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Secondo una delle tante geniali intuizioni di Giovanni Paolo II, nella festa del Sacro Cuore di GesĂš - o in data pastoralmente piĂš opportuna: per la nostra diocesi sabato 16 giugno nella Basilica di Botticino Sera - si celebra la Giornata per la santificazione dei sacerdoti. Chi vive nella Chiesa e con la Chiesa sa quanto sia urgente la necessitĂ di sacerdoti e sacerdoti santi. L’aveva ben compreso Luisa Margherita Claret de la Touche, fondatrice della comunitĂ di Betania del S. Cuore. Assai attuale il messaggio di Cristo che trasmette: “Quanto deve amare il prete! Deve amare me, suo Maestro, fratello, amico, consolatore, come io ho amato lui. Deve amare la mia Sposa, che è la sua Sposa, la santa Chiesa, e di quale amore! Un amore appassionato e geloso, geloso della sua gloria, della sua purezza, della sua unitĂ , della sua feconditĂ . Infine, deve amare le anime come suoi figli. Quale padre ha tanti figli da amare quanto il prete?â€?. Invochiamo dunque con fede il Cuore di GesĂš affinchĂŠ doni sempre ai suoi sacerdoti la capacitĂ di un amore appassionato, puro e fecondo per Dio e per le anime.
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Grecia. L’Europa preoccupata guarda alle urne di Atene
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͘Í&#x; ƒ‡•‹ ‡ ’ƒ””‘……Š‹‡ Darfo. Don Giovanni da Montecchio al Brasile
ÍšÍ? ……Ž‡•‹ƒ I grest per il terremoto in Emilia. “Vi attendiamo!â€?
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ƒ” ’ƒ‰ƒ”‡ ÂŽÇŻ Â?— ÂƒÂŽÂŽÇŻÂ‘Â”ÂƒÂ–Â‘Â”Â‹Â‘ Le tasse vanno pagate. Ci mancherebbe altro. Siamo onestamente e laicamente convinti che “dare a Cesare quel che è di Cesareâ€? ci rende tutti piĂš liberi, solidali e attenti al bene comune. Appunto: il bene comune. Le tasse sono fatte per tutelare e incentivare il bene di tutti, per permettere all’intera societĂ di godere di diritti che non possono essere raggiunti solo attraverso la posizione personale. Non so se pagare le tasse sia bello (forse questo sentimento è possibile per chi fa oggettivamente meno fatica e ha piĂš possibilitĂ ), ma di certo so che è giusto, perchĂŠ la tassa mi ricorda che il bene non ďŹ nisce soltanto quando sono a posto io, ma quando raggiunge la collettivitĂ . Certo è che il bene
della societĂ non lo si costruisce solo con le tasse e non si può nemmeno misurarlo a partire da questo contributo isolato dal resto. C’è chi offre un bene educativo, ad esempio, che è piĂš grande di quello personale: va riconosciuto, tutelato ed eventualmente, incentivato. Anche questo è un modo per “dare a Cesare quel che è di Cesareâ€?, perchĂŠ è compito della laicitĂ matura e responsabile comporre e distinguere il contributo che tutti possono dare al bene comune. So di dire qualcosa di politicamente scorretto: l’Imu applicato agli oratori è uno scandalo per tutta la societĂ . Non avrei esitazione a dire lo stesso per altri beni pubblici, di nome e di fatto: le scuole, gli ospedali, ma anche le associazioni, i centri aggregativi, i partiti, i luoghi civici. Ovviamente questa affermazione va meglio precisata declinando obblighi e doveri rispetto alle azioni che un oratorio svolge: sul bar o su altri servizi un calcolo calibrato
e intelligente dell’Imu ci trova d’accordo; sui servizi educativi come i centri di aggregazione giovanile, o i grest, oppure le associazioni sportive o culturali ci trova assolutamente contrari. Dove esiste una comunità nasce il diritto ad educare e sarebbe strano che lo Stato lo ostacoli: di fatto è contro l’interesse stesso della collettività e se arrivasse ad impedire la libertà di educare diventerebbe addirittura anticostituzionale. La questione, fra l’altro, è estremamente pratica: che interesse ha la collettività a minare alla base (perchÊ in alcuni casi si tratterà , concretamente, di questo) alcuni servizi che fanno già risparmiare migliaia di euro in termini di accesso, di prevenzione, di risparmio per le famiglie? Tagliare sulla promozione è aumentare in termini esponenziali le spese sul recupero. Non è possibile rincorrere sempre i problemi e concentrarsi sulla cura dei mali: tassare l’educativo porta necessariamente
ad una centralitĂ del disagio dei ragazzi e si interessa meno delle loro potenzialitĂ . Sono convinto che tante difďŹ coltĂ legate all’Imu si potranno risolvere e che basterĂ anche solo far presente il bene oggettivo che gli oratori sono e creano. Nessuno ha interesse a togliere un contributo che va ben al di lĂ di una tassa e che offre, nella concretezza, un bene superiore a quello tassabile: in termini di accoglienza, di solidarietĂ , di attenzione ai bisogni della famiglia (in particolare a quelle piĂš povere), di integrazione. Noi le tasse le paghiamo. Vorremmo, però, continuare ad educare, con lo stile che viene dalle nostre comunitĂ , con la pluralitĂ di iniziative che un oratorio può e deve ospitare. Se una tassa ci impedisce di fare ciò non ci stiamo. Faremo di tutto per convincere chi di dovere che educare è un bene primario, essenziale, inviolabile: è uno dei modi con cui “diamo a Dio quel che è di Dioâ€?.
͚͛ —Ž–—”ƒ ‡ …‘�—�‹…ƒœ‹‘�‡ Stagione lirica. La grande opera per il Grande
͛ͥ …‘Â?‘Â?‹ƒ ‡ Žƒ˜‘”‘ Crisi economica. Cosa possono fare gli italiani?
͘͜ ’‘”– Euro 2012. Se vinci a pallone ci guadagna lo Stato