle finestre lo svolgersi delle differenti gare a forza di braccia. Mancando sempre più un vero tessuto sociale autoctono in città ed essendo tutto concepito a misura di visitatore, i riti legati ai regatanti finiscono con essere confinati nei recinti delle remiere e non si avverte quasi più quella animata dialettica che opponeva le differenti tifoserie su piani contrapposti nel supportare questa o quella coppia di campioni del remo. Lo spettacolo è tuttavia garantito sempre, e non può essere diversamente, trattandosi di Venezia, ma quello che manca è una forza popolare autentica che riporta ad uno spirito di città viva, non in rianimazione. Ammetto che quando si parla di Venezia si finisce sempre col confrontarsi in maniera ossimorica tra bellezza infinita e degrado crescente, e questo rappresenta un limite alla poesia di un racconto, che finirebbe con l’ammantarsi di retorica e nostalgia di un passato, remoto.

Scuciaro, Ciaci, Strigeta, Crea, Fongher, Busetto, Vignotto, D’Este e moltissimi altri hanno fatto grande lo sport del remo, ora in città si vedono sovente imbarcazioni a remi che solcano i canali, ma sono molto più evidenti e inquinanti i battelli di ogni tipo che non smettono mai di percorrere il Canal Grande e la Laguna, carichi di merci e di persone. Domenica 3 settembre 2023, nel pomeriggio fino quasi al tramonto, sono le braccia e il sudore a muovere i natanti, e ognuno dei presenti è giustamente entusiasta dello spettacolo, poi tutto inevitabilmente è destinato a tornare come prima. Fino a quando?

The Historical

Regatta

is the Venetian event that marks the end of summer and open the month of September, itself packed with appointments and ‘mundane’ events, as they used to say. The Regatta began as a parade in honour of Caterina Cornaro, made Queen of Cyprus only as a bridgehead to allow Venetian control of the island, but those days are long gone, and the Regatta turned into a quasi-competitive rowing event along the unsuspectingly insidious waters of the Grand Canal. The day is a day a pure Venetianness, largely uncontaminated by outside forces. The crowds are a show within the show: the whole city watches, whether from the comfort of canal-facing palazzos or from one of the embankments. Since a real social fabric is sadly lacking in a city where everything is oriented to the satisfaction of the outside visitor, the rituals around the regatta end up taking place only within the very small circles of duelling teams. There is barely any heartfelt preference for one or the other team of rowers. Of course, a beautiful show will always be in the cards – it is Venice we are talking about, after all –what is missing is some sort of popular, authentic spirit that might make Venice look really alive, not merely resuscitated. Alas, there’s more going on than traditions evolving (or involving) and legends coming and going. Surely, what a day of wholesome sport should inspire in us is maybe taking it up ourselves, and act as healthy counterbalance to the machine-driven vessels that are far dirtier and noisier than human power. On Sunday, September 3, 2023, natural brawn will push all boats forward, and we will all enjoy the show very much. Everything, though, will soon revert to the status quo ante. Until when?

PUPPARIN

Imbarcazione veloce usata un tempo per la vigilanza marittima o come barca da casada. Molto sviluppata nella poppa da cui prende il nome. Vogata a un remo fino ad un massimo di 4, la sua lunghezza varia da 9 a oltre 10 m. ENG A fast, agile boat traditionally used by maritime guards or as a barca da casada (family boat). Wider in the stern ( poppa), from which it takes its name, the pupparin is generally 9 or 10 m long and can be rowed by between one and four oarsmen.

MASCARETA

Tipo di sandolo leggero usato per la pesca, per le regate e per il diporto lagunare. La sua lunghezza (6-8 m) varia in rapporto al numero di vogatori (1-4 remi).

ENG A kind of light sandolo boat used for fishing, regattas and general recreation in the lagoon. Its length (usually 6-8 m) depends on the number of rowers (1-4 oars).

CAORLINA

Barca da lavoro, conserva le forme originali. Adibita alla pesca ( caorlina da seragia ) e soprattutto al trasporto delle primizie ortofrutticole dalle isole al mercato cittadino. Il nome fa presumere l’origine da Caorle.

ENG This work boat still preserves the original shape. Built for fishing (caorlina da seragia) and especially for transporting fresh fruit and vegetables from the islands to the city market. The boat’s name suggests that it was originally built in the town of Caorle.

GONDOLINO

Nato ed usato esclusivamente per la Regata Storica, il gondolino fece la sua prima apparizione in gara nel 1825. Imbarcazione più leggera e svelta della gondola dalla quale trae la sua forma, misura attualmente 10.50 m di lunghezza, 1.10 m di larghezza e 0.65 m di larghezza del fondo.

ENG Designed and built exclusively for the Regata Storica, the gondolino was first launched in 1825. Lighter and faster than the gondola from which it takes its shape, today’s craft are 10.50 m long, with a width of 1.10 m and a keel width of 0.65 m.

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www.regatastoricavenezia.it

IL FILO DELLA STORIA

Il fatto che in questi magnifici dieci giorni di cinema le sale siano colme di semplici spettatori e di cinefili appassionati rappresenta un vitale spot per dire che il cinema si deve vedere al cinema!

Novantunesimo anno di vita, edizione n. 80, 15esima edizione firmata Barbera (di cui dodici consecutive), 2.400 e passa film visionati, 120 selezionati, 4.000 e più accreditati… Insomma, quando si parla di Mostra del Cinema la tentazione di rifugiarsi nei suoi generosi, infiniti numeri sarebbe gioco facile. In un tempo in cui tutto scorre su un eterno, rutilante presente, tutto giocato su record e numeri per l’appunto, attorno a questo straordinario evento culturale e mediatico si potrebbe costruire una comunicazione permanente giocata solo sulle cifre, sicuri di poter assecondare la sete agonistica, performativa degli assatanati di tastiera. Ma a noi questa spuma che vola via con un soffio, questo roteare retoricamente attorno alla next big thing buona per selfie e ancora selfie interessa meno di zero. Fedeli e convinti che approfondire significhi vivere assai meglio e riccamente gli stimoli culturali, le suggestioni poetiche, visive, narrative che ogni tempo presenta in un delta di infinite sue varianti. Quindi per noi entrare a pieni polmoni nel respiro eccitante della vigilia di ogni edizione della Mostra significa prenderci tutti i contenuti possibili, scandagliandoli preventivamente con famelica curiosità. E dobbiamo dire che Alberto Barbera, come sempre, è tutt’altro che arcigno e abbottonato a riguardo. Salite quindi a bordo con noi per questo concentrico viaggio tra le caleidoscopiche pieghe del più antico festival del mondo.

I festival hanno una struttura consolidata che tende a reiterarsi anno dopo anno. Le novità strutturali sono rare, spesso le sorprese o le innovazioni vanno cercate tra le righe. A quale pagina dobbiamo andare in questa edizione 2023 per scovare uno scarto in avanti, una qualche novità?

Al capitolo nodale delle strutture, dell’evoluzione del “contenitore festival”. Il Comune è riuscito a portare a termine le uscite di sicurezza al terzo piano del Palazzo del Casinò e a ristrutturare completamente la Sala Perla. Ciò consente di avere i certificati di agibilità dell’intero edificio e quindi di aprirlo al pubblico senza più restrizioni. Prima potevano entrare solo gli accreditati nelle sale di proiezione di questo straordinario edificio razionalista; ora anche i posti delle sale Volpi, Perla e Casinò possono essere venduti così come avviene per tutte le altre sale. Una differenza notevole, perché aumenta la possibilità per gli spettatori di costruirsi percorsi quotidiani di visioni che si servono di tutte le sale disponibili. Questa la vera novità dell’edizione 2023. L’impianto, la formula rimangono quelli, cambiano ovviamente i contenuti.

È come minimo interessante rilevare quanto in un’industria culturale come quella del cinema, così costitutivamente connessa alla modernità in continuo divenire, tecnologico, linguistico,

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i ncontri
Intervista Alberto Barbera di Massimo Bran e Mariachiara Marzari

Ninety-one years of life, 80th edition, 15th edition under Barbera (12 of which in a row), 2,400 and more films viewed, 120 selected, 4,000 and more accredited... In short, when it comes to the Venice Film Festival, the temptation to take refuge in its generous, infinite numbers would be easy. To us, what matters is the poetry, the vision, the storytelling that create an infinite landscape of beautiful variations.

Festivals have an established structure that tends to repeat year after year. Structural novelties are rare, surprises or innovations often have to be sought between the lines. Which page should we turn to in this 2023 edition to find a leap forward, anything new?

Physically—yes, there is plenty new. City Hall eventually renovated the whole third floor of the Casino Palace to code, and renovated fully the Perla Hall within. This means that the whole building is now accessible and up to code. No restrictions apply anymore to anyone. This means that all theatres can house public screenings. More screenings, more viewers, more content.

It is amazing how a cultural industry such as cinema, joined at the hip with the evolution of technology, the idea of a festival, itself almost a hundred years old, went basically unchanged and lost nothing of its aura and its cultural and industrial significance.

If we look back at the VFF’s first few editions, in the 1930s, we will understand how those visionaries already invented it all. The idea of a market was there in 1934, there were specific sections for children’s cinema and for technical and scientific cinema. Some intuitions grew, some didn’t, others were added—but the model, the model is the same. It always worked. It feels weird to force ourselves to change just for the sake of change. Over the decades, some things were added, like the virtual reality section at Venice

Immersive. We also established the Biennale College programme to help younger filmmakers realize their ideas. I mean, of course innovation will always be there, but the core idea, the format of the festival is just as valid today as it was ninety years ago. We want great cinema to succeed, the audience and critics to get to know the most interesting productions, and serve as an international showcase. The dual soul of cinema – artistic and commercial – has always been acknowledged by the Venice Film Festival since inception. It would be disingenuous to say that market dynamics have no influence on film production. That much is clear to us, especially in a moment when movie theatres aren’t performing as well. We are so happy to see our own theatre packed with viewers over these amazing ten days of great cinema! Being there, physically, is more important today than it ever has been.

80 is a very round number. We cannot help but look back and take stock of the beautiful history of the Venice Film Festival. How does this goal feels to you?

Oh, we are used to celebrating goals! Last year, the ninety-year anniversary of the Festival’s foundation. This year, the eightieth competitive edition. We are very proud to be the first in the world to initiate something that didn’t exist before, to contribute to innovation and structural change that others followed later. Venice has always set the pace. We will celebrate this round number with a documentary by Baptist Etchegaray and Giuseppe Bucchi: The Lion’s Share: A History of the Mostra

Stories, experiences, memories. Pick one and tell us about it. There are so many, and it’s so hard to pick just one! The one experience that changed me the most took place during my first year in Venice. Up to that point, I had been working on a smaller indie cinema festival – Turin – and I had no rapport with the Majors. Upon being nominated director of the Venice Film Festival, my

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© La Biennale di Venezia - foto ASAC

i ncontri

ALBERTO BARBERA VENEZIA 80

economico, l’idea-festival, questa intuizione cinematografica partorita proprio qui al Lido quasi un secolo fa, sia in fondo rimasta di fatto inalterata nel tempo senza perdere nulla del suo fascino e del suo valore culturale ed industriale. Anzi, se possibile vedendo accresciuta questa sua particolare, composita identità in questi ultimi anni di grave crisi della fruizione tradizionale del cinema, ossia quella nelle sale. Come spiegarsi questa sorta di “miracolo”?

Andando a rivedere le edizioni degli anni ‘30 ci si accorge di quanto quei visionari pionieri avessero già inventato tutto. L’idea del mercato c’era già nel ‘34, esistevano le sezioni specifiche dedicate ai ragazzi o alla cinematografia tecnico-scientifica. Alcune suggestioni poi sono state riprese, altre no, altre introdotte nel tempo, ma sostanzialmente il modello è rimasto esattamente quello. Funziona da sempre benissimo, quindi risulta difficile e forse anche inutile provare a inventarsi forzatamente qualcosa di nuovo. Nel nostro specifico, che poi è quello dove tutto è nato nel 1932, abbiamo ovviamente nei decenni costruito qualcosa di inedito: abbiamo inaugurato una sezione nuova con una realtà produttiva che prima non esisteva, la virtual reality in Venice Immersive; abbiamo per esempio lavorato da un punto di vista produttivo con Biennale College per agevolare i giovani con delle buone idee e con delle adeguate capacità a realizzare le loro prime opere. Insomma, le innovazioni ci sono state e sempre ve ne saranno, però, ripeto, l’idea di fondo, e quindi la struttura, del format festival rimane sempre la stessa ed equivalentemente valida oggi così come 90 anni fa, ossia l’impegno, la volontà di valorizzare la produzione migliore cercando di svolgere una molteplice funzione: segnalare al pubblico e alla critica quali sono i titoli più interessanti e innovativi facendo un lavoro di scouting per far conoscere nuovi autori o cinematografie sconosciute; servire in qualità di privilegiata vetrina internazionale la promozione dei film, perché comunque la doppia anima artistica e commerciale del cinema è sempre stata assecondata dalla Mostra, fin dalle origini, e non

vogliamo dimenticarcela certo oggi. Sarebbe un’ipocrisia dire che i film prescindono dal mercato, ancora di più in un momento caratterizzato dalla profonda crisi che investe le sale, che hanno bisogno vitale per resistere e rilanciarsi del sostegno da parte di tutte le componenti dell’industria cinematografica. Di noi in primis: alla luce di questa preoccupante crisi, infatti, il fatto che in questi magnifici dieci giorni di cinema le sale siano colme di semplici spettatori e di cinefili appassionati rappresenta un vitale spot per dire che il cinema si deve vedere al cinema! Trovarsi fisicamente in sala oggi, quindi, è ancora più importante di prima.

Più facile storicizzare quando si ha a che fare con un percorso secolare come quello del primo festival della storia. Si indugia sin troppo su questo a dire il vero. Eppure il numero 80 è davvero cifra rotondissima. Cosa le viene in mente d’impeto, emozionalmente quando pensa a questo traguardo?

E cosa invece le piace fermare per restituire il senso profondo che connota un traguardo così importante?

Ormai siamo abituati a celebrare anniversari. L’anno scorso i 90 anni dalla fondazione della Mostra, quest’anno le 80 edizioni, calcolate su quelle competitive che fanno “calendario”.

Contando tutte le edizioni saltate a causa della guerra, che sono state indicativamente una dozzina, infatti, il Festival da un punto di vista numerico sarebbe ancora più vecchio.

C’è forte l’orgoglio di essere stati i primi al mondo ad aver dato vita a una forma di manifestazione che non esisteva in precedenza, di aver continuato anche nel corso della nostra storia a introdurre innovazioni e modifiche strutturali che poi sono state copiate dagli altri. Venezia ha segnato sempre il passo in termini di ricerca, di laboratorio vivo nel costruire ed evolvere le varie sezioni che vanno ad arricchire in maniera complementare il corpo di un festival. Un percorso che ha ispirato poi tutti i festival internazionali del mondo. Questo è naturalmente per noi motivo di grande orgoglio e prestigio. Poi va

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first travel was to Hollywood, in January 1999, and my first meeting was with WB, who told me they had a film for the VFF. What film was it? Stanley Kubrick’s Eyes Wide Shut, starring Tom Cruise and Nicole Kidman. I couldn’t believe it! Beginner’s luck, I told myself. The film did come to Venice, despite Kubrick’s death. We took it as a chance to homage this legendary filmmaker.

The pandemic first, and the Hollywood Strike. How much did the latter influence your programme?

We worked on our programme back when the strike wasn’t a thing. In fact, we finished our work two weeks ahead of schedule. We started viewing films in November 2022 and we never stopped. We are talking about 2400 titles. Then, that night in July, the news of the strike hit us. What a nightmare. For three days, we knew nothing more than that single piece of news. Nobody knew anything! Days later, things started looking up. Netflix kept their promises, as well as did other American productions. The single defection was Challengers by Luca Guadagnino, because its producers felt that without Zendaya present, their film wouldn’t be promoted the way they intended. At that point, we had to pick another opening title, and we quickly settled on Comandante by Edoardo De Angelis, starring Pierfrancesco Favino.

Actors – that’s a different story. Nobody affiliated to the majors will be there. Independent productions have more leeway. Sag-Aftra might also make exceptions for actors’ participation in festivals. We’ll have to wait and see. I am positive there will be a strong presence, especially for indie cinema. In short, I don’t expect anything catastrophic. We should also remember that the technical cast will be there in all cases.

What about the strike’s consequences on cinema in general?

Yes, that is certainly a big unknown. How long the strike will be will have the most impact. Obviously, for some time production will

be halted, and releases will be pushed back. Fewer movies, smaller audiences… after all we did to push audiences back to movie theatres! It might, in fact, prove disastrous for theatres. It won’t be too good for streaming platforms, either, since many may choose not to renew their subscriptions for lack of new content.

Think of the writers’ strike of late 2007 and early 2008. Because of that, it is estimated that Los Angeles County lost $2b and 370,000 jobs! Workers with less recourse won’t just sit there and wait for the strike to be over: they’ll look for other jobs, possibly changing industry altogether, or moving to a different city. How many lost jobs are we looking at? How hard will it be to start the machine again, after months of forced stop?

There are many different reasons behind this strike. The first one is obviously a demand for higher pay—not for the great movie stars, but for all workers who keep cinema as an industry alive. Also, medical insurance for all professionals involved in movie production. Last but not least, how to integrate Artificial Intelligence. This is not a future issue, it is here already! If there will be no regulation in place, AI will be the greatest revolution since the birth of cinema. The current strike is a call for regulation. With barely any human input, and by forgoing human creativity altogether, AI can generate a finished product, a full movie. We should note that some 80% of productions are commercial—they need to make money, and they move millions if not billions of dollars. It is an enormous issue.

Liliana Cavani and Tony Leung Chiu-wai. Your choices for the Golden Lion for Lifetime Achievement homages authors and actors whose work impacted and shifted forever the aesthetics of cinema. Tell us more about your picks.

Liliana Cavani was born in 1933 and is still giving her all. She was the only female filmmaker in the New Italian Cinema movement in the 1960s, with Bellocchio, Petri, Bertolucci… a few years before Lina Wertmüller joined. She was the exception in a male-dominated world and she left her mark on the aesthetics and contents of Italian cinema of the time, also thanks to her perseverance and consistency. As an author, she always questioned herself, her cinema, her approach. I think it will be very interesting to celebrate a filmmaker whose innovative contribution to film can be fully understood today. One proof: her latest film The Order of Time, which we will see soon at the VFF.

Tony Leung grew to be an icon of auteur Asian cinema, for the films he made and for his collaboration with Wong Kar-wai and other great East Asian filmmakers. We should also note, in this respect, how much Asian cinema did for the Venice Film Festival. Tony deserved this award. He was in three Golden Lion-awarded movies, too. (A city of Sadness (1989), Cyclo (1995), and Lust, Caution (2007), ed.)

Speaking of Golden Lions—William Friedkin sadly passed. He received his Lifetime Achievement Award back in 2013, and was supposed to be here this year for his latest film, to be presented Out of Competition. A word?

I visited the set of The Caine Mutiny Court-Martial in February. Guillermo Del Toro was there as a stand-in director. It was the last day of photography and Friedkin was very pleased with his work. What I noticed was just how everybody just adored him.

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© La Biennale di Veneziafoto ASAC

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detto che non ci piacciono troppo le autocelebrazioni, lasciamo che siano gli altri a complimentarsi per quello che abbiamo fatto e riusciamo ancora a fare. Anche questa volta abbiamo previsto un omaggio a questo rotondo anniversario per così dire ridotto, sobrio, ma puramente cinematografico, con la proiezione del documentario di Baptiste Etchegaray e Giuseppe Bucchi La parte del Leone: una storia della Mostra

Tra gli infiniti aneddoti, tra le mille esperienze significative che inevitabilmente affollano la sua memoria prima di appassionato e cultore della Mostra, poi di direttore della Mostra stessa, così, a pelle, quale sceglierebbe?

Sono davvero tantissimi, difficile sceglierne uno su tutti. L’esperienza che mi ha segnato di più ad ogni modo coincide con il mio primo anno a Venezia. Arrivavo da un piccolo ma assai seguito festival dedicato al cinema indipendente quale quello di Torino; non avevo perciò mai avuto nessun rapporto con gli Studios. Al mio primo anno di direzione della Mostra il primo viaggio che intraprendo è naturalmente quello verso Hollywood, nel gennaio del ’99, e il primo appuntamento lo fisso con la Warner Bros., dove mi dicono di avere un film per Venezia. E che cosa mi propongono? Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, con Tom Cruise e Nicole Kidman. Non ci credevo! «Sarà la fortuna del principiante», mi ripetevo. Il film è poi venuto a Venezia nonostante la scomparsa di Kubrick durante la lavorazione, quindi un’occasione ancora più significativa e in qualche misura eclatante per rendere omaggio alla sua leggenda. Insomma, come inizio davvero niente male, sì.

Prima la pandemia, a cui avete saputo rispondere altamente. Ora lo sciopero di Hollywood, con tutte le incognite che ne conseguono. Quanto ha influito sulla programmazione e quale impatto effettivo prevede sulla Mostra questo stop delle star a stelle e a strisce?

Abbiamo portato avanti tutto il lavoro di selezione quando di sciopero non si parlava ancora; avevo già chiuso tutto il programma quasi due settimane prima della conferenza stampa, in anticipo rispetto al solito. Avevamo iniziato a vedere film a novembre 2022 e non ci eravamo mai fermati; è stato veramente faticoso perché sono arrivati più film dell’anno precedente, oltre 2.400 titoli, ma eravamo tutti molto soddisfatti. Poi improvvisamente, nella notte tra giovedì 13 e venerdì 14 luglio, arriva l’annuncio dello sciopero. È stato un incubo vero, perché dall’oggi al domani ci siamo trovati sospesi in balia degli eventi. Per tre giorni non abbiamo saputo niente di più della pura notizia in sé, perché di fatto nessuno sapeva niente, nemmeno gli Studios o le produzioni. Tutti a telefonarsi, incontrarsi, a discutere sui provvedimenti da prendere. Poi tra lunedì e martedì della settimana successiva sono arrivati i primi segnali positivi, le conferme di Netflix che affermava di voler mantenere gli impegni presi con Venezia, così come di altre importanti produzioni americane. L’unica defezione, come è noto a tutti, alla fine è stata quella di Challengers di Luca Guadagnino, poiché i produttori hanno ritenuto che senza la protagonista Zendaya non avrebbero potuto fare la promozione del film così come avrebbero voluto, posticipandone quindi l’uscita nel 2024. Dal momento che avevamo deciso fosse questa la proiezione inaugurale della Mostra, era a quel punto necessario individuare un altro film di apertura e in tempi brevissimi abbiamo annunciato Co-

mandante di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino, opera in Concorso.

L’incognita riguarda ancora la presenza degli attori. Non ci saranno certamente quelli degli Studios; per tutti gli altri, ossia gli interpreti impegnati in film di produzioni indipendenti, vi sarebbe la possibilità di usufruire della deroga della Sag-Aftra, che permetterebbe loro di partecipare ad azioni in presenza nei festival e nelle varie altre occasioni di presentazione, deroga che tutti hanno richiesto ma che è ancora in fase di approvazione. Le risposte cominciano ad ogni modo già ad arrivare. Bisognerà vedere se gli attori muniti del permesso di partecipare decideranno poi di esserci davvero, o se invece rinunceranno per solidarietà verso i colleghi, cosa tutt’altro che improbabile. Staremo a vedere. Sono comunque ottimista che ci possa essere una presenza forte per sostenere i film indipendenti; penso e spero che l’impatto dello sciopero sulla Mostra sarà limitato e non catastrofico come si annunciava. Sicuramente qualche tappeto rosso sarà meno glamour del solito, ma ci saranno registi, produttori, direttori della fotografia e altre figure fondamentali per la realizzazione delle opere in Concorso e non. Non mi sembra drammatico se alcuni film, per un anno, verranno solo presentati dal regista e non dagli attori. Insomma, poteva capitare di molto peggio.

Quale ricaduta pensa possa avere questo sciopero sul cinema in generale?

L’impatto sul futuro dell’industria cinematografia sarà invece quello sì una vera incognita; molto dipenderà naturalmente dalla durata dello sciopero stesso. Chiaramente per un certo periodo di tempo le produzioni saranno bloccate, quindi mancherà del prodotto; gli Studios hanno già annunciato alcuni rinvii di titoli previsti per la stagione prossima. Le piattaforme si troveranno senza serie per alimentare ai ritmi attuali un circuito continuo di proposte settimanali; l’uscita nelle sale sarà diluita e il pericolo concreto è che dopo tutta la fatica fatta per riportare il pubblico al cinema, con risultati solo parzialmente soddisfacenti rispetto al periodo pre-pandemia, altri mesi di scarsità di prodotti attrattivi allontanino dalle sale ancora di più il pubblico di quanto non sia già drammaticamente avvenuto in questi ultimi anni. Le conseguenze sarebbero disastrose per il futuro delle sale e magari anche, in parte non proprio irrilevante, per le piattaforme, dal momento che molti utenti potrebbero rinunciare agli abbonamenti in mancanza di film nuovi da vedere.

Pochi in questi mesi si sono soffermati a ricordare gli effetti del grande sciopero degli sceneggiatori statunitensi avvenuto tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008: ‘solo’ la loro inattività aveva provocato per la contea di Los Angeles una perdita di 2 miliardi di dollari e di 370.000 posti di lavoro! Gli operatori meno protetti non possono certo aspettare che finisca lo sciopero girandosi i pollici: maestranze e comparse rimaste senza lavoro ne cercheranno subito un altro, a volte cambiando totalmente ambito professionale, magari trasferendosi in un’altra città. Quanti lavoratori si perderanno con questo sciopero che interessa molti più addetti di quello già dolorosamente dirompente di quindici anni fa? Le conseguenze per la contea di Los Angeles e per il futuro del cinema saranno davvero impattanti. A parte il dato drammatico in sé e per sé della perdita del proprio lavoro da parte di centinaia di migliaia di persone, pensate solo cosa voglia dire poi, una volta finito lo sciopero, dover rimpiazzare

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21 Eyes Wide Shut, 1999
Jaume Plensa Hortense in Slumberland (2022) berengo.com

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mezzo milione di professionisti per ripartire veloci, rimettendo in moto una macchina rimasta ferma mesi! Non si tratta solo di meri numeri, ma di trovare in tempi strettissimi una massa enorme di figure professionali qualificate per far sì che vi siano le condizioni dovute per ricominciare a produrre prodotti di qualità.

Le ragioni che informano questo drammatico sciopero sono varie e note. In primis naturalmente la richiesta di migliori e più dignitose retribuzioni, non certo per le grandi star, bensì per tutti i lavoratori che tengono in piedi l’industria-cinema dal basso; poi ancora la richiesta di assicurazioni sanitarie per tutte le figure professionali coinvolte nella lavorazione di un film, garanzie che ad oggi sono a volte inesistenti; last but not least, per dirla all’americana, il problema dell’intelligenza artificiale, che a tutt’oggi persistiamo a mio parere a sottovalutare nei suoi esiti più nefasti sul fronte del lavoro. Non è un problema che verrà questo, c’è già! Una soluzione che fino solo a ieri pareva iper-futuribile e che invece già oggi viene sempre più adottata. Un utilizzo, questo dell’IA, che se non viene regolamentato rischia davvero di rappresentare la più grande rivoluzione all’interno della produzione cinematografica da quando il cinema è nato. La vera questione strategica dietro a questo sciopero, o perlomeno quella più importante ritengo, è legata precisamente a questa regolamentazione. Se non viene definita con equilibrio e lungimiranza sociale credo proprio che ci troveremo di fronte a conseguenze fino a ieri inimmaginabili. Con l’intelligenza artificiale si può fare un film senza alcun intervento umano, ovviamente se scegliamo di soprassedere completamente sull’aspetto creativo. L’80% dei film, ricordiamolo, sono pellicole commerciali in cui il tratto creativo gioca un ruolo assai inferiore rispetto a quello che connota, che so, i classici film d’autore europei e non solo. Stiamo parlando della struttura industriale di fondo di questo settore, quella che fa muovere milioni di persone e miliardi di dollari. Insomma, un problema a dir poco enorme.

His crew worshipped him. After all, how many get the chance to work with such a giant?

More than any other year, the jurors are legend filmmakers. What can we expect from the panel?

To nominate a jury is one of the most troublesome jobs as a festival director. It’s all undefined until the very last moment, because everyone is back to work after summer vacations, which means to secure the presence of such high-profile personalities is no easy task. Not this year, though. This year, it has been quite easy. 80% of the panel was secured by January. Seven directors and two actors of different generations for an all-around approach. The only risk, one might say, is heated confrontation and some conflict, to which I reply: healthy conflict is a good thing, especially when such great filmmakers give their all.

The competition line-up: surprises, confirmations, veteran filmmakers, new authors.

In the Main Competition, there’s a plethora of great authors: Wes Anderson, Harmony Korine, Sofia Coppola, David Fincher, Michel Franco, Yorgos Lanthimos, Pablo Larraín, Michael Mann, Luc Besson. They’re among the most important filmmakers of today. The presence of Besson is quite a surprise, since he’s not the festival type, usually. He will also present his latest film, Dogman, here: an action movie that is also an ambitious, articulated story that works on different levels and employs different registries. The protagonist actor, Caleb Landry, does amazing things. Truly a great interpretation. Also something worthy of note in the Main Competition is that fifteen filmmakers out of twenty-three total participate for the first time. The first film we picked is by a young German director, Tim Kroger, who debuted only a few years ago at the International Film Critics’ Week. Die Theorie Von Allem is a interesting elaboration on German classics and more. It is a sci-fi film as well as a love drama. It’s not an easy film to get, but its richness and aesthetic and conceptual versatility create a visual tension that will capture you. We fell in love with it.

Then theres Fine Troch, whose Home of 2016 earned her the Best Direction Award in the Orizzonti section. Her current film, Holly, is about a distressed teen who, after her school went ablaze, discovers she has a healing power, and begins helping those who had been wounded or trauma -

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Liliana Cavani e Tony Leung Chiu-wai. La vostra scelta dei Leoni d’oro alla carriera vuole sempre, e non potrebbe del resto essere altrimenti data la statura globale della Mostra, omaggiare, valorizzare autori e attori che hanno in qualche modo prodotto degli scarti estetici, di linguaggio filmico diremmo proprio, significativi nella storia del cinema internazionale. Quali le ragioni profonde di queste due scelte?

Liliana Cavani è una regista del ‘33 ancora in piena attività, quindi un caso abbastanza atipico e anomalo. É stata l’unica donna protagonista del nuovo cinema italiano negli anni ‘60 insieme a Bellocchio, Petri, Bertolucci, anticipando di qualche anno Lina Wertmüller. Rappresentava un’eccezione in un panorama che all’epoca era pressoché esclusivamente maschile. Ha lasciato un segno profondo nella trasformazione del linguaggio, dell’estetica e anche dei contenuti del cinema italiano degli anni ‘60 attraverso un lavoro portato avanti con costanza e coerenza nel tempo. É stata un’autrice che in qualche modo ha saputo mettere in discussione innanzitutto sé stessa, il proprio cinema e il proprio approccio, per cui mi sembrava interessante celebrare una regista di cui solo oggi forse riusciamo a cogliere appieno il ruolo innovativo che ha saputo svolgere nel corso di molti decenni nel nostro cinema e non solo. Ruolo che continua a svolgere pur a una veneranda età peraltro portata benissimo. Il nuovo film che presenterà alla Mostra, L’ordine del tempo, ne è del resto la prova più eloquente.

Tony Leung ha conquistato negli anni una visibilità tale da farlo diventare un’autentica icona del cinema asiatico d’autore. Per i film che ha fatto, per la collaborazione con Wong Kar-wai e con altri maestri del cinema del far East, considerando poi quanto la componente orientale abbia fatto per la storia della Mostra del Cinema di Venezia. Con tutti i Leoni d’Oro ottenuti da film provenienti da quell’immenso e lontano continente dagli anni ’90 in poi, credo che a Tony questo riconoscimento spettasse davvero di diritto. Attore, non dimentichiamocelo, presente in ben tre film capaci di assicurarsi il Leone d’Oro (ndr: Città dolente (1989), di Hou Hsiao-hsien, Cyclo (1995), di Tran Anh Hung, e Lust, Caution (2007), di Ang Lee. Protagonista inoltre nel film In the Mood for Love (2000) di Wong Kar-wai).

A proposito di grandi Leoni d’oro alla carriera, ci ha appena lasciato uno dei più straordinari ed originali registi a stelle e strisce, quel Friedkin che ottenne per l’appunto nel 2013 l’ambito riconoscimento veneziano e che qui al Lido sarebbe dovuto ritornare in presenza per accompagnare il suo nuovo film Fuori Concorso. Che ricordo personale ha di questo importante autore?

Sono stato sul set de L’ammutinamento del Caine: Corte Marziale a febbraio. Friedkin girava in carrozzina perché aveva difficoltà circolatorie e c’era Guillermo Del Toro a fargli da regista “stand in”, una sorta di assistente al regista titolare previsto dalle produzioni americane quando questi non è al 100% della forma. Era l’ultimo giorno delle riprese, che Friedkin era riuscito a terminare con un paio di giorni di anticipo. Era davvero felicissimo ed entusiasta del lavoro che stava portando a termine, dopo dodici anni dall’ultimo suo lavoro, Killer Joe, tra l’altro presentato a Venezia in Concorso appena due anni prima che gli tributassimo un meritatissimo Leone d’Oro alla carriera. Ciò che mi ha colpito ed emozionato è stata la grande adorazione di tutta la troupe nei suoi confronti: lo

tized by the event. The film is a powerful immersion in the world of teenage angst.

Evil Does Not Exist, Ryusuke Hamaguchi’s latest film, has been greatly anticipated, especially after the filmmaker earned an Academy Award for his previous film. Few knew he was working at a new film already! Hamaguchi submitted it with nary a phone call. Evil Does Not Exist is a gem of a movie, a work of absolute beauty. A film on progress, on nature, on luxury and tourism. We will see the description of a timeless universe that lives on in a fragile cultural dimension. There will be no ideology, no propaganda—only, a view on the contradictions that torment humanity in all societies at all latitudes Hamaguchi represented as much with extraordinary power.

Last year, you noted how Italian cinema went into overproduction, with dubious results in terms of quality. This year, though, the number of Italian movies grew! What do we make of this?

Yes, there are six Italian films in the main competition. There had not been this many since 1982. It happened because something changed in the Italian movie industry, and the change was mostly driven by investments. We were used of thinking of Italian production as needing a budget around €8-9m. This year, we are looking at Saverio Costanzo’s Finally Dawn –€29m, De Angelis’ Comandante –€17m, Matteo Garrone’s Me Captain –€8-9m despite using non-professional actors, Giorgio Diritti’s Lubo –€12m if I’m not mistaken. More robust productions, obviously, which is a very welcome development. In our country, there are many small productions with very limited means who cannot compete on international markets bar a few exceptions. Growing budgets and raising investments means more resources and more expression, more titles who stand a chance internationally, more competitiveness. There are six Italian movies in the main competition because it would have been a shame to miss out on any one of them. They are quite different from one another and quite unlike usual Italian cinema. They are daring in terms of narration, language, aesthetics. Yes, we’re all looking forward to the next masterpiece, but masterpieces are rare. These pictures, though, are a turning point for Italian cinema: they are interesting, well-made, valuable, and of utmost importance for the current state of the industry. There is no shortage of great debut works, like Alain Parroni’s An Endless Sunday, in the Orizzonti Section, or Micaela Ramazzotti’s Happiness, in Orizzonti Extra. Parroni’s film in particular is quite original and experimental in language, narration, and research.

The Orizzonti Section is growing, year after year, into more than a research laboratory, however seminal its importance. It is sort of a festival within the festival, now, an indie-world section. What’s new about it?

Well, one of the films that touched us the most in the Orizzonti Section is Dormitory by Nehir Tuna. The story is set in the 1990s. A young man from a bourgeois, Muslim integralist family is sent to live in a dormitory as part of his education to enter the ruling class. He initially resents his family’s choice, for at the time, his country was culminating its tormented progressive path, open

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www.fondationvalmont.com Fondation Valmont Palazzo Bonvicini Calle Agnello, 2161/A 22.04.23-25.02.24 Contemporary art exhibition

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consideravano un Dio! Del resto non a tutti capita di lavorare con un simile gigante della regia. In questo piccolo studio, dove avevano ricostruito un’aula di tribunale militare, si respirava una venerazione nei suoi confronti che si faceva quasi materica, tangibile. Nessuno poteva pensare di trovarci qui, ora, a piangerlo; è stato veramente un colpo brutto e inaspettato. Organizzeremo ovviamente una commemorazione in occasione della proiezione del suo nuovo film presente in Fuori Concorso o del restauro de L’esorcista, penso e spero alla presenza della moglie e del figlio, con cui siamo in contatto.

Mai come quest’anno la giuria del Concorso, ma in generale di tutte le sezioni, raccoglie un gruppo di cineasti incredibile, che hanno segnato in modo netto con le loro opere il cinema, tutti portandolo un gradino più in alto. Quali sorprese si aspetta da questi magnifici nove?

Comporre le giurie è uno dei lavori più complicati nella direzione di un grande festival. Si arriva a definirle sempre all’ultimo momento, perché tutti riprendono a lavorare dopo la pausa estiva proprio tra fine agosto e inizio settembre, quindi trovare figure di altissimo profilo disponibili in questo particolare periodo dell’anno non è propriamente una passeggiata. Per quest’edizione è stato invece fortunatamente facilissimo. Ho cominciato a gennaio a inviare i primi inviti e la cosa curiosa e inconsueta è che tutti mi hanno risposto subito, confermando la presenza e la partecipazione con un entusiasmo pazzesco. A gennaio avevo l’80 per cento della giuria fatta, quando di solito ci ritroviamo in luglio a cercare disperatamente gli ultimi componenti per arrivare a nove, fermandosi a volte anche a soli sette giurati. Quest’anno abbiamo quasi tutti registi, salvo due soli attori. Un po’ una scommessa e insieme un colpo di fortuna, considerando che se avessimo selezionato attori americani ci sarebbe stato il fortissimo rischio di trovarsi alla vigilia della Mostra con una giuria da ricostruire in corsa. Direi però che il dato più rilevante e promettente di questa giuria è che, avendo nelle sue fila quasi esclusivamente straordinari registi di diverse generazioni, il metro di giudizio sulle varie opere sarà certo vario eppure informato da un approccio, da una cultura cinematografica a tutto tondo di primissimo e straordinario livello. L’unico rischio è che essendo personalità molto forti del cinema internazionale si possano registrare “conflitti” anche belli accesi nell’atto di dover assegnare i vari riconoscimenti, ma evviva lo scontro-confronto quando a viverlo sono cineasti dalla competenza davvero altissima.

I film in Concorso. Senza scegliere un’opera piuttosto che un’altra in termini di qualità, ci regali qualche fermo-immagine su sorprese, conferme, nuovi autori, vecchi maestri. In Concorso vi è una concentrazione eccezionale di grandi autori: Wes Anderson, Harmony Korine, Sofia Coppola, David Fincher, Michel Franco, Lanthimos, Larraín, Michael Mann, Luc Besson. Sono tutti registi da annoverare tra i più importanti in attività oggi. Ci sono alcune intriganti sorprese, tra queste la presenza di Besson, il quale non è precisamente un habitué dei grandi festival. Il film che ha realizzato e che presenta qui al Lido, Dogman, mi ha davvero preso felicemente in contropiede: da un lato è un film d’azione, come lui ci ha da sempre abituati, dall’altro è un lavoro ambizioso e articolato, capace di spiazzare e di variare su più registri, con questo attore australiano protagonista, Caleb Landry Jones, che fa delle cose a

to Europe, to civil liberties, to democracy, to free market. The protagonist hides from his friends the fact that he is given this education, until the point he ends up adopting the identity hid family wanted for him, and makes it his own. This is a politically strong movie that shows Turkey’s U-turn towards a more, if not integralist, certainly confessional politics.

Another surprising debut is Karen Tejpal’s, who will present Stolen in the Orizzonti Extra Section. An amazing meeting with an amazing new filmmaker. By July 10 or 11, I had already seen all movies but one, a debut film nobody knew much about. The film shook us to the core. It starts like a social artwork: one night, at the train station in Delhi, a young man watches a boy being kidnapped. At first, the few people at the station accuse him of being the perpetrator and police want to arrest him. A video showing the misunderstanding goes viral on the internet, which makes the protagonist and his brother, who came to defend him, recognizable everywhere. The two brothers flee, while also looking for the kidnapped boy. We are watching a survival film of high emotional tension that will keep you glued to your seat for the whole ninety minutes. Tejpal is amazing in his ability to govern the tension and is a master director.

Shinya Tsukamoto decided to propose his film in the Orizzonti Section, despite his earlier works having made it in the Main Competition several times, which goes to show how one section is just as mature as the other. Israeli director Guy Nattiv participates with Tatami, starring Iranian actress Zar Amir Ebrahimi. The film recreates a real story that took place several years ago, when an Iranian judoka travelled to Georgia for a competition. She was scheduled to fight against an Israeli athlete. Iran’s authorities began pressuring her into withdrawing for the competition, due to the tension between the two countries. Threats, pressure, blackmail describe what is the current sad state of affairs.

The classics. Is there anything you’d want to see this section doing? What is the best outcome of the work that has been done so far?

The Classics Section grew into a way for classic cinema to reach younger audiences, who are today the majority of the VFF’s attendees and who never had the chance to see these films properly. They probably watched some degraded version on YouTube—we can barely call that ‘watching a movie’. We want these younger generations to understand the importance and the beauty that is essential to understand and appreciate the cinema of today. This is very important, and it works, too! No monographs for us. For an international, generalist Festival like Venice, it makes sense to pick a number of titles from the best restorations issued in the preceding year. Restoration is a growing industry, which makes for ample choice year after year. Just to make a couple examples relative to important international cinema, the Government of Japan recently gave the Japan Film Foundation a large trust to restore Classic Japanese cinema. France did the same. They are restoring basically everything they have. And then there are private enterprises: they know how to market the appeal of classics on streaming platforms. Occasionally, restored classics will be screen in theatres, too, with decent-sized audiences. We couldn’t be happier, and it is great that commercial considerations affected positively the upkeep of an heritage of unparalleled value.

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dir poco sorprendenti, veramente un’interpretazione gigantesca. Altro dato di estremo rilievo è il fatto che ben quindici autori sui ventitré in selezione partecipano per la prima volta a Venezia, a testimonianza di un rinnovamento generazionale ormai a pieno regime. A tal riguardo, il primo film che abbiamo invitato è di un giovane regista tedesco, Tim Kroger, che aveva esordito qualche anno fa alla Settimana Internazionale della Critica. Die Theorie Von Allem, al quale il regista ha lavorato per sei anni, è insieme una rielaborazione suggestiva di classici tedeschi e non solo, un film di fantascienza, un film dispotico, un melodramma d’amore. Non tutto di facile comprensione, anche perché tratta temi non proprio per tutti, come, ad esempio, la meccanica quantistica; eppure questa ricchezza, questa versatilità estetica e concettuale apparentemente esondante riescono a infondere a quest’opera ambiziosa una tensione visiva davvero coinvolgente. Noi ce ne siamo innamorati sia per lo stile che per le suggestioni che ne caratterizzano gli esiti. Penso poi a Fien Troch, che alcuni anni fa ha vinto il premio per la miglior regia in Orizzonti. Il suo Holly vede protagonista una adolescente disadattata che, a seguito di un incendio nella propria scuola, scopre di avere un potere curativo ed inizia così ad aiutare coloro che si sono feriti o coloro i quali stanno vivendo problemi psicologici derivanti da questo drammatico accadimento. Un’immersione potente nel disagio giovanile dei nostri giorni, tra l’altro tema ricorrente nei film della Mostra di quest’anno.

Sempre in Concorso grande curiosità suscita Aku wa sonzai shinai, nuovo lavoro di Ryusuke Hamaguchi, regista che anche il grande pubblico oramai conosce dopo lo strepitoso successo di quel capolavoro che è stato il suo Drive My Car, premio Oscar come miglior film internazionale nel 2022. Cosa dobbiamo aspettarci da questa sua ultima fatica?

Questa sì che è stata una sorpresa assoluta, non fosse altro per il semplice fatto che nessuno sapeva che Hamaguchi stesse facendo un nuovo film. Lo ha iscritto senza avvisarci, lo abbiamo scoperto per caso sulla piattaforma! Una perla assoluta, di una bellezza indescrivibile. Molto diverso da Drive My Car, della durata quasi dimezzata, ma altrettanto coinvolgente per le tematiche di assoluta contemporaneità affrontate. Un film che parla di progresso nel rispetto della natura, delle esigenze di rispettare il fragile equilibrio naturale in un villaggio di montagna in cui un’impresa di Tokyo vorrebbe costruire abitazioni di lusso per turisti “esotici”. Abbiamo quindi la descrizione di questo universo fuori dal tempo, che vive all’interno di una dimensione culturale fragilissima. Spazio ad argomenti come l’equilibrio naturale e i cambiamenti climatici, la necessità di conciliare il progresso civile e sociale con il rispetto della natura. Un film che procede senza essere in nessun modo declamatorio, sottraendosi da ogni sorta di discorso ideologico, senza mai indulgere nella facile propaganda, esaltando invece al suo interno la cifra contraddittoria che connota la società in cui viviamo a qualsiasi latitudine. Una rappresentazione a cui Hamaguchi conferisce potenza straordinaria.

Lo scorso anno lei si è prodotto in una inconsueta “tirata” sul cinema italiano, sollevando un problema di iperproduttività con esiti qualitativi però insoddisfacenti. E quest’anno cosa succede? Che i film italiani aumentano di numero, ben sei in Concorso! Cosa ci dice questo dato? Difficile pensare che in

un anno un sistema sia stato in grado di produrre uno scarto qualitativo generalizzato da giustificare una presenza di tali proporzioni. Semplice annata positiva in coincidenza della chiusura di lavori dei migliori nostri registi o che altro? Ci sono ben sei film italiani in Concorso, sì, cosa che peraltro non accadeva dal 1982. È successo perché qualcosa nel panorama italiano è cambiato a livello di produzione, soprattutto nella direzione degli investimenti economici. Negli ultimi anni per la produzione di un film italiano si considerava come straordinario un budget di 8-9 milioni. Oggi, tra i film che abbiamo selezionato, troviamo Finalmente l’alba di Saverio Costanzo costato 29 milioni, Comandante di De Angelis 17, Io Capitano di Matteo Garrone 8-9 milioni nonostante gli attori non siano professionisti, Lubo di Giorgio Diritti costato circa 12 se non erro. Insomma, ci troviamo finalmente al cospetto di un processo di irrobustimento della produzione italiana invocato da anni. Sul nostro territorio abbiamo tante piccole case di produzione frammentate che producono a bassissimo costo e che quindi non permettono di creare prodotti validi per il mercato internazionale, salvo rare eccezioni. Rafforzare quindi le produzioni, aumentare gli investimenti, dando più possibilità espressive in termini proprio di mezzi e di risorse utilizzabili ai registi attraverso finanziamenti consistenti, significa riuscire a creare delle condizioni per poter posizionare i lavori prodotti su un piano che va oltre i confini nazionali, così da essere finalmente competitivi in termini di qualità circolare con quanto viene prodotto e distribuito a livello mondiale.

Sei pellicole italiane perché rinunciare ad uno qualsiasi di questi titoli sarebbe stato un tremendo peccato. È questo il dato che conferma eloquentemente quanto appena detto. Sono film diversissimi tra loro, tutti ‘altri’ rispetto al cinema italiano abituale. Film che osano in termini narrativi, di linguaggio, di estetica. Ci si aspetta sempre il capolavoro, ma i capolavori, come ben sappiamo, sono rarissimi. Se invece andiamo a vedere il valore propositivo di queste opere, al di là della bellezza in sé e dei loro esiti interessanti e riusciti, il loro alto valore realizzativo, proprio nella loro media qualitativa, capiamo di trovarci di fronte a quella che senza troppa enfasi definirei una svolta cruciale per il cinema italiano. Proprio da un punto di vista della cultura produttiva, industriale.

Non mancano, poi, gli esordi folgoranti come Una sterminata Domenica di Alain Parroni, in Orizzonti, o Felicità di Micaela Ramazzotti, in Orizzonti Extra. Nel caso di Alain è sorprendente la sua originalità linguistica: rinuncia agli stereotipi triti sulle borgate e sulle periferie per raccontare quelle realtà in modo completamente proprio, con un film che è di pura seduzione visiva, musicale e anti-narrativa. Siamo nei territori della sperimentazione attraversati da autori dotati di indubbio talento, registi che sanno lucidamente quello che vanno facendo, ciò che realmente vogliono, che cosa stanno davvero cercando.

Orizzonti di anno in anno si conferma una sezione che è ben più di un mero, per quanto seminale, laboratorio di ricerca. Diciamo che può definirsi come una sorta di festival nel festival, una sorta di sezione indie-world di una grande major. Anche qui, a braccio, quali le tracce nuove e le solide conferme?

Un film che ci ha fortemente colpito in Orizzonti è di sicuro Yurt (Dormitorio) di Nehir Tuna, che a tutti ha ricordato l’impatto che ebbe l’esordio di Bellocchio con I pugni in tasca nel 1965: la

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Dogman di Luc Besson CONCORSO Coup de chance di Woody Allen FUORI CONCORSO Hokage di Shinya Tsukamoto ORIZZONTI
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Exhibition conceived and developed by Mostra ideata e prodotta da M9 is a project by M9 è un progetto di

i ncontri

ALBERTO BARBERA VENEZIA 80

stessa forza espressiva e polemica dei film del regista piacentino dispiegata, però, tra le complesse pieghe della società turca. La vicenda è ambientata negli anni ’90: un ragazzo di famiglia altoborghese integralista musulmana viene messo a vivere in quel tipo di dormitorio in cui vengono formati i giovani destinati a diventare la nuova classe dirigente di orientamento islamico integralista. Il ragazzo inizialmente si vergogna di essere lì perché a quel tempo, all’inizio degli anni ’90, la Turchia era probabilmente all’apice del suo sofferto percorso progressista, aperto verso l’Europa, verso quindi un’idea di libertà sia in termini di diritti civili e democratici che in termini di apertura economica verso un libero mercato. Il ragazzo nasconde perciò ai compagni di scuola la frequentazione di un dormitorio di questo genere fino a quando non assume, facendola sua, l’identità voluta dalla famiglia. Un film politicamente molto forte che spiega come mai la Turchia di oggi sia progressivamente, ma al contempo, nell’ultimo decennio almeno, anche assai repentinamente, divenuta un Paese governato, diremmo meglio “controllato”, di fatto da una classe politica se non proprio integralista, certamente confessionale, con relativo, conseguente arretramento delle condizioni di salute del corpo democratico della nazione. Altro esordio sorprendente è Stolen di Karan Tejpal, in Orizzonti Extra. Un incontro fantastico con un autore nuovo. Ogni tanto succede, no? Mi ricordo nel 2000 il film L’Isola di Kim Ki-duk: l’avevo visto per caso, il giorno prima della conferenza stampa, tirando fuori una videocassetta da una pila di VHS. Scoprii un mondo nuovo, un autore, un universo da cui non sono più potuto tornare indietro, per mia fortuna. Quest’anno è successo più o meno la stessa cosa: il 10 o 11 luglio avevo già visto tutti i film, me ne restava uno solo. Un’opera prima di cui non sapevamo nulla; neanche il nostro storico consulente Paolo Bertolini, che conosce tutto il cinema indiano, conosceva questo regista. Cominciamo a vederlo ed immediatamente rimaniamo folgorati da questo film pazzesco di un’ora e mezza circa. Un film che inizia come opera sociale: un ragazzo, di notte, alla stazione di Delhi mentre aspetta il treno del mattino assiste per caso al rapimento di un bambino. Sul momento le poche persone presenti in stazione accusano proprio lui di essere il rapitore; la polizia, quindi, lo vuole arrestare nonostante il ragazzo racconti di aver visto a sua volta il vero rapitore. Il ragazzo decide di aiutare la madre, disperata perché tutti sembrano voltarle le spalle. Nel frattempo viene postato su internet e diventa virale il filmato del momento in cui il ragazzo viene accusato del rapimento, rendendo lui e il proprio fratello accorso ad aiutarlo riconoscibili alla gente. Ovunque loro vadano per la loro ricerca la gente li riconosce e così comincia la caccia ai due fratelli che, mentre scappano dalle persone che vogliono prenderli e ucciderli, continuano a loro volta la ricerca del bambino rapito. Diventa in sostanza un film di sopravvivenza, connotato da un grado di tensione emotiva altissimo, che ti tiene incollato alla sedia per tutto il tempo. Verso la fine, ritorna un film sociale quando si scopre… Insomma, una di quelle chicche che capitano tra le mani di tanto in tanto: un film girato con una maestria e una capacità straordinaria di governare la tensione narrativa.

In questa caleidoscopica sezione troviamo poi altri film molto, molto forti. C’è l’ultimo lavoro di Shinya Tsukamoto, che ha accettato di partecipare in Orizzonti dopo essere stato in Concorso più volte, a dimostrazione di quanto questa sezione sia assai prossima per struttura e logica di selezione alla sezione madre della Mostra. Altre

due opere sorprendenti sono Magyarázat Mindenre, del regista ungherese Gábor Reisz, e Tatami, diretto da un regista israeliano, Guy Nattiv, e da un’attrice iraniana, Zar Amir Ebrahimi, già protagonista di Holy Spider presentato nel 2022 a Cannes, per la cui interpretazione ha ottenuto il premio come migliore attrice. Assieme ricostruiscono una vicenda realmente accaduta alcuni anni fa, quando un’atleta iraniana campionessa di judo andò in Georgia per una gara internazionale nel cui incontro di finale avrebbe dovuto affrontare la campionessa di categoria israeliana. Cominciano così ad arrivarle telefonate dalle autorità iraniane, le quali le ordinano di ritirarsi viste le note tensioni tra i due Paesi, con l’Iran che non riconosce nemmeno la legittimità stessa ad esistere dello Stato di Israele. Pressioni, ricatti e minacce, in un crescendo di grandissima, cupa attualità.

La tristezza di una donna di fronte alla prevaricazione del potere in Iran oggi. Inutile dire che la firma registica del film impressa da due filmaker provenienti da questi due Paesi in permanente conflitto strisciante sia il dato più intrigante, bello e importante di questo straordinario progetto ben più che cinematografico.

I Classici. Le è mai tornata la voglia di rispolverare le vecchie, care retrospettive? Dopo anni di questo format per così dire generalista, cosa a suo avviso siete riusciti a costruire di forte in termini di storicizzazione e cosa invece manca ancora, se qualcosa davvero manca, a questa sezione?

Qual è l’esito più significativo, interessante di questo più che decennale percorso?

Questa sezione è diventata un modo per avvicinare a determinate pellicole un pubblico giovane, che ormai costituisce la maggioranza della Mostra e che questi film non li ha mai potuti vedere in condizioni ottimali, se non su YouTube con risoluzioni spesso pessime, senza sottotitoli, ai limiti della fruibilità. Vuol dire far capire a queste generazioni l’importanza e la bellezza di un patrimonio senza il quale è impossibile apprezzare il cinema di oggi, frutto di tutto quello che lo ha preceduto. Questo lavoro di riproposizione è importantissimo e funziona. Perché non si fanno retrospettive? Perché questo lavoro viene svolto ormai sistematicamente un po’ in tutto il mondo da istituzioni, cineteche, fondazioni che si dedicano costantemente ad attività di questo tipo, inutile sconfinare in territori battuti assiduamente da altri con una dedizione, un impegno e una qualità curatoriale spesso di grande rilievo. Ha più senso per un festival globalmente generalista come il nostro fare una selezione dei migliori restauri dell’ultimo anno: alcuni sono tra i migliori film della storia del cinema, altri sono vere e proprie scoperte o riscoperte.

L’industria del restauro è in continua crescita in questi anni, vi è quindi di anno in anno una possibilità di scelta sempre più ampia. Tanto per fare un paio di esempi relativi a importanti cinematografie internazionali, il governo giapponese ha dato alla Japan Film Foundation molti soldi destinati a restaurare il patrimonio classico giapponese, la Francia ha fatto lo stesso negli ultimi anni. È in corso di restauro praticamente tutto… E poi ci sono i soggetti privati: le produzioni sanno che restaurare l’archivio ha anche un valore commerciale e quindi restaurano i classici per distribuirli poi sulle piattaforme. Ora è diventata buona abitudine di farli uscire anche in sala, con buona risposta di pubblico. Un processo virtuoso, che ha avuto di sicuro anche una sua vigorosa spinta dettata da motivazioni commerciali, in questo caso quanto mai provvidenziali.

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Dorsoduro 701, 30123 Venezia guggenheim-venice.it Edmondo Bacci Avvenimento #247 1956 (particolare). Tempera grassa e sabbia su tela, 140,2 x 140 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia © Archivio Edmondo Bacci, Venezia La mostra è resa possibile da I programmi collaterali sono resi possibili da Grazie a Con il sostegno di

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La prima volta

Prima di divenire Presidente della Biennale io sono stato un produttore cinematografico veneziano, e quindi il mio ricordo è un ricordo di Roberto Cicutto, libero da implicazioni istituzionali. Anzi, diciamo meglio che prima ancora di essere un produttore sono stato un ragazzo veneziano appassionato di cinema che si è trovato la Mostra, questa straordinaria, immaginifica kermesse cinematografica, sotto casa quasi naturalmente. Quindi, così come accade per molte altre esperienze della vita, il ricordo più stringente riguarda la prima volta, la mia prima volta alla Mostra del Cinema nei panni di giovane spettatore. 1964, 25. edizione della Mostra, Arena all’aperto, proiezione de Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Avevo 16 anni, era il mio esordio assoluto ad un festival e lo facevo sotto le stelle, nella mia città, trovando sullo schermo un film assolutamente sconvolgente. Data la giovane età ammetto di averci capito poco o niente, ma deve essere stato comunque un imprinting fortissimo, capace di scavare in profondità, se successivamente ho deciso di fare del cinema parte strutturale, pervasiva della mia vita.

è un numero rotondissimo

In realtà la Mostra del Cinema ne avrebbe 91 di anni, ma, mettiamola così, li porta molto, molto bene. Quindi, tra appuntamenti saltati, boicottati, “occupati”, siamo arrivati “solo” all’80. edizione, tanto basta per staccare a distanza di sicurezza sia Cannes che Locarno, i due inseguitori che le stanno più alle calcagna. Per celebrarlo puntualmente questo straordinario traguardo, ripercorrendo una quasi secolare storia, non sarebbe bastato il numero intero di questo corposissimo Venews settembrino che avete tra le mani. Abbiamo quindi deciso più liberamente e giocosamente di coinvolgere alcuni nostri storici collaboratori e alcuni indiscussi protagonisti della storia di questo meraviglioso festival, tutti ancora attivi e decisamente pimpanti, chiedendo loro di fermare brevemente il ricordo dei ricordi, la personale epifania che ha aperto loro il magico mondo di immagini in movimento in Mostra.

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Copertina del catalogo 25. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Archivio Storico della Biennale di Venezia - ASAC

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Una nuova fase di Roberto Pugliese

Una fortunata congiuntura temporale ha fatto sì che la mia prima esperienza professionale, come critico militante, alla Mostra del Cinema si sia consumata alla vigilia di una sua nuova e dinamica fase, quella battezzata da Carlo Lizzani. Al di là dello spessore culturale della sua gestione, entusiasmante per apertura e fantasia innovativa dopo anni di letargo e contestazioni, fu anche l’occasione per stringere un rapporto di amicizia con un uomo straordinario, un gentleman determinato quanto pacato, sinceramente democratico e progressista ma mentalmente apertissimo, che si batteva per l’uguaglianza ma coltivando le differenze. Quando, giusto dieci anni fa, si diffuse la notizia del tragico gesto con cui aveva deciso di uscire di scena ricordo di aver riconosciuto in esso, pur nel grande dispiacere, quella medesima rivendicazione di dignità, quell’intoccabile, prioritario diritto all’autodeterminazione che si accompagnavano in lui alla gentilezza, al rispetto, ad un’affabilità mai stucchevole e invece sempre lucida, di cuore e di pensiero.

Il suo quadriennio, dal 1979 al 1982 (segnato, nell’‘80, dal ripristino dei premi, con il Leone d’Oro ex-aequo ad Atlantic City U.S.A. di Louis Malle e Gloria di John Cassavetes), fu una stagione di indimenticabili rivelazioni e un susseguirsi pressoché ininterrotto di eventi. Furono davvero formidabili quegli anni, se possiamo parafrasare Mario Capanna (e Roberto Vecchioni), in cui si videro Berlin Alexanderplatz ma soprattutto l’esplosivo Querelle di Rainer Werner Fassbinder, destinato a suscitare enorme scandalo, Lo stato delle cose di Wim Wenders, il debutto di Emir Kusturica con Ti ricordi di Dolly Bell?, il Peter Greenaway di I misteri del giardino di Compton House, e l’epocale Anni di piombo di Margarethe von Trotta, presentato in sordina l’ultimo giorno dell’edizione 1981 e destinato a vedere il primo Leone d’Oro assegnato ad una regista.

E furono anche – come dimenticarlo? – gli anni di Enzo Ungari, vulcanico e scintillante “mangiatore di film” che il destino ci ha sottratto troppo presto, curatore della neonata sezione Mezzogiorno-Mezzanotte, spazio dedicato all’aspetto più ‘ludico’, spettacolare ma anche cinéfilo e filologico della rassegna. E qui, in serate-nottate memorabili, sfilarono anteprime come E.T. e Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta di Spielberg in un clima da stadio, L’impero colpisce ancora di Irvin Kershner, Poltergeist di Tobe Hooper nella stessa sera in cui in sala piombò la notizia dell’assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa e consorte; ma il ricercatore instancabile e onnivoro che abitava in Ungari tirò fuori anche Lolita di Stanley Kubrick, che era stato in concorso a Venezia vent’anni prima, e soprattutto – a sorpresa – Vertigo - La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock, una gemma da tempo (e per altro tempo ancora) ‘invisibile’ insieme ad altri suoi film tra i ‘50 e i ‘60, per una serie di complessi

contenziosi giuridici. E poi, in una proiezione che terminò alle prime luci dell’alba, I cancelli del cielo di Michael Cimino, capolavoro immenso e ‘maledetto’, in versione integrale, che all’epoca si voleva condannato al rogo dopo quell’unica proiezione (non fu così fortunatamente), ‘reo’ del fallimento della United Artists. Ma si vide anche l’ascetico Dalla nube alla resistenza del duo Straub-Huillet, con il semiologo e critico Francesco Casetti a zittire in sala energicamente alcuni sprovveduti contestatori. Sono solo alcuni flashback di quella stagione in cui Lizzani e Ungari lasciarono un’impronta verso la quale 40 anni dopo abbiamo ancora un debito di riconoscenza.

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Foto Asac - La Biennale di Venezia

da VENEZIA 42

Dentro la Mostra di

Piera Detassis

Il Lido, dove la mia avventura è cominciata a metà anni ‘80, è terra di iperbole, dove farsi adulare, mortificare e a volte, per fortuna, colpire al cuore. Gli incontri, comunque vada, lasciano il segno, talvolta un graffio, ma il Mito fa la sua parte.

Come dimenticare Mel Gibson, ancora in forma, che mi accoglie in stanza con un roboante rutto, sintesi efficace del suo pensiero sulla stampa, ma poi si fa benvolere (accadeva prima dei disastri antisemiti) mostrando come si sposta con lo sguardo un cucchiaino, che a onor del vero, non ha fatto una piega, «ma, vede, mancava poco». E ancora quella volta che, grazie ad un “gancio” importante, vidi Bob De Niro uscire dall’ascensore e a passo lento raggiungere la mia stanza per farsi intervistare alle 9 di un glorioso mattino da giornalista, io e lui da soli. Mentre l’aspettavo,

assai incredula, era squillato il telefono: «Lo sapevo», ho pensato, «salta tutto, abbiamo scherzato» e invece era proprio “la” voce, quella di De Niro che si scusava per il ritardo di dieci minuti. A miracolo compiuto, al momento dei saluti, aprendo la porta trovai un famosissimo pubblicista steso a terra in lacrime per l’ennesima bizza di un regista. Dolor y gloria, perfettamente Lido. Facili le graduatorie dei ricordi, Harrison Ford il più antipatico, George Clooney il sexy più simpatico, Johnny Deep adorabile con le sue zaffate d’alcool, River Phoenix travolto dalla timidezza pochi mesi prima di andarsene, Jack Lemmon disposto a rispondere per la millesima volta, con cortesia da vecchia Hollywood, alla domanda sulla battuta «Nessuno è perfetto», Jack Nicholson che ribatte con quel sorriso malizioso da svenirci: «Cosa faccio tra un film e l’altro? Seduco le ragazze», Robert Redford il più pacato, chiede mandorle per combattere il jet lag.

Anche questo è successo a Venezia, ma l’inizio fu pochade, inviata al Lido per curare lo Speciale Venezia 7, l’editore piuttosto spiccio mi aveva sistemato in un’unica stanza d’hotel con due colleghi maschi, domivo in una nicchia con tendina, non ricordo quante lire chiedessero per l’uso della doccia, comunque troppe per noi. Fu gavetta vera, compreso l’assalto alle cabine telefoniche per dettare i pezzi, non c’erano cellulare e computer, non esisteva internet, chissà come facevamo? Neppure io ricordo il mondo prima di Google e del Mac, ma ho bene in mente il peso di tutta quella carta, i paparazzi fonte di ogni informazione, il taccuino e il registratore con l’audiocassetta e la biro pronta per dipanare e riavvolgere il nastrino, che si rompeva inesorabile sulle interviste importanti. Per saperne di più, al Lido, come in ogni grande festival, bisogna dirazzare, rubare dialoghi, sguardi e molto altro, sedurre aguzzando un certo ingegno, anche truffaldino. Personalmente ammetto un debole per gli ascensori, soprattutto quello dell’Excelsior, luogo principe per strappare qualche lampo di notizia fuori dal coro.

Due piani con Diane Kruger e l’allora compagno Joshua Jackson bastarono a farmi capire che l’unione era alla frutta. Si separarono poco dopo. In ascensore puoi incontrare Julian Schnabel in vestaglia e pigiama a strisce, la celeberrima star francese sbronza con il flûte in mano, coppie di noti appena travolte da repentina passione post-party, stylist che danno due punti last minute all’abito della celebrity e tipi indimenticabili come quello che usciva spintonando «Scusate, scusate, devo consegnare il cuscino personale di Tom Cruise, arriva dagli States», la faccia paonazza che sbucava da fodera e piume, forse consigliate da Scientology.

Cravattini storti al primo piano, slacciati al mezzanino, al secondo e al terzo direttamente nel taschino, dove l’estroso Mickey Rourke piazzava invece le bottigliette del minibar.

Quando il cinema era in pieno furore, si scendeva al piano 0, nella stanza del divino Enrico Lucherini, per aggiornarsi in diretta sul vero, e preferibilmente falso, gossip veneziano. Courtesy by Elle

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Foto Asac - La Biennale di Venezia

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80 VOLTE VENEZIA

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La parola ai giurati

Nel formare la giuria della Mostra 1997 – la prima da me diretta – ci fu qualche retroscena che ovviamente non appare nella fondamentale opera di Gian Piero Brunetta, fra i massimi storici di cinema, La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. 1932-2022 Fu una gran fatica convincere Jane Campion ad assumere la presidenza. L’avevo intervistata nel 1990 proprio a Venezia dove aveva vinto il Leone d’argento per Un angelo alla mia tavola. Ci ritrovammo a Cannes, in maggio, per un petit café sulla spiaggia che durò qualche ora finché non si convinse, dopo lunghe trattative, ad accettare. «Vorrei venire con mio marito Colin – disse – e vorrei fartelo conoscere». Andammo all’Hotel Carlton. Bussò alla porta. «Whose is it?» chiese una voce. «It’s me», rispose Jane. La porta si aprì e apparve Colin, nudo. Jane scoppiò a ridere mentre la porta si richiudeva precipitosamente. Sorrisi anch’io timidamente mentre Jane non riusciva a smettere di ridere. Fu una presidente di giuria di eccezionale vigore e rigore.

Anni prima avevo convinto la mia vecchia amica Charlotte Rampling ad accettare il ruolo di protagonista in un film diretto da Massimo Guglielmi, vincitore del Premio Solinas con la sceneggiatura di Rebus ricavata da un racconto di Antonio Tabucchi. Al termine della proiezione ad inviti Charlotte uscì dalla sala furibonda. La sceneggiatura era molto bella, disse, ma il film? Avevo temuto che quell’episodio potesse aver guastato la nostra amicizia e invece accettò subito di entrare in giuria.

Molto più complicato fu convincere un grande regista italiano che mai aveva acconsentito a far parte di una giuria. Se non avessi già precettato la Campion per la presidenza l’avrei proposta a Rosi, “il Professore”, come scherzosamente lo chiamavamo. Dopo una sua lunga lezione sull’improbabilità che potesse accogliere il mio invito, accettò. Ma solo per affetto, precisò, «solo perché ti voglio bene». Francesco aveva vinto un Leone d’Oro nel 1963 con quel capolavoro che è Le mani sulla città. Confessò a Giovanna Grassi del «Corriere»: «Sull’assegnazione dei Leoni prima ero contrario. Ma ora ho cambiato idea.

La competizione fa più rumore, ma aiuta anche a capire le opere». Se fino a quel momento ero stato facilitato dal fatto di conoscere personalmente gli invitati, non fu difficile ottenere l’assenso immediato di altri cineasti che conoscevo solo per le loro opere. Volendo dare rappresentatività ai Paesi di provenienza – Nuova Zelanda, Gran Bretagna e Italia erano già “coperte” con due grandi registi e una fantastica attrice – toccò pensare ad altri territori. La giuria si arricchì con Ron Bass (Usa, Rain Man, Oscar 1989), Véra Belmont (Francia, regista), Peter Buchka (Germania, critico), Nana Dzhordzhadze (Ucraina, regista), Idrissa Ouédraogo (Burkina Faso, regista), Shinya Tsukamoto (Giappone, regista, il più giovane del gruppo).

Alla riunione finale alla Locanda Cipriani di Torcello, cui partecipai senza aprir bocca, assistetti a meravigliose lezioni di cinema che i giurati si scambiarono fra loro per discutere dei film da premiare o non: soprattutto fra Rosi e Ouédraogo, fra Campion e Buchka, fra Bass e Rampling.

Il Leone d’Oro fu assegnato a Takeshi Kitano per Hana-bi e il Leone d’Argento a Paolo Virzì per Ovosodo, che aveva entusiasmato Jane Campion. Quando glielo dissi, Paolo stentava a crederci. Il verdetto rimase segreto fino all’annuncio fatto da Jane in conferenza stampa, senza fuga di notizie, come sottolineò sul «Corriere» Tullio Kezich che al Lido ci andava fin dal 1947: «È forse la prima volta nella storia delle premiazioni che alla Mostra di Venezia non si è saputo tutto in anticipo». Fino ad allora la lista dei vincitori veniva affidata ad un funzionario della Biennale che la comunicava non solo all’orafo che realizzava le targhette dei premi ma anche ad alcuni giornalisti suoi amici che naturalmente facevano lo scoop. Volli incontrare personalmente l’orafo, al quale consegnai la lista segreta con l’impegno alla riservatezza. L’ottenni.

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Foto Asac - La Biennale di Venezia

Un tuffo nel sogno

Prima l’abbraccio del sole dell’Egeo, poi un tuffo nell’Adriatico. La mia prima Mostra vissuta dall’interno è stata la numero 59. L’ufficio stampa mi aveva chiamato nel luglio del 2002 mentre mi trovavo in vacanza a Creta con la ragazza che avrei sposato qualche anno dopo. “Giovane critico di provincia” – mi avrebbero chiamato così i miei nuovi colleghi alla Biennale – intrappolato nell’enigma dell’immagine in movimento, rapito dal potere seduttivo e avvolgente del cinema, che avevo assorbito nel buio dell’unica sala d’essai cittadina, nella sua riduzione catodica nel salotto di casa o nella cornice omologante dei multiplex di campagna, che da qualche anno avevano cambiato le abitudini del pubblico e opposto al formato ridotto dell’home video – e alla dilagante pirateria – il fantasma della magniloquenza originaria, all’improvviso mi tuffavo nel maxischermo di un sogno più grande di me. Un sogno che, nel pieno della rivoluzione digitale, si stava già polverizzando nella moltiplicazione pervasiva dei dispositivi di ricezione, produzione e manipolazione delle immagini. Una rivoluzione che già nel 2001 aveva consegnato al mondo, per la prima volta nella storia della riproducibilità tecnica, l’evidenza immediata dei massacri del G8 di Genova e del crollo delle Twin Towers il settembre successivo, filmati entrambi da prospettive multiple e simultanee. Qualche anno e avremmo capito che era solo l’inizio di una nuova era dell’immagine: con la diffusione degli smartphone e delle possibilità di manipolazione digitale il cinema ci sarebbe apparso improvvisamente autentico. Un bagno di realtà. Sul crinale di questi cambiamenti epocali ho visto nascere una Mostra in cui le suggestioni pittoriche di Frida di Julie Taymor, film d’apertura, si mescolavano al cinico astrattismo iperrealista dell’episodio Messico di Alejandro González Iñárritu tratto da 11 settembre 2001, proiettato in prima mondiale. Sentivo che tutto stava vorticosamente e irrimediabilmente cambiando. E mi sentivo parte di questo cambiamento. Il cinema flirtava col pittoricismo digitale, la stampa era ancora quasi solo di carta e i giornalisti vivevano delle consuetudini e dello status che li aveva sempre contraddistinti. Ma blog e siti web si stavano moltiplicando e la lotta tra le voci storiche della critica e i nuovi critici del web si stava delineando ferocissima, anche se moltissimi dei freelance e dei press agent che incontravo li avrei presto visti cadere, uno a uno, a causa della precarizzazione dei contratti che – di pari passo con la rivoluzione digitale – avrebbe colpito anche me, anche se ancora fingevo di non capire.

L’anno seguente, a Mostra conclusa, avrei sradicato dai pannelli pubblicitari nei pressi del Casino una copia plastificata della locandina di The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Un film che racconta molto bene quel rapporto erotico tra immagine e realtà in cui mi sentivo ancora intrappolato e che mi portò a comprendere come di fatto il cinema sia stato l’inizio di un’alluvione irrefrenabile che non poteva che condurci alla sostituzione quasi completa della realtà con il suo simulacro contiguo, che oggi scaturisce imperante da ogni smartphone, vivendo di vita (im)propria nei social, in piena autonomia artificiale. Mi avrebbe risvegliato da quel torpore un

inaspettato Michelangelo Antonioni, del quale era stata organizzata una retrospettiva (rividi Zabriskie Point, amandolo, leggendo nell’immagine dell’esplosione finale la premonizione della polverizzazione socioeconomica di cui ero partecipe) e che salutai timidamente, scorgendolo sulla sedia a rotelle al piano terra del Casino, illuminato dalla luce cruda del giorno, mentre si recava al suo taxi. Un solo suo cenno con la mano e mi ritrovai proiettato di nuovo nella realtà, intento a indagarne, ingigantendoli, i suoi simulacri, alla ricerca della mia verità, come Thomas in Blow Up

La mia stagione dentro il cinema si è conclusa con la 63. edizione della Mostra, ma il mare del Lido resta il luogo del mio battesimo e il cinema l’alveo originario in cui mi sono formato per poi tuffarmi definitivamente nel mondo, uscendo dal sogno.

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VENEZIA 59 di Riccardo Triolo Foto Asac - La Biennale di Venezia

the guide

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L’anticonformista Liliana Cavani, sessant’anni di cinema italiano

A Liliana Cavani in occasione dell’ottantesima edizione della Mostra del Cinema è stato attribuito il Leone d’Oro alla carriera, per una scelta così motivata da Alberto Barbera: «Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema italiano degli anni ‘60, con un lavoro che in seguito attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità». In un’edizione che la vede omaggiata anche dalla Settimana Internazionale della Critica, con il suo Incontro di notte selezionato come cortometraggio speciale di apertura di SIC@SIC, Fuori Concorso la regista presenta L’ordine del tempo, liberamente tratto dal libro di Carlo Rovelli. Una vicenda che prende le mosse dalla scoperta dell’imminente fine del mondo da parte di un gruppo di amici, riuniti in una villa al mare come ogni anno per festeggiare il compleanno di uno di loro. Da quel momento, il tempo che li separa dalla possibile fine del mondo sembrerà scorrere diversamente, veloce ed eterno, durante una notte d’estate che cambierà le loro vite.

Liliana Cavani è nata a Carpi nel 1933, papà architetto e mamma casalinga che la portava sempre al cinema e che le ha fatto scattare la passione per la settima arte, si è laureata a Bologna in Lettere antiche e poi ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel 1962 realizza per la RAI importanti documentari su tematiche forti, fra i quali Storia del Terzo Reich, L’età di Stalin, Le donne della Resistenza, La casa in Italia, Philippe Pétain: processo a Vichy, che ottiene il Leone d’Oro per il documentario alla Mostra di Venezia nel 1965. Poi arrivò il film su San Francesco con Lou Castel ed un film su Galileo. Il successo di critica e pubblico mondiale arriva con Il portiere di notte, interpretato da Dirk Bogarde e Charlotte Rampling, storia del rapporto fra un ufficiale delle SS e una giovane prigioniera, vissuto nuovamente anni dopo la fine della guerra. Il film riprende il tema dell’analisi del potere intrecciato all’ambiguità della natura umana. Seguiranno altri importanti titoli come Al di là del bene e del male, La pelle, Interno berlinese e Il gioco di Ripley.

Nel 2016 debutta nella regia teatrale con la commedia Filumena Marturano, in scena al Festival dei due mondi di Spoleto. F.M.

Liliana’s ENG game

Veteran Italian filmmaker Liliana Cavani has been awarded the Golden Lion for Lifetime Achievement at the Venice Film Festival. “One of the most prominent actors in the new Italian cinema trend of the 1960s, her work accompanied sixty years of showbiz history […] Her art is non-conformist, free of ideological prejudice” said Alberto Barbera, the director of the VFF. Out of competition, Cavanis presented her latest feature, L’ordine del tempo, a free adaptation of Carlo Rovelli’s novel of the same name. The story follows a group of friends spending some free time at a seaside villa who learn that the world is soon coming to an end. From that moment, the time that separates them from the end will flow at different speeds, quick and eternal, over a summer’s night that will change their lives forever.

l eoni Leone d’Oro alla Carriera Liliana Cavani Tony Leung Chiu-wai
Cerimonia Leone d’Oro 30 agosto h. 19 Sala Grande
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È forse inevitabile che il nome di Tony Leung Chiu-wai richiami subito quello di Wong Kar-wai. È il suo attore feticcio, per lui ha inanellato una serie di personaggi indimenticabili; pensiamo solo al signor Chow di In the Mood for Love, con la sua debolezza, il malinconico riandare al passato come miniera di promesse non mantenute, la fragilità che lo frena al pari dell’altrettanto indimenticabile Maggie Cheung. Non solo in Occidente, questo: di recente, nel confuso ma interessante Hidden Blade di Cheng Er, Leung serve anche a veicolare con la propria presenza il riferimento a Wong Kar-wai.

Ma Tony Leung Chiu-wai è molto di più. Attore intenso e raffinato, porta la sua personalità nelle parti che interpreta, se ne compenetra, mantenendo al contempo un’impronta inconfondibile. L’influsso delle sue dolorose vicende infantili ha segnato la sua carriera. Ha detto in un’intervista che ama recitare perché è un mezzo per esprimere i sentimenti a lungo trattenuti in passato. Ma possiamo andare anche più in là: non è sbagliato vedervi la fonte di quella nascosta vulnerabilità che è il suo marchio. Figura perfettamente virile, porta dentro di sé una vena nascosta di tristezza che emerge in particolare negli occhi, che è poi la base del suo fascino.

Fotografo arrestato nel sontuoso e amaro Città dolente di Hou Hsiaohsien (Leone d’Oro a Venezia). Incarnazione cupa e disperata di un sogno in Bullet in the Head di John Woo e in modo diverso in My Heart Is that Eternal Rose di Patrick Tam. Poliziotto infiltrato nelle triadi (opposto al gangster infiltrato nella polizia Andy Lau) in Infernal Affairs di Andrew Lau & Alan Mak, dove rende splendidamente la sua angoscia. Spietato dirigente collaborazionista e oggetto d’amore della protagonista in Lussuria – Seduzione e tradimento di Ang Lee. Spadaccino che si sacrifica per l’unità della Cina nella nebbia di rovesciamenti di Hero di Zhang Yimou. Tony Leung Chiu-wai ha lasciato il suo segno in tutto il miglior cinema dell’Estremo Oriente. Giorgio Placereani

In the ENG Mood

Tony Leung Chiu-wai is often remembered together with Wong Kar-wai, who directed him in memorable roles, such as Mr. Chow in In the Mood for Love. Leung’s performances reflect a profound connection to his characters and carry a distinctive aura. His childhood experiences have profoundly shaped his career, using acting as a medium to express long-suppressed emotions. Beyond this, Leung’s hidden vulnerability is his hallmark, adding depth to his otherwise masculine persona. He beautifully embodies sadness, particularly in his expressive eyes. Leung’s versatility shines in diverse roles, from a photographer in “City of Sadness” to a desperate dreamer in Bullet in the Head. His portrayal of an undercover cop in Infernal Affairs showcases his ability to convey anguish brilliantly. Leung has also excelled as a ruthless collaborator in “Lust, Caution” and a self-sacrificing swordsman in Hero. In summary, Tony Leung Chiu-wai has left an indelible mark on East Asian cinema, embodying a unique blend of intense emotion and masculinity in his unforgettable performances.

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2
14.15
Cerimonia Leone d’Oro
settembre h.
Sala Grande
Un’impronta inconfondibile L’intenso e raffinato Tony Leung Chiu-wai

CONCORSO

Damien Chazelle President director (USA)

Tra i registi più in vista della nuova generazione, non ancora quarantenne ha all’attivo già due film di apertura della Mostra del Cinema di Venezia, La La Land nel 2016 e First Man nel 2018, con la prima pellicola che ha ottenuto 14 nomination agli Oscar vincendone sei, incluso quello per il miglior regista, il più giovane di sempre. Già con la sua opera prima, Whiplash, gli Oscar erano stati tre, come le nomination ottenute con il suo ultimo lavoro, Babylon, datato 2022.

Saleh Bakri

actor (Palestine)

È stato protagonista in Il tempo che ci rimane (2009) di Elia Suleiman e in Salvo (2013) di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, vincitore del Gran Premio della Semaine de la critique a Cannes. Già presente a Venezia nel 2021 con Costa Brava, Lebanon di Mounia Akl, ha recitato nel cortometraggio candidato all’Oscar The Present (2020) di Farah Nabulsi.

Jane Campion director, screenwriter, producer (New Zealand)

Storica la Palma d’Oro ottenuta a Cannes nel 1993 con Lezioni di piano, prima regista donna a ricevere il riconoscimento. Con Un angelo alla mia tavola nel 1990 riceve invece il Leone d’argento - Gran premio della giuria a Venezia. Nel 2021 con Il potere del cane vince a Venezia il Leone d’Argento - Premio per la migliore regia, per una pellicola che viene premiata anche con un Oscar, due Golden Globes e due BAFTA.

Mia Hansen-Løve director, screenwriter (France)

Il suo Un bel mattino del 2022 è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, ottenendo un grandissimo successo commerciale e di critica. Con Il padre dei miei figli (2009) si aggiudica il Premio Speciale della Giuria nella sezione

Un Certain Regard di Cannes, mentre con Le cose che verranno (2016) vince l’Orso d’argento per la miglior regia al Festival di Berlino.

Gabriele Mainetti director, actor, composer, producer (Italy)

Con Lo chiamavano Jeeg Robot del 2015 vince sette David di Donatello, due Nastri d’argento, quattro Ciak d’oro, ma già nel 2012 era entrato nella shortlist della nomination agli Oscar con il corto Tiger Boy. Partecipa al Concorso della Mostra del Cinema nel 2021 con Freaks Out, replicando il successo ai David e ai Nastri d’argento.

Martin McDonagh

screenwriter, director (Ireland)

Il suo Gli spiriti dell’isola, presentato a Venezia in Concorso lo scorso anno con Coppa Volpi al protagonista Colin Farrell, ha vinto quattro Golden Globe e quattro BAFTA. Nel 2017 Tre manifesti a Ebbing, Missouri aveva vinto a Venezia il Premio per la migliore sceneggiatura.

7 psicopatici (2012), In Bruges (2008) e il cortometraggio Premio Oscar S ix Shooter (2004) confermano il fortunato sodalizio con gli attori Colin Farrell e Brendan Gleeson.

Santiago

Mitre screenwriter, director (Argentina)

Con Paulina (2015) ha vinto il Gran Premio alla Semaine de la critique di Cannes. Argentina, 1985, è stato presentato in Concorso a Venezia nel 2022 ottenendo il Premio FIPRESCI. Candidato come miglior film internazionale agli Oscar, il film ha ottenuto un Golden Globe e un Premio Goya.

Laura Poitras director, journalist (USA)

Il suo Tutta la bellezza e il dolore ha vinto il Leone d’oro per il miglior film l’anno scorso, storia intima e personale della fotografa e attivista americana Nan Goldin, mentre con Citizenfour vince l’Oscar nel 2014 per il miglior documentario. Come giornalista vince il Premio Pulitzer per un’indagine sui programmi di sorveglianza globale dell’Agenzia per la sicurezza nazionale americana.

Shu Qi actress (China)

Ha ricevuto tre Hong Kong Film Awards e due Golden Horse Awards come miglior attrice, collaborando con il maestro Hou Hsiao-Hsien in Millennium Mambo (2001) e The Assassin (2015). Protagonista sia di film d’autore che di successi al botteghino come Journey to the West: Conquering the Demons (2013) di Stephen Chow e C’era una volta a Shanghai (2014) di Jiang Wen.

a cura di Davide Carbone
Concorso Orizzonti Opera Prima
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OPERA PRIMA ORIZZONTI

Jonas Carpignano

President director, screenwriter, producer (Italy) Nel 2017 il suo A Ciambra, premiato a Cannes, viene selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar, vincendo il David di Donatello per la miglior regia. Nel 2021 A Chiara, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes, vince il premio Europa Cinemas Label, ottenendo anche il David per la migliore attrice protagonista a Swami Rotolo.

Kaouther Ben Hania director, screenwriter (Tunisia)

La Belle et la Meute (2017) ha partecipato a Cannes nella sezione Un Certain Regard, ottenendo il premio per la migliore creazione sonora. L’homme qui a vendu sa peau, presentato a Venezia, ha ricevuto una nomination agli Oscar come miglior film internazionale nel 2021.

Kahlil Joseph director, artist (USA)

Assieme al fratello Noah Davis ha fondato nel 2012 l’Underground Museum di Los Angeles. Nel 2016 ha concepito e co-diretto con Beyoncé il film Lemonade e nel 2017 ha diretto il film Sampha: Process. La sua videoinstallazione BLKNWS è stata presentata alla Biennale Arte di Venezia nel 2019 e verrà presto adattata in un lungometraggio da A24 e Participant.

Jean-Paul Salomé director, screenwriter (France)

Nel 2021 ha ricevuto una nomination al Premio César per il miglior adattamento cinematografico per il suo film La padrina - Parigi ha una nuova regina (2021), interpretato da Isabelle Huppert. Collabora nuovamente con l’attrice francese nel successivo La Syndicaliste, presentato a Venezia nel 2022 nella sezione Orizzonti.

Tricia Tuttle festival curator (UK)

Nel 2023 è stata nominata Head of Directing Fiction alla National Film and Television School dopo essere stata per cinque anni direttrice dei due festival del British Film Institute, il BFI London

Film Festival e il BFI Flare: London LGBTQIA+ Film Festival. Nel 2022 è stata inclusa da «Variety» tra i 500 leader aziendali più influenti nell’industria globale dei media.

Alice Diop

President director, screenwriter (France)

Saint Omer, suo debutto alla direzione di un lungometraggio, vince nel 2022 alla Mostra del Cinema sia il Leone d’argento – Gran Premio della Giuria, sia il Leone del futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, ottenendo anche la candidatura agli Oscar. Con Nous (2020) ha ottenuto il premio per il miglior documentario e per il miglior film nella sezione Incontri del Festival di Berlino.

Faouzi Bensaïdi actor, director, screenwriter (Marocco)

Il suo primo lungometraggio, Mille mois, ha ottenuto il Prix Le premier regard e il Prix de la jeunesse di Un Certain Regard. In seguito ha presentato WWW – What a Wonderful World a Venezia e Mort à vendre alla Berlinale, dove ha vinto il premio CICAE. Il suo film più recente è Déserts, selezionato alla Quinzaine des Cinéastes del 2023.

Laura Citarella director, producer (Argentina)

Trenque Lauquen è stato presentato a Venezia nella sezione Orizzonti lo scorso anno, progetto comprendente più film a cui la regista si è dedicata fin dal 2011 con Ostende. Per El Pampero Cine ha prodotto numerosi film tra cui Historias Extraordinarias (2008), Castro (2009), La Vendedora de Fósforos (2017) e La flor (2018)

Andrea De Sica director, screenwriter (Italy)

Nel 2017 gira I figli della notte presentato al Torino Film Festival e vincitore del Nastro d’Argento per il Miglior regista esordiente. Nel 2018 dirige la serie Baby, prodotta da Fabula Pictures e distribuita da Netflix a cui seguono la seconda e terza stagione. È impegnato nella post-produzione di Uonderbois, serie prodotta da Lotus Production e distribuita da Disney +.

Chloe Domont screenwriter, director (USA) Fair Play, suo film d’esordio, è stato presentato al Sundance, dove è stato acquistato da Netflix. I suoi cortometraggi Haze e All Good Things sono stati selezionati in vari festival tra cui BAMcinemaFest, AFI FEST, LA Film Festival e AFI DOCS. Domont ha scritto e diretto diversi episodi di Ballers, serie di successo di HBO.

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La legge del mare

All’inizio della Seconda guerra mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte affronta un mercantile armato che viaggia a luci spente e lo affonda a colpi di cannone. Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’Oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino. Per accoglierli a bordo è costretto però a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei suoi uomini.

Leggendo la sinossi di Comandante, film di Edoardo De Angelis scelto dalla Biennale come pellicola di apertura dell’ottantesima Mostra del Cinema e incluso nella selezione del Concorso principale, è chiara la percezione di trovarsi di fronte ad una storia che doveva essere raccontata.

Salvatore Bruno Todaro nasce a Messina nel 1908 e ad appena 19 anni è già guardiamarina, dopo essere cresciuto a Chioggia e aver frequentato l’Accademia Navale di Livorno.

Un “uomo di mare” che per tutta la vita ha portato avanti una condotta militare non priva di umanità, sublimata nella vicenda al centro della sinossi che vede protagonista un purosangue come Pierfrancesco Favino nei panni del sommergibilista, affiancato per l’occasione da Massimiliano Rossi, Johan Heldenbergh, Silvia D’Amico, Arturo Muselli, Giuseppe Brunetti e Gianluca Di Gennaro tra gli altri. Una pellicola che nella scheda tecnica indica “Lingue parlate: italiano, fiammingo, dialetti veneziano e napoletano” proprio per descrivere nei particolari tutte le voci di una storia che non traccia tout court il ritratto di un eroe silenzioso, ma racconta il dramma della guerra fatta da uomini, contro altri uomini.

« Comandante è un film che parla di forza e Salvatore Todaro ne incarna la sua forma sublime: combattere il nemico senza dimenticare mai la sua natura di essere umano. Pronto a sconfiggerlo ma anche a prestargli soccorso per salvarne la vita come prescritto dalla legge del mare. Perché così si è sempre fatto e sempre si farà».

Così Edoardo De Angelis descrive il film da lui diretto e sceneggiato assieme allo scrittore Sandro Veronesi; per il regista napoletano, fresco di successo su Netflix con la serie La vita bugiarda degli adulti tratta dal romanzo di Elena Ferrante si tratta del ritorno al Lido dopo Perez del 2014 e Indivisibili del 2016. Davide Carbone

The law ENG of the sea

At the beginning of World War II, Salvatore Todaro was the captain of Royal Italian Navy submersible Comandante Cappellini. One night in the North Atalntic in 1940 Comandante Cappellini sank Belgian ship Kabalo. Todaro and his crew rescued 26 Belgian seamen, which meant they could not cruise underwater, thus making them more visible to enemy forces. Comandante, the film by Edoardo De Angelis chosen by the Biennale to open the 80th Venice Film Festival, is quite apparently a story worth telling. Salvatore Todaro was born in Sicily and raised in Chioggia, a short distance south of Venice.

A true seaman, he was noted by his superiors for his humanity, culminated into the story of the film we will see in a few days, starring Pierfrancesco Favino (Todaro), Massimiliano Rossi, Johan Heldenbergh, Silvia D’Amico, Arturo Muselli, Giuseppe Brunetti, and Gianluca Di Gennaro. In the words of director De Angelis: “Comandante is a film about strength, and Salvatore Todaro displays it in its most sublime form: to fight the enemy while never forgetting their nature of human beings. He is ready to defeat them, though also ready to rescue them and save their lives, as prescribed by the law of the sea. It has always been that way, and always will be.”

COMANDANTE di Edoardo De Angelis CONCORSO

Storie vere
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In lotta per la vita

Il disastro aereo al centro della vicenda era già stato portato al cinema due volte prima del film di J.A. Bayona distribuito da Netflix La sociedad de la nieve, in programma il 9 settembre come film di chiusura dell’ottantesima Mostra del Cinema: nel 1976 in I sopravvissuti delle Ande e nel 1993 in Alive – Sopravvissuti di Frank Marshall, con un giovane Ethan Hawke nei panni di uno dei protagonisti dopo il successo trovato con L’attimo fuggente di Peter Weir pochi anni prima. Siamo nel 1972, il volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay con a bordo una squadra di rugby diretta in Cile precipita su un ghiacciaio nel cuore delle Ande. Allo schianto sopravvivono solo 29 dei 45 passeggeri, che si ritrovano in uno degli ambienti più ostili al mondo e obbligati a ricorrere a misure estreme per poter restare in vita.

Il volo faceva parte di un progetto messo in piedi dalla Fuerza Aérea Uruguaya che prevedeva di dare in affitto, come voli charter, i propri aerei. Il Fokker F27 in questione venne prenotato dalla squadra di rugby degli Old Christians Club, che doveva attraversare le Ande per giocare una partita in trasferta, partendo da Santiago del Cile. Il primo problema di volo venne riscontrato in Argentina. C’era nebbia, maltempo. L’aereo scese per sicurezza all’aeroporto di Mendoza, dove i passeggeri passarono la notte. L’indomani il meteo non era migliorato, ma le autorità misero pressione affinché il volo (ufficialmente militare) ripartisse.

Il volo ripartì con due rotte a disposizione, un bivio che corrispondeva ad un appuntamento con il destino che in realtà era già stato scritto: una rotta più veloce, ma più pericolosa, l’altra più lunga e ricca di deviazioni che avrebbero permesso al velivolo di superare in teorica sicurezza le Ande, volando però a minor quota. Venne scelto il percorso più lungo.

Da lì, una serie di errori fatali e calcoli sbagliati: l’ala destra si spezzò sbattendo contro le rocce. L’aereo era incontrollabile e la fusoliera si appoggiò sul crinale, bloccandosi in mezzo alla neve a 3657 metri di altezza.

Ha così inizio una lotta per la sopravvivenza che registra un doppio binario di conflitto, tra Uomo e Natura, secondo dinamiche ancestrali, e all’interno dello stesso gruppo di sopravvissuti, anche questo di carattere primordiale; gruppo che nel corso della pellicola sembra sviluppare al proprio interno diverse stratificazioni sociali in costante contrasto per garantire la propria sopravvivenza.

J.A. Bayona ha debuttato alla regia con The Orphanage (2007), horror presentato a Cannes come evento speciale e premiato con numerosi riconoscimenti, tra cui sette Goya. Dirigendo Jurassic World – Il regno distrutto (2018) con Bryce Dallas Howard, Chris Pratt e Jeff Goldblum, Bayona ha scritto il proprio nome nel solco del grande franchising ideato da Michael Crichton e Steven Spielberg.

Fighting ENG for life

The plane crash at the centre of the story had already been the subject of film twice before: in the 1976 Mexican film Survive! And in the 1993 American film Alive. The year is 1972, Uruguayan Air Force flight 571 crashes on a glacier in the Andes. Only 29 of the 45 passengers survive, finding themselves in one of the most inhospitable environments on earth, and resorting to the unimaginable to survive. The flight was part of a charter programme by the Uruguayan Air Force. The Fokker 27 involved had been chartered by a rugby football team, the Old Christians Club, who were travelling to Santiago for a match. The flight had to first stop in Mendoza due to poor weather conditions. The following day, weather looked none the better, but pressure was exerted – technically, the flight was military – to go on. Out of two possible routes, the crew chose what was supposed to be the safest, albeit longest. A series of miscalculations and fatal errors caused the crash: both wings and the tail were damaged on the impact with the mountains, and what was left of the plane landed at an elevation of over 11,000 feet. A fight for survival begins, Man on one side, Nature on the other, following ancestral dynamics of primordial character. La sociedad de la nieve will be out on Netflix soon. Director J.A. Bayona debuted in 2007 with The Orphanage, presented at Cannes and the recipient of seven Goya Awards.

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© Netflix
LA SOCIEDAD DE LA NIEVE di J.A. Bayona FUORI CONCORSO

Goodbye, Mr. Friedkin

Caustico, poco incline a compiacere pubblico e stampa, decisamente e sempre schierato dalla propria parte, anche se questo gli è costato non poco in termini di carriera, William Friedkin se n’è andato come gli si confaceva, improvvisamente anche se ultraottantenne – non era tipo da dare plateali addii alle scene – alla vigilia di una manifestazione che nel 2013 gli riconobbe un Leone d’Oro alla carriera, atteso in una città che amava, in un Festival che lo ha sempre accolto come si accolgono i grandi. «Nessuno ha il diritto di dire che Apocalypse Now è meglio di un film della Disney», amava ripetere con il suo stile scorbutico, che celava sotto sotto un sorrisetto stile “ve l’ho fatta un’altra volta” (anche se non di rado ai critici si rivolgeva in modi un pochino meno eleganti), poiché, secondo il suo modo di intendere il cinema, le inclinazioni e i gusti personali sono esattamente tali e così vanno visti, dal punto di vista di chi guarda un film e anche da quello di chi un film lo realizza. E parlando di carattere, ci voleva uno come William Friedkin per prendere dal quasi nulla un attore tutto tranne che belloccio, allampanato e apparentemente inelegante come Gene Hackman e costruirgli subito un volto e una carriera ne Il braccio violento della legge ; o per accostarsi senza timore reverenziale a un capolavoro come Vite vendute ( Le salaire de la peur ) di Henri-Georges Clouzot e rifarlo col titolo Sourcerer; o anche per mettere da parte il volto di don Michael Corleone e cucire in Cruising addosso all’astro nascente Al Pacino il ruolo di un ambiguo poliziotto in un caso di omicidi nell’ambiente gay a New York, tirandosi dietro polemiche a non finire (non gli sembrava vero) compresa l’insensata accusa di omofobia; o infine per prendere il protagonista di Vivere e morire a Los Angeles, considerato un filmriscrittura di genere, e farlo morire ben prima della fine. Ma soprattutto bisognava essere William Friedkin per

prendere una storia tutto sommato banale, incentrata sulla presenza demoniaca nel corpo di una ragazzina, e farci capire che non erano le boccacce, le mostruosità e le parolacce a meritare l’occhio e l’orecchio dello spettatore, bensì i volti scavati, tormentati e allucinati del sacerdote e dell’esorcista, la loro sofferenza, la loro morte e trasfigurazione, in un film che dopo cinquant’anni ancora impressiona e terrorizza, lasciandoci alla fine stremati e vicini a storie così umane anche se soprannaturali. La sua intransigenza e la scarsa disponibilità a piegarsi a determinati dettami dell’ambiente gli hanno precluso la possibilità di realizzare alcuni progetti che certamente gli avrebbero consentito di continuare a costruire un certo modo di immaginare l’arte cinematografica e non solo di raccontarla. Siccome, però, l’uomo non era uno di quelli che lasciano perdere, si è ampiamente rifatto con la lirica curando la regia di opere quali l’Aida, il Wozzeck di Alban Berg e Tannhäuser

Non ci resta che vedere, in sua memoria, l’accostamento a un altro film di rilievo quale L’ammutinamento del Caine, se non altro come riscatto all’aver dovuto occuparsi nel recente passato di opere minori. Di riscatto, in realtà, ce n’è ben poco, alla fine di ogni suo film; poche le ragioni per vedere al di là di un certo buio nell’anima: ma che si tratti di combattere la criminalità realizzando il più lungo inseguimento della storia del cinema, sfidare le intemperie per trasportare dell’esplosivo, o urlare contro il demonio in modo così violento da sfiorare la blasfemia, i suoi personaggi affannati, accaniti, disperati lo vogliono questo riscatto; vogliono un domani o comunque qualcosa che possa cambiare le loro vite, impersonando tutti il loro autore, anche lui insonne ricercatore di una luce, un’ombra, un volto illuminato a metà da una mezza immagine. Cesare Stradaioli

William Friedkin
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EVERYWHERE ELSE YOU CAN JUST MEET PEOPLE.

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ADV: LOMBARDO / PISANI
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Woody Allen Roman Polanski Frederick Wiseman
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SOGNI AD OCCHI APERTI

Avolte si può essere toccati dalla benedizione di veder realizzato un proprio sogno a 93 anni. Magari un progetto che la vita ha accantonato più volte, nei suoi curiosi giri del destino, ci viene ripresentato davanti ai piedi nel momento più inaspettato del nostro cammino, quando pensavamo di averci rinunciato per sempre.

Se vi chiamate Frederick Wiseman, poi, la realizzazione del sogno si fa tangibile ed è animata da una curiosità espressiva e stilistica che fa clamorosamente a botte con la carta di identità, rimandando alla voracità di sguardo che possiamo trovare in un bambino che si affaccia al mondo, studiandolo.

Leone d’Oro a Venezia nel 2015 e premiato con l’Oscar alla carriera nel 2016, Wiseman porta in Mostra Menus Plaisirs – Les Troisgros, ritornando alla prediletta forma del documentario dopo la divagazione concessasi nella scorsa edizione con uno dei suoi rari film di finzione, Un couple. Un film sulla famiglia Troisgros e i suoi tre ristoranti nel centro della Francia, decani di stelle Michelin e celebrati per le esemplari pratiche sostenibili portate avanti quotidianamente e a ogni livello del lavoro, dall’acquisto delle materie prime al servizio, passando per la preparazione.

Buona compagnia, quando si tratta di sognatori, Wiseman ne avrà di sicuro con Roman Polanski, che al Lido troviamo con il progetto The Palace, attesissimo e dalla lavorazione lunghissima. Un film fortemente voluto dal regista polacco, scritto a quattro mani con l’amico Jerzy Skolimowski, suo compagno alla Scuola di Cinema di Łódz´, che entrando in un albergo di lusso durante i preparativi per le festa di Capodanno del 2000 (scenografie di Tonino Zera, Premio Campari di quest’anno) satireggia senza alcuna pietà un campionario eterogeneo di personaggi surreali, emblematici, alcune volte grotteschi tra cui spiccano Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese e Mickey Rourke, con musiche di Alexandre Desplat, Premio Oscar affezionato alla Mostra.

Se si parla di affezionati alla Mostra, ma nel suo caso a Venezia tutta, ecco che la presenza di Woody Allen quest’anno sembra chiudere più di qualche cerchio. Cinquantesimo film di Allan Stewart Königsberg e primo girato in lingua francese, Coup de Chance arriva al Lido Fuori Concorso con la fotografia curata dal leggendario “maestro della luce” Vittorio Storaro e con la paventata etichetta di ultimo film del regista prima di un suo altrettanto temuto ritiro dalle scene. È la stampa, bellezza!

Sometimes, blessings come later in life than expected, but sweeter than you’d ever imagine. Take a project you were forced to set aside for years, so many times that you seriously doubt you’ll ever get to it, and then at some point, aged ninety-three, stars finally align. If you are Frederick Wiseman, that’s no big deal: fantasy, expression, and style will always have the upper hand on whatever a piece of paper says about your age. Wiseman won the Golden Lion at the Venice Film Festival in 2015 and an Honorary Oscar in 2016. This year, he will participate with Menus Plaisirs – Les Troisgros, which marks his return to his beloved documentary form. The Troisgros are a family of Michelin-starred restaurateurs who run three restaurants in central France. Speaking of dreamers, we will be in good company thanks to the presence of Roman Polanski, who is here to present The Palace, a film that had been in development hell for a long time. Written together with Jerzy Skolimowski, his friend and fellow student at the Cinema School in Lodz, Poland, the story starts in a luxury hotel in preparation for New Year’s Day, 2000. A diverse bunch of surreal, emblematic, sometimes grotesque characters are the target of ruthless satire. Affection not only for the Venice Film Festival, but for Venice altogether, is what drives Woody Allen in town. Also, he will present his latest, and fiftieth, feature, and his first French-language one: Coup de Chance

COUP DE CHANCE

Woody Allen

FUORI CONCORSO

Fanny e Jean abitano in uno splendido appartamento in un quartiere chic di Parigi, sono una coppia molto felice, entrambi professionalmente più che realizzati. Un giorno Fanny incrocia casualmente Alain, un suo vecchio compagno di scuola, e si sente subito attratta da lui. Con questo film, girato interamente in Francia, il regista ritorna su alcuni suoi temi più cari, in una riflessione semiseria, a tratti melanconica, ma anche molto divertente sul peso determinante del caso nella vita degli individui.

THE PALACE

Roman Polanski

FUORI CONCORSO

Il 31 dicembre 1999 al Palace Hotel, un lussuoso albergo tra montagne della Svizzera, tutto è pronto per ospitare personaggi ricchi ed eccentrici che vogliono trascorrere un Capodanno indimenticabile. Ad esaudire i loro desideri c’è il manager dell’hotel insieme ad un nutrito gruppo di collaboratori tra camerieri, facchini, cuochi e receptionist, ma la festa assumerà presto dei risvolti assurdi e imprevedibili. Polanski mette insieme una girandola di personaggi grotteschi con l’intento di satireggiare una variopinta e insopportabile umanità inconsapevole della propria paradossale inconsistenza.

MENUS PLAISIRS LES TROISGROS

Frederick Wiseman

FUORI CONCORSO (Doc)

«Realizzare un film su un ristorante a tre stelle Michelin è sempre stato uno dei miei sogni». Così Wiseman spiega cosa lo ha indotto a realizzare Menus Plaisirs, viaggio incredibile dietro le quinte del Les Troisgros, un ristorante situato nel centro della Francia, a cento chilometri da Lione, che da cinquantacinque anni detiene tre stelle Michelin e nel 2020 è stato insignito di una stella verde Michelin per le sue esemplari pratiche sostenibili, fra cui il rifornirsi di materie prime da allevatori ed agricoltori virtuosi.

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di Davide Carbone

Golden linings

La vita (e l’amore) di un Maestro

Fra i film più attesi di questa 80. Mostra del Cinema, Maestro è un viaggio nella vita di Leonard Bernstein, uno dei più grandi compositori della nostra epoca, leggenda tra i direttori d’orchestra e gigante della musica contemporanea. Il suo appassionato amore per la musica è al centro delle vicende che ne hanno scandito la vita, dalla composizione di opere sinfoniche e jazz alla musica creata per il teatro di Broadway. «A casa mia si ascoltavano molti album di musica lirica e classica – dice il regista Bradley Cooper –. Passavo ore a immaginare di dirigere un’orchestra, mettendoci tutto l’impegno di un bambino di otto anni. In particolare, ascoltavamo di continuo un’incisione di Leonard Bernstein. Quindi la luce di cui avevo bisogno per realizzare Maestro si era in realtà accesa molti anni prima di imbattermi nel progetto». Della multiforme esistenza e della complessità artistica di Bernstein tuttavia a Cooper interessa in particolare il rapporto con la moglie amatissima, l’attivista e attrice costaricana Felicia Montealegre, un rapporto intenso seppure molto travagliato durato quasi trent’anni: «È stato un amore vero, non convenzionale, che ho trovato infinitamente affascinante: ecco la storia che volevo raccontare». Bradley Cooper, che non sarà presente a Venezia per solidarietà nei confronti dello sciopero in atto a Hollywood, è alla sua seconda regia dopo A Star Is Born, luminoso esordio (per il regista e per Lady Gaga in veste di attrice) presentato Fuori Concorso alla Mostra nel 2018, e dopo una già brillante carriera come attore. Interprete di grande carisma, Cooper si è fatto apprezzare soprattutto per non essere rimasto ancorato al ruolo del ‘belloccio’, lasciandosi guidare da registi come Todd Phillips ( Una notte da leoni 1, 2 e 3 ), David O. Russel ( Il lato positivo ; American Hustle ), Clint Eastwood ( American Sniper; The Mule ) e Paul Thomas Anderson ( Licorice Pizza ). Con Todd Phillips Cooper ha condiviso inoltre, come produttore, l’avventura di Joker. Fra i produttori di Maestro invece, oltre a Scorsese e allo stesso Cooper, compare anche Spielberg, che nel 2021

si era già ‘intrufolato’ dell’universo di Leonard Bernstein portando nelle sale la sua personale versione di West Side Story, immortale capolavoro musicale del grande compositore statunitense. Marisa Santin

ENG Among the most anticipated films of this 80th Venice Film Festival, Maestro is a journey into the life of Leonard Bernstein, one of the greatest composers of our time, a legend among conductors, and a giant of contemporary music. His passionate love for music is at the heart of the events that marked his life, from composing symphonic and jazz works to creating music for Broadway theater. However, what particularly interests Cooper about Bernstein’s multifaceted existence and artistic complexity is his relationship with his beloved wife, the Costa Rican activist and actress, Felicia Montealegre, an intense yet tumultuous relationship that lasted for almost thirty years. Bradley Cooper, who will not be present in Venice in solidarity with the ongoing Hollywood strike, is directing for the second time after his brilliant debut with A Star Is Born, which was presented out of competition at the festival in 2018. As a charismatic actor, Cooper has earned acclaim for not being confined to the role of a “heartthrob,” allowing himself to be guided by directors such as Todd Phillips (The Hangover 1, 2, and 3 ), David O. Russell (Silver Linings Playbook, American Hustle), Clint Eastwood (American Sniper, The Mule), and Paul Thomas Anderson (Licorice Pizza). Cooper also shared the adventure of Todd Phillips’ Joker as a producer. Among the producers of Maestro, in addition to Scorsese and Cooper himself, Steven Spielberg also appears. In 2021, Spielberg had already immersed himself in the universe of Leonard Bernstein, bringing his personal version of West Side Story, the timeless musical masterpiece of the great American composer, to the big screen.

Schermi sonori
music a 50
MAESTRO di Bradley Cooper VENEZIA 80

Anima elettronica

Ryu¯ichi Sakamoto è scomparso il 28 marzo del 2023, purtroppo conoscendo da diverso tempo l’epilogo del proprio percorso di vita avendo combattuto per anni contro il cancro, sconfitto e poi riapparso.

Sakamoto è stato uno degli artisti più significativi della musica d’autore degli ultimi quarant’anni, con un percorso artistico dagli inizi in chiave elettro-pop come componente della giapponese Yellow Magic Orchestra fino a esiti che si possono collocare tanto nella new wave che nella musica neoclassica.

Sakamoto era artista prima e pianista poi, personalità dalla creatività strabordante che per forza di cose non poteva essere contenuta in un unico genere. Ecco allora che la sua carriera da compositore di colonne sonore e il sodalizio con Bernardo Bertolucci per L’ultimo imperatore, Il tè nel deserto e Piccolo Buddha scorre davanti agli occhi degli spettatori di Ryu¯ichi Sakamoto | Opus, il documentario Fuori Concorso di Neo Sora realizzato con la rigorosa supervisione di Sakamoto stesso. Negli ultimi anni Sakamoto non era più in grado di esibirsi dal vivo, ciononostante, alla fine del 2022 ha raccolto le forze per lasciare il mondo con un film-concerto i cui protagonisti erano solo lui e il pianoforte. Curati da Sakamoto stesso e presentati nell’ordine da lui deciso, i venti pezzi eseguiti nel film narrano la sua vita in musica senza ricorrere alle parole. «Ho voluto mostrare – spiega Neo Sora –l’intreccio tra esecutore e strumento; come il respiro di Sakamoto si mescolava allo scricchiolio e al sibilo dei meccanismi del pianoforte. Spero di aver catturato il modo in cui la sua vita, densa di sperimentazione, curiosità e innovazione, sia ritornata alle origini».

POETA SURREALE

ENG Ryuˉichi Sakamoto died on the last March 28, aged 71. He knew it was coming, he had been fighting cancer for years. Eventually, he succumbed to it. Sakamoto had been one of the most influential artists in the field of auteur music over the last forty years. His musical career began with electro-pop sound: at the time, he was part of the Japan-based Yellow Magic Orchestra. Later styles can be defined both as new wave and as neo-classical music. He was an artist first, though, a person of overwhelming creativity that just couldn’t be filed under a single label. A thorough reconstruction of Sakamoto’s creations, which include his collaborations with Bernardo Bertolucci on The Last Emperor, The Sheltering Sky, and Little Buddha, is to be found in Ryuˉichi Sakamoto | Opus, an out-of-competition documentary by Neo Sora, produced under Sakamoto’s supervision. Over the last several years, Ryuˉichi Sakamoto barely ever had the strength to perform live. However, in late 2022, he gave it all to leave the world a film/ concert where the sole protagonists were he and his piano. Curated by Sakamoto and presented according to his wishes, the twenty pieces narrate his musical life with no need for words. Director Neo Sora explained how he wanted to show how performer and instrument can come as one, like Sakamoto’s breathing blended with the squeaking and whistling of the piano’s mechanics.

Autore, produttore e regista, Giorgio Verdelli torna al Festival dopo tre anni dall’acclamato Paolo Conte, Via con me (2020) per portare Fuori Concorso Enzo Jannacci Vengo anch’io, titolo da leggere canticchiando e si rifà a una delle tracce che hanno reso “il Medico” un cantante: Vengo anch’io. No, tu no del ’68 che segna l’inizio del successo, seppur travagliato, per Enzo Jannacci.

Laureatosi al Conservatorio e qualche anno dopo in Medicina, è riuscito a far combaciare queste due strade affermando però più volte come la vocazione da medico venisse sempre prima di quella artistica.

Che sia la medicina, la musica o lo spettacolo, Jannacci è sempre stato tra i grandi: nella musica, oltre alle collaborazioni italiane, da ricordare sicuramente quella con Gaber, necessitano di una menzione d’onore le partecipazioni coi jazzisti che hanno fatto la storia del genere come Chet Baker, Stan Getz e Bud Powell, da cui impara a suonare quella tastiera che lo fa entrare nei Rocky Mountains di Tony Dallara nel ’56 o nei Rock Boys di Celentano. Ottiene la sua specializzazione in chirurgia entrando a far parte dell’equipe sudafricana di Christiaan Barnard, primo a realizzare un trapianto di cuore; in televisione lavora con Teo Teocoli, Massimo Boldi, Renato Pozzetto, suoi pazienti tra l’altro. Insomma, un grande in mezzi ai grandi. Questa sua vita così particolare e quasi al limite dell’assurdo, come le sue canzoni e la sua comicità, viene raccontata in maniera inedita grazie ad un intervista del 2005 dallo stesso Jannacci, diretto ed editato dal maestro Verdelli e dalle tante voci dei grandi di cui faceva parte.

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RYUICHI
FUORI
SAKAMOTO | OPUS di Neo Sora
CONCORSO ENZO JANNACCI
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VENGO
ANCH’IO di Giorgio Verdelli FUORI CONCORSO

The Queen Sofia e Priscilla: ritorno a Graceland

Nata nel 1945, Priscilla Ann Wagner Beaulieu aveva solo quattordici anni quando catturò l’attenzione dell’allora ventiquattrenne e già celebre Elvis Presley, durante il suo servizio militare in Germania. I due si sposarono l’1 maggio 1967 ed ebbero una figlia, Lisa Marie, prima di separarsi nel 1973, quattro anni prima della morte improvvisa e prematura del cantante.

A partire dal dettagliatissimo memoir del 1985, Elvis and Me, della stessa Priscilla scritto a quattro mani con Sandra Harmon, Sofia Coppola decide di raccontare la tormentata storia d’amore tra il Re del rock e questa giovane donna, catapultata a Graceland: «Ero molto interessata alla storia di Priscilla e al suo punto di vista su come ci si sentiva a crescere da adolescente a Graceland – ha spiegato la regista in un’intervista a Vogue –, ha attraversato tutte le fasi tipiche di una giovane donna in un mondo amplificato, un po’ in modo simile a Maria Antonietta. Sono rimasta affascinata dagli incredibili dettagli contenuti nel memoir di Priscilla, volevo cercare di immaginare come dovesse essere crescere in quel mondo attraverso i suoi occhi». Gli occhi di Priscilla diventano una garanzia per Sofia Coppola che l’ha voluta a fianco come produttrice esecutiva, mentre a interpretare i suoi panni nel film sarà l’attrice venticinquenne Cailee Spaeny, accanto a Jacob Elordi nel ruolo di Elvis.

Tra le voci più influenti e innovative del panorama cinematografico internazionale, Sofia Coppola, degna erede del padre Francis Ford Coppola, ha saputo tenere vivo lo spirito della New Hollywood degli anni Settanta, pur sviluppando uno stile originale, personalissimo e profondamente femminile, costantemente attratto dai nuovi linguaggi artistici e precursore di mode e nuovi trend. Già da bambina Sofia inizia la carriera d’attrice nei film del padre, studia arte, si occupa di moda, ma dopo aver girato il suo primo cortometraggio Lick the Star nel 1998 capisce che il

suo posto nel mondo è dietro la macchina da presa. Esordisce come regista al lungometraggio nel 1999 con Il giardino delle vergini suicide che conquista pubblico e critica, e con Lost in Translation, presentato a Venezia nel 2003, si aggiudica l’Oscar e il Golden Globe per la migliore sceneggiatura. Seguono film che esplorano le dinamiche interpersonali, concentrandosi sulle sfumature emotive dei personaggi: Marie Antoinette (2006), Somewhere, Leone d’Oro a Venezia nel 2010, The Bling Ring (2013), A Very Murray Christmas (2015) e L’inganno (2017), miglior regia a Cannes. Da sempre attentissima alla propria privacy e restia all’uso dei social, ha aperto un account Instagram proprio durante le riprese di Priscilla, per offrire ai fan una finestra inedita sul proprio processo creativo… la community ringrazia!

Chiara Sciascia

ENG Born in 1945, Priscilla Ann Wagner Beaulieu was merely fourteen when she captured the attention of then-twenty-four Elvis Presley, in Germany for his military service but already a musical sensation. The two married on May 1, 1967, and had a daughter, Lisa Marie, before separating in 1973, four years before Elvis’ death. Sofia Coppola started reading Priscilla’s detailed memoir of 1985, Elvis and Me, and adopted Priscilla’s eyes for her historical portrayal. One of the most influential and innovative voices in modern cinema, Sofia Coppola kept alive the spirit of 1970s New Hollywood, all the while developing her own style—very personal and deeply feminine. Her Lost in Translation, presented at the VFF in 2003, earned her her first Oscar and a Golden Globe for Best Screenplay. From that moment on, Coppola scored success after success.

Sfumature emotive
PRISCILLA di Sofia Coppola VENEZIA 80
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Film che osano in termini narrativi, di linguaggio, di estetica

LUBO di Giorgio Diritti VENEZIA 80

Tratto dal romanzo Il seminatore di Mario Cavatore, il film racconta la storia vera di Lubo Moser, un giovane jenisch (zingaro) e artista di strada nella Svizzera degli anni ’30. Giovane, forte e allegro, Lubo ama la propria famiglia, sua moglie Mirana e i loro tre bambini, e va fiero della vita che conduce, libero di spostarsi con il suo carrozzone e di suonare la fisarmonica negli spettacoli di piazza. La guerra però è alle porte e nel 1939 Lubo è chiamato a prestare servizio militare nell’esercito svizzero a difesa del confine minacciato dai tedeschi. Sul fronte lo raggiunge la notizia che i suoi figli sono stati sequestrati dal governo perché appartenenti a una famiglia di nomadi, secondo le disposizioni di un programma di rieducazione nazionale.

Sarà un nuovo Lubo, duro e impenetrabile, a mettere a punto un progetto di vendetta dai risvolti inaspettati.

ENG Taken from the novel Il Seminatore by Mario Cavatore, the film tells the true story of Lubo Moser, a young Jenisch (Gypsy) and street artist in Switzerland in the 1930s. Young, strong, and cheerful, Lubo loves his family, his wife Mirana and their three children, and he is proud of the life he leads, free to travel with his wagon and play the accordion in street performances. However, war is on the horizon, and in 1939 Lubo is called to serve in the Swiss army to defend the border threatened by the Germans. While on the front, he receives the news that his children have been taken by the government because they belong to a nomadic family, following the provisions of a national reeducation program. A new Lubo, tough and unyielding, devises a revenge plan with unexpected consequences.

a cura di Marisa Santin Concorso
Rinunciare ad uno qualsiasi di questi titoli sarebbe stato un tremendo peccato. Sono film diversissimi tra loro, tutti ‘altri’ rispetto al cinema italiano abituale.
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Alberto Barbera

IO CAPITANO di Matteo Garrone VENEZIA 80

Primo film di Garrone a partecipare in Concorso alla Mostra, Io capitano descrive il viaggio di Seydou e Moussa, due giovani senegalesi che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa attraversando le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. La loro è una metaforica Odissea contemporanea che rispecchia la storia vera di tanti ragazzi africani che affrontano lo stesso percorso alla ricerca di una vita migliore, abbandonando la loro terra e le loro famiglie.

ENG Seydou and Moussa leave Dakar in Senegal to reach Europe, crossing the perils of the desert, the horrors of detention centers in Libya, and the dangers of the sea. Their journey represents a contemporary Odyssey, metaphorically reflecting the real-life stories of many African youths who undertake the same tragic journey to follow their dream.

ENEA di Pietro Castellitto VENEZIA 80

Enea rincorre il mito dell’epico eroe di cui porta il nome, e questo lo fa sentire vivo in un’epoca di decadenza. Con Valentino, il suo amico aviatore, condivide una giovinezza consumata tra spaccio e feste. Amici da sempre, Enea e Valentino sono allo stesso tempo vittime e artefici del mondo corrotto che li circonda, sempre mossi da una vitalità che credono incorruttibile. Pietro Castellitto torna alla Mostra di Venezia, questa volta in Concorso, dopo il Premio alla miglior sceneggiatura ottenuto con I predatori, suo esordio alla regia presentato nel 2020 in Orizzonti.

ENG Friends since forever, Enea and Valentino are at once victims and creators of the corrupt world that surrounds them, always driven by a vitality they believe to be uncorruptible. Pietro Castellitto returns to the Venice Film Festival, this time in competition, after winning the award for Best Screenplay with I predatori, his directorial debut presented in the Horizons section in 2020.

FINALMENTE L’ALBA di Saverio Costanzo VENEZIA 80

Dopo la parentesi della serie televisiva L’amica geniale, il regista de La solitudine dei numeri primi torna per la terza volta in Concorso a Venezia con una storia ambientata a Roma negli anni ’50. Un’aspirante attrice, giovane popolana prossima al fidanzamento con un uomo benestante, si reca negli studi di Cinecittà per sostenere un provino come comparsa. Le ore trascorse a Cinecittà, catapultata improvvisamente nel set di un film americano ambientato nell’antico Egitto, saranno per lei un vero e proprio passaggio all’età adulta. ENG Rome, in the 1950s. An aspiring actress, a young woman from a working-class background on the verge of getting engaged to a wealthy man, goes to the Cinecittà studios to audition as an extra. The hours spent at Cinecittà, suddenly catapulted into the set of an American film set in ancient Egypt, will be a true coming-ofage experience for her.

ADAGIO di Stefano Sollima VENEZIA 80

Manuel ha sedici anni e la sua vita è incentrata sulla figura di un anziano padre di cui prendersi cura, sforzandosi di trovare dei momenti di svago. Costretto a fare i conti con realtà più grandi di lui, dovrà abituarsi a giocare sporco secondo le regole di una criminalità che pensava esistesse solo nei film americani, in una Roma distopica circondata da incendi che incombono sulla Capitale. Il regista prosegue l’esplorazione di temi che hanno fatto di Romanzo criminale e di Suburra le due serie di culto che tutti conosciamo.

ENG Manuel is sixteen years old, and his life revolves around taking care of an elderly father, trying to find moments of leisure. Forced to grapple with realities larger than himself, he will have to get used to playing dirty by the rules of a criminal world he thought only existed in American movies, in a dystopian Rome surrounded by looming fires over the Capital.

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Tra etica e morale

Versione cinematografica di uno degli ultimi testi teatrali di David Mamet, tradotto e portato sulle scene italiane dallo stesso Barbareschi. Uno psichiatra vede infrangere la sua vita privata e la carriera professionale dopo essersi rifiutato di testimoniare a favore di un ex paziente violento e instabile che ha causato la morte di diverse persone, compiendo una strage in una scuola. L’appartenenza del giovane alla comunità LGBTQA+ e la fede religiosa ebraica del dottore scateneranno una reazione a catena esplosiva impossibile da controllare, alimentata dal severo giudizio della legge e dalla brama di notizie da parte della stampa. A peggiorare la situazione sarà un grave errore commesso dall’editor di un giornale nel riportare la notizia. Una frequentazione importante, quella di Luca Barbareschi con la Mostra del Cinema, basti pensare che il suo esordio cinematografico in veste di attore avviene proprio al Lido nel 1983 con Summertime di Massimo Mazzucco. Nel 2019 produce L’ufficiale e la spia di Roman Polanski, che vince il Leone d’Argento. Il sodalizio con Polanski porta Barbareschi ad essere presente in Mostra quest’anno anche nel cast di The Palace, presentato in Fuori Concorso dal regista polacco. ENG The cinematic adaptation of one of David Mamet’s latest theatrical texts, translated and brought to the Italian stage by Luca Barbareschi himself. A psychiatrist sees his private life and professional career shattered after refusing to testify in favor of a violent and unstable former patient who caused the death of several people in a school massacre. The young man’s belonging to the LGBTQA+ community and the doctor’s Jewish religious faith trigger an explosive chain reaction that is impossible to control, fueled by the harsh judgment of the law and the media’s thirst for news. In 2019, Barbareschi produced Roman Polanski’s An Officer and a Spy, which won the Silver Lion. His collaboration with Polanski led him to be part of the cast of The Palace, presented this year out of competition by the Polish director.

È la cura del tempo

«Quando vedo Roma, vedo mia madre. È così da quando lei è morta». Sono trascorsi venticinque anni da quando Teresa si è suicidata nel Tevere. Da allora Virginia Eleuteri Serpieri, sua figlia, la cerca nel buio della notte, ricostruendo traiettorie senza tempo nel cuore della città, del suo fiume e delle sue acque. Roma si trasfigura in AMOR, il “pianeta della cura” che accoglie Teresa in una dimensione magica dove il passato, il presente e il futuro si mescolano in un affresco di dolente incanto. La Roma del fiume e dell’acqua si intreccia con quella dei labirinti della mente, delle profondità dei legami tessuti dall’arte e da tutto ciò che non può morire. «Guardiamo le immagini ma anche loro ci ri-guardano – dice la regista – e ciò che ci spinge a fare film è il cercare di rimettere insieme i pezzi e dare un senso alle nostre gioie e ai nostri dolori più intimi».

Virginia Eleuteri Serpieri è una regista, scrittrice e artista che da sempre si dedica all’arte delle immagini e dei suoni esplorando diversi linguaggi e supporti, dall’uso della pellicola super8 alla computer grafica. I suoi film sono stati selezionati in diversi festival, tra Roma e Seoul, e proiettati in musei come il MAXXI, il MACRO e il MAMbo.

ENG “When I see Rome I see my mother. It’s been like that ever since she died.” It has been twenty-five years since Teresa took her own life in the Tiber River. Since then, Virginia Eleuteri Serpieri, her daughter, has been searching for her in the darkness of the night, tracing timeless trajectories in the heart of the city. Rome transforms into AMOR , the “planet of healing,” which welcomes Teresa into a magical dimension where the past, present, and future blend into a fresco of poignant enchantment. The Rome of the river and water intertwines with that of the labyrinths of the mind, the depths of bonds woven by art, and everything that cannot die. “We look at the images, but they also re-look at us,” says the director, “and what drives us to make films is the attempt to put the pieces back together and give a sense to our most intimate joys and sorrows.”

Fuori Concorso
AMOR di Virginia Eleuteri Serpieri FUORI CONCORSO (doc) THE PENITENT – A RATIONAL MAN di Luca Barbareschi FUORI CONCORSO
i talia 56 a cura di Marisa Santin

Guardando lontano Un laboratorio oltre gli Orizzonti

Tra esordi folgoranti e nomi più conosciuti, Orizzonti si conferma la sezione della Mostra più legata alla contemporaneità e all’avanguardia dei linguaggi audio-visivi, dopo essersi guadagnata negli anni una sua posizione di primo piano all’interno del Festival. Basti pensare che solo quest’anno sono ben quattro i registi presenti nella selezione ufficiale che hanno mosso proprio qui i loro primi passi. È il caso di Pietro Castellitto, Miglior sceneggiatura di Orizzonti nel 2020 per I predatori. Oppure di Fien Troch, Miglior regia di Orizzonti nel 2016 per Home Anche la regista mongola Lkhagvadulam Purev-Ochir torna in Orizzonti con il suo primo lungometraggio – Sér Sér Salhi (City of Wind) – dopo essersi fatta conoscere al Lido l’anno scorso con il corto Snow in September C’è poi il caso di Shinya Tsukamoto, che ha accettato di partecipare in Orizzonti dopo essere stato in Concorso più volte, a testimonianza di quanto ormai i confini delle due sezioni si stiano avvicinando. Mai come quest’anno, inoltre, la sezione promette di offrirci uno sguardo ampio e caleidoscopico sulla geografia mondiale, andando a toccare luoghi solitamente poco ‘visitati’: dal Nepal di Fidel Devkota, che in The Red Suitcase racconta una storia di fantasmi, alludendo al doloroso passato di guerra civile nel suo Paese, fino alla Turchia di Nehir Tuna, che con Yurt entra fra le complesse pieghe della società turca degli anni ’90, lasciandoci intuire come si sia arrivati all’odierna era di Erdogan. Tre gli italiani in gara per i diversi premi di Orizzonti. El Paraíso di Enrico Maria Artale è il ritratto di un quarantenne condizionato

da un rapporto simbiotico con la madre. Alain Parroni racconta una storia di nichilismo e ribellione nell’estrema periferia romana ( Una sterminata domenica ). Infine, Simone Massi, autore della sigla della Mostra delle prime quattro edizioni di Barbera, presenta Invelle, suo primo lungometraggio di animazione in cui ripercorre dal punto di vista di una famiglia di contadini la storia del nostro Paese, dagli anni ’20 ad oggi. Per il suo esordio alla regia ( Felicità ) Micaela Ramazzotti può invece sperare nel Premio degli spettatori – Armani beauty, riservato ai film di Orizzonti Extra.

ENG Between dazzling debuts and more renowned names, Orizzonti confirms itself as the section of the Festival most closely tied to contemporary and avant-garde audio-visual languages, having earned its prominent position over the years. Just this year, there are four directors in the official selection who took their first steps right here. This includes Pietro Castellitto, who won the Best Screenplay award in Orizzonti in 2020 for I predatori. And Fien Troch, who received the Best Direction award in Orizzonti in 2016 for Home Also, Mongolian director Lkhagvadulam Purev-Ochir returns to Orizzonti with her first feature film, Sér Sér Salhi (City of Wind), after making herself known at the Lido last year with the short film Snow in September Then there’s the case of Shinya Tsukamoto, who accepted to participate in Orizzonti after being in the Competition several times, a testament to how the boundaries between these two sections are now getting closer.

Orizzonti
p anorami 58
a cura di Marisa Santin
The Red Suitcase

YURT (DORMITORIO)

Nella Turchia degli anni ’90 la polarizzazione politica della società è sempre più evidente e le tensioni tra laici e musulmani si inaspriscono. I fedeli devoti sono ostracizzati e i dormitori religiosi ( yurt ) vengono regolarmente saccheggiati dai soldati. Il quattordicenne Ahmet è devastato quando suo padre, appena convertito, lo costringe ad abbandonare la sua vita agiata per andare a studiare i fondamentali dell’Islam in uno di quei luoghi. Un esordio alla regia folgorante, che ci aiuta a capire la Turchia odierna.

UNA STERMINATA DOMENICA

Parenti stretti

Tre giovani della campagna romana tentano di lasciare il proprio segno nel mondo, vivendo di gratificazioni immediate con il loro linguaggio un po’ arrogante e volgare. Sempre in relazione tra loro, pendolano tra la campagna del litorale romano e la città provando a resistere a modo loro all’inesorabile avanzare del tempo e del caldo sempre più opprimente. Il film è un’esperienza quasi puramente sensoriale, visiva e musicale che racconta una storia di nichilismo e ribellione nell’estrema periferia romana.

STOLEN

In una remota stazione ferroviaria dell’India un neonato viene strappato dalle braccia della madre. Due fratelli assistono all’accaduto e decidono, insieme alla donna, di partire alla ricerca del bambino. Con il suo esordio alla regia, Karan Tejpal fa riflettere sulla fragilità delle istituzioni e sull’assenza dello Stato di fronte ad un fenomeno purtroppo diffusissimo in India, dove ogni dieci minuti ‘scompare’ un bambino. Da questo totale senso di sfiducia verso il sistema, il regista lascia emergere attraverso i suoi personaggi un profondo sentimento di umanità e solidarietà.

L’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti è un racconto delle vicissitudini di una giovane che aspira a far carriera nel cinema come truccatrice, ma deve vedersela con una famiglia disfunzionale. «Felicità è un film sulla lotta per salvarsi da legami familiari disturbati», dice la regista. E in questa famiglia patologica, mostro bicefalo che divora ogni speranza di libertà dei propri figli, la regista ha riservato per sé il ruolo della protagonista. Desirè farà di tutto per liberare se stessa e il fratello Claudio dalla morsa opprimente di due genitori egoisti e manipolatori, anche se questo la farà sembrare «non di certo il ritratto edificante di una donna virtuosa, anzi decisamente imperfetta, ingenua, un po’ bugiarda e anche patetica». Una donna che continuerà a lottare contro tutto e tutti, in nome dell’unico amore che conosce, per inseguire qualche traccia di felicità. Insieme a lei nel cast ecco Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti e Sergio Rubini. La fotografia è di Luca Bigazzi.

ENG The directorial debut of Micaela Ramazzotti is a story about the trials and tribulations of a young woman aspiring to make a career in the film industry as a makeup artist, but she must contend with a dysfunctional family. Felicità (lit: happyness) is a film about the struggle to break free from troubled family bonds,” says the director. In this pathological family, a kind of two-headed monster that devours every hope of freedom for its children, the director has reserved the role of the protagonist for herself. Desirè will do everything she can to free herself and her brother Claudio from the oppressive grip of two selfish and manipulative parents, even if it makes her seem “certainly not an edifying portrait of a virtuous woman. On the contrary, she is decidedly imperfect, naïve, a bit deceitful and even pathetic.” A woman who will continue to fight against everything and everyone in the name of the only love she knows, in pursuit of some trace of happiness. Alongside her in the cast are Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti, and Sergio Rubini. The cinematography is by Luca Bigazzi.

FELICITÀ di Micaela Ramazzotti ORIZZONTI EXTRA

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di Nehir Tuna di Alain Parroni di Karan Tejpal

ORIGIN

di Ava DuVernay VENEZIA 80

Trasposizione cinematografica del saggio bestseller del 2020 Caste: The Origin of Our Discontents di Isabel Wilkerson, prima donna di origine afroamericana a vincere il Pulitzer per il giornalismo, l’atteso film di Ava DuVernay dimostra, attraverso il racconto corale di diversi protagonisti, come le divisioni di razza, classe e altri fattori abbiano in realtà origine da un sistema occulto di caste che per intere generazioni ha plasmato il destino degli individui e delle nazioni. Analizzando i sistemi di caste dell’America, dell’India e della Germania nazista, si svelano gli otto pilastri che sono alla base di tali sistemi in tutte le civiltà, tra cui la volontà divina, le linee di sangue, lo stigma e altro ancora.

Con Origin la regista prosegue un percorso di denuncia delle discriminazioni strutturali verso gli afroamericani negli USA, dall’incarcerazione di massa dei neri, al centro del documentario del 2017 XIII emendamento, al caso

dei “cinque di Central Park”, clamoroso episodio di razzismo nella (in)giustizia americana, magistralmente narrato nella lacerante miniserie Netflix del 2019 When They See Us Chiara Sciascia

ENG The cinematic adaptation of the 2020 bestselling essay, Caste: The Origin of Our Discontents by Isabel Wilkerson, the first African American woman to win the Pulitzer Prize for journalism, Ava DuVernay’s highly anticipated film demonstrates, through the collective narrative of various protagonists, how divisions of race, class, and other factors actually stem from a hidden caste system that has shaped the destinies of individuals and nations for generations. By examining caste systems in America, India, and Nazi Germany, the film reveals the eight pillars that underpin such systems across civilizations, including divine will, bloodlines, stigma, and more.

Sguardi sul mondo
Anche al cinema ci sono le stagioni. Il cinema muto è stato la primavera, la Golden Era l’estate, il cinema degli anni ‘80 e ’90 l’inverno. Verso una nuova primavera?
a ttualità 60 a cura di
Marisa Santin

PARADISET BRINNER (PARADISE IS BURNING)

di Mika Gustafson ORIZZONTI

In un quartiere popolare di una città svedese, le sorelle Laura, Mira e Steffi, dai 7 ai 15 anni di età, vivono sole poiché la madre è assente per lunghi periodi di tempo. Quando i servizi sociali chiedono un incontro, Laura si mette alla ricerca di qualcuno che possa impersonare la madre al fine di evitare l’affidamento e una loro conseguente separazione. Con l’avvicinarsi dell’incontro tra le tre sorelle emergono attriti che le tengono sospese a mezzo tra l’euforia della libertà e la profondità del malessere.

ENG In a working-class neighborhood in a Swedish city, the sisters Laura, Mira, and Steffi, aged 7 to 15, live on their own as their mother is absent for long periods of time. When social services request a meeting, Laura sets out to find someone who can impersonate their mother in order to avoid being placed in foster care and subsequently separated.

HOLLYWOODGATE di Ibrahim Nash’at FUORI CONCORSO

Il 31 agosto 2021, a distanza di vent’anni dagli attacchi dell’11 settembre e a seguito degli accordi firmati dall’ex presidente Trump, le truppe americane lasciavano in via definitiva Kabul ritirandosi dall’Afghanistan. Il documentario dell’egiziano Ibrahim Nash’at, che è riuscito a farsi accreditare presso il nuovo governo dei Talebani, mostra immagini da un Afghanistan ripiombato nell’oscurantismo del regime estremista. Le sue riprese esclusive denunciano la violazione dei diritti umani e in particolare la condizione di repressione cui sono costrette le donne.

ENG The documentary by Egyptian filmmaker Ibrahim Nash’at, who managed to gain accreditation with the new Taliban government, showcases footage from an Afghanistan that has once again fallen into the obscurity of an extremist regime. His exclusive footage exposes human rights violations, particularly the oppressive conditions faced by women.

EXPLANATION FOR EVERYTHING (UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO) di Gábor Reisz ORIZZONTI

Ábel dovrebbe prepararsi per il diploma, ma si è appena reso conto di essere innamorato della sua migliore amica, Janká. Janká è una brava studentessa destinata a superare in scioltezza l’esame, se a complicare le cose non ci fosse il suo innamoramento per l’insegnante di storia, Jakab. Jakab ha idee liberali e si fa strada faticosamente nella società ungherese in cui vive, pronta a deflagrare nelle esistenze dei protagonisti in tutte le sue contraddizioni. Un ritratto estremamente lucido e inquietante della situazione politica e morale dell’Ungheria di oggi.

ENG Ábel should be preparing for his diploma and is in love with his best friend, Janká. Janká is a diligent student if it weren’t for her infatuation with her history teacher, Jakab. Jakab holds liberal views and is struggling to make his way in the Hungarian society he lives in. An extremely lucid and unsettling portrait of the political and moral situation in today’s Hungary.

HOUSEKEEPING FOR BEGINNERS (LAVORI DI CASA PER PRINCIPIANTI)

di Goran Stolevski ORIZZONTI

Sulle colline di Skopje, Dita ha creato una comunità queer aperta a tutte quelle persone in cerca di rifugio da una società che non sembra in grado di comprenderne e assecondarne i bisogni. Goran Stolevski dà vita a una nuova forma di utopia famigliare allargata, e lo fa in maniera trascinante e coinvolgente attraverso questo apologo vibrante in tutti i sensi, anche visivamente e narrativamente, su cosa significhi essere famiglia oggi nei Balcani; sulla paternità, sulla difficoltà di essere gay e zingaro in quella regione.

ENG Goran Stolevski creates a new form of extended family utopia, and he does it in a compelling and engaging way through this vibrant allegory in every sense, both visually and narratively. It explores what it means to be a family today in the Balkans; it delves into issues of parenthood and the challenges of being gay and Romani in that region.

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Generazione vertigine

Il cinema e l’arte trovano spesso intrecci attorno cui narrare storie, così come l’arte estrinseca sovente il suo messaggio attraverso lo strumento e il linguaggio cinematografico. Gli esempi sono innumerevoli e anche a Venezia 80 sono presenti in tutte le diverse sezioni pellicole che si possono certamente definire afferenti all’arte. Fuori Concorso Daaaaaali! di Quentin Dupieux, una parabola ironica sul narcisismo smisurato degli artisti, in cui quattro diversi attori interpretano Salvador Dalì, l’iconico artista surrealista.

Altro film Fuori Concorso, definito da Barbera “un’opera d’arte contemporanea che si fa film” è Aggro Dr1ft di Harmony Korine. Girato interamente con telecamere a infrarossi è un’opera di videoarte con l’attesissimo debutto cinematografico del rapper Travis Scott. Il ritratto allucinato di un assassino tormentato, con la percezione delle immagini deformate tramite l’uso dei colori e con una colonna sonora martellante dagli echi techno.

In Venezia Classici Doc, diametralmente opposto ai precedenti, il lavoro di Fred Riedel, Ken Jacobs – From Orchard Street to the Museum of Modern Art è un dialogo tra una delle personalità più straordinarie nella storia delle immagini cinematografiche, Ken Jacobs, e sua moglie Flo. Dalle collaborazioni anticonformiste con Jack Smith e altri, come artista chiave del movimento cinematografico underground degli anni Sessanta, Jacobs esprime e dimostra la propria ricerca inesauribile e l’incanto per la straordinaria arte dell’immagine in movimento.

Ancora Fuori Concorso, Amor della regista, scrittrice e artista italiana Virginia Eleuteri Serpieri, che racconta una Roma personalissima e trasfigurata, che accoglie la protagonista in una dimensione magica dove il passato, il presente e il futuro si mescolano in un affresco dolente e d’incanto.

Un altro artista alla regia, torna a Venezia il cinema di Yuri Ancarani nelle Giornate degli Autori con la sua ultima opera cinematografica Il Popolo delle Donne. Un film scomodo, come ci ha abituato Ancarani, che descrive l’aumento della violenza maschile contro le donne, la perdurante insicurezza femminile nei confronti degli uomini e l’interconnessione fra i due fenomeni.

Ancora artisti-registi, Fuori Concorso, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi presentano Frente a Guernica, prendendo ispirazione dal celebre dipinto di Picasso del 1937.

La loro è una narrazione della guerra ripercorsa attraverso voci narranti e radicali cambi di colore, rallentamenti e accelerazioni, che portano a comprenderla come un sistema di violenza in un tempo circolare e ripetitivo. Infine, ancora alle Giornate degli Autori, nella sezione Notti Veneziane, il documentario Semidei diretto da Fabio Mollo e Alessandra Cataleta ripercorre la vicenda dei due misteriosi guerrieri che riemersero dal mare di Riace nel 1972, dopo duemila anni passati sott’acqua. Attraverso interviste, documenti inediti, testimonianze dirette e il racconto di un presente in tumulto, i due cineasti compiono un viaggio dal nostro passato al futuro.

DAAAAAALI! © 2023 Atelier de Production art e 62 a cura di Fabio Marzari
Il piacere di essere altro Artisti e linguaggi cinematografici senza confini
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Difficile, se non impossibile, pensare ad un regista stilisticamente più riconoscibile di Wes Anderson, insospettabile texano di Houston.

The Royal Tenenbaums, The Life Aquatic with Steve Zissou, Moonrise Kingdom, The Grand Budapest Hotel, Isle of Dogs e The French Dispatch sono alcuni dei suoi titoli più celebri e basta scorrere velocemente questa lista per associare ad ogni film almeno una scena, uno storyboard mentale rigorosamente fatto a mano e dalle tinte pastello destinato a trasformarsi in tableau vivant secondo le direttive del geniale regista americano. Direttive precise e rigorose, non per questo povere di fantasia o visionarietà, anzi impareggiabili da questo punto di vista.

Lunga la lista dei grandi attori che hanno deciso di affidarsi alla sua creatività, immergendosi nelle sue storie: Gene Hackman, Bill Murray, Luke Wilson, Ralph Fiennes, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Cate Blanchett, Angelica Houston, Willem Dafoe, Timothée Chalamet, Margot Robbie, Tom Hanks, Scarlett Johansson. Una lista in cui volutamente ci dilunghiamo proprio per testimoniare un’autorevolezza guadagnata sottoponendo agli attori in questione progetti solidi, frutto di una mente piena zeppa di cassetti che rendono Wes Anderson un artigiano in grado di ricordare perfettamente dove si trova l’oggetto che gli serve in quel momento, in alcuni casi con guizzi semplicemente geniali (ascoltasi The Life Aquatic Studio Sessions, disco di canzoni di David Bowie registrate in lingua portoghese da Seu Jorge per l’omonimo film).

È perfettamente logico, quindi, vederlo a Venezia con The Wonderful

Story of Henry Sugar (Fuori Concorso di appena 40 minuti) e insignito del Premio Cartier Glory to the Filmmaker, secondo una motivazione ben espressa da Cyrille Vigneron, Presidente e CEO di Cartier International: «Tutto nel suo cinema è fittizio, bizzarro, esilarante, eppure i suoi personaggi e i suoi eroi scaldano i nostri cuori. Le sue scenografie, i costumi e le immagini sono caratterizzati da un’incredibile precisione dove ci immergiamo totalmente e incondizionatamente. I suoi film sono opere d’arte formali nella loro composizione. Attraverso questa creatività senza fine condivide continuamente con noi una visione realmente umanista. Più il mondo reale diventa pericoloso e folle, più quello di Wes Anderson appare come un luogo sicuro dove vivere e al quale anelare». Davide Carbone

A magic ENG box

Name one filmmaker whose style is more recognizable than Wes Anderson’s, I dare you. The Royal Tenenbaums, The Life Aquatic with Steve Zissou, Moonrise Kingdom, The Grand Budapest Hotel, Isle of Dogs, and The French Dispatch are his most famous features. Think how easy it is to associate to each title at least one scene, one piece of storyboard, one pastel-coloured hand-drawn sketch. Being a precise, rigorous professional will never limit fantasy or vision, which are unparalleled in the current offer of cinema. In the words of Cyrille Vigneron, President and CEO of Cartier International: His films are formal pieces of art in their beautiful composition. Anderson’s limitless creativity shares with us what is a deeply humanist vision. The more the real world becomes dangerous and crazy, the more his world appears as a safe haven to live in and to aspire to.

Le regole dell’attrazione
THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR di Wes Anderson FUORI CONCORSO
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La scatola magica Il segno inconfondibile di Wes
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Il regista perturbante

Tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray del 1992, il nuovo irriverente lavoro di Yorgos Lanthimos rivisita con una creatività sorprendente i canoni tipici del cinema gotico, avvalendosi di un cast di altissimo livello fra cui spiccano Emma Stone, Mark Ruffalo e Willem Dafoe. Quando la figlia Bella si uccide per sfuggire alle violenze del marito, il Dr. Godwin Baxter, scienziato tanto brillante quanto anticonformista, decide di riportarla in vita, trasformandola in una sorta di donna-Frankenstein. Desiderosa di conoscere il mondo e spinta da un insaziabile appetito sessuale, Bella fugge con un avvocato elegante e dissoluto in una vorticosa avventura attraverso i continenti. Spigliata, lunatica e assolutamente libera dai pregiudizi del suo tempo, la ragazza decide di lottare per difendere l’uguaglianza e la libertà. Tra i massimi esponenti del cinema greco, dotato di una creatività visionaria e assolutamente innovativa, Yorgos Lanthimos era già stato a Venezia nel 2011 con Alps, premio Osella per la sceneggiatura, per poi tornare nel 2013 con il corto Necktie e nel 2018 con The Favourite, che gli vale il Gran Premio della Giuria, oltre a dieci candidature agli Oscar. Premiati a Cannes invece due dei suoi film più recenti, Lobster (2016) e Il sacrificio del cervo sacro (2017), entrambi con protagonista Colin

ENG Based on the eponymous 1992 novel by Alasdair Gray, Yorgos Lanthimos’ irreverent new work creatively revisits the typical Gothic cinema conventions with astonishing creativity, featuring an exceptionally high-caliber cast. When his daughter Bella (Emma Stone) takes her own life to escape her husband’s abuse, Dr. Godwin Baxter (Willem Defoe), a brilliant scientist, decides to bring her back to life, turning her into a kind of female Frankenstein. Eager to explore the world and driven by an insatiable sexual appetite, Bella flees with a stylish and dissolute lawyer on a whirlwind adventure across continents. Spirited, capricious, and absolutely free from the prejudices of her time, the young woman decides to fight for equality and freedom.

AGGRO DR1FT di Harmony Korine FUORI CONCORSO

Un’affascinante fotografia a infrarossi evoca il ritratto allucinato di un assassino tormentato, in questa sensuale elegia sperimentale che mette a punto un’esperienza sensoriale surreale e psichedelica, deformando la percezione delle immagini tramite l’uso dei colori e amplificando l’atmosfera grottesca del film con una colonna sonora martellante dagli echi techno. Un’opera d’arte contemporanea più che un film, che vede il debutto cinematografico del rapper Travis Scott, fenomeno mondiale da oltre 45 milioni di dischi venduti.

ENG An intriguing infrared photograph evokes the hallucinatory portrait of a tormented killer in this experimental, sensual elegy. It crafts a surreal and psychedelic sensory experience, distorting the perception of images through the use of colors and intensifying the film’s grotesque atmosphere with a pounding techno-infused soundtrack. Rapper Travis Scott in the cast.

THE KILLER

di David Fincher VENEZIA 80

Protagonista della pellicola è un uomo senza scrupoli immerso in un mondo che sembra aver perso ogni riferimento morale e civile, un killer spietato che studia le proprie vittime con la freddezza del predatore e la lucidità del professionista, osservandone i movimenti e affinando uno spiccato istinto da cacciatore. Fincher sognava da tempo di portare sullo schermo questo thriller tratto dall’omonima graphic novel francese di Jacamon & Matz, e lo fa con due grandi interpreti: Michael Fassbender e Tilda Swinton.

ENG Fincher’s main charachter is an unscrupulous man immersed in a world that appears to have lost all moral and civil reference points, a ruthless killer who studies his victims with the coldness of a predator and the clarity of a professional, observing their movements and honing a keen hunter’s instinct.

65 POOR THINGS di Yorgos Lanthimos VENEZIA 80

Rosso profondo

Se Michael Mann, Adam Driver e Penelope Cruz hanno deciso di unire i rispettivi talenti, c’è da aspettarsi una scommessa vincente, a patto che di scommessa si possa parlare.

“Il Cavaliere”, “Il Commendatore”, “L’Ingegnere”, “Il Mago”, “Il Patriarca”, “Il Grande Vecchio” o “Il Drake”: questi sono alcuni dei soprannomi dati a Enzo Ferrari nel corso della sua straordinaria vita, destinata ad essere legata per l’eternità ad un simbolo italiano per eccellenza, quel Cavallino Rampante brand mondiale di eccellenza su quattro ruote.

Per diventare leggenda, tuttavia, il percorso non è di sicuro stato rettilineo e ben asfaltato, anzi: Ferrari si concentra proprio su quattro mesi del 1957, una delle curve a gomito più pericolose della vita di Enzo Ferrari, di sua moglie Laura e della loro scuderia, creata con sacrifici dolorosi, cadute rovinose, lutti insuperabili. Un film che Michael Mann ha fortemente voluto, preparato leggendo i diari di Ferrari e camminando nelle stanze di casa sua osservandone la carta da parati e immaginandone le abitudini, specchiandosi nel metallo lucido dei suoi motori e parlando con chi condivideva la vita quotidiana di Enzo e della moglie Laura.

ENG If Michael Mann, Adam Driver, and Penelope Cruz decided to come together to make a movie, you can bet it’s going to be a good one. The subject matter is a legend in itself: Enzo Ferrari of Ferrari fame, the Italian brand par excellence. Growing into a legend is not a straight journey, it is indeed paved in hardship. Upcoming movie Ferrari is the story of Enzo Ferrari’s terrible four months in 1957: sacrifice, ruinous fall, unsurmountable grief. Mann prepared his movie by reading Enzo’s diaries, visiting his family home, and speaking with those who knew him.

Vincere è partecipare

Regista israeliano lui, attrice iraniana lei, Guy Nattiv e Zar

Amir Ebrahimi firmano a quattro mani una storia tutta al femminile che, seguendo i ritmi concitati del thriller politico, sferra una serie di emozionanti colpi di scena. Il film ricostruisce una vicenda autentica, la storia di una giovane campionessa di judo iraniana che durante una competizione internazionale le autorità iraniane vorrebbero convincere a ritirarsi dalla gara, per non dover competere nella finale con una campionessa israeliana.

ENG The film reconstructs an authentic incident, the story of a young Iranian judo champion who, during an international competition, the Iranian authorities want to persuade to withdraw from the competition to avoid competing in the final against an Israeli champion. A thrilling political thriller filled with exciting twists and turns.

Una vita alle corde

Hartford, Connecticut, 1964. Willie Prep ha un passato da campione dei pesi piuma e un presente che lo vede sull’orlo del fallimento economico e famigliare: travolto dai debiti, sposato con una donna molto più giovane di lui che ha aspirazioni da attrice incompatibili con una vita coniugale e un figlio tossicodipendente che è fonte di continue preoccupazioni. Messo alle strette sul ring come nella vita, prende una decisione per lui inevitabile: tornare a combattere.

ENG Willie Prep has a past as a featherweight champion and a present that finds him on the brink of financial and family ruin. He is overwhelmed by debt, married to a much younger woman with aspirations of becoming an actress that are incompatible with married life, and has a drug-addicted son who is a constant source of concern. He will make a decision that seems inevitable for him: to return to fighting.

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FERRARI di Michael Mann VENEZIA TATAMI di Guy Nattiv, Zar Amir Ebrahimi ORIZZONTI THE FEATHERWEIGHT di Robert Kolodny ORIZZONTI
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Storia dell’orrore

Muovendosi abilmente tra l’horror e la dark comedy, Pablo Larraín immagina – questa volta in bianco e nero – un cupo universo parallelo ispirato alla recente storia del Cile. Simbolo mondiale del fascismo, dittatore spietato, responsabile della sparizione e della morte di migliaia di persone, Augusto Pinochet è oggi un anziano vampiro che, dopo aver finto la propria morte, ha continuato a nutrirsi della sua stessa malvagità e del sangue dei suoi concittadini. Giunto alla veneranda età di 250 anni, Pinochet tuttavia non sopporta più di essere ricordato come un ladro – assassino sì, ma ladro no! – e decide di lasciarsi morire di fame. Sarà l’incontro con una giovane contabile francese ad accendere una scintilla di speranza in un’anima perduta. Pablo Larraín è uno degli autori più sofisticati del panorama internazionale, sia per forma che per contenuti. Con El conde, il regista torna alla storia recente del Cile, evocandone i fantasmi e dipingendone un quadro realista e allo stesso tempo allucinato. ENG Skillfully navigating between horror and dark comedy, Pablo Larraín envisions - this time in black and white - a dark parallel universe inspired by Chile’s recent history. A global symbol of fascism, a ruthless dictator, responsible for the disappearance and death of thousands, Augusto Pinochet is now an elderly vampire who, after faking his own death, has continued to feed on his own malevolence and the blood of his fellow citizens. At the venerable age of 250, Pinochet can no longer bear to be remembered as a thief - a murderer, yes, but not a thief! - and decides to let himself starve to death. It is the encounter with a young French accountant that ignites a spark of hope in a lost soul.

Le ferite invisibili

La mattina del terribile incendio scoppiato a scuola, nel quale molti ragazzi rimangono feriti e uccisi, la quindicenne Holly aveva telefonato per avvisare della sua assenza per l’intera giornata. Un’insegnante, incuriosita dalla sua strana premonizione, la invita a unirsi in seguito al gruppo di sostegno delle vittime. Giocando con i codici dell’horror, Fien Troch mescola fede, legami personali, destino e complessità della vita in un coming-of-age magico su un’adolescenza difficile, che mette in discussione il modo in cui gli individui si pongono di fronte alle avversità.

ENG Playing with the codes of horror genre, Fien Troch blends faith, personal connections, destiny, and the complexities of life in a magical coming-of-age story about a challenging adolescence, reflecting on how individuals confront adversity.

Regole di buon vicinato

Quando si trasferisce in una piccola e tranquilla cittadina, la famiglia Féral è decisa ad apparire agli occhi del quartiere cordiale e del tutto ordinaria. Philémon, il figlio dei Féral, un diciassettenne dolce e introverso, nasconde infatti una strana malattia che la famiglia intende tenere segreta. Quando il giovane incontra la vicina Camila il desiderio si confonde con quella sete di sangue che era sempre riuscito a controllare. Ormai salvare le apparenze sembra impossibile.

ENG When the Féral family moves to a small and tranquil town, they are determined to appear friendly and entirely ordinary to their new neighbors. However, Philémon, the Féral’s son, a sweet and introverted seventeen-year-old, harbors a strange illness that the family intends to keep a secret. Until the young man meets their neighbour Camila…

Di che aesthetic
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Le nuove pagine

«Anche quest’anno il programma di Venezia Classici si propone di offrire al pubblico uno spaccato ampio e trasversale della storia del cinema, celebrando grandi autori e anniversari» anticipa Alberto Barbera. Nella serata di preapertura doverosamente dedicata a Gina Lollobrigida spazio a La provinciale di Mario Soldati restaurato da CSC - Cineteca Nazionale, in collaborazione con Compass Film. Tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, sullo schermo scorre un melodramma strappalacrime nel quale la Lollobrigida dimostra al grande pubblico un incredibile talento anche nell’ambito del dramma e del cinema impegnato. Sempre in suo onore viene proiettato il documentario che Orson Welles le dedicò nel 1958, Portrait of Gina prodotto per l’ABC TV, all’epoca venne scartato dai produttori perché considerato non ortodosso e privo di contenuto.

Il tempo è testimone

In un viaggio artistico che documenta quasi cent’anni di storia del cinema, dagli anni ‘30 ai primi del 2000, attraversando gli Stati Uniti, Cuba e anche il Bel Paese, i Classici Documentari di questa edizione ci fanno esplorare realtà poliedriche ma non per questo non affini. Tra la propaganda hitchcockiana analizzata in Le Film Pro-Nazi D’Hitchcock e la rivoluzione cinematografica di De Santis negli anni ‘40, approfondita nella pellicola di Stefano Della Casa, i processi creativi di grandi maestri come Argento e Gondry, che vengono sviscerati rispettivamente in Dario Argento Panico di Simone Scafidi e in Michel Gondry Do It Yourself di François Nemeta e i lavori più vivi, privati, sulle vite e le carriere di grandi personalità del cinema e del mondo artistico in senso lato, la Mostra del Cinema presenta nove docufilm che ci trasportano in queste visioni d’autore inestimabili.

Di notevole importanza il contesto politico e sociale in cui sono presentati i prodotti dei diversi ideatori, i motivi più intimi che muovono un artista all’atto creativo, come anche le reazioni, non sempre favorevoli, del grande pubblico.

Non solo film ‘restaurati’ ma anche rivisti dagli stessi autori in veri e propri director’s cut come One from the Heart-Un sogno lungo un giorno di Francis Ford Coppola, pellicola che crea un immaginario estetico color pastello definito al limite del surreale, il tutto realizzato sfruttando la tecnica della Rear projection Tra questi e tanti altri sarà poi il regista e sceneggiatore Andrea Pallaoro ad assegnare il Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato.

ENG On preview day, The Wayward Wife by Mario Soldati (1953) will be screened in its newly restored edition by CSC – Cineteca Nazionale in cooperation with Compass Film. An adaptation of Alberto Moravia’s novel of the same name, this sentimental film stars Gina Lollobrigida in a role that showcases her talent as a drama actress. Also in the programme is Orson Welles’ 1958 documentary on Lollobrigida, Portrait of Gina, at the time turned down by its producers as ‘unorthodox’ and ‘devoid of content’. There will be more than just restored films in the programme: some filmmakers revised their own works and issued new director’s cuts, like Francis Ford Coppola did with One from the Heart

Sotto quest’ottica i titoli proposti lasciano molto spazio alla curiosità e inglobano appieno le necessità di un pubblico moderno e variegato, sempre alla ricerca di una visione a tutto tondo del mondo artistico e culturale nelle sue sfumature attraverso diverse epoche.

Leonardo Cigni

ENG An art voyage into one hundred years of cinema history to the United States, Cuba, Italy – the Documentary Classics at the Venice Film Festival will touch different realities, though not entirely unrelated. The programme starts with Hitchcockian propaganda analysed in Le Film Pro-Nazi D’Hitchcock, will touch Giuseppe De Santis’ revolutionary cinema of the 1940s, the creative processes of filmmakers such as Dario Argento and Michel Gondry, and some true, private works on the lives and career of the greatest filmmakers. Also of importance are the political and social context each of these films came out in, as well as the reaction, often far from approving, of the general audience.

Ritorno alla bellezza
Venezia Classici – Non Fiction Venezia Classici - Restauri Portrait of Gina
c lassici 70
Le Film Pro-Nazi D’Hitchcock

OZU MONOGATARI

In occasione dei 120 anni dalla nascita del grande regista giapponese, di cui la Mostra propone nella sezione Venezia Classici la versione restaurata di Chichi Ariki ( C’era un padre ) consigliamo la lettura di Ozu Yasujiro¯. Autunno e primavera, scritto da Giorgio Placereani ed edito da Tucker Film, uscito nel 2015 in occasione della rassegna omonima dedicata al Maestro giapponese. Il libro, che include anche due saggi di Dario Tomasi e David Bordwell, contiene una filmografia completa di Ozu, una sezione critica speciale sui sei film della rassegna, un’intervista sul lavoro di restauro dei film e due sezioni, in forma di piccolo dizionario, sui temi e gli interpreti del grande regista. Di questo prezioso “Dizionarietto Ozu” riportiamo qui alcuni brevi estratti.

Bambini. […] Il rispetto dei bambini per gli adulti nei film di Ozu è davvero minimale; viceversa, ci stupisce spesso la tolleranza degli adulti per questo loro spazio privilegiato: prendono come un dato di fatto che i bambini siano delle pesti. A occhi occidentali colpisce specialmente una cosa: se le difficoltà familiari impediscono di soddisfare i loro desideri, e i bambini piantano una violenta protesta, non troviamo quasi mai (una notevole eccezione è The Only Son, che però si svolge in un ambiente contadino) quel momento che sarebbe inevitabile nel cinema americano, in cui il padre spiega con calma i problemi familiari al figlio, quasi a farlo entrare prima del tempo nel mondo adulto. […]

Bar e ristoranti. Non ci sono solo figure ritornanti, in Ozu: c’è anche una geografia ritornante, di cui fanno parte con particolare rilievo piccoli (o meno piccoli) bar e ristoranti. Non sono solo ambienti generici (con una simpatia particolare per i più miseri, come i ristorantini di noodles dove insegnanti in pensione si guadagnano una grama vita); compaiono proprio come specifici luoghi definiti, tanto che nel cinema di Ozu ci sentiamo, a fianco dei personaggi, nella posizione di clienti abituali di certi posti che siamo sempre lieti di rivedere – come dimenticare per esempio il bar Luna?

Collegamenti e variazioni. […] i personaggi di Ozu sembrano trascorrere da un film all’altro in un gioco di variazioni: il personaggio è fondamentalmente lo stesso ma i destini cambiano, in un gioco di somiglianze, evoluzioni, differenze. […] Sessualità. Non si pensa di solito a Ozu in relazione alla sessualità, ma è sbagliato: il maestro è ben lontano dall’ignorarla. Basta ricordare una scena formalmente castissima ma ribollente di sessualità e desiderio – degna di Jean Vigo – quando il protagonista ha uno strappo sulla maglietta e Tanaka Kinuyo, la ragazza ammirata da tutti, si curva su di lui e gliela ricuce addosso, in Where Now Are the Dreams of Youth? O, in un tono di commedia, l’allusione apertissima al rapporto sessuale che sta per venire, sancendo la riappacificazione dei due sposi, in What Did the Lady Forget? […]

Treni. […] In Tardo autunno ( Late Autumn ) un treno porta via l’amica che si è sposata, e lei non si sporge come promesso a salutare le ex colleghe che osservano dal tetto dell’edificio della ditta (“Se l’amicizia è solo un riempitivo temporaneo finché non ci sposiamo, che senso ha?”, commenta tristemente l’amica della protagonista). In una parola: in Ozu il treno rappresenta il passare del tempo più che il valicare lo spazio.

CHICHI ARIKI (C’ERA UN PADRE)

di Yasujiro¯ Ozu

VENEZIA CLASSICI

Quando nel 1937 Ozu scrive Chiki Ariki, girato nel 1942, la temperie è assai cambiata rispetto ai suoi anni giovanili: il regime ha lanciato una guerra culturale per lo spirito collettivo di sacrificio e il dovere verso la società. Quando uno studente disobbediente muore in una gita in barca proibita, il suo insegnante se ne assume la responsabilità indiretta e lascia la scuola. Vedovo, trasferisce le sue speranze (sempre in uno spirito di impegno sociale) sul figlio, lavorando per mantenerlo agli studi, a prezzo di una penosa separazione. Chiki Ariki, film severo di grande bellezza, rientra nel contesto di quel rapporto familiare che si è ormai precisato come l’argomento base del cinema di Ozu.

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Immersione totale

Se c’è una cosa a cui la Biennale ci ha abituato negli ultimi anni è di sicuro vedere progetti sperimentali diventare realtà assai solide e strutturate, creatrici di nuove tendenze perché capaci di individuare strade da percorrere dove altri non intravedono nemmeno sentieri. La Mostra del Cinema di Venezia è stata uno dei primi festival di cinema al mondo a manifestare interesse per la Virtual Reality: dal 2017 la Biennale Cinema ha dato il via alla prima competizione di opere in Realtà Virtuale, e l’accessibilità online di Venice VR Expanded ha rappresentato nelle edizioni 2020 e 2021 una sfida non solo cinematografica per garantire l’esperienza di questa nuova forma d’arte anche in anni di necessario distanziamento sociale. L’edizione 2022, rinominata Venice Immersive, ha visto il ritorno alla sede del Lazzaretto, per l’occasione rinnovata e arricchita dal punto di vista programmatico e tecnologico, una rincorsa di cui l’edizione 2023 può approfittare per un deciso balzo in avanti, vedasi la seconda edizione del Venice Immersive Market.

Ecco allora un Concorso con ben 28 progetti in competizione, 9 Fuori Concorso – Best Of Venice Immersive (i migliori lavori già distribuiti o presentati in altre manifestazioni), 6 progetti sviluppati nel corso di Biennale College Cinema – VR, 24 mondi virtuali selezionati nella Worlds Gallery, con visite guidate immersive.

La giuria, composta dalla presidente Singing Chen, l’argentino German Heller e il brasiliano Pedro Harres, professionisti di altissimo livello specializzati in un settore dalle pressoché infinite potenzialità di sviluppo, assegna quest’anno il Gran Premio Venice Immersive, quello Speciale della Giuria e quello per la Realizzazione Venice Immersive. D.C.

ENG If there’s one thing the Biennale got us used to over the last few years, is to see how what once could be thought as experimental projects can quickly grow into established, solid trends that established new roads there where others cannot even sea a path.

The Venice Film Festival has been one of the first film festivals to show interest in Virtual Reality: starting in 2017, the Virtual Reality section grew into Venice Immersive. Today, twenty-eight projects compete and nine participate out of competition (the best works from past edition, or new works that had already passed at other festivals). Six have been co-produced by Biennale’s own production programme Biennale College. Jurors are highly renowned professionals in the field: Singing Chen, German Heller, and Pedro Harres.

L’ANNO DELL’UOVO

di

Gemma e Adriano vogliono che il loro figlio in arrivo possa venire alla luce in un contesto il più possibile lontano dal mondo moderno, attento solo al profitto e ai vincoli sociali. Entrati a far parte della Comunità dell’Uovo, Gemma si dimostra più propensa di Adriano ad accettare le regole di un gruppo spirituale guidato da Guru Rajani: un avvenimento che tuttavia nessuno dei giovani poteva ipotizzare cambia completamente la connotazione di un luogo che si credeva isolato dalle minacce del mondo esterno, rivoluzionando le loro vite.

LUMBRENSUEÑO

Trasferitosi a Toluca Valley con la madre e la sorella, Lucas trova lavoro in un’hamburgheria. Nonostante venga costantemente sfruttato dal suo manager riesce a trovare svago trascorrendo i pomeriggi con il suo collega Oscar, che per staccare da tutto decide di intraprendere un viaggio lasciando i propri averi all’amico. In particolare, una macchina fotografica che gli permetterà di catturare la luce del mondo che lo circonda.

ÁRNI di Dorka Vermes

In un piccolo circo di campagna, il tuttofare Árni è l’unico membro esterno al nucleo familiare che ne gestisce la programmazione. Passa la vita accudendo gli animali del circo, quando un nuovo pitone si aggiunge al branco. Árni si affeziona al rettile e decide di addomesticarlo anche per avvicinarsi alla famiglia adottiva, arrivando poi a capire la forte influenza che l’animale ha sulla sua persona.

Fuori misura s perimentale 72
Venice Immersive 30 agosto-9 settembre Isola del Lazzaretto Vecchio
www.labiennale.org
a PORDENONE fino al 15/10/2023 da martedì a domenica ore 10.00 - 20.00

Questione di sguardi

Un’edizione che dialoga con la contemporaneità proponendo «film che raccontano storie “per tutti”, perfettamente calati nel presente, che non smarriscono il piacere per l’intrattenimento, ma non temono neppure di affrontare la sfida di una provocazione».

Così la Delegata Generale Beatrice Fiorentino descrive il programma della 38. Settimana Internazionale della Critica, curato insieme ai membri della commissione di selezione Enrico Azzano, Chiara Borroni, Ilaria Feole e Federico Pedroni. Sette opere prime e tre eventi speciali compongono la line-up principale, alla quale si affianca la sezione dei corti italiani SIC@SIC Short Italian Cinema.

Predominante è quest’anno la presenza di storie al femminile e di racconti collettivi di emancipazione e libertà, dei coming of age in cui i protagonisti giungono ad una nuova consapevolezza di loro stessi, ma anche storie familiari segnate da traumi e ritorni inaspettati. Pellicole «che si aprono a un dialogo con la contemporaneità in un cortocircuito perpetuo che si alimenta dentro e fuori dallo schermo», dai dubbi, le insicurezze e la voglia di lottare di About Last Year al ritorno di un passato burrascoso che potrebbe cancellare ogni speranza per il futuro di Love Is a Gun

«L’atto della visione non è mai stato così politico», afferma Fiorentino. Non mancano infatti opere legate alla sfera politica e sociale: dalla memoria collettiva di una comunità abbandonata a se stessa, ricostruita attraverso un racconto corale in Malqueridas, al desiderio di affermazione e rivincita in Life Is not a Competition, but I’m Winning.

I sette lungometraggi di esordio della SIC, che concorrono come di consueto al Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, si contendono l’assegnazione di altri quattro riconoscimenti prestigiosi: il Gran Premio IWONDERFULL assegnato da una giuria internazionale; il Premio del Pubblico THE FILM CLUB; il Premio Circolo del Cinema di Verona, assegnato da una giuria composta da soci under 35 del Circolo di Verona e destinato al film più innovativo della sezione e, infine, il Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia per il Miglior contributo tecnico.

A matter ENG of outlook

The 38th International Film Critics’ Week lineup is all about modern themes anyone can relate to. They balance entertainment with the courage to provoke. The program features seven debut films and three special events. Female-centric narratives and collective stories of emancipation and freedom are common themes this year, as well as coming-ofage stories where protagonists work on their self-awareness. These films foster a dialogue with contemporary issues, creating a perpetual feedback loop on and off the screen. They touch on doubts, insecurities, and the desire to fight in About Last Year to turbulent past threatening the future in Love Is a Gun

Delegate-general Fiorentino notes that the act of viewing has never been so political. The programme also includes politically and socially relevant works, like the reconstruction of a forsaken community’s collective memory in Malqueridas and the desire for affirmation and redemption in Life Is not a Competition, but I’m Winning

Seven debut feature films in the SIC competition vie for prestigious awards, including the Luigi De Laurentiis First Film Award at the Venice Film Festival.

Opere prime
38. Settimana Internazionale della Critica 30 agosto-9 settembre Lido di Venezia www.sicvenezia.it
s ic 74
Una ‘Settimana’ di storie al femminile e racconti collettivi Love Is A Gun

M9 – Museo del ’900 | Venezia Mestre

Una casa aperta alle comunità, dove la storia aiuta a leggere il presente e offre strumenti per entrare nel futuro. A house open to communities, where history helps read the present and offers tools to step into the future.

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m9museum.it I G/ FB/TW @m9museum
ENTRA NE LL A ST OR IA STEP INTO HISTORY

Donne e origini GDA, una casa per il cinema

Una mamma che dopo il lutto per il proprio bambino desidera donare il suo latte materno e una donna costretta a dare in adozione il proprio figlio sono rispettivamente Melk e Sobre Todo de Noche, due film che condannano un sistema che lascia sole le madri in difficoltà. Il rispetto per la vita e la rinuncia ad essa vengono affrontati in Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consertant, dove una vampira trova un compromesso per non uccidere, grazie ad un adolescente solitario con tendenze suicide. Solitaria è anche la protagonista di Following the Sound, che rivede il proprio dolore nei volti di sconosciuti incontrati per strada sentendoli, così, più familiari a lei. Questi alcuni dei film in concorso alle Giornate degli Autori, storica sezione autonoma nel contesto della Mostra del Cinema di Venezia. Dal 30 agosto al 9 settembre si racconteranno storie profonde e introspettive, come quelle che vedremo negli appuntamenti di Notti Veneziane, sezione realizzata dalle Giornate degli Autori in collaborazione con Isola Edipo: «un pot-pourri di esperienze umane e artistiche, di pensieri differenti che hanno bisogno di essere espressi per guardare all’attualità con l’attenzione necessaria e la dovuta leggerezza» dichiara Giorgio Gosetti, Delegato Generale delle Giornate degli Autori. Pensieri che ci parleranno di come riconnettersi alle proprie origini, in un rapporto tra presente e passato, come nel film Anna o in Across, dove la protagonista si ricongiungerà con le memorie della propria famiglia in un percorso spirituale.

Donne protagoniste, donne registe, donne che avranno l’occasione di «mostrare la felice “diversità” dello sguardo femminile» in Women’s Tales: un progetto firmato Miu Miu, celeberrimo brand di Miuccia Prada, che presenterà Eye Two Times Mouth, cortometraggio della regista indipendente messicana

Lila Avilés, già presente per una nomination alla 92. edizione degli Oscar con The Chambermaid

Il premio “Le vie dell’immagine” andrà a Shirin Neshat, regista iraniana già ospite in precedenti edizioni della Mostra. Neshat, autrice e artista fortemente attiva contro l’oppressione e l’ingiustizia politica che soffocano il quotidiano del suo Paese, che sarà protagonista di un incontro il 4 settembre alla Casa degli Autori.

Anche quest’anno sarà un’edizione delle Giornate degli Autori ricca di emozioni grazie a film e incontri con artisti provenienti da ogni parte del mondo, ma sarà anche la prima senza il compianto Andrea Purgatori, grande giornalista che ne è stato Presidente, e senza Citto Maselli, co-fondatore (assieme a Emidio Greco) delle Giornate. La loro recente scomparsa è stata un duro colpo per operatori e appassionati della Mostra del Cinema.

Su iniziativa del Presidente della SIAE Salvatore Nastasi il “Premio alla carriera” da quest’anno verrà intitolato proprio a Purgatori. Irene Zanutto

Back ENG to her

Melk is the story of a mother’s desire to donate breast milk after her child’s death. The protagonist in Sobre Todo de Noche is a woman compelled to give her son up for adoption. These films explore the intricacies of life and sacrifice, as does Vampire Humaniste Cherche Suicidaire Consertant, where a vampire forgoes killing by forming a bond with a suicidal teen. Following the Sound also follows a solitary protagonist, a woman who sees the pain in strangers’ faces and seeks solace in their familiarity. These entries compete in the Venice Days independent section, running August 30 to September 9. Notti Veneziane, in collaboration with Isola Edipo, presents diverse human and artistic experiences, inviting viewers to approach current issues with both seriousness and lightness.

Women’s Tales, a project by Miu Miu, showcases female directors’ unique perspectives. Mexican filmmaker Lila Avilés presents Eye Two Times Mouth. The Le vie dell’immagine Award honours Iranian director Shirin Neshat for her activism against oppression, with an event on September 4.

www.giornatedegliautori.com

L’altro Festival
Giornate degli Autori 30 agosto-9 settembre Lido di Venezia
76 gda &
Sobre Todo de Noche
isolaedipo

La macchina organizzativa del Premio Inclusione e Sostenibilità Edipo Re, riconoscimento collaterale ufficiale della Mostra del Cinema di Venezia, promosso da Edipo Re Impresa Sociale di Sibylle Righetti e Enrico Vianello, sotto la direzione artistica di Silvia Jop, in collaborazione con le Giornate degli Autori, MYmovies e con il patrocinio di Ca’ Foscari e ResInt, è pronta ad affrontare un nuovo viaggio. La sesta edizione del premio ha convocato al Lido una giuria di massima qualità, gli attori Caterina Guzzanti e Alberto Malanchino e la scrittrice Carlotta Vagnoli, a loro è stato affidato il compito di immergersi nella selezione di film operata da Silva Job tra le sezioni in Concorso, Orizzonti, Settimana della Critica e Giornate degli Autori. Il premio, come noto, viene conferito all’opera che saprà mostrare uno sguardo capace di incoraggiare pratiche inclusive e sostenibili. L’organizzazione sosterrà la pellicola vincitrice attivando un circuito speciale di sostegno alla sua distribuzione in Italia. Novità di quest’anno è la Giuria Giovani, composta da studenti e studentesse dell’Università Ca’ Foscari, che affiancherà il lavoro dei giurati rafforzando il rapporto tra cinema e università. Il Premio Inclusione e Sostenibilità Edipo Re nasce per dare un contributo alla distribuzione di film d’autore in Italia, spesso caratterizzati da un percorso faticosissimo sotto questo punto di vista. Se quindi il premio ufficiale mira a un sostegno nella distribuzione dei cinema di tutto il Paese, la versione del premio che verrà attribuita dagli studenti e dalle studentesse di Ca’ Foscari andrà a sostenere la distribuzione del film premiato in un circuito di sale d’Ateneo in diverse città italiane. Accanto al premio, torna per il settimo anno Il cinema dell’inclusione tra visione e formazione, promosso da Isola Edipo in collaborazione con le Giornate degli Autori e Fondation Cartier pour l’art contemporain, istituzione che ha risposto con un entusiasmo impareggiabile: uno spazio nato per rivolgersi ai maestri e alle maestre del cinema che hanno fatto storia, luogo dai confini ancora più ampi dedicato

all’incontro con forme di cinema capaci di spingere il nostro immaginario oltre se stesso.

In programma una giornata dedicata a uno dei più importanti registi di cinema Yanomani, Morzaniel Iramari, con un focus sulla produzione cinematografica indigena in Brasile, il 4 settembre presso la Sala Laguna: accompagnati dalla Aruac Film entriamo attraverso gli occhi del regista nel mondo degli Yanomami, popolazione che vive difendendo le radici della foresta Amazzonica e le culture che al suo interno ne custodiscono i segreti millenari. Gli occhi della foresta è uno sguardo in presa diretta sulle più note popolazioni indigene dell’Amazzonia e sulla loro centralità nel panorama cinematografico internazionale. Un atto politico che restituisce alla foresta i suoi occhi, i suoi corpi e le sue voci, e che porta al centro di una riflessione sulla tutela del polmone verde della terra, la questione ambientale e culturale degli Yanomami.

L’impresa sociale Edipo Re, fulcro di tutte le iniziative, nasce attorno alla storica barca a vela che ospitò Pier Paolo Pasolini e Maria Callas, oggi trasformata in un vero e proprio innovation lab che promuove attività artistiche e culturali fondate su turismo sostenibile, enogastronomia e riattivazione delle economie locali nella Laguna di Venezia.

Dal 30 agosto al 9 settembre la barca Edipo Re, nel suo approdo festivaliero in riva Corinto, con la Sala Laguna, è il luogo attorno al quale si sviluppa Radici, palinsesto dove cinema, letteratura, musica, sociale e food&drink si connotano di eventi, presentazioni, degustazioni, live show, proiezioni, in un cartellone non stop che rappresenta ormai dal 2017 l’anima off e social green del Festival del Cinema di Venezia e che intende concentrare l’attenzione sul concetto di ‘unicità’ di cui ognuno di noi può farsi portatore, raccontando la propria storia. Mariachiara Marzari

www.isolaedipo.it

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Il porto sicuro Cinema, letteratura, musica e social nel segno dell’inclusività

s creenings

80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Ago Aug

29 martedìTuesday

Sala Darsena h. 20.30

CERIMONIA DI PREAPERTURA – INVITI CON I QUOTIDIANI DI VENEZIA a seguire

VENEZIA CLASSICI – FUORI CONCORSO

PORTRAIT OF GINA di ORSON WELLES (USA, 27’) a seguire

VENEZIA CLASSICI -FILM DI PREAPERTURA LA PROVINCIALE di MARIO SOLDATI (Italia, 113’)

30 mercoledìWednesday

PalaBiennale h. 14

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M. 14 A SHORT TRIP di ERENIK BEQIRI (Francia, 17’)

DIVE di ALDO IULIANO (Italia, 13’)

WANDER TO WONDER di NINA GANTZ (Paesi Bassi, Belgio, Francia, UK, 14’) Animazione

DAR SAAYE SARV (IN THE SHADOW OF THE CYPRESS) di HOSSEIN MOLAYEMI, SHIRIN SOHANI (Iran, 20’, muto) Animazione

SENTIMENTAL STORIES di XANDRA POPESCU (Germania, 16’)

AITANA di MARINA ALBERTI (Spagna, 19’)

FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI

WELCOME TO PARADISE di LEONARDO DI COSTANZO (Italia, 24’)

Sala Perla h. 14

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE

AFTAB MISHAVAD

(THE SUN WILL RISE) di AYAT NAJAFI (Francia, Iran, 85’)

Sala Darsena h. 16

FUORI CONCORSO

L’ORDINE DEL TEMPO di LILIANA CAVANI (Italia, Belgio, 113’)

PalaBiennale h. 16.30

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M. 14

SEA SALT di LEILA BASMA (Repubblica Ceca, Libano, Qatar, 19’)

CROSS MY HEART AND HOPE TO DIE di SAM MANACSA (Filippine, 18’)

BOGOTÁ STORY di ESTEBAN PEDRAZA (Colombia, USA, 16’)

THE MEATSELLER di MARGHERITA GIUSTI (Italia, 17’)

Animazione DUAN PIAN GUSHI (SHORT STORY) di WU LANG (Cina, 12’)

AREA BOY di IGGY LONDON (UK, 19’) ET SI LE SOLEIL PLONGEAIT DANS L’OCÉAN DES NUES di WISSAM CHARAF (Francia, Libano, 20’)

Sala Perla h. 16.30

GIORNATE DEGLI AUTORI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE LOS OCÉANOS SON LOS VERDADEROS CONTINENTES di TOMMASO SANTAMBROGIO (Italia, Cuba, 119’)

Sala Grande h. 19

CERIMONIA DI APERTURA – INVITI a seguire

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A LILIANA CAVANI a seguire

VENEZIA 80 – FILM D’APERTURA COMANDANTE di EDOARDO DE ANGELIS (Italia, 120’)

PalaBiennale h. 19

DIRETTA DELLA CERIMONIA DI APERTURA a seguire

VENEZIA 80 – FILM D’APERTURA COMANDANTE di EDOARDO DE ANGELIS (Italia, 120’) a seguire FUORI CONCORSO L’ORDINE DEL TEMPO di LILIANA CAVANI (Italia, Belgio, 113’)

31 giovedìThursday

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI – FUORI CONCORSO PORTRAIT OF GINA di ORSON WELLES (USA, 27’) a seguire

VENEZIA CLASSICI -FILM DI PREAPERTURA LA PROVINCIALE di MARIO SOLDATI (Italia, 113’)

PalaBiennale h. 14

FUORI CONCORSO – SERIES CON INTERVALLO D’ARGENT ET DE SANG (OF MONEY AND BLOOD) - EP. 1-6 di XAVIER GIANNOLI (Francia, Belgio 312’)

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC EVENTO SPECIALE – CORTOMETRAGGIO DI APERTURA INCONTRO DI NOTTE di LILIANA CAVANI (Italia, 10’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI APERTURA

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE DIEU EST UNE FEMME (GOD IS A WOMAN) di ANDRES PEYROT (Francia, Svizzera, Panama, 87’)

Sala Darsena h. 14.15

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE SER SER SALHI (CITY OF WIND) di LKHAGVADULAM PUREV-OCHIR (Francia, Mongolia, Portogallo, Paesi Bassi, Germania, Qatar, 103’)

Sala Grande h. 14.30

FUORI CONCORSO - NON FICTION HOLLYWOODGATE di IBRAHIM NASH’AT (Germania, USA, 92’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE ONE FROM THE HEART: REPRISE (UN SOGNO LUNGO UN GIORNO) di FRANCIS FORD COPPOLA (USA, 95’)

Sala Grande h. 16.30

VENEZIA 80

EL CONDE di PABLO LARRAÍN (Cile, 110’)

Sala Casinó h. 16.30

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA PRESENTAZIONE THANK YOU VERY MUCH di ALEX BRAVERMAN (USA, 99’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI - V.M. 14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE MELK di STEFANIE KOLK (Paesi Bassi, 96’)

Sala Darsena h. 17

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE A CIELO ABIERTO di MARIANA ARRIAGA, SANTIAGO ARRIAGA (Messico, Spagna, 117’)

Sala Giardino h. 17

BIENNALE COLLEGE CINEMA - V.M. 18 SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE LUMBRENSUEÑO (FIREDREAM) di JOSÉ PABLO ESCAMILLA (Messico, 80’)

Sala Grande h. 19

VENEZIA 80 FERRARI di MICHAEL MANN (USA, 130’)

PalaBiennale h. 20

VENEZIA 80 FERRARI di MICHAEL MANN (USA, 130’)

a seguire

VENEZIA 80

DOGMAN di LUC BESSON (Francia, 114’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE STOLEN di KARAN TEJPAL (India, 92’)

Sala Grande h. 21.45

VENEZIA 80

DOGMAN di LUC BESSON (Francia, 114’)

78

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16-21

FUORI CONCORSO L’ORDINE DEL TEMPO di LILIANA CAVANI (Italia, Belgio, 113’)

h. 18.30

GIORNATE DEGLI AUTORI LOS OCÉANOS SON LOS VERDADEROS CONTINENTES di Tommaso Santambrogio (Italia, Cuba, 119’)

Set Sept 01

venerdì Friday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA STOLEN di KARAN TEJPAL (India, 92’)

Sala Casinò h. 9

BIENNALE COLLEGE CINEMA – V.M. 18 LUMBRENSUEÑO (FIREDREAM) di JOSÉ PABLO ESCAMILLA (Messico, 80’)

Sala Casinò h. 11

VENEZIA CLASSICI ONE FROM THE HEART: REPRISE (UN SOGNO LUNGO UN GIORNO) di FRANCIS FORD COPPOLA (USA, 95’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE BELLISSIMA di LUCHINO VISCONTI (Italia, 114’)

Sala Perla h. 11.45

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE PHOTOPHOBIA di IVAN OSTROCHOVSKÝ, PAVOL PEKARCÍK (Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, 61’)

PalaBiennale h. 12.45

ORIZZONTI SER SER SALHI (CITY OF WIND) di LKHAGVADULAM PUREV-OCHIR (Francia, Mongolia, Portogallo, Paesi Bassi, Germania, Qatar, 103’)

Sala Darsena h. 14

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE MAGYARÁZAT MINDENRE (EXPLANATION FOR EVERYTHING) di GÁBOR REISZ (Ungheria, Slovacchia, 152’)

Sala Casinò h. 14

VENEZIA CLASSICI – FUORI CONCORSO PORTRAIT OF GINA di ORSON WELLES (USA, 27’) a seguire

VENEZIA CLASSICI LA PROVINCIALE di MARIO SOLDATI (Italia, 113’)

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO WE SHOULD ALL BE FUTURISTS di ANGELA NORELLI (Italia, 11’)

a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE LIFE IS NOT A COMPETITION, BUT I’M WINNING di JULIA FUHR MANN (Germania, 79’)

Sala Grande h. 14.30

CERIMONIA DI CONSEGNA DEL PREMIO CARTIER GLORY TO THE FILMMAKER A WES ANDERSON a seguire FUORI CONCORSO THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR di WES ANDERSON (USA, 40’)

PalaBiennale h. 15

ORIZZONTI A CIELO ABIERTO di MARIANA ARRIAGA, SANTIAGO ARRIAGA (Messico, Spagna, 117’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE THE WORKING GIRLS di STEPHANIE ROTHMAN (USA, 80’)

Sala Grande h. 16

VENEZIA 80 BASTARDEN (THE PROMISED LAND) di NIKOLAJ ARCEL (Danimarca, Germania, Svezia, 127’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE SIDONIE AU JAPON di ÉLISE GIRARD (Francia, 95’)

Sala Giardino h. 17

BIENNALE COLLEGE CINEMA – V.M. 14 SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE L’ANNO DELL’UOVO (THE YEAR OF THE EGG) di CLAUDIO CASALE (Italia, 82’)

Sala Casinò h. 17

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA PRESENTAZIONE FRANK CAPRA: MR AMERICA di MATTHEW WELLS (UK, 92’)

Sala Darsena h. 17.30

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE UNA STERMINATA DOMENICA di ALAIN PARRONI (Italia, Germania, Irlanda, 110’)

PalaBiennale h. 17.30

VENEZIA 80

EL CONDE di PABLO LARRAÍN (Cile, 110’)

Sala Corinto h. 17.30

FUORI CONCORSO - NON FICTION HOLLYWOODGATE di IBRAHIM NASH’AT (Germania, USA, 92’)

Sala Grande h. 18.45

VENEZIA 80 – V.M. 14

POOR THINGS di YORGOS LANTHIMOS (UK, 141’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI – FUORI CONCORSO PORTRAIT OF GINA di ORSON WELLES (USA, 27’) a seguire

VENEZIA CLASSICI LA PROVINCIALE di MARIO SOLDATI (Italia, 113’)

Sala Corinto h. 19.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC EVENTO SPECIALE CORTOMETRAGGIO DI APERTURA

INCONTRO DI NOTTE

di LILIANA CAVANI (Italia, 10’)

a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI APERTURA

DIEU EST UNE FEMME (GOD IS A WOMAN) di ANDRES PEYROT (Francia, Svizzera, Panama, 87’)

PalaBiennale h. 20

VENEZIA 80 – V.M. 14 POOR THINGS di YORGOS LANTHIMOS (UK, 141’)

a seguire

VENEZIA 80

FINALMENTE L’ALBA di SAVERIO COSTANZO (Italia, 142’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE FELICITÀ di MICAELA RAMAZZOTTI (Italia, Paesi Bassi, 104’)

Sala Grande h. 21.45

VENEZIA 80 FINALMENTE L’ALBA di SAVERIO COSTANZO (Italia, 142’)

Sala Volpi h. 22

VENEZIA CLASSICI ONE FROM THE HEART: REPRISE (UN SOGNO LUNGO UN GIORNO) di FRANCIS FORD COPPOLA (USA, 95’)

Sala Giardino h. 24

VENEZIA CLASSICI – V.M. 18

PROIEZIONE DI MEZZANOTTE

ULTIMO MONDO CANNIBALE di RUGGERO DEODATO (Italia, 90’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16

VENEZIA 80

EL CONDE di PABLO LARRAÍN (Cile, 110’)

h. 16.30

GIORNATE DEGLI AUTORI - V.M. 14 MELK di STEFANIE KOLK (Paesi Bassi, 96’)

h. 18.30

VENEZIA 80

DOGMAN di LUC BESSON (Francia, 114’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI APERTURA

DIEU EST UNE FEMME (GOD IS A WOMAN)

di ANDRES PEYROT (Francia, Svizzera, Panama, 87’)

h. 21

VENEZIA 80

FERRARI di MICHAEL MANN (USA, 130’)

h. 21.30

FUORI CONCORSO - NON FICTION

HOLLYWOODGATE di IBRAHIM NASH’AT (Germania, USA, 92’)

79

s creenings

80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

02

sabato Saturday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA FELICITÀ di MICAELA RAMAZZOTTI (Italia, Paesi Bassi, 104’)

Sala Casinò h. 9

BIENNALE COLLEGE CINEMA – V.M. 14

L’ANNO DELL’UOVO (THE YEAR OF THE EGG) di CLAUDIO CASALE (Italia, 84’)

Sala Casinò h. 11

VENEZIA CLASSICI THE WORKING GIRLS di STEPHANIE ROTHMAN (USA, 80’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI – V.M 14

PRESENTAZIONE PROFUNDO CARMESÍ –DIRECTOR’S CUT di ARTURO RIPSTEIN (Messico, Spagna, Francia, 136’)

Sala Perla h. 13.15

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO

LA LINEA DEL TERMINATORE (ENDER’S LINE) di GABRIELE BIASI (Italia, 15’)

a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE HOARD di LUNA CARMOON (UK, 126’)

Sala Darsena h. 14

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE TATAMI di GUY NATTIV, ZAR AMIR EBRAHIMI (Georgia, USA, 105’)

PalaBiennale h. 14

ORIZZONTI MAGYARÁZAT MINDENRE (EXPLANATION FOR EVERYTHING) di GÁBOR REISZ (Ungheria, Slovacchia, 152’)

Sala Grande h. 14.15

CERIMONIA DI PREMIAZIONE DEL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA A TONY LEUNG

a seguire PROIEZIONE SPECIALE LA PARTE DEL LEONE: UNA STORIA DELLA MOSTRA (THE LION’S SHARE: A HISTORY OF THE MOSTRA) di BAPTISTE ETCHEGARAY, GIUSEPPE BUCCHI (Francia, Italia, 57’)

Sala Casinò h. 14.30

VENEZIA CLASSICI BELLISSIMA di LUCHINO VISCONTI (Italia, 114’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI – PRESENTAZIONE LA CAZA (LA CACCIA) di CARLOS SAURA (Spagna, 87)

Sala Grande h. 16.15

VENEZIA 80 – V.M. 14

ADAGIO di STEFANO SOLLIMA (Italia, 127’)

Sala Darsena h. 16.45

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE YURT (DORMITORY) di NEHIR TUNA (Turchia, Germania, Francia, 118’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE SOBRE TODO DE NOCHE di VÍCTOR IRIARTE (Spagna, Portogallo, Francia, 109’)

PalaBiennale h. 17

ORIZZONTI UNA STERMINATA DOMENICA di ALAIN PARRONI (Italia, Germania, Irlanda, 110’)

Sala Giardino h. 17

BIENNALE COLLEGE CINEMA – V.M. 18

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE ÁRNI di DORKA VERMES (Ungheria, 103’)

Sala Casinò h. 17

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA – PRESENTAZIONE DARIO ARGENTO PANICO di SIMONE SCAFIDI (UK, 98’)

Sala Corinto h. 17

VENEZIA 80 BASTARDEN (THE PROMISED LAND) di NIKOLAJ ARCEL (Danimarca, Germania, Svezia, 127’)

Sala Volpi h. 18.30

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA FRANK CAPRA: MR AMERICA di MATTHEW WELLS (UK, 92’)

Sala Grande h. 19

VENEZIA 80

MAESTRO di BRADLEY COOPER (USA, 129’)

PalaBiennale h. 19.30

VENEZIA 80

MAESTRO di BRADLEY COOPER (USA, 129’) a seguire

VENEZIA 80 – V.M. 14

ADAGIO di STEFANO SOLLIMA (Italia, 127’)

Sala Corinto h. 19.45

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO WE SHOULD ALL BE FUTURISTS di ANGELA NORELLI (Italia, 11’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA LIFE IS NOT A COMPETITION, BUT I’M WINNING di JULIA FUHR MANN (Germania, 79’)

Sala Volpi h. 20.15

VENEZIA CLASSICI BELLISSIMA di LUCHINO VISCONTI (Italia, 114’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE EL RAPTO (THE RESCUE) di DANIELA GOGGI (Argentina, USA, 95’)

Sala Grande h. 21.45

FUORI CONCORSO THE PALACE di ROMAN POLANSKI (Italia, Svizzera, Polonia, Francia, 100’)

Sala Volpi h. 22.30

VENEZIA CLASSICI THE WORKING GIRLS di STEPHANIE ROTHMAN (USA, 80’)

Sala Grande h. 23.55

FUORI CONCORSO AGGRO DR1FT di HARMONY KORINE (USA 80’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16

ORIZZONTI A CIELO ABIERTO di MARIANA ARRIAGA, SANTIAGO ARRIAGA (Messico, Spagna, 117’)

h. 16.30

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI PHOTOPHOBIA di IVAN OSTROCHOVSKÝ, PAVOL PEKARC ˇ ÍK (Slovacchia, Repubblica Ceca, Ucraina, 61’)

h. 18.30

ORIZZONTI EXTRA FELICITÀ di MICAELA RAMAZZOTTI (Italia, Paesi Bassi, 104’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA LIFE IS NOT A COMPETITION, BUT I’M WINNING di JULIA FUHR MANN (Germania, 79’)

h. 21

VENEZIA 80 BASTARDEN (THE PROMISED LAND) di NIKOLAJ ARCEL (Danimarca, Germania, Svezia, 127’)

h. 21.30

ORIZZONTI MAGYARÁZAT MINDENRE (EXPLANATION FOR EVERYTHING) di GÁBOR REISZ (Ungheria, Slovacchia, 152’)

03 domenica Sunday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA EL RAPTO (THE RESCUE) di DANIELA GOGGI (Argentina, USA, 95’)

Sala Casinò h. 9

BIENNALE COLLEGE CINEMA – V.M. 18

ÁRNI di DORKA VERMES (Ungheria, 103’)

80

Sala Giardino h. 11.15

FUORI CONCORSO AGGRO DR1FT di HARMONY KORINE (USA 80’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI - PRESENTAZIONE OHIKKOSHI (MOVING) di SHINJI SÔMAI (Giappone, 124’)

Sala Perla h. 11.15

GIORNATE DEGLI AUTORI

MIU MIU WOMEN’S TALES #25 EYE TWO TIMES MOUTH di LILA AVILÉS (Italia, Messico, 23’) a seguire

GIORNATE DEGLI AUTORI MIU MIU WOMEN’S TALES STANE di ANTONETA ALAMAT KUSIJANOVIC (21’) a seguire

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE BYE BYE TIBÉRIADE di LINA SOUALEM (Francia, Palestina, Belgio, Qatar, 82’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI LA CAZA (LA CACCIA) di CARLOS SAURA (Spagna, 87)

PalaBiennale h. 13

ORIZZONTI TATAMI di GUY NATTIV, ZAR AMIR EBRAHIMI (Georgia, USA, 105’)

Sala Grande h. 14

VENEZIA 80

DIE THEORIE VON ALLEM (THE THEORY OF EVERYTHING) di TIMM KRÖGER (Germania, Austria, Svizzera, 118’)

Sala Casinò h. 14

VENEZIA CLASSICI – V.M 14

PROFUNDO CARMESÍ –DIRECTOR’S CUT di ARTURO RIPSTEIN (Messico, Spagna, Francia, 136’)

Sala Darsena h. 14.15

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE THE FEATHERWEIGHT di ROBERT KOLODNY (USA, 99’)

Sala Perla h. 14.15

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO DE L’AMOUR PERDU (LOST LOVE) di LORENZO QUAGLIOZZI (Italia, 17’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE THE VOURDALAK di ADRIEN BEAU (Francia, 90’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI – PRESENTAZIONE DAYS OF HEAVEN di TERRENCE MALICK (USA, 94’)

PalaBiennale h. 15.15

ORIZZONTI YURT (DORMITORY) di NEHIR TUNA (Turchia, Germania, Francia, 118’)

Sala Giardino h. 16

FUORI CONCORSO - NON FICTION MENUS PLAISIRS LES TROISGROS di FREDERICK WISEMAN (Francia, USA, 240’)

Sala Grande h. 16.30

VENEZIA 80 LA BÊTE di BERTRAND BONELLO (Francia, Canada, 146’)

Sala Volpi h. 16.45

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA DARIO ARGENTO PANICO di SIMONE SCAFIDI (UK, 98’)

Sala Darsena h. 17

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE EL PARAÍSO di ENRICO MARIA ARTALE (Italia, 106’)

Sala Perla h. 17

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE VAMPIRE HUMANISTE CHERCHE SUICIDAIRE CONSENTANT di ARIANE LOUIS-SEIZE (Canada, 92’)

Sala Corinto h. 17.15

FUORI CONCORSO

THE WONDERFUL STORY OF HENRY SUGAR di WES ANDERSON (USA, 40’) a seguire PROIEZIONE SPECIALE LA PARTE DEL LEONE: UNA STORIA DELLA MOSTRA (THE LION’S SHARE: A HISTORY OF THE MOSTRA) di BAPTISTE ETCHEGARAY, GIUSEPPE BUCCHI (Francia, Italia, 57’)

Sala Casinò h. 17.30

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA – PRESENTAZIONE LANDRIÁN di ERNESTO DARANAS SERRANO (Cuba, Spagna, 80’)

PalaBiennale h. 17.45

FUORI CONCORSO

THE PALACE di ROMAN POLANSKI (Italia, Svizzera, Polonia, Francia, 100’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 PROFUNDO CARMESÍ –DIRECTOR’S CUT di ARTURO RIPSTEIN (Messico, Spagna, Francia, 136’)

Sala Grande h. 19.30

VENEZIA 80 – V.M. 14

THE KILLER di DAVID FINCHER (USA, 118’)

Sala Corinto h. 19.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO LA LINEA DEL TERMINATORE (ENDER’S LINE) di GABRIELE BIASI (Italia, 15’)

a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14 HOARD di LUNA CARMOON (UK, 126’)

PalaBiennale h. 20

VENEZIA 80 – V.M. 14

THE KILLER di DAVID FINCHER (USA, 118’)

a seguire

VENEZIA 80

LA BÊTE di BERTRAND BONELLO (Francia, Canada, 146’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE PET SHOP DAYS di OLMO SCHNABEL (USA, Italia, UK, Messico, 110’)

Sala Grande h. 22

FUORI CONCORSO THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 108’)

Sala Volpi h. 22

VENEZIA CLASSICI

LA CAZA (LA CACCIA) di CARLOS SAURA (Spagna, 87)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16-21

FUORI CONCORSO

THE PALACE di ROMAN POLANSKI (Italia, Svizzera, Polonia, Francia, 100’)

h. 16.30

ORIZZONTI

TATAMI di GUY NATTIV, ZAR AMIR EBRAHIMI (Georgia, USA, 105’)

h. 18.30

VENEZIA 80 MAESTRO di BRADLEY COOPER (USA, 129’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14 HOARD di LUNA CARMOON (UK, 126’)

h. 21.30

FUORI CONCORSO

AGGRO DR1FT di HARMONY KORINE (USA 80’)

04 lunedì Monday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA – V.M.14

PET SHOP DAYS di OLMO SCHNABEL (USA, Italia, UK, Messico, 110’)

Sala Casinò h. 9

VENEZIA CLASSICI – V.M. 18

ULTIMO MONDO CANNIBALE di RUGGERO DEODATO (Italia, 90’)

Sala Corinto h. 10.45

VENEZIA CLASSICI – PRESENTAZIONE ANDREJ RUBLEV –DIRECTOR’S CUT di ANDREJ TARKOVSKIJ (URSS, 191’)

Sala Casinò h. 11

VENEZIA CLASSICI DAYS OF HEAVEN di TERRENCE MALICK (USA, 94’)

Sala Perla h. 11.15

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE L’AVAMPOSTO di EDOARDO MORABITO (Italia, Brasile, 85’)

PalaBiennale h. 13.30

ORIZZONTI THE FEATHERWEIGHT di ROBERT KOLODNY (USA, 99’)

Sala Grande h. 14

FUORI CONCORSO MAKING OF di CÉDRIC KAHN (Francia, 119’)

81

s creenings

80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO FOTO DI GRUPPO (GROUP PICTURE) di TOMMASO FRANGINI (Italia, 17’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE AI SHI YI BA QUIANG (LOVE IS A GUN) di LEE HONG-CHI (Hong Kong - Cina, Taipei Cinese, 81’)

Sala Darsena h. 14.15

ORIZZONTI

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE TEREDDÜT ÇIZGISI (HESITATION WOUND) di SELMAN NACAR (Turchia, Spagna, Romania, Francia, 84’)

Sala Casinò h. 14.30

VENEZIA CLASSICI OHIKKOSHI (MOVING) di SHINJI SÔMAI (Giappone, 124’)

Sala Corinto h. 14.30

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 – PRESENTAZIONE THE EXORCIST (L’ESORCISTA) di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 132’)

PalaBiennale h. 15.45

ORIZZONTI EL PARAÍSO di ENRICO MARIA ARTALE (Italia, 106’)

Sala Darsena h. 16.45

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE OURA EL JBEL (BEHIND THE MOUNTAINS) di MOHAMED BEN ATTIA (Tunisia, Belgio, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar, 98’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE WU YUE XUE (SNOW IN MIDSUMMER) di CHONG KEAT AUN (Malesia, Taipei Cinese, Singapore, 116’)

Sala Grande h. 17

VENEZIA 80 AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST) di RYÛSUKE HAMAGUCHI (Giappone, 106’)

Sala Casinò h. 17

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA – PRESENTAZIONE

MICHEL GONDRY DO IT YOURSELF di FRANÇOIS NEMETA (Francia, 80’)

Sala Volpi h. 17

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA LANDRIÁN di ERNESTO DARANAS SERRANO (Cuba, Spagna, 80’)

Sala Giardino h. 17.15

FUORI CONCORSO

THE PENITENT – A RATIONAL MAN di LUCA BARBARESCHI (Italia, 120’)

Sala Corinto h. 17.30

VENEZIA 80 DIE THEORIE VON ALLEM (THE THEORY OF EVERYTHING) di TIMM KRÖGER (Germania, Austria, Svizzera, 118’)

PalaBiennale h. 18

FUORI CONCORSO THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 108’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI OHIKKOSHI (MOVING) di SHINJI SÔMAI (Giappone, 124’)

Sala Grande h. 19.15

VENEZIA 80 PRISCILLA di SOFIA COPPOLA (USA, Italia, 110’)

Sala Corinto h. 20

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO DE L’AMOUR PERDU (LOST LOVE) di LORENZO QUAGLIOZZI (Italia, 17’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14 THE VOURDALAK di ADRIEN BEAU (Francia, 90’)

PalaBiennale h. 20.15

VENEZIA 80 PRISCILLA di SOFIA COPPOLA (USA, Italia, 110’)

a seguire

VENEZIA 80 AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST) di RYÛSUKE HAMAGUCHI (Giappone, 106’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE L’HOMME D’ARGILE di ANAÏS TELLENNE (Francia, 94’)

Sala Grande h. 21.30

FUORI CONCORSO COUP DE CHANCE di WOODY ALLEN (Francia, UK, 96’)

Sala Volpi h. 21.30

VENEZIA CLASSICI DAYS OF HEAVEN di TERRENCE MALICK (USA, 94’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre h. 16

VENEZIA 80

DIE THEORIE VON ALLEM (THE THEORY OF EVERYTHING) di TIMM KRÖGER (Germania, Austria, Svizzera, 118’)

h. 16.30

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI BYE BYE TIBÉRIADE di LINA SOUALEM (Francia, Palestina, Belgio, Qatar, 82’)

h. 18.30

VENEZIA 80

THE KILLER di DAVID FINCHER (USA, 118’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA – V.M.14

THE VOURDALAK di ADRIEN BEAU (Francia, 90’)

h. 21

VENEZIA 80

LA BÊTE di BERTRAND BONELLO (Francia, Canada, 146’)

h. 21.30

FUORI CONCORSO

THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 108’)

05 martedìTuesday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA – V.M.14

L’HOMME D’ARGILE di ANAÏS TELLENNE (Francia, 94’)

Sala Casinò h. 9

FUORI CONCORSO

THE PENITENT – A RATIONAL MAN di LUCA BARBARESCHI (Italia, 120’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI – PRESENTAZIONE REBECCA OF SUNNYBROOK FARM (RONDINE SENZA NIDO) di ALLAN DWAN (USA, 81’)

Sala Perla h. 11.15

GIORNATE DEGLI AUTORI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE BACKSTAGE di AFEF BEN MAHMOUD, KHALIL BENKIRAN (Marocco, Tunisia, 97’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 THE EXORCIST (L’ESORCISTA) di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 132’)

PalaBiennale h. 13.15

ORIZZONTI TEREDDÜT ÇIZGISI (HESITATION WOUND) di SELMAN NACAR (Turchia, Spagna, Romania, Francia, 84’)

Sala Grande h. 14

FUORI CONCORSO RYUICHI SAKAMOTO | OPUS di NEO SORA (Giappone, 103’)

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO IT ISN’T SO di FABRIZIO PATERNITI MARTELLO (Italia, 11’)

82

a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE SKY PEALS di MOIN HUSSAIN (UK, 91’)

Sala Casinò h. 14.15

VENEZIA CLASSICI ANDREJ RUBLEV –DIRECTOR’S CUT di ANDREJ TARKOVSKIJ (URSS, 191’)

Sala Darsena h. 14.30

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE HOKAGE (SHADOW OF FIRE) di SHINYA TSUKAMOTO (Giappone, 95’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 – PRESENTAZIONE BUGIS STREET di YONFAN (Hong Kong, 102’)

PalaBiennale h. 15.15

ORIZZONTI OURA EL JBEL (BEHIND THE MOUNTAINS) di MOHAMED BEN ATTIA (Tunisia, Belgio, Francia, Italia, Arabia Saudita, Qatar, 98’)

Sala Giardino h. 16

FUORI CONCORSO - NON FICTION

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE FRENTE A GUERNICA (VERSIONE INTEGRALE) di YERVANT GIANIKIAN, ANGELA RICCI LUCCHI (Italia, 126’)

Sala Grande h. 16.15

VENEZIA 80 ZIELONA GRANICA (GREEN BORDER) di AGNIESZKA HOLLAND (Polonia, Repubblica Ceca, Francia, Belgio, 147’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE QUITTER LA NUIT di DELPHINE GIRARD (Belgio, Canada, Francia, 108’)

Sala Volpi h. 16.45

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA MICHEL GONDRY DO IT YOURSELF di FRANÇOIS NEMETA (Francia, 80’)

Sala Darsena h. 17.15

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE SEM CORAÇÃO (HEARTLESS) di NARA NORMANDE, TIÃO (Brasile, Francia, Italia, 91’)

Sala Corinto h. 17.15

FUORI CONCORSO MAKING OF di CÉDRIC KAHN (Francia, 119’)

PalaBiennale h. 17.30

FUORI CONCORSO COUP DE CHANCE di WOODY ALLEN (Francia, UK, 96’)

Sala Casinò h. 18

VENEZIA CLASSICI – DOCUMENTARI SUL CINEMA – PRESENTAZIONE BILL DOUGLAS - MY BEST FRIEND di JACK ARCHER (UK, 78’)

Sala Volpi h. 18.30

VENEZIA CLASSICI ANDREJ RUBLEV –DIRECTOR’S CUT di ANDREJ TARKOVSKIJ (URSS, 191’)

Sala Grande h. 19.15

VENEZIA 80

ENEA di PIETRO CASTELLITTO (Italia, 117’)

Sala Giardino h. 19.30

EVENTO RAI A VOCE NUDA di MATTIA LOBOSCO (15’)

Sala Corinto h. 19.45

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO FOTO DI GRUPPO (GROUP PICTURE) di TOMMASO FRANGINI (Italia, 17’)

a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA AI SHI YI BA QUIANG (LOVE IS A GUN) di LEE HONG-CHI (Hong Kong - Cina, Taipei Cinese, 81’)

PalaBiennale h. 20

VENEZIA 80

ENEA di PIETRO CASTELLITTO (Italia, 117’) a seguire VENEZIA 80

ZIELONA GRANICA (GREEN BORDER) di AGNIESZKA HOLLAND (Polonia, Repubblica Ceca, Francia, Belgio, 147’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE DAY OF THE FIGHT di JACK HUSTON (USA, 105’)

Sala Grande h. 21.45

FUORI CONCORSO HIT MAN di RICHARD LINKLATER (USA, 113’)

Sala Volpi h. 22

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 THE EXORCIST (L’ESORCISTA) di WILLIAM FRIEDKIN (USA, 132’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre h. 16

FUORI CONCORSO THE PENITENT – A RATIONAL MAN di LUCA BARBARESCHI (Italia, 120’) h. 16.30

ORIZZONTI TEREDDÜT ÇIZGISI (HESITATION WOUND) di SELMAN NACAR (Turchia, Spagna, Romania, Francia, 84’) h. 18.30

FUORI CONCORSO MAKING OF di CÉDRIC KAHN (Francia, 119’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA AI SHI YI BA QUIANG (LOVE IS A GUN) di LEE HONG-CHI (Hong Kong - Cina, Taipei Cinese, 81’) h. 21

VENEZIA 80 AKU WA SONZAI SHINAI (EVIL DOES NOT EXIST) di RYÛSUKE HAMAGUCHI (Giappone, 106’)

h. 21.30

ORIZZONTI EXTRA – V.M.14

L’HOMME D’ARGILE di ANAÏS TELLENNE (Francia, 94’)

06 mercoledìWednesday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA DAY OF THE FIGHT di JACK HUSTON (USA, 105’)

Sala Casinò h. 9

FUORI CONCORSO - NON FICTION FRENTE A GUERNICA (VERSIONE INTEGRALE) di YERVANT GIANIKIAN, ANGELA RICCI LUCCHI (Italia, 126’)

Sala Perla h. 11

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI THIS IS HOW A CHILD BECOMES A POET di CÉLINE SCIAMMA (Francia, Italia, 16’)

a seguire

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE 21 DAYS UNTIL THE END OF THE WORLD di TEONA STRUGAR MITEVSKA (Macedonia del Nord, 78’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE

SLIKE IZ ŽIVOTA UDARNIKA (LIFE OF A SHOCK FORCE WORKER) di BAHRUDIN BATO C ˇ ENGIC ´ (Jugoslavia, 78’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 BUGIS STREET di YONFAN (Hong Kong, 102’)

PalaBiennale h. 13.30

ORIZZONTI HOKAGE (SHADOW OF FIRE) di SHINYA TSUKAMOTO (Giappone, 95’)

Sala Darsena h. 14

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE EN ATTENDANT LA NUIT di CÉLINE ROUZET (Francia, Belgio, 105’)

Sala Casinò h. 14

VENEZIA CLASSICI REBECCA OF SUNNYBROOK FARM (RONDINE SENZA NIDO) di ALLAN DWAN (USA, 81’)

Sala Perla h. 14 SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO – V.M.14

PINOQUO di FEDERICO DEMATTÈ (Italia, 16’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE ABOUT LAST YEAR di DUNJA LAVECCHIA, BEATRICE SURANO, MORENA TERRANOVA (Italia, 80’)

Sala Grande h. 14.15

FUORI CONCORSO XUE BAO (SNOW LEOPARD) di PEMA TSEDEN (Cina, 109’)

Sala Corinto h. 14.30

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE CHICHI ARIKI (C’ERA UN PADRE) di YASUJIRO OZU (Giappone, 92’)

83

s creenings

80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

PalaBiennale h. 15.45

ORIZZONTI SEM CORAÇÃO (HEARTLESS) di NARA NORMANDE, TIÃO (Brasile, Francia, Italia, 91’)

Sala Casinò h. 16.30

VENEZIA CLASSICI

DOCUMENTARI SUL CINEMA

PRESENTAZIONE

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE KEN JACOBS - FROM ORCHARD STREET TO THE MUSEUM OF MODERN ART di FRED RIEDEL (USA, 98’)

Sala Grande h. 16.45

VENEZIA 80 IO CAPITANO di MATTEO GARRONE (Italia, Belgio, 121’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE KANATA NO UTA (FOLLOWING THE SOUND) di KYOSHI SUGITA (Giappone, 84’)

Sala Darsena h. 17

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE DOMAKINSTVO ZA POCETNICI (HOUSEKEEPING FOR BEGINNERS) di GORAN STOLEVSKI (Macedonia del Nord, Polonia, Croazia, Serbia, Kosovo, 107’)

Sala Corinto h. 17

FUORI CONCORSO - NON FICTION RYUICHI SAKAMOTO | OPUS di NEO SORA (Giappone, 103’)

Sala Volpi h. 17

VENEZIA CLASSICI

DOCUMENTARI SUL CINEMA BILL DOUGLAS - MY BEST FRIEND di JACK ARCHER (UK, 78’)

Sala Giardino h. 17.15

FUORI CONCORSO - SERIES

ZNAM KAKO DIŠEŠ (I KNOW YOUR SOUL) - EP. 1-2 creato da JASMILA ZBANIC, DAMIR IBRAHIMOVIC diretto da ALEN DRLJEVIC ˇ , NERMIN HAMZAGIC (Bosnia Erzegovina, 87’)

PalaBiennale h. 18

FUORI CONCORSO HIT MAN di RICHARD LINKLATER (USA, 113’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI REBECCA OF SUNNYBROOK FARM (RONDINE SENZA NIDO) di ALLAN DWAN (USA, 81’)

Sala Grande h. 19.15

VENEZIA 80

ORIGIN di AVA DUVERNAY (USA, 130’)

Sala Corinto h. 19.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO IT ISN’T SO di FABRIZIO PATERNITI MARTELLO (Italia, 11’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SKY PEALS di MOIN HUSSAIN (UK, 91’)

PalaBiennale h. 20.30

VENEZIA 80 IO CAPITANO di MATTEO GARRONE (Italia, Belgio, 121’) a seguire

VENEZIA 80 ORIGIN di AVA DUVERNAY (USA, 130’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE IN THE LAND OF SAINTS AND SINNERS di ROBERT LORENZ (Irlanda, 107’)

Sala Volpi h. 21

VENEZIA CLASSICI – V.M 14 BUGIS STREET di YONFAN (Hong Kong, 102’)

Sala Grande h. 22

FUORI CONCORSO VIVANTS di ALIX DELAPORTE (Francia, Belgio, 86’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16

FUORI CONCORSO RYUICHI SAKAMOTO | OPUS di NEO SORA (Giappone, 103’)

h. 16.30

ORIZZONTI SEM CORAÇÃO (HEARTLESS) di NARA NORMANDE, TIÃO (Brasile, Francia, Italia, 91’)

h. 18.30

ORIZZONTI EXTRA DAY OF THE FIGHT di JACK HUSTON (USA, 105’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA SKY PEALS di MOIN HUSSAIN (UK, 91’)

h. 21

FUORI CONCORSO HIT MAN di RICHARD LINKLATER (USA, 113’)

h. 21.30

ORIZZONTI HOKAGE (SHADOW OF FIRE) di SHINYA TSUKAMOTO (Giappone, 95’)

07 giovedìThursday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA IN THE LAND OF SAINTS AND SINNERS di ROBERT LORENZ (Irlanda, 107’)

Sala Casinò h. 9

FUORI CONCORSO - SERIES ZNAM KAKO DIŠEŠ (I KNOW YOUR SOUL) - EP. 1-2 creato da JASMILA ZBANIC, DAMIR IBRAHIMOVIC diretto da ALEN DRLJEVIC ˇ , NERMIN HAMZAGIC (Bosnia Erzegovina, 87’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE KING & COUNTRY (PER IL RE E PER LA PATRIA) di JOSEPH LOSEY (UK, 86’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI CHICHI ARIKI (C’ERA UN PADRE) di YASUJIRO OZU (Giappone, 92’)

PalaBiennale h. 13.15

ORIZZONTI EN ATTENDANT LA NUIT di CÉLINE ROUZET (Francia, Belgio, 105’)

Sala Darsena h. 14

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE PARADISET BRINNER (PARADISE IS BURNING) di MIKA GUSTAFSON (Svezia, Italia, Danimarca, Finlandia, 108’)

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO LAS MEMORIAS PERDIDAS DE LOS ÁRBOLES (THE LOST MEMORIES OF TREES) di ANTONIO LA CAMERA (Italia, 20’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE MALQUERIDAS di TANA GILBERT (Cile, Germania, 74’)

Sala Grande h. 14.15

FUORI CONCORSO - NON FICTION AMOR di VIRGINIA ELEUTERI SERPIERI (Italia, Lituania, 101’)

Sala Casinò h. 14.30

VENEZIA CLASSICI SLIKE IZ ŽIVOTA UDARNIKA (LIFE OF A SHOCK FORCE WORKER) di BAHRUDIN BATO C ˇ ENGIC ´ (Jugoslavia, 78’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE SAAZ DAHANI (HARMONICA) di AMIR NADERI (Iran, 76’)

84

PalaBiennale h. 15.30

ORIZZONTI DOMAKINSTVO ZA POCETNICI (HOUSEKEEPING FOR BEGINNERS) di GORAN STOLEVSKI (Macedonia del Nord, Polonia, Croazia, Serbia, Kosovo, 107’)

Sala Grande h. 16.30

VENEZIA 80 HOLLY di FIEN TROCH (Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, 103’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE TO KALOKAIRI TIS KARMEN (THE SUMMER WITH CARMEN) di ZACHARIAS MAVROEIDIS (Grecia, 106’)

Sala Volpi h. 16.45

VENEZIA CLASSICI

DOCUMENTARI SUL CINEMA KEN JACOBS - FROM ORCHARD STREET TO THE MUSEUM OF MODERN ART di FRED RIEDEL (USA, 98’)

Sala Darsena h. 17

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE GASOLINE RAINBOW di BILL ROSS, TURNER ROSS (USA, 110’)

Sala Giardino h. 17

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M. 14

A SHORT TRIP di ERENIK BEQIRI (Francia, 17’)

DIVE di ALDO IULIANO (Italia, 13’)

WANDER TO WONDER di NINA GANTZ (Paesi Bassi, Belgio, Francia, UK, 14’) Animazione

DAR SAAYE SARV (IN THE SHADOW OF THE CYPRESS) di HOSSEIN MOLAYEMI, SHIRIN SOHANI (Iran, 20’, muto) Animazione

SENTIMENTAL STORIES di XANDRA POPESCU (Germania, 16’)

AITANA di MARINA ALBERTI (Spagna, 19’)

FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI WELCOME TO PARADISE di LEONARDO DI COSTANZO (Italia, 24’)

Sala Corinto h. 17

FUORI CONCORSO XUE BAO (SNOW LEOPARD) di PEMA TSEDEN (Cina, 109’)

Sala Casinò h. 17.15

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA

PRESENTAZIONE UN’ALTRA ITALIA ERA POSSIBILE, IL CINEMA DI GIUSEPPE DE SANTIS di STEVE DELLA CASA (Italia, 74’)

PalaBiennale h. 17.45

FUORI CONCORSO VIVANTS di ALIX DELAPORTE (Francia, Belgio, 86’)

Sala Grande h. 18.45

VENEZIA 80

LUBO di GIORGIO DIRITTI (Italia, Svizzera, 181’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI SLIKE IZ ŽIVOTA UDARNIKA (LIFE OF A SHOCK FORCE WORKER) di BAHRUDIN BATO C ˇ ENGIC ´ (Jugoslavia, 78’)

Sala Corinto h. 19.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO – V.M.14

PINOQUO di FEDERICO DEMATTÈ (Italia, 16’) a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA ABOUT LAST YEAR di DUNJA LAVECCHIA, BEATRICE SURANO, MORENA TERRANOVA (Italia, 80’)

PalaBiennale h. 19.45

VENEZIA 80

LUBO di GIORGIO DIRITTI (Italia, Svizzera, 181’) a seguire VENEZIA 80 HOLLY di FIEN TROCH (Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, 103’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE BOTA JONË (A PHANTOM YOUTH) di LUÀNA BAJRAMI (Kosovo, Francia, 94’)

Sala Volpi h. 21

VENEZIA CLASSICI CHICHI ARIKI (C’ERA UN PADRE) di YASUJIRO OZU (Giappone, 92’)

Sala Corinto h. 22

GIORNATE DEGLI AUTORI SIDONIE AU JAPON di ÉLISE GIRARD (Francia, 95’)

Sala Grande h. 22.15

FUORI CONCORSO DAAAAAALI! di QUENTIN DUPIEUX (Francia, 77’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre h. 16

FUORI CONCORSO VIVANTS di ALIX DELAPORTE (Francia, Belgio, 86’) h. 16.30

ORIZZONTI DOMAKINSTVO ZA POCETNICI (HOUSEKEEPING FOR BEGINNERS) di GORAN STOLEVSKI (Macedonia del Nord, Polonia, Croazia, Serbia, Kosovo, 107’)

h. 18.30

VENEZIA 80

IO CAPITANO di MATTEO GARRONE (Italia, Belgio, 121’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA - V.M. 14 ABOUT LAST YEAR di DUNJA LAVECCHIA, BEATRICE SURANO, MORENA TERRANOVA (Italia, 80’) h. 21

VENEZIA 80 ORIGIN di AVA DUVERNAY (USA, 130’) h. 21.30

FUORI CONCORSO XUE BAO (SNOW LEOPARD) di PEMA TSEDEN (Cina, 109’)

08 venerdì Friday

Sala Giardino h. 9

ORIZZONTI EXTRA BOTA JONË (A PHANTOM YOUTH) di LUÀNA BAJRAMI (Kosovo, Francia, 94’)

Sala Casinò h. 9

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M. 14 A SHORT TRIP di ERENIK BEQIRI (Francia, 17’)

DIVE di ALDO IULIANO (Italia, 13’)

WANDER TO WONDER di NINA GANTZ (Paesi Bassi, Belgio, Francia, UK, 14’) Animazione

DAR SAAYE SARV (IN THE SHADOW OF THE CYPRESS) di HOSSEIN MOLAYEMI, SHIRIN SOHANI (Iran, 20’, muto) Animazione SENTIMENTAL STORIES di XANDRA POPESCU (Germania, 16’)

AITANA di MARINA ALBERTI (Spagna, 19’)

FUORI CONCORSO - CORTOMETRAGGI WELCOME TO PARADISE di LEONARDO DI COSTANZO (Italia, 24’)

Sala Perla h. 9

GIORNATE DEGLI AUTORI SOBRE TODO DE NOCHE di VÍCTOR IRIARTE (Spagna, Portogallo, Francia, 109’)

Sala Corinto h. 11.15

VENEZIA CLASSICI TINI ZABUTYKH PREDKIV (LE OMBRE DEGLI AVI DIMENTICATI) di SERGEI PARAJANOV (Ucraina, 96’)

Sala Perla h. 11.15

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE L’EXPÉRIENCE ZOLA di GIANLUCA MATARRESE (Italia, Francia, 104’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI SAAZ DAHANI (HARMONICA) di AMIR NADERI (Iran, 76’)

PalaBiennale h. 13.45

ORIZZONTI

PARADISET BRINNER (PARADISE IS BURNING) di MIKA GUSTAFSON (Svezia, Italia, Danimarca, Finlandia, 108’)

Sala Grande h. 14

FUORI CONCORSO - NON FICTION ENZO JANNACCI VENGO ANCH’IO di GIORGIO VERDELLI (Italia, 97’)

Sala Perla h. 14

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC EVENTO SPECIALE CORTOMETRAGGIO DI CHIUSURA TILIPIRCHE (GRASSHOPPERS) di FRANCESCO PIRAS (Italia, 18’)

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI CHIUSURA – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE VERMINES (VERMIN) di SÉBASTIEN VANIC ˇ EC (Francia, 103’)

Sala Darsena h. 14.15

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE THE RED SUITCASE di FIDEL DEVKOTA (Nepal, Sri Lanka, 87’)

85

s creenings

80. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Sala Casinò h. 14.30

VENEZIA CLASSICI KING & COUNTRY (PER IL RE E PER LA PATRIA) di JOSEPH LOSEY (UK, 86’)

Sala Corinto h. 15

VENEZIA CLASSICI PRESENTAZIONE LES CRÉATURES (LE CREATURE) di AGNÈS VARDA (Francia, 94’)

PalaBiennale h. 16

ORIZZONTI GASOLINE RAINBOW di BILL ROSS, TURNER ROSS (USA, 110’)

Sala Grande h. 16.15

VENEZIA 80

KOBIETA Z… (WOMAN OF) di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, MICHAŁ ENGLERT (Polonia, Svezia, 132’)

Sala Darsena h. 16.45

ORIZZONTI SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE INVELLE di SIMONE MASSI (Italia, Svizzera, 90’)

Sala Giardino h. 17

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M.14

SEA SALT di LEILA BASMA (Repubblica Ceca, Libano, Qatar, 19’) CROSS MY HEART AND HOPE TO DIE di SAM MANACSA (Filippine, 18’)

BOGOTÁ STORY di ESTEBAN PEDRAZA (Colombia, USA, 16’)

THE MEATSELLER di MARGHERITA GIUSTI (Italia, 17’) Animazione DUAN PIAN GUSHI (SHORT STORY) di WU LANG (Cina, 12’)

AREA BOY di IGGY LONDON (UK, 19’) ET SI LE SOLEIL PLONGEAIT DANS L’OCÉAN DES NUES di WISSAM CHARAF (Francia, Libano, 20’)

Sala Casinò h. 17

VENEZIA CLASSICI

DOCUMENTARI SUL CINEMA PRESENTAZIONE LE FILM PRO NAZI D’HITCHCOCK di DAPHNÉ BAIWIR (Francia, 84’)

Sala Perla h. 17

GIORNATE DEGLI AUTORI – FILM DI CHIUSURA FUORI CONCORSO – V.M.14

SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE COUP! di AUSTIN STARK, JOSEPH SCHUMAN (Stati Uniti, 98’)

Sala Volpi h. 17

VENEZIA CLASSICI DOCUMENTARI SUL CINEMA UN’ALTRA ITALIA ERA POSSIBILE, IL CINEMA DI GIUSEPPE DE SANTIS di STEVE DELLA CASA (Italia, 74’)

Sala Corinto h. 17.15

FUORI CONCORSO - NON FICTION AMOR di VIRGINIA ELEUTERI SERPIERI (Italia, Lituania, 101’)

PalaBiennale h. 18.15

FUORI CONCORSO DAAAAAALI!

di QUENTIN DUPIEUX (Francia, 77’)

Sala Grande h. 19

VENEZIA 80 HORS-SAISON di STÉPHANE BRIZÉ (Francia, 115’)

Sala Volpi h. 19

VENEZIA CLASSICI KING & COUNTRY (PER IL RE E PER LA PATRIA) di JOSEPH LOSEY (UK, 86’)

Sala Darsena h. 19.15

FUORI CONCORSO – SERIES CON INTERVALLO D’ARGENT ET DE SANG (OF MONEY AND BLOOD) - EP. 7-12 di XAVIER GIANNOLI (Francia, Belgio 312’)

Sala Corinto h. 19.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC IN CONCORSO

LAS MEMORIAS PERDIDAS DE LOS ÁRBOLES (THE LOST MEMORIES OF TREES)

di ANTONIO LA CAMERA (Italia, 20’) a seguire SETTIMANA DELLA CRITICA MALQUERIDAS di TANA GILBERT (Cile, Germania, 74’)

Sala Perla h. 19.45

GIORNATE DEGLI AUTORI BACKSTAGE di AFEF BEN MAHMOUD, KHALIL BENKIRAN (Marocco, Tunisia, 97’)

PalaBiennale h. 20

VENEZIA 80

HORS-SAISON di STÉPHANE BRIZÉ (Francia, 115’) a seguire VENEZIA 80 MEMORY di MICHEL FRANCO (Messico, USA, 100’)

Sala Giardino h. 21

ORIZZONTI EXTRA SEGUE Q&A DOPO LA PROIEZIONE NAZAVZHDY-NAZAVZHDY (FOREVER FOREVER) di ANNA BURYACHKOVA (Ucraina, Paesi Bassi, 107’)

Sala Volpi h. 21

VENEZIA CLASSICI SAAZ DAHANI (HARMONICA)

di AMIR NADERI (Iran, 76’)

Sala Grande h. 21.30

VENEZIA 80

MEMORY di MICHEL FRANCO (Messico, USA, 100’)

Sala Corinto h. 21.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

WU YUE XUE (SNOW IN MIDSUMMER) di CHONG KEAT AUN (Malesia, Taipei Cinese, Singapore, 116’)

Sala Perla h. 21.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

QUITTER LA NUIT di DELPHINE GIRARD (Belgio, Canada, Francia, 108’)

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia IMG Cinemas Candiani, Mestre h. 16

FUORI CONCORSO - NON FICTION AMOR di VIRGINIA ELEUTERI SERPIERI (Italia, Lituania, 101’)

h. 16.30

ORIZZONTI PARADISET BRINNER (PARADISE IS BURNING) di MIKA GUSTAFSON (Svezia, Italia, Danimarca, Finlandia, 108’)

h. 18.30

VENEZIA 80 LUBO di GIORGIO DIRITTI (Italia, Svizzera, 181’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA MALQUERIDAS di TANA GILBERT (Cile, Germania, 72’)

h. 21.30

ORIZZONTI GASOLINE RAINBOW di BILL ROSS, TURNER ROSS (USA, 110’)

h. 22

FUORI CONCORSO DAAAAAALI! di QUENTIN DUPIEUX (Francia, 77’)

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sabato Saturday

Sala Giardino h. 8.30

FUORI CONCORSO – SERIES CON INTERVALLO D’ARGENT ET DE SANG (OF MONEY AND BLOOD) - EP. 1-6 di XAVIER GIANNOLI (Francia, Belgio 312’)

Sala Giardino h. 8.30

FUORI CONCORSO – SERIES CON INTERVALLO D’ARGENT ET DE SANG (OF MONEY AND BLOOD) - EP. 7-12 di XAVIER GIANNOLI (Francia, Belgio 312’)

Sala Casinò h. 9

ORIZZONTI – CORTOMETRAGGI – V.M.14

SEA SALT di LEILA BASMA (Repubblica Ceca, Libano, Qatar, 19’)

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CROSS MY HEART AND HOPE TO DIE

di SAM MANACSA (Filippine, 18’)

BOGOTÁ STORY di ESTEBAN PEDRAZA (Colombia, USA, 16’)

THE MEATSELLER di MARGHERITA GIUSTI (Italia, 17’) Animazione DUAN PIAN GUSHI (SHORT STORY) di WU LANG (Cina, 12’)

AREA BOY

di IGGY LONDON (UK, 19’)

ET SI LE SOLEIL PLONGEAIT

DANS L’OCÉAN DES NUES di WISSAM CHARAF (Francia, Libano, 20’)

Sala Corinto h. 9

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14

VAMPIRE HUMANISTE CHERCHE SUICIDAIRE CONSENTANT di ARIANE LOUIS-SEIZE (Canada, 92’)

Sala Perla h. 9

SETTIMANA DELLA CRITICA – SIC@SIC

EVENTO SPECIALE CORTOMETRAGGIO DI CHIUSURA TILIPIRCHE (GRASSHOPPERS) di FRANCESCO PIRAS (Italia, 18’)

a seguire

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI CHIUSURA – V.M.14 VERMINES (VERMIN) di SÉBASTIEN VANIC ˇ EC (Francia, 103’)

Sala Corinto h. 11.15

GIORNATE DEGLI AUTORI KANATA NO UTA (FOLLOWING THE SOUND) di KYOSHI SUGITA (Giappone, 84’)

Sala Casinò h. 11.30

VENEZIA CLASSICI LES CRÉATURES (LE CREATURE) di AGNÈS VARDA (Francia, 94’)

Sala Perla h. 11.30

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE PROIEZIONE SPECIALE PASSIONE CRITICA di SIMONE ISOLA, FRANCO MONTINI, PATRIZIA PISTAGNESI (Italia, 60’)

PalaBiennale h. 13.15

ORIZZONTI THE RED SUITCASE di FIDEL DEVKOTA (Nepal, Sri Lanka, 87’)

Sala Perla h. 14

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DELLA SETTIMANA DELLA CRITICA

Sala Darsena h. 14.30

FUORI CONCORSO - NON FICTION MENUS PLAISIRS LES TROISGROS di FREDERICK WISEMAN (Francia, USA, 240’)

Sala Casinò h. 14.30

VENEZIA 80 KOBIETA Z… (WOMAN OF) di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, MICHAŁ ENGLERT (Polonia, Svezia, 132’)

Sala Volpi h. 14.30

VENEZIA CLASSICI TINI ZABUTYKH PREDKIV (LE OMBRE DEGLI AVI DIMENTICATI) di SERGEI PARAJANOV (Ucraina, 96’)

Sala Corinto h. 15

ORIZZONTI EXTRA NAZAVZHDY-NAZAVZHDY (FOREVER FOREVER) di ANNA BURYACHKOVA (Ucraina, Paesi Bassi, 107’)

PalaBiennale h. 15.30

ORIZZONTI INVELLE di SIMONE MASSI (Italia, Svizzera, 90’)

Sala Perla h. 16.45

GIORNATE DEGLI AUTORI – V.M.14 TO KALOKAIRI TIS KARMEN (THE SUMMER WITH CARMEN) di ZACHARIAS MAVROEIDIS (Grecia, 106’)

Sala Volpi h. 16.45

VENEZIA CLASSICI

DOCUMENTARI SUL CINEMA LE FILM PRO NAZI D’HITCHCOCK di DAPHNÉ BAIWIR (Francia, 84’)

Sala Casinò h. 17.15

VENEZIA CLASSICI TINI ZABUTYKH PREDKIV (LE OMBRE DEGLI AVI DIMENTICATI) di SERGEI PARAJANOV (Ucraina, 96’)

Sala Corinto h. 17.15

FUORI CONCORSO - NON FICTION ENZO JANNACCI VENGO ANCH’IO di GIORGIO VERDELLI (Italia, 97’)

Sala Volpi h. 18.30

VENEZIA CLASSICI LES CRÉATURES (LE CREATURE) di AGNÈS VARDA (Francia, 94’)

Sala Grande h. 19

CERIMONIA DI PREMIAZIONE INVITI

PalaBiennale h. 19

DIRETTA DELLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE a seguire

FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA LA SOCIEDAD DE LA NIEVE di J.A. BAYONA (Spagna, Uruguay, Cile, 144’) a seguire PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE DEL FUTURO PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA

Sala Perla h. 20

PROIEZIONE FILM PREMIATO ORIZZONTI MIGLIOR FILM

Sala Casinò h. 20.45

PROIEZIONE DEL FILM PREMIATO MIGLIOR REGIA

Sala Grande h. 21

FUORI CONCORSO – FILM DI CHIUSURA LA SOCIEDAD DE LA NIEVE di J.A. BAYONA (Spagna, Uruguay, Cile, 144’)

Sala Darsena h. 21

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL LEONE D’ORO

Sala Giardino h. 21

PROIEZIONE DEL FILM VINCITORE DEL GRAN PREMIO DELLA GIURIA

Sala Corinto h. 21

PROIEZIONE FILM PREMIATO

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA

Sala Perla h. 22.15

PROIEZIONE FILM PREMIATO ORIZZONTI MIGLIOR REGIA

PalaBiennale h. 22.25

PROIEZIONE MIGLIOR OPERA

PRIMA

Circuito Cinema in Mostra

Multisala Rossini, Venezia

IMG Cinemas Candiani, Mestre

h. 16

ORIZZONTI EXTRA NAZAVZHDY-NAZAVZHDY (FOREVER FOREVER)

di ANNA BURYACHKOVA (Ucraina, Paesi Bassi, 107’)

h. 16.30

GIORNATE DEGLI AUTORI - EVENTI SPECIALI L’EXPÉRIENCE ZOLA

di GIANLUCA MATARRESE (Italia, Francia, 101’)

h. 18.30

VENEZIA 80

HORS-SAISON

di STÉPHANE BRIZÉ (Francia, 115’)

h. 19

SETTIMANA DELLA CRITICA – EVENTO SPECIALE FILM DI CHIUSURA – V.M.14

VERMINES (VERMIN)

di SÉBASTIEN VANICEC (Francia, 103’)

h. 21

VENEZIA 80

KOBIETA Z… (WOMAN OF)

di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, MICHAŁ ENGLERT (Polonia, Svezia, 132’)

h. 21.30

GIORNATE DEGLI AUTORI – FILM DI CHIUSURA

FUORI CONCORSO – V.M.14

COUP!

di AUSTIN STARK, JOSEPH SCHUMAN (Stati Uniti, 98’)

10 domenica Sunday Circuito Cinema

in Mostra

Multisala Rossini, Venezia

IMG Cinemas Candiani, Mestre

16-18.30-21

VENEZIA 80

LEONE D’ORO

O ALTRO FILM PREMIATO

BIGLIETTI / TICKETS

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VOGLIA DI VOLARE, PIACERE DI ATTERRARE s torie

Il magnifico edificio, lungo, basso e turrito rappresenta una specie di connubio tra l’architettura civile e quella navale. Questa stazione è la migliore d’Italia, la più moderna e la più fornita, essendo stata costruita exnovo secondo le esigenze delle sue specifiche funzioni

“Rivista di Venezia”, 1935

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In occasione del prossimo centenario dell’aeroporto “Giovanni Nicelli”, che cadrà nel 2026, è stata allestita la mostra Da Venezia al mondo. Quando l’Italia mise le ali. Aeroporto Nicelli: 1900-1940, curata da Laura Alfieri e Giacomo Zamprogno con ricerche del Comitato storico diretto da Massimo Dominelli. È il primo appuntamento di un percorso d’esposizione suddiviso in tre tappe dal 2023 al 2025, ciascuna delle quali ripercorre i momenti più importanti dello storico scalo aeronautico lidense dall’inizio del ventesimo secolo sino ai giorni nostri, per poi confluire in un’unica esposizione permanente allestita negli interni dell’aerostazione. In questa prima tappa il salone principale del terminal e l’adiacente stazione carburanti hanno ospitato reperti storici, video, manifesti d’epoca, cartoline, testimonianze dell’aviazione veneziana dagli albori fino al 1940, e fotografie d’epoca raccolte in un catalogo corredato da un dettagliato excursus storico dell’aeroporto, inserito nel 2014 dalla BBC al terzo posto tra i primi dieci più belli del mondo.

Una passione antica quella di volare e vedere la città lagunare dall’alto anche quando mancavano i mezzi tecnologici. Nell’anno 1500, Jacopo de’ Barbari con un’operazione d’ingegno virtuale grazie alle nuove conoscenze della prospettiva e ai rilievi di una squadra di topografi, compone la grande veduta di Venezia “a volo d’uccello”, dove le linee di osservazione convergono su un punto stimato cinquecento metri sopra l’isola di Santo Spirito. Da allora molti gli epigoni che ritraggono “a volo d’uccello” o in pianta azimutale il complesso reticolo urbano circondato dalla laguna. Durante l’assedio del 1849, gli austriaci tentarono l’arma del bombardamento aereo da palloni aerostatici lanciati da una fregata al largo ma, trasportati dal vento, questi si dispersero in laguna, caddero in mare o esplosero in aria e non una bomba colpì la città. Con intenti più pacifici, nel 1911 gli Aerostieri del Corpo Regio diretto dal Comandante Reestivo dall’alto di palloni frenati fotografarono le diverse porzioni del centro urbano per poi ricomporle in un unico mosaico, il primo fotopiano di Venezia del quale si conserva una copia al Museo Correr.

Nello stesso anno una macchina volante – un biplano Farmann –decolla dalla spiaggia davanti all’Hotel Excelsior al Lido; al comando

il pilota automobilistico Umberto Cagno, che raggiunge e sorvola dopo qualche tentativo anche il cielo sopra Piazza San Marco. I tempi di guerra che seguono moltiplicano le tragedie umane, ma accelerano anche le innovazioni tecnologiche che in questo periodo nel campo dell’aviazione si sviluppano rapidamente. Venezia, che ospita nel centro urbano, nelle isole della laguna e nell’immediata terraferma fortezze, caserme, polveriere, impianti di comunicazione, magazzini di rifornimento, la base navale e lo snodo ferroviario, subisce 42 incursioni aeree da parte dell’aviazione austroungarica e tedesca che ha base a Pola, la prima il 24 maggio 1915, l’ultima il 25 ottobre 1918. Venezia si attrezza con la contraerea sulle altane e reagisce con altrettanti attacchi partiti dai nuovi scali aereonautici realizzati sotto il controllo della Marina Militare alla Bazzera, Marcon e Campalto e per gli idrovolanti all’Isola di Sant’Andrea. Nel 1918 viene ricavato tra i bastioni del cinquecentesco Forte di San Nicolò un campo di volo e costruita la prima aerostazione attrezzata per accogliere una squadriglia francese di sei aerei Nieuport intervenuta in difesa della città.

Finita la guerra, nel 1926, dall’impiego esclusivamente militare, per l’intraprendenza dell’ingegnere Renato Morandi con i fratelli Bruno e Mario, l’aeroporto del Lido diventa il primo in Italia a utilizzo civile gestito dalla compagnia aerea Transadriatica che con uno Junkers F13 – monoplano interamente in metallo con alloggi chiusi per quattro passeggeri – inaugura il 18 agosto voli di linea trisettimanali nella tratta Venezia-Vienna.

L’iniziativa di Morandi, considerato padre dell’Aeronautica civile in Italia, ha successo. Alla sua figura e alle sue imprese aviatorie è dedicata una mostra a San Pietro di Feletto, suo luogo prediletto per la villeggiatura assieme alla famiglia.

Negli anni Trenta il traffico aereo si intensifica per il crescente flusso turistico portato a Venezia anche dagli eventi culturali delle Biennali d’Arte e della Mostra Internazionale del Cinema, ma a dare grande visibilità internazionale e richiamo giornalistico al nuovo scalo lidense, nel frattempo dedicato all’eroe dell’aviazione militare Giovanni Nicelli, è l’arrivo di uno Junkers 52 della Lufthansa atterrato il 14 giugno del 1934 con a bordo Adolf Hitler, venuto a Venezia per

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di Camillo Tonini

s torie

L’AEROPORTO NICELLI A “VOLO D’UCCELLO”

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s torie

L’AEROPORTO NICELLI A “VOLO D’UCCELLO”

incontrare Benito Mussolini. Ai bordi della pista erbosa d’atterraggio camicie nere e camicie brune si mescolano sempre più frequentemente a dive, attori e produttori cinematografici, statisti e imprenditori che scelgono di raggiungere la città lagunare in aereo. Per Venezia è arrivato il momento di costruire una nuova aerostazione che si avvalga di tutte le migliori caratteristiche che la voglia di volare e il piacere di atterrare richiedono e sono oramai a disposizione per questa nuova porta d’accesso, splendente vetrina delle moderne tecnologie e dei successi della politica nazionale e cittadina. Serviva un progetto architettonico innovativo, con linguaggio inedito, al passo coi tempi, “razionalista”, per il quale era stato stanziato l’investimento 800mila lire finanziato dalla Provincia di Venezia come capo-cordata, assieme all’Aereonautica Militare, Comune di Venezia e la nuova società di gestione Ala Littoria presieduta dall’imprenditore e appassionato del volo Umberto Klinger. Non ci sono precedenti per questa nuova tipologia di edificio se non l’aeroporto di Ostia costruito nel 1929, decorato con le aeropitture di Gerardo Dottori e le suggestioni del progetto Stazione per Aeroporto presentato da Enrico Prampolini e da un gruppo di futuristi alla Triennale di Milano del 1933. L’incarico viene assegnato al colonnello dell’aereonautica militare Felice Santabarbara e all’ingegnere milanese Pietro Emilio Emmer, già affermatosi in città per le sue qualità professionali con il progetto avveniristico della “Città giardino” a Marghera. Rapidi i tempi di realizzazione. «Il magnifico edificio, lungo, basso e turrito – questa la descrizione apparsa nella «Rivista di Venezia» in occasione dell’inaugurazione del 4 febbraio 1935 – rappresenta una specie di connubio tra l’architettura civile e quella navale. Questa stazione è la migliore d’Italia, la più moderna e la più fornita, essendo stata costruita ex-novo secondo le esigenze delle sue specifiche funzioni». Anche gli arredi degli interni sono commissionati a Mario Emmer. L’articolo si chiudeva con la descrizione del «salone ampio e luminoso, dal pavimento composto con vaste tessere di marmi pregiati, la mobilia con le semplici linee del più armonioso stile novecento».

Per il decoro dei locali a pittura murale ci si affida a Giovanni Nei Pasinetti, nella sua carriera artistica da sempre sostenuto da Nino Barbantini, che aveva partecipato a diverse mostre a Ca’ Pesaro, ma che dal 1930 aveva sospeso la sua attività di pittore “a cavalletto” per dedicarsi esclusivamente al restauro, alla decorazione e all’arredamento di ambienti divenendo anche Presidente della Società Veneziana delle Arti Decorative. Alla Biennale del 1934, era presente nella sezione Arte italiana contemporanea con l’opera a pittura murale intitolata Motivo decorativo. Suoi i cinque tondi con la raffigurazione dei continenti nell’area del ristorante e suo nel salone del terminal il grande affresco monocromo con le tracce delle linee aeree dell’Ala Littoria in partenza da Venezia, punto d’incontro tra i voli dell’Europa centrale con quelli adriatici, da Tirana per le destinazioni balcaniche e da Roma, dove aveva sede centrale la società di gestione, per le rotte del Tirreno, del Mediterraneo orientale e per le colonie del nord Africa. Una vera e propria sintesi iconografica che rifletteva le ambizioni di influenza politica e di espansione commerciale del Regime e del gruppo imprenditoriale di Giuseppe Volpi per il rilancio della “Grande Venezia, Regina dell’Adriatico”.

Alle pareti – non c’era luogo più adatto – sei tele di Guglielmo Sansoni, detto Tato, pittore del secondo periodo futurista che nel 1930 aveva pubblicato La fotografia futurista e nel 1931 firmato con Mari-

netti il Manifesto dell’aeropittura. Già dal 1932 presente alla Biennale di Venezia, partecipava alla XIX edizione del 1934 con cinque sue opere assieme a Tullio Crali, Gerardo Dottori, Luigi Fillia, Enrico Prampolini, Beppe Santomaso nella Mostra degli aeropittori futuristi italiani, curata da Filippo Tommaso Marinetti. «L’importanza decisiva di un movimento italiano di aeropittuttura che in pieno trionfo della meravigliosa aviazione fascista – così Marinetti nella presentazione a catalogo – si astrae dalle forme terrestri già dipinte o cantate, per esprimere dinamicamente senza analisi con sintesi astratta, tutto il cielo esterno e interno della patria. Così aeropittori e aeropoeti salgono sempre più per insegnare ad amare dall’alto in basso, quel sorprendente fastoso e multiforme popolo di nuvole che Leopardi, Baudelaire ci avevano insegnato ad amare dal basso in alto, melanconicamente». Una recensione dei “due trittici” di Tato appare nel «Corriere della Sera» del 5 febbraio 1935, La stazione aerea più bella d’Italia inaugurata a Venezia nel nome del Duce e un’intera pagina gli viene dedicata con il titolo Tato alla XIX Biennale veneziana dal «Giornale d’Oriente» di Alessandria d’Egitto il 26 maggio 1934: «Se sopra un cielo rosso di tramonto o madreperlaceo d’alba, su un mare tranquillo o agitato, su una superficie terrestre distinta in volo, in cento tinte diverse, oggi, nella magia del colore turbina un’elica, freme un’ala, rugge e canta un motore, se un quadro ci offre queste nuove sensazioni, tutto ciò lo si deve a Tato». L’articolo, conservato nella Raccolta di Materiali dell’ASAC, Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, è corredato dalle fotografie di alcuni suoi quadri presenti anche nella Fototeca dello stesso Istituto. Almeno due di questi soggetti, Il gigante e il pigmeo e Il calabrone si riconoscono nelle tele originali di Tato usate per l’arredo del salone centrale del Nicelli, mentre altri, come la tela che rappresenta un SIAI Marchetti in volo sopra l’Isola di San Giorgio, sono stati commissionati in seguito all’artista per questo ambiente. Voglia di volare, ma anche di atterrare in uno scenario meraviglioso tra laguna e mare in vista di Venezia, incrocio di terminal delle principali compagni aeree internazionali e godere della sosta in un luogo elegante, di grande fascino, con moderni servizi e frequentato da una clientela esigente e raffinata. Questo fino ai primi anni di guerra, ai quali è seguito un periodo durante il quale il Nicelli, senza peraltro subire mai bombardamenti, è stato asservito di nuovo alle esigenze militari prima dell’Italia in guerra, poi dell’occupazione nazista durante la quale l’aerostazione è stata depauperata delle sue strumentazioni e degli arredi e negli ultimi giorni del conflitto anche minata. In seguito, inglesi e americani hanno continuato a utilizzare la pista e le residue strutture aeroportuali per la concentrazione e lo smistamento delle loro truppe in patria. Solo dopo il 1947 lo scalo lidense con la ripresa delle attività commerciali ritrova un altro periodo di crescita sostenuto anche dalle attività delle vicine Officine Aeronautiche, rilevate da Umberto Klinger per la revisione degli aerei e il ricondizionamento di residuati bellici ad uso civile che ha permesso di non disperdere il patrimonio umano di tecnici e operai altamente specializzati che era arrivato ad impiegare fino a 1200 persone. Tra la metà degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, l’evoluzione tecnologica dei vettori aerei ha reso inadeguata la pista erbosa del Lido lunga quasi mille metri e così il traffico aereo commerciale di Venezia e dell’intera area del Nord Est è stato dirottato prima allo scalo di Treviso (1953) e poi a quello di Tessera (1961). Stessa sorte per le Officine Aeronautiche che nel 1974 vengono trasferite in terraferma.

Il Nicelli da allora viene utilizzato solo per ospitare velivoli privati compatibili agli standard di sicurezza che l’aeroporto offre, ma la voglia di volare viene sostenuta anche dall’importante ruolo di continuità dell’Aeroclub “Giannino Ancillotto” con la Scuola per piloti e paracadutisti che partecipa nel 1998 con la Save, il Comune di Venezia e la Camera di Commercio alla costituzione di una nuova società, la Nicelli S.r.l., intenzionata alla riqualificazione dell’aeroporto lidense.

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Nel 2006 inizia l’avvio di importanti lavori di restauro affidati all’architetto Claudio Rebeschini e sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna, che con attenzione filologica hanno restituito all’edificio le autentiche forme dell’originale architettura razionalista degli anni Trenta, rispettando e conservando tutti gli ambienti, comprese le terrazze e le pertinenze esterne. A rinfrescare il decoro interno delle pitture murali di Nei Pasinetti è stato l’artista Silvestro Lodi che ha riproposto anche i sei dipinti di Tato sulla base delle molte testimonianze fotografiche d’epoca in bianco e nero e rifacendosi, per l’esatto registro dei colori, ai materiali grafici del pittore futurista conservati grazie all’amorevole cura di Maria Fede Caproni al Museo dell’Aereonautica “Gianni Caproni” di Trento.

Dal 2019 con un riassetto societario a capitale esclusivamente privato e un rinnovato Consiglio di Amministrazione, il Nicelli punta ad un nuovo rilancio dello scalo lidense proponendosi come Meeting Hub per manifestazioni aeree e a ospitare eventi culturali e mostre in collaborazione con la galleria d’arte Nilufar di Nina Yashar che ha curato gli spazi interni con opere di importanti artisti contemporanei e lo ha arredato con mobili di design in consonanza con i fascinosi ambienti.

Per chi arriva in volo al Nicelli, ma anche più modestamente a piedi, in bicicletta o in macchina, il Fly Restaurant con vista sulla pista d’atterraggio offre un buon motivo per rendere la sosta ancora più piacevole.

Si ringraziano: Claudio Rebeschini, Pietro Lando, Silvestro Lodi, Leonardo Mezzaroba, Luisa Turchi, Giacomo Zamprogno, il personale dell’ASAC e del Museo Correr.

PER SAPERNE DI PIÙ

Fonti

ASAC, Archivio storico delle arti contemporanee; Raccolta Documentaria, Tato n. 42403; Fototeca, Tato n. 1934.1.2.3.

Bibliografia

Catalogo della XIX Biennale, 1934 – XII, Venezia

L. GRUEFF, Dizionario del Futurismo, a cura di E. Godoli, ad vocem Guglielmo Sansoni, Firenze 2001

E. CATRA , Giovanni Pasinetti, in Nobiltà del lavoro. Arti e mestieri nella pittura veneta tra Ottocento e Novecento, a cura di M. Zerbi e L. Turchi, Torino 2012

P. LANDO, Le ali di Venezia. Nascita sviluppo dell’aviazione nel Novecento lagunare, Padova 2013

G. DISTEFANO, Lido di Venezia Atlante storico, pp. 172-175, Venezia 2013

C. REBESCHINI, Aeropittura. La seduzione del volo, PadovaMilano 2017

S. VENTURA , Tato futurista inventore dell’areopittura, Camera dei Deputati, Roma 2019

L. MEZZAROBA , Rombo di motori a Lido un percorso attraverso le medaglie, in “Lido di oggi Lido di allora”, n. 38, 2022.

Da Venezia al Mondo. Quando l’Italia mise le ali. Aeroporto Nicelli: 1900-1940, Cornuda del Montello 2023

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The sixth edition of Time Space Existence draws attention to the emerging expressions of sustainability in its numerous forms, ranging from a focus on the environment and urban landscape to the unfolding conversations on innovation, reuse and community.

Palazzo Mora

Palazzo Bembo

Marinaressa Gardens

Download the catalogue:

www.ecc-italy.eu

www.timespaceexistence.com

Exhibition venues: youtube @europeanculturalcentre facebook @europeanculturalcentre instagram  @ecc_italy

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Venice 2023 Architecture Biennial

20.5 —

26.11.2023

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rchitettura

CANONE INVERSO

bene e nel male, siamo persone diverse in luoghi diversi Alain de Botton

G«li architetti di norma comunicano le loro idee e opinioni per mezzo di disegni, fotografie, testi e varie forme di media digitali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, i loro disegni e testi usano linguaggi ermetici, compresi da pochi al di fuori della disciplina. Se il discorso architettonico vuole esercitare un impatto maggiore e più diretto oltre i propri confini, sono necessarie nuove forme di comunicazione più ampie e accessibili». Per attuare questo proposito Lesley Lokko ha costruito una mostra che è un vero Laboratorio di linguaggi, multilingue, multiforme, multigenere, polifonico e sonoro, capace di produrre uno scarto disciplinare notevole, quasi rivoluzionario, che incide ed erode – motivo questo di molte critiche –la torre eburnea dove l’Architettura con la A maiuscola si è da anni rifugiata.

La rivoluzione tuttavia è da tempo iniziata con l’arte contemporanea che, sempre più affamata di nuovi stimoli, ha contaminato e contagiato i linguaggi della creatività, giungendo ad esiti molto spesso non più restituibili con una sola definizione. L’architettura è per definizione, per sua cifra costitutiva tra tutte le discipline quella che più si relaziona con i linguaggi espressivi i più vari. Tra questi il cinema è uno dei terreni privilegiati con cui confrontarsi e contaminarsi, da sempre, da quando la Settima arte è infine nata. L’architettura è di per sé un elemento filmico, attraversando visivamente gli spazi, le superfici antropiche. Da un po’ di tempo qui a Venezia questo suo tratto identitario viene indagato concentricamente da un vero e proprio Festival. Stiamo parlando del Venice Architecture Film Festival, organizzato dall’associazione ArchiTuned, che con il titolo Building Happiness è giunto alla sua quarta edizione, che si svolgerà tra il 31 agosto e il 2 settembre sull’Isola di San Servolo. Il cinema si fa qui portavoce delle implicazioni pubbliche, delle dinamiche sociali e comunitarie legate all’identità architettonica dei luoghi che abitiamo. Con lo scopo di approfondire lo stretto nesso che connette umore, benessere e città con le loro forme e geometrie, vengono presentati in

tre serate di proiezioni gratuite cinque lungometraggi di registi professionisti, tra cui uno dedicato alla commistione tra l’India e Le Corbusier, The Power of Utopia – Living with Le Corbusier in Chandigarh di Thomas Karrer, e cinque corti di giovani cineasti internazionali selezionati dalla giuria tra venti candidati finalisti che hanno iscritto la loro opera alla piattaforma, tra i quali verrà decretato il vincitore dell’edizione 2023.

Come afferma Alain de Botton, autore e filosofo britannico nato in Svizzera, nel suo libro Architettura e Felicità (Pantheon Books, 2006), «La fede nell’importanza dell’architettura si fonda sull’idea che tutti noi, nel bene e nel male, siamo persone diverse in luoghi diversi e sulla convinzione che sia compito dell’architettura darci un’immagine vivida di ciò che idealmente potremmo essere […]». L’indagine così dedicata all’armonia emotiva ed urbana, connotata da mille diversità culturali, è pensata per essere il tema della Building Happiness in quanto celebrazione della forza dell’unione collettiva e della resistenza che abbraccia e delinea una prospettiva aperta e più positiva del vivere insieme.

Negli anni l’associazione ArchiTuned ha stretto collaborazioni e interazioni con un’ampia rete di professionisti del settore, coinvolgendo, ad esempio, il Canadian Centre for Architecture, il BARQFestival, la Maison de l’Architecture of Haute Savoie, il National Commission for Culture and the Arts delle Filippine, il Move Cine Arte, aeternamfilms, registi e architetti come Ila Beka & Louise Lemoine, Miralless Tagliabue, Marco Bertozzi, ma anche rinomate università, in primis lo IUAV di Venezia – Dipartimento di Architettura e Arti, Architectural Association School of Architecture di Londra, Berlage Center for Advanced Studies in Architecture and Urban Design, Università della Svizzera Italiana – Accademia di Architettura.

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4. Venice Architecture Film Festival 2023 Building Happiness 31 agosto-2 settembre Isola di San Servolo venicearchitecturefilmfestival.com
La fede nell’importanza dell’architettura si fonda sull’idea che tutti noi, nel

Venice Architecture Biennale curator Lesley

Lokko designed an exhibition that is a veritable laboratory of languages: it is multi-lingual, multiform, multi-gendered, polyphonic, and has been able to chip away at the ivory tower Architecture seemed to have retracted to, which has been reason for criticism. This revolution began with contemporary art. Eager for original stimulus, art contaminated the languages of creativity, for creations that are not easily filed under a single label. Architecture, by definition and essence, is the discipline that most easily relates to different expressive languages. Cinema is one of many, after all, architecture is a motion picture element itself as it visually walks through spaces, through anthropized surfaces. It’s been a while since in Venice, this identitarian feature has been the subject of a proper festival. We are talking of the Venice Architecture Film Festival, produced by association ArchiTuned, now at its fourth edition, which will take place on San Servolo Island on August 31 to September 2. In it, cinema will act as an amplifier

for the public and social implications related to the architectural identities of the places we live in. Mood, well-being, and cities are closely related to the shapes and geometries of a city, a relation that will be explained in five films (all screenings are free of charge), including one dedicated to Le Corbusier’s work in India: The Power of Utopia – Living with Le Corbusier in Chandigarh by Thomas Karrer. Over the years, ArchiTuned established work relationships with a large network of professionals, including the Canadian Centre for Architecture, the BARQFestival, the Maison de l’Architecture of Haute Savoie, the National Commission for Culture and the Arts of the Philippines, the Move Cine Arte, aeternamfilms, as well as architects and filmmakers such as Ila Beka & Louise Lemoine, Miralless Tagliabue, Marco Bertozzi, and universities such as the local IUAV, the London Architectural Association School of Architecture, the Berlage Center for Advanced Studies in Architecture and Urban Design, and the University of Italian Switzerland.

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© Venice Architecture Film Festival

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THE LABORATORY OF THE FUTURE PRACTITIONERS

Multi proprietà Amos Gitai, o dell’arte della convivenza

«Gli unici studi che ho fatto sono quelli di architettura, perché mio padre era un architetto del movimento Bauhaus, e volevo seguire le sue orme. Penso di aver iniziato a diventare un regista per via della guerra del Kippur».

Così Amos Gitai, tanto perché sia chiaro ai più che la sua partecipazione alla Biennale Architettura di Lesley Lokko è tutt’altro che incongrua e tantomeno casuale. Il grande cineasta di Haifa, colui il quale, unitamente alla laica, somma triade letteraria rappresentata da David Grossman, Abraham Yeoshua e Amos Oz, ahinoi gli ultimi due da poco scomparsi, da decenni rappresenta il fronte più aperto e progressista dell’intellighenzia engagé israeliana, presenta all’Arsenale il suo nuovo progetto intitolato House, lavoro che prende la duplice forma di uno spettacolo teatrale, portato in scena un po’ in tutta Europa, e di una installazione, per l’appunto collocata nel cuore della 18. Biennale di Architettura.

Il tema è sempre quello, purtroppo bollente per non dire incendiario, che informa permanentemente e ineluttabilmente il quotidiano del popolo ebraico e di quello palestinese. House si articola in realtà in una serie di installazioni multimediali in cui si incrociano in un tessuto di vibrante, fertile contaminazione lingue, tradizioni musicali, generazioni, identità etniche capaci nel loro insieme composito di rivelare e di restituire le complesse memorie del passato al fine di immaginare concrete strade di convivenza pacifica. Futura purtroppo, poiché il presente in quelle irrisolte terre parla ancora una lingua color rosso sangue.

Le installazioni raccontano la storia, lunga un quarto di secolo, di una casa a Gerusalemme Ovest appartenente un tempo a un palestinese, costretto poi ad abbandonarla a causa della guerra scoppiata nel 1948, dove in seguito il governo israeliano collocherà degli ebrei algerini. L’abitazione diverrà progressivamente un luogo emblematico di incontro tra due popoli in eterno conflitto, incontro che questo progetto attraversa condividendo i racconti dei suoi occupanti. Vi è come un’urgenza viscerale in Gitai di vivere ed esprimere l’insofferenza verso l’ottusità nazionalistico-identitaria purtroppo crescente in ogni dove oggi, e che naturalmente in quelle terre da sempre la fa da padrona. E lo fa con una disposizione radicalmente meticcia. Disposizione che connota non solo questo progetto espositivo, ma anche la sua gemella messa in scena teatrale, che vede coinvolti insieme attori israeliani e palestinesi, ma non solo, vedi la presenza di Irène Jacob, francese. Una pièce che di questa parola unificante, coinvolgimento, fa la sua cifra totalizzante, rendendo protagonista attivo il pubblico stesso, invitato ad interagire sul palcoscenico. La vera sfida per Gitai è in forme nuove sempre la stessa, quella di smascherare le trame ciniche e insolenti del potere, dimostrando matericamente come l’arte possa unire le persone che la realtà e la politica intendono dividere.

Property,

shared

“My education was in architecture, because my father was an architect and I wanted to follow in his footsteps. I only became a filmmaker because of the Yom Kippur War.”

It should be apparent why Amos Gitai well deserves a place at the Venice Architecture Biennale. The great Israeli filmmaker has been, since decades, part of the most open and progressive wing of his country’s intelligentsia. For the Biennale, he created House, a piece that is at once a theatre show that toured all over Europe and an installation at the heart of the Biennale. The theme is the one we can all imagine, the one that shapes every day the lives of the Israelis and the Palestinians. House is, in fact, a series of multimedia installations that feed a vibrant, fertile contamination of languages, musical traditions, generations, and ethnicities that can reveal and render the complex memories of the past and imagine practical way to live together—in the future, that is, because as things stand, there is little going on in terms of togetherness. The eponymous house stands in West Jerusalem. Once belonging to a Palestinian, after the war of 1948 the Israeli government will assign it to Jewish refugees from Algeria. The house will grow to be a symbolic place of meeting and conflict between two peoples.

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Courtesy La Biennale di Venezia
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THE LABORATORY OF THE FUTURE PRACTITIONERS

Trasformazione rurbana Micro-architetture rigenerative per empowerment socioeconomico

Nel fitto percorso espositivo che si snoda lungo l’Arsenale, il progetto Enviromolecular di Low Design Office, studio attivo a Tema, in Ghana, e ad Austin, Texas, fondato da Ryan Bollom e DK Osseo-Asare, che da oltre vent’anni esplora il tema delle micro-architetture come infrastrutture rigenerative per empowerment socioeconomico, è un esempio emblematico di quanto offra al visitatore la sezione Dangerous Liaisons (Relazioni Pericolose), della mostra The Laboratory of the Future di Lesley Lokko.

Enviromolecular è un progetto ibrido, che valica confini disciplinari e geografici, frutto della collaborazione di Low Design Office con Yasmine Abbas di Agbogbloshie Makerspace Platform (AMP), inserito nel percorso delle Corderie oltre una delle spesse tende di vinile a strisce che scandiscono lo spazio in zone “a luce rossa”, percepibili dal visitatore come off limits. Doveroso quindi chiedersi cosa ci sia da scoprire nella storia nata da questa relazione “pericolosa”.

Low Design Office is a practice that works in Tema, Ghana, and in Austin, Texas, founded by Ryan Bollom and DK Osseo-Asare. For over twenty years, the two have been working on microarchitectures as regenerative infrastructure for socio-economic empowerment. Their project Enviromolecular is hybrid multimedia installation of three monitors installed on a modular bamboo support that can be self-installed and is perfect to populate modular environments. It welcomes aggregation and participation and can be used multiple times. At the current exhibition, these videos and images create an immersive experience of a spacecraft that will take visitors to Accra, Ghana, in the country’s largest dumpsite for electronic waste coming from the West. Within this context, Yasmine Abbas of Agbogbloshie Makerspace Platform (AMP), runs a workshop together with design studio Panurban that addresses local communities and uses design to re-assemble ready-made components and build modular kiosks. Typical of Africa, these kiosks are the substrate for sharing and the transformation of the human environment into a ‘rurban’ territory – a hybrid of rural and urban.

LOW

The Laboratory of the Future Dangerous Liaisons Corderie, Arsenale www.lowdo.net

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L’installazione multimediale si compone di tre schermi assicurati a una micro infrastruttura modulare in bambù, creata riutilizzando le fufuzela di progetti espositivi a cura di ANO Institute for Art and Knowledge alla Biennale di Dakar e al Padiglione del Ghana alla Biennale Arte 2022, disegnata e già presentata al MoMA PS1, per poter essere facilmente auto installata e dar forma ad ambienti aperti dalla struttura molecolare, componibile e riutilizzabile, pensata per generare aggregazione e condivisione, adatta ad ospitare oggetti e/o opere in esposizione. In questo caso immagini-video che scorrono in loop continuo offrendo la straordinaria esperienza audio-visiva dello “spacecraft” di AMP, che proietta il visitatore ad Accra, nel cuore della più grande discarica africana di prodotti tecnologici provenienti dall’Occidente. All’interno di questo contesto si svolge il workshop di progettazione e produzione di AMP, nato nel 2012 con lo studio di design Panurban, rivolto alla comunità locale, che utilizza il design per ri-assemblare componenti prefabbricati per dare forma modulare alla tipologia del chiosco, tipica del Continente, come matrice di condivisione e infrastruttura per la trasformazione “rurbana”, ovvero di un territorio ibrido, urbano e rurale insieme. AMP amplia i processi circolari di (ri)creazione comunitaria come modalità di abitazione collettiva. Il kit di progettazione open-source genera equità, sostituendo i paradigmi dell’innovazione tipici delle economie avanzate, che sfruttano l’obsolescenza dei prodotti tecnologici pianificata per profitto, a scapito del Pianeta, con una prassi di rinnovamento. Sulle immagini che documentano il workshop scorrono testi che aiutano a prendere coscienza di quanto sia innovativa questa iniziativa generata nel contesto della discarica, riciclaggio e produzione di Agbogbloshie, uno dei luoghi più inquinati al mondo a causa della combustione delle plastiche per liberare dalle parti inutilizzabili metalli pregiati come il rame. A luglio 2021 il Governo del Ghana ha (solo) formalmente demolito la discarica di Agbobloshie. Giovanna Tissi DESIGN OFFICE Enviromolecular
Rur-ban, ENG no mistake

Surfando a Busua Nuove comunità per una nuova memoria

Fra i 22 Guests from the Future (Ospiti dal futuro) inclusi nel Laboratorio di Lesley Lokko, Juergen Strohmayer (Istanbul, 1990) e Glenn DeRoché (New York, 1985) firmano, con la collaborazione autoriale di Nii Obodai per Film & Sound Art, Plugin Busua, video installazione ubicata nell’ultima campata delle Corderie dell’Arsenale, dove una citazione di Ban Ki-moon riportata a una parete invita il visitatore a riflettere sullo sviluppo sostenibile quale migliore possibilità di correggere la rotta della distruzione ambientale ad opera del cambiamento climatico. Secondo le dichiarazioni della curatrice Lesley Lokko, i due practitioner emergenti offrono «uno sguardo su chi sarà il probabile architetto del futuro e su quali possano essere i suoi interessi, le sue preoccupazioni e le sue ambizioni». In questo contesto, il progetto del surf lodge di Busua, ubicato sulla costa atlantica del Ghana nella località piscatoria omonima aperta da qualche anno ad un turismo eco-sostenibile, sviluppato in stretto dialogo con il surf Ghana e la comunità locale a partire dal riuso di un edificio modernista, si può leggere come manifesto dell’approccio progettuale attento alla decarbonizzazione e alla decolonizzazione degli architetti basati ad Accra.

Il community hub progettato da Strohmayer e DeRoché integra parametri funzionali, climatici, urbani e comunitari con ridotta impronta ecologica grazie al riutilizzo adattivo di un edificio esistente e all’introduzione di un nuovo plugin architettonico caratterizzato da una materialità innovativa e da una disposizione delle forme primarie di memoria metafisica. Affiancando frammenti architettonici sospesi di valenza scultorea costruttivista a riprese cinematografiche e sonore contestuali, Plugin Busua, la “maquette” in esposizione si configura come installazione immersiva dove il visitatore può esperire l’armoniosa visione ambientale e comunitaria definita dagli spazi del surf lodge di Busua. Visibile purtroppo solo dal lato meno accessibile dell’opera avvolta dalla penombra, lo straordinario video realizzato da Nii Obodai (fondatore del Nuku Studio – Center for Photographic Research and Practice a Tamale) riprende scene di vita quotidiana della comunità locale descritte da un’impeccabile fotografia in bianco e nero accompagnata da un sorprendente sonoro. Il film si sofferma sui rituali tradizionali della conservazione di un ambiente che ha preservato il proprio genus loci identitario, espresso nel ritmo eterno del lavoro di pulizia svolto a terra o nelle attività ancestrali della pesca in mare, dove si integrano in modo sostenibile le presenze collettive attratte dalla struttura ricettiva del surf hub.

L’opera trasporta gli effetti del progetto di riutilizzo adattivo architettonico all’interno della Mostra, fornendo al visitatore un’intensa esperienza audio visiva specifica di Busua, luogo di memorie da preservare. Giovanna Tissi

Surfing ENG in Busua

Among the twenty-two Guests from the Future included in Venice Architecture Biennale curator Lesley Lokko’s Laboratory, Juergen Strohmayer (Istanbul, 1990) and Glenn DeRoché (New York, 1985) are the authors of Plugin Busua, a video installation at the far end of the Corderie section of the Arsenale, where a quote from Ban Ki-moon invites visitors to reflect on sustainable development as the best way to address climate change-driven environmental destruction. According to Lokko, Strohmayer and DeRoché offer a vision on who will most likely be the architect of the future and what may be their interests, their worries, and their ambitions. Within this context, Surf Lodge Busua, in coastal Ghana, aims at being an eco-sustainable tourism destination, developed together with local communities starting from an existing modernist building. The community hub design integrates functional, climate, urban, and community parameters with a reduced ecological footprint thanks to using an extant building, innovative materials, and a careful organization of space. Plugin Busua is the maquette in the exhibition, an immersive installation where visitors can experience the harmonious environmental and communitarian vision of the surf lodge. A video produced by Nii Obodai depicts scenes of local life in an impeccable black-and-white. The exhibit shows the effect of architectural adaptive reuse and offers visitors a geographically-specific, intense audio-video experience.

in collaborazione con Nii Obodai Plugin Busua The Laboratory of the Future | Guests from the Future Arsenale

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Photo Julien Lanoo

lo Spazio oltre la Soglia the Space beyond the Threshold

18 maggio - 26 novembre 2023

Mostra a cura di | Exhibition curated by AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi

Esposizione dei 10 progetti finalisti del Concorso Internazionale per l’Architettura d’Ingresso DoorScape Exhibition of the 10 finalist projects of the Entrance Architecture International Contest DoorScape

102 Fondazione
Campo
Martedì-Domenica | Tuesday-Sunday | 10 am - 6 pm fondazione@querinistampalia.org | www.doorscape.eu
Querini Stampalia
S. Maria Formosa, Castello 5252, Venezia
in collaborazione con

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La voce del futuro

Black Females in Architecture è una rete globale di architetti, un’impresa sociale fondata nel 2018 da Akua Danso (Londra, 1991), Selasi Setufe (Londra, 1990), Neba Sere (Colonia, 1990), Ama Ofori-Darko (Londra, 1998) con la volontà di sostenere e lavorare sull’equità di genere, sul riconoscimento delle diversità e sull’inclusione delle minoranze all’interno delle reti di lavoro internazionali, per valorizzare ed accrescere in particolar modo la visibilità delle donne nere nel settore dell’architettura e in altri, ulteriori campi connessi alla disciplina. Nello specifico femminile, l’organizzazione BFA, che vede l’adesione di oltre 450 donne nere in tutto il mondo, si impegna ad individuare e assicurare degli spazi comunitari fisici e digitali nei quali le donne possano condividere e rafforzare le proprie capacità e competenze partecipando attivamente a laboratori creativi qualificati, conferenze e progetti. Fortemente volute da Lesley Lokko, che ha inserito BFA tra i Guests from the Future, sezione speciale della mostra, Danso, Setufe, Sere, Ofori-Darko presentano all’Arsenale A Voice for the 450 Plus, film che celebra i costanti contributi delle donne nere nei campi dell’ambiente costruito, per mostrare al mondo il modo in cui concorrono a plasmare il futuro delle città.

ENG Black Females in Architecture is a global network founded by Danso, Setufe, Sere, and Ofori-Darko in 2018 to support and work on gender equality, diversity appreciation and the inclusion of minorities into international work networks with a focus on Black women in architecture and related fields. BFA fights for communal physical and digital space where women can share and develop their abilities and competence via participation in qualified creative workshops, conferences, and projects. This film A Voice for the 450 Plus is a celebration of the ongoing contributions of Black women in the built environment fields, showing the world how they contribute to shaping the future of our cities.

Terra cruda

Inserita come Guests from the Future nel Laboratorio del Futuro di Lesley Lokko, Elementerre, fondata dall’ingegnere senegalese Doudou Deme, persegue la missione di sviluppare e democratizzare l’architettura sostenibile attraverso la commercializzazione di materiali da costruzione ecologici in un contesto in cui cemento, metallo e vetro sono gli elementi più comunemente adottati in edilizia. Nzinga Mboup, fondatrice del collettivo Worofila e produttore, e il regista Chérif Tall, offrono un’immagine intima della visione e dei progetti di Deme nel film Bunt Ban (Terra cruda), presentato all’Arsenale. Nel film alcuni dei progetti di Elementerre per rendere accessibili i biomateriali al fine di ottenere un ambiente costruito a basse emissioni di carbonio e più umano sono presentati e discussi con i collaboratori di Deme, mostrando come siano serviti da base di partenza per la produzione e la trasmissione di conoscenza e per un impegno critico nella tecnologia della terra cruda.

ENG Trained at CRAterre in Grenoble, France, Senegalese engineer Doudou Deme returned to Senegal and founded Elementerre in 2010. Its mission is to develop and democratize sustainable architecture by marketing ecological building materials in a context where concrete, metal, and glass are the materials most commonly adopted for construction.

In Bunt Ban, film director Chérif Tall and producer Nzinga B Mboup give us an intimate insight into Deme’s context, projects, and vision to render biomaterials accessible in order to achieve a low-carbon and more humane built environment. Some of Elementerre’s projects are presented in the film and discussed with some of Deme’s collaborators, showing how they have served as grounds for knowledge production and transmission and a critical engagement in raw earth technology.

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ELEMENTERRE Bunt Ban THE LABORATORY OF THE FUTURE | Guests from the Future Artiglierie, Arsenale BLACK FEMALES IN ARCHITECTURE A Voice for the 450 Plus THE LABORATORY OF THE FUTURE | Guests from the Future Artiglierie, Arsenale

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Thinking

it through

Ripensamenti necessari La plastica come potenziale agente di cambiamento

Indagare in maniera spettacolare ed efficace un tema di stretta attualità, la plastica, uno dei materiali più diffusi al mondo che coinvolge la vita di ciascuno di noi, in ogni angolo del Pianeta. La Partecipazione Nazionale degli Stati Uniti coglie l’invito del Laboratorio del Futuro per presentare il progetto Everlasting Plastics, curato da SPACES, organizzazione d’arte alternativa con sede a Cleveland, Ohio, con il sostegno del Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, co-curata da Tizziana Baldenebro, commissaria del Padiglione e direttrice di SPACES, e da Lauren Leving, curatrice del Museum of Contemporary Art Cleveland.

I polimeri petrolchimici, ovvero la plastica, hanno iniziato a svilupparsi negli Stati Uniti sin dall’inizio del Novecento, al loro apparire vennero considerati un materiale rivoluzionario, in grado di ridurre le barriere socioeconomiche, garantendo l’accesso a una fascia di beni fino ad allora di esclusivo appannaggio delle classi più abbienti. Al giorno d’oggi la plastica si produce a ritmi esponenziali e assai allarmanti, nonostante la consapevolezza del suo impatto altamente nocivo. Everlasting Plastics nasce in risposta alle urgenze del momento e riunisce opere commissionate ad hoc a Xavi L. Aguirre, Assistant Professor of Architecture al Massachusetts Institute of Technology, Simon Anton, designer che lavora a Detroit, Ang Li, Assistant Professor alla School of Architecture della Northeastern University, Norman Teague, Assistant Professor alla School of Design della University of Illinois Chicago, e Lauren Yeager, un’artista concettuale e scultrice che opera a Cleveland, le cui pratiche creative si concentrano sull’analisi e il recupero dei rifiuti plastici. La mostra con le opere presentate rimodula gli atteggiamenti e gli approcci alla gestione del surplus di rifiuti plastici nelle acque, nelle discariche e lungo le strade attraverso l’analisi del modo in cui questo materiale permea la vita di tutti i giorni. Più che esprimere un giudizio etico, Everlasting Plastics riconosce la dipendenza globale da questo materiale e propone un attento ripensamento del modo in cui conviviamo con la plastica e delle possibilità di quest’ultima di diventare agente di cambiamento.

«Ciò che è stato sviluppato negli Stati Uniti come materiale dalle potenzialità utopiche – ha dichiarato Baldenebro –, ora contribuisce a creare una realtà distopica per il Pianeta. Design e arte, indagando questa dicotomia, ci possono guidare nel trasformare la situazione in cui si trova l’umanità». F.M.

The American Pavilion at the Venice Architecture Biennale is the country’s answer to project Everlasting Plastics curated by SPACES, an alternative art centre based in Cleveland, Ohio. Plastic polymers began being developed in the United States in the early 1900s. At the time, they were considered revolutionary. They were purported to tear down social and economic barriers, granting a much larger share of the population success to consumer goods that had been, up to that point, the prerogative of the wealthy alone. Today, plastics are being churned out at a pace so high it is worrying, even though we do know that they are harmful to the environment. Everlasting Plastics is a collection of art commissioned by American researchers and scholars that tries to remodulate our attitude and our approach to the management of excess plastic waste in our waters, in dumpsites, and along highways. More than an ethical judgment, Everlasting Plastics passes a recognition of the global dependence on plastics and, in turn, of plastics’ ability to be an agent of change.

STATI UNITI

Everlasting Plastics Giardini everlastingplastics.org

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Photo Matteo de Mayda - Courtesy La Biennale di Venezia

The Party’s Not Over Architettura manifesta

Muoto, uno studio di architettura fondato a Parigi da Gilles Delalex e Yves Moreau, in collaborazione con Georgi Stanishev e Clémence La Sagna per la scenografia, curatore associato Jos Auzende e Anna Tardivel per la programmazione, è il team che ha firmato Ball Theatre, progetto ideato per rappresentare la Francia alla Biennale 2023. I curatori hanno optato per un’architettura costruita in grado di offrire ai visitatori un’esperienza spaziale, estetica e sonora. Il ruolo dell’architettura non è più quello di rappresentare o di essere rappresentata come immagine, ma deve essere reale, tangibile e concreto per diventare un luogo dove si sperimenta la vita, la società e il futuro. L’invito è di non evitare l’architettura, ma di praticarla e sperimentarla.

Ogni mese infatti, ricercatori, studenti, artisti e pensatori sono invitati ad abitare lo spazio-mostra per una settimana, trasformando il Padiglione in un luogo di celebrazione e discussione. Il progetto propone un teatro a forma di globo ricoperto da uno strato di alluminio argentato. Lo scopo di questa scenografia è quello di ospitare un palcoscenico in cui gli artisti e il pubblico possano interagire. L’intervento si estende alle sale attigue, dove oggetti riciclati e recuperati riflettono un sentimento di speranza e nostalgia, il desiderio di ricostruire un futuro ancorato al passato. ENG What future do we want to wish for – both for ourselves and for our planet? The French Pavilion attempts an answer with the Ball Theater, a project that the curators call original and open. Original, because it revitalizes our vision and understanding of architecture by presenting an immersive spherical space that unites theatre and sound. Open, because in the plurality and diversity of the bodies that walk around it, the sphere acts as a place of listening and, maybe, meditation, as well as a laboratory for identity.

Not for sale, progetto affidato ad Architects Against Housing Alienation (AAHA) dal Canada Council for the Arts, diventa il quartier generale della campagna portata avanti dal gruppo di Architetti per favorire un’edilizia equa e libera dalla speculazione finanziaria. Attualmente il Canada si trova a vivere una grave e prolungata crisi abitativa, con problemi che vanno dalla diffusa inaccessibilità economica alla mancanza di alloggi, con un numero crescente di sistemazioni precarie e di senzatetto. Una crisi dai risvolti sociali e ambientali, legata a temi quali razzismo, sessismo e classismo, che compromette anche le possibilità di progettare spazi accoglienti, creativi, polifunzionali. Questa realtà moderna rappresenterebbe il derivato della simultanea espropriazione coloniale delle terre indigene e dell’utilizzo della proprietà a pagamento. L’architettura è chiamata a dare nuove e durature risposte. Per affrontare questi problemi, il padiglione Canada diviene un luogo vivo e partecipato di ricerca con team interdisciplinari composti da organizzazioni, attivisti, legali, architetti stessi e studenti. ENG Canada focuses on the housing crisis faced in several of the country’s communities, though also clearly understood globally. According to the curators, this crisis reflects on society, compromising architects’ ability to design welcoming, creative, multi-functional spaces. Collective AAHA involve the public in a reflection on how issues like racism, sexism, and classism are deeply entrenched in a tainted real estate market. Architecture must provide new, long-lasting stimuli.

105 CANADA Not for sale Giardini www.canadacouncil.ca FRANCIA Ball Theater Giardini www.institutfrancais.com
Photo Matteo de Mayda - Courtesy La Biennale di Venezia Photo Matteo de Mayda - Courtesy La Biennale di Venezia

a rchitettura

THE LABORATORY OF THE FUTURE NATIONAL PARTICIPATIONS

Prima materia

L’Arabia Saudita con IRTH-eredità, a cura delle sorelle Basma e Noura Bouzo e progettata dall’architetto AlBara Saimaldahar, attua un’esplorazione interattiva a cavallo tra passato e futuro, prendendo le mosse dalla terra, l’elemento costitutivo dell’architettura tradizionale Saudita. Viene preso in esame il rapporto simbiotico tra materiale e immateriale, unione che condiziona la percezione di chi abita un luogo e il suo rapporto con lo spazio. Elemento strutturale e materiale di rivestimento architettonico, la terra viene usata ed evocata nella consistenza e nel colore che attraversa l’intera gamma tonale della terra rossa d’Arabia, dall’entroterra alla costa del Mar Rosso. Il viaggio inizia attraversando sei archi, prefigurati come portali di accesso. Questi trasmettono un’idea parimenti di imponenza e leggerezza, evocando da un lato le architetture monumentali scolpite nella pietra e nelle grotte, possenti, apparentemente indistruttibili e durature nel tempo, e dall’altro la transitorietà della condizione materiale, instabile come la sabbia del deserto di Rub’ al-Kha¯lı¯, detto il “quarto vuoto”, con il rivestimento esterno che progressivamente viene meno fino a scomparire del tutto.

ENG Irth is an Arabic word that may either mean ‘legacy’ or ‘treasured possession’. The Saudi project reflects on the concept of “irth” in its meaning of patrimony to bequeath to future generations, who will push forward their hypotheses and narratives free of cultural conditioning. By observing different construction materials in a minimalistic environment, visitors will get in touch with the story of a geographical area and a population that always resorted to adapt to territory, respecting its needs and peculiarities.

Gli spiriti delle isole

Il progetto che rappresenta l’Irlanda alla Biennale 2023, In Search of Hy-Brasil, guidato dall’architetto Peter Cody, è stato selezionato a seguito di un bando aperto da Culture Ireland, in collaborazione con l’Arts Council. Partendo dalla premessa che ci siamo lasciati alle spalle l’epoca dell’espansione e dello sfruttamento senza fine, diviene necessario “decolonizzare” le nostre menti e pensare a nuovi modelli di vita. Il progetto ha preso ad esempio le isole d’Irlanda, per re-immaginare il vasto territorio combinato di terra e oceano chiamato “casa”. Queste isole sono luoghi aspri, resistenti, un crogiolo di lingue, musiche, tradizioni e custodiscono in loro una biodiversità ricca e unica. Le piccole comunità vivono isolate e, nonostante i pochi mezzi a disposizione, hanno saputo incamerare nel loro ordine sociale e nella loro memoria culturale una profonda conoscenza e comprensione dell’oceano, con una gestione attenta del territorio e delle risorse. Nel Padiglione l’essenza dell’Irlanda trova sostanza attraverso una montagna di lana naturale nera, resistente, ma soffice, che entra in contatto con un disegno del territorio frastagliato impresso su un tessuto leggero mosso dal vento. Per scelta curatoriale lo spazio è privo di illuminazione artificiale per cui al calar del sole il buio conquista progressivamente la sala come in un tramonto su una spiaggia del Nord Atlantico.

ENG Hy-Brasil is a legendary island in the Atlantic that embodies the idea of a new face of Ireland and its Atlantic territories. Drawings, models, screenings, maps, and stories visualize an investigation carried out in remote Irish islands to trace connections between the social fabric, the cultural landscapes, and the delicate ecological balance in those territories. Switching between the global and the local, the territorial and the intimate, the Pavilion offers an immersive experience where light is mostly natural to reproduce the real-life conditions of the islands and make visitors more aware on such topics as renewable energy sources, ethical farming, and biodiversity.

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ثرا
IRLANDA In Search of Hy-Brasil Artiglierie, Arsenale hy-brasil.ie
ARABIA SAUDITA
Irth Arsenale, Sale d’Armi
Photo Andrea Avezzù - Courtesy La Biennale di Venezia Photo Marco Zorzanello - Courtesy La Biennale di Venezia

Pick and roll nativo

Un’idea di riscatto sociale, culturale, identitario

Siamo nel pieno dello svolgimento degli attesissimi mondiali di basket in quel di Manila, Filippine. Per quelli che come noi sono baskettari da quando si era ancora in fasce, senza discussione alcuna tra tutti gli sport praticati dall’homo sapiens el balon cesto, per dirla alla spagnola e quindi alla messicana…, è in assoluto quello più associabile all’idea, alla disciplina dell’architettura. Perché in nessun altro sport come nel basket bisogna disegnare lo spazio con continue e variabili soluzioni ingegnose, con schemi che sembrano proprio delle piccole unità progettuali in cui tutti gli attori coinvolti devono giocare la propria rispettiva parte per il buon fine del disegno di insieme. Non a caso il time-out è un’invenzione cestistica, poiché il gioco deve scorrere fluido, razionale e creativo insieme, e però dev’essere continuamente rivisto, ripensato, corretto. Esattamente come nei progetti di architettura, dove già dall’Università si familiarizza con il concetto di “revisione”. Singolare e acuta quindi l’idea che quest’anno hanno avuto i messicani per il loro Padiglione nazionale, segnatamente l’Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura con il coinvolgimento in qualità di curatori ed espositori insieme di APRDELESP y Mariana Botey, di fare di un semplice, spartano playground cestistico il cuore vivo del loro progetto decisamente declinato verso un’idea di riscatto sociale, culturale, diremmo di più, identitario. Il tema è come contribuire fattivamente, collettivamente anche con piccoli progetti di base al processo di decolonizzazione “contemporaneo” delle comunità indigene del gigante centramericano. Quindi il campo da basket come dimensione che progressivamente trascende la sua originaria e specifica funzione ludico-sportiva per farsi luogo di incontro e di condivisione quotidiana di queste provate comunità, divenendo punto focale nella costruzione di processi politici, sociali, culturali. Magari sarà stato un caso, chissà, eppure ci piace comunque pensare che la scelta di un campo di pallacanestro anziché del classico, che so, macho campo da calcio, non sia stata affatto un’idea non troppo meditata, bensì il prodotto in qualche modo “logico” di una visione di una socialità da consolidare attorno a una modalità di convivenza, e anche di gioco, sì, versatile, aperta, inclusiva. Ok, è vero, lì l’America non è come per Anna e Marco così lontana, e anche se il Messico è stato per secoli politicamente colonizzato dagli spagnoli, negli ultimi due, o quasi, lo è stato economicamente dagli Usa, e si sa che lì il calcio è roba astrusa mentre il basket è pane quotidiano e da esportazione. Va bene, ok… Eppure in questa intuizione felice di connotare la presenza messicana alla Biennale Architettura attraverso il processo di decostruzione di un impianto sportivo occidentale al servizio delle necessità sociali dei nativi, ripeto, ci piace immaginare che tra tutti i giochi questo si sia prestato per sua conformazione e costruzione costitutiva più e meglio di ogni altro a tal fine. E comunque poi si può pure tirare a canestro alla Biennale quest’anno, ehi, ma quando mai? Que viva Mexico!! (che ai Mondiali ci sarà, del resto una sua ottima tradizione ce l’ha: chi si dimentica dell’immenso Manuel Raga della leggendaria Ignis Varese anni ‘70??).

Massimo Bran

Native pick ENG and roll

Basketball aficionados everywhere have their eyes on the World Cup in Manila, which inspired us this consideration: of all sports, basketball is definitely the one that is closest to architecture. In no other sports players are required to design space and take into account any little variable thereof, construct ingenious spatial solutions and schematics that may be architectural design in their own right. It is no coincidence that time-outs have been invented for basketball, because the action must be free-flowing, rational and creative at once, and must be continuously thought over, redesigned, corrected.

The Mexican Pavilion at the Venice Architecture Biennale is a project that requires familiarization with the concept of ‘revision’. It all starts with a spartan basketball court. The optic is to give factual contribution to the modern decolonization projects in Mexico. The court is a dimension that transcends its original function, specifically a place for sports and fun, to ascend to a place for meeting and sharing, especially in small, private indigenous communities. A focal point in the construction of political, social, cultural processes. It might have been a coincidence – who knows – but we like to think that the choice of a basketball court instead of a soccer football field is the logical consequence of a social vision built on versatility, openness, and inclusiveness.

We just love to imagine how the significance of the Mexican participation in the Architecture Biennale used – of all sports – the one that is constitutionally the most apt for a noble goal as the social needs of native populations. Also – you can now play ball at the Biennale, how cool is that?

MESSICO

Infraestructura utópica: La cancha de básquetbol campesina Sale d’Armi, Arsenale infraestructurautopica.com

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Photo Marco Zorzanello - Courtesy La Biennale di Venezia

a rchitettura

THE LABORATORY OF THE FUTURE NATIONAL PARTICIPATIONS

Uomini e fiumi Foreste future

Fertile Futures è il tema proposto dal Padiglione portoghese, curato da Andreia Garcia, commissario Américo Rodrigues della Direção Geral das Artes, che sostiene la difesa della dimensione laboratoriale del progetto di architettura in dialogo con altre aree disciplinari e la capacità di procedere cercando di immaginare il futuro, rivendicando il contributo di un approccio multidisciplinare nella progettazione di soluzioni a questioni emergenti che tendono ad andare oltre il singolo campo d’azione degli architetti. Un gruppo di giovani architetti è stato incaricato, in collaborazione con esperti di altri campi, di elaborare modelli propositivi per un domani maggiormente sostenibile. Il tema è la gestione e il futuro dell’acqua dolce, elemento vitale per l’uomo e non solo, che presenta anche un aspetto metaforico ed emotivo, interessando campi come la politica e l’economia. Sono questioni di portata globale che anche in Portogallo si manifestano drammaticamente e la cui importanza riveste l’idea stessa di un futuro fertile, sostenibile ed equo. Riferendosi al territorio portoghese sono stati scelti questi fiumi come esempi dell’azione antropocentrica sulle risorse idriche, naturali e limitate: Tâmega, Douro Internacional, Medio Tago, Albufeira do Alqueva, Mira, Lagoa das Sete Cidades e i torrenti di Madeira.

ENG The project tackles the global issue of freshwater shortage by analysing seven regions in Portugal. The work involved younger generations in particular, and aims at developing strategies to manage and store water resources – an essential step to secure a more fertile, sustainable, and equitable future. At the same time, the exhibition affirms the relevance of architecture in designing a decarbonized, decolonized, collaborative future, to answer the appeal of Biennale curator Lesley Lokko.

PORTOGALLO

Fertile Futures

Palazzo Franchetti, San Marco 2842

www.fertilefutures.pt

Collocato in un’antica casa a patio veneziana, il Padiglione della Lituania è stato realizzato con legname di alberi provenienti dalla Penisola di Neringa, la sottile striscia di terra, lunga un centinaio di chilometri che separa la Laguna dei Curi dal Mar Baltico, un territorio diviso tra Lituania e Russia. Children’s Forest Pavilion è il progetto collettivo ideato e strutturato come un paesaggio di gioco, un’installazione che invita a riflettere sui tempi, i processi e le forze che in passato hanno plasmato le foreste degli Stati Baltici e della Finlandia. L’invito è di guardare al mondo, in particolare alle foreste, attraverso lo sguardo di un bambino. Per evidenziare l’urgenza di mettere in campo iniziative culturali a lungo termine all’insegna del fondamentale ruolo che l’educazione ambientale deve svolgere nel percorso formativo e di crescita delle nuove generazioni, i bambini vengono qui intesi insieme come i consulenti, gli alleati e i visitatori ideali del Padiglione. L’obiettivo della mostra è espandere questi insegnamenti e indagare i modi in cui gli interventi umani, le tecnologie, le industrie e le istituzioni influenzano gli ambienti naturali e la loro biodiversità.

ENG To look at the world, and its forests in particular, through the eyes of a child. This is the invitation of the Lithuanian Pavilion, which consists of an old Venetian patio house built with timber sourced in Neringa, Lithuania. Conceived as a playfield, the exhibition develops in a very welcoming environment, with educational prompts to reflect on the times, processes, and forces that once shaped Baltic forests. Children are the ideal consultant, allies, and public of the Pavilion, which goes to show the need for longterm cultural initiatives and the essential role of environmental education for future generations.

LITUANIA

Children’s Forest Pavilion

Campo della Tana, Castello 2125

www.neringaforestarchitecture.lt

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Courtesy Corpo Atelier Filming workshop with children in Neringa forest, 2023 - Photo Jonas Žukauskas

For over 50 years, the overall view of architecture and landscape has been an integral part of the designs and plans of Gerber Architekten. A holistic understanding shapes the context from which a design interplay of build-ing and landscape or citylandscape emerges. On the basis of national and international projects, including a competition entry currently being implemented, the exhibition is dedicated to this subtly formulated basic idea. The range of examples, from cultural and leisure buildings to administrative and high-rise buildings to universities and research buildings, illustrates the elementary signifi-cance of this conceptual approach in the work of Gerber Architekten. We look forward to your visit!

20 May to 26 November 2023

Opening hours: 10 am to 6 pm

Closed on Tuesdays

www.gerberarchitekten.de

presse@gerberarchitekten.de

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Bembo
del Carbon
Palazzo
Riva
4793 30124 Venice/Italy

a rchitettura

Il materialista Kengo Kuma, l’idea di sostenibilità ante-litteram

Una mostra unica, quella in corso a Palazzo Franchetti curata da Chizuko Kavarada e Roberta Perazzini Calarota, con il contributo scientifico di Marco Imperatori. Onomatopoeia Architecture è un’antologica dedicata al grande progettista giapponese, Kengo Kuma, nato a Yokohama nel 1954. Il percorso espositivo inizia nel giardino del Palazzo, dove è ben visibile la grande struttura site-specific, alta oltre 5 metri e realizzata in alluminio, che definisce, nel suo fluire di linee che compongono una rete a maglie larghe, quasi un nido rovesciato, l’eleganza dello stile inconfondibile di Kuma, fortemente radicato nella tradizione giapponese. La mostra prosegue al primo piano, dove sono esposte circa 22 maquette di suoi progetti realizzati in tutto il mondo, proposti con impostazione chiara e didascalica secondo coppie di opposti, per esempio pieno/vuoto.

L’architetto giapponese considera il mondo stesso un materiale e studia nel dettaglio ogni sito dei suoi progetti prima di fare schizzi, cercando di comprendere in maniera autentica i luoghi, e di creare architetture che siano non solo in dialogo con l’ambiente, ma anche radicate nello spazio e nel tempo. Kuma ritiene che i materiali siano indissolubilmente legati al luogo. Partendo dall’onomatopea, che è l’atto di creare o usare parole che includono suoni simili ai rumori ai quali si riferiscono, Kengo Kuma dà forma a una sensazione fisica che esprime la sua idea di architettura sostenibile, dove i materiali sono di recupero e le persone e le cose si ricongiungono.

Riscoprendo le tradizioni giapponesi e i suoi materiali più utilizzati – legno, carta e metallo – l’architetto decide di reimpiegarli in modo più contemporaneo. Nella sua visione, le superfici non coinvolgono solamente la vista, ma anche l’olfatto e il tatto.

Afferma Kuma: «Attraverso il materiale possiamo imparare a conoscere il luogo ed avvicinarci alla sua specificità». Il suo approccio progettuale si ispira spesso al passato ed è sicuramente strutturale sotto molti aspetti, ma allo stesso tempo è anche tattile, sensoriale, quasi sensuale. La sua sensibilità include il ritmo e il flow, elementi tipici della musica. Gli edifici progettati da Kuma hanno spesso una leggerezza inaspettata o un tipo di movimento che lui stesso attribuisce al suo processo di concetto musicale. Evitando il più possibile l’uso del cemento, realizza opere che sembrano posarsi delicatamente sul terreno, talvolta sembrando evanescenti o addirittura ambigue.

A materialist ENG

A very interesting exhibition at Palazzo Franchetti, curated by Chizuko Kavarada and Roberta Perazzini Calarota, Onomatopoiea Architecture, shows the work of architect Kengo Kuma, born in Japan in 1954. The first piece of the exhibition is a site-specific installation, a five-metre-tall aluminium frame whose meshed lines seem to define the shape of a nest turned upside down. Kuma’s elegant, unmistakable style is deeply rooted in Japanese tradition, as will become apparent the more one studies his work. On the second floor, twenty-two maquettes of his projects built all around the world are displayed in opposite couples, such as full/void. Kengo Kuma sees the world as a material of its own, and studies in detail every site of future development before any sketching begins. He tries to understand the authenticity of each place, and he strives to design buildings that not only relate to the surrounding environment, but that will also find roots in the space and time they will find themselves in. Materials come after places, there is no way to separate the two. Onomatopoeia, in this instance, is the way to shape a physical stimulus that expresses the architect’s idea of sustainability.

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BIENNALE ARCHITECTS
NOT ONLY
Kengo Kuma. Onomatopeia Architecture Fino 26 novembre ACP - Palazzo Franchetti, San Marco 2847 www.acp-palazzofranchetti.com Water Culture House, Copenhagen, Danimarca, 2018-2025 (© Kengo Kuma & Associates)
7-15 OCTOBER

a rchitettura

NOT ONLY BIENNALE ARCHITECTS

Visioni virali Time Space Existence e i nuovi linguaggi dell’architettura

In un’epoca dominata dall’immagine in movimento, anche l’architettura trascende in forme altre e si serve di nuovi linguaggi per aprirsi a visioni futuribili e approcci innovativi. Nell’ambito della mostra Time Space Excistence, promossa dall’European Cultural Centre (ECC), prende ad esempio vita l’iniziativa TSE2023 Interviste, una serie di brevi video e nove interviste mirate con architetti, designer e accademici che condividono le storie dietro i progetti presentati nelle tre sedi di Palazzo Mora, Palazzo Bembo e Giardini della Marinaressa. Tra i protagonisti, Hashim Sarkis, decano della Scuola di Architettura e pianificazione al MIT nonché curatore della Biennale Architettura 2021, esplora il futuro dell’urbanismo proponendo modalità innovative per la costruzione di città più vivibili e sostenibili. Allo stesso tempo, Adèle Naudé Santos, primo architetto di Santos Prescott and Associates, e Francine Houben, fondatrice e direttrice creativa di Mecanoo, offrono riflessioni sul tema dell’edilizia sociale e collettiva attraverso i progetti esposti a Palazzo Mora. L’artista Pedro Friedberg dal canto suo invita invece gli architetti a considerare la città e l’ambiente costruito da prospettive più audaci e immaginifiche. Sarah Williams, professoressa associata di Tecnologia e pianificazione urbana al MIT, con il proprio progetto ricerca esposto al Palazzo Bembo affronta il tema sempre più urgente delle migrazioni, mettendone in luce la complessità e le numerose sfaccettature. La Norman Foster Foundation e Holcim, attraverso l’Essential Homes Research Project, presentato nei video da Alberto Cendoya e Diego Lopez, si concentrano sull’importanza di costruire abitazioni sostenibili e accessibili per tutti, affrontando direttamente la sfida dell’abitare nel futuro. Parallelamente, l’architetto paesaggista Michelle Delk di Snøhetta, attraverso l’installazione Counterbalance, instaura un dialogo tra natura e città a Venezia. Peter Clewes e Julia Di Castri dello studio architects–Alliance, invece, esaminano il problema dei rifiuti da demolizione nella città di Toronto, presentando a Palazzo Mora una riflessione visiva sulla loro reintegrazione grazie alla flora e alla fauna. Infine, Eckhard Gerber, fondatore di Gerber Architekten, esplora diverse prospettive nel rapporto tra costruito e paesaggio, mentre Adrian Parr, decano del College of Design dell’Università dell’Oregon, introduce il concetto di design trans-specie a Palazzo Bembo, sfidando i progettisti a creare ambienti capaci di ospitare una varietà di specie, non solo umane. I video, realizzati in collaborazione con l’agenzia Plane–site, sono condivisi online e visibili sul sito della mostra o sul canale YouTube di European Cultural Centre Italy.

Viral ENG vision

In a time dominated by the motion picture, even architecture transcends into higher forms and uses new language to open to the future and to innovation. Exhibition Time Space Existence shows TSE2023 Interviste, a series of short videos and nine interviews with architects, designers, and scholars that share the stories behind the architectures on display at Palazzo Mora, Palazzo Bembo, and Giardini della Marinaressa. Hashim Sarkis, dean of the School of Architecture at the MIT and curator of the 2021 Venice Architecture Biennale, explores the future of urbanism; Adèle Naudé Santos and Francine Houben reflect on social and collective housing; artist Pedro Friedberg invites architects to see the city from more daring, imaginative points of view; Prof. Sarah Williams addresses migration and its complexities; Norman Foster Foundation and Holcim focus on the importance of building sustainable, accessible dwellings for all. And we’re not even halfway through…

TSE2023 Interviste timespaceexistence.com/videos

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Adrian Parr
113 Wilmotte Foundation Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 I 30121 Venezia Open 10:00am-1:30pm - 2:00pm-6:00pm Vaporetto: Ca’D’Oro - Madonna dell’Orto T: + 39 041 476 1160 fondation@wilmotte.fr

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L’essenza dello spazio La fotografia e le architetture di luce

«Un’occasione unica per mostrare al mondo quello che sappiamo fare meglio: proporre idee ambiziose e creative che ci aiutino a immaginare un più equo e ottimistico futuro in comune», queste le istanze lanciate da Lesley Lokko nella sua Biennale Architettura 2023, che vengono colte appieno dalla sesta edizione della mostra Time Space Existence, curata e prodotta da European Cultural Centre (ECC) nelle sedi di Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa.

Contenitore di idee e progetti innovativi, TSE attraversa l’attualità affrontando temi urgenti al centro del dibattito architettonico contemporaneo come la sostenibilità, il cambiamento climatico, le migrazioni, il tema della giustizia sociale e il diritto alla casa, il rapporto tra ambiente urbano costruito, natura circostante e uomo, la coesistenza e la convivenza, la mobilità e l’urbanità futura. Particolare attenzione viene offerta anche alla metodologia di indagine e di documentazione dello spazio architettonico, costruito e naturale, con interessanti approfondimenti che mettono la fotografia al centro della rappresentazione. La luce, elemento fondamentale in architettura per la capacità di creare lo spazio che ci circonda rivelandone l’essenza, è il filo conduttore di questo viaggio attraverso diverse prospettive visive. Esperienze che troviamo in mostra a Palazzo Mora.

Adam Rouse, fotografo di architettura e design, ha sviluppato una particolare comprensione della luce, della struttura e dello spazio. I suoi lavori risultano emotivi e stranianti, in grado di catturare con successo l’essenza delle architetture ritratte. Lavorando con la luce naturale, Lara Swimmer scatta su commissione per studi di architettura e design negli Stati Uniti e oltre. Nelle sue fotografie incor-

pora figure umane per conferire alle immagini un senso di umanità, movimento e scala.

Nic Lehoux è un attento osservatore della luce nella sua declinazione architettonica, studiata per comporre prospettive dinamiche e suggestive degli spazi. Le sue immagini sono un “teatro della vita”, in cui si attua la simbiosi tra architettura e persone che la abitano. Annika Haas, nei suoi lavori più recenti, supera i confini della fotografia, combinandola con diversi media, tra cui foto, video, suono e luce. È principalmente interessata alle persone nei loro ambienti limitati e chiusi che funzionano in base a regole interne, dai piccoli villaggi alle minoranze. Il lavoro di Anamaria Chediak l’ha portata a viaggiare attraverso sei continenti, catturando avidamente l’essenza delle culture e dei mondi naturali che ha incontrato. Le sue immagini di paesaggi naturali sono storie visive, che utilizza come strumento di sensibilizzazione nei confronti della crisi ambientale. Elisif Brandon realizza fotografie di interni ed esterni con colori e nitidezza eccellenti per una vasta gamma di clienti, tra cui studi di architettura, imprese di costruzione, sviluppatori e società immobiliari. La curiosità guida il suo occhio e la fotografia è diventata il suo modo di catturare il mondo. La accomuna a Daniel Stauch una straordinaria capacità di osservazione, un occhio rivolto a dettagli raffinati ed elementi di design unici. Al contrario, Jacobien de Korte (Palazzo Bembo) lavora principalmente su emozioni ed esperienze personali, cercando di trasmettere un senso di straniamento, desolazione e mistero. Paesaggi intimi e urbani sono al centro del lavoro di Ying Yi Chua (Palazzo Bembo), artista e fotografo professionista, la cui attenzione si concentra su opere basate sul tempo atmosferico e sul passare del tempo.

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BIENNALE VISIONS
NOT ONLY
© Anamaria Chediak © Adam Rouse © Annika Haas © Daniel Stauch © Elisif Brandon © Jacobien de Korte © Lara Swimmer © Nic Lehoux © Ying Yi Chua

The essence ENG of space

A container of innovative ideas and projects, Time Space Existence studies modernity and the most urgent architectural issues, like sustainability, climate change, migration, social justice, housing rights, the relationship between built and natural environments, man and nature, coexistence and cohabitation, mobility and future urbanism. Particular attention is given to research methodology and documentation on architectural space, with interesting studies that place photography at the centre. Light, an essential element in architecture for its ability to create space and reveal its essence, is the guiding principle of this journey into different visual perspectives. Architecture and fashion photographer Adam Rouse developed a peculiar understanding of light, structure, and space: his works are sentimental and weirdly alienating, able as they are to successfully capture the essence of architecture. Working with natural light, Lara Swimmer incorporates people in her pictures, to bestow some sense of humanity, motion, and scale to them. Nic Lehoux observes light very carefully to compose dynamic, intriguing perspectives on spaces. His images are a living theatre where architecture and people are symbiotic. Annika Haas, in her most recent work, passes the borders of photography and incorporates different media. She is keenly aware of the internal rules that govern people’s lives in limited, closed environments such as villages. The exhibition continues with other contributions by prominent international architecture photographers.

Nel 2017 il principe saudita Mohammad Bin Salma¯n, nell’ambito del piano di sviluppo economico e culturale più generale intrapreso dall’Arabia Saudita per rendere il Paese più aperto e meno dipendente dal petrolio, ha lanciato il progetto Neom, dal nome di una vasta area a nord-ovest del Paese, affacciata sul Mar Rosso e occupata da deserto e montagne rocciose, dalle spiagge assolate alle montagne innevate, che offrirà ai residenti una maggiore vivibilità, proteggendo al contempo il 95% del paesaggio naturale circostante. Cinque i temi fondamentali del progetto: tecnologia, natura, comunità, sostenibilità e vivibilità. In questa parte del Paese nascerà la città futura, e già molto discussa, denominata The Line. Alimentata unicamente da energia rinnovabile e controllata da Intelligenza Artificiale, la città – già in costruzione con il coinvolgimento del gotha dell’architettura internazionale, con previsione di essere conclusa entro il 2030 – presenta un andamento prevalentemente altimetrico, ovvero si sviluppa in altezza e non più su un piano orizzontale, come le nostre attuali città, seguendo uno specifico percorso in linea retta di 170 chilometri. Ciò permetterà di sfruttare lo spazio verso l’alto, non occupando terreno, ma lasciandolo alla natura circostante con cui, grazie anche al rivestimento in specchi, la città potrà fondersi o meglio mimetizzarsi. Giardini sospesi e vita urbana senz’auto, con una modularità tale da ricreare tutti i servizi necessari alla vita in uno spazio percorribile in cinque minuti, mentre un sistema di trasporto pubblico consentirà di raggiungere l’intera “Linea” in venti minuti, grazie ad una rete ferroviaria ad alta velocità incorporata nel sottosuolo.

Il team internazionale, che ha collaborato a questo progetto di città da 9 milioni di abitanti, ha studiato un’esperienza di vita urbana senza precedenti, che potrebbe ridefinire il concetto stesso di sviluppo urbano.

Zero Gravity Urbanism, ospitata all’Abbazia di San Gregorio fino al 24 settembre, è una mostra di presentazione e dibattito attorno al concetto su cui si fonda il progetto The Line e più in generale sul futuro delle città. Lo scopo è presentare un Paese, tra i più ricchi al mondo, che ha deciso di farsi Laboratorio del Futuro. Ai posteri... Irene

ENG In 2017, Saudi prince Mohammad Bin Salman launched project Neom, also the name of a region in the northwest of the country, that will offer resident better liveability and, at the same time, protect some 95% of the surrounding natural environment. The five pillars of the project are: technology, nature, community, sustainability, liveability. That part of the country will welcome the city of the future, called The Line. Powered by renewable energy only and controlled by artificial intelligence, the city, which is currently being built and will be ready by 2030, develops mostly vertically and along a 170-kilometre straight line. Zero Gravity Urbanism is the presentation of the concepts behind The Line, and more in general, on the future of our cities.

115 Zero Gravity Urbanism – Principles for a New Livability Fino 24 settembre Abbazia di San Gregorio, Dorsoduro www.neomvenice.com
Time Space Existence Fino 26 novembre Palazzo Bembo, Palazzo Mora, Giardini della Marinaressa www.ecc-italy.eu www.timespaceexistence.com
Futuribili o Futurismi?
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art e

VISIONE COLLETTIVA

La peculiarità di Cinema Galleggiante è che sia lo schermo che gli spettatori si trovano sull’acqua, riuniti in un vero e proprio insediamento anfibio

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© Riccardo Banfi

Cinema, cinema e ancora cinema. Anche l’arte o meglio le arti visive cedono al fascino del grande schermo, addirittura scegliendone uno maxi e galleggiante. Torna infatti per il quarto anno consecutivo, acquisendo sempre maggior consapevolezza, coinvolgimento e successo, l’appuntamento con Cinema Galleggiante – Acque Sconosciute, rassegna di sperimentazioni legate alle immagini in movimento, tra cinema, arte e musica, progetto di Edoardo Aruta e Paolo Rosso, presentato da Microclima e co-curato da Alessandra Messali. Dal 25 agosto al 10 settembre l’appuntamento collettivo e inclusivo è nelle acque della Laguna retrostanti l’Isola della Giudecca, in barca o su piattaforma galleggiante.

Venezia non è palcoscenico, ma protagonista: Cinema Galleggiante fin dal principio ha posto il ripensare la città a partire dalla laguna come base locale per indagare a livello globale e attraverso una polifonia di voci e di immagini l’abitare contemporaneo, la relazione tra l’umano e il non umano e l’impatto antropico sugli ecosistemi.

Il programma è partecipato, costruito insieme ai prestigiosi partner e alle moltissime collaborazioni, a cui è stato chiesto di proporre film (lungometraggi, cortometraggi o film d’artista) correlati alla tematica della rassegna. Segnaliamo tra gli altri, TBA21–Academy – Ocean Space che presenta due produzioni dedicate al mondo subacqueo della laguna di Venezia, Breathings of the Moon (2002) di Diego Delas e Leonor Serrano Rivas e We Marry You, O Sea, as a Sign of True and Perpetual Dominion (2023) di Sonia Levy. Pentagram Stiftung prosegue la sua selezione legata a capolavori del cinema e proietta The Adventures of Prince Achmed (1926) di Lotte Reiniger, primo lungometraggio d’animazione conosciuto realizzato con la tecnica delle silhouettes. Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection partecipa con O Peixe [The Fish] (2016) di Jonathas de Andrade, un film sul rapporto tra specie che documenta un rituale di connessione con il mondo animale di una comunità indigena. Fondazione In Between Art Film ritorna in Laguna con un focus sul lavoro dell’artista Rosa Barba, presentando i suoi due film Inside the Outset: Evoking a Space of Passage (2021) e Subconscious Society, a Feature (2014). Il Padiglione Nazionale dell’Uzbekistan offre la visione di Sunday (2023) di Shokir Kholikov, descrizione dello scorrere del tempo nella società rurale dell’Uzbekistan in contrapposizione alla vita moderna. Collezione Peggy Guggenheim partecipa con The Thieving Hand (1908) di J. Stuart Blackton per l’occasione musicato da Fulvio Silvestri. The Museum of Modern Art (MoMA) affronta tramite un commento sarcastico la condizione di sfruttamento e de-umanizzazione delle comparse hollywoodiane con The Life and Death of 9413: a Hollywood Extra (1928) di Robert Florey e Slavko Vorkapicˇ. IOIC – Institute of Incoherent Cinematography, dal 2010 promotore dell’arte del cinema muto musicato dal vivo, presenta una serie di film di Jean Painlevé e Man Ray. Accademia di Francia a Roma – Villa Medici porta i film Gorgô (2021) e of the uncertainty that comes from dreams (2018) di Estefania Peñafiel. Il programma completo di Cinema Galleggiante e il link per le prenotazioni sono disponibili sul sito ufficiale www.cinemagalleggiante.it.

Cinema, cinema , and more cinema. Even art, visual arts specifically, are fascinated by the silver screen, and picked a jumbo-size floating one. For the fourth year in a row, Cinema Galleggiante – Acque Sconosciute (lit. ‘floating cinema theatre – uncharted waters’) is back in town. The programme is a series of experimentations on motion pictures: cinema, art, and music. From August 25 to September 10, everyone’s invited to a little corner of the Venetian Lagoon just south of the Giudecca Island. You can use your own boat or jump on the floating platform.

Venice is not part of the background, here, it is the protagonist. Since its inception, Cinema Galleggiante has been a way to rethink Venice from the point of view of its lagoon, and to use several voices and images to investigate the way we inhabit cities, the relationship between the human and the non-human, and anthropic effects on the ecosystems.

The programme welcomes outside participation, and its prestigious partners all supplied a piece of cinema that is related to the theme.

TBA21–Academy - Ocean Space will present two productions on the submerged world of the Venetian Lagoon: Breathings of the Moon (2002) by Diego Delas and Leonor Serrano Rivas and We Marry You, O Sea, as a Sign of True and Perpetual Dominion (2023) by Sonia Levy. Pentagram Stiftung will participate with The Adventures of Prince Achmed (1926) by Lotte Reiniger, the first known animation feature film produced with the silhouette technique.

Palazzo Grassi – Punta della Dogana – Pinault Collection will participate with O Peixe [The Fish] (2016) by Jonathas de Andrade. O Peixe is a film on the relationship between species and a document of an indigenous society’s ritual of connection with the animal world. Fondazione In Between Art Film proposes a work on artist Rosa Barba and will present two films of hers: Inside the Outset: Evoking a Space of Passage (2021) and Subconscious Society, a Feature (2014). The Uzbek Pavilion at the Venice Biennale will show Sunday (2023) by Shokir Kholikov, a description of the flow of time in rural Uzbekistan. The Peggy Guggenheim Collection will participate with The Thieving Hand (1908) by J. Stuart Blackton in a version accompanied by music by Fulvio Silvestri. The MoMA adds a sarcastic comment on the condition of exploitation and dehumanization of Hollywood extras with The Life and Death of 9413: a Hollywood Extra (1928) by Robert Floret and Slavko Vorkapic´. Accademia di Francia a Roma – Villa Medici will share films Gorgô (2021) and of the uncertainty that comes from dreams (2018) by Estefania Peñafiel. The full programme as well as all booking information are available on www.cinemagalleggiante.it.

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4. Cinema Galleggiante – Acque Sconosciute 25 agosto-10 settembre Isola della Giudecca, lato Laguna www.cinemagalleggiante.it

MARTIN WEINSTEIN

INSIDE | OUTSIDE

120 Castello 780 | Fondamenta San Giuseppe | Sestiere Castello, 780 | 30122 Venezia, IT
Martin Weinstein, Venice Afternoon Inside Over Evening Outside, 2022 | acrylic on multiple acrylic sheets | 14 x 11.5 x 2.5 inches
2023
16 SETTEMBRE - 19 NOVEMBRE ,
2023
18:30
20:30
Vernissage: 16 SETTEMBRE,
|
-

arte IN THE CITY SCREENING

Le vibrazioni

I video di Arthur Jafa sembrano sempre essere qualcosa che stavamo aspettando. L’artista crea quello che definisce un cinema nero che «cerca di replicare il potere, la bellezza e l’alienazione della musica nera», un modo per far sentire le immagini nel corpo con la stessa sensualità della frequenza sonora e dell’intonazione verbale.

Le sue opere entrano ed escono dal mondo del cinema, della musica e dell’arte senza mai stabilirsi in uno di essi, il suo è puro linguaggio contemporaneo. I contenuti sono legati alla specificità della cultura afroamericana, sostenuti da una costruzione di immagini in continua trasformazione, sia da un punto di vista formale attraverso montaggi che giustappongono una cosa dopo l’altra in modo che si possano tenere nell’occhio della mente più immagini contemporaneamente, sia dal punto di vista pittorico creando un’immagine in movimento.

akingdoncomethas (105’, 2018), proiettato l’8, 9 e 10 settembre a Teatrino Grassi come spin-off della mostra Icônes di Punta della Dogana, si compone di una serie di clip, che Jafa ha reperito su Internet, di pastori che pronunciano sermoni e di cantanti e cori che eseguono canzoni gospel per le rispettive congregazioni religiose. Sequenze attraverso le quali Jafa fa emergere l’etica della chiesa cristiana nera (pentecostale) e la sua estetica: l’ondulazione delle voci, il ritmo lento della testimonianza, il lamento, l’urlo e i momenti di riflessione.

Allo spettatore rimane la consapevolezza non solo di ciò che costituisce un programma di chiesa, ma anche di come ci si sente, sensazione quest’ultima che forse conta di più per l’artista. ENG Artur Jafa’s video look like something we had been waiting for. Jafa creates what he calls black cinema, something that tries to replicate the power, the beauty, and the alienation of black music, a way to make the body feel the image with the same sensuality of sound frequencies and verbal pitch. This art touches the world of cinema, music, and art and never fully belongs to any of them. akingdoncomethas (105’, 2018) will be screened at the Teatrino at Palazzo Grassi as a spin-off to the Icônes art exhibition at Punta della Dogana. It is a series of internet-sourced clips of pastors reading their sermons and of gospel singers. Jafa makes the spirit of black Christianity (Pentecostal) apparent as well as its aesthetics.

La grande cecità

“Tutti parlano del tempo”, tranne che nel mondo dell’arte. In effetti, la crisi climatica deve ancora generare il primo corpus di capolavori riconosciuti dalla critica, tanto nell’ambito delle arti visive, quanto nella letteratura o nel cinema. Il relativo e comprensibile senso di impotenza che sembra pervadere la scena artistica contemporanea, in particolare di fronte alle criticità di questo frangente della storia umana, è uno dei fili conduttori della mostra di ricerca Everybody Talks About The Weather, curata da Dieter Roelstraete, che Fondazione Prada presenta nella sua sede veneziana di Ca’ Corner della Regina. La mostra, che esplora i significati del tempo meteorologico nell’arte visiva, in parte ha preso spunto da La grande cecità (2016) di Amitav Ghosh. Lo scrittore smaschera attraverso questo breve saggio l’incapacità di un vedere reale della nostra cultura. L’arte, di fronte a questa drammatica realtà è stata cieca, gli intellettuali altrettanto. In un’epoca in cui l’impegno politico di letterati e intellettuali è stato diffuso forse come non mai per la difesa delle libertà degli uomini, la lotta alle discriminazioni e la denuncia delle disuguaglianze, il tema della sopravvivenza del genere umano messa a rischio dal cambiamento climatico è stato assente o marginale nelle loro opere. “Il tempo” è solo il più accessibile e universale argomento di conversazione tra estranei come tra amici; “tutti parlano del tempo” perché può essere l’unico modo per parlare del clima senza cadere nella disperazione e nello sconforto. In effetti, l’accennata “grande cecità” deriva almeno in parte dall’enormità del cataclisma in corso: la crisi climatica è troppo vasta e paralizzante perché il cervello creativo possa contemplarla; l’immensità di questa crisi è soverchiante per le povere forze dell’immaginazione umana e, francamente, troppo deprimente per il nostro ansioso mondo dell’arte.

Proponendo una visione meteorologica dell’arte, Everybody Talks About The Weather suggerisce di continuare a parlare del tempo come modo di pensare l’impensabile. [estratto dal testo di presentazione di Dieter Roelstraete, curatore della mostra]

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akingdoncomethas
8, 9, 10
www.pinaultcollection.com
Everybody Talks About the Weather Fino 26 novembre Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina
www.fondazioneprada.org
di Arthur Jafa
settembre Teatrino di Palazzo Grassi
© Fondazione Prada

Storie di Storia

Palazzo Ducale e Museo Correr si raccontano attraverso le Collezioni

Ritorna la Storia a Palazzo Ducale e al Museo Correr, o meglio ritorna la Storia raccontata dall’arte, rinnovando così la missione esplicita nell’originale dicitura ufficiale dei Musei Civici Veneziani d’Arte e di Storia, con la quale veniva definito l’ampio ambito di studio e l’impegno di conservazione del vasto e diversificato patrimonio dell’Istituzione veneziana. Ritorna anche la ricerca che è sempre rimasta viva e coltivata dallo staff scientifico della Fondazione con il lavoro sulle collezioni in preparazione di mostre con musei italiani e esteri e con la pubblicazione dell’annuale Bollettino. Di recente anche la presentazione di un nuovo progetto editoriale, con la realizzazione di due cataloghi generali, uno dedicato alle Maioliche italiane del Rinascimento, conservate al Museo Correr a cura di Caterina Marcantoni e l’altro ai Ritratti in miniatura dal XVI al XX secolo, sempre nelle collezioni civiche, a cura di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo. La Storia a Palazzo Ducale rivive in Vita da doge, un’esposizione aperta a tutti i visitatori negli spazi dell’Appartamento del Doge, un nuovo percorso creato per raccontare la millenaria storia di quella che è stata la figura istituzionale più solida e longeva nella storia politica di Venezia. Il nuovo allestimento a cura di Valeria Cafà e Daniele D’Anza presenta un centinaio tra dipinti, sculture, manufatti, mappe geografiche, testimonianze manoscritte e a stampa, promissioni e commissioni ducali, medaglie e monete. Testimonianze storiche anche di evidenza estetica, scelte tra i materiali che sono conservati nei musei e nelle biblioteche della Fondazione e qui raccolti e illustrati da un esauriente apparato didascalico, opportuno per orientarsi nella storia di Venezia e delle sue istituzioni attraverso la figura dei dogi, colti negli aspetti fondamentali della loro vita pubblica e privata. Nel percorso si incontrano gli strumenti, il metodo, i simboli dell’elezione dei dogi, le armi diplomatiche e quelle militari usate nei confronti dei potentati in competizione, i fastosi riti nelle ricorrenze ufficiali civili e religiose e quelli funebri in occasione della loro morte. Alla fine, l’ultimo atto di questa alta carica istituzionale con la destitu-

zione dell’ultimo doge e la caduta della Repubblica. Un’occasione di riflessione per leggere meglio il Palazzo, un approfondimento necessario per i tanti visitatori che rimangono spesso storditi dalla straripante bellezza delle architetture, dei dipinti, degli arredi e dei decori delle sale istituzionali.

Altra Storia, al Museo Correr fino al 22 ottobre, Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli, a cura di Marina Mattei, ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma e con il patrocinio del Comando Interregionale dell’Italia Nord-Orientale della Guardia di Finanza, intende illustrare il lungo cammino di Giustizia, intesa come Persona, immagine eterna che nasce da lontano e accoglie e comprende figure significanti e complementari. Persone dell’immaginario, definite come Allegorie, che riassumono e ricordano i tanti volti di un’idea e descrivono il lungo percorso della civiltà, sintetizzato con simboli e attributi per arrivare ai nostri giorni che sembrano rinunciare alla figurazione, alla descrizione di una scena, che agiscono con stimoli visivi alternativi.

Il complesso viaggio iconografico si articola in sei sezioni, con le opere di molti importanti artisti, da Vasari ad Ai Weiwei, ciascuno dei quali ha cercato di interpretare con diversa sensibilità i significati più profondi, ma a volte anche mutevoli nel tempo, di questa virtù, obiettivo delle civiltà più evolute.

In mostra, accanto a capolavori dell’antichità classica, di recente recuperati dalla Guardia di Finanzia da un illecito mercato d’antiquariato, opere provenienti da collezioni italiane ed estere. A completare il tema iconografico della Iustitia, tanto caro a Venezia che spesso è ritratta nelle sue vesti, dipinti, medaglie, monete, documenti ufficiali e libri provenienti, ancora una volta, dalle generose riserve della Fondazione. C.T.

palazzoducale.visitmuve.it

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arte IN THE CITY COLLEZIONI
| correr.visitmuve.it
Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia - Photo Elisa Chesini

arte

IN THE CITY MAESTRI

Correva l’anno

Alle Gallerie dell’Accademia un imperdibile, giovane Tiziano

Il 1508 è oramai un anno conosciuto da tutti coloro che frequentano a vario titolo l’arte veneziana del Rinascimento. È un pilastro cronologico oltre che un anno di svolta! In quella lontana data per tutti si era presentata una favolosa e nuova opportunità: ammirare una pinacoteca a cielo aperto, democraticamente a costo zero, solo alzando lo sguardo in prossimità del Ponte di Rialto, la decorazione delle facciate del Fondaco dei Tedeschi. Quell’emporio delle genti germaniche, luogo di soggiorno e di commercio, punto di forza dell’economia dello Stato veneziano, distrutto da un rovinoso incendio abbattutosi nella notte tra il 27 e il 28 gennaio del 1505, diviene a tre anni di distanza il simbolo della Venezia Urbs Picta. Come tutti sanno, a Giorgione venne dato forse già dal 1507 l’incarico di dipingere la facciata principale, quella sul Canal Grande, con una sequenza di singole figure distribuite negli intervalli tra le numerose finestre, la cui monumentale bellezza è ancor oggi ravvisabile in un celebre frammento staccato. Era il trionfo della “maniera moderna”, di una emozionale e tonale visione coloristica. Mentre il maturo maestro di Castelfranco concludeva la sua impresa, a un giovanissimo, non ancora ventenne, e promettente pittore che era sceso in Laguna dal Cadore veniva assegnata la decorazione della lunga facciata di terra nell’angusta calle. Tiziano affronta con grande impegno l’impresa arricchendo la partitura architettonica della facciata con finto cornicione a motivi ornamentali e figurali interrotto dall’episodio coloratissimo della Giuditta con la testa di Oloferne, seguendo un preciso programma iconografico imposto dallo Stato e raggiungendo esiti di straordinaria efficacia e bravura.

È da questa congiuntura artistica che parte la mostra

Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera, che apre il 9 settembre alle Gallerie dell’Accademia, curata da Roberta Battaglia, Sarah Ferrari e Antonio Mazzotta. L’esposizione è frutto di un’inedita ricerca sulla giovinezza del pittore cadorino, con un alunnato ancora molto dibattuto tra le botteghe dei Bellini e di Giorgione. Il percorso espositivo vede la presenza di ben 17 opere giovanili e autografe e una decina di dipinti, disegni e incisioni di artisti contemporanei come Giorgione, Sebastiano del Piombo, Albrecht Durer e Francesco Vecellio. Il visitatore viene accompagnato alla comprensione delle fonti di ispirazione, assimilate con grande velocità e personalità dal giovane pittore, in particolare le componenti giorgionesche, dureriane e michelangiolesche del suo fare giovanile. Il Cristo risorto degli Uffizi, la Madonna con Bambino tra Sant’Antonio da Padova e San Rocco del Museo del Prado e il Battesimo di

Cristo dei Musei Capitolini sono alcuni importanti prestiti ottenuti per l’esposizione veneziana proposti assieme a opere più familiari come i due dipinti con lo stesso soggetto – l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo – nella splendida e grandiosa versione giovanile databile al 1508 delle Gallerie dell’Accademia e di quella più tarda conservata nella Chiesa della Madonna dell’Orto proveniente dalla vicina Chiesa di San Marziale. Di lì a breve l’ancora giovane Tiziano, ma già precocemente maestro di una bottega veneziana, verrà chiamato per importanti imprese pubbliche che lo lanceranno con incontestabile successo nel palcoscenico europeo, una “luminosa carriera” che possiamo ben seguire grazie alla ricchezza delle fonti. Gli esordi, ancora incerti e poco chiariti dagli studiosi, ci pongono in trepida attesa per questa importante esposizione. Franca Lugato

ENG Those knowledgeable in the history of the Venetian Renaissance know what a momentous year 1508 was. A true pivotal moment for Venice. In that year, an open-air art gallery was born right by the Rialto Bridge: we are talking about the decorated façade of the Fondaco dei Tedeschi. The Fondaco was a mixed-use warehouse, mall, and guesthouse for the tedeschi – Germans, generally anyone coming from northern Europe – and one of the major trade hubs in town, a symbol of the commercial power of Venice. The building had been ravaged by fire in 1505. In 1507, Giorgione was entrusted to decorate its main façade, the one overlooking the Grand Canal, as part of the urbs picta (painted city) trend Venetian contractors were following at the time. A young painter from an Alpine village north of Venice, Titian, had recently moved to Venice to learn from the great maestro Giorgione. He was assigned to the building’s side wall. That’s when the legend of Titian was born. Exhibition Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera recounts the story of Titian’s early years in Venice.

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Tiziano 1508. Agli esordi di una luminosa carriera 9 settembre-3 dicembre Gallerie dell’Accademia, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it

arte IN THE CITY MAESTRI

Architetture senza volti

Villa Borghese a Roma, Palazzo Vecchio a Firenze, il Teatro La Fenice a Venezia e molti altri spazi pubblici italiani fortemente connotati per storia, architettura e arte, accolgono i visitatori di una mostra dentro la mostra: è Inside Italian Architecture dell’artista tedesca di fama internazionale Candida Höfer ospitata nella galleria Patricia Low Contemporary Venezia, proprio accanto a Ca’ Rezzonico. La cifra artistica di Höfer è subito riconoscibile ed evidente, gli spazi fotografati tra il 2008 e il 2012 sono tipicamente privi di persone, interni vuoti e tuttavia vivi. Le sue inquadrature sono prevalentemente frontali, tuttavia capaci di cogliere scorci che seguono le architetture stesse. La luce è nitida e tale da mettere in risalto i dettagli delle decorazioni, i dipinti e le sculture, le file di libri. Scattando con luce naturale o esistente e utilizzando una lunga esposizione, le finestre e gli specchi di questi spazi raggiungono un bagliore super-carico, quasi auratico. I suoi sono “ritratti” di spazi pronti a essere utilizzati nell’immediato e contemporaneamente sospesi nel tempo passato e splendente della loro età originale. Le sue immagini a colori di grande formato catturano così sia lo spazio che il tempo, regalando sacralità al soggetto ritratto e al contempo vivacità del reale. Candida Höfer (nata nel 1944 a Eberswalde, Germania) ha studiato fotografia sotto la guida di Bernd e Hilla Becher all’Accademia d’Arte di Düsseldorf negli anni Settanta, sviluppando una pratica fotografica concettuale. La vasta lista di grandi mostre personali in importanti istituzioni di tutto il mondo comprende il Louvre di Parigi, il Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo, l’Irish Museum of Modern Art di Dublino, la Kunsthalle di Basilea e nel 2003, La Biennale di Venezia, come rappresentante del Padiglione Germania, solo per citarne alcune. Le sue opere sono esposte in importanti collezioni di tutto il mondo, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il MoMA, Museum of Modern Art di New York e la Tate Modern di Londra. M.M.

ENG An exhibition within the exhibition: Inside Italian Architecture, by German photographer Candida Höfer, is a collection of pictures taken between 2008 and 2012. These empty spaces, immortalized mostly from a frontal perspective, are as alive as can be. Precise light beautifully shows the detail of décor, paintings, sculpture, books. Thanks to either bright natural light or long exposure, the windows and mirrors are overcharged in brightness in what looks and feels like an aura-like glare. Höfer’s ‘portraits’ of spaces absolve them of any connection with any given timeframe, and gifts them with the splendour of their own originality. Personal exhibitions on Candida Höfer have been produced at the Louvre, the Hermitage, the Kunsthalle in Basel, the German Pavilion at the Venice Biennale, and more.

Palazzo

www.patricialow.com

Ancora poche settimane, fino al 18 settembre, rimangono per vedere o rivedere la mostra Edmondo Bacci. L’energia della luce, curata da Chiara Bertola, alla Collezione Peggy Guggenheim. I motivi sono diversi, in primis la riscoperta di un artista veneziano dal carattere cosmopolita che Peggy Guggenheim ha protetto e promosso con la sua ineguagliabile sapienza e il suo istinto capace ancora una volta di leggere in modo inedito e lungimirante l’arte del Novecento nel momento in cui si compiva. In Bacci la forza generativa del colore, la rottura dei piani spaziali e il ritmo circolare della pennellata, frutto della sua capacità di metabolizzare velocemente le possibilità di una nuova astrazione, legando le contemporanee tendenze provenienti da Europa e Stati Uniti con uno stile unico e una visione personale, mantengono un che di famigliare, di autoctono. Un manifesto e forte legame con Venezia che la mostra enfatizza e sottolinea in apertura e in chiusura del percorso espositivo, punto di partenza e di arrivo estremamente diversi, ma parallelamente identitari. Da un lato, le “Fabbriche” e i “Cantieri” che Edmondo Bacci realizza tra il 1945 e il 1953, ispirate agli altiforni dell’area industriale di Porto Marghera e influenzate dal contatto con gli artisti del Fronte Nuovo delle Arti, tra cui Armando Pizzinato ed Emilio Vedova. Dall’altro lato, Bacci attratto dalle suggestioni dell’arte veneziana, più lirico e astratto, con uno stile decisamente nuovo testimoniato dall’intrigante dialogo ravvicinato tra la sua opera Avvenimento #31-A (Esplosione) del 1967 e Il Giudizio finale (1730-35 ca.) di Giambattista Tiepolo. «Se guardiamo l’architettura spaziale entro cui Bacci fa muovere e ruotare le sue masse cromatiche – afferma la curatrice Chiara Bertola –, le forme

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Candida Höfer. Inside Italian Architecture 2 settembre-26 novembre Patricia Low Contemporary Venezia Contarini Michiel, Dorsoduro 2793
Lessico famigliare Nella luce vivida di Edmondo Bacci
Photo Matteo De Fina

dell’aria o del fuoco in certe sue Esplosioni e Avvenimenti, seguendo i salti magnifici che la storia dell’arte permette, quell’architettura spaziale la ritroviamo esattamente nelle opere di grandi maestri come Tiepolo o Veronese, nei loro immensi affreschi sulle volte delle chiese veneziane». M.M.

ENG A couple weeks left (until September 18) to see exhibition Edmondo Bacci: Energy and Light at Guggenheim’s. There’s more than one reason to do so. First, the pleasure of discovering a Venetian artist of cosmopolitan character who was Peggy Guggenheim’s protégé and a real display of her ability and instinct to read modern art in the very moment it was coming into being. In Edmondo Bacci, the generative force of colour, the breakup of spatial planes, and the circular rhythm of his brush maintain something familiar, something native about them. The exhibition highlights the artist’s affection for his native city of Venice, both in its geographical essence and in its place of relevance in the making of modern art. Bacci’s lyricism and abstracticism in Avvenimento #31-A (Esplosione) draw an interesting parallel with Giambattista Tiepolo’s Final Judgment of 1730.

Una vertigine, quasi da sindrome di Stendhal, è quella che coglie il visitatore che si addentra negli spazi espositivi del terzo piano di M9 – Museo del ‘900 di Mestre, dove è ospitata fino al 26 novembre la travolgente mostra Rivoluzione Vedova, dedicata all’arte del maestro veneziano Emilio Vedova, figura iconica dell’informale gestuale italiano. Progettata e curata da Gabriella Belli, con il visionario allestimento degli architetti Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, Rivoluzione Vedova è la prima mostra dedicata all’arte contemporanea di M9, ed è frutto di una sinergica collaborazione tra il Museo del Novecento, Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e Fondazione di Venezia. In uno spazio unico di oltre 1300 metri quadrati si snoda un percorso espositivo coinvolgente, una sorprendente installazione senza soluzione di continuità che sfrutta una struttura “binaria” dividendo lo spazio museale in due piani contrapposti. Da un lato, la pittura emerge come protagonista, con opere giganti che rappresentano una rottura con la tradizione pittorica precedente. Installazioni imponenti come Absurdes Berliner Tagebuch ‘64 e Tondi e Dischi, affastellate, sospese, issate, catturano l’attenzione, raccontando il dolore di Vedova per eventi storici traumatici del Novecento, come la costruzione del muro di Berlino. Dall’altro lato, l’arte si fa portavoce della storia, con opere in cui si alternano pittura e assemblaggio di materiali, giornali, ritagli e fotografie che denunciano gli orrori del Nazismo, della guerra in Vietnam e Corea, del regime di Franco in Spagna, culminando con l’incendio della biblioteca di Sarajevo che asseconda la profezia di Heinrich Heine: «Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini». Fare il “rivoluzionario” per Vedova rappresenta una vera e propria matrice artistica oltre che una chiave di lettura per interpretare la storia. Per l’artista il mondo si risolve infatti in uno scontro di situazioni che generano il male, da contrastare con una lotta fisica e volutamente non pacifica che porti alla riconquista del bene. «Vedova è un contemporaneo che ancora ci ispira», scrive la curatrice Belli, e il suo invito alla lotta attraverso manifestazioni di coraggio artistico e militante è più attuale che mai in un presente, nostro malgrado ancora, infestato dai regimi totalitari e minacciato dallo spettro di un nuovo conflitto mondiale all’orizzonte. C.S.

ENG You’ll feel almost dizzy as you walk into the third floor at the M9 Museum: some 15,000 square feet for a one-room exhibition of large-scale paintings and imposing installations of artworks that are hung, thrown, heaved. Rivoluzione Vedova includes pieces like Absurdes Berliner Tagebuch ’64, and Tondi e Dischi that embody the artist’s pain for the traumatic events of the twentieth century, like the building of the Berlin Wall. Art is a witness of history, in turn included in the art in the form of newspapers, cutouts, photographs that denounce the horrors of Nazi Germany, of Vietnam, Korea, Francoist Spain, up to the burning of the Sarajevo Library. For Emilio Vedova, being a revolutionary is his choice as an artist as well as a key to interpret history.

Rivoluzione Vedova

Fino 26 novembre M9 – Museo del ‘900-Mestre www.m9museum.it

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Edmondo Bacci. L’energia della luce Fino 18 settembre Collezione Peggy Guggenheim Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it Rivoluzionari cercasi © Marco Cappelletti

arte IN THE CITY

PHOTOGRAPHY

Strati di realtà

Paolo Pellegrin, cronache in bianco e nero

Dopo la grande retrospettiva dedicata a Ugo Mulas, che ha inaugurato il nuovo spazio de Le Stanze della Fotografia curato da Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore, si apre il 30 agosto un nuovo capito di indagine puntuale sui diversi linguaggi della fotografia, in particolare nella sua declinazione al bianco e nero e negli esiti di grandi fotografi italiani.

Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi, a cura di Denis Curti e Annalisa D’Angelo in collaborazione con Magnum Photos, è la testimonianza viva del fotoreporter di Roma, classe 1964, membro dell’agenzia Magnum dal 2005, a partire dal suo lavoro prevalentemente incentrato sulla guerra, sul sociale nelle sue derive più discriminate ed emarginate, per arrivare al più recente lavoro sulla questione, oramai fin troppo concreta, del cambiamento climatico.

Un viaggio visivo in oltre 300 foto, scattate tra il 1995 e il 2023, che attraversa gli scontri in Medio Oriente tra Gaza e Beirut, documentando la devastazione e la miseria che la guerra si lascia alle spalle, passando poi al Giappone e alla sua Roma, per arrivare agli Stati Uniti, dove l’occhio attento di Pellegrin inquadra le discriminazioni, le disparità, la violenza e il rapporto con le armi di un Paese culturalmente contraddittorio. Seguendo una rotta verticale che parte poco sotto l’Equatore, dalla Namibia fino alla Groenlandia, passando prima per l’Islanda, il fotoreporter rivela il cambiamento che il nostro Pianeta è costretto a subire a causa del Climate Change, o meglio a causa dei nostri stili di vita. La mostra infine include un inedito reportage di stringente attualità sugli scontri in Ucraina e sulla brutalità che corrode l’ambiente e le persone durante una guerra.

Pellegrin grazie al suo preponderante bianco e nero «che strappa via uno strato di realtà», che mira al dettaglio e che con la sua luce accentua le forme, la loro sinuosità, ma anche la fragilità e la disperazione, crede in una fotografia capace di documentare le memorie nella loro tragicità e genuinità, affinché i ricordi siano un monito e una possibilità di comprendere la realtà.

«Penso che il momento clou della mia carriera sia quando sento di aver fatto del mio meglio per onorare un progetto, una storia e le sue persone». Ispirandosi ai grandi reporter come Capa e Bresson, il fotografo della Magnum crea suggestioni, vibrazioni e sentimenti, cercando la semplicità nei suoi scatti, che tende a editare poco o nulla, concentrandosi sulla composizione e sui soggetti. «La foto ha molti limiti: non si muove, non c’è il suono, figuriamoci quando si lavora in bianco e nero. Ma poi la ricerca si concentra sulla foto che ha la capacità di esistere da sola». Leonardo Cigni

Layers ENG of reality

Curated by Denis Curti and Annalisa D’Angelo in collaboration with Magnum Photos, exhibition Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi offers a vibrant testimony to the photojournalist from Rome, born in 1964. The exhibition is a visual journey via over 300 photos taken between 1995 and 2023. The journey explores conflict in the Middle East, from Gaza to Beirut, and documents the devastation and misery left in the wake of war. It then moves to Japan and his hometown Rome, and finally to the United States, where Pellegrin captured discrimination, disparities, and violence. Following a vertical route starting just below the Equator, from Namibia to Greenland, passing through Iceland, the photographer reveals the changes that our planet is forced to undergo due to climate change. The exhibition also includes a new and highly relevant reportage on the conflicts in Ukraine and the brutality that erodes the environment and people during a war. Pellegrin’s predominant use of black and white photography “peels away a layer of reality,” aiming for detail and using light to emphasize shapes, their curves, but also their fragility and despair. He believes in a photography capable of documenting memories in their tragedy and authenticity, so that memories serve as a reminder and a means to understand reality.

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Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi 30 agosto-7 gennaio 2024 Le Stanze della Fotografia, Isola di San Giorgio www.lestanzedellafotografia.it Civili arrivano a Tiro dopo essere fuggiti dai loro villaggi nel sud del Libano durante i raid aerei israeliani

arte

Alla ricerca del tempo

È una Venezia inedita quella che Ugo Carmeni, salito con la sua macchina fotografica su impalcature di palazzi e chiese veneziane in restauro, documenta e mappa restituendo una narrazione visiva di forte impatto. Protagoniste le superfici architettoniche, i rilievi, le luci e le ombre, la vera pelle di Venezia che emerge nella sua bellezza abbagliante e fragile. In bilico tra documentazione tecnico-scientifica e restituzione estetica che diventa progetto artistico, Ugo Carmeni esplora e registra la varietà cromatica degli intonaci, la tessitura dei muri, le trame delle coperture, i rilievi scultorei, focalizzandosi sugli effetti del tempo che passa sulle pietre della città. E proprio la stretta correlazione tra il lavoro fotografico e il tempo diventa il filo conduttore dell’esposizione Venice Mapping Time, a cura di Daniela Ferretti e Dario Dalla Lana, in corso negli spazi espositivi di Palazzo Grimani. Ogni immagine viene presentata con il titolo che indica l’istante esatto in cui la foto è stata scattata, senza dare alcuna indicazione sulle coordinate spaziali e identificative del manufatto ritratto. Le 67 opere in mostra non sono semplici fotografie, ma ingrandimenti di particolari stampati su carta di cotone di grande formato, lucidate a mano con diversi strati di cera per esaltarne la vividezza e applicate a pannelli di alluminio montati su telaio in legno.

ENG Photographer Ugo Carmeni captures Venice by climbing scaffolds on buildings and churches undergoing restoration. His photographic documentation creates a visually impactful narrative, highlighting architectural surfaces, reliefs, lights, and shadows. Carmeni explores and records the chromatic variety of plaster, wall textures, roof patterns, and sculptural reliefs, emphasizing the effects of time on the city’s stones. These 67 images are printed on cotton paper and wax-polished by hand before being mounted on aluminium frames.

Realismo magico

Pino Settanni (1949–2010) è stato un fotografo notissimo per i suoi ritratti, specialmente quelli dei protagonisti del cinema italiano e internazionale, oltre che apprezzato fotoreporter di viaggi, celebri i servizi dedicati al sud Italia, e di reportage al seguito dell’esercito italiano in zone di guerra, come i Balcani e l’Afghanistan. Tra i più originali, vivaci e versatili autori della fotografia contemporanea, la sua opera si distingue per la capacità di abbattere i confini tra fotografia e arte, tra pittura e cinema: il “fotografo con il pennello” e il “pittore con la macchina fotografica” sono solo alcune delle definizioni che negli anni hanno descritto la sua produzione.

La mostra Pino Settanni. I Tarocchi, che apre il 30 agosto a Le Stanze della Fotografia sull’Isola di San Giorgio, in concomitanza con l’apertura della Mostra del Cinema, realizzata da Archivio Luce Cinecittà, che ha acquisito l’intero suo fondo fotografico, in collaborazione con Marsilio Arte e Fondazione Giorgio Cini, celebra proprio questa sua eclatante unicità creativa.

Settanni, studiando i precedenti pittorici dedicati alle carte da gioco, da Dürer a Brueghel il Vecchio, e rendendo personale omaggio al suo principale riferimento iconografico, Caravaggio, dà vita a un’opera senza precedenti: le figure dei tarocchi sono interpretate da attrici e modelle ad eccezione della figura del “Matto”, rappresentato dall’attore Mario Scaccia. Settanni realizza bozzetti preparatori, predispone il fondale nero – suo marchio di fabbrica –, studia il taglio dei costumi realizzati con tessuti di quattro colori base, rosso, giallo, blu e verde, sceglie gli oggetti di scena.

Il risultato è eccezionale per composizione, ricchezza, umorismo, significati. Sessantuno immagini in mostra dove pittura, fotografia, messinscena teatrale, dinamica di un set cinematografico si fondono abbattendo i confini tra le arti, tra la serietà e la leggerezza, tra il reale e il sogno. Laura Gibellini

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IN THE CITY PHOTOGRAPHY
Pino Settanni. I Tarocchi 30 agosto-26 novembre Le Stanze della Fotografia, Isola di San Giorgio www.lestanzedellafotografia.it Ugo Carmeni. Venice Mapping Time Fino 26 novembre Museo di Palazzo Grimani, Castello 4858 polomusealeveneto.beniculturali.it I Tarocchi, foto di backstage - Archivio Luce Cinecittà

Distributore di sogni A Palazzo Grassi un red carpet del Novecento

Se lo sciopero degli attori di Hollywood può rendere meno glamour il red carpet della Mostra del Cinema di Venezia, per gli assetati di bellezza, fascino ed eleganza, una soluzione di altissima soddisfazione viene offerta da Palazzo Grassi, dove la mostra CHRONORAMA offre al visitatore un’intensa sessione visiva sul potere dell’immagine. Possiamo affermare infatti che i red carpet ante litteram erano e sono ancora oggi le copertine delle riviste patinate, dove se non nelle riviste vengono pubblicate le sfilate in abiti da sera delle star durante i festival o le anteprime dei film? Per coloro che sono curiosi di capire quando l’estetica “patinata” è nata, la mostra è un’occasione imperdibile. CHRONORAMA racconta la storia del XX secolo vista attraverso l’obiettivo di oltre 185 fotografi e artisti, dai più celebri– come il barone Adolf de Meyer, Margaret Bourke-White, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst, Lee Miller, Diane Arbus, Irving Penn, Cecil Beaton e Helmut Newton – a quelli meno noti al grande pubblico. Oltre ai ritratti delle star di cinema e teatro e dei personaggi più illustri del secolo, troviamo anche fotografie di moda, reportage, architettura, still life e fotografia documentaristica. Le riviste adottarono e promossero questo nuovo genere di immagine, che presto soppiantò le illustrazioni. Questi tesori di carta patinata rappresentano una visione storica specifica e inevitabilmente soggettiva, poiché raffigurano l’élite culturale e finanziaria del mondo occidentale, che tuttavia ha dettato e detta il gusto di un’epoca. In un contemporaneo caratterizzato da un incessante sovraesposizione mediatica, in cui ogni minuto vengono creati milioni di immagini, condivise poi all’istante sui social, 407 immagini, prodotte tra il 1910 e il 1979, presentate in ordine cronologico e organizzate per decenni, sono un invito all’introspezione rivolto a un Occidente che non solo ha riconosciuto il potere dell’immagine, ma che ha persino inventato con esso e su di esso un proprio linguaggio. Se il XIX secolo è stato l’ultimo baluardo della civiltà di cui è portatrice la parola scritta, il XX è presto divenuto il secolo dell’immagine. Così, tempo e immagini sono diventati inseparabili. Palazzo Grassi permette al visitatore di ripercorrere l’evoluzione del senso estetico nel tempo. Infatti, che si tratti di cambiamenti di gusto nel campo della moda, dell’architettura, del design o delle rivoluzioni in campo artistico, queste mutazioni si percepiscono chiaramente in tutte le fotografie in mostra. Il Cubismo ha influenzato i costumi e il guardaroba dell’alta società europea, il Neoclassicismo sviluppatosi tra le due guerre mondiali è evidente nel ritorno al corsetto per enfatizzare la figura femminile, l’Art Déco si trova ovunque, soprattutto nell’architettura delle grandi capitali, mentre foulard e minigonne colorati sono espressione della liberazione sessuale della fine degli anni Sessanta. Le riviste rendono visibile lo spirito dei tempi agendo come catalizzatrici del senso estetico del momento, siano esse di avanguardia o semplicemente “in”.

Questo enorme display del passato è un vero giacimento di memoria proveniente da una fonte straordinaria e incredibilmente ricca come l’archivio Condé Nast, parzialmente acquisito dalla Pinault Collection nel 2021. Attualmente Condé Nast, uno dei più grandi gruppi editoriali del mondo, possiede venticinque testate, tra cui le storiche riviste Vogue, Vanity Fair, House & Garden e il New Yorker Mariachiara Marzari

Dreams ENG for sale

While the Hollywood strike might make for less glamorous red carpets défilés, the eager for beauty will surely find some satisfaction at Palazzo Grassi thanks to ongoing exhibition CHRONORAMA , an intense visual session on the power of images. Where was ‘glossy’ aesthetic born? CHRONORAMA recaps twentieth-century history using images by 185 photographers and artists, including Adolf de Meyer, Margaret Bourke-White, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst, Lee Miller, Diane Arbus, Irving Penn, Cecil Beaton, and Helmut Newton, plus others who may be less known to the general public. Fashion photographs, photo features, architecture displays, still life, documentaries: these treasures on glossy paper make up a vision of a specific time and depict the cultural and financial elites of the western world who dictated – and dictates – the taste of an epoch. Chronologically-ordered photographs are an invitation to introspection into what is rightfully called the century of images. The twentieth century made time and image one and the same. Magazines, in turn, made the spirit of the time visible, and catalysed contemporary aesthetics. The exhibition has been made possible thanks to what is arguably the largest collection of such testimonies, the Condé Nast archive, partly acquired by the Pinault Collection in 2021. Condé Nast is one of the world’s largest publishers, which such titles as Vogue, Vanity Fair, House & Garden, and the New Yorker

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fotografici del 20° secolo
7 gennaio 2024 Palazzo Grassi
CHRONORAMA Tesori
Fino
www.pinaultcollection.com

arte

THE VENICE GLASS WEEK

MAGNIFICA MATERIA

Quasi 200 eventi dedicati animano The Venice Glass

Week 2023, il più importante festival internazionale dedicato al vetro artistico, in particolar modo a quello muranese, diventato punto di riferimento per tutti gli appassionati e gli addetti del settore a livello mondiale. Dal 9 al 17 settembre Venezia e Murano vivranno una 10 giorni di grande arte all’insegna di questa magnifica materia. Una mappa dell’evento permetterà a ogni visitatore di costruirsi un percorso personalizzato attraverso il programma di TVGW. Di seguito, un nostro speciale tour tra le mostre da non perdere.

Gallerie dell’Accademia LAURA DE SANTILLANA

Oltre la Materia

9 settembre September-26 novembre November

A quattro anni dalla scomparsa di Laura De Santillana, Gallerie dell’Accademia e De Santillana Foundation Stichting presentano oltre quaranta opere di una delle personalità fondamentali per l’arte del vetro. Oltre la Materia, a cura di Rainald Franz e Michele Tavola, è un viaggio nel cuore di un’arte antica che Laura de Santillana ha saputo trasmettere in chiave contemporanea unendo il sapere tramandato a Murano al suo instancabile desiderio di scoprire nuovi linguaggi espressivi. Nelle prime sale sono presentate alcune opere paradigmatiche prodotte a Murano – inizia la sua carriera nella rinomata vetreria Venini –, nuclei che servono a tracciare retrospettivamente il percorso creativo dell’artista, offrendo al visitatore le chiavi di lettura necessarie per comprendere le ultime sculture, prodotte nella loro complessità formale, estetica e concettuale. Procedendo nel percorso espositivo si incontrano infatti le opere realizzate in Repubblica Ceca che mostrano il risultato di un innovativo e ricercato processo di produzione, perfezionato dall’artista per anni prima della sua scomparsa.

ENG Four years after Laura De Santillana’s passing, the Gallerie dell’Accademia and the De Santillana Foundation present some forty pieces by one of the greatest glass artists. Oltre la Materia, curated by Rainald Franz and Michele Tavola, is a journey into an ancient art that De Santillana ferried into modernity, thanks to her passion for traditional Murano craftsmanship and her curiosity for new, modern expressive languages. The exhibition comprises both art made in Murano and later pieces made in Czechia, the result of an innovative production process perfected by the artist in her last years of activity.

Campo della Carità, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it

Ca’ Rezzonico LINO TAGLIAPIETRA I colori del vetro

Fino Until 25 settembre September

Una nuova straordinaria retrospettiva celebra la vita e il lavoro del maestro dei maestri di Murano: Lino Tagliapietra. Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra sin da giovane padroneggia l’arte del vetro soffiato di Murano, distinguendosi come un talento unico e guadagnandosi il titolo di “Maestro” a soli 21 anni. La sua abilità tecnica coniugata alla propensione artistica e alla sua incessante sperimentazione ha portato Tagliapietra a raggiungere esiti straordinari, traghettando definitivamente l’antica tecnica del vetro colorato nell’olimpo dell’arte e riscrivendo la storia del vetro contemporaneo.

ENG This extraordinary new retrospective celebrates the life and work of Murano’s maestro of maestros: Lino Tagliapietra. Born

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THE VENICE GLASS WEEK 7. Festival internazionale del vetro 9-17 settembre Venezia e Murano www.theveniceglassweek.com
THE LIST

in Venice in 1934, Tagliapietra mastered the art of Murano blown glass from an early age, distinguishing himself as a unique talent and earning the title of “Maestro” at just 21. His technical ability combined with his artistic talents and his incessant experimentation led Tagliapietra to achieve extraordinary results, definitively elevating the ancient technique of coloured glass to the Olympus of art and rewriting the history of contemporary glass.

Museo del Settecento Veneziano, Dorsoduro 3136 www.carezzonico.visitmuve.it

Palazzo Loredan

The Venice Glass Week HUB

The Venice Glass Week HUB Under 35

Centri nevralgici e propulsori della manifestazione sono The Venice Glass Week HUB e The Venice Glass Week HUB Under35. Il primo, ospitato al piano nobile del Palazzo, propone al pubblico una selezione di opere di 20 artisti nazionali e internazionali, mentre il secondo, offre una panoramica dei lavori e progetti di giovani artisti e designer under 35, italiani e internazionali, al piano terra.

ENG The focal points of the event are the Venice Glass Week HUB and the Venice Glass Week HUB Under35. The former, to be found on the second floor at Palazzo Loredan, is a selection of glass art by twenty international artists. The latter is a recollection of works and designs by international young artists, all under the age of 35.

Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Campo Santo Stefano, San Marco 2945 -2946 theveniceglassweek.com

Negozio Olivetti

MASSIMO MICHELUZZI

Fino Until 24 settembre September

Creando un cortocircuito fra tradizione e contemporaneità, l’arte di Massimo Micheluzzi si dispiega in questo straordinario spazio del Novecento dialogando con le storiche macchine da scrivere Olivetti. Il confronto ideale con l’architettura del Negozio progettato da Carlo Scarpa si gioca per Micheluzzi sull’essenza del linguaggio dell’architettura e sul profondo legame di entrambi con Venezia. Dalla consuetudine alla grandiosità dell’arte e dell’architettura veneziana, infatti, sia Scarpa che Micheluzzi, ciascuno a proprio modo naturalmente, apprendono ad esercitare l’occhio verso l’osservazione del dettaglio ancor prima che alla veduta d’insieme.

ENG Fusing tradition and contemporaneity, Massimo Micheluzzi’s art unfolds in this extraordinary twentieth century

space, creating a dialogue with historic Olivetti typewriters. This ideal setting in the architecture of a shop designed by Carlo Scarpa plays for Micheluzzi on the essence of the language of architecture and on the deep bond both share with Venice. From the everyday to the grandeur of Venetian art and architecture, in fact, both Scarpa and Micheluzzi, each in their own way, tend towards observation of detail before viewing the whole.

FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, Piazza San Marco 101 www.fondoambiente.it

Alessandro Zoppi Gallery

LA SCELTA DEL COLLEZIONISTA

10 settembre September-15 ottobre October Collezionare è indiscutibilmente una passione e può diventare anche una scelta di vita professionale, come nel caso di Alessandro Zoppi. A 30 anni dall’apertura della sua prima Galleria in via XXII Marzo, trasferita da pochi anni in Campo San Maurizio 2761, Alessandro Zoppi inaugura in occasione di The Venice Glass Week un secondo spazio in calle delle Botteghe 3449/c, vicino a campo Santo Stefano, in cui ospita una “selezione speciale” di opere e oggetti d’arte o di design in vetro da lui preferiti, che rappresentano al meglio la sua scelta estetica e il gusto personale: dall’‘800 agli anni ‘80 del XX sec., da Salviati a Livio Seguso, passando per F.lli Toso, S.A.L.I.R., C.V.M., Ercole Barovier, Venini, Seguso Vetri d’Arte ed altri. Alessandro Zoppi da sempre ha frequentato, diventandone amico, gli ultimi grandi maestri vetrai del ‘900, ha trascorso molto tempo con loro, vedendo realizzare davanti ai suoi occhi i magnifici oggetti e ascoltando i loro racconti e le imprecazioni. La nuova Galleria è ideata e realizzata prendendo a modello una stanza di casa, in cui verranno esposti gli oggetti e le opere d’arte da lui predilette per tecnica, forme, dettagli, esecuzione o colori, e che hanno segnato, secondo il Collezionista oltre che Gallerista, la storia e l’evoluzione della produzione vetraria muranese, con affascinati divagazioni nel suo gusto personale. ENG Collecting art is a passion that can grow into one’s profession, as has been the case with Alessandro Zoppi. Thirty years since the opening of his first gallery near San Marco, later moved to Campo San Maurizio, Zoppi recently opened a new space near Santo Stefano. For the Venice Glass Week, Zoppi opened a new space in Calle delle Botteghe 3449/C, to house a ‘special selection’ of glass art and design pieces from the 1800s to the 1980s. Alessandro Zoppi is friends with the last great glass artists of the 1900s, and many of these pieces have been created under his very eyes during his visits in the several glass furnaces in Murano.

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arte

THE VENICE GLASS WEEK THE LIST

Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery

JUDI HARVEST

Fango Fuoco Fiori

13 settembre September-26 novembre November

Omaggio al lavoro dell’artista newyorkese Judi Harvest e al mezzo secolo da lei dedicato alla maestria dell’arte del vetro e alla salvaguardia delle api e dell’ambiente, culminato nella creazione del magico Honey Garden nella discarica della fornace del maestro Giorgio Giuman a Murano, progetto che unisce fragilità e tenacia, tutela e sostenibilità, rilancio e ricerca della bellezza.

La mostra accoglie una selezione di opere in vetro, dipinti, installazioni oltre che una sezione dedicata ai video e alle conferenze di approfondimento sulla storia di quest’artista straordinaria. Riuscendo a coinvolgere un’intera comunità sul tema dell’impollinazione, Harvest ha creato una sinergia meravigliosa tra le tematiche ambientali e la tutela dell’inestimabile tesoro vetrario muranese.

ENG An homage to New York artist Judi Harvest and her fifty years dedicated to glass art and the safeguarding of bees and their environment, both factors in the creation of her magical Honey Garden next to glass furnace Giuman in Murano: a project of fragility, resilience, tutelage, and sustainability. The exhibition comprises glass art, paintings, installations, and a video section. Harvest was able to involve a whole community on the issue of pollination, and fostered amazing synergy between environmental themes and the safeguard of precious Murano glass art tradition.

Calle de la Madonna, San Polo 1976 www.beatriceburatianderson.com

Angolo Fiorito

GIBERTO ARRIVABENE VALENTI GONZAGA

Vasum, Vasi

9-17 settembre September

«Mi lascio ispirare da tutto. Luoghi, sensazioni, opere d’arte, ricordi». Ed è proprio da un luogo, un bellissimo fiorista all’angolo tra Palazzo Franchetti, la Chiesa di San Vidal e il ponte dell’Accademia, che nasce il nuovo progetto di Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga. Il designer torna alle forme essenziali d’uso primario, disegnando una serie di nuovi vasi pensati nella loro funzione quotidiana di contenitori di fiori. «Reinterpretare un oggetto dalla tradizione millenaria come un vetro di Murano significa giocare coi dettagli. E giocare con i dettagli è un’arte». Durante i nove giorni di Glass Week i suoi vasi saranno in mostra tra i fiori, utilizzati quotidianamente, regalando un punto di vista nuovo e originale in un contesto inedito, dove le linee essenziali del design e i piccoli particolari emergono netti. Eleganza minimal che ancora una volta reinventa la tradizione.

ENG For the seventh edition of The Venice Glass Week, designer Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga presents a new project that will showcase and celebrate the essential function of the glass vase: a practical vessel used for the display of cut flowers.

Campo San Vidal, San Marco 2847/A www.giberto.it

Fondation Valmont

STORIE VENEZIANE

Profumo e vetro di Murano, una collezione olfattiva che rende omaggio alla maestria di un’arte antica. Una speciale boccetta per sette estratti di profumo, essenze pure realizzate come gemme, che raccontano sette diverse Storie Veneziane ambientate in sette diversi luoghi della città. Fondation Valmont invita a scoprire a Palazzo Bonvicini questa eccezionale collezione di fragranze risultato della collaborazione tra l’artista Didier Guillon, che ha disegnato la maschera di un volto che campeggia in ogni diverso profumo, e il maestro vetraio Leonardo Cimolin, che l’ha modellata a mano. La forma raffinata e su misura della boccetta è la perfetta rappresentazione di Venezia nelle sue molteplici sfaccettature, ritratta alternativamente come seducente, enigmatica, leggendaria e continuamente reinventata. È anche un’ode alla trasparenza del vetro che illumina con colori puri le diverse fragranze.

ENG Tales of fragrances highlighting Murano glass crafstsmanship. The Storie Veneziane Collection invites you to discover many facets of Venice, portrayed alternately as seductive, enigmatic, legendary, and continuously reinvented.

Palazzo Bonvicini, Santa Croce 2161/A fondationvalmont.com

SCALA DEL BOVOLO

In Chiaroscuro. Oltre la luce e l’ombra Cattai e Tintoretto

13 settembre September-13 ottobre October

Una mostra fatta di poche intense opere, in cui il denso gruppo scultoreo in vetro dell’artista Michela Cattai, composto da tre pezzi unici, si protende verso il magnifico bozzetto del Paradiso, uno dei capolavori del Tintoretto. L’incontro tra il gesto pittorico del chiaroscuro e l’andamento scultoreo della forma, adagiata sul proprio peso, è esaltato dalla superficie del vetro lavorato a freddo. Le profonde molature, eseguite utilizzando piccole ruote in pietra arenaria, emulano le tormentate e rapide pennellate inferte alla tela dal Tintoretto, definendo l’aspetto volumetrico delle opere e rendendo la superficie permeabile alla luce, viva al tatto, come fosse una sottile membrana vibrante e reattiva.

ENG An exhibition for a selected few, though very intense, pieces of art, including a glass sculpture by Michela Cattai composed of three unique pieces, longing towards a sketch of Tintoretto’s Paradise. The meeting point of the drawing’s chiaroscuro and the sculptural shapes is highlighted by the glass cold-finishing. Deep grinding work emulate the tormented, quick brushstrokes of Tintoretto and define the volumes of the art: a thin, living membrane.

Scala Contarini del Bovolo, San Marco 4303 www.gioiellinascostidivenezia.it | www.michelacattaistudio.it

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ISOLA DI SAN GIORGIO Le Stanze Del Vetro VETRO BOEMO I Grandi Maestri

Fino Until 26 novembre November

Le opere di sei artisti pionieri della scultura contemporanea, nati in Boemia nei primi decenni del secolo scorso, costituiscono il percorso di questa mostra, nuovo capitolo espositivo de Le Stanze del Vetro. Il racconto dell’emancipazione, dopo la Seconda Guerra mondiale, del vetro in Boemia (attuale Repubblica Ceca) dalla tradizionale categorizzazione di arte applicata e decorativa per un utilizzo della materia al servizio della realizzazione di sculture astratte, vetrate, architetture, installazioni e lavori site-specific, vede protagonisti Václav Cigler, Vladimír Kopecký, Stanislav Libenský e Jaroslava Brychtová, René Roubícˇek e Miluše Roubícˇková.

ENG The works of six pioneer artists of contemporary sculpture born in Bohemia in the early 1900s are the backbone of the latest exhibition by Le Stanze del Vetro. The story of the emancipation of glass art in Bohemia (now the Czech Republic) from the traditional categorization of applied and decorative art after the Second World War, thus placing the material at the service of the creation of abstract sculptures, stained glass, architecture, installations and site-specific works, features pieces by Václav Cigler, Vladimír Kopecký, Stanislav Libenský and Jaroslava Brychtová, René Roubícˇek and Miluše Roubícˇková. www.lestanzedelvetro.org | www.cini.it

MURANO Museo del Vetro

CENTO ANNI DI NASONMORETTI Storia di una famiglia del vetro muranese

Fino Until 6 gennaio January, 2024

Nata nel 1923 come Cristalleria Nason & Moretti, l’azienda sceglie fin da subito uno specifico indirizzo – l’arte della tavola – e, con un piglio di profonda modernità, è subito capace di tenere fede alla tradizione tecnica del passato reinterpretandola secondo formule contemporanee attraverso una lavorazione, già allora, semi-industriale, in particolare per l’ampio utilizzo dello stampo. Forte di una palette ricchissima e di una costante apertura al nuovo, la Nason & Moretti è divenuta un punto di riferimento del design fin dal 1955, quando le coppe Lidia si aggiudicano il Compasso d’Oro. Quella stessa serie di vetri che due anni più tardi, nel 1956, l’architetto Philip Johnson donerà al MoMA di New York.

ENG Founded in 1923 as Cristalleria Nason & Moretti, the company soon chose a specific field of action – the art of tableware – and, with modernity as their guide, balanced traditional craftsmanship and modern formulas in what was, even at the time, a quasi-industrial approach that made ample use of mould printing. Rich palettes, an eye for the modern, Nason & Moretti quickly established a name in the world of design since 1955, when their Lidia cups earned design award Compasso d’Oro. Architect Philip Johnson donated the same product series to New York’s MoMA two years later.

Fondamenta Marco Giustinian 8, Murano www.museovetro.visitmuve.it

MURANO Fornace Simone Cenedese Glass

AQUA E FOGO_L’EAU ET LE FEU Collezione Vaisseaux di Jean-Michel Wilmotte

10-24 settembre September

Una mostra di grande suggestione: protagonista il vetro di Murano declinato nelle linee nette di vasi, piatti e lampade disegnate dall’architetto Jean-Michel Wilmotte e realizzati dal maestro vetraio Simone Cenedese. La collezione Vaisseaux lega i ricordi d’infanzia di Wilmotte, gli alambicchi del padre farmacista, ai profili di colonne e sbalzi di palazzi veneziani, esaltando la forza dell’arte muranese. Ed è proprio grazie alla fusione tra ricerca e tradizione e all’intesa che si crea tra il maestro “esecutore” e il “progettista” che prendono forma i primi prototipi in vetro, soffiati da Simone Cenedese con una produzione di oggetti che si concretizzano nelle varianti del cristallo trasparente e cristallo sabbiato e blu, ottenuti tramite tradizionali tecniche muranesi applicate alle forme solide e raffinate disegnate dall’architetto Wilmotte.

ENG An impressive exhibition on Murano glass: vases, plates, and chandeliers designed by architect Jean-Michel Wilmotte and manufactured by master glassblower Simone Cenedese. Collection Vaisseaux (‘vessels’) has been inspired by Wilmotte’s childhood memories of his pharmacist father’s lab, by the profiles of Venetian architecture, and by the strength of Murano glass itself. A perfect pair of designer and executor made it all possible.

Calle Bertolini 6, Murano simonecenedese.it

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A DELECTABLE EPICUREAN EXPERIENCE ON THE GRAND CANAL

Extending along the waterfront on one of the most beautiful stretches of the Grand Canal, the splendid Gritti Terrace continues to be the social hub of Venice. Drop in from 12:30pm until 17:30pm for an informal lunch, afternoon snacks, or a glass of perfectly chilled bubbles immersed in a living canvas of the city’s legendary monuments.

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arte IN THE

CITY GALLERIES

L’artista è presente Un Art Weekend con Fred Allard, Patrick Rubinstein e Paul Sibuet

Due gallerie con grandi vetrine in Calle dello Spezier, tra Campo Santo Stefano e Campo San Maurizio, due white cube simmetrici in dialogo tra loro: Bel-Air Fine Art, nota galleria della città, ha acquisito da qualche mese lo spazio espositivo proprio difronte alla prima storica sede, creando di fatto un art district dalla forza dirompente, dove il contemporaneo strizza l’occhio ai linguaggi iper-realisti e patinati della moda e della strada, coloratissimi e urban, appunto molto contemporanei. Una nuova dimensione del mostrare, dunque, una galleria ‘diffusa’, che Bel-Air il 23 e il 24 settembre vuole aprire a un nuovo format. Non una mostra, non una inaugurazione, ma un semplice e forse proprio per questo assolutamente originale invito a visitare la galleria guidati da tre importanti artisti internazionali. I protagonisti di questo primo appuntamento non potevano che essere tre artisti accomunati, pur negli esiti creativi diversi, da uno stesso spirito pop, cifra identitaria propria di Bel-Air: Fred Allard, Patrick Rubinstein e Paul Sibuet.

Iconoclasta e senza tempo, nel suo atelier nizzardo dove lavora insieme alla famiglia, Fred Allard (1968, Nizza) coniuga l’artigianato e la lavorazione manuale rivisitando la tecnica dell’inclusione. Le sue Shopping Bags sono un’ondata di chic poetico e carismatico impossibile da duplicare, sculture che ‘congelano’ i codici della strada e del lusso, cristallizzati a mano all’interno di un materiale traslucido, dai colori accesi e vibranti. Simboli della società di consumo, effimeri nella loro essenza, diventano eterni. Il gesto espressivo venato di estetica punk di Fred Allard segna la sincerità del suo lavoro che è una continua ricerca di equilibrio, tra contenitore e contenuto, tra superficie e profondità, tra apparenza e interiorità.

Ispirato fin dalla giovinezza dal rock britannico, dal cinema e dalla Pop Art americana, Patrick Rubinstein (Parigi, 1960) è influenzato dai maestri dell’Arte Ottica, primo fra tutti Yaacov Agam e il suo ‘piegare’ le immagini a fisarmonica per dar vita a composizioni geometriche attraverso l’impressione del movimento. Cresciuto in una famiglia che lo sensibilizza all’arte, inizia a vendere le sue prime opere a soli diciotto anni, arrivando a perfezionare la sua tecnica e il suo linguaggio artistico fino al riconoscimento a livello internazionale. Sempre in equilibrio tra passato e presente, cesella le sue opere come un orafo dando vita a lavori futuristici e all’avanguardia, tra Optical, Pop e Street Art.

Paul Sibuet (1986, Lione) esplora le percezioni degli oggetti e dei volumi, struttura forme, colori e materiali, sospendendo il movimento in un ordine non strutturato. Nelle sue ‘installazioni’, produzioni monocrome e figurative, l’artista si prende gioco della fisica, dando vita a movimento e spazio. Sottile dosaggio estetico, sensuale e d’impatto che regala una realtà onirica. Riflettendo sui codici passati e futuri, tra foglie d’oro, marmi e trompe-l’œil, con un abile gioco di luci e ombre, maneggia con diletto e impertinenza la sua concezione dialettica del vizio e del candore. Attraverso le sue creazioni, Sibuet trasmette un sentimento di profonda libertà, quasi anonima, un universo vicino sempre all’estremo del reale e dell’ignoto.

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Bel-Air Art Weekend Fred Allard, Patrick Rubinstein e Paul Sibuet 23, 24 settembre Bel-Air Fine Art, Calle dello Spezier, San Marco 2765/2769 www.belairfineart.com

arte

IN THE CITY GALLERIES

CASTELLO 925 ROB MANGO

Eterno ritorno

16 settembre September-30 novembre November

Robert Mango, artista newyorkese, attraverso le suggestioni letterarie giovanili di Charles Baudelaire, William Burroughs, Gregory Corso e Allen Ginsberg, ricerca nella sua pittura che via via si fa scultura quello stesso surrealismo poetico ed estasi lirica dei grandi maestri. La sua arte assume così una potenza insieme narrativa e figurativa. Le sue sono evocazioni, una caleidoscopica fusione di generi: Astrazione, Realismo, Simbolismo e Surrealismo fino a Marcel Duchamp, per poi arrivare a Robert Rauschenberg passando per il cinema di Federico Fellini, senza dimenticare le radici dell’arte classica, proprie della sua formazione, ricevute all’Art Institute di Chicago negli anni Sessanta. Le figure ritratte hanno una vivacità ancestrale che infonde vita, movimento, grazia, che Rob Mango trasforma in metafore. Dipinti allegorici di città, figure maschili e femminili, ritratti e dipinti tridimensionali, installati insieme, descrivono una nuova era del Barocco, una matematica decostruita che si combina a forme visibilmente mutevoli, lasciando spazio a un’estasi colorata di pigmenti vibranti. Mango dipinge infatti con colori luminosi e celebrativi, con accenti metallici realizzati a mano, permettendo alle sue figure di brillare e risplendere.

ENG New York artist Robert Mango follows a journey of poetic surrealism that builds upon his literary passion for Charles Baudelaire, William Burroughs, Gregory Corso, and Allen Ginsberg and evolves into painting first, sculpture later. Mango’s art is a powerful, figurative narration touching a number of genres: abstract art, realism, symbolism, surrealism, with touches of Marcel Duchamp and Robert Rauschenberg. The ancestral vivacity of his figures infuses life, motion, and grace into beautiful metaphors. Luminous, celebratory colours make these images glow and shine.

Fondamenta San Giuseppe, Castello 925 www.crosscontemporaryprojects.com

CASTELLO 780

MARTIN WEINSTEIN Inside | Outside

16 settembre September-19 novembre November

Spezzando le sue composizioni in tre o quattro strati fluttuanti di acrilico (quasi come cellule di animazione), Martin Weinstein (Westchester, NY, 1952) crea una compilazione di superfici dipinte che esprimono cambiamenti nello spazio e nel tempo. «Ero un pittore astratto, ma mi piaceva troppo il mondo visibile per non dipingere anche quello. Ho tenuto le due cose separate. L’arte astratta non soddisfaceva la mia gioia del vedere, e in ogni caso non potevo semplicemente dipingere il mondo così come appariva, in tutta la sua gloria, come un’unica realtà. Alla fine mi sono reso conto che questa dualità non era un dilemma ma il mio vero soggetto. Potevo arrivare a una risoluzione artistica nello stratificare diversi modi di immaginare la realtà, non nel riconciliarli. Col tempo ho messo a punto il mio metodo: dipingere su diversi strati di lastre di acrilico. Queste lastre mi permettono di mettere insieme diversi elementi visivi in strati separati, in modo che i vari passaggi galleggino verso la superficie influenzando gli strati successivi».

ENG «I was an abstract painter, but my love of the visible world compelled me to portray it in other work, which I kept separate. Abstraction didn’t satisfy my delight in seeing. Alternatively, I couldn’t simply paint the world the way it appears to me, glorious though it is, as a single reality. Eventually I came to realize that this duality was not a dilemma, but was in fact my subject matter. A different kind of resolution could come from layering different ways of imagining reality rather than reconciling them. I gradually developed my present method on painting of layers of transparent acrylic sheets. These sheets enable me to juxtapose elements of visual material either in discrete layers or more intuitively so that passages float upward toward the surface influencing successive layers of paint».

Fondamenta San Giuseppe, Castello 780 www.crosscontemporaryprojects.com

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IN’EI GALLERY FUMIHIKO SANO

Grafting

30 agosto August-30 settembre September

A cura di Hiroki Yamamoto, la mostra è l’occasione per conoscere lo stile Mono-ha rivisitato e personalissimo di Fumihiko Sano, architetto-falegname e artista giapponese. Il suo lavoro unisce architettura, artigianato e arte. Nella pratica originale dell’artista il riferimento al movimento del Mono-ha ha fornito la linea, che si concentra sul rapporto tra il sé e le cose, mentre la tradizione dello stile architettonico sukiya-zukuri delle sale da tè giapponesi del XVI secolo ha indicato la modalità: la completa eliminazione di ogni eccesso decorativo in favore di uno stile sobrio e raffinato. A queste direttrici Sano aggiunge la volontà di sfruttare al massimo le particolarità dei materiali, enfatizzati nelle loro peculiarità per dare vita a forme uniche. Ne risultano opere originali in cui le ispirazioni ricevute nelle numerose collaborazioni in tutto il mondo si fondono con la sua cultura d’origine, una perfetta sintesi di discipline e arti differenti.

ENG Curated by Hiroki Yamamoto, this exhibition is an opportunity to get to know the deeply personal modern take on the Mono-ha style of Japanese architect-carpenter and artist Fumihiko Sano. His work combines architecture, craftsmanship and art and in his original practice the reference to the Mono-ha movement provides the line, which focuses on the relationship between the self and objects, while the sukiya-zukuri architectural tradition of 16th-century Japanese tea houses indicates the approach: the complete elimination of any decorative excess in favour of a sober and refined style.

Riva del Vin, San Polo 1100 www.in-ei.it

IKONA GALLERY

NEW YORK, NEW YORK

Berenice Abbott, Ilse Bing, Margaret Bourke-White, René Burri, Andreas Feininger, Dorothea Lange, Francesca Woodman

7 settembre September-26 novembre November La Grande Mela, l’epicentro del mondo moderno. Difficilmente un parco giochi migliore per un fotografo: vivace, rumorosa, energica, dai grattacieli ai brownstone, uno incontro di culture e classi, banchieri, lavoratori ambulanti, artisti e celebrità... Una collezione di opere originali di grandi fotografi dal 1930 al 1950, da Berenice Abbott fino a Francesca Woodman, che hanno come unico soggetto New York, rappresenta il prezioso regalo di compleanno che Ikona Gallery fa al suo pubblico per festeggiare i vent’anni dall’apertura dello spazio in campo del Ghetto. «La sua Ikona è una piccola grande galleria che nei decenni ha continuato con eroica tenacia un’attività che si era già dispiegata negli anni con mostre fondamentali in molte prestigiose sedi veneziane [...]. Non è un tipo accomodante Živa Kraus, la sua esigenza di qualità è sempre assoluta e senza tentennamenti»

(Ferdinando Scianna).

ENG This collection of original works from 1930 to 1950 by eminent photographers including Berenice Abbott and Francesca Woodman, and whose sole subject is New York, represents a precious birthday gift from Ikona Gallery to its public in celebration of the twenty years since the opening of its exhibition space in Campo del Ghetto. “Her Ikona is a wonderful little gallery that over the decades has continued with heroic tenacity, an activity that had already been underway over the years with fundamental exhibitions in many prestigious Venetian venues [...]. Živa Kraus is not an accommodating type, her need for quality is always absolute and un- hesitating.” (Ferdinando Scianna).

Campo del Ghetto Nuovo, Cannaregio 2909 www.ikonavenezia.com

GALLERIA MICHELA RIZZO NANNI BALESTRINI

Altre e infinite voci

Fino Until 28 settembre September Nanni Balestrini (Milano 1935 – Roma, 2019), poeta, romanziere e artista visivo, agli inizi degli anni ‘60 fa parte dei poeti “Novissimi” e del “Gruppo 63”, che riunisce gli scrittori della neoavanguardia. Grande sperimentatore, è il primo artista ad utilizzare un calcolatore IBM per elaborare i suoi Cronogrammi. Nel 1961 compone la prima poesia realizzata con un computer. La mostra, a cura di Marco Scotini e in collaborazione con l’Archivio Luigi Nono, si focalizza sul decennio d’esordio di Balestrini – gli anni ‘60 – riletto in parallelo alla relazione con il musicista, Luigi Nono, a partire dal comune lavoro fatto sulle voci e con le voci, sotto il paradigma dell’enunciato collettivo. Il montaggio e la ricombinazione di testi altrui, uno dei tratti peculiari del metodo di Balestrini, porta l’artista-poeta a sviluppare la parola su un doppio livello acustico e visivo. Il percorso espositivo risulta capovolto, la mostra comincia con il fatidico ‘68 per poi procedere a ritroso. ENG Nanni Balestrini was a poet, novelist, and visual artist of the 1960 avant-garde. An experimenter, he was the first artist to use one of the early IBM computers to create his Cronogrammi The exhibition, curated by Marco Scotini, focuses on Balestrini’s debut years – the 1960s – in parallel with music by composer Luigi Nono. The two worked on voices, with voices, under the paradigm of collective enunciation. The editing and recombination of existing written work allows the artist and poet to build on works on a double level: acoustic and visual. The exhibition is arranged in reverse chronological order, starting with the momentous year 1968.

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LE TRE VITE DEL SIGNOR W.

Sono l’uomo che cambia, costruito sulle sabbie mobili

(The Changingman, 1995)

Paul Weller torna in Italia per quattro date, a fine estate 2023, precisamente a Milano, Roma, Bologna e Jesolo. Nel Bel Paese non è una star da riempire stadi o spianate infinite, ma spazi medi da 2-3000 posti, sarà quindi il Palazzo del Turismo ad ospitarne il concerto il 24 settembre. Alla terza e credo ormai definitiva delle proprie vite artistiche, iniziate non ancora ventenne nel 1976, è sempre in splendida forma e tutt’altro che intenzionato a scendere dal palco. Le prime due vite, soprattutto la seconda, da noi sono quelle più conosciute ad un pubblico magari intenditore, ma non proprio fan. Comincia con i Jam sull’onda dell’esplosione punk con la spinta fondamentale del padre/manager John, quando con Bruce Foxton e Rick Buckley, due compagni di Woking, cittadina a una cinquantina di chilometri da Londra, ha modo di sviluppare un’identità precisa distinguendosi subito da Pistols e compagnia, ispirandosi invece agli adorati Beatles, The Kinks, Who e alla scena anni ’60. La band diventa leader del cosiddetto mod revival, scala le classifiche e cresce in popolarità disco dopo disco, ma ecco che, quando manca solo il balzo finale per raggiungere la fama mondiale, Weller improvvisamente lascia il gruppo.

Nel 1982 chiude quindi l’esperienza Jam e con Mick Talbot fonda gli Style Council gettando nella disperazione una moltitudine di fan. Mentre post punk, new romantic e synth pop vanno per la maggiore, Paul e Mick propongono raffinate sonorità easy jazz, trascinanti ballabili di matrice northern soul e, nonostante la chiave pop predomini, testi che affrontano tematiche sociali e politiche importanti. Col secondo album Our Favourite Shop arrivano primi in classifica nel 1985 ma come sempre, da buon modernista («Sono nato mod, sarò sempre un mod, mi seppellirete mod»), vuole andare oltre. The Cost

of Loving spiazza di nuovo: stavolta è un album r&b, con numerosi richiami alla black music. Raggiunge comunque il secondo posto in classifica, poiché Weller nel 1987 è ormai diventato una figura importante e riconosciuta della scena inglese. Nel 1988 esce Confession of a Pop Group: contiene un lato acid jazz targato Talbot ed uno pop con perfino influenze reggae di Paul. È un buon lavoro ma le vendite lo bocciano.

C’è ancora il tempo di riprovarci ma il successivo Modernism: a New Decade viene rifiutato dalla Polydor e uscirà solamente nel 1998. Allora basta così e nel 1990 intraprende la carriera solista. Riparte suonando in locali minuscoli, fregandosene bellamente di fama e visibilità, diventando poco alla volta quello che è forse il miglior cantore della quotidianità britannica. Da sempre piuttosto scorbutico con giornalisti e colleghi, ma molto disponibile con i fan, spesso controcorrente eppure pronto ad abbracciare cause importanti, impeccabile nel look, autore di una corposa discografia ma anche di innumerevoli collaborazioni, propone un live certamente legato più agli ultimi lavori ma non trascurando e rinnegando nulla del proprio passato, spazio per i classici ce n’è sempre. Oggi è un artista che può vantare una varietà ed una continuità qualitativa nel tempo come forse il solo Bowie è riuscito a fare in U.K. (Weller ha 8 figli e uno, guarda un po’, l’ha chiamato Bowie).

Per chi volesse approfondire segnalo l’ottimo L’uomo cangiante di Antonio Bacciocchi (ed. vololibero) e di seguito tre dischi tre, uno per vita: con i Jam All Mods Cons (1978), con gli Style Council Our Favourite Shop (1985) e da solista Stanley Road (1995).

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di Sergio Collavini

Paul Weller returns to Italy

for four summer 2023 dates: Milan, Rome, Bologna, and Jesolo. He’s not the kind to fill up sports arenas, he prefers 2-3000 seat venues, so it will be the Palazzo del Turismo in Jesolo to host his September 24 concert. Now in his third artistic phase, Weller’s vitality remains, resisting retirement.

His first two stages, especially the second, are familiar to a knowledgeable audience, not necessarily groupies. With The Jam, he rides punk’s wave, carving a niche distinct from Pistols etcetera, rather taking inspiration in the Beatles, the Kinks, the Who, and the 60s scene overall. The band leads the mod revival, climbing charts records after records until Weller departs on the brink of global fame.

1982 marks The Jam’s end. Weller and Mick Talbot found The Style Council, shifting to easy jazz and northern soul -infused dance rhythms. Despite their pop essence, they address significant social and political issues, too. Their second album, Our Favourite Shop, tops charts in 1985. As a modernist (“I’m still a mod, I’ll always be a mod, you can bury me a mod.”) Weller seeks evolution. The Cost of Loving introduces R&B elements, securing second place in 1987, also helped that by this time, Weller is an important, recognized figure in the British scene.

1988’s Confession of a Pop Group blends Talbot’s acid jazz with Paul’s pop and reggae influences. Sales disappoint, but there will be more chances further down the road. Modernism: A New Decade is rejected by Polydor and ended up being released only in 1998. In 1990, Weller starts a solo journey, embracing the life of the British poet of everyday life, shunning fame, and connecting with fans. Not easily approachable by media, he supports charities, is always impeccably dressed, and focuses his live performances on his latest work, though never reneging his past. Today, Weller is an artist who can claim diversity, continuity, and quality in his production. As far as British music goes, I’ll say only David Bowie can claim the same. (Weller fathered eight children, by the way, and named one of them Bowie). Read more about him in Antonio Bacciocchi’s L’uomo cangiante. Three album highlights, one for each of his lives: The Jam’s All Mod Cons (1978), The Style Council’s Our Favourite Shop (1985), and solo Stanley Road (1995).

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Quello che volevamo

Cosa sono stati gli anni ‘90 per Cristiano Godano, frontman dei Marlene Kuntz? «Più facile storicizzarli ora, non solo perché li ho vissuti, ma perché vivo la contemporaneità e sono in grado di comprendere le differenze. Non sono sicuro che all’epoca fossi consapevole di ciò che stava accadendo: era qualcosa di potente il successo che questo tipo di rock stava avendo in Italia, eravamo abituati a suonare davanti a duemila, tremila, quattromila paganti, numeri che non si fanno più ormai. Mi sembrava ci fosse in atto un cambio nel modo di ascoltare la musica da parte degli italiani, la nostra generazione sembrava inaugurare una nuova via di ascolto per le generazioni a venire. Sapevo però che tutto ciò accadeva anche grazie al grunge e ai Nirvana, seminali ovunque nel mondo». Doveroso il riferimento al gruppo di Cobain, Grohl e Novoselic quando si parla di rock anni ‘90; che si partisse dal loro distillato grunge per raggiungere gli esiti più disparati (le etichette servono fino ad un certo punto), era a loro che si guardava, erano le loro canzoni che si ascoltavano e che invadevano gli scantinati di chi in quegli anni aveva molto da dire e voleva farlo in musica.

Se poi ci si vuole addentrare nei meandri della storia musicale, ci si rende conto di come fosse passato un mese circa tra il suicidio dell’iconico artista di Aberdeen (5 aprile 1994) e l’uscita di Catartica, album di esordio dei Marlene Kuntz, pubblicato il 13 maggio dello stesso anno.

Esiste un “prima” e un “dopo” i Nirvana, fatte le debite proporzioni anche questo disco di esordio è stato spartiacque per più di qualcuno, tanto tra il pubblico quanto in generazioni di artisti cresciuti con le canzoni del gruppo rock italiano.

Le 14 tracce di Catartica nascono da un progetto condiviso con un guru come Gianni Maroccolo e con una benedizione davvero unica nel suo genere ad opera di Giovanni Lindo Ferretti, che dopo aver ascoltato la traccia Lieve decide di supportare quei ragazzi indirizzandone il tiro. Festa mesta, Sonica, Trasudamerica e la travolgente Nuotando nell’aria fanno il resto, facendo conoscere un gruppo che trent’anni e undici album dopo è ancora qui.

Il 16 settembre a Bassano, Villa Angaran li ospita con l’ultimo Karma Clima, uscito a settembre 2022 e in giro per l’Italia dallo scorso maggio. Davide Carbone

Dopo il successo del live di Diodato, la rassegna Palcoscenici Metropolitani torna a portare la grande musica al Parco Albanese (o Bissuola, se preferiamo) con il concerto di Fatoumata Diawara, il 6 settembre in Piazzale Divisione Acqui, per una delle sole cinque tappe del tour italiano di presentazione del nuovo album London Ko Fin dal suo esordio è stato chiaro che quella di Fatoumata Diawara, cantautrice e virtuosa della chitarra, oltre che eclettica attrice, sarebbe stata una parabola ascendente. Cresciuta tra Costa d’Avorio e Mali in una famiglia numerosa e tradizionale, Fatou fin da ragazzina ha scoperto la sua passione per la danza, la musica, la recitazione, e nonostante gli ostacoli che può incontrare una giovane donna maliana costretta a vivere secondo i dettami della famiglia ha saputo ribellarsi e seguire il suo cuore ma soprattutto il suo straordinario talento. Se viene scoperta nel mondo del cinema, quando nel 1997 Cheick Oumar Sissoko, la vuole come protagonista del suo film La Genèse (Premio Un certain regard Festival di Cannes del 1999), al quale seguono altri ruoli, tra cui Sia, le rêve du python (2002), del regista Dani Kouyaté che ottiene in alcuni paesi un fenomenale successo e la consacra come attrice, è alla musica che Fatou continua a sentire di essere veramente vocata.

All’età di 18 anni lascia, infatti, casa contro il volere della famiglia per unirsi alla compagnia francese Royale de Luxe, con la quale suona in tutto il mondo, mentre inizia a cantare nei club e nei caffè di Parigi. Collabora come corista con Dee Dee Bridgewater e con la superstar maliana Oumou Sangaré, che la presenta alla label World Circuit Records con la quale nel 2011 rilascia il suo album di debutto, da lei interamente composto, Fatou, frutto dell’incontro delle vocalità del wassoulou – genere di musica popolare del paese dei suoi antenati nel Mali occidentale – con i tratti del jazz e del blues dell’Occidente europeo. In questa prima fase della sua carriera, Diawara ha l’opportunità di lavorare con diversi artisti di fama internazionale, dal pianista cubano Roberto Fonseca, con cui nel 2014 pubblica un album live At Home - Live In Marciac, a Herbie Hancock per il progetto Imagine che ottiene un Grammy nel 2011, fino a Damon Albarn con cui inizia a lavorare nel 2012 nel supergruppo Rocket Juice & The Moon e con il

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Echi afrofuturisti Fatoumata Diawara presenta il nuovo London Ko
Photo Michele Piazza

quale collaborerà per oltre un decennio sia nei lavori capitanati dall’artista inglese (Gorillaz) sia nei suoi successivi album solisti, come nell’ultimo London Ko.

Un momento significativo nella carriera di Fatoumata Diawara è stato il suo acclamato disco Fenfo, che le è valso non solo la nomination ai Grammy Awards ma anche ai prestigiosi Victoires de la Musique nel 2019. Un riconoscimento che conferma la sua posizione di primo piano nel panorama internazionale della world music; posizione ora ribadita con questo affascinante lavoro, che rappresenta un ulteriore passo nell’evoluzione di un artista straordinaria. Da sempre impegnata a reinventare e reinterpretare la tradizione musicale africana, Fatou sa destreggiarsi tra diversi generi, portando in primo piano le sue radici mandinka. La sua musica è una perfetta alchimia tra stili e culture, una sinfonia di influenze che spaziano dall’afrobeat al jazz, dal pop all’electro, e persino all’hip-hop. Con London Ko, l’artista si affida alla sua voce unica e alla sua abilità con le sei corde, creando un connubio irresistibile tra suoni sintetici e ritmi tradizionali maliani: un mondo sonoro ibrido che unisce le radici africane di Bamako con l’energia creativa musicale di Londra. Una fusione è incarnata dal titolo stesso dell’album, un neologismo che riflette la connessione profonda tra due luoghi lontani ma allo stesso tempo complementari. Un album dall’estetica cosmica e visionaria che si fa veicolo per esplorare nuove dimensioni temporali e culturali, aprendo le porte a una comprensione diversa di quanto ci circonda, verso un futuro in cui l’Africa è al centro di una narrazione di progresso e cambiamento. Chiara Sciascia

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«Com’è triste Venezia/Soltanto un anno dopo/Com’è triste Venezia/Se non si ama più…», così cantava Charles Aznavour nelle parole di Giulio Rapetti, per tutti Mogol. E così è iniziata, oltre sessant’anni fa la carriera del grande poeta della musica italiana, traducendo brani di artisti internazionali, come Aznavour appunto, che elogiò il suo lavoro, o Bob Dylan per cui ha tentato di tradurre, tra le altre, Ballad of a Thin Man. Sì, tentato, perché «aveva un testo incomprensibile, così ne scrissi uno mio. Ci incontrammo a Londra e mi disse che avrei dovuto rimanere fedele all’originale. Peccato che il senso del testo della canzone non fosse così chiaro nemmeno per lui che l’aveva composto…», ha raccontato divertito in una recente intervista a «Panorama». E poi le sue parole, come fili di emozioni, intrecciano storie di amori, passioni, vite di tanti, di ognuno di noi. Lo storico sodalizio con Lucio Battisti, le collaborazioni con Mina, Caterina Caselli, Lucio Dalla, Bobby Solo, Celentano, Cocciante, Mango, Morandi e molti altri hanno dato vita a canzoni indimenticabili, entrate nella colonna sonora personale di intere generazioni di italiani e non solo. Dietro ad ogni canzone c’è una storia, di vita vissuta, di sentimenti provati, decine, centinaia di aneddoti che troviamo al centro di Mogol racconta Mogol, ultimo appuntamento della rassegna Incontri d’Autore organizzata dal Comune di Venezia. L’8 settembre al Teatro Toniolo, Mogol offre una narrazione appassionata della propria vita e della propria carriera, accompagnata dall’interpretazione dei suoi brani più iconici eseguiti da Monia Angeli alla voce, Stefano Nanni al pianoforte e Riccardo Cesari alla chitarra.

«I giardini di marzo – ricorda Mogol a proposito di uno dei capolavori realizzati con Battisti – è un’istantanea della mia infanzia in via Clericetti, a Lambrate, quartiere alla periferia di Milano. Ogni due settimane passava il carretto dei gelati, ma a casa mia il 21 del mese i soldi erano già finiti… Allora, c’era una distesa di orti intorno alle case e noi bambini, dopo aver fatto un buco nella rete, andavamo a prenderci qualche frutto senza chiedere il permesso…». I testi dei grandi classici con Battisti sono nati così, dopo un buon caffè, «Lucio stava sul divano con la chitarra e mi faceva sentire quel che aveva composto. Si presentava con 8-10 pezzi nuovi ogni giorno». Oppure in auto, come E penso a te, che è figlia di un viaggio Milano-Como, ed è nata come in un lampo, giusto una ventina di minuti in cui Lucio suonava la chitarra a fianco del guidatore e Mogol seduto dietro a scrivere freneticamente. Su quattro ruote nasce anche quell’altro capolavoro, Emozioni, perchè proprio quando aveva trovato le parole giuste per la prima parte del brano, Mogol deve partire con la famiglia per andare a casa dei suoceri con la sua 500 Giardinetta, «senza poter ascoltare la musica e senza un foglio per scrivere, inventai tutta la seconda parte andando a memoria. Uno sforzo epocale… non appena arrivati mi lanciai sul letto con carta e penna».

Questi sono solo alcuni degli affascinanti retroscena che si nascondono dietro alle canzoni che hanno segnato un’era della musica italiana, ricordi preziosi di un autore geniale, che ha saputo vestire la musica di parole e poesia come pochi altri al mondo. C.S.

Mogol racconta Mogol

8 settembre Teatro Toniolo-Mestre

www.comune.venezia.it

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Fatoumata Diawara 6 settembre Parco Albanese-Mestre
Se stasera sono qui

SELF MADE SOUND

Alessandro D’Alessandro il 16 settembre è protagonista in solo del concerto di esordio della sesta edizione di Etnoborder con il progetto Canzoni per organetto preparato ed elettronica Una nuova, interessante proposta di Veneto Jazz che con questa rassegna intende valorizzare artisti nazionali ed internazionali che fondono strumenti etnici e sonorità contemporanee in collaborazione con Polo Museale del Veneto, Ministero della Cultura, Regione del Veneto e Città di Venezia. Alessandro D’Alessandro, da sempre votato a contaminazioni tra generi diversi, ha portato uno strumento tipico della tradizione popolare come l’organetto a dialogare con altri stili, ritmi ed armonie, ampliandone notevolmente le capacità espressive ed il suono. In questa direzione si pone anche la sua più recente esplorazione della canzone d’autore e folk, con la trasposizione di alcuni classici nel linguaggio di un organetto che, nelle sue mani, sembra assumere “il respiro di un’orchestra”. Il suono intimo del suo strumento a mantice è sostenuto da un utilizzo molto personale dell’elettronica, dell’effettistica e dei loops in tempo reale; sovrapposizioni armoniche e ritmiche suonate direttamente sull’organetto, attraverso un originale sistema di percussione dello strumento. L’album vede la partecipazione di molti ospiti tra cui Elio, Sergio Cammariere, Musica Nuda, David Riondino, Neri Marcorè, Sonia Bergamasco, Joan Manuel Serrat, Peppe Voltarelli, Daniele Sepe, Roberto Angelini, e altri ancora. Il disco è stato eletto miglior album 2021 della world music italiana dalla giura del Premio Nazionale Città di Loano, il più importante riconoscimento di settore in Italia.

Tracciare l’identikit degli ospiti di B.Motion Musica è piuttosto semplice: trattasi di artisti che attingono a un repertorio di musiche tradizionali, rivisitandolo tra tecnologia e sonorità contemporanee, oltre che dal repertorio artistico e personale, ispirato dalla commistione con altri linguaggi artistici. Ennesima conferma arriva dall’edizione 2023, in programma a Bassano dal 30 agosto al 2 settembre negli spazi del Chiostro del Museo Civico e del CSC San Bonaventura. È infatti dal vasto repertorio della live performance e dalla riflessione sul proprio percorso artistico che nasce Resist/ Evolve di Dan Kinzelman, sassofonista dalle composizioni irriverenti ed esplorative, primo ospite della rassegna il 30 agosto: artista molto noto al pubblico di B.Motion grazie alla lunga collaborazione e alla presenza assidua nel programma di Operaestate, sia come solista che in collaborazione con altri artisti.

Segue il 31 il concerto dei Razen, formazione basata in Belgio composta da Brecht Ameel e Kim Delcour, a Bassano con una singolarissima proposta ispirata al misticismo medioevale con strumenti a corde e a fiato. L’incontro tra contemporaneo e tradizione è alla base dell’ultimo album di Oleh Shpudeiko, noto anche con lo pseudonimo di Heinali, intitolato Organa: la serata di venerdì 1 settembre è consacrata al compositore e artista ucraino, autore di opere in cui reimmagina la musica tradizionale attraverso sintetizzatori modulari, che presenta a Bassano un lavoro inedito, che non ha ancora potuto pubblicare a causa del conflitto nel suo Paese. Chiude il programma, il 2 settembre, il duo musicale Dal:um da Seoul, che sfida le possibilità sonore dei più noti strumenti a corda tradizionali coreani come il gayageum e il geomungo. Etereo e ultraterreno, Dal:um crea un avvincente mondo sonoro che custodisce dinamiche sottili e lo spazio tra le note, in un dialogo tra pratiche tradizionali e sperimentali.

B.Motion Musica si consegna agli annali confermandosi sezione dedicata ai linguaggi del contemporaneo e avamposto riservato agli artisti emergenti, punto d’incontro a livello internazionale per la scena emergente delle arti performative; consolidatosi grazie a una progettazione densa di spettacoli, incontri, residenze, approfondimenti, si trova adesso a camminare saldamente sulle proprie gambe. In che direzione? Tutte, ovviamente. D.C.

B.Motion Musica 30 agosto-2 settembre CSC San Bonaventura, Chiostro del Museo Civico Bassano del Grappa www.operaestate.it

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Alessandro D’Alessandro 16 settembre Palazzo Grimani www.venetojazz.com
Ti dirò chi sei
B.Motion Musica, contemporaneo inedito

LES CONTES D’HOFFMANN

Jacques Offenbach

direttore Antonello Manacorda

regia Damiano Michieletto

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con Sydney Opera House, Royal Opera House of London, Opéra de Lyon

24, 26, 28, 30 novembre, 2 dicembre 2023 / Teatro La Fenice

LA BOHÈME

Giacomo Puccini

direttore Stefano Ranzani

regia Francesco Micheli

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

nel 100° anniversario della morte di Giacomo Puccini

2, 4, 6, 8, 10 febbraio 2024 / Teatro La Fenice

DON GIOVANNI

Wolfgang Amadeus Mozart

direttore Robert Treviño regia Damiano Michieletto

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

16, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25 maggio 2024 Teatro La Fenice

TURANDOT

Giacomo Puccini

direttore Francesco Ivan Ciampa regia Cecilia Ligorio

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

nel 100° anniversario della morte di Giacomo Puccini

30 agosto, 3, 8, 14, 18 settembre 2024 / Teatro La Fenice

LES SAISONS

LIBERAMENTE ISPIRATO ALLE QUATTRO STAGIONI DI VIVALDI

Antonio Vivaldi e Giovanni Antonio Guido coreografia Thierry Malandain direttore e violino Stefan Plewniak

Malandain Ballet Biarritz

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con Opéra Royal de Versailles, Festival de Danse de Cannes, Opéra de Saint-Etienne Teatro Victoria Eugenia, Ballet T Ville de Donostia San Sebastian, Malandain Ballet Biarritz

10, 11, 12, 13, 14 gennaio 2024 / Teatro La Fenice

MARIA EGIZIACA

Ottorino Respighi

direttore Manlio Benzi

regia Pier Luigi Pizzi

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice

8, 10, 12, 14, 16 marzo 2024 / Teatro Malibran

IL TAMERLANO

Antonio Vivaldi

direttore Diego Fasolis regia Fabio Ceresa

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice

7, 9, 11, 13, 15 giugno 2024 / Teatro Malibran

LA FABBRICA ILLUMINATA

Luigi Nono

ERWARTUNG

Arnold Schönberg

direttore Jérémie Rhorer regia Daniele Abbado

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice nel 150° anniversario della nascita di Arnold Schönberg e nel 100° anniversario della nascita di Luigi Nono 13, 15, 17, 19, 22 settembre 2024 / Teatro La Fenice

IL BARBIERE DI SIVIGLIA

Gioachino Rossini

direttore Renato Palumbo regia Bepi Morassi

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

26, 28 gennaio, 1, 3, 7, 9, 11, 13 febbraio 2024 Teatro La Fenice

MEFISTOFELE

Arrigo Boito

direttore Nicola Luisotti

regia Moshe Leiser e Patrice Caurier

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice

12, 14, 17, 20, 23 aprile 2024 / Teatro La Fenice

ARIADNE AUF NAXOS

Richard Strauss

direttore Markus Stenz regia Paul Curran

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale di Bologna

21, 23, 25, 27, 30 giugno 2024 / Teatro La Fenice

LA VITA È SOGNO

Gian Francesco Malipiero

direttore Francesco Lanzillotta regia Valentino Villa nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice

31 ottobre, 3, 5, 7, 9 novembre 2024 / Teatro Malibran

PINOCCHIO

Pierangelo Valtinoni

OPERA PER LE SCUOLE

direttore Marco Paladin regia Gianmaria Aliverta

allestimento Fondazione Teatro La Fenice

18, 19, 20, 24 gennaio 2024 / Teatro Malibran

MARCO POLO

Studenti di composizione del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia

OPERA PER LE SCUOLE

direttore Luisa Russo regia Emanuele Gamba

Orchestra e Coro del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia

nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia prima rappresentazione assoluta

18, 19, 20, 21 aprile 2024 / Teatro Malibran

145 Call center Hellovenezia (+39) 041 2722699 www.teatrolafenice.it Main Partner Direzione Generale SPETTACOLO Stagione e balletto
2023
e Coro
Teatro La Fenice
Caiani
lirica
2024 Orchestra
del
maestro del Coro Alfonso

SIAMO SOLO DIVERSI

Lontani

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Ormai il Palazzetto Bru Zane ha abituato veneziani e non ad una ‘dimensione festival’ sempre attenta, vigile, percepibile anche nei momenti di ‘pausa’ tra un ciclo tematico e l’altro, affamata di quella curiosità che fa spiccare le scelte programmatiche di un polo musicale e culturale di primo piano, in città, in Italia e oltre confine. Lontani o vicini, conosciuti nei viaggi o magari solo immaginati, nel XIX secolo i Paesi stranieri consentono alla musica francese di riflettere sulla propria identità, di contestualizzarsi. Il Centre de musique romantique francaise di San Polo dedica al rapporto tra queste realtà nazionali Mondi Riflessi, ciclo di sette concerti e due conferenze in programma a Venezia dal 12 settembre al 27 ottobre, per mettere in evidenza l’ispirazione straniera nella musica francese del XIX secolo.

Pianoforte protagonista il 12 settembre con Célia Oneto Bensaid e opere per pianoforte di Godard, Bonis e David nel consueto concerto che presenta il Festival, calando il pubblico nella giusta predisposizione d’ascolto. Accompagnate dal pianoforte di François Dumont, Jodie Devos ed Éléonore Pancrazi ci fanno viaggiare in un florilegio di arie d’opera e di duetti dalla Spagna e dal Portogallo – terre di partenza per esplorare il mondo – fino all’India e al Giappone durante il concerto d’inaugurazione in programma il 23 settembre, mentre il 24 i pianoforti di Ismaël Margain e Guillaume Bellom scelgono per il pubblico

Cécile Chaminade ( La Sévillane ) e Camille Saint-Saëns ( Caprice arabe ).

La chitarra di Luigi Attademo ci invita in Spagna il 3

ottobre con opere di Fernando Sor, Dioniso Aguado o Francisco Tárrega, il 12 un concerto per violoncello e pianoforte trasmette le emozioni di una serata all’estero, tra introspezione ( Soirs étrangers di Louis Vierne) e gioia del ballo ( Danse bohémienne di Jacques Offenbach. Mai come in questa occasione i concerti si fanno idealmente tappe di un diario di viaggio, come testimonia il 17 ottobre un programma per pianoforte solo durante il quale Salome Jordania propone alcune opere di Mel Bonis, Claude Debussy, Benjamin Godard e Maurice Ravel. Dopo un concerto per violino, violoncello e pianoforte tra l’Est ( Suite orientale di Mel Bonis) e l’Ovest ( Barcarolles di Benjamin Godard) il 19 ottobre, il festival si conclude il 27 ottobre con un programma per pianoforte a quattro mani interpretato dalle sorelle Lidija e Sanja Bizjak, più volte ospiti di Palazzetto Bru Zane, per tappe in Algeria ( Suite algérienne di Camille Saint-Saëns), Egitto ( Le Songe de Cléopâtre di Mel Bonis) e India ( Danse Indoue di Cécile Chaminade).

Con le rivoluzioni industriali e l’avvento del treno a vapore, l’Oriente vagheggiato dei racconti e degli esploratori diventa alla portata degli europei agiati. Per i meno fortunati, ad aprire finestre su mondi diversi provvedono le incisioni sulle riviste illustrate. Nella produzione musicale francese del XIX secolo le trame delle opere liriche sono perlopiù ambientate fuori dei confini nazionali, con le danze straniere ad alimentare una gran parte del repertorio strumentale. Per ragioni opposte a quelle della geopolitica bellicosa e colonizzatrice dell’epoca, anche gli artisti vanno all’estero per trovare una nuova strada. Il viaggio assume allora la forma di una ricerca delle origini, con la speranza di rigenerare un Occidente ormai estenuato.

146 classica
o vicini, conosciuti nei viaggi o magari solo immaginati, nel XIX secolo i Paesi stranieri consentono alla musica francese di riflettere sulla propria identità, di contestualizzarsi
Mondi Riflessi 12 settembre-27 ottobre Palazzetto Bru Zane, Scuola Grande San Giovanni Evangelista bru-zane.com

Palazzetto Bru Zane has accustomed Venetians and visitors to a festival-like atmosphere even in the breaks between themed programmes. In the 19th century, foreign countries far and near, real or imagined, inspired French music to reflect on its own identity and context.

Palazzetto Bru Zane dedicates Mondi Riflessi, a series of seven concerts and two conferences, from September 12 to October 27 in Venice, to these foreign inspirations. The piano takes the spotlight on September 12 with Célia Oneto Bensaid performing works by Godard, Bonis, and David. On September 23, accompanied by pianist François Dumont, Jodie Devos and Éléonore Pancrazi embark on a journey with a selection of arias and duets from Spain, Portugal, India, and Japan. The following day, pianists Ismaël Margain and Guillaume Bellom present Cécile Chaminade’s La Sévillane and Camille Saint-Saëns’ Caprice arabe

Luigi Attademo’s guitar will take us to Spain on October 3 with pieces by Sor, Aguado, and Tárrega. On October 12, a cello and piano concert will feel like an evening in a faraway country, alternating introspection (Louis Vierne’s Soirs étrangers) with the joy of dance (Jacques Offenbach’s Danse bohémienne).

In this unique occasion, the concerts become diary entries of a journey. On October 17, Salome Jordania performs solo piano works by Mel Bonis, Claude Debussy, Benjamin Godard, and Maurice Ravel. Following a concert for violin, cello, and piano spanning East (Mel Bonis’ Suite orientale) and West (Benjamin Godard’s Barcarolles) on October 19, the festival concludes on October 27 with a four-hand piano programme by sisters Lidija and Sanja Bizjak. They take the audience on a journey to Algeria (Camille SaintSaëns’ Suite algérienne), Egypt (Mel Bonis’ Le Songe de Cléopâtre), and India (Cécile Chaminade’s Danse Indoue).

During the 19th century, as industrial revolutions and steam trains emerged, the Orient, romanticized in stories and explorers’ tales, became accessible to affluent Europeans. For the less fortunate, illustrations in magazines offered glimpses into different worlds. In French music production of the 19th century, opera plots were often set outside national borders, with foreign dances enriching a significant portion of the instrumental repertoire.

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Célia Oneto Bensaid François Dumont Ismaël Margain

ROB MANGO

ETERNO RITORNO

16 Settembre30 Novembre

2023

Vernissage:

16 Settembre, 2023

18:30 - 20:30

CASTELLO 925

Fondamenta San Giuseppe

Sestiere Castello, 925

30122 Venezia

Inquiries:

+1 845.399.9751

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Robert Mango | Le Tre Campane, 2023 | Olio e resina su schiuma scolpita | 127 x 94 x  20.5 cm

classical

L’evoluzione della seduzione

Ciao Casanova è il titolo del nuovo spettacolo della regista, musicista e direttrice francese Solrey, sostenuto da Maison Cartier, partner ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, in scena al Teatro La Fenice il 2 settembre ad ingresso libero proprio per celebrare assieme alla città di Venezia l’80. edizione della Mostra del Cinema. Uno straordinario evento visivo e musicale che trae ispirazione dalla figura del leggendario libertino avventuriero nato a Venezia nel XVIII secolo, portandola in una prospettiva moderna e attuale, viaggio che esplora la trasformazione della figura del seduttore nel corso della storia attraverso una combinazione di videoarte, musica e performance dal vivo.

Elemento centrale dello spettacolo è la fusione di musica classica e contemporanea. Il repertorio di compositori come Mozart e Vivaldi si confronta con le partiture più moderne di artisti come Nino Rota, John Williams e Alexandre Desplat, ad accompagnare immagini tratte da film iconici, manipolate e reinventate da Solrey stessa. Mentre le immagini si metamorfizzano sullo schermo, le musiche subiscono una trasmutazione simile, interpretate dal Traffic Quintet, creato nel 2005 e da allora diretto da Solrey, affiancato dall’arpista Sylvain Blassel e dal mezzosoprano Brenda Poupard.

Il cinema del secondo dopoguerra ha contribuito a plasmare le concezioni di mascolinità e ha giocato un ruolo cruciale nell’immaginario collettivo. In un raffinato montaggio di immagini, la figura del seduttore è incarnata da leggende come Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Alain Delon, mentre le icone femminili, da Monica Vitti a Sophia Loren, si liberano dall’ombra dei conquistatori maschili per trovare la propria voce e identità. L’evoluzione della seduzione e delle relazioni umane si fa musica, arte, emozione. C.S. ENG A new show by French theatre director, musician, and art director Solrey, Ciao Casanova will be at the Fenice Theatre starting September 2. The Theatre will celebrate the 80th Venice Film Festival with a free admission policy. The show is an amazing visual and musical event inspired by legendary eighteenth-century Venetian libertine and adventurer Giacomo Casanova, and takes the form of a journey that explores the archetype of the seducer. The central element of Ciao Casanova is a blend of classical and modern music – Mozart, Vivaldi, Nino Rota, John Williams, Alexandre Desplat – that will accompany images from iconic movies reinvented by Solrey. While images change into one another on screen, music, played by Traffic Quintet, goes under a similar transformation. Post-WWII cinema shaped our ideas of masculinity and played a pivotal role in our imaginary, effectively embodied in cinema icons such as Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, and Alain Delon.

Testimoni di un’epoca

In uno scritto della raccolta Il signor Croche antidilettante, Claude Debussy afferma: «Per una strana ironia, quel pubblico che reclama il “nuovo” è lo stesso che sbigottisce e dileggia ogni volta che si tenta di uscire dalle consuetudini e dal trantran abituale». Cosa significa oggi il “nuovo” nell’opera lirica? Già negli anni ‘20 del Novecento, i teatri d’opera costituivano una tradizione ingombrante ed inattuale. La produzione di opere nel periodo post-bellico venne ostacolata dalla critica coeva, che la reputava inadeguata al confronto con il repertorio ottocentesco; inoltre dalle strutture irrigidite e istituzionali dei teatri d’opera, che canonizzarono il repertorio. Le forme innovative furono emarginate, col conseguente oblio; la creazione e la presentazione di opere coeve si farà sporadica, ancor più rare le riprese. Scomparve un intero settore della produzione lirica. A partire dagli anni ’80 i registi sono stati incaricati di simulare il rinnovamento del genere e questo modus si è poi stabilizzato. La Traviata in cartellone al Teatro La Fenice di Venezia dal 10 settembre è quella che inaugurò nel 2004 il teatro appena ricostruito, e rientra nell’ultimo tipo di realizzazione. La regia di Robert Carsen e i costumi e le scene di Patrick Kinmonth disegnano una prospettiva critica: Parigi kitsch, barocco contemporaneo, sfarzo da parvenu, ricchezza vuota, dissipazione di denaro. Pioggia di banconote, che peraltro si infittisce durante l’Amami Alfredo ; camicie alla tirolese, salopette da montagna, Germont in cravatta job-style e Violetta vestita da casalinga, sfera a specchio e disco-dance, stivali da cowboy e lap-dance Sono trascorsi vent’anni, il “nuovo” è storia.

Andrea Oddone Martin

ENG Innovative composers have been known to lament how ironic it was that audiences often demand something new and unique, yet they can also be resistant to embracing anything that deviates from the familiar. What does new mean in opera, today? In the 1920s, opera theatres were part of a cumbersome, outdated tradition. Since the 1980s, things changed thanks to directors, who took it upon themselves to renovate the genre. The upcoming production of the Traviata at the Fenice Theatre is one such example. Robert Carsen’s direction and Patrick Kinmoth’s costumes and scenes visualize a critical perspective: a gaudy Paris, contemporary baroque, ostentation, meaningless cash raining upon the Amami Alfred o, Alpine clothing, Violetta clothed as the average housewife, mirror balls, disco, cowboy boots, and lap dance.

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Ciao Casanova 2 settembre Teatro La Fenice www.teatrolafenice.it La Traviata 10 settembre-14 ottobre Teatro La Fenice www.teatrolafenice.it Photo Michele Crosera

classical

Se come il cuore si mostrasse il viso

Tra gli spettacoli più apprezzati del 2018, torna sul palcoscenico del Teatro Malibran Orlando furioso di Antonio Vivaldi, in scena dal 23 settembre all’1 ottobre. L’opera vivaldiana ispirata all’omonimo capolavoro di Ludovico Ariosto viene proposta nell’allestimento della Fondazione Teatro La Fenice realizzato in coproduzione con il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca con la regia di Fabio Ceresa, le scene di Massimo Checchetto, i costumi di Giuseppe Palella e il disegno luci di Fabio Barettin. Responsabile della parte musicale è Diego Fasolis, maestro al cembalo e direttore dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. La trama, ampiamente ridotta rispetto al corpus dei 46 canti dell’Ariosto, trascura la guerra santa tra Cristiani e musulmani per concentrarsi sull’aspetto sentimentale del poema cinquecentesco.

Nei tre atti si alternano amanti non corrisposti, macchinazioni e incantesimi orditi dalla crudele maga Alcina, giuramenti fallaci di fedeltà, separazioni e ricongiungimenti.

Un allestimento che si basa sull’edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli di proprietà di Casa Ricordi in collaborazione con l’Istituto Antonio Vivaldi della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il cast comprende artisti d’eccezione: il contralto Sonia Prina nel ruolo di Orlando, il soprano Michela Antenucci in quello di Angelica, il mezzosoprano Lucia Cirillo in quello della maga Alcina; il contralto Loriana Castellano sarà Bradamante; il mezzosoprano Laura Polverelli, Medoro; il controtenore Kangmin Justin Kim, Ruggiero; infine il basso Luca Tittoto in quelli di Astolfo.

ENG One of the most appreciated shows of 2018, Antonio Vivaldi’s Orlando Furioso will be on stage again at the Malibran Theatre on September 23 to October 1. The opera, an adaptation of the sixteenth-century epic poem, forgoes the telling of the clash between Christian and Muslim forces to focus on the sentimental parts. Over the three acts, unrequited love, machinations, and sorceress Alcina’s enchantments alternate with duplicitous oaths of loyalty, separations, and reunifications. The staging is based on a critic’s edition curated by Fewderico Maria Sardelli in cooperation with the Venice-based Antonio Vivaldi institute. Director Fabio Cerasa, scenographer Massimo Checchetto, and costumer Giuseppe Palella head the technical cast. The main performing roles have been assigned to Sonia Prina, Michela Antenucci, Lucia Cirillo, Loriana Castellano, Laura Polverelli, Kangmin Justin Kim, Luca Tittoto.

Il concerto Piano HeArt è un viaggio musicale verso i luoghi d’arte di due città molto suggestive per i quali il pianista Antonio Fresa ha composto vere e proprie colonne sonore: Napoli e Venezia. Fresa, musicista di colonne sonore, esperto nella narrazione musicale che accompagna film, documentari e prodotti audiovisivi, negli ultimi anni ha sviluppato un ulteriore livello di narrazione dei luoghi attraverso la musica. The Borges Labyrinth – A Soundtrack Experience è eseguita e registrata con l’orchestra del Teatro La Fenice di Venezia e accompagna i visitatori che si immergono nel giardino della Fondazione Cini attraverso le musiche. L’effetto è un’esperienza al contempo visiva, olfattiva (il labirinto è costituito da oltre 5000 piante di bosso) e musicale che aiuta i visitatori a perdersi nella bellezza dei sentieri, per poi ritrovare l’uscita. Tesoro di San Gennaro – A Soundtrack Experience è invece la colonna sonora dell’audioguida del Tesoro di San Gennaro e racconta ben 500 anni di storia di Napoli ai visitatori che si immergono in un museo unico al mondo, la cui ricchezza pare non abbia eguali. È emblematico, poi, che il concerto del 30 settembre venga ospitato proprio da quell’Isola di San Giorgio Maggiore in cui poter visitare Vatican Chapels, la prima partecipazione dello Stato Pontificio alla Biennale di Architettura, avvenuta nel 2018: dieci cappelle progettate e costruite da altrettanti archistar di fama internazionale, dieci brani che raccontano la tensione verso la spiritualità e la ricerca di nuovi spazi che possano accogliere il visitatore consapevole. ENG Concert Piano HeArt is a musical journey that touches two very suggestive cities, for whom pianist Antonio Fresa composed what truly amount to movie scores: Naples and Venice. Fresa is a professional score composer and an expert in musical narration for film. Over the last several years, he developed yet another narration level: places and music. The Borges Labyrinth – A Soundtrack Experience will accompany visitors in an immersive visit at the garden at Fondazione Cini. The experience is visual, olfactory (the labyrinth is home to 5000 plant species) and musical. Tesoro di San Gennaro – A Soundtrack Experience is the soundtrack for the audio guide to the Treasure of Saint January, a collection of gem-studded regalia. The surrounding area is also worthy of interest: San Giorgio Island houses the first participation of the Vatican City to the Venice Architecture Biennale (2018).

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Orlando Furioso 23, 26, 28 settembre; 1 ottobre Teatro Malibran www.teatrolafenice.it Piano HeArt 30 settembre Auditorium Squero-Isola di San Giorgio www.cini.it
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L’INCANTO DI VENERE

Ogni cosa esiste grazie al vuoto che la circonda

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eatro
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Un palcoscenico volante, verticale, sospeso nel vuoto. Cinque danzatrici che si muovono come matite colorate su un foglio bianco. Le percezioni cambiano, le prospettive sfumano: orizzontale e verticale si intrecciano in una sorta di illusione prospettica. È un’apertura di grande impatto quella della terza edizione del festival di danza Venere in Teatro – Poesie del Vuoto, affidata alla performance Quadro in Venere di eVenti Verticali in collaborazione con la compagnia veneziana Vertical Waves Project, in scena martedì 5 in Piazzetta Coin a Mestre. Ed è solo il primo di una ricca programmazione che per due settimane animerà lo splendido parco urbano del Forte Marghera per un totale di 17 performance, 2 concerti, un laboratorio di 5 giorni, 2 masterclass, talk, video danza e trattamenti shiatsu.

Il Festival, curato da Live Art Cultures, apre spazi non convenzionali alla ricerca coreutica, con un cartellone che mette grandi nomi al fianco di giovani emergenti, tutti invitati a cimentarsi con il tema del “vuoto” – inteso come paura, assenza, essenza, verità, origine, come lo spazio del movimento, dell’azione, della relazione e del cambiamento. La compagnia Abbondanza/Bertoni, una delle realtà artistiche più prolifiche del panorama italiano, torna al Forte con Le fumatrici di pecore (venerdì 8), mentre la compagnia di Virgilio Sieni – già alla guida della Biennale Danza dieci anni fa – arriva per la prima volta al Festival con Satiri (giovedì 14), nuova produzione che vede in scena tra dionisiaco e apollineo Jari Boldrini e Maurizio Giunti accompagnati dalla musica di Bach eseguita dal vivo al violoncello da Naomi Berrill. Dalla Slovenia arrivano Loup Abramovici, Tomaž Grom, Teja Reba e Špela Trošt (sabato 9) con Al lavoro! «possiamo dire che il lavoro è una relazione tra due concetti – tortura e cura?»: un mix di musica, performance art e danza in modi sempre ricercati e diretti. Il duo italo-tedesco VestAndPage è in scena con Solastalgic Friction, una performance di movimento fisico sul costante ed esasperante impulso all’equilibrio in un mondo in cui la nostra presenza ha gravemente influenzato la stabilità di tutti i sistemi viventi (domenica 10), mentre Sumo Company con Mélissa Guex da Losanna chiude il Festival con un live danza-musica, una nuova creazione coreografica per percussioni e corpo danzante (domenica 17). Giovedì 7 il duo Panzetti/Ticconi si cimenta in Harleking, demone dall’identità ambigua e multipla, rivisitazione del simbolo di arlecchino; Marco D’Agostin è in scena con Best regards, la proposta di un lavoro che fa dell’assenza la ragione dell’atto scenico, «la lettera che scrivo, con dieci anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai» (venerdì 15), il Collettivo C.G.J., progetto di ricerca nato nel 2018, è in scena con Fuego (venerdì 15) con un duo maschile particolarmente energico e un formato coreografico e sonoro che si nutre di un continuo divenire, declinando sviluppi, durate, intenzioni, temi, slanci che si propagano in un tempo serrato come in un flusso senza fine; Nicola Simone Cisternino è autore e interprete di My Lonely Lovely Tale, un assolo che intreccia danza e parola (sabato 16). Due le performance outdoor: Beatrice Bresolin/Base 9 portano una performance urbana strutturata come gioco interattivo in cui l’ordine con cui le azioni si articolano viene stabilito estemporaneamente dal pubblico (domenica 10), mentre il lavoro di Parini Secondo, Speeed è un progetto coreografico e musicale ispirato alla danza Para Para dei club di Tokyo, con un’estetica coloratissima e gesti iper-dinamici (domenica 17). La performance di Sara Sguotti – artista ospite dell’edizione precedente – è un lavoro nuovo nato e costruito assieme a Arianna Ulian che trova spazio presso la sede espositiva della Fondazione Musei Civici di Venezia interna al Forte (domenica 17), un montaggio di parole, suoni e gesti attorno all’immagine di una CrePa Quelle di Francesco Corsi ( Mycelium – qual è il potere delle cose sul corpo?) e Thomas Valerio not the same, but again un lavoro sulla ripetizione, la memoria e il tempo perduto, sono due performance che confermano la collaborazione del Festival con l’Università IUAV di Venezia (sabato 16).

Aflying, vertical stage, and five dancers moving like coloured pencils on white paper. Perceptions changed, perspectives dissolve: horizontal and vertical blend into an illusion. The opening of Venere in Teatro – Poesie del Vuoto is a stunning performance by eVenti Verticali and Vertical Waves Project, due September 5 in Piazzetta Coin, Mestre. The event is but the first of a rich programme that, for two weeks will animate the urban park at Forte Marghera with a total of seventeen performances, two concerts, a five-day workshop, two masterclasses, talks, videos, dance, and shiatsu treatments. The festival, produced by Live Art Cultures, opens unconventional spaces to performing art, challenging the several companies to showcase their talent on the theme of vacuum – absence, essence, fear, truth, origin… and the space for motion, action, relation, and change. Company Abbondanza/Bertoni will perform in Le fumatrici di pecore. Former Venice Dance Biennale director Virgilio Sieni’s company will present Satiri, a new production starring Jari Boldrini and Maurizio Giunti on Bach. From Slovenia, Loup Abramovici, Tomaž Grom, Teja Reba, and Špela Trošt will stage Al lavoro! – lit. ‘to work!’ and a blend of two concepts: torture and cure. Italian-German duo VestAndPage’s performance, Solastalgic Friction, is physical motion on the continual strife for balance in a world where our presence threw every ecosystem out of any balance. Duo Panzetti/Ticconi will give the floor to Harleking, a demon of multiple, ambiguous identity. Collective C.G.J. will be on stage with Fuego, a particularly energetic performance by a male duo. Nicola Simone Cisternino is both the author and interpreter of My Lonely Lovely Tale, a solo show of dance and prose. Two outdoor shows: Beatrice Bresolin/Base 9 created an urban performance of interactive play, where the audience will dictate the rhythm; Parini Secondo’s show, Speeed, is a choreographic and musical project inspired by the Para Para dance of Tokyo clubs: a colourful, dynamic show. Local Venice university IUAV co-produced two shows: Francesco Corsi’s Mycelium (what power do things have on our bodies?) and Thomas Valeri’s not the same, but again, a work on repetition, memory, and time lost. Mélissa Guex’s Sumo Company will close the programme with a dance/music live show for drums and dancers.

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Venere in Teatro – Poesie del Vuoto 5-17 settembre Forte Marghera-Mestre liveartscultures.weebly.com di Livia Sartori di Borgoricco

theatro RASSEGNE

Quelle

Ultimi tre appuntamenti per Verde Groggia, il cartellone di appuntamenti organizzati da La Piccionaia in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Venezia. Partito a giugno, Verde Groggia è stato laboratorio per ragazzi, residenza teatrale, centro estivo, ma soprattutto una rassegna di sette appuntamenti teatrali serali gratuiti: lavori curiosi, divertenti, leggeri, perfettamente in sintonia con il contesto estivo e ameno del parco dove sono andati in scena, luogo senz’altro speciale, caro ai veneziani, verde perché giardino ma anche perché invito a respirare, aprirsi al nuovo. Il 7 settembre protagonista di un suggestivo appuntamento d’autore sarà Patrizia Laquidara con Ti ho vista ieri, recital tratto dal suo primo romanzo (Neri Pozza): tra parola recitata e cantata, la voce inconfondibile della cantautrice tratteggia il tempo avvincente di un’infanzia dai contorni magici e misteriosi.

Il giovedì successivo è il momento di Shakespearology, esilarante e spregiudicata incursione nel mondo del Bardo. Un one-man-show di Woody Neri che è a metà tra un catalogo pop di personaggi shakespeariani e un dialogo immaginario con il caro vecchio Sir William su più di 400 anni della sua storia post-mortem, dentro e fuori dalla scena. A chiudere la rassegna la prima nazionale di Pigiama party del Collettivo Baladam Bside, una ricerca sul rapporto tra finzione e realtà che racconta, parlando apparentemente d’altro, alcune derive malsane della comunicazione contemporanea, in cui è sempre più difficile elaborare una propria interpretazione personale priva di bias, pregiudizi, modelli e narrazioni altrui.

La scalata di un monte può trasformarsi in un percorso spirituale? Una possibile risposta a questo interrogativo, come alcune volte accade, la possiamo cercare a teatro. C’è infatti un monte che non rispetta le leggi della geometria euclidea: il Monte Analogo, narrato dallo scrittore francese René Daumal nel romanzo omonimo.

A questa montagna si ispira lo spettacolo La vaga grazia di Eva Geatti, in programma il 27 settembre nell’Atrio di Palazzo Grassi, nell’ambito della seconda edizione di Asteroide Amor, rassegna nata dal progetto Giovani a Teatro della Fondazione di Venezia, e curata da Susanne Franco, Delegata della Rettrice alle Attività teatrali di Università Ca’ Foscari, e Annalisa Sacchi, Direttrice del corso di laurea in Teatro e Arti performative presso lo IUAV.

La Vaga Grazia narra un viaggio e s’interrompe proprio mentre gli alpinisti intravedono il primo campo base, appena intrapreso il vero e proprio percorso spirituale; non sappiamo quindi come si conclude la ricerca che per ognuno sarà unica, non riducibile, un movimento del tutto intimo e solitario. Il tentativo è quello di far affiorare la particolare forma di confidenza dei corpi e delle menti occupate in difficili imprese, lavorando una forma di libertà che permetta alla zona del verosimile di essere intravista. Il salto laterale che il poeta decide di compiere è quello verso la ricerca di sé stessi, verso l’infinitesimo; è il tentativo di cambiare qualcosa di radicale, il desiderio di percorrere un tracciato geografico verso l’interno.

La performer ed artista visiva, Eva Geatti ha iniziato a lavorare a questo progetto nell’aprile 2021 con cinque giovani attori. In scena, è presente un concerto di sintetizzatori, realizzato dal vivo da Dario Moroldo che guida gli attori in un’escursione che avviene nel mondo, ma che in verità fa inabissare lo spettatore, come ricerca totalizzante, calma e fervente. Un viaggio iniziatico e difficile verso l’autenticità dell’essere. La Vaga Grazia cerca una risposta ad una domanda che è molto difficile riuscire a formulare, eppure viene percepita come essenziale e concreta; un posto necessario da incontrare ma che rende le persone (spettatori) piccoli e spaesati di fronte all’universo e all’esistenza. Katia Amoroso

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Verde Groggia 7, 14, 21 settembre Parco di Villa Groggia www.comune.venezia.it
La vaga grazia 27 settembre Atrio di Palazzo Grassi www.unive.it
sere al parco La grande scalata
Dopo la pausa estiva torna Asteroide Amor
Photo Elena Liscio

theatro RASSEGNE

L’altra faccia della Luna

Giunto alla 28. edizione il festival internazionale di Teatro di Strada, la Luna nel Pozzo torna, dal 29 agosto al 3 settembre, ad illuminare il centro storico di Caorle con oltre cinquanta spettacoli, presentati da più di 25 tra compagnie e artisti provenienti da tutto il mondo.

Eccellenze internazionali del teatro di strada, dell’arte circense, della clownerie, della giocoleria, della musica, della danza e tanto altro ancora si incontrano nelle piazze e nei campielli di questo borgo sul mare, dove lo spazio del quotidiano diventa palcoscenico da cui si svelano i luoghi della memoria, rievocano emozioni, magie e leggende. E i luoghi toccati dalla Luna del Festival quest’anno registrano due new entry che arrivano così a undici, andando ad aggiungersi alle location tradizionali. Negli immensi spazi immersi nel verde dell’azienda agricola Ca’ Corniani, va in scena il 30 agosto Jabali (Total control) degli Afro Jungle Jeegs, gruppo nomade e collettivo di performer kenioti con un talento creativo e una tecnica straordinari, impegnati in uno spettacolo unico per intensità ed energia, che mixa danza, acrobatica e musica. Tra i nuovi luoghi del Festival anche Corso Genova a Porto Santa Margherita, che accoglie la performance itinerante Hopper in a Box (29 agosto) presentata dagli organizzatori del Festival, la compagnia Carichi Sospesi, insieme a Farmacia Zooè. Attraverso i corpi e le voci di sei attori e attrici, i quadri del pittore americano Edward Hopper diventano tableaux vivants accompagnati dalle poesie di Raymond Carver, narratore di realtà assurde e alienate, con un tocco lieve, ironico e spesso umoristico. C.S.

Stella Meravigliosa è il titolo del 76. Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di

È un

al

dello scrittore giapponese Yukio Mishima, un testo che incarna il dilemma lacerante tra creazione e distruzione, indicando la necessità irrevocabile di una scelta. La rassegna vicentina, diretta da Giancarlo Marinelli, parte da questa riflessione e pone come filo conduttore del suo programma questo interrogativo: la forza del Mito è quella di uscire dal Testo per declinarsi in nuovi tempi e modi oppure la potenza del Mito è inscindibile da chi per primo l’ha tramandato a noi? Non solo. La metafora del preservare il Testo diventa simbolicamente anche necessità di salvare la Terra stessa: cosa dobbiamo fare? Salvarla o distruggerla? E come?

Il Ciclo si apre giovedì 21 settembre con la prima nazionale di Sette a Tebe, ispirato alla tragedia di Eschilo, con la drammaturgia e la regia di Gabriele Vacis. In questa nuova messinscena della saga della stirpe di Edipo è la gente di Tebe che assiste e commenta quel che succede. È la folla stessa a determinare gli eventi della tragedia con la sua invadenza onnipresente, capace di volgere in festa ogni evento straordinario, anche il più tragico. Domenica 24 settembre, un titolo di grande fascino, insolito per il teatro: un reading poetico itinerante che ha come protagoniste le parole struggenti di Ernest Hemingway in Di là dal fiume e tra gli alberi. Gli interpreti sono Primo Reggiani, Lella Costa e Sebastiano Somma. La Basilica Palladiana, il Teatro Olimpico e il suo Giardino sono le tre tappe di questo percorso letterario e teatrale site-specific. I testi rievocano le ambientazioni del romanzo di Hemingway, i luoghi nei quali si svolge la storia d’amore tra il colonnello Cantwell e la giovane Renata, sullo sfondo della caccia in laguna, la Guerra, l’amore vissuto tra le calli di una Venezia lontana nel tempo.

Un grande classico del Novecento per il terzo titolo: da venerdì 29 settembre a domenica 1 ottobre, al Teatro Olimpico, l’Histoire du Soldat, nella versione di Giancarlo Marinelli. Torna sul palco Drusilla Foer, attrice icona di stile e di ironia, con Andrè De La Roche nei panni del Diavolo e con Beatrice Venezi, direttore d’orchestra tra i più acclamati a guidare la musica dal vivo eseguita dall’ensemble cameristico dell’Orchestra del Teatro Olimpico. L’opera, musicata da Igor Stravinskij, è stata scritta nel 1918 e racconta tutto il dolore della guerra con la perdita dei riferimenti e la ricerca di senso nel tempo e nello spazio. Per la sezione Off, lo spettacolo itinerante Still Novo – Cancellare, correggere, disseppellire, un’opera interattiva con la regia di Daniele Bartolini (29 settembre-1 ottobre). Una performance audience-specific che si rivolge a 25 spettatori, proponendo due diversi percorsi che si snodano in luoghi monumentali del centro storico, due tragitti collettivi e introspettivi creati dagli spettatori stessi. Il titolo indica il potere dirompente di questa performance che parte dalla rivoluzione linguistica del “dolce stil novo”, la proietta nel contemporaneo, ricercando comunque il cambiamento, “ancor” nuovo: still novo Katia Amoroso

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76. Ciclo di Spettacoli Classici 21, 22, 23, 24, 29, 30 settembre; 1 ottobre Teatro Olimpico-Vicenza www.tcvi.it Vicenza. riferimento romanzo
Il potere del mito
Un nuovo Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico
La Luna nel Pozzo 29 agosto-3 settembre Caorle lalunanelpozzofestival.it
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theatro

RITORNO A TEATRO

Teatro continuo Un ricordo di Pierluca Donin

Pierluca Donin, direttore generale di Arteven, “Associazione regionale per la promozione e la diffusione del teatro e della cultura nelle Comunità Venete”, è improvvisamente venuto a mancare nei giorni scorsi dopo una brevissima malattia. Donin, attore, autore e regista, oltre che grande organizzatore e deus ex machina di Arteven, che unisce oggi circa 80 teatri del Veneto, ha rappresentato un punto fermo per la cultura regionale e non solo. A partire dal 1991 aveva lavorato alla costruzione della sua creatura, Arteven, un circuito multidisciplinare regionale, divenuto una delle istituzioni culturali più importanti e di maggior prestigio in Veneto e tra i primi soggetti in Italia per l’organizzazione e la diffusione dello spettacolo dal vivo.

Dal 2019 Donin aveva assunto la presidenza di Arti, l’Associazione delle Reti Teatrali Italiane mono e multidisciplinari regionali diffuse sul territorio nazionale, con sede a Roma. È stato anche per anni docente a contratto di Industria dello spettacolo presso la facoltà di Lettere e Filosofia di Ca’ Foscari.

Ci piace qui riportare un estratto di un suo intervento del maggio 2022, dal significativo titolo Il teatro, il bancomat e il turista : «Alla fine, alla sera, le uniche attività aperte nella mia città sono il bancomat e il teatro. Il teatro svolge anche una funzione di natura sociale importantissima, non quantificabile economicamente. Non ha minimamente la possibilità di essere confuso con un’attività di impresa: in qualche maniera, attraverso i fondi pubblici, svolge un’azione di presidio anche alla sicurezza che non torna in termini di spesa uguale ricavo. Il teatro svolge una funzione sociale importantissima ancor più in questo momento rispetto a soli quattro o cinque anni fa. Se invece pensiamo che il teatro debba stare assieme al turismo, alle attività per attrarre persone diverse da uno spettatore che ha voglia di passare il proprio tempo con il teatro, rischiamo un isolamento o quanto meno un’omologazione rispetto al meccanismo della creatività artistica. Dobbiamo fare molta attenzione e non portare mai all’omologazione artistica, anche se tutto il sistema e le procedure ci vogliono portare là, dicendo loro quel che devono fare. Questa è una battaglia da fare sul piano intellettuale, ovviamente con l’aiuto degli artisti, ma anche con l’aiuto dei tecnici che mettono a posto le cose. È necessario non confonderci: non perché siamo aristocratici rispetto agli altri lavoratori, ma per ribadire la funzione del teatro rispetto le altre forme culturali. Voglio credere che mai come oggi il teatro, la musica, la danza, il circo contemporaneo, siano gli strumenti necessari all’umanità e l’ultimo luogo rimasto dove condividere emozioni collettive in maniera artigianale per il pubblico e artistica per chi sale sul palco. È rimasto solo questo».

Il Teatro Stabile del Veneto dedicherà a Pierluca Donin la riapertura del rinnovato Teatro Goldoni, il 30 settembre. Fabio Marzari

Il Teatro Goldoni riapre al pubblico sabato 30 settembre, continuando le celebrazione per i suoi primi 400 anni con una grande serata che vedrà protagonisti ospiti d’eccezione per rievocare, con parole e musica, spettacoli e artisti che hanno animato con il loro talento il palcoscenico del teatro più antico del mondo. Una riapertura speciale, che vedrà gli spettatori fare ritorno in un teatro rinnovato, dopo i lavori di restyling che lo hanno interessato per parte della stagione 2023. Un’operazione in realtà iniziata già nel 2020 con i lavori di preparazione e ora conclusasi con gli interventi necessari all’ottenimento del Certificato di Prevenzione Incendi, tra cui lavorazioni di restauro e manutenzione dei beni immobili, l’adeguamento degli impianti elettrici – quello originario risaliva al 1979 e nel tempo aveva subito varie manutenzioni e adeguamenti, ma senza una progettazione generale di coordinamento – e opere di impianti di bonifica e protezione ambientale, per un investimento complessivo di oltre un milione di euro stanziato dal Comune di Venezia. La manutenzione straordinaria ha interessato anche la sala, che ora si presenta in una nuova veste, grazie alla sostituzione della moquette e del vecchio modello di “poltrona Goldoni”. Le nuove sedute della platea, pur mantenendo la forma e il classico colore rosso-arancio, si distinguono per un design moderno, sono realizzate con materiali più resistenti e durevoli, e offrono una struttura più comoda e confortevole. È stata realizzata inoltre un’area di sosta destinata a quattro carrozzine per rendere il teatro Goldoni sempre più accessibile a tutti gli spettatori. Completa l’opera un nuovo impianto audio ad integrazione di quello esistente, posizionato e mimetizzato completamente con le strutture del teatro in linea con gli standard internazionali.

Tutto è pronto per una nuova straordinaria stagione!

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www.teatrostabileveneto.it

PIAZZA GRANDE

In democrazia non ci sono scorciatoie per coltivare il rinnovamento e possibilmente il miglioramento della classe dirigente: è l’intera cultura civica e politica di un paese che deve crescere

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Dopo l’agosto delle masserie pugliesi e delle ville albanesi, di generali in pieno delirio verbale e amenità di ogni genere, torna la politica, quella seria, dal 7 al 10 settembre a Mestre, con il Festival della Politica, edizione numero 12 che ha come titolo La globalizzazione dopo la globalizzazione

Grazie a Fondazione Gianni Pellicani, M9 – Museo del Novecento, Fondazione di Venezia, Comune di Venezia e Camera di Commercio Venezia Rovigo, l’appuntamento con gli approfondimenti del presente guardando al futuro trova sempre dei protagonisti di primo piano per scavare oltre la superficie e andare oltre le polemiche quotidiane che sono divenute un esercizio retorico completamente inutile, perché superate continuamente dal capitolo successivo e da quello ancora dopo.

Sarà Paolo Gentiloni ad inaugurare il Festival della Politica 2023. Il Commissario per gli affari economici e monetari dell’Unione Europea interverrà alla giornata di anteprima mercoledì 6 settembre, intervistato da Marco Damilano. La partecipazione al festival di una personalità come Gentiloni costituisce l’avvio ideale per un’edizione che intende discutere il futuro dell’Europa nel nuovo contesto globale. Dopo aver ospitato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, David Sassoli, Ségolène Royal e altre figure istituzionali di alto prestigio, la presenza di Gentiloni è un’ulteriore conferma di come il Festival abbia saputo affermarsi come luogo privilegiato di confronto sull’attualità politica nel panorama nazionale. Con una quarantina di eventi divisi in dibattiti, dialoghi, presentazioni di libri, workshop e spettacoli, il Festival riporta il confronto politico nelle piazze con il contributo di alcuni tra i principali protagonisti della vita culturale italiana, studiosi, giornalisti, analisti, politici e altre personalità, per un totale di più di 90 ospiti. Oltre a Massimo Cacciari e Nicola Pellicani, che ne sono animatori, tra i protagonisti si annoverano il già citato Paolo Gentiloni, Maurizio Molinari, Carlo Cottarelli, Donatella di Cesare, Marco Damilano, Ilvo Diamanti, Angelo Panebianco, Alessandra Ghisleri, Chiara Valerio, Pietro del Soldà, Veronica De Romanis, Marco Ansaldo, Annalisa Cuzzocrea Stefano Massini, Andrea Rinaldo, Linda Laura Sabbadini, Antonio Gnoli, Giacomo Marramao, Luigi Brugnaro, Donatella Sciuto, Giovanni Orsina, Francesca Coin, Michele Bugliesi, Marta Ottaviani.

Meritano una segnalazione due incontri all’M9 per altrettanti anniversari che segnarono in modo drammatico la memoria del Paese: gli 80 anni dall’8 settembre 1943, in cui per qualche ora si ebbe l’illusione della Guerra finita e invece fu l’inizio di una catastrofica guerra civile e di un’efferata occupazione nazifascista, e i 60 anni dalla tragedia del Vajont, una ferita mai rimarginata nella storia italiana.

Nicola Pellicani, Segretario della Fondazione intitolata al padre Gianni e promotore del Festival, ha risposto alle nostre domande, raccontandoci in anteprima le peculiarità dell’edizione 2023.

L’appuntamento di settembre ci ha abituato nel corso degli anni ad aperture con personaggi di primissimo piano. L’edizione 2023 si apre con la presenza di Paolo Gentiloni. Questo testimonia l’autorevolezza, si direbbe oggi la “reputation”, raggiunta dal Festival. Perché invece a Roma non si guarda con la dovuta attenzione a Mestre? Non mi pare di leggere nomi di ministri tra i partecipanti. Non è che stravolgendo il famoso proverbio in Dum Mestrae consulitur, Romam expugnatur, siamo vicini al vero?

Mestre meriterebbe certamente più attenzione. Negli anni il nostro Festival è diventato un appuntamento significativo della discussione politica nazionale. Penso ad esempio all’intervento che tenne Giorgio Napolitano da Presidente in carica, ancora oggi ricordato come uno dei discorsi più profondi e importanti della sua presidenza. O al dibattito sulle riforme che sviluppammo attraverso diverse edizioni, coinvolgendo figure di primo piano come Zagrebelsky e altri. O in tempi più recenti la riflessione su temi europei, condotta anche con ospiti internazionali come Yves Meny e Ségolène Royal. Il nostro intento è quello di alimentare una discussione di ampio respiro, che rifugge dalla polemica di giornata per invece perseguire l’approfondimento, l’analisi, la proposta. Saremmo felici di ospitare più ministri e figure delle istituzioni, purché ci sia la disponibilità ad entrare in questo spazio di confronto aperto e polifonico, dove l’attenzione non è sulla polemica ma sul pensiero politico.

La globalizzazione dopo la globalizzazione è il tema dell’edizione 2023. Si allude al fatto che il crescente sovranismo sia in qualche modo un processo ineluttabile?

Semmai il contrario. Quello che oggi è entrato in crisi è il modello di globalizzazione coltivato a partire dagli anni ‘90. Era un progetto di globalizzazione figlio della caduta del muro di Berlino: la guerra fredda era finita e si pensava di poter realizzare un mondo unipolare, unito dall’espansione dei mercati e regolato da un sicuro primato degli Stati Uniti. Oggi invece ci troviamo di fronte un mondo sempre più multipolare, che intorno alla grande competizione tra America e Cina vede moltiplicarsi le tensioni geopolitiche locali. È un mondo certamente più complesso e anche più incerto e pericoloso, come dimostra la guerra in Ucraina. Ed è un mondo che sta mettendo in difficoltà i sovranismi nazionali per come li conoscevamo. Perché in un mondo diviso in blocchi c’è meno spazio per le “piccole patrie”: si stringono i ranghi delle alleanze internazionali e ogni scelta politica deve fare immediatamente i conti con lo scacchiere globale. Alla luce di tutto questo vediamo che la narrazione dei sovranismi si trova sempre più spesso in contraddizione con la dura realtà del governare. Per cercare di uscire da questa impasse, oggi i progetti sovranisti si stanno ripensando. Al Festival ragioneremo anche di questo, cercheremo di capire in che direzione evolveranno.

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Festival della Politica 2023 6-10 settembre M9 – Museo del ‘900, Piazza Ferretto, Mestre www.festivalpolitica.it

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NICOLA PELLICANI FESTIVAL DELLA POLITICA

Ci saranno stagioni migliori per la sinistra in Italia e in Europa, oppure anche in Europa nel 2024, con le elezioni del nuovo Parlamento, dovremo assistere ad un’ulteriore svolta a destra, verso un’Europa delle nazioni, divise, e non dei popoli un po’ più coesi? Ovviamente nessuno ha la palla di vetro, ma al Festival cercheremo di capire in che modo si sta ridisegnando la geografia politica europea, quella del consenso così come quella delle alleanze politiche. Credo che il dato più saliente del nostro tempo sia quello di trovarsi al cospetto di problemi così epocali da mettere in crisi molte strategie del consenso tradizionali. Penso alla guerra, alla crisi economica e soprattutto alla questione ecologica. Come pochi giorni fa ricordava il Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo su Repubblica, «il clima non è né di destra né di sinistra»; al di là di propagande e demagogie è un problema enorme che nessun paese può affrontare da solo. Purtroppo sembra che oggi in molti casi siano figure esterne alla politica ad avere il più alto grado di consapevolezza su questi temi. Protagonisti del mondo della cultura o della ricerca, come appunto Andrea Rinaldo, massimo idrologo mondiale che ieri era a Stoccolma per ricevere, per l’appunto, il Nobel dell’Acqua, e che il 9 settembre sarà con noi al Festival per discutere di emergenza idrica e di politiche per fronteggiare il cambiamento climatico.

La quota giovane è stata invitata ad essere protagonista del programma al pari degli interpreti consolidati della politica nazionale e non solo. Come il Festival può incidere per la creazione di una nuova classe politica o per il rinnovamento di essa?

È un dato importante e confortante che oggi l’Italia esprima tanti giovani talenti: analisti, politologi, reporter capaci di innovare il dibattito e di fornire

letture nuove della realtà. Al festival abbiamo voluto dare spazio a questa nuova leva mettendola a confronto con la generazione più affermata, nell’ottica di contribuire all’arricchimento e al rinnovamento del dibattito pubblico. Penso a nomi come Gilles Gressani, Cecilia Sala, Lorenzo Pregliasco, Greta Cristini, Giacomo Bottos, Silvia Sciorilli Borrelli e agli stessi curatori ospiti Alessandro Aresu e Chiara Albanese. Questa nuova leva di brillanti analisti si incrocerà con personalità da tutti conosciute e riconosciute quali Massimo Cacciari, Angelo Panebianco, Maurizio Molinari, Ilvo Diamanti, Donatella Di Cesare. Credo che, per essere all’altezza del momento storico che stiamo vivendo, in Italia dobbiamo aprire una nuova stagione di grande dibattito che si confronti con i problemi reali, che sappia riavvicinare le persone alla politica approfondendo realmente i temi e rifuggendo le demagogie, i tribalismi, le semplificazioni da social. Al Paese non mancano certo i talenti, le competenze, le intelligenze. Serve invece moltiplicare gli spazi e le occasioni di approfondimento, di discussione aperta e seria. Noi da dodici anni lo facciamo nelle piazze di Mestre, cercando di dare un contributo allo sviluppo di una cultura politica più consapevole e di un dibattito più approfondito e ambizioso. In democrazia non ci sono scorciatoie per coltivare il rinnovamento e possibilmente il miglioramento della classe dirigente: è l’intera cultura civica e politica di un paese che deve crescere.

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Mestre7-10settembre2023

la globalizzazione dopo la globalizzazione

MERCOLEDÌ 6

17.30 – Chiostro M9

I DIALOGHI . Democrazie versus Autocrazie: la sfida del mondo post global

Gianpaolo SCARANTE, Marta OTTAVIANI, Federico FABBRINI con Arcangelo BOLDRIN

A cura di Fondaco Europa

19.00 – Chiostro M9

I DIALOGHI. L’Europa nel mondo globale

Paolo GENTILONI con Marco DAMILANO

introduce Nicola PELLICANI

21.00 – Chiostro M9

I DIALOGHI . Perché la guerra?

Donatella DI CESARE, Renzo GUOLO con Marco FILONI

GIOVEDÌ 7

11.30 – Chiostro M9

Presentazione del FESTIVAL DELLA POLITICA

Saluti istituzionali

16.00 – Piazzetta Malipiero ORIENTE E OCCIDENTE.

Destra e Sinistra tra Sovranismi e Popolo

Marco TARCHI con Antonio GNOLI

16.30 – Chiostro M9

I LIBRI . That’s Politica!

Chiara ALBANESE, Marco SIMONI, Silvia SCIORILLI BORRELLI

17.00 – Auditorium M9

I DIALOGHI . L’Italia, la ricerca e la globalizzazione dei talenti

Fabrizio DEL MAFFEO, Donatella SCIUTO, Michele BUGLIESI , Marco FILONI con Alessandro ARESU

17.30 – Piazza Ferretto Duomo

I LIBRI . Le grandi dimissioni.

Il nuovo rifiuto del lavoro

Francesca COIN con Maurizio BUSACCA

18.00 – Chiostro M9

I LIBRI . La tecnologia è religione

Chiara VALERIO, Pietro DEL SOLDÀ con Alessandro RUSSELLO

19.00 – Piazza Ferretto

I DIALOGHI . Il dominio del XXI secolo e la guerra dei capitalismi

Massimo CACCIARI, Gilles GRESSANI , Cecilia SALA con Alessandro ARESU

21.00 – Chiostro M9

I DIALOGHI . La competizione tra le città nel mondo globale

Luigi BRUGNARO con Claudio CERASA

VENERDÌ 8

16.00 – Piazzetta Malipiero ORIENTE E OCCIDENTE.

Il tramonto dello Stato nazione

Giacomo MARRAMAO con Antonio GNOLI

16.00 – Piazza Ferretto Duomo

I DIALOGHI . Reshoring, energia e lavoro:

la nuova Italia industriale

Stefano MICELLI, Antonella NONINO, Alberto BABAN con Paolo POSSAMAI

17.30 – Chiostro M9

I DIALOGHI . Centri e periferie nel vecchio continente

Alessandra GHISLERI, Giovanni ORSINA con Giovanni DIAMANTI

17.30 – Piazza Ferretto Duomo

I LIBRI La casa sul Nilo

Denise PARDO con Michelangela DI GIACOMO

18.00 – Corte M9

I DIALOGHI . Donne e potere. Tra storia e attualità.

Alessandra NECCI, Armando SAVIGNANO

19.00 – Piazza Ferretto

I DIALOGHI . Il futuro dell’Italia nella nuova globalizzazione

Massimo CACCIARI , Ilvo DIAMANTI

Angelo PANEBIANCO, Linda Laura SABBADINI

WORKSHOP – @M9Lab ore 11.00 in collaborazione con Quorum/YouTrend

Giovedì 7 – Leggere i sondaggi: come decodificare l'opinione pubblica nell'era digitale con Davide POLICASTRO

Venerdì 8 – Verso le Europee. Come si costruisce una campagna vincente? con Martina CARONE e Francesco INTINI

Sabato 9 – Digital PR: una presenza online senza confini con Leonardo BUCCIONE e Giorgia FIORETTI

VISITE GUIDATE ALLA MOSTRA RIVOLUZIONE VEDOVA

7 e 8 settembre, ore 17 9 e 10 settembre, ore 11 e ore 17

La mostra presenta tanto la rivoluzione che Emilio Vedova ha rappresentato nella storia della pittura italiana quanto le sue battaglie per i diritti civili, il pacifismo, contro l’inganno delle ideologie e la violenza delle dittature.

Visita gratuita inclusa nel prezzo del biglietto. Posti limitati.

Info e iscrizione obbligatoria: ufficiogruppi@m9museum.it

Con il patrocinio di Main partner

SABATO 9

11.00 – Chiostro M9

I DIALOGHI. Suolo e paesaggio: quale futuro con questo presente?

Paolo PILERI, Chiara VISENTIN con Andrea ELLERO

Evento realizzato nell’ambito del progetto

“Equo e Solidale: l’altra faccia del clima”

11.30 – Auditorium M9

I DIALOGHI Ad 80 anni dall'8 settembre

Giulia ALBANESE , Umberto GENTILONI con Livio KARRER A cura di Museo M9

16.00 – Piazzetta Malipiero ORIENTE E OCCIDENTE.

La dissoluzione democratica e l’incubo di Weimar

Fulco LANCHESTER con Antonio GNOLI

16.00 – Chiostro M9

I LIBRI. La governance globale. Appunti per il XXI secolo

Giorgio BENIGNI , Roberto MENOTTI con Daniele FRIGERI

17.00 – Piazza Ferretto Duomo

I DIALOGHI Che cosa resta della globalizzazione?

Paolo BRICCO, Aldo SCHIAVONE, Maria Rosaria FERRARESE con Luca PICOTTI

17.30 – Chiostro M9

I LIBRI . La marcia turca

Marco ANSALDO con Gianpaolo SCARANTE

18.00 – Corte M9

I LIBRI . Leader per forza

Antonio FUNICIELLO, Marcella PANUCCI con Giacomo BOTTOS

18.30 – Piazzetta Malipiero

I LIBRI . Mafia e Globalizzazione.

La multinazionale dei clan che sta conquistando il mondo

Floriana BULFON con Moris GASPARRI

19.00 – Piazza Ferretto

I DIALOGHI Il governo dell’acqua.

Conversazione conil Premio Nobel dell’Acqua

Andrea RINALDO con Antonio GNOLI

21.00 – Chiostro M9

SPETTACOLO. Il masso nel bicchiere.

A 60 anni dalla tragedia del Vajont

Gualtiero BERTELLI , Edoardo PITTALIS, Cimo NOGARIN

DOMENICA 10

16.00 – Piazza Ferretto Duomo

I DIALOGHI . Quale ruolo globale per la nuova Cina?

Simone PIERANNI, Giulia DAL MASO, Renzo CAVALIERI con Laura DE GIORGI

16.00 – Piazzetta Malipiero

ORIENTE E OCCIDENTE.

Il Novecento, degenerazione o decisione del Politico

Elettra STIMILLI con Antonio GNOLI

16.30 – Chiostro M9

I LIBRI . Geopolitica. Capire il mondo in guerra

Greta CRISTINI con Carlotta MINGARDI

17.30 – Piazza Ferretto Duomo

I LIBRI . Il paese che siamo

Lorenzo PREGLIASCO con Sofia VENTURA

18.00 – Chiostro M9

I DIALOGHI . Le diseguaglianze

nell’età postglobale

Maurizio MOLINARI , Linda Laura SABBADINI , Annalisa CUZZOCREA con Luca MOLINARI

18.00 – Corte M9

I LIBRI . Re Giorgio. Dietro le quinte di una Presidenza Daniela TAGLIAFICO con Edoardo PITTALIS

19.00 – Piazza Ferretto

I DIALOGHI. PNRR, potenzialità e limiti

Carlo COTTARELLI , Veronica DE ROMANIS con Roberto PAPETTI

21.00 – Teatro Toniolo

STEFANO MASSINI RACCONTA. La parola lavoro Stefano MASSINI

Sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica

Partner

Con il sostegno di Mediapartner Technical partner

Con la collaborazione di

Incontri, dialoghi, interviste, spettacoli, presentazioni di libri, eventi speciali, workshop nel centro di Mestre

Direttore Nicola Pellicani

Curatori ospiti Alessandro Aresu

e Chiara Albanese

12 a edizione www.festivalpolitica.it

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anteprimamercoledì6

STAIRWAYS TO VENICE

The most fabulous staircases of the City

Scuola Grande San Giovanni Evangelista and Scala Contarini del Bovolo

biglietto combinato | combined ticket

gioiellinascostidivenezia.it | scuolasangiovanni.it

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Il fascino dell’incertezza

Al Festival delle Idee una bussola per navigare il futuro

Giunto alla quinta edizione, il Festival delle Idee è nato da un’intuizione di Marilisa Capuano con l’Associazione Futuro delle Idee. A dimostrazione di come il progetto iniziale abbia preso forma e concretezza con un successo crescente di edizione in edizione, al Festival è stata riconosciuta autorevolezza e riconoscibilità anche istituzionale con l’inserimento tra i Grandi Eventi della Regione del Veneto, patrocinato dalla Regione e dal Comune di Venezia. Lo spirito della manifestazione è di mettere in connessione i luoghi e le persone, gli enti, le istituzioni e le realtà socio-culturali presenti sul territorio. Il Festival vuole diventare un polo di attrazione di pensieri anche differenti, con l’intento di offrire un contributo alla rigenerazione urbana della terraferma veneziana, per una sua progettazione culturale in chiave futura e la valorizzazione di alcuni luoghi simbolo del territorio.

Una proposta che attraversa la cultura pop per arrivare all’eccellenza del pensiero, scavando nel mondo presente.

Il Festival 2023 si estrinseca con più di 30 eventi che coprono un periodo che va dal 26 settembre per arrivare al 27 ottobre, con un’anteprima il 17 settembre. Tema dell’edizione: L’elogio dell’incertezza. Sembra mutuata dalla Lode del dubbio di Bertolt Brecht la riflessione alla base del Festival che intende soffermarsi su un sentimento tanto diffuso quanto temuto nella nostra epoca. Al mutare naturale cui sono sottoposti affetti, lavoro, salute, finanze e relazioni sociali si aggiungono gli effetti imprevedibili di guerra, pandemia e cambiamenti climatici. Eppure l’incertezza non è solo una minaccia, essa può essere intesa come forza rigeneratrice capace di spingerci alla ricerca di nuove soluzioni, aiutarci a non temere il cambiamento, diventare un valore, forse una necessità se si vuole progredire nel proprio percorso verso la conoscenza. Utilizzando le parole del filosofo francese Edgar Morin, si può affermare che «la vita è una

navigazione in un oceano di incertezze attraverso isole di certezze. Anche se celata o rimossa, l’incertezza accompagna la grande avventura dell’umanità, ogni storia nazionale, ogni vita individuale».

In un’epoca di semplificazioni, l’incertezza porta con sé il valore del dubbio, l’assenza di una verità definitiva e apre la strada ad uno sguardo creativo e più aperto sul mondo. Accettare l’ignoto, invece di temerlo, permette di controllare il nostro agire senza lasciarsi dominare dai capricci del futuro e della paura. Filosofi e psicologi, artisti, giornalisti e scienziati si confrontano nel tentativo di offrire una bussola per navigare o semplicemente ricercare insieme un rimedio possibile contro il pessimismo imperante.

Il 17 settembre a Venezia, all’Auditorium Santa Margherita l’evento di anteprima con la scrittrice statunitense R.J. Palacio, autrice del fenomeno editoriale per ragazzi Wonder. Con La gentilezza e la memoria condurrà il pubblico in un viaggio inedito attraverso la sua carriera di scrittrice. Un evento unico ci sarà il 18 ottobre con lo storico fondatore di Lonely Planet, Tony Wheeler, in dialogo con Beppe Severgnini. Tra i molti nomi di ospiti illustri si segnalano Umberto Galimberti, Alessandro D’Avenia, Amitav Ghosh, Paolo Borzacchiello con Paolo Stella, Pegah Moshir Pour, Vincenzo Schettini, Mario Calabresi, Marco Bianchi, Don Antonio Spadaro, Amara, Vito Mancuso, Giovanni Caccamo, Sonia Bergamasco, Stefania Parmeggiani. Tre incontri da non perdere all’M9: Maura Gancitano il primo ottobre con Le sfide dell’essere umano tra Intelligenza Artificiale e Metaverso; Ersilia Vaudo Scarpetta il 29 settembre con L’incertezza oltre i confini del cosmo ; Eraldo Affinati, il 30 settembre con Delfini, vessilli, cannonate Elisabetta Gardin

Festival delle Idee 17 settembre-24 ottobre festivalidee.it

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FESTIVAL DELLE IDEE

IL VENETO LEGGE

Il 29 settembre 2023 prende il via l’avvincente maratona culturale, giunta alla settima edizione, che vede scendere in pista come atleti i lettori. Nelle 24 ore di ‘competizione’, promossa dall’Assessorato alla cultura della Regione del Veneto insieme alla sezione regionale dell’Associazione Italiana Biblioteche AIB e all’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, gli ‘sportivi’ leggeranno senza sosta, assisteranno a letture da parte di amatori, di autori ed educatori provenienti da tutta la Regione con l’obiettivo di contribuire a rendere la pratica della lettura un’abitudine sociale diffusa e riconosciuta. Tema scelto per questa edizione e filo rosso delle diverse presentazioni e letture: la letteratura di fiume in tutte le sue sfumature, dalle letture più fiabesche e legate al folklore, a quelle storiche, alla narrazione e al racconto di viaggio nei vari luoghi dei comuni veneti scelti per l’occasione.

I sessant’anni dal disastro del Vajont – la terrazza del Museo del Vajont ospiterà la staffetta finale di lettura –, il 60. anniversario dalla pubblicazione di Libera nos a Malo di Luigi Meneghello e il centenario di Italo Calvino sono i temi collaterali di questa entusiasmante e lunghissima edizione de Il Veneto Legge 2023 ilvenetolegge.it

EQUILIBRI

«In un Paese con un tasso di lettura tra i più bassi d’Europa, il Veneto e la vicina Lombardia mostrano dati incoraggianti che si avvicinano alla media europea, ovvero di un libro letto all’anno per sette cittadini su dieci – afferma Cristina Giussani, presidente Confesercenti Venezia e presidente nazionale del Sil, sindacato librai e cartolibrai –. Per questo abbiamo promosso in una città come Venezia che ha, sin dall’antichità, uno stretto legame con il testo scritto, un evento che mette in luce gli editori e librerie venete indipendenti, le loro ultime novità e successi editoriali».

Nasce Equilibri, la prima fiera del libro a Venezia, promossa da Confesercenti e dall’associazione culturale Venezia Invita, con il patrocinio della Regione Veneto, ospitata nella settecentesca biblioteca del Convento di San Francesco della Vigna dal 30 settembre al primo ottobre. Due giorni durante i quali editori, librerie, autori e critici si confronteranno con il pubblico sulle novità del settore, sull’editoria e la scrittura. Equilibri è uno spazio aperto alla lettura e al lettore dove immergersi nei libri d’arte, di musica, di illustrazioni e fotografia, dalla manualistica alla narrativa, libri per l’infanzia e laboratori di scrittura e lettura.

Biblioteca di San Francesco della Vigna 30 settembre-1 ottobre

Calle San Francesco, Castello 2786 www.veneziainvita.biz

Alto

Forse perché siamo un po’ rassegnati ad un destino quasi inevitabile per Venezia, ma quando nel bel mezzo di una torrida estate, in rio terà Secondo, tra campo San Polo e campo San Giacomo dall’Orio, là dove c’era parecchio tempo fa una trattoria famosa oltre che per la bontà della cucina casalinga servita sempre con molta calma – da qui il nome “Il Lento” –, anche per i battibecchi tra il marito in sala e la moglie ai fornelli, è stata aperta una libreria Feltrinelli, la prima in città, un brivido di felicità ha contagiato tutti. Una traccia di vita normale, più a servizio degli abitanti che dei foresti e soprattutto un punto vendita di libri, allestito come una libreria di quartiere, in cui le copertine si riescono a vedere senza essere distratti da un numero spropositato di volumi esposti. Un’occasione di nutrimento per le nostre menti affaticate e bisognose di spaziare oltre gli scomodi orizzonti del consueto, felici di constatare che ancora c’è chi crede e investe in Venezia, intesa come città e non come destinazione. Giovanni Montanaro ne Il Libraio di Venezia utilizza una definizione, quasi profetica, che cade a pennello per questo nuovo luogo di aggregazione e socialità ad “alto volume”: «una libreria di quelle che ti sorprende che esistano ancora, anche se ci sono in ogni città, tenaci come guerrigliere, eleganti come principesse».

L’apertura ufficiale della Feltrinelli prevista a metà settembre, dopo il soft opening delle scorse settimane, coincide con un mese dedicato alla letteratura, che si apre con l’importante rassegna di Mantova, dal 6 al 10. Trovare le parole è la sfida che attraversa la ventisettesima edizione di Festivaletteratura: mettere insieme le parole, provare a ricucirne il senso, misurarne la ‘tenuta’ e farne dialogo è lo sforzo che da sempre impegna il Festival e si esprime nell’invitare autrici e autori da tutto il mondo, aprendo sempre nuovi spazi di ascolto e di scambio. E ancora Pordenonelegge, giunto alla sua 24. edizione, dal 13 al 17 settembre, un originale osservatorio sulla letteratura del nostro tempo con protagonisti italiani e stranieri e molti di loro impegnati nei Dialoghi sul romanzo

Last, but not least, l’appuntamento veneziano per eccellenza con la finalissima del Campiello alla Fenice il 16 settembre. Nel numero estivo del nostro magazine e sul sito www.venezianews.it si trovano le interviste ai cinque finalisti, in attesa di conoscere il vincitore. Fabio Marzari

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LETTURE
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Libreria Feltrinelli San Polo 2245/A www.lafeltrinelli.it
volume La libreria libera la città

PAROLE a cura di Renato Jona

RUOLO

Se dovessimo rispondere improvvisamente alla domanda: «che cos’è il ruolo?», termine che usiamo comunemente, con sicurezza incredibile e con naturale frequenza, ci renderemmo conto che il compito non risulterebbe così facile come inizialmente potrebbe apparire. Uno dei primi significati che istintivamente ci verrebbe da citare forse è quello di mansione. Infatti sembra talvolta che mansione e ruolo siano sinonimi.

Tuttavia, ruolo contiene in sé aspetti maggiormente delicati, talvolta impalpabili, sfumature raffinate, come ad esempio quello di incarico (l’assegnazione di un ruolo) attribuito non solo a una persona, ma anche semplicemente a una funzione in posizione gerarchica. Ma se da un lato il ruolo è correlato a una serie coerente di azioni e prevede particolari attenzioni, atteggiamenti, cure orientate in modo prestabilito al verificarsi di determinate circostanze, d’altro canto può limitarsi anche soltanto a indicare i confini che non debbono esser superati e ciò, ad esempio, per non interferire con altre persone, con altri incarichi che già li prevedono. Per maggior chiarezza, per evitare il sovrapporsi di ruoli e di mansioni (che in questo caso potrebbero avere significato analogo) e di conseguenza la creazione di zone non chiare per quanto attiene la responsabilità, con ovvie conseguenze. A questo punto i due termini (ruolo e mansione) ci danno la netta sensazione di essere equivalenti.

Ma non è sempre così.

Qualche volta ruolo corrisponde al significato di funzione, senza necessità di includere il significato di incarico. In natura, ad esempio, possiamo constatare che una specie animale svolge il ruolo di consentire a un’altra specie di sopravvivere e ciò semplicemente con la propria presenza, o con il proprio modo di comportarsi. Chi non conosce il comportamento delle api che, grazie alla loro semplice esistenza e al loro comportamento, provvedono al “trasporto” del polline, addirittura in forma… involontaria, permettendo la riproduzione di alcune specie di fiori?

Per passare ad esempi più comuni che sicuramente tutti abbiamo sotto gli occhi pensiamo al significato del termine ruolo, senza necessità di attribuzione di incarichi. Si pensi al ruolo di una madre che assume naturalmente una funzione essenziale nell’allevamento, nella cura e nella crescita dei figli. In questo caso il concetto di incarico risulta assolutamente fuori luogo.

Una donna o un animale femmina, dal momento in cui diventa madre, decide di rinunciare spontaneamente e istantaneamente e almeno parzialmente alla propria libertà a favore dei figli, mettendosi al servizio delle loro esigenze nutrizionali ed educative.

E, nella nostra panoramica, a questo punto, per completezza, dobbiamo considerare un altro significato del termine ruolo, apparentemente privo delle sfumature che talvolta lo caratterizzano rendendolo conseguenza di un incarico, ma dettato da esigenze logiche del vivere comune. Siete pronti a considerarlo, esclusivamente in questa sede, soltanto da un punto di vista della parola, solo lessicale, senza connotazioni negative o preoccupanti? Si tratta di un ruolo pur necessario, ancorché, il più delle volte, considerato a dir poco… allarmante o, se non altro, comunque sgradevole.

Lo so, avrei desiderato risparmiarvi questa indicazione, ma per onestà, mi sarei sentito in colpa se l’avessi omessa: si tratta proprio del ruolo delle tasse! State tranquilli. In questa sede, tuttavia, consideriamo l’espressione soltanto ed esclusivamente dal punto di vista del significato!

I ruoli tributari, dunque, sono atti della riscossione che consentono l’acquisizione coattiva delle somme pretese da altri atti, impositivi o sanzionatori, ma anche, talvolta, da essi stessi determinati. (E, considerato il fatto che ormai siamo in argomento, per completezza, accenniamo pure alle “cartelle di pagamento” che permettono di conoscere il ruolo che riguarda il singolo contribuente).

Come sono caduto in basso! Le parole e i significati sono come le ciliegie: una tira l’altra! E adesso possiamo risalire la china, ritornando a livelli più accettabili, un po’ più… gradevoli, pur rimanendo ancora un po’ nell’arido ambito burocratico.

Nei tribunali, il registro in cui sono iscritte le cause giudiziarie, secondo l’ordine in cui devono essere trattate, ha anch’esso proprio il nome di ruolo.

Ma a questo punto è giusto passare al più gradito campo artistico, dove la nostra parola assume un significato assai più attraente e stimolante. Ruolo, questa volta, si riferisce all’interpretazione di un personaggio da parte degli attori. Quante volte l’abbiamo letto sullo schermo al cinema, prima della proiezione del film, o nelle locandine dei teatri: “nel ruolo di…” preceduto dal nome dell’attore. Praticamente l’attore presta, sostituendola, la propria personalità, la capacità recitativa e interpretativa a quella del personaggio che l’Autore ha inventato e descritto per animare la propria opera.

Ma non è finita la appassionante caccia ai significati della nostra parola, che a tutta prima, poteva esserci apparsa di scarsa importanza. Pensate, ad esempio quanto spesso significa: compito svolto effettivamente da un soggetto nell’ambito di un gruppo di persone. E qui si avvicina, quasi sostituendolo all’altro significato, tanto comune, di funzione. In questo caso talvolta, ma non necessariamente, può arricchirsi anche di una sostanza gerarchica. In certi romanzi o nella vita reale quante volte abbiamo incontrato il caso, ad esempio, di una sorella che svolge il ruolo di madre per fratelli minori!

Per passare a significati che non coinvolgono sentimenti, ammirazioni, o, come abbiamo visto, preoccupazioni, occorre a questo punto rivolgerci più freddamente e obiettivamente al campo della Pubblica Amministrazione. Il dipendente di ruolo è quello considerato in pianta stabile, cioè si tratta di colui che occupa costantemente un posto ritenuto funzionale, previsto e talvolta considerato indispensabile nell’organizzazione di quell’Ente.

Ancora, è opportuno non tralasciare la problematica che incontriamo tutti i giorni nel nostro mondo: un esempio può essere quello dell’importanza enorme che ha nella vita e nelle relazioni dei singoli Stati il gas naturale. Questo determina in modo sostanziale i rapporti tra gli Stati, consente alle industrie di funzionare, di migliorare rapporti, di stabilire alleanze, scatenare guerre. Fin dall’origine, verrebbe da dire, le materie prime hanno avuto un ruolo essenziale nei rapporti tra i popoli. In questo caso, davvero il loro ruolo si è dimostrato di fondamentale importanza!

E, a proposito di Stati e di conflitti interni, nell’arco della storia è utile ricordare che quando sono state messe in discussione le strutture basilari, le istituzioni, quando abbiamo assistito al tentativo di modifica per crearne di differenti, nuovi o meno che siano, abbiamo dovuto riscontrare uno scatenarsi di conflittualità per attribuire ruoli nuovi, o per lo meno differenti, alle strutture stesse. Queste periodiche conflittualità sociali vengono spacciate per esigenze di progresso, di civiltà. Lo saranno poi davvero? Lascio a voi risolvere questi importanti quesiti sociali. Io faccio un passo indietro. Non è il mio… ruolo. Credetemi!

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UNO SGUARDO DAL PONTE

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© Local

Arriva un momento in cui realizzi che non ti sei semplicemente specializzato in qualcosa: qualcosa si è specializzato in te Arthur

Non riesco a seguire un’onda razionale nel racconto di un’esperienza gastronomica rivelatasi di gran lunga più interessante rispetto alle premesse. Il rigore da ufficio stampa meneghino, super efficiente, gentile, quasi algido negli schemi d’azione mi aveva portato molto vicino alla decisione di declinare il cortese invito a colazione al Local a Venezia, in un giorno di inizio agosto. Non per volontà di praticare l’originalità e l’anarchia a tutti i costi, ma da sempre l’approccio verso le tavole dei ristoranti e il conseguente racconto è per me un derivato di emozioni e di sensazioni che si raccolgono nei particolari che lo sguardo sa e vuole cogliere. Perciò, come quelle carte dei vini enciclopediche che suscitano un senso di smarrimento, un percorso di avvicinamento a un pranzo troppo strutturato e a tappe crescenti scatena in me un senso di immanente pregiudizio e priva della spontaneità il sedersi a tavola, perchè trasforma il momento del cibo in una sorta di esame continuo a ogni portata venga servita, modello giudici televisivi. Tutto ciò premesso, fortunatamente ero caduto in errore. È bastato il sorriso di Benedetta Fullin a smontare ogni mio spirto guerrier ch’ entro mi ruggeva contro il metodo “Milano”, determinandomi a giocare di curiosità, tra osservazione del metodo di approccio alla tavola delle mie gentili commensali – molto competenti nel dare contenuto alle loro osservazioni su ogni singolo piatto – e il mio basico metodo di giudizio, volutamente orientato al comunicare la gradevolezza di un luogo nel suo insieme, prescindendo da sofismi culinari, di altrui spettanza.

La bellezza del Local si evidenzia già con uno sguardo dal ponte, verso il suo interno, del resto è dal 2015 che Benedetta e Luca Fullin avevano aperto questo ristorante, che ha da subito rappresentato un solido punto fermo nella mappa del buon cibo a Venezia. Ora è salito ancora di livello ed è divenuto un luogo in cui c’è ambizione, tenacia e capacità di superarsi, dopo la prima stella Michelin che ha premiato il lavoro di una squadra giovane, ma molto esperta. C’è sobria eleganza, manca per scelta la diffusione musicale per non distrarre la conversazione nei tavoli e tra i tavoli, perchè il Local facilita la condivisione di un pensiero, la socialità fatta di intese e commenti ammirati e curiosi verso i piatti che arrivano, un po’ come l’anima del sestiere di Castello impone, un angolo di città in cui ancora il respiro degli abitanti è vivo e non è un rantolo di quasi morte, come in altre parti di Venezia. Il Local, in omaggio al suo nome, è autenticamente veneziano, sintesi paradigmatica di come potrebbe e dovrebbe essere l’intera città: viva, aperta, fiera delle proprie molte unicità ma figlia del mondo, non ripiegata in stereotipate declinazioni di un conformismo veneziano oramai soltanto patetico. La mise en place rappresenta un omaggio a Venezia, la ricerca dei materiali, la trasparenza e leggerezza dei bicchieri di Murano in cui vengono versati i vini, esito felice di una originale ed eccellente offerta che guarda al patrimonio enologico italiano e non solo, con qualche eccezione lagunare stupefacente, selezionata da Manuel Trevisan, l’altra metà del Local, compagno di Benedetta e profondo conoscitore della materia. Da non perdere l’altrettanto sorprendente carrello dei distillati. A guidare in maniera convincente la cucina del Local da un anno e mezzo è lo chef campano Salvatore Sodano, approdato a Venezia dopo un lungo viaggio nella geografia dei ristoranti in vari continenti per portare avanti una sua interpretazione dei piatti della Laguna. Il talento di Sodano sta nel non sovrapporre e forzare connubi innaturali tra cucine differenti, la sua ricerca è finalizzata all’esaltazione dei prodotti e alla resa finale secondo saperi ed esperienze che sono connaturate in un campano, utilizzando tecniche di cottura e sapidità che esaltano e armonizzano i piatti senza assurdi mescolamenti che produrrebbero un ircocervo alimentare del tutto superfluo. Un approccio intelligente, che mette al centro il gusto, portando le tradizioni lagunari ad arricchirsi di spunti nuovi e di un’identità moderna. Un plauso ulteriore per la scelta dei formaggi, buonissimi e mai banali, presentati a tavola in modo invitante e irresistibile per gli occhi e soprattutto per il palato. Sine qua non, nella sua interezza!

There’s no way one can be rational about a great dining experience, an experience that delivered much more than it promised. The cold-as-ice rubber-stamped communiqué was a bit less enticing than what would have worked best on me, since I will maintain forever that picking a place to dine out is a matter of emotion and memories and feelings. Details you pay attention to only if you know what you’re doing. Patroness Benedetta Fullin’s smile threw all my doubts away and inspired my curiosity. The beauty of this place – Michelin-starred restaurant Local –is apparent as you take the short walk from San Marco and pause for a moment atop the bridge and peer into its dining hall. Sober and elegant, management chose not to include any music to invite sharing some conversation with your fellow diners. Local is, indeed, local in its being authentically Venetian, a synthesis of what the city is supposed to be: living, open, proud of its uniqueness but also a child of the world. Guiding the kitchen brigade is chef Salvatore Sodano, whom I praise for his intelligent approach: his interpretation of local preparations converges to flavour, with some originality added and a modern identity.

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Local Castello 3303 www.ristorantelocal.com
di Fabio Marzari

SORSI D’ARTE

Vino e vetro rappresentano un binomio inscindibile, contenuto e contenitore, materia e fluidità. In occasione di The Venice Glass Week Nexa Event & Travel Designers offre la possibilità di compiere un viaggio storico e degustativo esplorando il vino da un inedito punto di vista, quello dei grandi dipinti di due Maestri assoluti dell’arte italiana: Paolo Veronese e Caravaggio.

The Venice Venice Hotel – uno degli indirizzi più innovativi e di successo della Venezia contemporanea, in cui l’ospitalità non è solo appannaggio dei viaggiatori che scelgono di soggiornare nel bellissimo albergo, ma è anche a misura di chi vive in città ed è alla ricerca di un luogo in cui la speciale bellezza di Venezia si possa coniugare con il piacere di una sosta appagante, tra buon cibo, ottimo bere e una socialità discreta e brillante – è il luogo scelto per Vetro e Vino a Venezia, il 14 settembre, un invito riservatissimo per una degustazione emozionale di vini proposti da cantine d’eccezione come Borgo Rocca Sveva, Castello di Roncade, Venica Venica e Venissa. I dipinti che hanno fornito lo spunto a questa originale iniziativa sono i due dipinti di Paolo Veronese, le Nozze di Cana e la Cena in Emmaus del Louvre, e il Bacco di Caravaggio degli Uffizi. In tutti e tre i dipinti vino, bottiglie e bicchieri sono elementi importanti della narrazione pittorica. La degustazione del vino assume così, attraverso il vetro e la sua forma, valore di storia, arte e saperi.

Il gusto della trasparenza

Nel tourbillon di appuntamenti che ogni anno in numero sempre crescente vengono proposti nell’ambito di The Venice Glass Week, se ne trovano alcuni particolarmente originali e innovativi, in cui l’idea del vetro si espande e contamina positivamente altri territori, tra cui il cibo. Se da un decennio l’artista americana Judi Harvest organizza nel giardino muranese della Fornace Giorgio Giuman di Sacca Serenella, l’Honey Garden, un picnic dedicato alla natura e alla fragilità dell’eco-sistema, di cui le api, sue creature di riferimento, rappresentano il miglior termometro per misurare la temperatura del degrado ambientale, al tradizionale appuntamento en plen air tra i fiori e le arnie di uno spazio riportato da tempo a nuova vita da Harvest, quest’anno in programma il 16 settembre, si aggiunge Delizie trasparenti al The Gritti Palace il 14 settembre, aperitivo pomeridiano curato e realizzato da Zoe Messinger, una chef e artista che vive tra New York e Los Angeles. Fin da bambina Zoe ha creato un mondo in cui il cibo rappresentava un elemento fondamentale di espressione della personalità, osservando la madre pasticciera, fotografa e appassionata d’arte. La vita di Zoe Messinger, immersa nella bellezza, ha offerto ispirazione per le sue idee legate al cibo ed è una fautrice convinta riguardo all’utilizzo del cibo come medicina per il corpo, con una stretta correlazione tra cibo e gioia. In coerenza con la sua nuova linea Gelée legata alle trasparenze, in cui il cibo, come in un processo alchemico, muta e si rende luminoso non solo metaforicamente, Zoe ha voluto ispirarsi al lavoro in vetro di Judi Harvest Centrotavola veneziano, realizzato cinque anni fa e commissionato all’artista da The Gritti Palace per la sua Epicurean School. Si tratta di un canestro in vetro, ispirato al genere “natura morta” e in particolare dalle geniali versioni di Caravaggio, realizzato a Murano, che contiene al suo interno una ricca selezione di frutta e verdura tipica della Laguna di Venezia, creata pezzo per pezzo dai Maestri vetrai Giorgio e Marco Giuman e Andrea Zilio. Ispirata dal vetro, Zoe gioca con la luce, la consistenza e il sapore per mostrare la luminosità del gelée. Un menù trasparente a base di prodotti locali e di stagione per rendere omaggio alle radici veneziane e alla tradizione muranese. F.M.

ENG The programme of the Venice Glass Week grows longer every year. After all, there’s so much to see and so much to marvel at in the world of glass! Local businesses are eager to join in, too, with luxury hotel The Gritti Palace producing Delizie Trasparenti (lit. ‘transparent delights’) on September 14. The event, curated by artist and chef Zoe Messinger, showcases her Gelée line of work, inspired by food, transparency, and artist Judi Harvest’s Centrotavola veneziano, a centrepiece commissioned by The Gritti Palace. The artwork is a glass still life realized in Murano. A transparent, locally-sourced menu will pay homage to Venice and its nature.

Delizie Trasparenti

14 settembre The Gritti Palace - The Gritti Epicurean School

Campo Santa Maria del Giglio, San Marco 2467

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www.thegrittipalace.com | www.judiharvest.com Vetro e Vino a Venezia
settembre The Venice Venice Hotel www.nexave.org

Prendendo spunto da un fatto di cronaca di cui si è parlato nelle scorse settimane legato ad una questione di chiacchiericcio prodotto dagli avventori di un locale veneziano -Vino Vero - per cui si era giunti al paradosso di dover investire il Tribunale di Venezia, chiamato a stabilire se due persone sedute a un tavolo potessero causare un rumore tale da non essere considerato tollerabile e questo dovesse determinare la chiusura di un unico locale, il Tribunale stesso ha stabilito che questo non può essere e quindi ogni richiesta che prevedesse misure restrittive all’attività è stata respinta. Al di là della questione specifica il tema riveste un ambito molto più ampio e riguarda il futuro immediato di Venezia, e Vino Vero merita un plauso convinto per aver scosso le coscienze assopite di troppi riguardo al senso di appartenenza ad una comunità. Il locale di Fondamenta della Misericordia è tornato agli orari consueti, con chiusura a mezzanotte tutti i giorni, tranne il venerdì e il sabato quando la chiusura è posticipata all’una. Questo è quanto i proprietari hanno voluto comunicare: «Siamo contenti di poter continuare a svolgere il nostro lavoro. Amiamo Venezia e non vogliamo che questa città diventi un museo con orari di apertura e di chiusura fissi e prestabiliti. Proprio perché amiamo e abitiamo Venezia, sappiamo bene quanto sia importante l’esigenza di tranquillità e riposo dei residenti e – con profondo rispetto di questo – abbiamo ritenuto che questa fosse una buona occasione per interrogarci riguardo al futuro che desideriamo – come cittadini – per Venezia e i centri storici di molte città italiane, con l’obiettivo di attivare un dialogo pubblico positivo e partecipato. Vino Vero non è solo un’enoteca, è un luogo che produce cultura e vogliamo continuare a farlo. Grazie a tutte e tutti per averci sostenuto fino ad oggi: abbiamo vinto, ma vogliamo continuare a batterci affinché Venezia rimanga una città viva oltre il turismo mordi e fuggi [...]».

Come può una città in cui il rapporto tra abitanti e visitatori è quasi 1 a 1, usare la parola futuro? E soprattutto come non essere più che allarmati dalla totale mancanza di visione sulla città a medio-lungo periodo da parte della politica, a vari livelli?

Sembra una cosa marginale, ma invito la prossima volta che si è a bordo di un vaporetto ad osservare quante persone salutino con la mano gli sconosciuti che incrociano a bordo di altri natanti, come si fosse a Disneyland girando tra le varie attrazioni. Non si vuole certo vietare alle persone di esprimere la gioia di trovarsi in una città unica e meravigliosa, ma troppa gioia non sia mai che porti ad una precisa volontà di disimpegno e conseguentemente ad una mancanza del dovuto rispetto che si deve ad una struttura fragile come Venezia. L’ordinario straordinario non è uno scioglilingua, rappresenta pienamente l’essenza stessa della nostra città e per molti secoli la vita quotidiana ha trovato i suoi ritmi e i suoi riti senza problemi particolari. Poi ad un certo punto tutto pare essersi inceppato e a compensare il calo drastico di abitanti è arrivata la numerosissima famiglia “Locazione Turistica” che ha invaso col suo nome le pulsantiere di moltissimi campanelli di case. E tra i pochi abitanti, escludendo una minoranza, evidentemente fastidiosa e rumorosa, per gli altri, espertissimi di geremiadi quotidiane, è tutto un florilegio di sbuffi e borbottii. Quanto accaduto a Vino Vero è lo specchio di una città che sin dai suoi stessi abitanti ha perso ogni traccia di razionalità. Un luogo in cui il vino è anche cultura, scambio di idee e socialità diventa un nemico da zittire, era già accaduto diversi anni fa con l’Oste numero uno, Mauro Lorenzon, che addirittura venne multato dentro il suo stesso locale, dopo la chiusura, per “alito vinoso”... Corsi e ricorsi nel senso vichiano, ma anche giudiziario, di una storia che si ripete, senza essere di insegnamento per nessuno. Venezia necessita di normalità per vivere il suo futuro e poter finalmente uscire dalla trappola in cui si è cacciata. Le chiacchiere da bar sono nel resto del mondo sinonimo di leggerezza, anche nei caffè letterari in cui si tracciavano i temi della cultura, qui le ciacole hanno preso in questi anni il sopravvento ovunque e sono la regola, intanto il degrado imperversa, rendendoci afoni a forza di parlare, invano. Fabio Marzari

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Vino Vero Venezia Cannaregio 2497 vinovero.wine
Venezia città aperta Vino Vero, la socialità del bere

MAKING SPACE FOR ART

CURATORSHIP CONSULTANCY MANAGEMENT

reservations

Una Sabia cool

Mettiamola così. Ossia, rispolverando il nostro vecchio, immarcescibile slogan, che a Venezia, così come al Lido, la vera impresa straordinaria è realizzare qualcosa di altamente normale, in qualsiasi settore si decida di operare. Quante volte ci siamo sorpresi ad esaltare locali, negozi, servizi per la loro capacità di essere in linea con il profilo internazionale di una città capitale turistico-culturale planetaria, per poi renderci conto che questa sarebbe la cifra obbligata per qualsiasi progetto minimamente ambizioso che decida di concretizzarsi in questo splendido luogo? Già, lo realizziamo sempre dopo, dato che questa linea di normalità normale qui non lo è praticamente mai, o quasi. Quasi, già. Sì, perché finalmente quest’estate al Lido qualcosa sul terreno dell’entertainment e della ristorazione si è finalmente mosso in questa direzione, in un’isola da sempre caratterizzata da un’offerta pressoché identica a sé stessa, tra chioschetti sul lungomare e i classiconi ristoranti della tradizione. In spiaggia addirittura la migliore novità dell’anno, lì dove a parte i soliti ristoranti o pizzerie da post-ombrellone niente di più vi era, fatta salva l’eccezione di Aurora Beach al Blu Moon. Stiamo parlando di Sabia, beach club dal concept finalmente internazionale, dove poter mangiare in spazi elegantemente smart, dove poter sorseggiare un ottimo cocktail in un’atmosfera squisitamente lounge affacciati sulla spiaggia, dove poter finalmente vivere serate con dei party, a chi piacciono, con dj di livello, i quali possono far pulsare i loro ritmi più o meno acidi servendosi di una consolle come si deve, fronte cocktail bar. Insomma, non è Jesolo, non è Rimini… è semplicemente Lido. Incredibile ma vero! Sabia, insomma, è più di un semplice club, è un provare a offrire un altro modo di vivere il mare, la spiaggia, perché, rubando le parole dal sito, «Life is a beach and I’m just playing in the sand». Max Costa, ideatore di questa versatile esperienza di entertainment, erede della storica famiglia che ha aperto nel 1949 la prima pizzeria di Venezia, Conca d’Oro, da lui ora gestita, ha progettato il club disegnando tre spazi principali, distinti e insieme comunicanti tra di loro: Sabia Main Area, zona centrale con sushi bar, cocktail bar, coffee station e social table, in cui si può liberamente sorseggiare un drink accompagnato da lievitati preparati al momento; Social Table, area concepita principalmente per la degustazione di cocktail; Fusion Restaurant, in cui si sperimenta la cucina giapponese rivisitata da una creatività ispirata da svariate altre cucine del mondo, con piatti che alla fine restituiscono delle riuscite contaminazioni esperienziali, culturali. Il tutto accompagnato da una ricercata selezione di vini internazionali e da un menù dedicato ai sakè. Sì, siamo al Lido, in spiaggia altezza Piazzale Ravà. È tutto vero. Sembra un film e invece… è proprio roba da film. Con la Mostra del Cinema in pieno corso quale miglior location? M.B.

Cool ENG hot sand

In Venice, what is really extraordinary is to be able to do what would be considered ordinary anywhere else. How many times we acted amazed as regular stores, shops, services opened and functioned in town, the very same places of business that would be considered normal in any other tourism capital in the world? Well, here we go again. On Lido Island, that narrow strip of land that separates the Venetian Lagoon from the outer sea and, more importantly, houses all of Venice’s beaches (lido does, in fact, mean beach) something new in the field of entertainment and hospitality is afoot: Sabia is a beach club of international concept, with smart, elegant locales and an exquisitely loungy atmosphere to accompany your lazy summer days well into the night with cool DJ sets, fine cocktails, and some decent partying. Unbelievable, but true! It feels like we’re in a movie, or are we? With the Venice Film Festival starting in a couple of days, what better location?

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RENDIAMO I LUOGHI DELLA CULTURA A MISURA DI PERSONA.

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Da oltre 30 anni siamo a fianco di enti e istituzioni. Scopri il nostro impegno su corporate.coopculture.it

Working alongside cultural organizations and institutions in Italy for over thirty years, creating places of culture on a human scale.

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Venezia | Torino| Firenze | Roma | Napoli | Palermo

city diary Best of the month!

festivals, architecture, art, theatre, dance, music and cinema!

september2023 175 agenda pag. 176 arch biennale pag. 180 e xhibitions pag. 182

21

giovedìThursday

PIGIAMA PARTY

Ideazione di Antonio “Tony”

Baladam, Rebecca Buiaforte

Drammaturgia e regia di Antonio

“Tony” Baladam

Con Alessia Sala, Giacomo

Tamburini, Antonio “Tony” Baladam

“Verde Groggia”

Ingresso libero/Free entry

Parco del Teatrino Groggia h. 21

SETTE A TEBE

da Eschilo

Drammaturgia Gabriele Vacis e PEM

Potenziali Evocati Multimediali

Regia di Gabriele Vacis

“76. Ciclo di Spettacoli Classici”

Ingresso/Ticket € 25/15

Teatro Olimpico-Vicenza h. 21

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HISTOIRE DU SOLDAT

Musica di Igor Stravinskij

Libretto di Charles-Ferdinand

Ramuz

Nella versione di Giancarlo Marinelli

Direzione Beatrice Venezi

Voce narrante Drusilla Foer

Con Andrè De La Roche

nel ruolo del Diavolo

Danza di Giulia Barbone e Antonio

Balsamo

Regia di Giancarlo Marinelli

“76. Ciclo di Spettacoli Classici”

Ingresso/Ticket € 25/15

Teatro Olimpico-Vicenza h. 21

30

venerdì Friday

SETTE A TEBE

(vedi giovedì 21 settembre)

Ingresso/Ticket € 25/15

Teatro Olimpico-Vicenza h. 21

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sabato Saturday

SETTE A TEBE

(vedi giovedì 21 settembre)

Ingresso/Ticket € 25/15

Teatro Olimpico-Vicenza h. 21

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mercoledìWednesday

LA VAGA GRAZIA

di e con Eva Geatti e con Adriana Bardi, Andrea

Beghetto, Carolina Bisioli, Roberto

Leandro Pau, Patrick Platolino

Musiche Dario Moroldo

“Asteroide Amor 2023”

Atrio di Palazzo Grassi h. 20

29

venerdì Friday

STILL NOVO

Cancellare, correggere, disseppellire...

Performance itinerante audience specific per 25 spettatori

Concept e regia di Daniele Bartolini

Scritto, co-creato e agito da Ada Aguilar, Daniele Bartolini, Maddalena Vallecchi Williams, Stefania Vitulli, Marta Zannoner

“76. Ciclo di Spettacoli Classici”

Ingresso/Ticket € 10

Teatro Olimpico-Vicenza h. 18/20

sabato Saturday

STILL NOVO

Cancellare, correggere, disseppellire...

(vedi venerdì 29 settembre)

Ingresso/Ticket € 10

Teatro Olimpico-Vicenza h. 18/20

HISTOIRE DU SOLDAT

(vedi venerdì 29 settembre)

Ingresso/Ticket € 25/15

Teatro Olimpico-Vicenza h. 21

INDIRIZZI

C32 PERFORMING ART WORK SPACE

Forte Marghera-Mestre liveartscultures.weebly.com

LA LUNA NEL POZZO

Centro storico di Caorle lalunanelpozzofestival.it

PADIGLIONE 29

MUSEI CIVICI

Forte Marghera-Mestre liveartscultures.weebly.com

PALAZZO GRASSI

Campo San Samuele San Marco www.unive.it

TEATRINO GROGGIA

Sant’Alvise, Cannaregio 3150 www.comune.venezia.it

TEATRO OLIMPICO

Piazza Matteotti 11-Vicenza www.tcvi.it

TEATRO ROMANO

Rigaste Redentore 2-Verona www.spettacoloverona.it

GIARDINI

NATIONAL PARTICIPATIONS

AUSTRALIA

AUSTRIA

BELGIO

BRASILE

CANADA

Repubblica di COREA

DANIMARCA

EGITTO

FINLANDIA

(Padiglione Alvar Aalto)

FRANCIA

GERMANIA

GIAPPONE

GRAN BRETAGNA

GRECIA

ISRAELE

PAESI BASSI

PAESI NORDICI

(Finlandia, Norvegia, Svezia)

POLONIA

ROMANIA/1

SERBIA

SPAGNA

STATI UNITI D’AMERICA

SVIZZERA

UNGHERIA

URUGUAY

Repubblica Bolivariana del VENEZUELA

PADIGLIONE VENEZIA

ARSENALE

NATIONAL PARTICIPATIONS

ALBANIA

Artiglierie

ARABIA SAUDITA

Sale d'Armi

ARGENTINA

Sale d'Armi

Regno del BAHRAIN

Artiglierie

REPUBBLICA CECA

Artiglierie

CILE

Artiglierie

CINA

Repubblica Popolare

Cinese

Magazzino delle Vergini

CROAZIA

Artiglierie

EMIRATI ARABI UNITI

Sale d'Armi

FILIPPINE

Artiglierie

Granducato di LUSSEMBURGO Sale d'Armi

IRLANDA

Artiglierie

Repubblica del KOSOVO

Artiglierie

LETTONIA

Artiglierie

MESSICO

Sale d'Armi

PERÙ Sale d'Armi

SINGAPORE

Sale d'Armi

Repubblica di SLOVENIA

Artiglierie

Repubblica del SUDAFRICA

Sale d'Armi

TURCHIA Sale d'Armi

UCRAINA Sale d'Armi

Repubblica

dell’UZBEKISTAN

Tese Cinquecentesche

PADIGLIONE ITALIA

Tese e Giardino delle Vergini

AROUND TOWN

NATIONAL PARTICIPATIONS BULGARIA

Sala del Tiziano, Centro Culturale

Don Orione Artigianelli

Dorsoduro 909/A

Repubblica di CIPRO

Associazione Culturale Spiazzi

Castello 3865

ESTONIA

Salizada Streta, Castello 96

GEORGIA

Giardino Bianco Art Space

Via G. Garibaldi, Castello 1814

GRENADA

Associazione Vela al Terzo Venezia

Fondamenta C. Giazzo, Castello 209

KUWAIT

Magazzino del Sale 5 Dorsoduro 262

LITUANIA

Campo della Tana, Castello 2125 (in front of the Arsenale entrance)

Repubblica della MACEDONIA DEL NORD

Scuola dei Laneri, Salizada San Pantalon, Santa Croce 131/A

MONTENEGRO

Palazzo Malipiero, Ramo Malipiero San Marco 3078-3079/A

NIGER

Isola di San Servolo

Repubblica di PANAMA

Tana Art Space Castello 2109/A e 2110-2111

PORTOGALLO

Palazzo Franchetti, San Marco 2842

ROMANIA/2

Giardini and New Gallery, Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica, Palazzo Correr Campo Santa Fosca Cannaregio 2214

SANTA SEDE

Abbazia di San Giorgio Isola di San Giorgio Maggiore

Repubblica di SAN MARINO

Fucina del Futuro

Calle San Lorenzo, Castello 5063B

AROUND TOWN

COLLATERAL EVENTS

DOCKS CANTIERI CUCCHINI A Fragile Correspondence. Scotland + Venice San Pietro di Castello 40

DOCKS CANTIERI CUCCHINI Catalonia in Venice. Following the Fish San Pietro di Castello 40A

IUAV

Climate

Wunderkammer

Palazzo Badoer, Calle de la Laca San Polo 2468

PALAZZO DELLE PRIGIONI Diachronic Apparatuses of Taiwan. Architecture as On-going Details

Within Landscape Castello 4209 (next to Palazzo Ducale)

PALAZZO MORA EUmies Awards. Young Talent 2023. The Laboratory of Education

Cannaregio 3659

IUAV Radical yet Possible Future Space Solutions

25 maggio May (Ca’ Tron)

26 maggio May (Aula Magna, Tolentini) Ca’ Tron, Santa Croce 1957 Tolentini, Santa Croce 19

PALAZZO ZENOBIO

DEGLI ARMENI Students as Researchers. Creative Practice and University Education

Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, Dorsoduro 1602

CAMPO DELLA TANA

Transformative

Hong Kong

Castello 2126 (in front of the Arsenale entrance)

CA’ ASI

Tracé Bleu. Que faire en ce lieu, à moins que l’on y songe?

Campiello Santa Maria Nova Cannaregio 6024

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arch biennale 18. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA National Participations, Collateral Events Giardini, Arsenale, Around Town
www.labiennale.org
181 SHOWCASE PANDORA, DESIGN RITSUE MISHIMA OTTART.IT
Photo © Enrico Fiorese — Gallerie dell’Accademia di Venezia/su concessione del Ministero della Cultura

ACP | PALAZZO FRANCHETTI/1

Building a Creative Nation

ELEMENTAL, Herzog & de Meuron, OMA, Philippe Starck, UNStudio

Fino Until 26 novembre November

Campo Santo Stefano, San Marco 2842 www.acp-palazzofranchetti.com

ACP | PALAZZO FRANCHETTI/2

KENGO KUMA

Onomatopeia Architecture

Fino Until 26 novembre November

Campo Santo Stefano, San Marco 2842 www.acp-palazzofranchetti.com

AEROPORTO MARCO POLO

BAGLIONI HOTEL LUNA

Frank&Frank

flying city leather maps

Grand Tour

Fino Until 26 novembre November

Aeroporto Zona Arrivi (ground floor); Baglioni Hotel Luna, San Marco 1243 www.frank-frank.com

BEL-AIR FINE ART

Untitled

Calle del Spezier, San Marco 2765

Dorsoduro 728 www.belairfineart.com

BERENGO STUDIO

SAM BARON

Sacrum Unguentum

Fino Until 1 ottobre October Ex Farmacia, San Marco 412 www.berengo.com

CA’ PESARO/1

La donazione

Gemma De Angelis Testa

Fino Until 17 settembre September

Galleria Internazionale d’Arte Moderna (second floor), Santa Croce 2076 capesaro.visitmuve.it

CA’ PESARO/2

AFRICA 1:1

Cinque artisti africani

a Ca’ Pesaro

Fino Until 1 ottobre October

Galleria Internazionale d’Arte Moderna (ground floor and Project Room) Santa Croce 2076 capesaro.visitmuve.it

CA’ REZZONICO

LINO TAGLIAPIETRA

I colori del vetro

Fino Until 25 settembre September

Museo del Settecento Veneziano

Dorsoduro 3136 www.carezzonico.visitmuve.it

CASTELLO 925

ROB MANGO

Eterno ritorno

16 settembre September

30 novembre November

Fondamenta San Giuseppe, Castello 925 www.crosscontemporaryprojects.com

CASTELLO 780

MARTIN WEINSTEIN

Inside | Outside

16 settembre September

19 novembre November

Fondamenta San Giuseppe, Castello 780 www.crosscontemporaryprojects.com

COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM

EDMONDO BACCI

L’energia della luce

Fino Until 18 settembre September

Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 www.guggenheim-venice.it

EUROPEAN CULTURAL CENTRE (ECC)

PALAZZO BEMBO, PALAZZO MORA, GIARDINI DELLA MARINARESSA

Time Space Existence

Fino Until 26 novembre November

Palazzo Bembo, Riva del Carbon San Marco 4793

Palazzo Mora, Strada Nuova Cannaregio 3659 Giardini della Marinaressa

Riva dei Sette Martiri, Castello www.ecc-italy.eu www. timespaceexistence.com

FONDACO DEI TEDESCHI

RADIALS

Fino Until 10 novembre November Calle del Fontego dei Tedeschi, Rialto www.sbagliato.net

FONDATION VALMONT

EGO

Fino Until 25 febbraio February, 2024 Palazzo Bonvicini, Calle Agnello Santa Croce 2161/A www.fondationvalmont.com

FONDATION WILMOTTE Prix W 2023

Un toît pour tous

Fino Until 27 novembre November

Fondaco degli Angeli, Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 www.fondationwilmotte.com www.prixw.com

FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA EMILIO VEDOVA

Tempo Inciso

3 settembre September

26 novembre November

Magazzino del Sale, Zattere, Dorsoduro 266 Spazio Vedova sulle Zattere, Dorsoduro 50 www.fondazionevedova.org

FONDAZIONE GIORGIO CINI LUCIANO BALDESSARI

Architetture per la scena

Fino Until 26 novembre November

Biblioteca Nuova Manica Lunga Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it

FONDAZIONE DELL’ALBERO D’ORO/1

Nicolò Manucci, il Marco Polo dell’India

Un veneziano alla corte Moghul nel XVII secolo

Fino Until 26 novembre November

Palazzo Vendramin Grimani, San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org

FONDAZIONE DELL’ALBERO D’ORO/2

NIKOS ALIAGAS

Regards Vénitiens

Fino Until 26 novembre November

Palazzo Vendramin Grimani, San Polo 2033 www.fondazionealberodoro.org

FONDAZIONE PRADA

Everybody Talks About the Weather

Fino Until 26 novembre November Ca’ Corner della Regina, Santa Croce 2215 www.fondazioneprada.org

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA

DoorScape. Lo spazio oltre la soglia

Fino Until 26 novembre November

Area Carlo Scarpa, Campo Santa Maria Formosa, Castello 5252 www.doorscape.eu www.querinistampalia.org

GALLERIE DELL’ACCADEMIA/1

TIZIANO 1508

Agli esordi di una luminosa carriera

9 settembre September

3 dicembre December

Gallerie dell’Accademia, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it

GALLERIE DELL’ACCADEMIA/2

LAURA DE SANTILLANA

Oltre la materia

9 settembre September

26 novembre November

Gallerie dell’Accademia, Dorsoduro 1050 www.gallerieaccademia.it

IKONA GALLERY

NEW YORK, NEW YORK

Berenice Abbott, Ilse Bing, Margaret Bourke-White, René Burri, Andreas Feininger, Dorothea Lange, Francesca

Woodman

7 settembre September

26 novembre November

Campo del Ghetto Nuovo Cannaregio 2909 www.ikonavenezia.com

IN’EI GALLERY

FUMIHIKO SANO

Grafting

30 agosto August-30 settembre September Riva del Vin, San Polo 1100 www.in-ei.it

LE STANZE DEL VETRO

Vetro boemo: i grandi maestri

Fino Until 26 novembre November

Isola di San Giorgio Maggiore www.lestanzedelvetro.org www.cini.it

LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/1

PAOLO PELLEGRIN

L’orizzonte degli eventi

30 agosto August-7 gennaio January, 2024

Le Stanze della Fotografia

Isola di San Giorgio www.lestanzedellafotografia.it

LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA/2

PINO SETTANNI

I Tarocchi

30 agosto August-26 novembre November Le Stanze della Fotografia Isola di San Giorgio www.lestanzedellafotografia.it

M9 – MUSEO del ‘900

Rivoluzione Vedova

Fino Until 26 novembre November Via Giovanni Pascoli 11, Mestre www.m9museum.it www.fondazionevedova.org

MUSEO CORRER

L’arte della Giustizia. La Giustizia nell’arte

Fino Until 22 ottobre October Piazza San Marco 52 correr.visitmuve.it

MUSEO DEL VETRO

Cento anni di NasonMoretti Storia di una famiglia del vetro muranese

Fino Until 6 gennaio January, 2024 Fondamenta Marco Giustinian 8 Murano www.museovetro.visitmuve.it

NEGOZIO OLIVETTI

Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti

Fino Until 24 settembre September

FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano Piazza San Marco 101 www.fondoambiente.it

182 e xhibitions
Mostre a Venezia

OCEAN SPACE

SIMONE FATTAL

PETRIT HALILAJ & ÁLVARO URBANO

Thus Waves Come in Pairs

Fino Until 5 novembre November

Ex Chiesa di San Lorenzo Castello 5069 www.ocean-space.org

PALAZZO CINI

L’Ospite a Palazzo: Bernardo Bellotto

Fino Until 15 ottobre October

Campo San Vio, Dorsoduro 864 www.palazzocini.it

PALAZZO CONTARINI POLIGNAC

100 progetti x 100 identità

Fino Until 26 novembre November

Magazzino Gallery, Dorsoduro 874 www.venicedesignweek.com

PALAZZO GRASSI CHRONORAMA

Tesori fotografici del 20° secolo

Fino Until 7 gennaio Junuary, 2024

Campo San Samuele San Marco 3231 www.pinaultcollection.com

PALAZZO GRIMANI UGO CARMENI

Venice Mapping Time

Fino Until 26 novembre November Castello 4858 polomusealeveneto.beniculturali.it

PALAZZO FORTUNY GIOVANNI SOCCOL

Riflessioni notturne

Fino Until 1 ottobre October San Marco 3958 fortuny.visitmuve.it

PROCURATIE VECCHIE/1

THE HUMAN SAFETY NET

A World of Potential

Piazza San Marco 105 www.thehumansafetynet.org

PROCURATIE VECCHIE/2

THE ART STUDIO

The Hungriest Eye.

The Blossoming of Potential by Arthur Duff

Fino Until 10 marzo March, 2024 Piazza San Marco 105 www.thehumansafetynet.org

PUNTA DELLA DOGANA ICÔNES

Fino Until 26 novembre November Dorsoduro 2 www.pinaultcollection.com

SALONE VERDE

UMBAU. Nonstop Transformation by gmp · von Gerkan, Marg and Partners Architects

Fino Until 26 novembre November

Calle della Regina, Santa Croce 2258 umbau.gmp.de

SCALA DEL BOVOLO

In chiaroscuro. Oltre la luce e l’ombra

Cattai e Tintoretto

13 settembre September-13 ottobre October

Palazzo Contarini del Bovolo

San Marco 4303 www.michelacattaistudio.it www.gioiellinascostidivenezia.it

VATICAN CHAPELS

Sacred Landscapes

Fino Until 26 novembre November

Fondazione Giorgio Cini

Bosco dell’Isola di San Giorgio Maggiore www.cini.it

LA VERSIONE DEGLI ARTIGIANI

La primissima edizione del Salone dell’Alto Artigianato Italiano approda all’Arsenale di Venezia, dal 28 settembre all’1 ottobre, un evento unico che celebra l’arte e l’artigianato italiano nel cuore della Laguna, da secoli custode di antichi mestieri e di un saper fare tramandato di padre in figlio, che ha saputo distinguersi a livello mondiale per l’eccellenza delle sue creazioni. In un città in cui, pur nelle difficoltà di un tessuto sociale ed economico viziato e soffocato da un eccesso di turismo, si mantiene un tessuto produttivo artigianale, l’intreccio alchemico di tradizione, identità e passione con storia, arte, cultura e tradizioni altre crea un humus originalissimo e unico. Botteghe artigiane impegnate in piccole produzioni dalla ceramica ai tessuti pregiati, dalle opere in vetro soffiato alle pietre preziose, dai gioielli ai mobili, dalla carta al legno e agli stucchi, dall’illuminazione alla lavorazione dei metalli, sono un patrimonio da salvaguardare per Venezia.

Le Tese dell’Arsenale Nord si aprono per quattro giorni a questi maestri artigiani non solo veneziani, ma anche provenienti da diverse regioni italiane: 6.000 metri quadrati di spazi diventano vetrina privilegiata per ammirare e acquistare opere dal design originale e dall’alta artigianalità. La manifestazione è inoltre l’occasione per raccontare le loro storie, per trasmettere conoscenze, per scoprire il processo creativo che porta alla nascita di ogni singolo oggetto attraverso workshop, ma anche un momento per riflettere sul futuro di questo settore d’eccellenza, sulla sua sostenibilità, sulle nuove prospettive in bilico tra tradizione e innovazione con convegni, confronti, approfondimenti.

Salone dell’Alto Artigianato Italiano 28 settembre-1 ottobre Arsenale Nord saloneartigianato.venezia.it

/ 16-19

183
ARCHIcommunity 20.05 – 26.06.2023 ARCHIbusiness 29.06 – 27.08.2023 ARCHIhospitality 31.08 – 28.09.2023 InteriorDESIGN 30.09 – 15.10.2023 orari 10-12
Magazzino Gallery Palazzo Contarini Polignac Calle sella Rota, VENEZIA vicino all’Accademia

staff

Mensile di cultura, spettacolo e tempo libero Numero 279 - Anno XXVII

Venezia, 1 settembre 2023

Con il Patrocinio del Comune di Venezia

Autorizzazione del Tribunale di Venezia n. 1245 del 4/12/1996

Direzione editoriale

Massimo Bran

Direzione organizzativa

Paola Marchetti

Relazioni esterne e coordinamento editoriale

Mariachiara Marzari

Redazione

Chiara Sciascia, Davide Carbone

Speciali

Fabio Marzari

Coordinamento Newsletter e progetti digitali

Marisa Santin

Grafica

Luca Zanatta

Hanno collaborato a questo numero

Katia Amoroso, Loris Casadei, Sergio Collavini, Leonardo Cigni, Elisabetta Gardin, Laura Gibellini, Renato Jona, Franca Lugato, Andrea Oddone Martin, Giorgio Placereani, Livia Sartori di Borgoricco, Lucrezia Sillo, Fabio Di Spirito, Cesare Stradaioli, Giovanna Tissi, Camillo Tonini, Irene Zanutto

Si ringraziano

Alberto Barbera, Roberto Cicutto, Nicola Pellicani, Roberto Pugliese, Piera Detassis, Felice Laudadio, Riccardo Triolo, Paolo Lughi, Flavia Fossa Margutti, Silvia Pellizzeri

Traduzioni

Andrea Falco

Foto di copertina

Poor Things by Yorgos Lanthimos © Atsushi Nishijima - 80. Mostra del Cinema di Venezia - La Biennale di Venezia

lo trovi qui:

Bookshop Gallerie dell’Accademia; Qshop (c/o Querini Stampalia, Santa Maria Formosa); Alef (c/o Museo Ebraico, zona Ghetto); Mare di Carta (Fondamenta dei Tolentini); Studium (zona S. Marco); Toletta, Toletta Cube e Toletta Studio (zona Campo San Barnaba) e in tutte le edicole della città.

Direttore responsabile

Massimo Bran

Guida spirituale

“Il più grande”, Muhammad Alì

Recapito redazionale

Cannaregio 563/E - 30121Venezia tel. +39 041.2377739 redazione@venezianews.it www.venezianews.it

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La redazione non è responsabile di eventuali variazioni delle programmazioni annunciate

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