La Voce del Popolo 2012 23

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“Affermava Pascal: “Conosciamo la veritĂ , non solamente con la ragione, ma anche con il cuore. Ăˆ il cuore che sente Dio. Ecco che cos’è la fede: Dio sensibile al cuoreâ€?. Nel Corpus Domini (Corpo [e Sangue] del Signore = Eucaristia) riconosciamo Dio che si fa “sensibileâ€? in modo unico all’uomo: oltre i sensi fisici, lui vuole “parlareâ€? ai nostri sensi interiori, sino a giungere al cuore di chi crede in lui. E per fare questo sceglie degli uomini, dei preti, come suoi ministri. In tre chiese della nostra diocesi si celebrano domenica prossima tre prime Sante Messe. Un po’ poche - senz’altro - per i bisogni delle nostre comunitĂ . Un motivo in piĂš per pregare per le vocazioni. Siamo particolarmente vicini ai tre ordinati, augurando loro che siano sempre piĂš sensibili al Cuore del Signore, per rendere poi “sensibiliâ€? anche le persone loro affidate. Il beato card. Newman scelse come motto: Cor ad cor loquitur (Il cuore parla al cuore). Lo affidiamo a loro, ma desideriamo custodirlo anche noi: ascoltando il Cuore di GesĂš, possiamo poi parlare di Lui in modo “sensibileâ€? al cuore di chi ci incontra.

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Nuovi scenari. Il welfare cambia i suoi protagonisti

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͘Í? ‘’‘Ž‹ ‡ …‘Â?–‹Â?‡Â?–‹ Iniziativa Cei. Domenica 10 giugno, Colletta per l’Emilia

͚͚ ……Ž‡•‹ƒ Milano 2012. La Chiesa accoglie e accompagna

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—‡•–‘ ÂŽÇŻÂŠÂƒ †‡––‘ ‹Ž ‘Â?…‹Ž‹‘ Ecco i novelli. Don Claudio e don Damiano sono i preti bresciani ordinati a 50 anni dall’inizio del Concilio. Sono un dono di Dio, la nostra gioia e il nostro futuro. Sono entrambi delle valli, di Edolo e di Pezzaze. Sono il minimo storico delle ordinazioni a Brescia. Sono il volto giovane della nostra Chiesa in cammino verso le unitĂ pastorali. In questa sintesi si concentra ciò che ci preoccupa e ciò che ci sta a cuore. Forse non ne sono pienamente coscienti, ma su di loro ci sono i nostri occhi e non solo quelli dei cristiani della nostra terra. In loro c’è la forza dello Spirito che li spinge al dono della vita senza misura, all’amore “senza ďŹ neâ€? e, nelle comunitĂ che li accoglieranno, c’è oggi un’attesa sincera e carica

di speranza. Ma siamo sinceri, verso il ministero presbiterale, in un tempo in cui “fare il preteâ€? non è un “mestiereâ€? ricercato, non mancano segnali contraddittori da parte delle famiglie, della societĂ e dello stesso contesto ecclesiale. Anzitutto le famiglie. Da un lato genitori che vogliono bene ai curati dei loro oratori quando organizzano il grest, che esigono in tanti casi dai parroci accompagnamento e risposte per i loro bisogni, che chiedono i sacramenti e la vita cristiana, generosi nella fede, ma non altrettanto verso la prospettiva di un ďŹ glio che entra in Seminario. La societĂ , poi, non è da meno. Se ci riconosce ancora un qualche valore per il ruolo sociale e culturale delle nostre iniziative, fatica a coglierne la radice evangelica e scambia la gratuitĂ come difesa di potere, privilegio e desiderio di egemonia. Nel frattempo quando si confronta con i problemi quotidiani bussa alla porta della canonica per chiedere

soluzioni, caritĂ , risposte immediate che come societĂ non sempre è in grado di dare. Ma ciò che piĂš conta è il pensiero del contesto ecclesiale. Cosa chiede la Chiesa ai preti? Ma come – direte – la Chiesa non sono i preti? No, la Chiesa è il popolo di Dio, laici, pastori, consacrati insieme. L’ha detto il Concilio. Ai preti, in particolare, GesĂš ha consegnato il suo stesso ministero: spendere la vita annunciando il Regno dei cieli. Ma a volte la Chiesa stessa, quella viva, il popolo di Dio non ha chiaro cosa chiede ai suoi preti. Nasce perciò la necessitĂ di chiarire. A Brescia, ad esempio, credo sia utile tornare a confrontarci con ciò che distingue l’identitĂ del prete diocesano e che oggi tocca anche don Claudio e don Damiano: la caritĂ pastorale. Essere “pastoriâ€? secondo il cuore di Dio per noi signiďŹ ca porre al centro della nostra spiritualitĂ di preti diocesani proprio la caritĂ pastorale. Quella realtĂ che ci “fa preti per Cristo donati

alla genteâ€?. La caritĂ che ci rende “padriâ€? per le famiglie, per i giovani, gli anziani e gli ammalati, i deboli e i sani, i ricchi e i poveri, per tutti e per tutta la comunitĂ . Pastori incarnati in una storia, come GesĂš. Capaci come lui di agire con “gesti e paroleâ€? (anche questo ha detto il Concilio). Ministri, non funzionari distanti del sacro, non dediti alla comunitĂ dei “puriâ€?, non dimentichi della radice divina del nostro impegno anche sociale e mondano. Pastori, con le mani sporche di terra e di sangue, vicini alla vita della gente, non teorici del nulla, ma concreti, appassionati e consumati nell’amore â€œďŹ no alla ďŹ neâ€?. Preti, richiamo vivente al cielo con i piedi piantati per terra. In ricerca costante, come in questo tempo sinodale, della volontĂ di Dio e del bene possibile. Pastori con i laici, nella responsabilitĂ , non contro qualcuno, ma con un compito proprio che ci è dato, senza nostro merito, per tutti (anche questo l’ha detto il Concilio).

ÍšÍ Â—ÂŽÂ–Â—Â”Âƒ ‡ …‘Â?—Â?‹…ƒœ‹‘Â?‡ Incontri Ccdc. Ma GesĂš è un vero personaggio storico?

Í›Í? …‘Â?‘Â?‹ƒ ‡ Žƒ˜‘”‘ Multiutility. Le ricadute su lavoro ed economia

͛͞ ’‘”– Euro 2012. Pallone in cerca di riscatto


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