Covid, il virus cambia ma i più piccoli (per fortuna) si ammalano di meno Il dott. Filardo spiega la ‘malattia nei più piccoli’
VIVI BENE · Trimestrale di salute e benessere · Testata registrata al Tribunale di Reggio Calabria n. 4/2016 · Anno VI - Maggio 2021
DA INSEGNANTE A ‘MISSIONARIA’:
BRUNA E IL SUO “HOBBY” DI SALVARE VITE
PADELMANIA
È LO SPORT DEL MOMENTO
IRRITAZIONE DA MASCHERINA Come prevenire arrossamenti e proteggere la pelle
QUANDO IL CIBO DIVENTA ‘MEDICINA’
Cosa mangiare in tempi di Coronavirus?
SOMMARIO 6
SALUTE
COVID, IL VIRUS CAMBIA MA I PIÙ PICCOLI (PER FORTUNA) SI AMMALANO DI MENO IL DOTT. FILARDO SPIEGA LA ‘MALATTIA NEI PIÙ PICCOLI’
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8 COVID E SPILLOVER. IL SALTO (DI SPECIE) MORTALE ························································································································ 10 COVID-19, DAL DENTISTA IN SICUREZZA. VISITE ODONTOIATRICHE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
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12 CELIACHIA E TIROIDE: ESISTE UN COLLEGAMENTO? PAROLA ALL’ESPERTO ························································································································ 14 OSTEOPOROSI: DIAGNOSI, CASISTICA E PREVENZIONE ························································································································ 15 TACHIPIRINA, UN FEDELE ALLEATO. ORIGINE DEL NOME E RUOLO DEL PARACETAMOLO ························································································································ 16 IMPARIAMO AD USARE LE LENTI PROGRESSIVE. INTERVISTA AL DOTT. ANTONIO VIRDUCI ························································································································ 18 VAMPATE DI CALORE: FATTORI SCATENANTI E TERAPIA. COME RICONOSCERE I SINTOMI? ························································································································ 20 COVID E OBESITÀ NEGLI ADOLESCENTI, OCCHIO AL ‘COMFORT FOOD’ COME RITORNARE AD UNO STILE SANO
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L’INTERVISTA
DA INSEGNANTE A ‘MISSIONARIA’:BRUNA E IL SUO ”HOBBY ”DI SALVARE VITE ALIMENTAZIONE
24 IL VINO FA BENE: EFFETTI ANTINVECCHIAMENTO DEL RESVERATROLO ························································································································ 26 QUANDO IL CIBO DIVENTA ‘MEDICINA’. COSA MANGIARE IN TEMPI DI CORONAVIRUS? ························································································································ 27 RUOLO DEL FERRO, CARBURANTE IMPRESCINDIBILE PER L’ORGANISMO GIUSTA QUANTITÀ ED INTEGRATORI
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28 OLIO DI PALMA. FA MALE ALLA SALUTE? ························································································································ 29 AMINOACIDI ESSENZIALI E RAMIFICATI (BCAA). COSA SONO E A COSA SERVONO BENESSERE
30 COVID-19: IN AUMENTO ANSIA, PAURA E SENSO DI IMPOTENZA ························································································································ 32 DEPRESSIONE POST PARTUM. IL COVID NON AIUTA: I CAMPANELLI D’ALLARME ························································································································ 33 SMART WORKING: PRO E CONTRO DEL LAVORO AGILE ························································································································ 34 IRRITAZIONE DA MASCHERINA COME PREVENIRE ARROSSAMENTI E PROTEGGERE LA PELLE
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35 IDRATAZIONE MANI. SEMPRE PIÙ SECCHE E SCREPOLATE. ECCO ALCUNI CONSIGLI ························································································································ 36 RIVOLUZIONE GREEN. RIDURRE LA PLASTICA PER DARE RESPIRO AL PIANETA SPORT
37 SPORT IN CASA. 5 CONSIGLI UTILI PER UN BUON ALLENAMENTO ························································································································ 38 PADELMANIA.È LO SPORT DEL MOMENTO. FA BENE ALLA SALUTE... E ALL’ECONOMIA ························································································································ 39 SPORT IN TEMPI DI COVID: OUTDOOR È SICURO. ECCO I PIÙ ADATTI E CONSIGLIATI ALL’APERTO
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VIVIBENE
EDITORIALE
FARMACIA FATA MORGANA SEMPRE AL VOSTRO FIANCO VIVI BENE Trimestrale di salute e benessere Testata registrata al Tribunale di Reggio Calabria n. 4/2016 Anno VI - Maggio 2021 Editore Farmacia Fata Morgana dei Dottori Elvira Caridi e Mario Pulitanò Caridi s.n.c. Via Osanna, 15 · 89127 Reggio Calabria www.farmaciafatamorgana.it Direttore Responsabile Vincenzo Comi Farmacia Fata Morgana Hanno collaborato: Dott.ssa Giovanna Barillà Dott. Mario Pulitanò Caridi Dott.ssa Consuelo Ieracitano Dott. Fortunato Nato Dott.ssa Maria Teresa Piane Dott.ssa Annamaria Russo Dott.ssa Antonella Siciliano Contributi di: dott. Michele Biancorosso dott. Fabio Foti Daniela Gangemi Dott.ssa Stefania Messina Dott.ssa Maria Celeste Paviglianiti Dott.ssa Giuseppa Pavone Dott. Giuseppe Polimeni Dott. Demetrio Plutino Francesco Rando - Sommelier Dott. Antonio Virduci Grafica KGMarketing www.kgmarketing.it Pubblicità KGMarketing direzionekgmarketing@gmail.com 347.0942756
di Mario Pulitanò Caridi Nel darvi il benvenuto al nuovo numero di ‘Vivi Bene’ non vi farò il racconto della nostra esperienza in questo periodo, e nemmeno desidero impartirvi consigli legati al Covid. Sono certo che apprezzerete questa mia scelta. Ne sono certo perché siete circondati da una ordalia mediatica diretta a dirci cosa succederà e cosa è giusto fare. Sembra che tutti si sentano autorizzati a criticare e criminalizzare chi li circonda. Un clima bruttissimo. Impossibile accendere un televisore o aprire un quotidiano senza essere aggrediti in prima battuta da notizie, o presunte tali, tutte sullo stesso tema, e lo stesso accade se si chiacchiera tra amici, quando si finisce sempre per esprimere lamentele e preoccupazioni. Ve lo devo proprio dire: ho cominciato ad avere più paura degli effetti sulla società di questo clima tossico che di quelli della stessa tragedia sanitaria. Ed è intollerabile ai miei occhi assistere alla diffidenza e all’ostilità che sta corrodendo il nostro tessuto sociale. Triste assistere poi a quanto la tutela della nostra salute si sia tramutata in paura, e spesso egoismo. Il mio desiderio sarebbe riuscire almeno ad infondervi un po’ di ottimismo. Perché se ci riuscissi sarei proprio io il primo a trarne beneficio. E sono proprio il primo ad averne enorme bisogno. Abbiamo tutti bisogno di vedere un futuro roseo, e di sentirci propositivi, e soprattutto protetti. Ho il privilegio di avere molti amici, prima che colleghi, tra i medici e farmacisti, e confrontandomi con loro traggo conforto e sostegno con la certezza che stiamo facendo tutti la nostra parte. Non posso però negare che sono ancora troppe le criticità, le cose che vorrei ve-
dere cambiare per migliorarle. Non avete idea quante. Anche all’interno del mondo della sanità. Potete stare certi che stiamo facendo la nostra parte e continueremo a farla nel modo giusto. Partiamo dal piccolo gesto di non avere desistito, malgrado le difficoltà, a tenere fede a questo nostro incontro attraverso ‘Vivi Bene’. Vogliamo offrirvi risposte sempre più efficaci con servizi diagnostici e di sostegno pratico. L’impegno non è di semplice attuazione ma ci appare evidente quanto il sistema sanitario necessiterebbe di una capillare ed efficiente rete di sostegno ai pazienti. Tocchiamo quotidianamente con mano il rischio che si trascurino sintomi ed esami necessari verso tante patologie che purtroppo vediamo già essere trascurate o diagnosticate tardivamente. Sarà fondamentale, per questo motivo, riuscire ad agire correttamente, ascoltando e mettendo in pratica le direttive dell’autorità sanitaria. Particolare attenzione la stiamo poi rivolgendo verso un terreno ancora più prosaico, cercando di alleggerire il più possibile il costo che sostenete in Farmacia per la vostra salute e la cura del vostro corpo. Cerchiamo dunque di conciliare il miglior prezzo possibile con la migliore qualità dei prodotti. Non è facile ma è fondamentale provarci. D’altronde, è una regola che ci insegnarono i nostri nonni: “nessuno regala niente. Preoccupati di più di ciò che ti viene offerto ad un prezzo troppo basso che di ciò che ti appare caro”. La Farmacia ha l’obbligo morale dunque di restare presidio affidabile ed attendibile a tutela della vostra salute senza mai correre il rischio di abbassare il livello qualitativo. La Farmacia, anche in questo periodo drammatico, resterà sempre al Vostro fianco.
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#HAPPINESSALUTE
LOTTA AL COVID-19: C’È IL VACCINO MA LA BATTAGLIA È ANCORA LUNGA
di Vincenzo Comi
‘Buon senso e prevenzione per combattere il mostro’. Questo il titolo dell’ultimo editoriale di qualche tempo fa. Era il mese di marzo 2020, quando d’improvviso il Covid ha travolto il mondo intero, tenendolo tutt’oggi ancora in sospeso ed ‘in pugno’. Anche la nostra piccolissima realtà è rimasta sotto scacco, in un limbo, in un ‘non luogo’ in attesa di tempi migliori. Ci siamo fermati, purtroppo, anche noi. E ce ne scusiamo con tutti i nostri lettori ma il coronavirus, oltre a sconvolgere le nostre vite, ha compromesso anche la realizzazione di una rivista settoriale come Vivi Bene. Oggi il magazine di salute e benessere torna in Farmacia (dopo lo stop forzato di due uscite), desideroso di rientrare all’interno delle Vostre case. In questo numero troverete articoli ed interviste legate al Covid e la parola Coronavirus apparirà nero su bianco numerose volte. Perché dovremo conviverci ancora per un po’, almeno fino a quando non verrà realizzata la tanto attesa vaccinazione di massa. Fino a quel giorno però tocca a tutti noi ricordare ancora una volta quelle semplici regole fondamentali per la nostra salute: igiene delle mani, distanziamento sociale ed utilizzo della mascherina.
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Nonostante l’arrivo di Johnson & Johnson, AstraZeneca, Pfizer e Moderna, la raccomandazione del mantenimento e rispetto delle misure precauzionali rimangono invariate. Con la circolazione delle varianti, si richiede una modifica delle misure di prevenzione? “No, non è indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sul distanziamento fisico, sull’uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria una applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure”. È quanto si legge nelle ultime indicazioni del Ministero della Salute a seguito delle famose varianti. Sottolineiamo dunque la necessità del ‘buon senso’ e della ‘prevenzione’. Oltre a questo, come consigliano gli esperti, sono necessarie diverse azioni ‘attive’ da parte delle istituzioni come la possibilità di allargare ed incrementare la capacità diagnostica della popolazione attraverso i test rapidi eseguiti anche dai medici di base. Abbiamo messo in atto diverse strategie per limitare il contagio del virus ed evitare lo sviluppo dei focolai ma dobbiamo ancora essere più ‘ordinati’ ed efficienti nella gestione del virus. Lo sappiamo bene, l’incubo durerà ancora un po’. Ed è per questo che ribadiamo l’invito a indossare sempre la mascherina e a portarla con sé. Le armi dunque contro il Covid aumentano, giorno dopo giorno. Anche se quelle più utili rimangono sempre le stesse: buon senso, responsabilità e prevenzione. Nel frattempo, Vivi Bene riparte con tante novità. Buona lettura.
VIVI BENE, DALLA CARTA AL DIGITALE: UN MONDO DI NOTIZIE A PORTATA DI CLICK
di Vincenzo Comi - Vivi Bene si è fatto le ossa e sbarca sul web. La rivista trimestrale di salute e benessere, nata quasi per gioco nel 2016 su idea della Farmacia Fata Morgana di Reggio Calabria, dopo aver toccato con mano ogni singolo lettore attraverso centinaia di news ed approfondimenti, entra nei circuiti nazionali con un sito dedicato al mondo health. Salute, alimentazione, benessere, sport con interviste esclusive ad autorevoli dottori del panorama della medicina italiana e a noti personaggi del mondo dello spettacolo. Vivibenenews.it è un sito semplice ed immediato, responsive e performante, da divorare, un click dopo l’altro. Dalla carta Vivi Bene passa anche al digitale, e lo fa con un buon bagaglio di esperienza e contenuti evergreen. Vivibenenews.it è un riconoscimento ai tanti collaboratori e professionisti della comunicazione che hanno lavorato in questi anni al progetto editoriale, ma anche un regalo che la Farmacia Fata Morgana vuole donare ai lettori di Vivi Bene che hanno apprezzato, rivista dopo rivista, il lavoro della redazione.
Vivibenenews.it è infine una vetrina nazionale per le tante aziende partner che hanno sposato, con convinzione, il progetto. Il viaggio intrapreso con coraggio ben cinque anni fa e che ha collezionato sedici riviste adesso supera i confini della provincia di Reggio Calabria, inserendosi in un nuovo mercato. Vivibenenews.it è il prodotto di cinque anni di duro lavoro fatto con sudore ed entusiasmo da professionisti del settore dell’informazione. Abbiamo sfogliato insieme l’ultima rivista di Vivi Bene oltre un anno fa. Il Covid ha poi interrotto e sospeso la lettura che oggi riprendiamo insieme. Lo staff di Vivi Bene, come dimostrato, non si è fermato e in questi lunghi mesi ha creato il sito web Vivibenenews.it. Vi informeremo dunque, oltre all’edizione cartacea con la stampa del tradizionale magazine, con una marcia in più (quella di Vivibenenews.it), nella convinzione che ‘I tempi duri non durano mai, ma le persone toste sì!’ (Robert Schuller).
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SALUTE
Covid, il virus cambia ma i più piccoli (per fortuna) si ammalano di meno Il dott. Filardo spiega la ‘malattia nei più piccoli’ di Vincenzo Comi - I bambini sono i meno colpiti dal Covid-19. Anche dopo la trasformazione del virus, con le sue varianti, è possibile affermare come i più piccoli siano tra i più ‘forti’. Un lato tranquillizzante di questo maledetto Coronavirus è rintracciabile proprio nella minore pericolosità nei confronti della fascia pediatrica. Le vittime del Covid sono per lo più anziani e più della metà dei malati ha oltre sessant’anni. Anche se con il ritorno della Pandemia stiamo assistendo ad uno spostamento verso le fasce più giovani. Bambini ed adolescenti sembrano essere anche i meno responsabili della diffusione del virus con una percentuale di contagio decisamente minore rispetto ai più grandi. Per comprendere meglio il rischio del Covid nei bambini nonché la pericolosità che il virus ha sui nostri figli, abbiamo incontrato nel suo studio il dott. Orlando Filardo, Specialista in Pediatria. “Stiamo assistendo ad un evento già conosciuto dalla scienza medica. I virus, con la loro circolazione che determina contagi ed infezioni, mutano cioè cambiano la loro ‘carta d’identità’ e lo fanno per una sorta di sopravvivenza – spiega il dott. Filardo - Il loro cambiamento, va ad impattare con l’ospite, il genere umano ed il suo sistema di difesa: l’esercito anticorpale che può dare 6
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una risposta vincente con le sue difese naturali o indotte con la vaccinazione. Le varianti virali di Covid-19 che si sono manifestate scatenando la terza ondata di infezioni hanno dimostrato una maggiore pervasività e diffusione rispetto alla primogenita identificata a fine 2019 nella regione di Wuhan in Cina”. La fascia pediatrica, al momento, sembra essere ancora privilegiata dal contagio delle varianti. “I bambini si ammalano di meno e manifestano sintomi che non richiedono ospedalizzazione anche se i contagi sono aumentati. Spesso, si contagiano dai loro genitori o da altri membri della famiglia. Se è vero che in età pediatrica al momento si rileva una scarsa frequenza di malattia, è anche vero che bisogna vigilare sulla possibilità di infezione e propagazione in questa fascia di età e forse estendere l’immunizzazione con il vaccino”. I dati epidemiologici aggiornati al 2020 dell’ISS mostrano che in Italia le diagnosi in soggetti di età inferiore a 18 anni sono circa l’1,9% del totale con circa 4400 casi così distribuiti per età: 0-1 anno = 13,2%; 2-6 anni = 17,44; 7-17 = 69,4. Dei bambini diagnosticati l’85,7% è stato gestito in isolamento domiciliare, il resto è stato ricoverato con sintomi. Si sono registrati 4 decessi nella fascia di età 0-9 anni con un tasso di letalità in età pediatrica di circa 0,07%.
“Questi dati al momento devono tranquillizzare i genitori – continua il dott. Filardo - poiché il rischio di contagiosità e malattia per i loro bambini è bassissimo, 1,9%”. Il noto pediatra reggino ricorda poi le ormai famose misure precauzionali anti covid. “Lavaggio frequente delle mani, uso delle mascherine idonee, distanziamento nei locali, areazione degli ambienti, disinfezione degli ambienti rimangono ancora importanti. Quest’anno abbiamo assistito ad una scarsissima diffusione del virus influenzale sia negli adulti che nei bambini, sicuramente per queste misure generalizzate. Ciò significa che questo tipo di prevenzione funziona. È auspicabile tornare a stili di vita e rapporti sociali che non ci impongano le mascherine ed i distanziamenti, ma che ci facciano comunque riflettere ad adottare comportamenti e misure adeguate, idonee alla nostra salute”. E sul vaccino anti Covid ai bambini il dott. Orlando Filardo spiega: “L’EMA ha concordato con alcune aziende farmaceutiche (Pfizer e Moderna) uno specifico piano per la sperimentazione dei vaccini sui bambini. Si inizierà con la sperimentazione per le fasce di età tra i 12 e i 17 anni e si tenderà a scendere gradualmente. In questi due anni di pandemia si è visto che il SARS-COV-2 non predilige in maniera pericolosa la fascia pediatrica, pertanto gli sforzi della comunità scientifica sono stati rivolti a tutelare le fasce di età maggiormente colpite quali quella adulta ed anziana”. Al momento fuori dalla vaccinazione in Italia sono esclusi circa 9 milioni tra bambini e ragazzi. Inoltre con un’alta coperta vaccinale negli adulti si raggiungerà un’immunità di massa da cui beneficeranno anche i più piccoli perché si ridurrà la circolazione del virus.
Al momento non esiste un vaccino dedicato a chi ha meno di 16 anni o in fase di sperimentazione per proteggere soprattutto quei bambini con malattie croniche e disabilità cosiddetti “fragili”. Il Ministero della Salute ha attuato un protocollo di intesa con i pediatri di famiglia per vaccinare i loro genitori e i caregiver cioè quel personale che accudisce questi bambini. Il piano dell’attuale Commissario straordinario generale Figliuolo prevede 500 mila somministrazioni al giorno con l’obiettivo di vaccinare l’80% della popolazione entro il mese di settembre 2021. “Il reclutamento dell’esercito dei vaccinatori non sembra essere una missione impossibile tenendo conto che su tutto il territorio nazionale esistono il medico ed il pediatra di famiglia che costituiscono un fronte importante per la capillarizzazione e la somministrazione dei vaccini – conclude il dott. Filardo - Non dimentichiamo che il vaccino è un atto medico e pertanto può essere effettuato da chi è tale”.
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SALUTE
COVID E SPILLOVER Il salto (di specie) mortale Dott. Fabio Foti · Virologo Quello che sta accadendo con questa pandemia non è certamente un fenomeno improvviso ed imprevedibile, ma la sintesi perfetta di accadimenti generati dall’uomo attraverso un modo distorto di vivere il proprio pianeta. Inutile girare intorno a questo incubo: in ambito scientifico, ed ancor più nel contesto specialistico degli epidemiologi, infettivologi e microbiologi clinici, si sapeva perfettamente che presto sarebbe accaduto che un nuovo virus, ad alto indice di contagiosità e bassa letalità, proveniente da un animale selvatico, si sarebbe diffuso su scala planetaria. Perché continuando a consumare in modo scellerato le risorse della terra, proseguendo nell’opera di deforestazione e distruzione degli ecosistemi ricchi di biodiversità, abbiamo determinato, di fatto, uno sconfinamento negli habitat che prima erano esclusivi degli animali di ogni specie attirando nuovi e pericolosi virus verso di noi. Micidiali, microscopici microrganismi in grado di mutare rapidamente singole lettere del proprio RNA, saltare di specie (“spillover”, triplicati negli ultimi quarant’anni e nient’affatto rari come si potrebbe pensare), viaggiare in business class, adattarsi al nuovo ospite e riprodursi brillantemente a spese della cellula che infettano.
L’OMS ha identificato il nome della malattia contro la quale l’umanità sta combattendo in CoVID-19 (COronaVIrus Disease-2019), mentre la Commissione Internazionale per la Tassonomia dei Virus ha assegnato al virus che causa questa malattia il nome definitivo SARS-CoV-2 (Sindrome Respiratoria Acuta Grave - Coronavirus 2). Abbiamo anche imparato che esiste una forte somiglianza tra il SARS-CoV-2 e altri coronavirus simili presenti in alcune specie di chirotteri (pipistrelli ampiamente presenti nella Cina meridionale e in tutta l’Asia, ma anche negli altri quattro continenti) che potrebbero aver costituito il serbatoio naturale del virus in quanto - a differenza dell’essere umano - non mostrano una risposta immunitaria eccessiva verso l’indesiderato ospite. Ma anche come questo stesso virus, prima di arrivare all’essere umano, sia passato - molto probabilmente - da un ospite intermedio ancora non individuato. 8
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Ad oggi non sappiamo ancora quale sia stata l’origine del SARSCoV-2, anche se risulta praticamente certo che all’origine di questo nuovo disastro mondiale si nasconde il commercio, molte volte illegale, di animali selvatici vivi. Come già visto nel recente passato, quando otto anni fa un virus, molto probabilmente anche in questo caso originatosi nei pipistrelli, si è adattato a vivere nel corpo dei dromedari e poi degli esseri umani causando nella penisola arabica l’epidemia di MERS. E come osservato nel 2002, quando la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) comparve in un mercato cinese che vendeva la “civette delle palme”. La strada di questa e delle successive pandemie è quindi facilmente tracciata: 1) deforestazione; 2) prelievo e traffico di specie; 3) mercati di animali (affollamento e vicinanza fra specie); 4) salto di specie (trasmissione da animale ad animale, da animale a uomo e da uomo ad uomo). In un prossimo futuro, le epidemie potrebbero essere più frequenti a causa della maggiore interazione fra essere umano e animali selvatici alimentata dalla promiscuità di contatto legata alla vendita e dall’uso degli allevamenti intensivi, dall’aumento della popolazione globale, dalla povertà e dalla presenza di cambiamenti climatici e ambientali. Come difenderci da tutto questo? Gli attuali scenari sono sempre esistiti nella storia dell’umanità e non c’è ragione di pensare che oggigiorno un virus non possa colpirci contagiando milioni di persone e causando centinaia di migliaia di decessi, come per il Sars-Cov-2. Solo ripensando seriamente all’impatto delle nostre azioni sull’ambiente, iniziando - nel contempo - a dotarci di piani pandemici nazionali concreti e coordinati a tutti i livelli istituzionali e collaborando proficuamente tra tutti i paesi del mondo sul piano della comunicazione in tempo reale di tutti i dati disponibili, potremo avere una possibilità di sopravvivere al prossimo “salto mortale”.
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SALUTE
COVID-19, DAL DENTISTA IN SICUREZZA Visite odontoiatriche ai tempi del Coronavirus Dott. Demetrio Plutino Direttore sanitario - Spec. Ortodonzia Mal di denti, infezioni, ascessi, problemi della bocca e della salute orale non si fermano di fronte alla pandemia di Covid-19. Nell’emergenza Coronavirus andare dal dentista potrebbe risultare preoccupante. Per questo Medical Center Group, struttura all’avanguardia, già avanti con tutte le misure igieniche e di sanificazione, ha recepito le linee guida fornite dal Tavolo tecnico Odontoiatrico guidato dal Prof. Gherlone di concerto con il Ministero della Salute, ed ha implementato le già presenti misure di sicurezza per rendere le sedute più sicure possibili, per la tutela e salute dei pazienti. TRIAGE TELEFONICO Nessun paziente è ammesso nel centro se ha sintomi da Covid-19. Il giorno prima della visita odontoiatrica ad ogni paziente vengono fatte una serie di domande per verificare eventuali sintomi, o presenza di contatti nei 10 giorni precedenti con persone sintomatiche o che hanno l’infezione in corso. Le dichiarazioni vengono ripetute e sottoscritte all’ingresso, sia per i pazienti che per i dipendenti e gli odontoiatri.
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EFFETTI PERSONALI Borse, cappotti, oggetti personali vengono riposti in un apposito sacchetto, consegnato all’ingresso, per evitare di introdurre oggetti potenzialmente contaminati nella zona operativa e poter operare in totale sicurezza. Un plexiglass separa la reception dai pazienti. DISTANZE DI SICUREZZA La sala d’attesa sarà utilizzata per 3-4 pazienti a distanza minima di 1 mt. Gli accompagnatori, tranne per minori e disabili, dovranno aspettare fuori dal centro. SANIFICAZIONE SALE OPERATIVE Dopo ogni paziente la zona operativa è sanificata per 15 minuti in ogni sua parte con prodotti certificati e sufficienti ad eliminare eventuali virus. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Odontoiatri e operatori sanitari utilizzano i dispositivi di protezione individuale adeguati. Mascherine filtranti, visiere, guanti monouso tutelano loro stessi e i pazienti da eventuali rischi di contagio anche se in assenza di sintomi.
MASCHERINA E CALZARI Ogni paziente può entrare solo con la mascherina chirurgica, indossata anche da tutto il personale dei Centri, ha l’obbligo di igienizzare le mani e di indossare i calzari.
IGIENIZZAZIONE AMBIENTI Ogni ora le zone comuni vengono igienizzate (sistema Hygenio) dal personale del centro. La struttura è ulteriormente sanificata periodicamente da personale specializzato esterno.
TEMPERATURA Ad ogni paziente, operatore, fornitore, viene rilevata la temperatura che deve essere inferiore a 37.5°. In caso contrario viene inibito l’accesso.
CIRCOLAZIONE ARIA La MCG ha un sistema di areazione in linea con le nuove normative costantemente sanificato e potenziato con ulteriori e nuovi purificatori d’aria.
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SALUTE
CELIACHIA E TIROIDE Esiste un collegamento? PAROLA ALL’ESPERTO
di Daniela Gangemi - La celiachia è una delle patologie autoimmuni che sta avendo maggiore aumento in questi ultimi anni. Abbiamo incontrato il dott. Domenico Tromba, specialista Endocrinologo responsabile del Servizio di Endocrinologia Casa della salute di Siderno ASP 5 e consigliere dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria. Il dott. Tromba ha relazionato sull’associazione tra tiroide e celiachia. “La malattia celiaca - dichiara Tromba - è di origine genetica e viene definita nefropatia glutine-sensibile perché relativa all’intestino. La celiachia è una malattia che porta l’intestino a reagire in maniera anomala nei confronti del glutine e rende difficile assorbire correttamente le sostanze nutritive dagli alimenti e se non curata aumenta più del doppio il rischio di contrarre tumore dello stomaco”. Negli ultimi 25 anni, la malattia ha registrato un aumento a livello mondiale di circa cinque volte ed è spesso associata a patologie autoimmuni, come la dermatite erpetiforme, la gastrite autoimmune, il diabete di tipo 1 e ancora la tiroidite autoimmune e il Morbo di Basedow. “In generale - prosegue Tromba - si stima che un paziente affetto da celiachia sia tre volte più soggetto a soffrire di affezioni a carico della tiroide. Va sottolineato, inoltre, come l’associazione tra morbo celiaco e tireopatie autoimmuni sia consequenziale. Ciò significa che le malattie autoimmuni della tiroide possono essere diagnosticate sia prima che in tempi successivi rispetto al riscontro della malattia celiaca. Considerato il legame tra le due malattie, è valido anche il discorso contrario, ovvero l’aumentato rischio di celiachia nei pazienti affetti da tiroidite autoimmuni rispetto alla popolazione generale”. Alcuni studi hanno osservato come la prevalenza di malattia tiroidea autoimmune nella popolazione celiaca sia proporzionale alla durata di esposizione al glutine. 1 2
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In altre parole, tanto più tardiva è la diagnosi e tanto maggiore è il rischio che il morbo celiaco sia associato a disturbi autoimmuni della tiroide. “In caso di ipotiroidismo associato a celiachia per esempio, si è visto come una dieta mirata permetta in molti casi di ridurre la posologia della terapia sostitutiva col L-tiroxina; tale effetto potrebbe essere in massima parte dovuto al miglior assorbimento intestinale del farmaco, derivante dal ripristino della normale struttura e funzionalità della mucosa enterica. Nei soggetti celiaci è necessario monitorare periodicamente la funzionalità tiroidea e in caso di innalzamento del TSH, valutare il titolo anticorpale”. Quale invece la relazione con su un’altra patologia endocrina che frequente si associa alla celiachia e cioè il diabete di tipo 1? “In questo caso - conclude Tromba - si è visto come la probabilità di sviluppare la celiachia, aumenta con la durata del diabete. È prassi ormai consolidata valutare la sierologia per la celiachia all’esordio del diabete insulino dipendente. Tornando alla tiroide, ricordiamo come i rischi dello stretto legame tra celiachia e tiroide stanno soprattutto nella cura della malattie della seconda: mentre per la celiachia si deve rispettare una rigorosa dieta allucinata per non peggiorare lo stato dei villi intestinali, per le malattie della tiroide si interviene di solito con farmaci specifici a base di levotiroxina. Il problema è che spesso i villi intestinali sono danneggiati e faticano ad assorbire i medicinali necessari, diminuendone l’efficacia: la novità sta nelle nuove formulazione liquide che facilitano l’assorbimento degli ormoni. Oggi la celiachia rappresenta l’intolleranza alimentare più frequente, colpisce l’1% della popolazione mondiale e si calcola come il numero teorico dei celiaci oggi in Italia si aggiri intorno a 600.000. È importantissimo – conclude il dott. Tromba - andare alla ricerca di una patologia tiroidea nei celiaci e viceversa. Quindi dieta si, ma anche trattamento ormonale”.
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OSTEOPOROSI:
diagnosi, casistica e prevenzione
L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, con diffusione mondiale, caratterizzata da un inesorabile e progressivo processo di rarefazione e indebolimento dello scheletro, con conseguente aumento della fragilità scheletrica e maggiore suscettibilità alle fratture. Considerata come una vera e propria “malattia sociale”, purtroppo ancora oggi sottovalutata, l’osteoporosi interessa più di 75 milioni di persone in America, Europa e Giappone. Negli Stati Uniti e nell’Unione Europea circa il 30% delle donne in post-menopausa ha l’osteoporosi e si stima che più del 40% avrà una frattura durante il resto della loro vita. CASISTICA Il sesso femminile risulta essere più colpito a seguito del crollo estrogenico e progestinico conseguente alla menopausa. Dopo i 50 anni di età una donna su 2 e un uomo su 5 subiscono una frattura da fragilità. La sede più colpita nella fascia di età tra i 50-54 anni è il polso, tra i 55 e i 70 anni le vertebre dorso-lombari, dopo gli 80 anni il femore. Purtroppo una prima frattura aumenta il rischio di altre fratture, e non solo nelle sedi specifiche. Al contrario delle fratture femorali che necessariamente comportano l’ospedalizzazione, quelle vertebrali sono spesso paucisintomatiche e spesso hanno un riscontro occasionale. COSTI SOCIALI Tutto ciò si traduce in costi sociali estremamente alti; le circa 90.000 fratture di femore che si verificano in Italia per anno si traducono in una spesa di circa un miliardo e 200.000 euro considerando tutti i costi diretti relativi ai ricoveri, alla riabilitazione 1 4
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ed ai costi indiretti correlati a tali accadimenti. Considerando la “scarsa prevenzione” messa in atto nei confronti di tale malattia si stima che questi costi siano destinati ad aumentare sensibilmente in futuro. Tutte le fratture, in particolare quelle di femore, sono gravate da morbilità elevata o da disabilità permanente; le statistiche inoltre evidenziano una mortalità più marcata sopra i 75 anni nel sesso maschile. PREVENZIONE E CURE Per limitare l’osteoporosi è fondamentale la prevenzione. Una diagnosi precoce riduce i rischi della malattia. L’assunzione di farmaci idonei aiuta a contrastare il riassorbimento osseo (bifosfonati, denosumab) o in alcuni casi i farmaci anabolici ne favoriscono la nuova formazione (teriparatide). La diagnosi si avvale di esami come la Moc dexa lombare e femorale, la ricerca di deformazioni vertebrali con esame morfometrico della colonna, di esami ematochimici specifici (dosaggio di calcemia, vitamina D, fosforemia, osteocalcina, ctx). È necessario ridurre o eliminare i fattori di rischio modificabili come assunzione cronica di farmaci osteopenizzanti (glucocorticoidi, terapie ATE, ecc..), abuso di alcol e fumo, promuovere l’attività fisica ed una corretta alimentazione, e dietro prescrizione medica, dove necessario, introdurre il giusto apporto di calcio e vitamina D. Dott. Michele Biancorosso Chirurgo ortopedico traumatologo Istituto Ortopedico del Mezzogiorno d’Italia Reggio Calabria: 0965 312369
SALUTE
TACHIPIRINA, UN FEDELE ALLEATO
Origine del nome e ruolo del paracetamolo Tutti, nel proprio armadietto dei medicinali, hanno custodito uno scatolo di Tachipirina.
È un farmaco molto anziano che nasce in America nel 1878 ed è presente nelle nostre case da molto tempo, sicuramente prima che nascessimo. Eppure molti non conoscono il suo vero nome. Tachipirina infatti è il suo appellativo commerciale, un nome di fantasia, ed invece è il Paracetamolo il vero nome del principio attivo contenuto e responsabile della sua azione. Quello commerciale però non è pura fantasia, in realtà è stato creato per contenere la spiegazione del suo beneficio fondamentale: agire sulla febbre. Tachipirina è infatti l’unione di due parole greche: Tachys e Pyr, ovvero ‘veloce’ e ‘fuoco’. Uniamole ed otterremo la soluzione: abbassare velocemente la febbre. Ma come fa il Paracetamolo ad abbattere questo sintomo tanto fastidioso quanto comune? Per quanto incredibile non esiste una spiegazione così dettagliata e meticolosa quanto quelle che abbiamo per tanti altri farmaci. Cominciamo col dire che agisce sul nostro cervello, e questo perché è proprio a livello neurologico che viene regolata la temperatura corporea.
Conoscete il modo di dire ‘un viaggio e due servizi?’. Il Paracetamolo fa proprio questo, e ci riesce inibendo l’azione di una classe di enzimi: le ciclo-ossigenasi. Da un lato, blocca l’attività delle ciclo-ossigenasi ed impedisce che questi enzimi possano sintetizzare le prostaglandine, le molecole che il nostro organismo produce in risposta alle infiammazioni, dall’altro agisce su una varietà di ciclo-ossigenasi che si trova anche nel cervello aiutandolo proprio a determinare il controllo della temperatura. Ecco dunque perché il Paracetamolo riesce ad avere contemporaneamente due effetti: quello antinfiammatorio, bloccando le ciclo-ossigenasi responsabili della sintesi delle prostaglandine e quello antipiretico, per l’azione sulle ciclo-ossigenasi presenti nel cervello. Un farmaco che da così tanto tempo è al nostro servizio e che in tutti questi anni ci ha permesso di escludere che, oltre ai benefici, vi fossero anche degli effetti collaterali, e quindi si è conquistato sul campo il primato di essere anche uno dei farmaci più sicuri, e di conseguenza è anche tra i più utilizzati. La Tachipirina è un nostro alleato fedele sempre pronto ad aiutarci. È importante dunque conoscerne anche le sue origini oltre agli effetti e speriamo di esserci riusciti ed avergli reso il debito di riconoscenza che tutti abbiamo nei suoi confronti.
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SALUTE
IMPARIAMO AD USARE LE LENTI PROGRESSIVE Intervista al Dott. Antonio Virduci Dopo i 40 anni, sono in molti a dover affrontare la dura realtà di non riuscire più a focalizzare oggetti posti a distanze diverse. In pratica, di non essere più in grado di vedere in modo chiaro ad ogni distanza. Il ricorso agli occhiali è inevitabile. Fino a qualche tempo fa era necessario possedere due tipi di occhiali: uno con lenti per vedere bene da vicino, l’altro per gli oggetti più lontani. Bel fastidio, non trovate? Oggi questo problema è stato superato da un’unica montatura che adotta lenti progressive. “La presbiopia, cioè la difficoltà nel vedere da vicino – dice il dottore Antonio Virduci, specialista in Optometria comportamentale e contattologo, titolare de “L’Ottico per tutti” – è causata dai muscoli dell’occhio che gradualmente si indeboliscono e dal cristallino che diventa meno elastico, e può essere corretta sia con gli occhiali che con le lenti a contatto”. Cominciamo a parlare degli occhiali. Come sono strutturati? “Gli optometristi de “L’Ottico per tutti” rilevano prima di ogni cosa la corretta misurazione della vista. Ci serve per registrare tutti i parametri di calcolo necessari al perfetto centraggio delle lenti, in modo da garantire la migliore distribuzione progressiva possibile, le minime aberrazioni per il massimo comfort con un’eccellente performance visiva. Questo rilevamento viene effettuato con l’ausilio di nuovi software specifici in grado di ottenere una precisione millimetrica. Un aspetto fondamentale nel successo degli occhiali progressivi, poi, è il loro montaggio. Per correggere in maniera ottimale la presbiopia associata a miopia, ipermetropia ed astigmatismo, consentendo una buona visione da lontano, da vicino e dalle distanze intermedia con un solo paio di occhiali, disponiamo di professionisti, tecnici e specialisti della vista, che adottano sistemi individuali nel calcolo posturale e optometrico, generando tutte le misure per costruire lenti appropriate, quindi fatte su misura, tenendo presente 1 6
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le esigenze di ognuno per l’utilizzo di questi occhiali progressivi. Senza dimenticare che certifichiamo sempre lenti di ultima generazione. Queste lenti hanno una parte superiore che permette la visione da lunga distanza, una zona intermedia nella parte centrale, che garantisce un buon equilibrio tra la visione lontana e quella ravvicinata. Infine, c’è una terza parte, la sezione inferiore della lente, che consente di avere una visione stabile e comoda nelle distanze minori”. E le lenti a contatto? “Esistono tre tipologie di lenti a contatto per la correzione della presbiopia: le multifocali (bifocali o trifocali), le progressive e quelle in monovisione. Le lenti progressive, come le bifocali, aiutano nella messa a fuoco sia degli oggetti lontani che degli oggetti vicini. La correzione della vista a distanza è situata nella metà superiore delle lenti, mentre la miopia è risolta nella metà inferiore. A differenza delle lenti a contatto multifocali, il passaggio tra le due metà è più graduale: le lenti progressive non contengono linee di separazione fra le due zone, come avviene invece nelle lenti multifocali”. È vero che è necessario un periodo di adattamento per le lenti progressive? “All’inizio si prova un certo disagio ad utilizzare le lenti progressive, ma ci sono dei piccoli trucchi che è possibile attuare per abituarsi presto. Uno di questi è quello di provare a puntare l’oggetto che si vuole vedere immaginando di avere un mirino fissato sulla punta del proprio naso. Questo è un trucco che è possibile utilizzare per qualunque distanza a cui si trovi l’oggetto. Un altro sistema è quello di muovere la propria testa in direzione verticale in modo di riuscire a mettere a fuoco ciò ce si vuole vedere. Per vedere da lontano o da vicino ci sono due diversi procedimenti da seguire: per vedere da lontano è necessario mantenere una naturale postura del corpo, mentre da vicino dovete alzare la testa finché non si ottiene la messa a fuoco. Ricordate che è importante muovere solo la testa, tenendo fermi gli occhi”.
SALUTE
VAMPATE DI CALORE: FATTORI SCATENANTI E TERAPIA
Come riconoscere i sintomi?
Sono improvvise sensazioni di aumento della temperatura corporea associate soprattutto alla menopausa, ma che possono colpire anche gli uomini.
Ma le vampate di calore possono colpire anche gli uomini, in particolare a causa di una riduzione del testosterone e degli androgeni associata all’invecchiamento.
Parliamo delle cosiddette ‘vampate di calore’. Hanno origine solitamente nella regione del torace e si propagano poi rapidamente verso il collo, il viso e le braccia, producendo un arrossamento della pelle, talvolta accompagnato da una sensazione di prurito. E può presentarsi anche associata a palpitazioni. La sudorazione ed un senso di freddo e di madore ne segnalano la fine.
Sia nelle donne che negli uomini il problema può però essere associato anche a vere e proprie patologie, come l’ipertiroidismo, ma anche un tumore alla prostata, all’ipotalamo o all’ipofisi. Inoltre le vampate di calore possono essere scatenate anche dai trattamenti antitumorali.
Nella maggior parte dei casi la vampata sopraggiunge all’improvviso e scompare nel giro di qualche minuto. Come detto, le vampate di calore sono spesso associate alla menopausa, di cui costituiscono il sintomo più frequente. La notte è il momento della giornata in cui si avverte maggiormente con il sintomo della sudorazione e la sua intensità varia moltissimo da una donna all’altra. Ma quali sono le cause delle vampate di calore? Nonostante i meccanismi ormonali siano per molti versi ancora oscuri, sappiamo che la vampata di calore è provocata dal centro che controlla la temperatura dell’organismo, situato nell’ipotalamo. Le vampate sono intimamente legate alla menopausa ma possono essere anche dovute ad altri fattori. Per esempio l’acido nicotinico, prescritto per combattere l’eccesso di colesterolo, così come l’alcol o la caffeina. 1 8
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Se le vampate sono frequenti e producono un forte malessere e disturbi del sonno è necessario rivolgersi al medico e al ginecologo che prescriverà le analisi del sangue per determinare la quantità di estrogeno e di altri ormoni ed eventualmente indicherà una terapia. Se invece le vampate non sono frequenti o leggere allora non richiedono alcuna cura. Si possono attenuare evitando bruschi cambi di temperatura magari indossando più strati di indumenti leggeri, che si possono togliere quando se ne sente il bisogno. Meglio utilizzare camicie da notte e coperte leggere. È consigliato anche fare docce tiepide per rinfrescarsi. Assolutamente sconsigliato bere alcolici la sera prima di andare a dormire. Così come bevande eccessivamente calde, cibi piccanti o troppo grassi.
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SALUTE
COVID E OBESITÀ NEGLI ADOLESCENTI, OCCHIO AL ‘COMFORT FOOD’ Come ritornare ad uno stile sano Che il covid abbia peggiorato lo stile di vita degli adolescenti è ormai cosa nota. Chiusi in casa, tra zone rosse, dad, paura del contagio e distanziamento sociale, i ragazzi hanno perso gran parte delle ‘buone abitudini’ peggiorando quelle ‘cattive’. Le passeggiate all’aperto insieme ad amici e compagni di scuola sono state per molto (troppo) tempo severamente vietate, così come le partitelle tra amici, le uscite in cortile o le passeggiate in bici. Tutto, anche le cose che un tempo venivano agevolmente concesse, è stato bandito e inserito adesso tra le cose da ‘non fare’. Al contrario, ciò che prima veniva vietato, adesso (giocoforza) viene accettato. Come ad esempio l’utilizzo dei videogiochi. Aumentano così le ore trascorse davanti allo schermo per ragazzi ed adolescenti che trovano ormai terreno fertile per immobilizzarsi, davanti ad un pc, tablet o peggio il cellulare. Ogni scusa è buona ormai per dare un’occhiata al proprio smartphone. Tutto ciò genera la mancanza di attività motoria che ha portato nell’ultimo anno ad un aumento dell’obesità tra i giovani. Ed è proprio l’eccesso di cibo, spesso di bassa qualità, consumato per lo più davanti ad un monitor ad essere la causa dell’aumento dei ragazzi sovrappeso. Proprio il nostro Paese è infatti il primo in Europa per obesità in 2 0
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età pediatrica. Un triste primato che condanna le famiglie, un tempo attente al consumo responsabile e ai cibi sani e che testimonia come siano cambiate (in peggio) le abitudini degli italiani. Colpa anche del ‘comfort food’ ovvero del ‘cibo consolatorio’ che eliminerebbe ansia e stress consumato in una dimensione claustrofobica da covid che aggrava la salute dei nostri figli. In questa categoria rientrano tutti quegli alimenti che provocano una sensazione di rilassamento, grazie alla capacità di evocare sentimenti piacevoli e/o nostalgici caratteristici dell’infanzia. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1966 dal Palm Beach per indicare lo spuntino a cui ricorrono gli adulti americani per affrontare situazioni di forte stress emotivo. E moltissimi sono i ragazzi che usano questo cibo come antistress. Ma come si previene il disturbo alimentare da ‘comfort food’? L’aumento importante di peso è sicuramente legato allo stile di vita, ad una alimentazione scorretta associata ad un utilizzo smisurato di cibo spazzatura. La famiglia dovrà allora cercare di modificare lo stile di vita dell’intero nucleo familiare. Ad esempio condividere con i propri figli la preparazione del pranzo o della cena, (utilizzando prodotti freschi e genuini e non già pronti), può essere un ottimo metodo per responsabilizzare i bambini e gli adolescenti a tavola e non solo.
Muoversi il più possibile e stare all’aria aperta scoraggia il consumo del ‘comfort food’. È inoltre fondamentale non aggredire, non giudicare o trattare male il ragazzo colpevolizzandolo. La famiglia deve aiutare a superare il problema dell’obesità. A volte, può essere necessario anche il consulto dello psicologo, che in un adolescente può essere fondamentale. Da ricordare infine come i chili in più presi potrebbero non essere persi facilmente e contribuire all’obesità in età adulta, se non saranno ripresi i comportamenti più sani. Questo perchè l’obesità in età infantile e adolescenziale tende a lasciare una traccia nel tempo che dura fino all’età adulta. In vista della stagione estiva, nonostante il prolungarsi dello stato di emergenza da Covid-19, verrà consigliata una ripresa dell’attività motoria o sportiva di bambini ed adolescenti proprio per
contrastare la sedentarietà dei mesi di lockdown e favorire la socializzazione e il divertimento senza dimenticare la sicurezza nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Lo “screen time” (tempo trascorso davanti a uno schermo), è dunque raddoppiato rispetto ad un anno fa. È aumentato il numero di pasti della giornata ed è cresciuto il consumo di junk food (bibite e patatine). È aumentato il tempo del sonno, quasi di un’ora in più al giorno e il tempo dedicato allo sport si è invece azzerato. In questo stato di emergenza nell’emergenza i genitori svolgono un ruolo fondamentale. A loro il compito di stimolare i propri figli cercando di invertire la rotta indirizzandoli ad una corretta alimentazione e ad uno stile di vita sano. Covid permettendo...
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L’INTERVISTA
STORIE DI VOLONTARIATO
DA INSEGNANTE A ‘MISSIONARIA’:
BRUNA E IL SUO ”HOBBY” DI SALVARE VITE
di Vincenzo Comi - Nascosto, dietro occhiali e mascherina, c’è lo sguardo di una donna che da oltre 45 anni fa volontariato. Bruna non si è mai arresa, nemmeno di fronte all’evidenza del destino crudele, capace di mettere in ginocchio e annientare l’essere umano. I suoi occhi oggi sprigionano ottimismo e amore. Il suo sguardo luminoso incrocia ogni giorno tante brutte storie ma nonostante tutto appare ancora brillante e radioso. Bruna ha trovato sempre la forza di non lasciarsi abbattere, cambiando il vento infelice di molte vite. Come quella volta in cui salvò assieme ai volontari Ahmed, sommerso dai rifiuti a pochi metri dal mare, ad un passo dalla morte. Viveva da giorni sotto una tettoia, colpito da una batteria di una macchina, aveva il volto sfigurato dall’acido e di lasciare il suo triste rifugio non voleva saperne. È stato solo grazie all’insistenza e alla perseveranza di Bruna e dei volontari se Ahmed un giorno ha accettato il trasferimento presso le suore di Madre Teresa, dove passò gli ultimi mesi di vita in condizioni dignitose. Incontriamo Bruna Mangiola presso l’Help Center – Casa di Lena di Reggio Calabria gestito dalla Caritas, nei locali adiacenti alla stazione centrale della città, concessi gratuitamente dalle Ferrovie dello Stato. “Dal 2015 svolgiamo attività di volontariato ed assistenza alle persone in difficoltà. Accogliamo tutti coloro che hanno bisogni primari come un pezzo di pane o un caffè. Spesso però dietro al bisogno immediato dettato dalla fame si hanno necessità più complesse”. 2 2
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Lena era una donna senzatetto, morta d’infarto nella propria baracca vicina al porto dopo aver vissuto in povertà per tutta la sua vita. Bruna ed il suo team (27 persone) hanno rispettato la volontà di Lena fino all’ultimo giorno portando cibo anche ai suoi amati cani. A lei è stato dedicato l’Help Center reggino. Oggi è il più piccolo d’Italia ma svolge un lavoro eccezionale dal punto di vista organizzativo e logistico in grado di portare avanti un progetto di solidarietà che ha l’obiettivo di affrontare e contrastare i fenomeni di disagio sociale presenti in città. “Dietro quel pasto o quel caffè si nascondono esigenze più forti – spiega Bruna – Non siamo distributori di cibo ma di relazione ed amore. Solo attraverso la dedizione verso l’altro è possibile capire ed aiutare il prossimo”. La Casa di Lena è di fatto uno sportello di orientamento a cui si rivolgono soggetti in difficoltà, al fine di essere indirizzati verso i servizi sociali come, centri di accoglienza, comunità terapeutiche, associazioni specifiche o semplicemente verso i CAF per poter esercitare i propri diritti. Una realtà virtuosa in grado di sopravvivere solo grazie alle tante donazioni e all’amore dei volontari. Ad oggi, in Italia, più di 5 milioni di cittadini versano in una situazione di povertà assoluta e non riescono a far fronte a spese essenziali per il mantenimento di livelli di vita “minimamente accettabili”.
A Reggio Calabria sono circa 60 le persone che vivono per strada. “Il logo della Casa di Lena è rappresentato da una Casa con le ruote – continua il racconto di Bruna – Lo abbiamo scelto perché andiamo a trovare le persone in giro per strada ed incontriamo storie di vita anche al di fuori di questi locali”.
Bruna svolge attività di volontariato dall’età di 12 anni. Era un’insegnante ma ha voluto dedicare l’intera sua vita all’altro e all’aiuto gratuito e spontaneo verso il prossimo. “Ho voluto seguire la parabola del buon samaritano trasmettendola agli altri”.
Anche in tempi di lockdown i poveri non sono stati abbandonati. “Non ci siamo mai fermati. Si andava, previa telefonata, dalle famiglie reggine che avevano forte necessità di aiuto, a portare i pacchi spesa. Una squadra garantiva anche il giro serale per assistere i senza dimora. Dopo vari tentativi si è riusciti, anche grazie ad una raccolta di firme, ad aprire temporaneamente una palestra per assicurare ai nostri amici di strada l’igiene personale attraverso una doccia calda. Sono stati giorni intensi e faticosi ma estremamente gratificanti”.
Mentre parliamo continua il via vai di gente che si avvicina allo sportello solo per un semplice caffè o per rinnovare l’accordo con l’Atam che prevede un mini abbonamento gratuito per sei mesi per recarsi alla mensa. Dolce e sempre educata, come tutto lo staff, l’intervista viene interrotta dall’ennesimo povero in cerca di aiuto. “Non ce n’è pizza oggi, mi dispiace tesoro. Solo pane, cornetti e dolci quanti ne vuoi. Sono tutti belli ma alcuni sono proprio esigenti...(ride ndr)”
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ALIMENTAZIONE
IL VINO FA BENE:
EFFETTI ANTINVECCHIAMENTO DEL RESVERATROLO di Francesco Rando · Sommelier – Degustatore Il resveratrolo è presente nelle bucce dell’uva rossa, negli ultimi anni sta facendo molto parlare di se, grazie alle sue importanti implicazioni nel prevenire alcune malattie cardiovascolari, e non si comprende perché non sia altrettanto valido quello presente nelle more, nei mirtilli e nei pistacchi. In sequenza: riduce il colesterolo LDL, previene le malattie cardiache, dicono che si dia da fare anche contro il cancro (quale però non viene segnalato), è un anti-invecchiante, addirittura uno sfiammante; contrasta la demenza e l’Alzheimer. Gli effetti miracolosi del resveratrolo hanno a un certo punto però cominciato a vacillare, è accaduto tra il 2009 e il 2012, e non sono mancati anche casi di frodi scientifiche per raggranellare vantaggi economici. Insomma si era giunti anche alla convinzione che facesse perdere peso e aiutasse tutti coloro che conducono una vita sedentaria: come un cortisone enologico. 2 4
VIVIBENE
Dopo un attento studio, il servizio sanitario inglese ha quindi precisato che bere il vino rosso in funzione di perdere peso e/o combattere l’obesità è un nonsense, puro e crudo. Resta comunque sconosciuto il dato di quanto debba essere la quantità di resveratrolo da vino che si deve assumere per avere un qualche probabile effetto benefico, mettendo nell’altro piatto della bilancia il rischio salutistico di bere tanto alcol. È invece confermato il potere antiossidante del resveratolo, dei polifenoli che si trovano nei semi e di altri ingredienti dell’acino nella protezione della pelle, nell’idratazione, nella proprietà scrub e come latte per la pulizia dei pori della pelle. E comunque un buon sorso di vino del colore che più gradite è sicuramente ancora un soddisfacente sistema per apprezzare qualche attimo del nostro spicchio di realtà chiamato vita… e il tutto sarà molto migliore se lo condividerete con chi più vi aggrada.
BENESSERE
ALIMENTAZIONE
QUANDO IL CIBO DIVENTA ‘MEDICINA’ Cosa mangiare in tempi di Coronavirus?
Dott.ssa Maria Celeste Paviglianiti · Biologa - Nutrizionista «Al momento non esiste una terapia efficace contro il Covid, quello che possiamo fare per difenderci è una corretta alimentazione che è certamente alla base di un sistema immunitario forte». Il nostro è un sistema di difesa dagli agenti estranei all’organismo, composto da cellule diverse, ognuna con funzioni specifiche, e molecole circolanti che lavorano insieme per riconoscere ed eliminare gli agenti estranei come batteri, parassiti, funghi e virus. Il sistema immunitario è naturalmente vigile e pronto ad intervenire in caso di emergenza ma richiede continuamente energia al nostro corpo per funzionare in modo efficiente e, soprattutto nei periodi in cui è più impegnato, dobbiamo sostenerlo nella lotta agli “ospiti” indesiderati. Ma in che modo? Principalmente con l’alimentazione di ogni giorno. Innanzitutto non devono mancare i legumi. Le varietà più utili in questo senso sono soprattutto i fagioli (ricchi in rame) e i ceci (ricchi in vitamina B6), entrambi ricchi di zinco, i fagioli bianchi e le lenticchie (fonti di ferro), ma anche i piselli (ricchi in vitamina B9). Frutta e verdura sono indispensabili poichè ottime fonti di vitamine C, E e A, dovrebbero diventare una presenza costante in cucina ed essere inseriti pressoché in tutti i pasti. Peperoni, pomodori, broccoli, cavoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles e spinaci sono ricchi in vitamina C. Zucchine, spinaci, broccoletti, bietole, insalate ed erbe aromatiche come tarassaco, prezzemolo, basilico, rucola sono ricchi in vitamina A. Frutta secca (mandorle, nocciole, anacardi) e oli vegetali (di oliva, di semi, di girasole ecc.) sono fonti eccellenti di vitamina E, grande alleato anche della pelle. 2 6
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Pesce una porzione 3 volte a settimana. Il pesce apporta ottime quantità di grassi essenziali protettivi (omega-3) e vitamine indispensabili come la D e la A. I grassi polinsaturi del pesce contengono quantità elevate di EPA e DHA, per questo motivo sono importanti per il sistema immunitario poichè hanno una forte funzione antinfiammatoria. Carne poca ma soprattutto ridurre più possibile quella processata (es. salumi). Tante bevande ma senza zucchero. Oltre all’acqua, che mantiene idratato l’organismo, vi sono polifenoli importanti nel tè, specialmente in quello verde e nel tè Matcha, che contiene molte più sostanze antiossidanti del normale tè nero. Tuttavia, non dobbiamo abusarne perché contiene sostanze nervine (teina): 2 tazze al giorno sono sufficienti per un buon apporto nutritivo. Consigliate anche le spremute di frutta fresca, sempre bevute appena fatte, e succo (senza zuccheri aggiunti) di mirtilli e melograno. Per concludere un ruolo significativo nella sana alimentazione è rappresentato dalle spezie e le erbe. Ad esempio la curcuma contiene curcumina dalle note proprietà antinfiammatorie in particolare se abbinata al pepe nero, come nel caso del curry (miscela di spezie). Lo zenzero, invece, oltre a essere una buona fonte di ferro, manganese, zinco, rame, selenio e vitamina B6, sembrerebbe dotato anche di proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antipiretiche vantaggiose in caso di raffreddore e influenza. Un ottimo alleato è anche l’aglio: contiene zolfo, che inibisce la crescita batterica e mantiene pulito l’intestino e altre due molecole, l’allicina e il solfuro, che stimolano la moltiplicazione delle cellule che combattono le infezioni. Infine il principio attivo, allicina, ha spiccati effetti antibiotici, antimicrobici e antifungini.
ALIMENTAZIONE
RUOLO DEL FERRO, CARBURANTE IMPRESCINDIBILE PER L’ORGANISMO
Giusta quantità ed integratori Svolge un ruolo fondamentale nella fabbricazione dell’emoglobina dei globuli rossi e partecipa al trasporto dell’ossigeno dai polmoni ai tessuti e dell’anidride carbonica dai tessuti ai polmoni.
Il ferro, importante minerale per il nostro organismo, è uno dei componenti della mioglobina, presente nei muscoli nonché componente di alcuni enzimi e proteine. Farina di soia, fegato, legumi secchi come fagiolini, lenticchie e piselli, cacao e cioccolato amaro, frutta secca, prezzemolo, cipolle, spinaci, carni rosse, pollame, tonno, farine e cereali, cervella e trippa. Queste, in ordine decrescente, sono le principali fonti di ferro. L’apporto giornaliero consigliato è tra i 10 e i 18 mg per gli adulti e i bambini sopra i 4 anni. Durante la gravidanza, soprattutto in caso di anemia o di esaurimento delle riserve materne, è consigliabile un apporto supplementare di 3 mg al giorno. La sua carenza può comportare un’anemia, che si traduce spesso in spossatezza, debolezza, pallore e difficoltà respiratorie. Gli adulti con carenza di ferro infatti si stancano facilmente e avvertono una riduzione delle capacità lavorative. I bambini invece, con apporto di ferro insufficiente, hanno difficoltà di concentrazione mentale e di apprendimento tali da influenzare negativamente il rendimento scolastico e limitare le capacità fisiche. L’anemia dovuta a una carenza di ferro è un disturbo nutrizionale molto frequente nei neonati, nei bambini, negli adolescenti e nelle donne in età procreativa.
Ma cosa succede in caso contrario, ovvero in caso di eccessivo apporto di ferro? Il ferro in eccesso viene immagazzinato per le necessità future. Se questo si verifica troppo frequentemente, si raggiunge un livello tossico che può ledere il cuore, il fegato e il pancreas (evenienza relativamente rara). Un eccesso di ferro può anche favorire lo sviluppo di infezioni batteriche o micotiche fornendo agli agenti patogeni il ferro di cui hanno bisogno per moltiplicarsi. Per quanto concerne invece gli integratori, è bene specificare come il corpo ricicla molto efficacemente il proprio ferro. Il fegato lo estrae dai globuli rossi morti per fabbricare emoglobina. Ma in alcuni casi gli integratori possono essere utili. Ad esempio le donne ne fanno spesso uso perché le mestruazioni comportano una cospicua perdita di ferro. Anche un’alimentazione strettamente vegetariana determina a volte una sua carenza poiché quello fornito dagli alimenti di origine animale viene assimilato meglio dall’organismo. Così come le persone con un’alimentazione povera di elementi nutritivi possono soffrire di una carenza di ferro. Infine tutte le affezioni caratterizzate da un sanguinamento cronico (come ad esempio l’ulcera) possono trarre giovamento dagli integratori di ferro. Alcuni consigli: l’assimilazione del ferro è favorita dal consumo di agrumi ricchi di vitamina C; cucinando alcuni alimenti acidi (come i pomodori) si può aumentare la quantità di ferro assunto; gli spinaci non sono la migliore fonte di ferro perché non sono ben assimilati dall’organismo; un regolare consumo di tè aumenta l’assorbimento del ferro.
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ALIMENTAZIONE
OLIO DI PALMA FA MALE ALLA SALUTE?
È l’olio vegetale più commercializzato al mondo. Molti ne parlano senza conoscerlo e spesso lo accusano di essere nocivo. Il dibattito ruota attorno alla qualifica di cibo malsano o addirittura pericoloso. In realtà l’olio di palma non è sconsigliato. Addirittura alcuni esperti ne promuovono le qualità. Parliamo dell’olio di palma sostenibile e certificato che assicura al prodotto una lunga durata, una consistenza morbida ed una esaltazione degli aromi oltre a proteggere dall’ossidazione. La cattiva reputazione dell’olio di palma ha origine nell’elevato tasso di grassi saturi. Un’alta percentuale contenuta nei prodotti simile a quella racchiusa nel burro. E gli stessi grassi saturi vengono associati spesso a problemi cardiocircolatori. Ma il fattore di rischio non è legato tanto all’alimento in sé, quanto piuttosto ai processi di trasformazione industriale. Spremere frutti freschi, porre in atto una serie di misure che controllino la formazione dei precursori o attenuino la formazione stessa dei contaminanti, mitigandone il contenuto finale, e lavorare il prodotto a temperature controllate, basterebbe, secondo alcuni studi, per ridurre al minimo il pericolo di contaminanti. Ma cos’è l’olio di palma? Si tratta di un grasso di origine vegetale che si ricava dalla spremitura della polpa del frutto della palma da olio. Una pianta, originaria dell’Africa ma coltivata nelle regioni umide del pianeta, come Indonesia, Malesia ed America Latina. Ed è presente in moltissimi prodotti alimentari e cosmetici. 2 8
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Dopo la spremitura, l’olio di palma grezzo viene raffinato con processi industriali per ridurne anche il grado di acidità. È ideale per i lunghi tempi di stoccaggio dei prodotti alimentari come dolci, creme, biscotti, piatti pronti, ma anche nei prodotti cosmetici, per la cura del corpo e la pulizia della persona, come saponi, creme e shampoo. Garantisce dunque la conservabilità di tantissimi prodotti e ha un costo più basso rispetto ad altri oli vegetali. Vista la sua cattiva reputazione, nelle etichette dei prodotti non viene quasi mai inserita la dicitura ‘olio di palma’ ma al suo posto si riporta una più generica voce ‘grassi vegetali‘ o in caso di mancanza la scritta ‘senza olio di palma’. Alla domanda dunque ‘l’olio di palma fa male?’ ci affidiamo ai numerosi studi degli esperti che confermano come il consumo abituale di olio di palma tende ad aumentare in modo significativo la concentrazione di grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi, innalzando l’indice di mortalità per patologie cardiovascolari. Il suo utilizzo incrementerebbe la concentrazione di sostanze infiammatorie nel sangue. Si raccomanda dunque un’assunzione limitata di prodotti con olio di palma in quanto, in caso di abuso aumenterebbero i rischi per la salute, ma ancor più di alcune fasce di popolazione più vulnerabili come bambini, anziani, dislipidemici, obesi, pazienti con pregressi eventi cardiovascolari e ipertesi. Occhio dunque alla vostra alimentazione, l’eccessivo consumo dell’olio di palma può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.
ALIMENTAZIONE
AMINOACIDI ESSENZIALI E RAMIFICATI (BCAA)
Cosa sono e a cosa servono
Gli aminoacidi (o amminoacidi) sono piccole molecole organiche, composte da tre atomi di carbonio e da azoto, idrogeno ed ossigeno e costituiscono la molecola base su cui vengono costruite tutte le proteine. Spesso si fa riferimento ai mattoncini di una casa che, uniti da un collante chiamato legame peptidico, formano una lunga sequenza che dà origine ad una proteina. Gli aminoacidi sono numerosi in natura e per quanto riguarda quelli umani, si distingue una particolare classe, detta degli aminoacidi essenziali, la cui presenza nell’alimentazione è necessaria in quanto non sintetizzabili direttamente dal metabolismo animale. Nelle proteine si trovano 20 aminoacidi diversi. È possibile nutrire un essere vivente con una miscela di questi aminoacidi, invece che con proteine. Non è nemmeno necessario fornire tutti gli aminoacidi, perché l’organismo sa formarne molti ad esclusione di alcuni che sono insostituibili e vengono chiamati appunto essenziali. Con questo termine si indicano quei componenti che l’organismo non è in grado di elaborare da sé, e che perciò devono essere introdotti con il cibo. Sappiamo che l’uomo deve dunque ricevere con l’alimentazione tante proteine per coprire il suo fabbisogno e le fonti proteiche più importanti per l’uomo sono: latte, ricotta, uova, carne, pesce, legumi, formaggi. Nella sintesi proteica intervengono quindi solo venti dei diversi aminoacidi esistenti in natura (attualmente oltre cinquecento). Per l’adulto gli aminoacidi essenziali sono: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina.
Durante il periodo dell’accrescimento agli otto ne va aggiunto un nono, l’istidina (in questo periodo le richieste di tale aminoacido sono più elevate rispetto alla capacità di sintesi). Ci sono poi gli aminoacidi (essenziali) a catena ramificata, anche conosciuti come aminoacidi BCCA: la leucina, la isoleucina e la valina. A differenza degli altri aminoacidi essenziali, però, la metabolizzazione dei tre BCAA non passa attraverso il fegato ma, una volta assunti, vanno verso la massa muscolare. Gli aminoacidi BCAA sono noti soprattutto nel mondo dello sport, dove viene spesso utilizzata la loro integrazione nutrizionale per potenziare la resa dell’attività fisica. L’assunzione di aminoacidi a catena ramificata migliora anche i risultati delle performance mentali e contribuisce al mantenimento di una funzione immunitaria ottimale. Pertanto, all’occorrenza, dal medico sportivo o dal nutrizionista può essere consigliata un’adeguata e sicura integrazione di aminoacidi a catena ramificata. L’integrazione di aminoacidi BCAA può essere utile a fronte di regimi alimentari carenziali, in diete restrittive, nel caso di persone vegetariane e vegane, o nel caso di atleti come ciclisti e maratoneti. È ovvio che, con un’alimentazione equilibrata, l’integrazione di aminoacidi BCAA risulta superflua. La loro assunzione tuttavia viene raccomandata sia prima che dopo un duro allenamento perché svolgono sia una funzione plastico-energetica sia una funzione anti-catabolica. Il dosaggio? È variabile in base al tipo di attività sportiva svolta, partendo da un quantitativo minimo di 1 gr. di BCAA x 10 kg di peso corporeo.
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COVID-19:
IN AUMENTO ANSIA, PAURA E SENSO DI IMPOTENZA
L’evento COVID-19 si è determinato in modo inaspettato ed improvviso generando un clima di allerta soprattutto nella fase iniziale rispetto ad un pericolo percepito imminente e minaccioso per la propria incolumità. Su un piano psicologico, l’interruzione della quotidianità e delle esperienze che fino a quel momento davano certezze e stabilità, ha determinato in molti una frattura della continuità, concorrendo ad aumentare i livelli di ansia, paura, senso di impotenza, sintomi depressivi. La paura ha la funzione di non esporci al pericolo e generare risposte di tutela attraverso comportamenti protettivi, in questo caso, rispetto alla propria salute. Ciò ha consentito di accettare in qualche modo le restrizioni della libertà personale in nome di un bene superiore quale la propria vita e quella degli altri nella dimensione di un trauma “collettivo”. Tuttavia l’eccesso dell’attivazione e l’ipercontrollo può aver determinato distress (stress negativo) non funzionale al fronteggiamento della situazione legata al qui ed ora. La paura del contagio ha aumentato i livelli di sospettosità nei confronti dell’altro, attivato la caccia all’untore e alzato i livelli di diffidenza del vicino. Tutto questo è avvenuto in una giostra altalenante di “fake news” che ha alimentato stati emotivi di ansia e stress generati dalla caoticità dell’informazione che spesso fotografa una realtà che si mostra cruda, popolata di notizie che cambiano in modo repentino, che ci fa oscillare dalla tragedia alla speranza. 3 0
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Queste, inoltre, concorrono a far venir meno la capacità di elaborazione delle informazioni in modo riflessivo, funzionale e adattivo. Un’infodemia che non consente di dilatare il tempo, di creare uno spazio di riflessione, non favorisce il contatto con le proprie emozioni e non consente di direzionare e canalizzare il proprio sentire e produrre comportamenti che si muovono dentro una cornice di responsabilità, senso civico e umanità; di condividere la paura dentro un sentire collettivo, senza essere catturati dall’irrazionalità. Dalla paura al panico a volte il passo può essere breve, come quando un limitato pericolo o rischio di contagio contenuto viene generalizzato e ogni situazione vissuta come allarmante. In questa cornice, il timore di ammalarsi può prendere la forma dell’ipocondria, intesa come tendenza eccessiva e preoccupazione per il proprio stato di salute percependo ogni minimo sintomo come un segnale inequivocabile di infezione, di malattia, di morte. Il timore di vivere la socialità si esprime nel guardare l’altro con sospettosità, osservare tratti somatici o il colore della pelle differente dalla nostra divengono elementi sufficienti ad alzare i livelli di allerta. E dove si è vissuto tutto questo? Tra le mura di una casa calda accogliente arredata di certezze ritrovate o dentro un confine limitato, caratterizzato da conflitti familiari mai risolti che creano solchi invalicabili molto più dolorosi del distanziamento sociale?
È in questo scenario che può nascere il bisogno di chiedere aiuto, un supporto, di esprimere la propria visione delle cose, di dare voce ai timori e di fugare le incertezze e riprendere fiducia. Aprire le porte all’accettazione e alla consapevolezza che tutto quello che è accaduto può aprire nuove riflessioni per il domani. La fine del lockdown ha sollevato gli animi? Le organizzazioni governative aprono la speranza verso il ritorno ad una vita “normale” caratterizzata dalla quotidianità che ognuno ha per tanto tempo anelato. Tuttavia, le conseguenze della fase di restrizione che ha relegato le persone in una condizione di isolamento sociale hanno determinato, in alcuni, effetti sul loro equilibrio mentale. Sembrerebbero, difatti, essersi riattivate le vulnerabilità individuali e registrato un peggioramento delle condizioni di salute psicologica. Persone che manifestavano già sintomi depressivi o disturbi d’ansia hanno registrato un peggioramento del proprio stato. In alcuni la paura del contagio permane e, se prima in qualche modo l’isolamento ha avuto la funzione di agire come condizione protettiva, la possibilità di ritornare a muoversi nell’ambiente esterno sembrerebbe abbia aumentato i livelli d’ansia e la paura del contagio, unitamente alla paura di contagiare, sperimentando
ansia e senso di colpa per il timore di poter recare un danno all’altro o essere la causa di una fine nefasta. La paura irrazionale potrebbe essere accompagnata da comportamenti di rilevanza clinica. Le procedure di sanificazione consigliate, le regole di distanziamento sociale sembrano, per alcuni, valutate come non sufficienti alla tutela della propria salute; il pulirsi con frequenza quando si entra a contatto con qualsiasi superficie, o monitorare la provenienza degli alimenti e selezionarli assumendo come criterio il luogo di provenienza, sono alcuni degli esempi che ci possono far pensare che questi comportamenti rientrino in rituali ossessivi. Dal punta di vista psicologico se si registra una sofferenza psicologica intensa, è possibile confidare nella possibilità di farsi aiutare da un professionista. Assumere una lettura diversa della propria sofferenza soggettiva, può aiutare la persona a riprendere con forza la propria vita e rimettere in gioco le proprie risorse. Dott.ssa Stefania Messina Psicologa, Psicoterapeuta Co-Founder Mente&Relazioni stefy8messina@libero.it
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DEPRESSIONE POST PARTUM Il Covid non aiuta: i campanelli d’allarme
Nell’attuale panorama emergenziale alcune categorie, come le donne durante il periodo della gravidanza e della post gravidanza, più vulnerabili di altre, hanno dovuto affrontare un carico di stress maggiore.
Tutto ciò, unitamente al diffuso sentimento di paura per l’infezione da Covid-19 concorre al nutrimento di uno stato d’ansia e preoccupazione che può avere gravi effetti sullo stato di salute mentale della donna, soprattutto nei soggetti più vulnerabili.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 10% delle donne in stato gravidanza e il 13% delle donne nella fase del post-partum sviluppa un disturbo mentale, in particolar modo la depressione. Nei Paesi in via di sviluppo la prevalenza della depressione ha un valore ancora più elevato: il 16% durante la gravidanza e il 20% dopo il parto (OMS, 2020).
I campanelli d’allarme a cui prestare attenzione durante il periodo pre e post natale sono diversi: · tristezza immotivata; · facilità al pianto; · irritabilità; · sentimenti di inadeguatezza rispetto ai nuovi compiti da affrontare; · senso di colpa; · paure irrazionali di far del male al bambino; · insonnia.
La depressione post-partum colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme ed esordisce generalmente tra la 6ª e la 12ª settimana dopo la nascita del figlio, con tristezza senza motivo, irritabilità, facilità al pianto, sensazione di non essere all’altezza. La malattia da Covid-19 può rappresentare un “fattore di rischio aggiuntivo” per le donne in gravidanza o che hanno appena partorito. La paura di contrarre il virus unitamente alla diminuzione dei contatti con gli altri vanno, infatti, ad aggiungersi alle problematiche emotive che possono verificarsi in questa fase della vita. Per effetto delle politiche di lockdown, è venuta a mancare la presenza fisica della rete parentale e amicale che costituisce un fattore protettivo per la salute psicologica (Lega et al., 2020; Gunnel et al., 2020; Thakur & Jain, 2020). La ridotta possibilità di condividere un momento così delicato come il parto incrementa le sensazioni di solitudine, di insicurezza e di paura innalzando notevolmente i livelli di stress. 3 2
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In questo particolare momento emergenziale è di fondamentale importanza che tutti i professionisti del settore materno infantile lavorino in sinergia al fine di identificare precocemente le future e le neo mamme potenzialmente a rischio di sviluppare una sintomatologia ansioso-depressiva in modo da creare tempestivamente una salda rete di supporto. Unitamente, è di grande importanza che le famiglie e le persone significative vicine alle donne durante la fase peri e post natale stiano attenti ai segnali di malessere sopraindicati. Identificate prontamente gli indicatori di disagio psicologico attraverso uno screening precoce permette di agire tempestivamente non solo a loro supporto ma, in prospettiva, anche sulla futura relazione di attaccamento madre/bambino. Dott.ssa Giuseppa Pavone
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SMART WORKING:
PRO E CONTRO DEL LAVORO AGILE
“Incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Magari sotto al sole, all’aria aperta, gustando un buon drink, sfruttando comode poltrone o addirittura ‘divanetti comfort’.
Questo, in sintesi è il concetto di smart working disciplinato dal nostro ordinamento, dalla Legge 81/2017 (articoli 18-24), che ci offre la seguente definizione: “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa”. In tempi di coronavirus il lavoro agile è aumentato a tal punto che l’obiettivo del Governo, adesso, è quello di ampliarlo fino al 70-75%.
Grazie allo smart working diminuisce lo stress e aumenta l’efficienza lavorativa. L’incremento delle prestazioni genera una maggiore produttività.
Lavorare comodamente da casa ha di certo diversi lati positivi. Basta avere una buona connessione e un discreto pc per eseguire e svolgere le proprie mansioni lavorative. Niente stress dovuto ad ‘alzatacce’ di prima mattina, né file nel traffico cittadino. Con lo smart working è impossibile arrivare in ritardo a lavoro. Il risparmio di tempo è assicurato, ci si gode di più la famiglia e perché no, anche la colazione.
Il lavoro agile ha tuttavia anche difetti. È ormai accertato infatti come grazie allo smart working si lavori di più. Non avendo orari fissi di uscita e di entrata si tende sempre a non spegnere il pc e a non mollare mai lo sguardo all’ultima mail. Manca poi il confronto con il collega, manca la battuta che genera spesso una maggiore serenità e infonde ottimismo, manca il dialogo e cresce il senso di solitudine. Tra conferenze da remoto e riunioni online la tendenza è quella di chiudersi a casa, evitando il contatto con gli altri. Tanti ‘pro’ dunque ma anche tanti ‘contro’ che però è possibile anche evitare.
Il lavoro agile ha quindi migliorato il nostro stile di vita. E per chi ha la fortuna di avere una casa al mare (connessione permettendo) lavorare in smart working diventa davvero una pacchia.
Non sappiamo ancora per quanto tempo dovremo utilizzare la modalità smart working. Di certo, superata la pendemia si prevede un ritorno alla normalità graduale e non ai livelli precedenti. Lo strumento dello smart working, che già esisteva, sta conoscendo un boom con il quale ogni ufficio sta facendo i conti.
Chi lo ha detto poi che per lo smart working si debba stare per forza seduti davanti ad una scrivania o chiusi in casa? Dipendenti e liberi professionisti possono usufruire della connessione del bar sotto casa o quella del pub, per lavorare tranquillamente dal parco o dal proprio locale preferito.
Una modalità di lavoro che tutti noi dobbiamo comunque valutare positivamente perché permette a tante aziende di sopravvivere in epoca di lockdown.
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IRRITAZIONE DA MASCHERINA Come prevenire arrossamenti e proteggere la pelle La utilizziamo di continuo. Alcuni per oltre 10 ore al giorno, altri fortunatamente un po’ meno. Il tempo in cui indossiamo la mascherina, obbligatoria per proteggerci e proteggere gli altri dal Covid, occupa gran parte della nostra giornata. A scuola, in ufficio, in macchina se si viaggia in compagnia, nei mezzi pubblici, all’interno di locali ed attività commerciali e anche all’aria aperta se si sta troppo vicino soprattutto a persone fragili. Se si pensa a medici, infermieri, personale delle strutture sanitarie, la mascherina diventa una sorta di ‘scudo’ per poter combattere il Covid. Nonostante il suo preziosissimo ruolo, chi la indossa per molte ore al giorno, va incontro a problemi di irritazione che colpiscono la pelle. Il tessuto della mascherina, qualunque esso sia (vestiario, raso, plastica, nylon e materiale soffiato) poggia sul nostro volto e l’epidermine respira male. Il microclima caldo umido associato alle microcomponenti della mascherina causa dunque arrossamenti, irritazioni e dermatiti. Tra le possibili e più probabili conseguenze si riscontrano: secchezza, irritazione cutanea dovuta alla pressione della mascherina (soprattutto chi utilizza mascherine FFP2 e FFP3), fino alla formazione di veri e propri solchi cutanei ed erosioni, dermatite da contatto. 3 4
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La ‘colpa’ delle mascherine è da rintracciare nelle sostanze presenti al suo interno come conservanti, igienizzanti e coloranti. Il fastidio da mascherina si manifesta con la comparsa di prurito, secchezza e desquamazione, rossore, acne. Proprio per aiutare la nostra pelle, e dare sollievo in caso di irritazioni e dermatiti, esistono diverse creme in commercio. Tra quelle efficaci, le creme a tripla azione, lenitiva, nutriente e ristrutturante, che aiutano ad alleviare la forte secchezza e l’eccessiva reattività cutanea, il prurito e la facile tendenza alle irritazioni. In generale si possono utilizzare tutte quelle creme che fungono da barriera protettiva e che svolgono un’azione di idratazione e nutrimento all’epidermide. Un po’ di crema protettiva sul viso, prima di indossare la mascherina, può essere sufficiente per proteggere in particolar modo chi ha la pelle molto sensibile, o problematiche di acne. Occhio inoltre a non abusare di mascherine non formate secondo la normativa e non approvate dall’OMS. È vero che quelle trendy danno un tocco glamour, ma possono irritare molto la nostra pelle. Ricordiamo inoltre di detergere il viso anche dopo aver tolto la mascherina con prodotti testati clinicamente.
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IDRATAZIONE MANI
SEMPRE PIÙ SECCHE E SCREPOLATE
Ecco alcuni consigli
Distanziamento sociale, utilizzo della mascherina ed igiene delle mani. Quante volte ormai abbiamo sentito queste tre regole fondamentali contro il Covid? Il lavaggio delle mani è diventato ormai una ‘ossessione’. E se non sfocia in vere e proprie malattie come la rupofobia ovvero la paura patologica e irrazionale nei confronti dello sporco, il lavaggio costante delle mani, se fatto correttamente, non può che aiutare a prevenire il coronavirus e non solo. Ripetere però decine e decine di volte quel gesto può finire con il seccare la pelle, perché la priva dei suoi oli naturali. Sapone e acqua calda (non troppo) prima di tutto, ma occhio alla pelle screpolata. Importante, anzi fondamentale, diventa la scelta del sapone. Ci sono detergenti che, a causa dei componenti chimici, possono rovinare le proprie mani. È indispensabile quindi ridurre al minimo il numero di potenziali allergeni, privilegiando saponi e creme idratanti per le mani che siano privi di profumazione. Un’altra opzione che diventa determinante ai fini di una pelle liscia e nutriente è la scelta delle creme idratanti. In commercio ne esistono diversi tipi, ma in caso di pelle estremamente secca, le più efficaci da usare sono quelle che con-
tengono paraffina, una sostanza oleosa che blocca la perdita di acqua, mantenendo le mani morbide. Oppure una crema emolliente, indispensabile per ammorbidire la cute. Soprattutto se contenente oli naturali come l’olio di cocco, di jojoba, di mandorle dolci oppure il burro di karité e il burro di cacao. Questa tipologia di crema ridona tono ed elasticità alle pelli aride. C’è poi chi consiglia una maschera super idratante per le mani. Basta avere un paio di guanti in lattice o una pellicola trasparente. Dopo aver applicato la crema sulle zone più secche e screpolate, si coprono le mani con i guanti o la pellicola e si lascia la maschera in posa mezz’ora. Si rimuove il tutto e si massaggia l’eccesso di crema, fino al totale assorbimento. Il consiglio che diamo dunque è quello di lavarsi sempre le mani, e più volte. È un gesto indispensabile per la limitazione del contagio. Il rischio dietro l’angolo però è quello della secchezza cutanea e una potenziale irritazione della pelle. Non basta dunque lavarsi spesso le mani. Oltre a questo gesto virtuoso, se si vuole davvero bene alla propria pelle è necessario prendersene cura anche dopo attraverso qualche piccolo ma essenziale accorgimento.
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RIVOLUZIONE GREEN Ridurre la plastica per dare respiro al Pianeta Riutilizzare, riciclare, ridurre. È questa la rivoluzione in cui sta investendo la beauty industry, sempre più attenta alla questione ambientale. I consumatori, richiedono prodotti con il minor impatto ambientale possibile, confezioni green biodegradabili, riciclabili o compostabili. La scelta è orientata verso prodotti con packaging eco-friendly e che seguano un ciclo produttivo etico. Ridurre la plastica significa ridurre i rifiuti e dare respiro al Pianeta. La plastica rappresenta una delle più grandi minacce ambientali oggi esistenti. L’inquinamento da parte di materiali plastici è ormai inarrestabile ed è dato dall’ingente dispersione e accumulo di materiale usato e difficilmente degradabile. Per questo motivo, è importante cercare una o più soluzioni che portino alla riduzione della quantità di plastica immessa nel mercato, quindi nell’ambiente. Quasi la metà della plastica prodotta viene utilizzata per imballaggi e confezionamenti. Per cercare di risolvere o, almeno, arginare il problema della plastica impiegata nel packaging cosmetico, si è cominciato a 3 6
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sviluppare materiali di derivazione varia, con caratteristiche simili a quelli della plastica, ma con un impatto ambientale ridotto come plastiche biodegradabili, bioplastica, materiali compostabili e biopolimeri prodotti con moltissimi materiali diversi come alghe, canapa, funghi, patate, canna da zucchero e scarti del cibo. La crescente attenzione alle problematiche ambientali, la consapevolezza e la volontà di salvaguardare il Pianeta hanno fatto sì che si cercassero, però, alternative valide anche a queste ultime. È così che si è passati all’utilizzo di carta e cartone, fibre vegetali, amido, cellulosa e vetro. Alcuni brand offrono prodotti solidi, come shampoo, balsamo, detergente, dentifricio, equivalenti a prodotti liquidi ma sotto forma di “barrette”. In un futuro non troppo lontano occorrerà dire per sempre addio alla plastica, principale responsabile dell’inquinamento di mari, oceani e spiagge. Tutti possiamo fare la nostra parte per salvaguardare il Pianeta, attraverso piccole modifiche al nostro stile di vita per il benessere delle generazioni future.
SPORT
SPORT IN CASA
5 consigli utili per un buon allenamento
Per molto tempo, nell’ultimo periodo, siamo stati costretti a rimanere dentro le mura di casa. Un momento duro per tutti. Lo è ancor di più per chi, quotidianamente svolge attività fisica tra palestra, piscina, circoli sportivi, partite di calcetto o tornei di basket. Tutto (o quasi) al momento, è stato fermato. Il coronavirus ha rivoluzionato e stravolto le nostre vite, con nuovi orari e tanti, troppi, silenzi. Abbiamo ridefinito spazi e timing delle giornate. E il settore dello sport è tra quelli che ha maggiormente risentito della pandemia. Si cerca quindi di colmare l’assenza dello sport all’interno degli impianti sportivi trasformando spesso la propria casa in una piccola sala pesi e cardio o fitness. Lo si fa come antidoto antistress ma soprattutto ci si allena, anche in casa, per tenersi in forma. Vivi Bene vi offre dunque pochi consigli per svolgere in modo migliore i vostri esercizi all’interno delle mura domestiche.
1. Meglio un allenamento mattutino Durante le prime ore del giorno si avviano subito le mobilità articolari. La nostra mente ed il nostro fisico sono freschi e pronti per un buon allenamento. Con il passare delle ore subentrano noia, stanchezza e pigrizia. 2. Tappetino e asciugamano obbligatori Tappetino sul pavimento e asciugamano a portata di mano non possono mancare all’interno della ‘palestra fai-da-te’ e rappresenta la base per il lavoro atletico, come flessioni e addominali. 3. Via Tv, cellulari e altri dispositivi Meglio imparare gli esercizi a memoria senza alcuna distrazione. Per svolgere gli esercizi correttamente ci vuole molta concentrazione. Da tenere lontani quindi telefonini, tablet o strumenti tecnologici che possano alterare il nostro allenamento. 4. Tempo di esercizi? 30’ sono sufficienti È consigliato allenarsi da 30 a 60 minuti, compreso lo stretching. Se si arriva ad un’ora di allenamento è meglio alternare la parte alta del corpo a quella bassa, con più sedute. 5. Sneakers per evitare fastidi Possiamo anche non curare molto l’estetica dell’abbigliamento casalingo. Anche una banale tuta e non tecnica può andare bene per l’allenamento dentro le mura di casa. Ma occhio alle scarpe da tennis. Calzare il giusto paio di scarpe può fare la differenza. Se si indossa un buon paio di scarpe da ginnastica si eviteranno fastidi e l’allenamento sarà senza dubbio più ‘comodo’.
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SPORT
PADELMANIA
È LO SPORT DEL MOMENTO
Fa bene alla salute... e all’economia Alcuni lo paragonano agli scacchi. È infatti molto tattico ed impegna gli avversari anche mentalmente oltre che fisicamente. E chi lo prova almeno una volta, al 90% torna sul campo per una seconda partita. Parliamo del padel, lo sport sano e sempre più di moda che si sta diffondendo a ritmi inimmaginabili con la nascita di sempre più numerosi campi in tutta Italia. Simile al tennis (i punti si contano allo stesso modo) il padel si gioca con la classica pallina gialla (poco più leggera), il campo è in erbetta sintetica dalle dimensioni ridotte e circondato in parte da ringhiere di ferro ed in parte da pareti di plaxiglass ideali per le ‘carambole’. Anche le dimensioni della racchetta, rispetto al tennis, sono ridotte, di forma circolare, molto leggere e forate in fibra di carbonio. Il padel è facile da imparare così come semplici sono le regole. Al doppio rimbalzo della pallina a terra si fa punto all’avversario e durante il gioco è possibile far carambolare la palla sulle pareti trasparenti anche due volte. Si comprende dunque come il gioco sia veloce e divertente. È proprio per questi motivi che il padel è diventato negli ultimi mesi una vera mania. 3 8
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Trovare un posto fino a qualche tempo fa era molto difficile a causa del ridotto numero di campi. Ad oggi, prenotare rimane ugualmente complicato ma il motivo è diverso. I campi ci sono ma il numero di quelli esistenti, almeno alle nostre latitudini, non è ancora sufficiente per coprire la richiesta e trovare un campo libero risulta quasi impossibile. Tuttavia anche nella nostra città i vari centri sportivi esistenti si stanno attrezzando con la costruzione di nuovi campi. C’è chi ha convertito i campi di calcetto, chi invece ha ampliato strutture già esistenti, ma le prenotazioni però rimangono ‘full’. Lo sport del momento dunque fa bene non solo alla salute ma anche all’economia. Solo nel 2013 le strutture in Italia erano 20 e adesso superano le 2000. Il movimento del padel è cresciuto del 400% in un anno con decine di neo circoli tesserati Fit. Il fascino del padel ha contagiato quindi anche la Calabria ed in particolar modo Reggio convertendo tantissimi giovani dal calcetto o dal tennis. Perché piace così tanto? Perché coniuga l’attività fisica al divertimento, non richiede grandi doti atletiche e garantisce ugualmente grande competitività.
SPORT
SPORT IN TEMPI DI COVID: OUTDOOR È SICURO Ecco i più adatti e consigliati all’aperto
Nell’ultimo anno l’attività fisica di ogni individuo è decisamente diminuita. Per colpa del Covid molti sportivi sono stati costretti a rinunciare ai propri allenamenti e lo smart working ha alimentato la sedentarietà di ciascuno aumentando anche le ore giornaliere seduti comodamente sulla sedia del proprio ‘ufficio di casa’. Ma fare attività fisica è fondamentale per l’equilibrio psicofisico. Lo sport, come afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è parte di uno stile di vita salutare. E ora più che mai, dopo oltre un anno di pandemia, è necessario rimettersi in forma e trovare il modo giusto per praticare sport con continuità e costanza. Quello che sappiamo ormai è che all’aperto, l’allenamento è più sicuro. Le linee guida consigliano 30 minuti al giorno di attività fisica di media intensità. E gli esperti consigliano sempre la modalità ‘outside’ con sempre più nuove tecniche per mettere in moto il proprio corpo.
Tra gli sport consigliati all’aperto più sicuri c’è il tennis che (con il mantenimento delle distanze tra i giocatori ai lati opposti del campo) permette, più di altri, di salvaguardarsi dal contagio. Il tennis è uno sport divertente, dinamico e richiede grande attenzione e si consumano molte calorie. L’equitazione, adatto a piccoli e grandi sportivi, è un altro sport
sicuro, da praticare all’aperto che irrobustisce il corpo, dà senso dell’equilibrio e grazie al contatto con il cavallo, si superano limiti e paure. Il ciclismo poi è uno degli sport più praticati e amati d’Italia e nell’ultimo anno è aumentato notevolmente l’uso della bicicletta. È uno sport sicuro che valuta le capacità del singolo e le specialità sono varie: mountain biking, BMX, granfondo etc. Grazie alla bicicletta si possono scegliere itinerari e panorami molto diversi, che vanno dalla città alla montagna. Ideale per chi cerca adrenalina e fatica. In città inoltre fioccano le iniziative che offrono allenamenti open air e percorsi nell’entroterra con un boom di atletica, pilates e jogging. Lo sport dunque non si arrende e anzi prova a reinventarsi, attraverso una moltitudine di attività outdoor che rappresentano le nuove frontiere di tante discipline tradizionali. Anche per quest’anno è dunque da preferire l’allenamento all’aperto o comunque in grandi spazi in cui il rischio di contagio da Covid-19 è molto basso. Super consigliati sono infine gli sport acquatici. Vela, kitesurf, windsurf, canoa tra tutti.
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