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MENSILE D'INFORMAZIONE
ANNO III - GENNAIO 2012
Sport. L'inserto speciale. Anno nuovo, Calori riaccende l'entusiasmo tra i tifosi
Brescia, il risveglio Rondinelle “fase due” Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS
Da gennaio fino all'estate: i biancazzurri si preparano ad affrontare I servizi la seconda parte del campionato cadetto e a smentire le solite cassandre da pag. 18 Primo piano
Dignità e speranza
Case circondariali, ombre e luci di una realtà che può cambiare Dal sovraffollamento ai suicidi: le voci che arrivano dal silenzio
n.
I servizi a pag.2-3
L'evento
Pinacoteca
Amarcord, San Faustino Viaggio in bianco e nero tra storia e tradizione
Il catalogo generale Da opere e dipinti il respiro dei secoli
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•• pag. 8
Editoriale
Carcere, una sfida di Adriano Bianchi
J Le carceri scoppiano. Non è solo un problema di Brescia che sia a Verziano che a Canton Mombello vive ormai una situazione di sovraffollamento e, soprattutto per il carcere più centrale, sconta pure gravi problemi strutturali, ma un po’ di tutte le città italiane. Tornano, pertanto, tra gli schieramenti politici proposte che vanno dalla richiesta d’indulto, a posizioni di chi sostiene che vi sia certezza e coerenza tra il reato compiuto e la giusta pena. E mentre si discute di quella che è ormai un’emergenza nazionale, il problema di come vivere in modo più umano la condizione carceraria, anche in tempi normali, resta una sfida. Pagare per i propri errori, ma in una condizione dignitosa sembra diventato impossibile in questo Paese, forse non lo è mai stato. A Brescia la presenza di associazioni come “Carcere e Territorio”, figure come il garante dei detenuti, i volontari e tante realtà sociali della città hanno cercato costantemente un contatto e di offrire un aiuto agli istituti di pena sono fondamentali. La rete di solidarietà sociale bresciana è, infatti, la prima risorsa per riuscire ad “ammortizzare” le difficoltà di un sistema che soffre sia in termini di personale che di fondi. Certi segni, fortunatamente, da noi sono evidenti. I progetti che hanno permesso ai detenuti di sperimentarsi in competenze culturali, che agevolano l’apprendimento di un lavoro, che li accompagnano dal punto di vista giudiziario, umano e spirituale e mille altre idee che si potrebbero realizzare, agevolano la ricostruzione della vita delle persone in carcere. Potremmo dire che oltre la pena del singolo nel tempo della detenzione la città investe, ridando una possibilità a chi aveva perduto la strada, affinché il suo sia un futuro più certo e sicuro. Quando, infatti, un detenuto ha, ad esempio, gli strumenti per un reinserimento lavorativo a fine pena non è più un peso, ma entra nell’anima della vita della città... ma se resta solo? Attivare le energie perché questo avvenga è la sfida.