Campi Prigionieri italiani in Kenia

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Lettera fra i campi………. Una vecchia lettera acquistata tempo fa’ permette di tornare indietro nel tempo e ricordare alcune tappe della II guerra mondiale a volte misconosciute, altre del tutto dimenticate. Un grosso contingente di militari italiani fu imprigionato in Kenya, dove gli Inglesi provvidero a trasferire la maggior parte delle truppe sconfitte dell’Africa Orientale Italiana (AOI), insieme al viceré Amedeo di Savoia, poi morto in prigionia, e al generale Guglielmo Nasi. Altri prigionieri furono inviati nei campi del Sudan. Secondo i dati forniti da quest’ultimo, erano prigionieri, nell’estate del 1942, circa 70.000 italiani fra cui 5.000 ufficiali e qualche migliaia di civili classificati come reclusi politici. Ad eccezione di Amedeo di Savoia, Nasi e pochi altri ufficiali, ai quali fu destinata una villa a Donyo Sabouk, gli ufficiali furono divisi fra i campi di Eldoret e di Londiani, mentre soldati e sottufficiali furono ripartiti nei campi di Nairobi, Burguret, Gil Gil, Naivasha, Ndarugu, Nakuru, Naniuki, Ginja, Mitubiri, con i loro distaccamenti di Kisumu, Kitale, Kajado, Longido. La particolarità di questi campi fu che, almeno nella prima fase, le convinzioni fasciste perdurarono tanto che erano addirittura organizzate squadre di punizione per i dissidenti.

Ebbene la missiva parte da Sarzana, comune spezzino, il 24 luglio 1946 dalla sorella di un prigioniero in campo di concentramento in Africa, con una corretta affrancatura di 40 lire composta di un francobollo da 5 e 25 lire della Democratica oltre al valore di Posta Aerea da 10 lire a coprire la tariffa di 40 lire: 15 lire lettera estero + 25 lire per un porto di Posta Aerea per il Kenya. La lettera è inoltrata in data 24/7/1946 al N°1 – ITALIAN EVACUEE CAMP di NYERI Station Kenya. Vi giunge il 15 agosto. Nyeri è una città del Kenya situata nella zona centrale del paese a 155 Km a nordest di Nairobi. Durante la II guerra mondiale gli inglesi vi crearono un campo di concentramento, dove furono mandati numerosi prigionieri italiani catturati in Somalia ed Etiopia. I prigionieri furono assegnati alla costruzione di strade. Un gruppo di veneti fuggì dal campo e tentò di scalare il Monte Kenya. Riacciuffati dagli inglesi e messi in isolamento dichiararono che “una bella scalata vale un po’ di prigione”.


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