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A prima vista si trattava di un fatto di cronaca nera, alla quale è fin troppo facile abituarsi. Una povera ragazza di dodici anni aggredita e uccisa da un giovane con parecchi problemi. In realtĂ si era invece davanti a un “segnoâ€?, offerto - come spesso accade - in modo misterioso dal Signore agli inizi di un nuovo secolo. Alcuni di voi l’avranno capito: stiamo parlando di Santa Maria Goretti, morta nell’ospedale di Nettuno il 6 luglio 1902, nel mese che la tradizione cristiana dedica al Preziosissimo Sangue di GesĂš. Alessandro Serenelli, il suo uccisore, convertito, affermò che “Mariettaâ€? “fu l’angelo buonoâ€? che la Provvidenza aveva messo davanti ai suoi passi. Ripensando alla sua tragica esperienza, invitò tutti a “trarre il felice insegnamento di fuggire il male, di seguire il bene sempre, fin da fanciulliâ€? e a pensare “che la religione con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche le piĂš dolorose della vitaâ€?. Quello di Maria non è forse un “segnoâ€? anche per noi e un invito quanto mai attuale?
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Uganda. Parla il vescovo bresciano mons. Franzelli
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Remedello. Il bilancio di 14 anni al Bonsignori
ÍšÍ? ……Ž‡•‹ƒ Mil in Togo. La missionarietĂ che si fa dono
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—ƒŽ‹ –ƒ‰Ž‹ …‹ ’‹ƒ……‹‘Â?‘Ǎ La domanda è retorica e la risposta forse ancora di piĂš. Quali tagli alla spesa ci piacciono e quali no? I tagli che ci piacciono sono quelli degli altri, ma se i tagli colpiscono noi o la nostra categoria alziamo gli scudi e resistiamo. Nei giorni della presentazione della “revisione di spesaâ€? (spending review) del consulente Enrico Bondi sui conti pubblici, il presidente del Consiglio Mario Monti di tagli ne ha annunciati per tutti soprattutto per sanitĂ , enti locali e pubblico impiego. Dice che non userĂ l’accetta, ma l’obiettivo è di “eliminare gli sprechi e non di diminuire i serviziâ€?. L’ira dei colpiti è stata comunque immediata, come altrettanto immediato è il consenso di chi, non toccato, plaude al coraggio d’intervenire ďŹ nalmente
anche sulla macchina della burocrazia e del pubblico impiego, “avida divoratriceâ€? di soldi. Ciò, però, su cui mi interessa riettere è la dinamica che si scatena davanti alla logica del “tagliareâ€? in vista di avviare un processo di trasformazione. Non è solo un discorso economico, vale in tutti i settori, in particolare le imprese, ma pure la vita sociale e anche quella ecclesiale. Evangelicamente potremmo parlare di una “potatura per crescereâ€?, di “un morire per rinascereâ€?. Ma è sempre vero? Il problema di misurare quando ne vale la pena resta. Non c’è dubbio – dicevo – i tagli che ci piacciono sono quelli degli altri. Che ne dite di tagliare un po’ di preti delle parrocchie troppo piccole? Oppure perchĂŠ non “tagliareâ€? qualche centinaia di Messe vista la sempre piĂš scarsa partecipazione dei fedeli? Il buon senso direbbe: calma, la riforma della Chiesa non passa solo da questo. Forse un manager
tagliatore di teste ottimizzerebbe al meglio le risorse e magari ci restituirebbe unitĂ pastorali efďŹ cienti, ma con quale costo? La spirale è stringente. Tagliare uguale riformare o tagliare uguale far morire. DifďŹ cile dirlo, almeno per tre ragioni. Anzitutto per il sospetto costante che chi fa i tagli (economici, di risorse, di persone) lo faccia solo per fare “cassaâ€? e far quadrare il bilancio temporaneo senza alcuna spinta progettuale e strutturale. Mi spiego. Tagliare per risparmiare oggi senza avere un progetto chiaro per il futuro porta alla morte lenta. Ăˆ un dato quindi che l’onere di spiegare le ragioni e di far comprendere meglio il senso dei sacriďŹ ci e la prospettiva di una luce in fondo al tunnel è di chi decide. La seconda difďŹ coltĂ sta nel gestire il processo e la scelta di cosa tagliare perchĂŠ si possa effettivamente evitare lo spreco, ma non perdere il beneďŹ cio. In questo il discernimento e la capacitĂ di ascolto di chi ha
autorità è decisiva. Se motivare è compito dell’autoritĂ , l’autoritĂ deve pure essere cosciente che cambiare signiďŹ ca esporsi inevitabilmente alla critica. In questo Monti è abbastanza maestro: è un buon incassatore e non perde di puntualizzare il suo progetto dove è necessario. Ma se l’autoritĂ dĂ l’idea di essere un muro di gomma, perde inevitabilmente la ďŹ ducia dei cittadini. Pertanto, piĂš un progetto riformatore è spiegato e motivato, piĂš responsabilmente se ne colgono vantaggi e svantaggi, piĂš c’è stato ascolto e si è percepito lo sforzo di dare delle ragioni piĂš si ha speranza che venga sostenuto e condiviso. Meno lo è piĂš il sospetto che abbiano spazio logiche particolari, lobbystiche o ideologiche. InďŹ ne, una riforma provoca sempre vittime. Quella dei conti italiani ne ha giĂ fatte. Ogni taglio è sofferenza e la logica del â€œĂ¨ meglio che uno solo muoia per il popoloâ€? non può reggere a lungo. Chi taglia e riforma lo sappia.
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