FEBBRE ALTA, MAL DI TESTA, DOLORI ARTICOLARI Il paracetamolo farmaco di largo uso ma attenzione al giusto utilizzo!
VIVI BENE · Trimestrale di salute e benessere · Testata registrata al Tribunale di Reggio Calabria n. 4/2016 · Anno II - Dicembre 2017
AIUTO PIDOCCHI! Falsi miti e credenze, ecco come prevenirli ed eliminarli
DOTTOR GOOGLE?
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio
INGUARIBILE NON SIGNIFICA INCURABILE
La dott.ssa Barbera: “Dignità e qualità della vita al primo posto”
LO PSICOLOGO
FRA MITI E LEGGENDE Dall’infertilità sine causa alla nascita di Ada L’EMOZIONANTE STORIA DI KATIA E ANGELO
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#InFarmacia
REPARTO DERMOCOSMESI: I PRODOTTI DA UTILIZZARE IN INVERNO SALUTE
FEBBRE ALTA, MAL DI TESTA, DOLORI ARTICOLARI IL PARACETAMOLO FARMACO DI LARGO USO MA ATTENZIONE AL GIUSTO UTILIZZO!
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8 VITAMINA D NECESSARIA ALLE NOSTRE OSSA. DOVE SI TROVA E A COSA SERVE ························································································································ 10 IPERPIGMENTAZIONE CUTANEA. RIMEDI PER LE MACCHIE SCURE SULLA PELLE ························································································································ 12 SINDROME DELL’OCCHIO SECCO. CAUSE E RIMEDI ························································································································ 14 INGUARIBILE NON SIGNIFICA INCURABILE LA DOTT.SSA BARBERA: “DIGNITÀ E QUALITÀ DELLA VITA AL PRIMO POSTO”
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16 AIUTO PIDOCCHI! FALSI MITI E CREDENZE. ECCO COME PREVENIRLI ED ELIMINARLI ························································································································ 18 QUANDO LA NONNA FA SCUOLA AL FARMACISTA. I RIMEDI CONTRO L’ACETONE ························································································································ 20 REFLUSSO GASTROESOFAGEO. UN VALIDO AIUTO DALL’OSTEOPATIA ························································································································ 22 A COSA SERVE L’ESAME BAROPODOMETRICO? ························································································································ 26 DOTTOR GOOGLE? FIDARSI È BENE, NON FIDARSI È MEGLIO ························································································································ 28 IMPIANTO DENTALE. TUTTO CIÒ CHE DEVI SAPERE DALLA A ALLA Z ························································································································ 30 MEDICINA ALTERNATIVA: L’OMEOPATIA 32
LA STORIA
DALL’INFERTILITÀ SINE CAUSA ALLA NASCITA DI ADA L’EMOZIONANTE STORIA DI KATIA E ANGELO ALIMENTAZIONE
34 LA CANNABIS IN CUCINA? NIENTE PAURA, LA FARINA DI CANAPA FA SOLO DEL BENE ························································································································ 36 CAFFEINA? SI, GRAZIE! ························································································································ 38 HERICIUM. PER IL BENESSERE DI INTESTINO E CERVELLO BENESSERE
40 LO PSICOLOGO. FRA MITI E LEGGENDE ························································································································ 42 MASCHERE DI BELLEZZA E DI FELICITÀ ························································································································ 44 FESTE DI NATALE: GIOIA O STRESS? I RISCHI DA EVITARE 46
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SPORT
REGGIO CALABRIA BASKET IN CARROZZINA. IL SOGNO CONTINUA L’AVV. AMELIA EVA CUGLIANDRO: “SUL PARQUET SIAMO TUTTI UGUALI. I RAGAZZI, DA SPETTATORI A PROTAGONISTI”
EDITORIALE
ABBIATE FIDUCIA NELLA VOSTRA FARMACIA VIVI BENE Trimestrale di salute e benessere Testata registrata al Tribunale di Reggio Calabria n. 4/2016 Anno II - Dicembre 2017 Editore Farmacia Fata Morgana dei Dottori Elvira Caridi e Mario Pulitanò Caridi s.n.c. Via Osanna, 15 · 89127 Reggio Calabria www.farmaciafatamorgana.it Direttore Responsabile Vincenzo Comi Farmacia Fata Morgana Hanno collaborato: Dott.ssa Giovanna Barillà Dott. Mario Pulitanò Caridi Dott.ssa Consuelo Ieracitano Dott. Fortunato Nato Dott.ssa Maria Teresa Piane Dott.ssa Mària Ribera Dott.ssa Annamaria Russo Dott.ssa Antonella Siciliano Redazione: Pasquale Romano Daniela Romeo Contributi di: Dott. Antonio Balestrieri Dott.ssa Fabiola Branca Dott.ssa Marika Micalizzi Dott.ssa Maura Placanica Dott. Demetrio Plutino Dott. Giuseppe Polimeni Grafica KGMarketing · www.kgmarketing.it Pubblicità KGMarketing direzionekgmarketing@gmail.com 347.0942756
di Mario Pulitanò Caridi Ci sarebbe da montarsi la testa a giudicare dall’interesse e dall’attenzione che ci riservate! Grazie e ancora grazie. È successo proprio quello che speravo, vedervi entrare in Farmacia solo per chiederci il nuovo numero della rivista. Entrate, sorridete e il vostro sguardo si dirige verso il posto in cui solitamente teniamo le riviste e se non ci sono, ecco scattare uno sguardo di disapprovazione. Credetemi, è bellissimo. È una gioia profonda perché ci incontriamo non solo quando avete bisogno di farmaci o consigli ma anche perché vedete in noi “altro”.
sera della Farmacia, che tutti voi già avete, mi permetto di sorridere a qualche vostra reazione. Ancora non tutti si sono abituati alla nostra filosofia. Stiamo distribuendo le ricompense per la vostra fedeltà e dall’inizio ad oggi, spesso mi sono ritrovato a sorridere benevolmente dinanzi a molte vostre osservazioni. Sembravate stupiti, increduli, diffidenti, sospettosi, e perfino insoddisfatti di un catalogo che, vi assicuro, ha pochi eguali nella mia esperienza di “consumatore”, e qualcuno ha avuto modo pure di lamentarsi che non erano presenti i brand a cui più è affezionato, oppure che ha dovuto aspettare mezza giornata in più rispetto all’amica nella consegna del premio.
La nostra missione più profonda non è “vendere” ma è fare cultura sanitaria, prevenzione, attenzione e cura di se stessi. Tutto ciò si riassume nel nome della nostra rivista “VIVI BENE”.
Ora state ricevendo questi premi, ed io sorrido perché piano piano stiamo cominciando a dimostrarvi coi fatti che il nostro scopo non è fare commercio, non è una gara a premi, ma è solo quello che una volta era la regola nei rapporti tra il farmacista ed il circondario in cui operava, la fiducia ed il volersi bene reciproco.
Leggete altre riviste, sicuramente più ricche e famose della nostra, ed è normale che sia così, ma noi, rispetto a tutte le altre, abbiamo un privilegio che nessuno ha, conosciamo tutti i nostri lettori, uno ad uno.
Il vero premio è vedervi entrare in farmacia per ritirare la rivista, chiedendoci un consiglio, non con lo spirito da ‘consumatore’ ma dimostrando fiducia e stima nei nostri confronti.
I nostri lettori ce li coccoliamo, li ascoltiamo, approfondiamo quello che trovano scritto sulla rivista, ascoltiamo le critiche e “dulcis in fundo”, li premiamo pure.
Essere utili avrà sempre alcuni limiti. Il caffè ad esempio non ve lo possiamo preparare, ma in compenso molti di voi ce lo portano. Sento veramente con tutto il cuore di dirvi ancora una volta grazie.
Riguardo l’iniziativa dei premi legati alla tes-
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#InFarmacia
REPARTO DERMOCOSMESI:
I PRODOTTI DA UTILIZZARE IN INVERNO Con l’arrivo dell’inverno anche il nostro beauty case ha bisogno di prodotti specifici, in grado di tenere a bada le aggressioni climatiche: freddo, sbalzi termici, vento e pioggia che mineranno quotidianamente la nostra bellezza. Occorre quindi pensare a come proteggere la pelle dal freddo in modo semplice e immediato.
La pelle tende a seccarsi con le giornate rigide ed ha bisogno di trattamenti ad hoc che riescano a proteggerla, idratandola e ristrutturandola con forza dall’interno. La cute del viso, assieme a quella delle mani, è estremamente delicata e maggiormente esposta agli agenti atmosferici; è necessario prendercene cura mantenendo una corretta idratazione per evitare fastidi ed inestetismi. Il primo passo per una scelta corretta ed efficace è quello della detersione. Occorre scegliere sempre prodotti molto idratanti, come ad esempio gel e creme detergenti a risciacquo o latte e tonici idratanti arricchiti con oli e burri per pulire e purificare la pelle lasciandola ben idratata e pronta per il trattamento successivo, che consiste nella scelta di creme e sieri con ingredienti specifici. Scegliete prodotti con alto potere idratante e nutriente oltre che lenitivo, in grado di coccolare la pelle proteggendola e rinforzandola, meglio se formulazioni molto grasse e burrose anche se ritenute pesanti. Oli, burri e balsami sono ottimi alleati per combattere la pelle secca e forniscono una protezione intensa quotidiana. Balsami e oli sono ottimi anche per lenire le pelli più sensibili e proteggerle dal vento e dal freddo oltre ad essere ottimi riparatori. Il balsamo, nello specifico, funziona da riparatore e protettivo: non solo aiuta la pelle a guarire prima, ma va usato anche come prevenzione per 4
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esposizioni future a temperature molto basse (montagna, viaggi in paesi freddi o giornate gelide). Il balsamo è un concentrato di oli, burri e cere che lavorano in sinergia per dare sollievo immediato. Si trovano in farmacia in vasetti comodi da portare in borsa, ottimi anche per le nostre labbra e per evitare screpolazioni e herpes. Prodotti molto utili sono anche le creme “effetto caldo”, non quelle per la cellulite che spesso sono molto aggressive, ma creme che sviluppano un effetto caldo più blando, una vera e proprio coccola per il corpo durante i periodi freddi, quando la rigidità muscolare dovuta alle basse temperature può creare problemi.
Il meccanismo d’azione di queste creme è semplicissimo: contengono estratti naturali, come ad esempio zenzero e peperoncino che, se strofinati sulla pelle, aumentano il flusso circolatorio dando una sensazione di calore che provoca subito rilassamento dei tessuti muscolari e delle articolazioni. Per la linea di trattamento più adatta alle tue esigente vieni in farmacia a scoprire insieme alla consulente tutti i prodotti naturali indicati per il benessere e la bellezza del proprio corpo.
R ESTA AGG I O R NATO Consulta la nostra pagina Facebook o il sito web www.farmaciafatamorgana.it per tutte le novità del reparto dermocosmetico!
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SALUTE
FEBBRE ALTA, MAL DI TESTA, DOLORI ARTICOLARI Il paracetamolo farmaco di largo uso ma attenzione al giusto utilizzo!
Ogni anno, con l’arrivo dell’inverno, si verifica non soltanto una riduzione delle ore di luce a disposizione, ma anche un cambiamento climatico caratterizzato da pioggia, vento e brusco calo delle temperature. In questo periodo, il nostro organismo risente fortemente di tutti questi cambiamenti e viene messo a dura prova. Il paracetamolo è da sempre il farmaco utilizzato per contrastare la febbre alta e i sintomi ad essa associati, come dolori articolari e mal di testa. Le formulazioni contenenti quantità di paracetamolo inferiori a 1 g sono farmaci OTC, acquistabili senza l’obbligo di ricetta medica, e questo può portare ad un eccessivo consumo o mal utilizzo del farmaco, dovuti nella grande maggioranza dei casi a una mancata conoscenza del farmaco stesso. Per evitare questo facciamo chiarezza su cos’è realmente il paracetamolo. Chiamato anche acetaminofene, il paracetamolo non può essere considerato un FANS (farmaco antinfiammatorio non steroideo) perché privo di una vera attività antinfiammatoria, mentre possiede una sorprendente attività antipiretica e analgesica. Il paracetamolo è il farmaco più adoperato per dolori che vanno da lieve a moderato. In commercio esistono formulazioni in cui il paracetamolo è associato ad altre molecole, per agire in sinergia e aumentare l’effetto benefico del farmaco: paracetamolo con la vitamina C è ottimo per gli stati influenzali; paracetamolo, pseudoefedrina e triprolidina è utilizzata per raffreddore e conge6
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stione delle prime vie aeree; paracetamolo con codeina (per cui è indispensabile la ricetta medica), unisce l’azione analgesica dei due componenti ottenendo un prodotto particolarmente utile per gli stati dolorosi molto intensi; paracetamolo e caffeina, utile nel trattamento dell’emicrania. Per evitare il suo abuso, è importante sapere che la dose massima consentita per un individuo adulto e in buono stato di salute è di 300/500 mg ogni 4/6 ore per un totale di 4 grammi/die e 1,5/2 g per i bambini al di sotto dei 12 anni. Il più grave effetto collaterale legato all’abuso di paracetamolo è la sua epatotossicità, che può portare a necrosi epatica e che spesso può essere anche fatale. In caso di intossicazione si adopera un derivato del glutatione, l’N-acetilcisteina, utilizzata di solito come mucolitico, che rappresenta l’unico vero antidoto e che viene somministrata per via endovenosa in modo da riuscire velocemente ad avere l’effetto desiderato. Concludendo possiamo dire che il paracetamolo è un farmaco molto importante ed efficace se utilizzato a dosi terapeutiche, di conseguenza se ne consiglia un consumo adeguato e un dosaggio mirato, considerando le caratteristiche del paziente e la tipologia di sintomi. Per non andare incontro ad un abuso si consiglia di chiedere sempre al medico o al farmacista il dosaggio opportuno.
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SALUTE
VITAMINA D
NECESSARIA ALLE NOSTRE OSSA Dove si trova e a cosa serve
La vitamina D include un gruppo di cinque sostanze differenti, tutte liposolubili, ma le due forme molto simili tra loro per attività biologica e per noi più importanti sono: la D2 (ergocalciferolo), unicamente di origine esogena (tramite alimenti vegetali) e la D3 (colecalciferolo), sia di origine esogena (tramite alimenti di tipo animale), che endogena (derivante dall’irradiazione con raggi UV del 7- deidrocolesterolo della pelle). La vitamina D interviene a livello intestinale e renale, agevolando l’assorbimento e il trasporto di calcio nel sangue, e a livello osseo favorendo la rimozione del calcio e mantenendo stabile il suo livello ematico. È di grande importanza per la mineralizzazione di ossa e denti e dunque essenziale per la crescita nel caso dei più piccoli e per la salute generale di adulti o anziani. Fondamentale è la sua azione preventiva del rachitismo infantile, patologia caratterizzata dall’incapacità di calcificazione della matrice ossea, con gravi conseguenze per la crescita. La vitamina D ha altre proprietà, in particolare: - è un potente stimolatore del nostro sistema immunitario, prevenendo in particolare le infezioni ma anche proteggendo l’organismo da alcuni tipi di tumori e da malattie come l’Alzheimer; protegge il cuore, riducendo i danni provocati da ipertensione e aterosclerosi; è di supporto nelle terapie per le malattie reumatiche autoimmuni, come l’artrite reumatoide; aiuta a mantenere in equilibrio il microbiota intestinale; è importante nella prevenzione del diabete, perché regola la produzione d’insulina, l’ormone da cui dipende il controllo degli zuccheri nel sangue; è utile nelle cure dell’infertilità, migliorando la motilità e aumentando il numero degli spermatozoi; favorisce l’assorbimento della vitamina A; interviene nell’assorbimento a livello intestinale di altri minerali preziosi per il nostro organismo, come il fosforo; è poi utile per il buon funzionamento del sistema muscolare. Ma di quanta vitamina D abbiamo bisogno? La dose stabilita dai LARN (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti) varia 8
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secondo l’età: servono 10 mcg (400 UI) al giorno fino all’anno di età, 15 mcg (600 UI) nei bambini e negli adulti e 20 mcg (800 UI) negli anziani, in cui c’è un rallentamento del metabolismo osseo. La fonte principale di vitamina D è la luce del sole: una corretta esposizione tutto l’anno, non solo nei mesi estivi, permette che sia sintetizzato l’80% del nostro fabbisogno attraverso la pelle. È importantissimo, quindi, stare all’aria aperta e cercare di esporre la pelle quanto più possibile alla luce. D’estate, soprattutto nelle ore centrali della giornata, utilizziamo creme con fattori di protezione molto alti, che se da un lato aiutano a prevenire tumori della pelle, dall’altro inibiscono la sintesi di vitamina D. Per arrivare a un giusto compromesso, sarebbe meglio esporsi al mattino presto o a ridosso del tramonto, utilizzando creme con filtri bassi, in modo da permettere la produzione e l’accumulo della vitamina D. Una parte del nostro fabbisogno può essere soddisfatto con l’introduzione nella dieta di alimenti, per lo più di origine animale: olio di fegato di merluzzo, pesce (salmone, aringhe, sgombri), carne rossa, fegato, tuorlo d’uovo. Negli alimenti di origine vegetale, eccezion fatta per i funghi, è presente in tracce e solo nelle verdure a foglia larga. In casi particolari è possibile ricorrere agli integratori, per sopperire all’eventuale carenza. Ad esempio, può essere necessaria un’integrazione per persone che vivono in luoghi dove c’è poco sole anche a causa dell’inquinamento, per persone che seguono diete vegane, per donne in gravidanza, in allattamento o che fanno uso di contraccettivi orali, poiché questi farmaci interferiscono con l’assorbimento di vitamina D. Bassi livelli di questa vitamina possono portare alla comparsa di varie patologie; quindi è importante, soprattutto superata una certa età o in caso di presunte carenze, eseguire, previa prescrizione del medico, un semplice esame per valutare il dosaggio di vitamina D nel sangue.
SALUTE
IPERPIGMENTAZIONE CUTANEA
Rimedi per le macchie scure sulla pelle Le macchie scure della pelle, sono molto comuni e chi pensa che siano prerogativa di chi è ormai più in là con gli anni, si sbaglia. Sempre più spesso si vedono sul volto di persone giovani. Per definizione le iperpigmentazioni cutanee sono provocate da un’aumentata produzione di melanina. Ne esistono di diversi tipi, ma quelle a cui in genere ci si riferisce sono il melasma e le lentigo solari. Il melasma predilige le donne e si presenta soprattutto sul volto, sotto forma di macchie scure irregolari, che tendono a confluire e ad accentuarsi con l’esposizione al sole. Non sono ancora chiari i meccanismi che causano questa iperpigmentazione, ma diversi fattori, tra cui la predisposizione genetica, l’esposizione ai raggi solari o artificiali, i contraccettivi orali, la gravidanza e, più in generale, i cambiamenti ormonali, giocano un ruolo importante.
Le lentigo solari, dette anche senili, perché più comuni negli anziani, sono macchie scure circoscritte della cute esposta ai raggi solari o alle lampade abbronzanti. Sono il risultato di un’eccessiva e incontrollata foto-esposizione. Importantissimo è il fattore fumo, che contribuisce nella formazione di macchie cutanee. Compaiono soprattutto nelle zone più esposte alla luce solare e hanno un colore dal marrone chiaro al nero. Una volta stabilita la natura dell’insorgere delle macchie scure attraverso una visita specialistica dal dermatologo si procede ad individuare la cura per poterle eliminare. Prima di ricorrere ad interventi chirurgici e trattamenti medici invasivi per la pelle (laserterapia, diatermocoagulazione, crioterapia) è bene seguire un protocollo dermocosmetico. È importante sapere che occorre un trattamento completo da seguire con meticolosità, solo così si potrà ottenere un miglioramento visibile o la completa risoluzione del problema. 1 0
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Ecco alcuni consigli per prevenire le macchie cutanee: usare prodotti cosmetici ad azione depigmentante e schiarente; applicare creme a base di vitamina E, potente anti ossidante indicato per contrastare i radicali liberi; utilizzare prodotti coprenti come ad esempio fondotinta, efficaci per camuffare inestetismi cutanei come le macchie; preferire detergenti delicati e non aggressivi per la pulizia di viso e corpo; potenziare le difese immunitarie: stress, allergie stagionali e malattie influenzali possono incidere negativamente sulle macchie.
Esiste un elenco di cose da non fare come ad esempio esporsi al sole dopo un trattamento con agenti esfolianti, esporsi al sole senza protezione solare adeguata, applicare cosmetici o farmaci depigmentanti in gravidanza, i retinoidi contenuti in creme o farmaci sono teratogeni, capaci di indurre gravi malformazioni al nascituro; utilizzare detergenti aggressivi, interrompere una cura ormonale senza aver prima consultato il proprio medico, assumere farmaci o sostanze fotosensibilizzanti. Esistono infine diversi ingredienti naturali che vengono impiegati per svolgere il ruolo di depigmentanti e schiarenti: liquirizia, tè verde, camomilla, uva ursina, bava di lumaca. E farmacologici come tretinoina, acido azelaico, esfolianti chimici come α e β idrossiacidi, acido glicolico, acido salicilico, acido cogico, polidrossiacidi come il gluconolattone e acido lattobionico. Un’azione importantissima viene svolta infine dagli acidi della frutta impiegati come esfolianti che favoriscono il rinnovo cellulare e preparano la pelle al trattamento depigmentante. Il consiglio di un esperto è fondamentale per risolvere questo tipo di inestetismi. In farmacia con la consulente potrai avere un trattamento completo e una scheda personalizzata e sarai seguito e controllato periodicamente per garantire il buon esito del trattamento.
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SALUTE
SINDROME DELL'OCCHIO SECCO CAUSE E RIMEDI
Bruciore, sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio, forte fastidio alla luce e difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio. Sono i principali sintomi della sindrome dell’occhio secco, un disturbo dovuto ad una ridotta produzione lacrimale o ad un’eccessiva evaporazione lacrimale. Le lacrime sono prodotte continuamente dalle ghiandole lacrimali in modo da bagnare, nutrire e proteggere la superficie oculare. Sono costituite da uno strato lipidico, più superficiale, che ha lo scopo di evitare l’evaporazione del liquido lacrimale; uno strato acquoso, il più abbondante, composto da acqua, proteine, elettroliti e vitamine fondamentali nella prevenzione di infezioni batteriche; uno strato mucoso, il più interno, che mantiene l’acqua adesa alla cornea. La sindrome dell’occhio secco si distingue in: - sindrome primaria: causata da una malattia autoimmune. Il sistema immunitario delle persone affette da malattie infiammatorie croniche di natura autoimmune, non riconoscendo le proprie cellule, i tessuti e gli organi, attacca soprattutto le ghiandole esocrine distruggendole e creando disturbi tra cui la sindrome dell’occhio secco. - sindrome secondaria: causata da un’eccessiva vaporizzazione del film lacrimale dovuta a fattori diversi tra loro, ad esempio congiuntivite, errato o eccessivo utilizzo di lenti a contatto e/o colliri, assunzione di farmaci. Alcune delle cause più comuni dell’occhio secco sono: età avanzata, menopausa, ambiente, lenti a contatto, utilizzo del pc. Un primo modo per fronteggiare i sintomi consiste nell’uso di lacrime artificiali. I prodotti maggiormente utilizzati sono a base di acido ialuronico, derivati della cellulosa, polimeri di sintesi utilizzati per inumidire e lubrificare la superficie oculare e sostanze mucomimetiche. Possono essere d’aiuto anche unguenti e gel oftalmici che sono 1 2
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in grado di distribuirsi uniformemente rimanendo a contatto più a lungo con la superficie oculare, garantendo una maggiore idratazione. Poiché alcuni gel potrebbero provocare un lieve appannamento della vista, vengono utilizzati soprattutto durante la notte. Tra le preparazioni utilizzate per trattare i sintomi dell’occhio secco ritroviamo alcuni spray da applicare sugli occhi chiusi. Con il movimento delle palpebre il nuovo mix si distribuisce su tutta la superficie oculare aiutando a stabilizzare lo strato lipidico, in questo modo il film lacrimale viene riparato evitando l’evaporazione delle lacrime e ripristinando la corretta umidità dell’occhio. La prescrizione del collirio adeguato spetta al medico oculista a seconda delle necessità del paziente. Infatti, nei casi più gravi, è necessario l’utilizzo di colliri o pomate ad azione antibiotica o antinfiammatoria oltre all’uso di lacrime artificiali. Con l’avanzare della gravità, il medico può suggerire uso di lenti a contatto terapeutiche che non vanno a poggiare sulla cornea ma sulla congiuntiva, creando sotto la lente a contatto una camera contenente film lacrimale o soluzione fisiologica ed eventualmente farmaci o sostituti lacrimali riepitelizzanti o lubrificanti. Nei casi più gravi si può arrivare ad un piccolo intervento di occlusione provvisoria o definitiva dei puntini lacrimali. La sindrome dell’occhio secco può essere curata con un semplice cambiamento delle proprie abitudini di vita. Può essere utile bere molta acqua e mangiare frutta e verdura per aumentare l’idratazione generale dell’organismo; curare l’igiene del bordo palpebrale in maniera adeguata; mantenere un’adeguata umidità degli ambienti in cui si vive e lavora; limitare l’uso di device elettronici o perlomeno fare delle piccole pause durante il loro utilizzo, tenendoli alla giusta distanza, almeno 30 centimetri dal viso, assicurandosi che l’ambiente di lavoro sia ben illuminato e che la luce del monitor non sia più forte di quella circostante.
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SALUTE
INGUARIBILE NON SIGNIFICA INCURABILE
La dott.ssa Barbera: “Dignità e qualità della vita al primo posto” di Daniela Romeo - Di cure palliative parliamo con Ines Barbera, direttore sanitario e medico coordinatore dell’Hospice Via delle Stelle di Reggio Calabria, una delle prime strutture aperte nella regione e per molto tempo l’unica. “Il servizio di cure palliative erogato include non solo quello sui 10 posti letto di cui per legge disponiamo, ma soprattutto l’assistenza domiciliare su 30 pazienti, che rappresenta la condizione migliore nell’ottica di garantire una buona qualità di vita – spiega la dottoressa Barbera – uno degli elementi centrali delle cure palliative. La definizione che reputo più adeguata è quella data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che definisce le cure palliative come un approccio in grado di migliorare «la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie, che si trovano ad affrontare le problematiche associate a malattie evolutive croniche a prognosi infausta, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un’identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicosociale e spirituale» ossia la garanzia da parte dell’utente di avere una dignità e una qualità di vita. Le cure palliative si concentrano innanzitutto sui sintomi, e per un paziente affetto da sla o da una malattia neurodegenerativa, con un’aspettativa di vita anche di 10 anni, la qualità di vita è indispensabile al pari della cura attiva in quanto il paziente deve imparare a convivere con quel genere di disabilità. Alla cura medica si associa una rete di supporto psicologico per il paziente ed i familiari, ma anche culturale. Bisogna considerare che questi pazienti in qualche modo ‘escono’ un po’ fuori dalla comunità sociale, e dunque noi offriamo loro attività sociali e di intrattenimento come cinema, musica, teatro, mostre fotografiche, lettura condivisa e tante 1 4
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altre iniziative che in questi anni abbiamo organizzato in hospice. Queste attività rappresentano una forma di integrazione e supporto, ma servono anche per elevare il livello culturale e far comprendere il senso e l’utilità delle cure palliative; se non si cambia il modo di pensare e non si spinge sull’educazione in tal senso, tanti valori non vengono compresi se non quando se ne ha davvero bisogno. La legge 38 ribadisce che il diritto alla cura riguarda tutti ed è gratuito. Chiunque può segnalare il bisogno al distretto di appartenenza della persona. Il medico curante compila un’apposita scheda – a breve scaricabile dal nostro sito – che viene valutata dall’UOCP; se questa richiesta corrisponde ai criteri di accesso alle cure, a seconda del tipo di segnalazione del distretto, entro 72 ore si attiva il ricovero o si procede alla visita a domicilio. Ricordiamo che noi prendiamo in carico tutto il nucleo familiare, non solo il paziente, mettendo a disposizione psicologi, assistenti sociali e aiutandoli anche nelle procedure burocratiche. In 10 anni di attività – conclude la dottoressa Barbera - l’esperienza più che positiva è data dalla risposta delle famiglie. Se a livello istituzionale continuiamo ad avere problemi, le famiglie che si sono rivolte a noi invece hanno ben compreso il valore delle cure palliative, ed il passaparola è stato così efficace che non solo è aumentato il tasso dei pazienti assistiti, ma si è ridotta la migrazione sanitaria in questo ambito”. La qualità della vita che rimane, significa anche poter scegliere di curarsi là dove sono gli affetti, sapendo di poter contare su un livello di attenzione e di cura che ci fa riconciliare con l’essere umano.
SALUTE
AIUTO PIDOCCHI! Falsi miti e credenze. Ecco come prevenirli ed eliminarli Quanti genitori sono convinti che i pidocchi siano sinonimo di sporcizia? Quanti pensano che questi piccoli parassiti possano “svolazzare” di testa in testa? Iniziamo a sfatare alcune false credenze che alimentano il terrore, infondato, sulla presenza di pidocchi nei capelli dei nostri figli. I pidocchi non sono sinonimo di sporco, anzi! Infestano proprio persone e teste pulite. L’uso smodato di igienizzanti e di tecniche di pulizia personale super maniacali contribuiscono ad abbassare le difese immunitarie. Si pensa inoltre che il sebo acidifichi il cuoio capelluto creando un ambiente sfavorevole alla vita del pidocchio. Ma cosa sono i pidocchi? Il pidocchio è un piccolo insetto di pochi millimetri, che vive prevalentemente nella capigliatura umana, nella nuca e nell’area dietro le orecchie. Esistono altri due tipi di pidocchi, quelli del corpo e quelli del pube. Entrambi sono indistinguibili da quelli del capo, ma il loro ciclo vitale si compie tra le fibre dei vestiti e non alla base del capello. Si presentano di colore grigio-bruno, con arti ad uncino. Non sono in grado di volare, in quanto sono sprovvisti di ali, quindi il contagio avviene direttamente tramite persone o oggetti infestati. L’infestazione è specie-specifica, eventuali pidocchi presenti negli animali non potranno mai essere trasmessi all’uomo. Una volta sul cuoio capelluto, il pidocchio secerne una sostanza anestetica per minimizzare eventuali fastidi. I pidocchi si nutrono due volte al giorno e la loro vita media oscilla dai 20 giorni per i maschi ai 40 per le femmine. Le uova si schiudono dopo circa 10 giorni, e dopo 2 settimane il “nuovo” pidocchio è pronto a riprodursi. I sintomi più comuni sono: intenso prurito, presenza di piccoli puntini bianchi, le uova, che sembrano forfora, ma che rimangono ben saldati al capello; in alcuni casi si possono verificare piccoli rigonfiamenti con croste e secrezioni. 1 6
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Come prevenirli? Controllare periodicamente il cuoio capelluto, soprattutto nuca, tempie e zona retro auricolare. Potrebbe essere utile aggiungere allo shampoo alcune gocce di olii essenziali: tea tree oil, olio di lavanda o di eucalipto. In commercio sono presenti spray preventivi che già contengono olii essenziali. Questi dispositivi sono semplici e veloci da usare: basta spruzzarli ogni mattina prima di andare a scuola sulla nuca e dietro le orecchie. Attenzione però, la prevenzione deve essere fatta solo se si è certi di una epidemia di pidocchi nei luoghi frequentati dai nostri figli, in caso contrario utilizzare questi spray potrebbe essere controproducente e indurre resistenza per un futuro trattamento. Anche l’olio di neem può essere un valido aiuto. E se il contagio è già avvenuto? Niente panico. Il mercato offre una serie di soluzioni adeguate: shampoo, gel, spray e polveri. Qualunque sia il trattamento è bene ripeterlo ogni 7-8 giorni, il tempo di incubazione delle uova, e passare ciocca per ciocca un pettinino a denti stretti. Un buon trattamento antipediculosi deve essere in grado di agire sia sul pidocchio che sulle uova. Le sostanze presenti in queste soluzioni, possono essere gli olii essenziali, le piretrine, di origine naturale derivate dal crisantemo, o quelle di sintesi i piretroidi. Entrambe queste sostanze sono neurotossiche per il sistema nervoso del parassita e agiscono efficacemente sul pidocchio adulto e meno sulle uova. L’ultimo prodotto “scoperto” è il dimeticone, un derivato siliconico. Si tratta di una sostanza inodore, incolore e oleosa che agisce immobilizzando il pidocchio facendolo soffocare. Facciamo attenzione anche agli indumenti, alle lenzuola, ai cuscini, alle spazzole e ai pettini, è necessario lavare tutto in lavatrice a 60 gradi per eliminare eventuali focolai.
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Quando la nonna fa scuola al farmacista
I RIMEDI CONTRO L’ACETONE In una famiglia succedono tante piccole ‘tragedie’ quotidiane frutto della vivacità dei bambini. Il vaso di cristallo che si rompe per colpa di una pallonata o il rubinetto lasciato aperto che allaga la cucina rappresentano due delle innumerevoli ‘catastrofi’, ma c’è una sola cosa capace di sconvolgere tutti, la febbre. Vi vediamo arrivare in Farmacia pronti a somministrargli antibiotici, antipiretici, a chiederci cosa ‘gira’ nell’aria e cosa possa essere il responsabile di questa febbre. Se mai si trattasse d’una epidemia influenzale, tutti a chiedervi come sia potuto accadere e come può essere avvenuto il contagio. Spesso vi ricordiamo come basti un semplice starnuto. Ancora più semplicemente, nei più piccoli, a causare i febbroni basta la prima dentizione e con la stessa rapidità con cui la febbre si manifesta, poi scompare. Dopo solo il primo giorno di febbre molti di voi, senza nemmeno passare dal pediatra, fanno già diagnosi e sono pronti alla terapia. Il nostro compito è quello di tranquillizzarvi e cercare di farvi capire che prima di qualunque iniziativa, è necessaria una visita dal pediatra. Molto spesso però il fastidio potrebbe essere risolto senza alcun bisogno di indagini o terapie specifiche. Pochissimi ci pensano, ma i nonni corrono in nostro aiuto. I saggi nonni non misurano la temperatura ogni 10 minuti, perché gli basta mettere una mano sulla fronte, o guardare negli occhi i piccoli, per sapere quanto è importante quella febbre. La prima cosa a cui pensano è sentirgli l’alito… proprio così! Il sintomo più fastidioso legato alla febbre è l’acetone. I nonni non si preoccupano tanto di eliminare a tutti i costi la febbre ma si preoccupano invece di combattere l’acetone. 1 8
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L’acetone infatti è il più delle volte il responsabile dei maggiori fastidi, che sono la disappetenza, il vomito, i dolori addominali, e quello stato di prostrazione in cui spesso si trovano i nostri piccoli quando hanno la febbre. L’acetone deriva dal fatto che i bimbi mangiano meno del dovuto, proprio quando invece sarebbe meglio per loro avere un apporto calorico più importante, e fornire così al loro organismo le energie necessarie ad affrontare lo stato infiammatorio in corso. Il nostro organismo però, se non trova nella normale alimentazione le calorie necessarie, non si arrende di certo e trova subito il rimedio fabbricandole da sè e, non potendole ricavare dall’alimentazione e dai carboidrati presenti in qualunque pasto, le ricava dal tessuto adiposo, ovvero dai “grassi”. Il risultato di questa strada metabolica alternativa per produrre le calorie presenta però scorie, rifiuti veri e propri, che sono i corpi chetonici, ovvero l’acetone. La presenza dei corpi chetonici conferisce quell’odore caratteristico all’alito, e determina una irritazione che poi si traduce nel vomito, nei dolori addominali e nello stato di prostrazione indotto da queste tossine. Ma come si rimedia all’acetone? Chiedetelo ai nonni! Loro sanno anche questo! Basta un the deteinato zuccherato, magari col miele, oppure un buon gelato alla crema (il cioccolato sarebbe irritante), oppure chiedete pure in farmacia dove abbiamo soluzioni specifiche allo scopo. Trascorsi tre giorni, se non sono insorti sintomi più importanti perché si trattava d’una banalissima influenza, il miracolo accadde e la febbre va via da sola e voi avrete avuto la conferma che la prima medicina è il buon senso e la pazienza!
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REFLUSSO GASTROESOFAGEO Un valido aiuto dall’osteopatia
Il reflusso gastroesofageo (RGE) è identificato come la risalita involontaria e frequente dei succhi gastrici e/o del contenuto dello stomaco in esofago. Se perdura nel tempo, la mucosa che riveste la parete interna dell’esofago, potrebbe irritarsi in maniera cronica e dare la cosiddetta esofagite da reflusso. Le cause e i fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo di questo disturbo possono essere molteplici: compromissione dello sfintere esofageo inferiore, ernia iatale, tumori, obesità, abuso di farmaci, cattiva alimentazione, sedentarietà, sforzi intensi, alcol, tabagismo.
La sintomatologia con cui si manifesta l’RGE può essere specifica ed interessare quindi fastidi legati al tratto gastroesofageo come, bruciore (pirosi) e dolore retrosternale che può essere accompagnata anche da nausea, difficoltà a deglutire (sensazione di avere un nodo in gola), gonfiore addominale ed eruttazioni, alitosi. Inoltre esiste anche una sintomatologia aspecifica sia respiratoria, a causa della risalita dei succhi gastrici che irritano le mucose delle vie respiratorie (tosse stizzosa e secca, cali di voce soprattutto al risveglio, faringiti, ipersecrezione di muco), sia cardiaca (aritmie, extrasistoli). Dopo essersi rivolti necessariamente ad un gastroenterologo che ne avrà valutato la gravità, escludendo eventuali patologie organiche, e ne avrà prescritto, qualora ce ne fosse bisogno, il corretto percorso farmacologico da seguire, un valido supporto potrebbe darlo l’osteopatia. L’osteopata, attraverso un attento esame valutativo osteopatico, fatto di anamnesi, analisi della postura e test manuali globali e specifici, andrà a individuare le aeree che presentano restrizioni di mobilità, giungendo ad una diagnosi osteopatica. 2 0
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Nella maggior parte dei casi, l’esplorazione e il trattamento manipolativo è indirizzato sia alle strutture viscerali che alle strutture scheletriche. Per quanto riguarda il trattamento viscerale, questo avrà lo scopo di valutare e trattare l’esofago, soprattutto nei tratti critici come può essere il passaggio dalla cavità toracica a quella addominale attraverso le fibre del diaframma; si andrà a valutare e trattare lo stomaco e, cosa molto importante, il piloro, struttura che permette il passaggio del chimo verso l’intestino. Qualora questa “valvola” fosse in restrizione di mobilità, potrebbe ostacolare la corretta peristalsi favorendo così l’RGE. Inoltre è importante valutare il restante tratto intestinale per liberare eventuali altre restrizioni di mobilità che potrebbero alterare il corretto processo digestivo e di conseguenza aumentare e favorire la sintomatologia. Per quanto riguarda invece il trattamento delle strutture scheletriche, questo sarà indirizzato alla manipolazione dei tratti vertebrali soprattutto cervicali e toracici in restrizione di mobilità. Potrebbe essere necessario in alcuni casi valutare l’utilizzo di tecniche specifiche, definite cranio-sacrali, per migliorare la componente neurovegetativa e quindi migliorare lo stato di stress del soggetto. Perchè il trattamento osteopatico possa dare i suoi risultati in maniera soddisfacente è necessario consigliare al soggetto di migliorare le sue abitudini di vita, modificando sia l’alimentazione che aumentando l’attività fisica aerobica giornaliera. Potrebbe essere la chiave del successo nella drastica regressione o addirittura risoluzione della sintomatologia. Giuseppe Polimeni - Osteopata D.O.m.R.O.I. Contatti: 345.2163463 | osteopoli@gmail.com
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A COSA SERVE
L’ESAME BAROPODOMETRICO? Dott. Antonio Balestrieri – La Baropodometria è una moderna indagine non invasiva per misurare il carico esercitato su ciascun punto d’appoggio del piede. L’esame posturale fornisce, grazie allo studio delle oscillazioni del corpo durante la statica, una serie di informazioni che ci porta a stabilire l’eventuale presenza di un disturbo dell’equilibrio. Lo scopo è quello di migliorare e quindi riprogrammare la postura globale del corpo. Problemi come dolori al ginocchio, al bacino, alla colonna vertebrale o cervicalgia, possono essere causati proprio da una cattiva postura. Il test prevede: controllo in ortostatismo bipodalico (statico) ed indagine del passo durante l’evoluzione cinetica del movimento (dinamico) L’esame offre quindi la possibilità di valutare soggetti affetti da problematiche a livello podalico e da disturbi posturali, sia in fase statica che dinamica. Il suo impiego può trovare applicazioni cliniche preventive, diagnostiche e terapeutiche. Le applicazioni preventive riguardano soggetti in età prescolare e scolare, per lo screening di patologie di interesse ortopedico e neurologico. Le applicazioni diagnostiche forniscono, invece, dati “quantitativi e qualitativi” sul deficit posturale in pazienti con patologie di interesse ortopedico quali dismorfismi e paramorfismi del rachide, spondilolisi e spondilolistesi, displasia congenita dell’anca, ginocchio valgo, piede torto congenito, piede piatto valgo, alluce valgo, artrosi, osteocondrosi, artrite reumatoide. Le applicazioni terapeutiche, infine, consentono di valutare i miglioramenti posturali ottenuti mediante l’impiego di tecniche di 2 2
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rieducazione neuro-motoria, di chirurgia ortopedica (eseguendo l’esame prima e dopo l’intervento) e la valutazione di soggetti con ortesi e/o con bite. La prescrizione di un paio di plantari o anche di un semplice rialzo meccanico monolaterale, non esaurisce l’intervento terapeutico al piede o al bacino, ma darà ripercussioni positive su tutto l’organismo. L’esame baropodometrico va ripetuto ogni anno per le modifiche corporee, o comunque secondo la prescrizione dello specialista. La specificità dell’indagine è la possibilità di ottenere plantari di qualsiasi tipo, dal propriocettivo/posturale a quello di compenso per dismetrie, oppure plantari sportivi e plantari per piede sensibile o diabetico. Ciò è reso possibile dalla vasta gamma di soluzioni lavorative che il sistema offre rendendo il prodotto finale estremamente personalizzato. PERCHÉ IL PLANTARE ORTOPEDICO? 1. Supporta il piede, limitando il sovraccarico sulle ossa e sulle articolazioni; 2. Diminuisce gli stress da disturbi posturali quali mal di schiena, cervicale; 3. Favorisce l’equilibrio statico e dinamico, distribuendo l’appoggio del piede su un’area più estesa ed omogenea; 4. Riattiva la sinergia muscolare migliorando la spinta proteggendo i tendini, diminuendo i traumi all’impatto; 5. Migliora decisamente la deambulazione anche quella causata da distorsioni e asimmetria; 6. Stimola la circolazione venosa, favorendone il ritorno e dando beneficio alle caviglie.
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DOTTOR GOOGLE?
Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio Sono in tanti a condividere quest’abitudine. Sempre più ci si affida al web per cercare informazioni o per conoscere meglio i sintomi di patologie e malattie. Il dato preoccupante è che si cercano anche farmaci e cure. Non passa un giorno senza ascoltare queste frasi: “dottoressa, ma io ho letto su internet che…”, “…ma lo sanno tutti…” o “…io sono informato…”. Dopo aver contato fino a dieci, con calma e pazienza, spieghiamo che i nostri consigli e la nostra esperienza sono sempre al vostro servizio, che la cura e il calore umano non sono cose che si possono trovare con una semplice ricerca su Google. A volte, nonostante il nostro consiglio di diffidare dalle migliaia di notizie che circolano sul web, che spesso danneggiano la vostra salute o quella dei vostri cari (soprattutto dei più piccoli), capita che ci si affidi comunque al responso del dr. Google. Per non parlare della paura che scatena il web: basta digitare un paio di sintomi per far salire l’ansia e diventare ipocondriaci. Il rischio della diagnosi “fai da te” è quello di interpretare male quello che leggiamo (soprattutto se non abbiamo competenza in materia), senza pensare che molto spesso anche il dr. Google commette errori, è approssimativo e non è accurato nell’indagine. In campo medico spesso nascono e si diffondo opinioni non basate su prove scientifiche, false credenze che possono avere conseguenze importanti sulla salute di cittadini e pazienti e sulle scelte sanitarie. Chi naviga su internet cercando informazioni mediche spesso non riesce a distinguere siti attendibili da quelli poco seri. Come discernere quindi tra un contenuto attendibile e uno da cestinare? Esistono alcune regole che arrivano direttamente dalla “Healt on the Net Foundation”, un’organizzazione europea formata da un gruppo di esperti mondiali di telemedicina, nata per contrastare la cattiva informazione medica online, che si occupa di siti d’informazione medica e di qualità dei contenuti medico-scientifici in Internet. La prima cosa da fare quando si naviga è proprio verificare l’af2 6
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fidabilità del sito, ponendo attenzione alla fonte delle notizie: ci si può fidare quando arrivano da società scientifiche riconosciute e credibili, da ospedali e facoltà mediche, da enti istituzionali come il Ministero della Salute o l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Bisogna verificare che ogni sito che si consulta riporti chiaramente il nome dei suoi proprietari o sponsor, mentre la provenienza delle informazioni deve essere accompagnate da referenze esplicite e da link. È importante poi verificare la data dell’ultimo aggiornamento (riportata di solito in basso a ogni pagina) per accertarsi che il sito contenga informazioni non superate o soppiantate da nuovi studi. Un sito web è affidabile se chiarisce l’importanza del rapporto con il medico e dichiara che ogni informazione fornita è destinata a incoraggiare e non a sostituire i consigli del proprio medico o dello specialista. Gli ideatori del sito devono fornire nella maniera più chiara possibile informazioni e un indirizzo e-mail, chiaramente visibile sulle pagine del sito, al quale gli utenti possono chiedere ulteriori dettagli. Queste regole possono sembrare dettagli, ma prestare attenzione è di vitale importanza. Con quest’articolo non vogliamo assolutamente demonizzare internet perché, se da un lato possiamo incappare nei pericoli già citati, dall’altro rappresenta un approfondimento e aggiornamento e può essere un “luogo” in cui i malati condividono le loro esperienze e si sostengono a vicenda. Le ricerche su Google possono essere utili per problemi semplici, ma per le cose più complesse serve un medico. Se pensiamo che tutta la polemica contro i vaccini è stata alimentata soprattutto su internet, dove persone non informate (famose e non) hanno la stessa autorità di scienziati, ricercatori e medici, si comprende immediatamente dov’è il problema Perciò la prossima volta che hai un problema di salute, ricordati che il tuo medico e il tuo farmacista conoscono la tua storia clinica, conoscono i farmaci che prendi e quali farmaci devi evitare. Noi ti conosciamo meglio del Dott. Google, a noi sta a cuore la tua salute!
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SALUTE
IMPIANTO DENTALE Tutto ciò che devi sapere dalla A alla Z Dott. Demetrio Plutino Direttore sanitario - Spec. Ortodonzia L’impianto dentale (noto anche come impianto endosseo) è un dispositivo medico di tipo chirurgico utilizzato per riabilitare funzionalmente ed esteticamente la perdita o la mancanza congenita di uno o più denti, con delle “radici artificiali” in titanio che, mediante un processo biologico che prende il nome di osteointegrazione, consente l’applicazione di una protesi fissa. Gli impianti dentali sono inseriti nell’osso laddove prima c’erano i denti naturali. Grazie alla biocompatibilità del titanio l’impianto dentale si integra perfettamente con l’osso e diventa un buon punto di ancoraggio per il dente sostitutivo (corona).
L’assenza di diversi denti può essere risolta con il posizionamento di alcuni impianti dentali in punti strategici in maniera tale che diventino i pilastri necessari alla realizzazione di un ponte dentale fisso. Tale metodica permette di ridurre notevolmente i costi in quanto limita il numero degli impianti dentali da inserire. 2 8
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Nel caso illustrato qui sopra, i tre denti mancanti sono stati rimpiazzati da un ponte dentale che si appoggia su due impianti anziché tre, posizionati alle estremità della zona edentula. Il ponte dentale è realizzato in ceramica integrale (metal free) cioè completamente bianco in quanto manca la struttura metallica. Non esiste un limite di età. Un paziente può affrontare l’implantologia dentale a qualsiasi età, visto che i meccanismi di guarigione sono i medesimi, indipendentemente dall’età del paziente. Al momento dell’inserimento dell’impianto dentale, il paziente viene anestetizzato per ridurre ogni possibilità di disagio. Si opera in anestesia locale, utilizzando anestetici appositamente sviluppati per la chirurgia orale. Tali anestetici sono molto efficaci e il paziente non avverte alcun dolore. Terminata la fase di chirurgia orale verranno prescritti tutti i farmaci necessari a ridurre gli eventuali disagi e in grado di controllare efficacemente l’eventuale insorgenza del dolore post-operatorio. Molto importante è che in caso di carenza ossea, quest’ultimo può essere ricostruito mediante tecniche rigenerative, ma la novità degli ultimi anni è quella offerta dalla moderna implantologia computer assistita.
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MEDICINA ALTERNATIVA:
L’OMEOPATIA
L’omeopatia è, tra le medicine alternative, quella più conosciuta e sulla quale vengono sostenuti innumerevoli dibattiti riguardo la sua efficacia. Ma cosa sappiamo dell’omeopatia? Si diffonde tra il ‘700 e l’800, ma le sue radici hanno origini più lontane, si pensa tra il 450- 400 a. C con Ippocrate, considerato il padre di tale medicina. La parola omeopatia deriva dal greco omoios (simile) e pathos (malattia), ed è proprio questo il principio sul quale si base questa medicina: similia similubus curantur ovvero i simili si curano con i simili. I pazienti verranno curati con rimedi che, se somministrati in dosi infinitesimali ad un soggetto sano, questo svilupperà sintomi simili a quelli che andranno a curare nel malato. Per la disciplina omeopatica la malattia è l’espressione dello stato di adattamento biologico-emotivo a ciò che circonda la persona. Il malato che sceglie di curarsi con tali rimedi deve essere in grado di sviluppare, lottando, il suo potenziale di autoguarigione. I rimedi omeopatici vengono preparati a partire da materie prime provenienti dal mondo vegetale, animale e minerale. Il materiale viene poi sottoposto a diluizione e dinamizzazione. La diluizione consiste nel diluire la sostanza in acqua e alcol in dosi infinitesimali, azzerandone l’effetto tossico e lasciando solo la sua memoria energetica. Per mantenere l’effetto terapeutico è necessario dinamizzare la soluzione ottenuta. Il processo viene eseguito scuotendo la soluzione più volte (succussione), attivando così le sostanze inerti e lasciando inalterato l’effetto terapeutico. Le diluizioni possono essere centesimali (CH), decimali (DH), cinquantesimali (LH) e Korsakoviane (K). Il processo di diluizione permette di aumentare l’efficacia del rimedio: maggiore sarà la diluizione e quindi minore la dose presente, maggiore sarà la potenza del medicamento. 3 0
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Le forme farmaceutiche che possono essere allestite sono: tinture madri (TM), pomate e gocce, granuli e globuli, piccole sfere di saccarosio e lattosio sulle cui superfici è vaporizzato il rimedio. La via di somministrazione è quasi sempre quella sublinguale a secco. I globuli e i granuli non devono mai essere toccati con le mani. È necessario assumerli lontano dai pasti (15 minuti prima o 2 ore dopo); dopo la somministrazione è bene evitare caffè, alcol, fumo e sostanze contenenti menta. La menta infatti è considerata l’antidoto per eccellenza dei rimedi omeopatici in quanto ne annulla l’azione. Esistono due tipologie di rimedi: quello unitario, costituito da un’unica sostanza; quello complesso, costituito dall’associazione di più sostanze a bassa diluizione che possono essere impiegate nelle malattie acute o come coadiuvanti di quelli unitari. Il farmaco omeopatico agisce quindi per via energetica; la durata del trattamento e la scelta del trattamento variano in base ai sintomi, alla loro manifestazione e alla costituzione del soggetto. Per costituzione si intende la condizione psicofisica e fisiologica del soggetto e le sue predisposizioni patologiche. Analogamente alla medicina convenzionale, i rimedi omeopatici, soprattutto quelli unitari, dovranno essere “cuciti” sulla persona e sul singolo caso, quindi è sconsigliato il fai da te o il passaparola. Il loro impiego è rivolto a tutta la popolazione, compresi bambini e donne incinte. Possono essere utili in caso di malattie acute e croniche, ma anche nella prevenzione delle stesse. Ultimo consiglio: rivolgetevi sempre ad un esperto di tale disciplina, che saprà consigliarvi al meglio e che non esiterà un attimo ad affidarsi all’aiuto della medicina convenzionale.
LA STORIA
Dall’infertilità sine causa alla nascita di Ada
L’EMOZIONANTE STORIA DI KATIA E ANGELO
di Vincenzo Comi - Una scarpetta azzurra ad uncinetto come segno di buon auspicio. È il simbolo di questa storia.
Un racconto in cui ogni parola fluisce dal cuore di una mamma che, insieme al suo compagno, desidera una cosa sola, avere un figlio. È la storia di Katia e Angelo, una giovane coppia (lei 30, lui 37 anni) che decide, ad un anno soltanto dall’inizio della loro relazione, di concepire un bambino. Il desiderio di diventare genitori è grande fin da subito e l’amore non frena l’importante scelta presa.
“Non avevamo riscontrato nulla di negativo dalle varie analisi fatte e l’indirizzo dell’OMS, da un lato ci tranquillizzava. Abbiamo quindi continuato la nostra vita di coppia con serenità e voglia di diventare genitori. Nel corso del tempo abbiamo anche monitorato i vari periodi di maggiore fertilità, ma non è bastato e la gravidanza non arrivava. Alla festa di battesimo del figlio di una mia carissima amica, mi è stato consigliato di farmi visitare in una clinica specializzata di procreazione medicalmente assistita di primo livello”.
“Inizia tutto nel 2006, quando decidiamo di avere un figlio, non ponendoci affatto il problema della fertilità – spiega Katia – Dopo vari tentativi e dopo aver gioito nel corso dei mesi per la nascita dei figli delle mie amiche, abbiamo avuto il timore che potesse esserci qualche problema. Iniziano i primi controlli, io dalla ginecologa, lui dall’andrologo”.
Sono trascorsi già quattro anni dalla decisione di avere un figlio. Inizia per Katia e Angelo il primo step impegnativo. “Ci sottoponiamo nuovamente a tutti gli accertamenti del caso. Non emerge nulla di allarmante. Una riserva follicolare un po’ più ristretta, e per il mio compagno si evidenziava uno spermiogramma valido ma non ottimale. Nulla che impedisse quindi una normale procreazione e che potesse determinare una sterilità di coppia, tuttavia mi è stata consigliato di provare un’inseminazione intrauterina, uno dei metodi più semplici di procreazione assistita”.
È da sottolineare come per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), non è ritenuto un problema patologico se la coppia non riesce ad avere un figlio per meno di un anno. Per avviare qualsiasi percorso di assistenza quindi è necessario far trascorrere almeno dodici mesi.
Inizia il periodo di inseminazioni intrauterine, esattamente sei cicli, il massimo di quelli consentiti. Nello specifico gli spermatozoi sono introdotti direttamente nell’utero attraverso un sottile catetere, poco dopo il momento dell’ovulazione naturale o indotta.
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Passa un anno e mezzo senza tuttavia alcun successo. “È stato molto faticoso e psicologicamente impegnativo. Andare e venire in macchina, sfruttare il week-end o i momenti di relax in questo modo così stressante, sottoporsi agli esami ed aspettarne gli esiti, sottoporsi all’inseminazione intrauterina per poi aspettare 14 giorni in attesa per effettuare il test di gravidanza è alquanto complesso da sopportare, soprattutto se fatto per sei volte”. Un percorso che mette alla dura prova Katia e Angelo. La loro vita di coppia è segnata ormai dall’insuccesso e dalla sconfitta di una nuova vita che non vuole ancora arrivare. Consapevoli entrambi del viaggio intrapreso, fermi e ostinati nel continuare il loro cammino decidono di sottoporsi, questa volta a Roma, alla fecondazione assistita di secondo livello. Ne esistono due tipi: FIVET e ICSI. FIVET, Fecondazione In Vitro (cioè nella provetta) e Trasferimento dell’Embrione (in utero) e consiste nel far incontrare spermatozoi e ovociti (i gameti), non nella tuba (loro sede naturale), ma in provetta. Una volta in provetta la fecondazione dei gameti avviene però naturalmente. ICSI significa Iniezione IntraCitoplasmatica di uno Spermatozoo nell’ovocita. La tecnica consiste nel facilitare la fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo, iniettandolo direttamente dentro l’ovulo. “Ci si è aperto un altro mondo. Nel 2011 decidiamo di andare a Roma. Avevamo fame di un consiglio competente. La presenza di alcuni specialisti nello specifico di biologi ci rassicurava. Avevo già 35 anni e per il mondo della procreazione medicalmente assistita di secondo livello ero relativamente giovane quindi se mi fossi rivolta ad un centro pubblico avrei aspettato. Non volevo più attendere e quindi ci siamo rivolti ad una struttura privata”. A distanza di oltre cinque anni Katia e Angelo non avevano ancora risposte concrete circa la loro impossibilità nell’avere figli. Sterilità primaria, queste erano le uniche due parole che ascoltavano dai medici ovvero sterilità senza una causa determinante. “Arriva il giorno del pick up ovvero il giorno del prelievo degli ovociti dopo un periodo di stimolazione farmacologica, monitoraggi ecografici e prelievi di sangue. Tutto avviene in day hospital, l’intervento del prelievo degli ovociti, il deposito degli spermatozoi da parte del mio compagno e poi i biologi del laboratorio di embriologia hanno fatto il resto. Si sono formati cinque embrioni. Di questi ne sono sopravvissuti tre. Due sono stati trasferiti in cavità uterina. Il rimanente è stato congelato o crioconservato”.
Una scelta condivisa con lo staff medico che ha spiegato alla coppia le motivazioni di questa decisione. Un aborto spontaneo interrompe però il sogno di Katia ed Angelo. “Dopo 14 giorni vengo a conoscenza dell’inizio della gravidanza, giugno 2012. Ero molto contenta che la gravidanza fosse finalmente partita ma al contempo ero fortemente depressa. Sarà stato lo stress, la fatica, l’ansia per tutto quello che stavamo vivendo ma dopo meno di due mesi ho avuto un aborto spontaneo”. Un dolore psicologico che segna Katia e la allontana definitivamente dal suo obiettivo. “Sono stata male. Siamo stati male, tutti quanti. Io, Angelo, la mia famiglia. Abbiamo messo tutto da parte. È stato un fallimento totale nel momento più bello della nostra vita. Tutto questo mentre stavamo ristrutturando casa per accogliere il nostro bimbo. Abbiamo deciso insieme di andare avanti rimboccandoci le maniche e voltando pagina”. Per oltre due anni Katia e Angelo non affrontano più il discorso fino a quando Katia incontra una sua cara amica che ha vissuto lo stesso problema ma che dopo vari tentativi era riuscita ad avere un figlio. “Il suo racconto mi ha ridato la carica giusta. Decidiamo di tornare a Roma e ripercorrere tutto quanto da capo. Riavvolgiamo il nastro e ricominciamo. Nel febbraio 2015 siamo tornati nella struttura per seguire l’iter, questa volta meno impegnativo della prima esperienza. Non avevamo una grande disponibilità economica ma grazie all’aiuto di un nonno molto fiducioso e desideroso di avere un nipotino, siamo riusciti a portare avanti il nostro sogno”. Il risultato dell’ennesimo tentativo di Katia e Angelo è di sette embrioni. “Tre di questi sette embrioni hanno avuto la forza di andare avanti – spiega commossa Katia – Dopo una biopsia specifica mi è stato comunicato che due erano euploidi ovvero con un patrimonio genetico completo e quindi compatibile con la vita. Sempre su consiglio dei medici è stato fatto il transfer di un solo embrione, l’altro è stato congelato”. Era il giugno 2015, tre anni esatti dalla prima esperienza di Roma. Questa volta, la visita romana è tutt’altro che fallimentare. Nel marzo 2016 nasce Ada. “Ho trovato, giusto qualche giorno fa, una scarpetta azzurra ad uncinetto che mi era stata regalata da una mia amica. Mi ha commosso e le ho mandato la foto. La sua risposta è stata: ‘merito tuo e della tua perseveranza’. Il consiglio che mi sento di dare alle donne che non riescono ad avere figli è quello di cercare la propria strada, insistere ed essere forti”.
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LA CANNABIS IN CUCINA? Niente paura, la farina di canapa fa solo del bene Avete mai sentito parlare di impasto alla canapa? Per la stragrande maggioranza delle persone la farina di canapa, con le sue proprietà benefiche, è sconosciuta o quasi, questo perché solo da pochi anni sono state scoperte le sue qualità ed è considerata oggi un prodotto salutistico. Quali sono le origini e le proprietà della canapa? Questa particolare farina si ricava da semi ottenuti da speciali sementi autorizzati di Cannabis sativa alimentare. È un alimento completo dal punto vista nutrizionale: particolarmente ricco di ω 3 e 6, acidi grassi indispensabili per il benessere del nostro organismo, di vitamina E e minerali (magnesio, potassio, ferro e zinco), e di tutti gli otto amminoacidi essenziali, che la rendono un’ottima fonte proteica vegetale, adatta per chi segue una dieta vegetariana o vegana. La farina di canapa è anche fonte di fibre, che aiutano la regolarità intestinale. 3 4
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Ma come utilizzarla in cucina? La farina si presta a diversi utilizzi: miscelata ad altre farine, può trovare impiego nella preparazione di pane, pasta, pizza, torte salate, ma anche di dolci e biscotti, grazie al suo sapore nocciolato. È utilizzata anche per addensare budini e minestre, per infarinare alimenti oppure come integrazione proteica all’interno di frullati. Data la completa assenza di glutine, la farina di canapa può essere utilizzata tranquillamente anche dai celiaci. Dove trovarla? Può essere acquistata nei negozi di prodotti biologici e di alimentazione naturale, oltre che in farmacia e nelle erboristerie, che riservano ormai uno spazio dedicato alle alternative naturali. Qui troviamo, oltre alla farina, anche altri prodotti derivati dalla canapa come olio e semi. Non allarmatevi quindi se sentite parlare di Cannabis in cucina: fa solo del bene.
ALIMENTAZIONE
CAFFEINA? SI, GRAZIE!
di Daniela Romeo – Secondo uno studio della Harvard School of Public Health, il consumo quotidiano di 3/5 tazzine di caffè riduce del 15% le possibilità di morte prematura e le probabilità di contrarre malattie cardiache, epatiche e diabete tipo 2.
Inoltre, se l’effetto lipolitico scompare bevendo il caffè zuccherato (20 calorie a cucchiaino) o macchiato (10 calorie), quello inibitorio sull’assorbimento di calcio e ferro può favorire anemia e osteoporosi.
Insomma, un vero e proprio toccasana per la salute, anche in considerazione del fatto che recenti dati diffusi in ambito cardiologico affermano che il caffè è la sostanza con più antiossidanti esistente in natura.
Il limite di assunzione giornaliera di caffeina è di 300 milligrammi, ossia 5 espressi (60 mg di caffè ciascuno) o 3 tazzine abbondanti di caffè moka (85 mg di caffeina cadauno), ma le donne in gravidanza dovrebbero limitarne al massimo il consumo in quanto alte dosi di questa sostanza risultano pericolose per il nascituro. Da non trascurare le sue spiccate proprietà dermocosmetiche: non solo è efficace nel trattamento anticellulite in quanto la caffeina stimola la mobilitazione dei grassi accumulati, ma migliora la salute del capello ed agisce sul bulbo attivando la ricrescita, tanto che diversi studi hanno dimostrato la sua efficacia in casi di alopecia maschile.
La caffeina è un alcaloide naturale presente in foglie, semi e frutti di diverse piante (caffè, tè, cacao, guaranà, mate e almeno 60 vegetali). Come ogni cosa, va maneggiata con cura. Il consumo eccessivo di caffè ci espone a diversi rischi. Il suo effetto stimolante provoca l’aumento della produzione di succhi gastrici e non è indicato per chi è affetto da gastrite, ulcera o reflusso gastroesofageo; l’effetto tonico può essere dannoso per quanti soffrono di ipertensione, insonnia o vampate di calore, ed un consumo elevato può causare tachicardia, sbalzi di pressione e tremori.
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E ancora, avendo anche notevole effetto nella stimolazione del metabolismo, la caffeina aiuta a bruciare i grassi più facilmente. Ovviamente la soluzione non va nella direzione del maggiore consumo di bevande a base di caffeina, ma nella scelta attenta e consapevole di prodotti e rimedi che la contengano.
ALIMENTAZIONE
HERICIUM
per il benessere di intestino e cervello di Fabiola Branca – Continuiamo il nostro viaggio nell’affascinante mondo della micoterapia, utilizzo dei funghi in medicina. Questa volta parleremo dell’Hericium erinaceus che svolge diversi effetti terapeutici come l’attività antiossidante, ipolipemizzante, emoagglutinante, antimicrobica, anticancerogena e la modulazione dello stress a carico del reticolo endoplasmatico. La funzionalità polivalente del fungo è primariamente rivolta sia all’apparato gastroenterico che al sistema nervoso, grazie alla sua diretta azione sul sistema PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologico). Sembra strano che l’Hericium abbia un tropismo specifico per due sistemi che sono tra loro intimamente collegati; da tempo, ormai, si sente parlare dell’apparato gastroenterico come il nostro secondo cervello, grazie all’elevata rete neurale che lo caratterizza. Se pensiamo che questo fungo viene utilizzato dalla medicina tradizionale cinese da millenni per trattare patologie come alzheimer, sclerosi multipla, rettocolite ulcerosa, morbo di crohn, gastriti, ecc…, riusciamo a trovare un senso solo oggi, grazie a numerosi studi che hanno dimostrato la specificità d’azione nei confronti dell’asse cervello-intestino. Tutto ciò è possibile attraverso la regolazione dei fattori proinfiammatori a carico di entrambi gli apparati, preservando e sostenendo i tessuti che li compongono. Citochine pro-infiammatorie, come l’Interleuchina 1 (IL-1), l’IL-6, l’IL-12, l’Interferone gamma e il Fattore di Necrosi Tumorale, sono liberate dalle cellule che compongono il Sistema Immunitario e le cellule della nevroglia, influenzando l’attività del Sistema Nervoso Centrale e la crescita del cervello così come la funzione neuronale. 3 8
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Viene da sè che l’Hericium svolge un’importante azione antinfiammatoria perché sopprime i mediatori dell’infiammazione e regola la produzione di ossido nitrico e altre sostanze ossidanti, riducendo così lo stress ossidativo. Inoltre, i componenti strutturali del fungo (in particolare modo, gli α-β-glucani e i terpenoidi) hanno un’azione protettiva nei confronti di patologie infiammatorie a livello gastroenterico, e di sostegno sulla mucosa intestinale. Ancora, le erinacene e gli ericenoni (altri componenti strutturali) inducono l’espressione genica del fattore di crescita neuronale (NGF) a livello cerebrale. E questo è fondamentale nelle patologie neurodegenerative in cui vi è l’instaurarsi di condizioni infiammatorie croniche con attivazione delle cellule della nevroglia; le cellule cerebrali perdono la capacità di produrre il fattore di crescita neuronale. Si instaura, per cui, un circuito pro-infiammatorio autoalimentante che porta alla morte cellulare dei neuroni con conseguente perdita di densità neuronale. Inoltre, il TNF-α, citochina pro-infiammatoria, è risultata particolarmente espressa in patologie autoimmuni a carico del sistema nervoso centrale (come la sclerosi multipla). Ricapitolando, l’Hericium è in grado di regolare l’attività immunitaria, riducendo i livelli di citochine pro-infiammatorie, agire a livello neurale, tramite l’aumento dell’espressione di fattore di crescita neurale, e sulla mucosa del sistema gastroenterico, proteggendone e preservandone la struttura e funzionalità.
WIG HOUSE
LA CASA DELLA PARRUCCA
visita il nuovo sito: www.wighouse.it Pubbliredazionale - Wig House è il centro parrucche di Reggio Calabria, nato con lo scopo di fornire una soluzione ai problemi estetici e psicologici, causati dalla perdita dei capelli. Nel nostro punto vendita potrete provare senza impegno, in un ambiente confortevole e riservato, il vasto assortimento di modelli, seguiti e consigliati nell’acquisto da un personale preparato e completamente disponibile. Le nostre parrucche, in capelli naturali e sintetici, vengono realizzate con le più avanzate tecniche di lavorazione garantendo, oltre ad una perfetta traspirazione, anche risultati estetici eccellenti. Tutti i nostri articoli sono realizzati con materiali anallergici certificati, conformi alle normative CE e considerati dispositivi medici. I nostri modelli sono ideati per non irritare la pelle e garantire una sensazione di benessere e comfort. Adatti per affrontare un trattamento chemioterapico o un caso di alopecia di qualsiasi natura.
Da Wig House troverete anche soluzioni alternative e integrative alla parrucca. Abbiamo a disposizioni i migliori turbanti per chemioterapia presenti sul mercato, realizzati con tessuti naturali come il cotone, la seta e la fibra di bambù. I nostri prodotti sono ovviamente perfetti anche per chi vuole semplicemente cambiare look o trovare un’acconciatura particolare per un’occasione. Parrucche, infoltitori graduali, code posticce, toupet, clip extensions. La giusta soluzione per ogni esigenza! Wig House si trova in via Paolo Pellicano, 1 a Reggio Calabria. Venite a trovarci dal Lunedì al Venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19. Il Sabato solo di mattina, su appuntamento. Per qualsiasi ulteriore informazione o chiarimento, non esitate a contattarci allo 0965.28830 o all’indirizzo wighouse@hotmail.it | Visita il sito www.wighouse.it
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BENESSERE
LO PSICOLOGO
FRA MITI E LEGGENDE “Anche io sono un po’ psicologo!”. Quante volte avete sentito questa frase? In quanti contesti? Dagli amici più stretti ai conoscenti lontani, pronti ad ascoltare i nostri problemi e a dare consigli. Ma è davvero così? Siamo tutti un po’ psicologi?
Oggi sono parecchi i pregiudizi che ruotano attorno alla figura dello psicologo: “lo psicologo è per i matti, per i deboli e legge la mente”, “cambiare è impossibile”, “è inutile andare dallo psicologo”, “una seduta dallo psicologo costa troppo”, “lo psicologo non serve a niente o il classico bastano gli amici”. Ma chi è veramente lo psicologo e cosa fa? Il codice deontologico degli psicologi, chiarisce che “la professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, ai gruppi, agli organismi sociali e alla comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito”. Per comprendere meglio è opportuno fare una distinzione con la figura dello psicoterapeuta. Il campo d’azione dello psicoterapeuta è finalizzato al trattamento dei disturbi psicologici che creano un disagio notevole al soggetto limitandolo nella vita quotidiana. Andare dallo psicologo è una risposta a un bisogno di benessere, andare dallo psicoterapeuta risponde a un bisogno di cura e a trattare un malessere. Chiedere aiuto e rivolgersi a chi ha le competenze e gli strumenti per poter agevolare una chiarezza interiore è una scelta di grande responsabilità e un “gesto d’amore” che si rivolge a sé stessi. Una volta che ci si avvia sulla strada per la ricostituzione del proprio benessere, lo specialista aiuterà e sosterrà l’individuo a valorizzare le risorse personali che possiede e che lo potranno aiutare in questo processo. Il servizio di supporto psicologico è attivo e disponibile in tutte le Aziende Sanitarie Locali (ASL) accedendo in modo gratuito o tramite il pagamento del ticket sanitario regionale. Appare evidente che le competenze acquisite dalla figura professionale 4 0
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dello psicologo non sono semplicemente riducibili a una vicinanza empatica o a consigli su come affrontare le situazioni. La presa in carico implica l’attivazione di processi estremamente delicati di supporto e cura della persona, che richiedono competenze specifiche. E se il mio amico è psicologo? L’Articolo 26 del Codice Deontologico, chiarisce che “lo psicologo si astiene dall’intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove propri problemi o conflitti personali, interferendo con l’efficacia delle sue prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte”, pertanto egli non potrà prendere in carico la nostra richiesta in quanto la relazione di amicizia esistente non garantirebbe un percorso adeguato. Il professionista della cura del benessere della persona, quindi, riveste un ruolo importante all’interno della nostra società poiché accoglie le richieste e aiuta l’individuo nella sua personale ricerca del benessere. Liberiamoci quindi da paure e pregiudizi e se non stiamo bene o se abbiamo dei pensieri che ci creano malessere, guardiamoci un po’ intorno e cerchiamo uno specialista che possa aiutarci. Mente&Relazioni, tra i suoi servizi rivolti alla persona eroga percorsi alle famiglie e interventi integrati. Attualmente nell’ambito del progetto pilota è previsto un servizio di accompagnamento e di supporto alla famiglia e, quindi, anche alla persona, in tutte le fasi del ciclo di vita. Professionisti del centro progettano interventi personalizzati che non si traducono necessariamente in interventi psicoterapici tramite formule economiche accessibili e sostenibili per le famiglie. Il fine del progetto è quello di consentire a tutti di accedere a un percorso di cambiamento e miglioramento della qualità della vita. “Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi”. Dott.ssa Maura Placanica, Psicologa Dott.ssa Marika Micalizzi, Dottoressa in Psicologia Specialiste Mente&Relazioni
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MASCHERE DI BELLEZZA E DI FELICITÀ Promettono risultati efficaci grazie all’alta concentrazione di attivi: l’importante è scegliere quella più adatta alla propria pelle e ritagliarsi qualche momento tutto per sé Icona beauty e vero lusso nella routine di bellezza di ogni donna (ma oggi, a sorpresa, anche di alcuni uomini) le maschere vivono una nuova stagione, fatta di tempi più rapidi e soluzioni concentrate e attive, per darci in meno tempo tutti i benefici che desideriamo. Le nuove maschere si adattano alle giornate frenetiche delle donne di oggi, hanno texture leggere, consistenze in crema, gel o “effetto seconda pelle” e sono multitasking. Ecco perché serve una vera e propria guida per scegliere quella giusta. Il nostro consiglio? Prendetevi qualche minuto tutto per voi e regalatevi qualche momento di relax: ne gioverà la pelle, ma anche il vostro umore! NON È UNA CREMA La differenza di una maschera con una crema o un siero tradizionale è nell’elevata concentrazione di attivi, che garantiscono un’efficacia superiore e un effetto immediato. Si possono classificare in base alla tipologia: idratanti, decongestionanti, emollienti, rivitalizzanti, schiarenti – e alla consistenza: studiata specificatamente per ogni effetto. ARGILLA, PER PURIFICARE E ILLUMINARE Le più diffuse sono sicuramente le maschere argillose indicate quando la necessità è quella di purificare, illuminare o schiarire. Indicate anche per le pelli giovani con problemi, contrastano efficacemente sebo in eccesso e impurità, ma devono essere usate con cautela sulle pelli molto sensibili o delicate. 4 2
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Esistono diversi tipi di argilla, caratterizzate da un potere assorbente diverso: da quella verde, la più strong, a quella rosa, molto più delicata e perfetta anche per le pelli sensibili. TEXTURE RICCA PER NUTRIRE Le maschere cremose, dalla texture ricca e avvolgente, sono indicate per il trattamento delle pelli sensibili, ma anche mature e disidratate che hanno bisogno di essere nutrite in profondità. Melograno, aloe vera, avena, olio di jojoba, burro di karité e olio di avocado sono alcuni ingredienti presenti in queste maschere, che possono essere lasciate agire anche tutta la notte sfruttando appieno il turnover cellulare notturno. Al mattino seguente, la pelle sarà compatta e distesa. CONSIGLI PER UN’APPLICAZIONE PERFETTA Come ogni cosmetico, anche la maschera ha un suo rituale di applicazione, che è parte del fascino di questo prodotto. Ecco alcuni consigli utili. 1. Prima di applicare la maschera detergi bene la pelle e rimuovi ogni traccia di trucco. 2. Prenditi il giusto tempo: ritagliati un po’ di tempo la sera o nel week end. 3. Va sciacquata? Alcune maschere sì, come quelle all’argilla, mentre altre, come quelle idratanti o a lungo assorbimento, possono essere tamponate semplicemente con una velina per eliminare le eccedenze. L’importante è leggere bene il bugiardino.
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FESTE DI NATALE Gioia o stress? I rischi da evitare di Pasquale Romano – Le festività nel periodo natalizio rappresentano, storicamente e per tradizione, il momento più importante dell’anno. Le famiglie si riuniscono per le festività, negozi presi d’assalto alla ricerca del regalo, spesso last minute, pranzi e cenoni pantagruelici. È una sorta di deja-vù che si ripete costante, eterno, in ogni angolo del mondo. Un ciclone che travolge la quotidianità di chiunque, spazza via abitudini e ritmi prima di lasciare posto nuovamente alla vita di tutti i giorni.
Ma le feste di Natale non sono sinonimo soltanto di gioia e felicità. Un sondaggio infatti ha rivelato che oltre la metà degli italiani vive il Natale come fonte di stress, stanchezza e nervosismo. Quali i motivi principali alla base di ansie e depressioni? Principalmente emotivi. Le festività natalizie, proprio per la loro caratteristica di riunire gli affetti e celebrare l’anno appena trascorso, rappresentano il momento ideale per fare un bilancio degli ultimi dodici mesi. Insoddisfazioni sul piano sentimentale, lavorativo o nei rapporti di amicizia, affiorano con tutta la loro forza. Capita di doversi confrontare con famiglie allargate, fatte da figli di precedenti matrimoni, ex coniugi, situazioni familiari diverse in cui è difficile conciliare culture, credenze e stili di vita. Se il lavoro non dà la giusta tranquillità economica, ecco altri problemi venire a galla. La lista dei regali da comprare sotto l’albero infatti è spesso lunga e vorremmo comprare il regalo più adatto a ciascuno. Invece, spesso dobbiamo scontrarci con la mancanza di tempo, idee e soprattutto soldi. Una condizione che può creare frustrazione perché “vorremmo ma non possiamo”. 4 4
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Per alcuni le feste di Natale possono coincidere con la fine di una storia d’amore, o con la perdita di una persona cara. Il dolore in questi casi è amplificato perché ci sembra che tutto il mondo sia felice proprio mentre noi soffriamo tanto. Da non dimenticare ‘l’incubo della bilancia’, che ci vedrà inevitabilmente con qualche chilo in più dopo la befana. Il mix esplosivo di sentimenti e condizioni che, proprio durante le festività natalizie, fa cadere molti in uno stato di depressione è il cosiddetto ‘Christmas Blues’, ovvero un senso di frustrazione derivante da una sorta di ‘obbligo’ nel dover essere felici. Ci sono possibilità, ‘scappatoie’ per sfuggire al ‘Christmas Blues’? Sicuramente si. Il periodo di Natale porta con sé un clima leggero e uno stato d’animo che può ricordare momenti del proprio passato, di solito infantile, quando preoccupazioni e pensieri non erano martellanti, ma giocosi e leggeri. Recuperare almeno una parte di quella spensieratezza è una delle soluzioni per sfuggire alla tristezza. Organizzarsi, diventare attivi in un modo originale, organizzare un viaggio, ‘abbattere’ tutti i clichè natalizi può essere un altro modo per non trascorrere le festività in preda alla tristezza. Se per tradizione il periodo di Natale è il periodo più atteso dell’anno, legato alla felicità e alle rimpatriate familiari, non deve essere obbligatoriamente una costante perpetuazione di abitudini. Ognuno di noi può ‘costruirsi’ le proprie festività, trascorrerle come e con chi vuole. L’importante è aspettare con la giusta dose di felicità e impazienza... Babbo Natale!
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SPORT
Reggio Calabria Basket in carrozzina. Il sogno continua
L’avv. Amelia Eva Cugliandro:
“Sul parquet siamo tutti uguali. I ragazzi, da spettatori a protagonisti” di Vincenzo Comi - La A.S.D. R.C. Basket in Carrozzina continua il suo sogno. La società sportiva di Reggio Calabria, del presidente Stefano De Felice, dopo aver sfiorato la promozione in serie A nella scorsa stagione, torna sul parquet del Palacalafiore di Pentimele con una carica e marcia in più.
Non tutti conoscono il mondo del basket in carrozzina ed intorno a questa disciplina c’è molta ignoranza. Ad esempio, credere che per poter giocare bisogna essere costretti sulla sedia a rotelle. Non è così, anche con una patologia motoria che non impedisce la deambulazione si può giocare.
Superate le difficoltà economiche riguardanti l’iscrizione al nuovo campionato, grazie ad un sostegno economico del Grande Oriente d’Italia, i ragazzi del coach Antonio Cugliandro, pensano adesso ad affrontare un nuovo viaggio.
“Chi prova questo sport, se ne innamora subito”. Afferma a gran voce Cugliandro, innamorato dentro e fuori dal campo.
Grazie all’inserimento di qualche nuovo innesto, come la giovane atleta Chiara Sorrenti, si riparte con entusiasmo e determinazione. “Partiamo a fari spenti, con l’obiettivo preciso di far crescere i diversi giovani in rosa. Lo scorso anno avevamo una squadra molto esperta, quasi un ‘Dream Team’, per questa stagione invece abbiamo puntato sulla linea verde, un progetto a media scadenza - spiega il coach Cugliandro - Sarà complicato lottare per le prime posizioni ma puntiamo a essere la squadra rivelazione del girone Sud”.
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Cugliandro è sposato con Ilaria D’Anna, ex giocatorice di basket passata alla A.S.D. R.C. Basket in Carrozzina dopo aver scoperto di avere la spondilite anchilosante, un’infiammazione cronica e degenerativa che colpisce articolazioni e ossa. “Da quel giorno il mio mondo è totalmente cambiato, ascoltare il mio corpo e le sue necessità è diventata la priorità assoluta. Dopo il timore iniziale, ho superato il blocco psicologico grazie ad Antonio e mi sono tuffata 3 anni fa in questa avventura – spiega Ilaria D’Anna - Per me è lo sport più bello che esiste, anche perchè adoro la competizione con gli uomini… (ride, ndr)”.
La giocatrice reggina, in pochi anni, è diventata una delle top player del panorama nazionale femminile, movimento in notevole crescita. “Sono felicissima di aver contribuito alla prima storica vittoria dell’Italia femminile, contro la Turchia. Partecipare agli Europei in Inghilterra è stata un’immensa soddisfazione, spero di poter crescere ulteriormente in futuro”. Tra chi ha scommesso in questo nuovo mondo del basket in carrozzina, tutto da esplorare, c’è la reggina Chiara Sorrenti, alla sua prima esperienza assoluta con la A.S.D. R.C. Basket in carrozzina. Dopo aver praticato per diversi anni la pallavolo, complice un serio problema alle ginocchia Chiara ha dovuto dire basta. “Un’operazione alle rotule ha in parte risolto i miei problemi, però non potrò più praticare sport in piedi purtroppo. Ilaria mi ha proposto di unirmi in questa avventura e dopo qualche titubanza iniziale ho accettato. Sono curiosa di capire come sarà praticare questo sport, conto sul sostegno e i consigli di Ilaria, ormai giocatrice esperta. Ho passato un periodo piuttosto complicato di recente, grazie a questa avventura voglio ritrovare gioia e serenità”. Anche due senegalesi nell’organico dell’A.S.D. R.C. Basket in carrozzina nella stagione. “Uno dei due sono andato a trovarlo in ospedale - ricorda Coach Cugliandro - ha subito un’amputazione subito dopo lo sbarco al porto di Reggio Calabria. Ho insistito perchè facesse parte della nostra famiglia, adesso la sua energia è contagiosa e trascina tutto il gruppo”. Inizia quindi il nuovo campionato della A.S.D. R.C. Basket in carrozzina che si affida anche alla Vice Presidente Aspic Psicologia e per lo Sport Reggio Calabria Italy, Avv. Amelia Eva Cugliandro. “Perché un ragazzo disabile dovrebbe fare sport? Non c’è un perché o per lo meno non è un perché diverso da quello di ogni individuo, uomo, donna o che sia. Lo sport è l’unica realtà in cui non c’è differenza di età, di razza, di religione o diversa abilità. La diversità è insita nell’essere umano, è il quid pluris che ci contraddistingue, è l’elemento che ci rende meravigliosamente unici. Ed allora, se devo pensare al perché un ragazzo disabile deve fare sport, penso solo a questo concetto che deve essere impresso in lui, più forte degli altri sportivi, agonisti o meno che siano. È giunto ormai da tempo il momento in cui un ragazzo con una disabilità dalla nascita o per un “incidente di percorso” da spettatore divenga protagonista. Quindi non più sport solo come benessere psichico e fisico, ma come evoluzione mentale. I benefici non sono diversi da quelli di ogni individuo che si approccia ad una
disciplina sportiva, ciò che però enfatizza l’importanza dello sport per atleti con diversa abilità, soprattutto se facenti parte di un team che parteciperà al campionato nazionale di basket di serie B, è permettergli di avere finalmente un ruolo, con i pro e contro che comporta. Perché se da un canto lo sport permette ad un atleta con diversa abilità di provare esperienze che vanno al di là di una medaglia, dall’altro lo aiuta a aumentare la propria autostima e consapevolezza di sè, a rendersi realmente autonomo, ad imparare il rispetto delle regole e dei ruoli, così permettendogli una crescita a 360°, così come un qualsiasi altro ragazzo. Ma ha anche un altro compito importante, quello di abbattere il preconcetto “dello sport in piedi” e far capire che non è camminare su due gambe che rende atleti, ma che con la volontà si possono superare tutti gli ostacoli, andando al di là di qualsiasi barriera, che il più delle volte è solo mentale, intraprendendo “spinta dopo spinta” un percorso fatto di valori e obiettivi da raggiungere, affatto intimorito dallo stridio delle carrozzine in contrasto, perché non esiste “caduta dalla quale non ci si possa rialzare”, ma l’importante è mettersi in gioco”. Protagonisti sugli spalti, nel prossimo campionato, centinaia di studenti reggini grazie al progetto scuola della società. Non rimane dunque che andare al Palapentimele, mettersi comodi, e lasciarsi trascinare nel fantastico mondo della A.S.D. R.C. Basket in carrozzina.
CALENDARIO PARTITE 2017/2018 9/12/17 - ore 18.00 | RC BiC - INAIL Olympic Basket Trapani 20/01/18 - ore 20.00 | RC BiC - HBari 2003 17/02/18 - ore 18.00 | RC BiC - Virtus Eirene Ragusa 24/02/18 - ore 18.00 | RC BiC - CUS Catania 10/03/18 - ore 18.00 | RC BiC - INAIL I Ragazzi di Panormus (PA) 25/04/18 - ore 16.00 | RC BiC - Crazy Ghosts Battipaglia
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