LETTERE DAI CAMPI U.N.R.R.A. IN PROVINCIA DI LECCE

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LETTERE DAI CAMPI U.N.R.R.A. IN PROVINCIA DI LECCE Interrompo la scaletta predisposta per trattare un argomento a me caro: il Salento. Introduzione Dal ‘43 una enorme massa di esuli transitò per l’Italia ed è noto che al luglio ’47 erano emigrati circa 66.640 rifugiati: 15.068 in Israele, 13.376 in Australia, 10.725 negli Stati Uniti, 9.648 in Argentina, 7.774 in Canada, 2.040 in Perù, 1.993 in Brasile, 943 in Paraguay, 887 in Venezuela, 760 in Cile, 631 in Uruguay, 367 in Nuova Zelanda, 326 in Francia, 293 in Gran Bretagna, 254 in Siria, 195 in Svezia, 158 in Turchia, 147 in Sud Africa. Circa 1.055 emigranti in altri paesi che accettarono meno di 100 rifugiati ciascuno (in Belgio, per esempio, ne andarono soltanto 28). La partenza verso nuovi lidi o il rimpatrio “liberarono” definitivamente l’Italia da questi “ospiti indesiderati” e rimossero dalla nostra percezione un fenomeno che aveva avuto per poco più di dieci anni dimensioni incredibili. Questa breve trattazione vuole essere semplicemente una testimonianza del vissuto di questi profughi nel periodo post bellico nelle terre del Salento, regione ricca di accoglienza ed ospitalità. L’aver potuto ascoltare le vicende intercorse nella nostra terra, da un testimone ancora vivente (almeno lo era agli inizi del 2000), in un italiano scarno ma efficace, ricco di inflessioni e cadenze del nostro dialetto, mi hanno spinto a ricercare gli avvenimenti di quegli anni. Tutto ciò, unito alla passione per la storia postale della Democratica che ben si avviluppa al periodo, mi ha permesso di chiudere il cerchio. Cenni storici La fine del secondo conflitto mondiale non rappresentò la conclusione del dramma degli ebrei. In mezzo alle rovine della guerra, attorno agli ex campi di concentramento del Terzo Reich, nella Germania meridionale ed in Austria (Bergen Belsen-Mathausen), vagavano decine di migliaia di sopravvissuti allo sterminio nazista. Per affrontare tale emergenza umanitaria furono istituiti diversi campi profughi, sotto la sigla di «Displaced persons» (letteralmente «persone spiazzate»), da parte dell’U.N.R.R.A. La United Nations Relief and Rehabilitation Administration fu costituita a Washington (U.S.A.) il 9 novembre 1943. Si trattava di un’organizzazione umanitaria internazionale, fondata con l'accordo di quarantaquattro paesi, allo scopo di fornire aiuto e assistenza immediata ai paesi più colpiti dalla guerra. Suo primo direttore generale fu Herbert Lehman (1° gennaio 1944 al 31 marzo 1946), ex governatore di New York. Gli succedette Fiorello Henry La Guardia, nato Fiorello Enrico La Guardia (New York, 11 dicembre 1882 – New York, 20 settembre 1947), sindaco di New York tra il 1934 e il 1945. Era familiarmente chiamato The Little Flower sia per la sua bassa statura (157 cm) che in riferimento al suo nome di nascita, di cui il soprannome era la traduzione. Appresso sua sorella, Gemma La Guardia Gluck. Molti parenti erano stati imprigionati nei campi di concentramento nazisti.


24 agosto 1946 Cartolina C.A.R.E. indirizzata a Fiorello La Guarda per richiesta di aiuti umanitari.


L'UNRRA cominciò a operare in Europa nel 1944 e si trovò impegnata in un’immensa e complessa opera di soccorso non appena le forze alleate iniziarono la liberazione dei paesi mediterranei e balcanici. L'azione dell'UNRRA si concentrò soprattutto nei Paesi europei (Polonia, Grecia, Albania, Italia) e in Cina. Nel periodo più denso della sua attività l'UNRRA impiegò venticinquemila persone; dal 1944 al 1946 vennero spesi quattro miliardi e mezzo di dollari in aiuti, forniti per lo più dagli Stati Uniti d'America. I programmi dell'UNRRA comprendevano soprattutto l'invio di generi di prima necessità: viveri, medicinali, vaccini e forniture mediche, la distribuzione di vestiario e l'assegnazione di sementi, concimi e macchinari per permettere la ripresa della produzione agricola, nonché di materie prime e beni strumentali per aiutare le industrie locali a riorganizzare la loro attività. La cartolina comunale che propongo è un invito al ritiro di generi UNRRA inizialmente affrancata con Segnatasse-Cifra 5

lire isolato, unico bollo in cartella del "COMUNE DI S. LAZZARO SAVENA 22.11.47" per il distretto. Al fianco 6 lire di Democratica isolato con annullo guller della stessa località e con data 17.12.47. Ed ancora inferiormente 2 lire x 3 pezzi di democratica con analogo guller e data 23.1.48. Al verso oltre al prestampato modulo comunale vi troviamo un timbro lineare: "ritiro generi UNRAA" e ben tre timbri a datario del 24 novembre e 19 dicembre 1947, 23 gennaio 1948. Per comprendere il live motive ho dovuto accoppiare le date degli annulli al fronte con i datari al verso, ossia: 22/11 con 24/11, 17/12 con 19/12 ed infine 23/1/48 con 23 gennaio 1948. Ed ecco quindi....credo, svelato l'arcano, La cartolina venne spedita per ben tre volte sempre con la stessa motivazione e precisamente:


– la prima (22.11) per la consegna dei generi razionati venne spedita dal Comune di San Lazzaro alla Sig.ra....con Segnatasse (tariffa Lettera ridotta probabilmente "in corso particolare"). Veniva pertanto ritirata dall'impiegato addetto per ricevuta che... – riutilizzava (17.12) la stessa per la seconda notifica per una seconda consegna affrancando con 6 lire e verosimilmente in tariffa manoscritti ridotti. Alla seconda consegna nuovo ritiro della cartolina e – terzo riutilizzo (23.1.48) ultima consegna per ricevuta. Il multi ritiro dei suddetti generi può spiegarsi con il fatto della presenza di un campo profughi in zona, anche se non ricordo nulla del genere se non a Castelnuovo di Garfagnana, il n. 44. La doppia tariffa applicata, lettera e manoscritti ridotti, la si giustifica esclusivamente con motivi tecnici d'interpretazione per motivare il costo più favorevole, quindi meno oneroso per il destinatario. Una volta si faceva anche questo!!! Una ultima precisazione e cioè la differenza del supporto mostrato dalle classiche cartoline C.A.R.E. realizzate e distribuite dall'Associazione con le quali si poteva contattare un amico o parente negli Stati uniti d’America e chiedere la spedizione del pacco dono. Lo sforzo profuso dall'UNRRA fu orientato, in generale, verso le fasce di cittadini più indigenti e verso i bambini. In sede locale furono costituiti comitati comunali per la gestione e per la distribuzione degli aiuti. L'UNRRA cessò di esistere nel 1947; i progetti rimasti in sospeso vennero ereditati dall'Organizzazione internazionale per i rifugiati, dall'Organizzazione mondiale per la sanità e dal Fondo internazionale d'emergenza delle Nazioni Unite per l'infanzia (che diventerà in seguito il Fondo delle Nazioni unite per l'Infanzia - UNICEF). La Puglia fu tra i primi territori italiani ad essere liberata dall’occupazione nazista, venne utilizzata dagli alleati, all’indomani dell’armistizio firmato dal capo del governo Badoglio, l’8 settembre del 1943, come punto strategico per tutte le operazioni connesse con i due fronti militari posti rispettivamente sull’Adriatico e sui Balcani. Da questa fatidica data e ben oltre l’inizio dell’anno 1947, la nostra regione divenne dimora protetta e dunque facile meta di profughi che giunsero dai campi di concentramento sparsi tra le regioni della Basilicata, Campania, Abruzzo, Molise e Lazio. Durante i primi tre anni di ostilità, tra il 1940 e il 1943, nelle regioni del Mezzogiorno, furono confinati migliaia di jugoslavi dai territori annessi e trasformati nelle nuove province italiane di Lubiana, Spalato e Cattaro o provenienti altresì dalle due vecchie province di frontiera Fiume e Gorizia, ritenuti “individui pericolosi per le contingenze belliche”. Furono sistemati assieme ad avversari politici, antifascisti, ebrei, zingari, testimoni di Geova e pentecostali ma, ben presto, i primi luoghi allestiti per questa “momentanea” accoglienza, si rivelarono logisticamente insufficienti a dare ospitalità a questo fiume di persone, pertanto in molte località pugliesi vennero presi in consegna, dalle autorità militari alleate, luoghi o edifici adibiti a “campi profughi”. A Manfredonia, ad esempio, l’ex mattatoio comunale divenne un campo d’accoglienza, così come accadde anche Concentrmanf (ex Mattatoio, viale di Vittorio)


per l’ex colonia penale per gli antifascisti ed ex campo di concentramento, sin dalla guerra di Libia, delle Isole Tremiti; ad Alberobello venne requisita la masseria Gigante, a Pisticci e a Ferramonti Tarsia si scelsero colonie confinarie costruite dalla ditta Parrini e, nel nostro Salento, vennero preferite alcune tra le più incantevoli località delle costa, come Santa Maria al Bagno, Santa Cesarea Terme, Tricase e Santa Maria di Leuca. Il flusso di fuggitivi stranieri soprattutto di origine ebraica, tra cui notevoli gruppi di scampati ai massacri perpetrati dai nazisti nei “campi della morte”, si fece più intenso tra il 1946 ed il 1947 e, sempre nel nostro territorio, per la loro accoglienza furono predisposti altri campi gestiti prima dall’UNRRA e poi dall’IRO, entrambe organizzazioni che provvedevano all’accoglienza e alla sistemazione di questi rifugiati. Proprio in quel periodo, tra il 1943 ed il 1947, tantissimi profughi di nazionalità ebraica ma non solo, fecero il loro arrivo in condizioni misere e deplorevoli, occupando le bellissime case di villeggiatura che erano state “temporaneamente” sequestrate. Non si conosce il numero esatto dei profughi che calpestarono il suolo salentino ma si sa che furono migliaia, che hanno sempre considerato questa nostra terra, ricca e benevola e loro porto per la ritrovata libertà. A riguardo, sono molteplici le commoventi testimonianze di sopravvissuti che sono ritornati in questi luoghi cari a ricordare le loro angosciose esperienze. Non bisogna, difatti, scordare l’impegno che profusero le nostre genti, anch’esse fiaccate dalla fame e dalla povertà che dilagava in quegli anni del dopoguerra, affinché questi poveri derelitti ricominciassero a condurre una vita normale e sicura. A Lecce una direzione, locata nel palazzo del Banco di Roma, gestiva i campi di: Bagni (Santa Maria al Bagno), Santa Maria di Leuca, Santa Cesarea e Tricase, un magazzino a Maglie e un ospedale a Leuca.

Santa Maria di Leuca – CAMP 35 L'unico accampamento (ebreo e nonEbreo) misto di DP in Italia fu localizzato nell’area del porto dedita ai lavori della pesca e nella stazione turistica di Santa Maria di Leuca, nelle campagne di Arnesano. Anche se la capacità dell'accampamento poteva contare un massimo di circa 1.800 persone, la popolazione superò naturalmente quel limite.


Nell’accampamento vi risiedevano circa 400 persone non ebree, mentre i rifugiati ebrei erano divisi per una metà in DP non affiliati e per l’altra metà in membri del “camp' kibbutzim”, principale comunità separata dei “kibbutz Aviv”. La popolazione DPS viveva in ville requisite che erano normalmente le abitazioni residenziali estive dei salentini benestanti. Come l’accampamento di Santa Maria al Bagno anche quello di Leuca si è vantato di eccezionali troupe di teatro ed una scuola per bambini. Benchè la formazione professionale fosse criticata frequentemente per il ritardo rispetto agli altri accampamenti italiani di DP, la squadra di calcio del suddetto campo raggiunse una reputazione notevole e si poté fregiare del titolo di squadra più riuscita negli accampamenti italiani del sud.

Lettera spedita da Marina di Leuca, il 3 novembre 1945, da un ospite del campo H.Q. IT 35 ed indirizzata negli Stati Uniti d’America dove arrivò il 2 dicembre. Utilizzo di etichetta per Raccomandata di Mesagne, cancellata a lapis, per mancanza in loco di analoghi modelli. Annullo e striscia di censura; timbri d’arrivo U.S.A.


26 giugno 1946 Lettera III porto spedita dal Campo 35 di Marina di Leuca in Svizzera in corretta tariffa.


Tricase – CAMP 39

Un accampamento di taglia media di DP, alla punta del sud dell'Italia, fu fondato nel 1944 dalla Commissione alleata e divenne troppo grande rapidamente tanto da costringere le autorità militari al sequestro di un numero sempre maggiore di ville, originariamente atte alle vacanze estive dei salentini. Nel gennaio 1946 l’UNRRA, che prese in carico l'amministrazione dell'accampamento verso la fine del 1945, stabilì definitivamente che Tricase non poteva accogliere più di 800 persone anche perché le ville inutilizzate vennero considerate inabitabili nel periodo invernale. Tricase alloggiò molti membri del kibbutz di Betar e del campo d'orientamento sionistico. Furono organizzate molte conferenze ed attività dagli inviati israeliani.

Come altri centri del sud di DP italiani, Tricase inoltre servì da organizzazione clandestina per l’illegale immigrazione in Palestina. Due kibbutzim comprarono delle radio che permettevano le comunicazioni sia con la Palestina che con le navi per l’invio di corrispondenza e profughi non dichiarati. La vita culturale nei kibbutzim permetteva la pratica di alcuni sport, compreso tornei di ping-pong e di boxe, di scacchi nell’estate del 1946.


Lettera spedita da Tricase Porto, il 3 ottobre 1946, da rifugiato nel campo 39 con destinazione New York. Il mittente, vivente ed attualmente residente in Canada (almeno lo era agli inizi del 2000), mi ha raccontato le vicissitudini del periodo avendo soggiornato a circa 2 chilometri da Tricase Porto, in una villetta signorile.


23 agosto 1946 Lettera spedita dal Campo 39 di Tricase Porto in Canda e affrancata per 44 lire in difetto di 2 lire e non tassata.


Santa Cesarea – CAMP 36 Del campo DP di Santa Cesarea si conosce molto poco e rare sono le notizie reperibili in letteratura. Ecco un’interpellanza all’Assemblea Costituente relativa agli stabilimenti termali.


L’attuale caffè " Porta d'Oriente " a Santa Cesarea Terme mostra ancora i segni ebraici lasciati dai profughi che lo usavano come mensa durante la loro permanenza nel villaggio. Inoltre nella località fu istituita una sede dell’Agudat poale Israel (Unione degli operai d’Israele), di un comitato La-Alivà, la-avodà, ulahaganà (per l‘immigrazione, il lavoro, la difesa) e di un Hader ha-okhel (Refettorio).


Lettera per l’Argentina inoltrata da Lecce Stazione, il 3 luglio 1946, da ospite del campo IT 36 di “Santa Cesaria Terme”. Annullo d’arrivo a destino.


Santa Maria al Bagno – CAMP 34 ...e per ultimo il campo di “Santa Maria di Bagni”, nome all’epoca, la cui istituzione ha interessato numerosi cittadini di due centri posti al centro della penisola salentina, Aradeo e Cutrofiano, paesi a me cari in cui ci vivo e lavoro. Santa Maria al Bagno, il più grande accampamento di DP in Italia del sud, alloggiava 2.300 rifugiati ebrei. Dal marzo 1945 al gennaio 1946 da 771 si passò a 2.277 profughi fino a raggiungere e superare le 3.000 unità. Il campo, a volte ricordato anche con la denominazione “Croce”, si estendeva su un vasto territorio del comune di Nardò, a forma di pentagono irregolare, i cui confini possono delinearsi in riferimento alle principali strade del territorio: lungomare delle marine della località di Santa Caterina e di Santa Maria al Bagno fino alla Torre del Fiume (nota come Torre delle Quattro Colonne), Portoselvaggio, la vecchia Via Sallentina, strada Posto di Blocco-Pagani, strada Santa Maria al Bagno-Galatone. Il campo, sotto il coordinamento dei militari inglesi, servì da centro amministrativo per l’espletamento delle pratiche di immigrazione verso la Palestina. L'11 aprile 1946, il comitato dell’accampamento organizzò uno sciopero della fame, coinvolgendo nella protesta oltre 2.000 persone, contro le limitazioni che le


autorità britanniche applicavano alle procedure d’espatrio. Così scrisse il comitato di Bagni alle autorità britanniche: " È nei principi e diritti morali degli uomini la possibilità per ognuno di ritornare nella propria terra d’origine". Il comitato dell'accampamento diffuse, col Bollettino Settimanale, le notizie degli avvenimenti in essere nel suddetto campo. Nel marzo 1946, Santa Maria al Bagno ospitava 258 bambini e questo richiese l’istituzione di ben due scuole nell'accampamento. Un ha-noar kefar semi-independent (villaggio della gioventù) ospitò gli appartenenti a diverse categorie di lavoro e sportive. Si organizzarono numerose conferenze in specie per i giovani, colmando così la mancanza di rifornimenti culturali provenienti dalla terra d’origine.

Piazza e spiaggetta Santa Maria al Bagno (da Ebrei a Nardò: Mario Mennonna) Inoltre circa 20 allievi furono iscritti nelle scuole italiane limitrofe. I corsi per adulti a Santa Maria comprendevano stage per il lavoro in ebraico ed in inglese, l'addestramento alla vita quotidiana del campo, corsi di sartoria e di scienza elettrica. Il gruppo del teatro dell'accampamento ebbe degli ottimi risultati. La squadra di calcio “Macabi" tenne numerosi tornei anche con altre compagini dei paesi vicini. La cucina kasher, con tipiche regole alimentari ebraiche, assecondò i gusti degli ebrei ortodossi dell'accampamento, mentre con prodotti locali si cercava di completare le razioni fornite dall’UNRRA e dall’IRO in modo da rendere le diete dei rifugiati più equilibrate. Si celebrarono circa 400 matrimoni.


Una testimonianza rimasta è quella del deportato Zivi Miller, aveva perso moglie e figlio ad Auschwitz, che affidò i suoi ricordi ad un muro. I tre murales della casetta, posta nel giardino del palazzo Caputo-Vallone che era uno dei più belli di Santa Maria, ritraggono una donna con due bambini, fermata ad un posto di blocco da un soldato inglese; due soldati ebrei che proteggono un altare; un fiume di persone guidate verso la libertà da una luminosa stella di David. Zivi fu uno di loro: riuscì a raggiungere Israele con la nuova moglie Giulia My, una ragazza di Santa Maria.

(Mario Mennonna)

Attualmente sono stati recuperati e trasferiti nel museo della memoria di Santa Maria al Bagno.


Dal dicembre 1943 per far fronte al costante flusso di profughi furono requisite 106 abitazioni di villeggiatura a cui se ne dovettero aggiungere altre 173 nei mesi successivi. I proprietari erano per la gran parte abitanti del comune di Nardò, a seguire Galatone, Lecce, Galatina e anche Aradeo, Neviano, Collepasso, etc.

Lettera Raccomandata spedita da Nardò, l’11 gennaio 1946, diretta a Portici da rifugiato nel campo U.N.R.R.A. IT 34 H.Q. A.C. C.M.F. Annullo Ambulante 55 tratta Lecce-Bari.


15 agosto 1946 Lettera Posta Aerea inoltrata a Nardò da rifugiato del Campo J.T. 34 e spedita per New York in corretta tariffa.


3 ottobre 1946 Lettera di rifugiato nel campo U.N.R.R.A. IT 34 di Santa Maria dei Bagni a New York in perfetta tariffa.


Nei primi mesi del 1947 andava maturando la decisione inglese di sopprimere il campo di Santa Maria al Bagno, così come gli altri tre del Salento, sia perché insistenti erano le pressioni della autorità locali, sia perché intensa era diventata la propaganda antibritannica tra i profughi, sia, infine, perché proprio dalle coste ioniche proveniva l’immigrazione clandestina. Pertanto a partire dal maggio ’47 iniziò il trasferimento in campi della Puglia settentrionale, in particolare in quello di Bari Palese. Agli inizi del luglio 1947 il campo profughi di Santa Maria al Bagno fu del tutto smantellato. Un semplice ricordo di un’esule, Gertrude (Gerti) Goetz, che giunta nell’estate del ’44 ha vissuto per ben cinque anni nel campo 34 per poi emigrare negli Stati Uniti nel 1949: “Il mattino dopo il nostro arrivo, munita di un asciugamano, scesi da Santa Croce (oggi si chiama Mondo Nuovo) verso la spiaggia di Santa Maria. Non appena scorsi quel mare azzurro e tranquillo e i raggi dorati del sole che si riflettevano sull’acqua, fu come una

visione celestiale. Quell’immagine idilliaca era intensificata dal senso di tranquillità e di pace. Appena dodicenne, ero sopraffatta dalla scena e dalla sensazione che finalmente io e la mia famiglia eravamo al sicuro e che da quel momento in poi avremmo avuto in serbo un futuro migliore.”


Conclusioni Dopo 70 anni, cos’è rimasto di quei passaggi e di quelle etnie? Molto poco: tombe con i nomi nei cimiteri e pochi ricordi. Il linguaggio conserva qualche rara reminiscenza desueta come: il mercato dell’usato a Lecce è ancora il mercato dei Polacchi e a Poggiardo, tutt’ora, andare dagli Ebrei significa andare nella parte del mercato settimanale riservato all’usato. L’assenza del Salento nei libri di Storia è pesante tanto che persino i giovani del luogo ignorano questi accadimenti, il vissuto dei propri nonni. Questa terra ha bisogno di riaffermare la propria identità storica e sociale creatasi nei secoli grazie alla commistione di culture diverse: greco-romano-bizantina-araba. Questa richiesta di identità a fatica, con flemmatica gradualità, si sta affacciando grazie ad eventi sempre più frequenti che coinvolgono la popolazione ed in particolare i giovani. D’altronde: chi non conosce la storia è condannato a ripeterla (George Santayana).

BIBLIOGRAFIA Assemblea Costituente: allegato della seduta del 16 giungo 1947. BOLLETTINO SALESIANO ANNO LXX NUMERO 11 - 1° LUGLIO 1943: http://www.sdb.org/bs/1946/194611.htm Dizionario di Storia UNRRA. http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/u/u017.htm Ebraismo pugliese ed interculturalità: http://www.profughiebreinpuglia.it/storiografia.asp Giovanni Ferrari: LA CONVENZIONE SULLO STATUS DEI RIFUGIATI ASPETTI STORICI. Hein C., Introduzione alla pubblicazione “Rifugiati in Italia / Legislazione, regolamenti e strumenti internazionali” – Delegazione ACNUR in Italia, Editrice MB&M, Roma, gennaio 1989. Informazioni bibliografiche sulla storia contemporanea italiana fondate da Jens Petersen: ISSN - Nr. 1121-1938. Istituto Storico Germanico di Roma. Mediterraneo News: Shoah Le testimonianze in Puglia, febbraio 2008 Mennonna Mario: Ebrei a Nardò, Congedo Editore 2008 United Nations Relief and Rehabilitation Administration – UNRRA: RIFUGIATI IN ITALIA Excursus storico-statistico dal 1945 al 1995: http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia http://dspace.unitus.it/bitstream/2067/751/1/Se-164%20Sanfilippo.pdf http://www.ilpostalista.it/sommario_105.htm http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali/MIDL000233/ http://www.unhcr.it/cms/attach/editor/PDF/escursus.pdf http://www.liceovanini.org/confini.pdf https://www.statoquotidiano.it/26/12/2009/manfredonia-i-campi-di-internamento-dellex-mattatoio/10410/ http://www.profughiebreinpuglia.it/index.php/component/content/article/39-documets/96-qwe-arrived-in-baristransit-camp-and-from-there-we-were-transported-to-santa-maria-al-bagnoq-gerti-goetz.html

Le immagini delle località sono state riprese da internet, se non specificato diversamente.


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