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Ăˆ senz’altro una delle parole piĂš usate: per molti la prima, attesa con ansia e accolta con soddisfazione; per alcuni l’ultima, sussurrata con voce tremante; per tanti ripetuta spesso, con tonalitĂ diverse e contrapposte: con affetto, con stanchezza, con speranza, con pretesa... Nell’imminenza della loro festa, vogliamo porgere gli auguri a tutte le mamme, perchĂŠ siano sempre riconoscenti al Signore per il dono dei figli e perchĂŠ perseverino nella loro missione - naturalmente insieme ai papĂ ! - di accoglienza e di educazione saggia, forte e prudente. Non mancano gli esempi: dalle donne forti della Bibbia alle martiri della storia della Chiesa; dalle madri che con la preghiera e il pianto hanno accompagnato la conversione dei figli (come Santa Monica), a coloro che han saputo dare la vita (come Santa Gianna Beretta Molla)... Soprattutto vogliamo affidare le nostre mamme alla Madre di GesĂš e della Chiesa: lei, partecipe in modo unico della Redenzione, sia loro accanto nella gioia e nel dolore e conceda loro di poterla seguire ogni giorno, con la loro famiglia, sulla strada di suo Figlio.
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La campana dell’ultimo giro suona per i partiti
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͘Í&#x; ƒ‡•‹ ‡ ’ƒ””‘……Š‹‡ Comunali. Tra novitĂ e conferme per una manciata di voti
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Â?…‘”ƒ —Â? ˜—‘–‘ Cosa dice di nuovo il voto amministrativo del 6 e 7 maggio? Niente. Le urne hanno fotografato quello che da mesi abbiamo sotto gli occhi: il disastro del Pdl (impresentabile con Berlusconi – ha scritto un editorialista – inesistente senza Berlusconi); l’autoaffondamento della Lega zavorrata non solo da lingotti, diamanti, spese di famiglia e riti magici (e la rincorsa all’unica scialuppa a galla, quella di Tosi a Verona) ma anche da vent’anni di promesse senza risultati; l’immobilitĂ del Pd, che sarĂ anche un “usato sicuroâ€?, per dirla con Bersani, ma che grandi viaggi non riesce a progettarne; l’evanescenza del Terzo Polo che non convince gli scontenti della destra e
nemmeno i dubbiosi accasati alla bell’e meglio a sinistra. E poi la rabbia contro i partiti, un disagio sociale crescente, il peso di una crisi che non finisce; tutto magistralmente intercettato dai messaggi dirompenti e populisti di Grillo, protagonista di un successo annunciato dai molti sondaggi che settimanalmente hanno visto la luce sui giornali e in televisione. Questo non significa che siamo di fronte ad un virus di sistema: il Movimento 5 Stelle è una forza politica vera, a prescindere dagli eccessi verbali del suo leader, predicatore invasato e indisponente che ha poco o niente a che vedere con la normalitĂ dei “grilliniâ€?, candidati che hanno saputo misurarsi sulla concretezza dei problemi locali piĂš che sugli slogan contro le banche, contro Monti o contro i partiti. Quello di domenica e lunedĂŹ, anche se tutti lo aspettavano, è stato uno scossone violento per il quadro politico. Le ripercussioni non saranno però
immediate. Innanzitutto per la parzialità del test elettorale. In Italia gli aventi diritto al voto sono complessivamente oltre 47 milioni; domenica e lunedÏ ne erano coinvolti circa nove, dei quali solo il 67% (poco piÚ di sei) è andato effettivamente a votare: sarebbe dunque assurdo pensare che da esso dipenda la sopravvivenza tanto del governo quanto della legislatura. In secondo luogo perchÊ le dinamiche del voto amministrativo, dove gli elettori si prendono delle libertà rispetto alle loro scelte abituali, sono diverse da quelle del voto politico. Sicuramente il risultato costringe i partiti ad accelerare i processi che riguardano la ridefinizione della loro natura, della loro organizzazione, della loro capacità di farsi interpreti di bisogni ma anche di indicare percorsi per risolvere i problemi. Gli analisti dei flussi elettorali spiegano che i voti persi da Pdl e Lega non sono andati nÊ a Casini nÊ a Grillo, ma sono entrati in quel vasto
contenitore di scontentezza e delusione che è il non voto. Questo apre un vuoto nell’offerta politica perchĂŠ gran parte dell’elettorato moderato mostra d’avere abbandonato i suoi tradizionali riferimenti. Ăˆ attorno a questo vuoto che si gioca una partita politica decisiva che potrebbe vedere in campo forme nuove e diverse di organizzazione della politica. Nuove e diverse, perchĂŠ l’altra domanda che emerge con forza dal voto è quella del cambiamento, nella speranza che almeno stavolta tutto non si risolva nella solita giostra di nomi e di simboli. La politica deve tornare a proporre un universo di valori e modalitĂ di comportamenti, attraverso persone credibili, un profondo ricambio generazionale, una rinnovata passione per le ragioni della democrazia, quello spazio – scriveva il beato Giuseppe Toniolo – nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche cooperano proporzionalmente al bene comune.