386_ILLEGNO_2024

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Bimestrale: Poste Italiane s.p.a. Sped.Abb.Post. D.L. 353/2003 (Convertito in legge 27/02/2004 n.46), art.1, comma 1 - LO/MI/ Registrazione presso il tribunale di Milano al numero 638 del 22 novembre 1986 (nuova serie) (pubblicazione 1° fascicolo 15 marzo 1922)

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BIGonDRY s.r.l. : un’azienda con esperienza e passione nella progettazione e realizzazione di impianti e sistemi per l’essiccazione, la vaporizzazione e il trattamento termico del legno. Passione ed esperienza uniscono due generazioni, padre e glio, e hanno portato nel 2001 alla fondazione di BIGonDRY, azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti e sistemi all’avanguardia per l’essiccazione, la vaporizzazione e il trattamento termico del legno. L’obiettivo costante è la valorizzazione di una materia prima, come il legno, tanto antica quanto fondamentale nell’economia globale di oggi.

BIGonDRY s.r.l.: a company with experience and passion in the design and construction of plants and systems for drying, steaming and heat treatment of wood.

Passion and experience unite two generations, father and son, and led in 2001 to the foundation of BIGonDRY Srl, a company specializing in the design and construction of systems for drying, steaming and heat treatment of wood.

The constant goal is the enhancement of a raw material, such as wood, as ancient as fundamental in today’s global economy.

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SOMMARIO

07 EDITORIALE

di Sonia Maritan

IL “GINECEO” DEL LEGNO

THE “GYNECEUM” OF WOOD

08 ACCADEMIA & RICERCA

di Andrea Laschi LEGNO, BOSCHI E BOSCAIOLI WOOD, FORESTS AND LUMBERJACKS

12 RESTAURO E RECUPERO FRANCESCO GIOVANETTI

di Francesco Giovanetti IL RESTAURO DEI MUSEI CAPITOLINI (1997 – 2000) EUROPEAN CONFERENCE ON WOOD MODIFICATION

18 CONVEGNO CONVEGNO LDDL (LE DONNE DEL LEGNO)

di Sonia Maritan e Pietro Ferrari VERSO NUOVI TRAGUARDI TOWARDS NEW GOALS

34 FOCUS ESSICCAZIONE

di Sonia Maritan

VERSO LA TRANSIZIONE 5.0 TOWARDS TRANSITION 5.0

35 FOCUS ESSICCAZIONE ISVE a cura della Redazione

L'ESSICCAZIONE DEL LEGNO: INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ WOOD DRYING: INNOVATION AND SUSTAINABILITY

40 FOCUS ESSICCAZIONE BIGonDRY a cura della Redazione UNO SGUARDO ATTENTO AL FUTURO IN OTTICA GREEN BIGonDRY: A CAREFUL LOOKTOTHE FUTURE IN A GREEN PERSPECTIVE

46 FOCUS ESSICCAZIONE INCOMAC a cura della Redazione SOSTENIBILITÀ E CRESCITA, QUANDO IL LEGNO INCONTRA L’INNOVAZIONE SUSTAINABILITY AND GROWTH, WHEN WOOD MEETS INNOVATION

50 TECNOLOGIE VECOPLAN di Pietro Ferrari MASSIMA EFFICIENZA PER IL RECUPERO ENERGETICO A WIDE VARIETY OF WASTE WOOD FOR ENERGY RECOVERY

54 AZIENDE EGGER

di Pietro Ferrari LA CRISI COME

EGGER GROUP CLOSES FINANCIAL YEAR WITH A TURNOVER OF EUR 4.13 BILLION IN CHALLENGING TIMES

60 SCENARI CARBON PLANET Sonia Maritan NASCE CARBON PLANET CARBON PLANET IS BORN

64 DALL'AMERICAN HARDWOOD EXPORT COUNCIL AHEC

di Pietro Ferrari L’ACERO AMERICANO RISPLENDE IN TRIENNALE THE AMERICAN MAPLE SHINESAT THE TRIENNALE

70 LINEA RICICLO CONAI

di Alessandro Bizzotto L'ECODESIGN PER IL PACKAGING ECODESIGN FOR PACKAGING

72 INDIRIZZI UTILI

ESSENZE EUROPEE

Abete Austria, Abete Vaporato, Acacia, Acero, Carpino, Castagno, Cedro, Ciliegio, Cirmolo, Faggio, Faggio Vaporato, Frassino, Larice Austria, Larice Vaporato, Larice Siberiano, Melo, Noce Nazionale, Olivo, Olmo, Ontano, Pero, Pioppo, Pino Austria, Rovere, Tiglio.

ESSENZE AMERICANE

Black Walnut, Cedro Canadese, Cherry, Cipresso, Douglas, Red Elm, Tulipier, Yellow Pine.

ESSENZE TROPICALI

Afromosia, Bubinga, Doussié, Iroko, Mogano Sapelli, Okoumè, Palma Nera, Teak, Wengé, Zebrano.

PANNELLI E SEMILAVORATI

Lamellari di Rovere, Lamellari di Castagno, Lamellari di Frassino, Lamellari di Rovere Rosso, Multistrati di Okoumè.

LA SOLUZIONE PER L’ESSICCAZIONE

IL “GINECEO” DEL LEGNO

In questo numero diamo spazio a un convegno, incentrato sul benessere abitativo, organizzato da Le Donne Del Legno (LDDL), gruppo di cui faccio inevitabilmente parte anche io. La prima uscita pubblica de LDDL risale al 2021 (IL LEGNO 370/2021), il gruppo nasce per restituire una visione complementare a quella storicamente improntata all’uomo. Forse, il vantaggio è che quando si guarda attraverso il filtro muliebre si immagina un mondo migliore per tutti che vada oltre i vecchi stereotipi e valorizzi l’unicità degli individui, un ambiente di lavoro inclusivo in cui uguaglianza, dialogo, ascolto ed empatia non siano solo delle astrazioni.

In effetti, lo slancio per creare una cultura nuova può scaturire da un

Nella foto di gruppo alcune de LDDL alla prima edizione del “Festival Cansiglio InVita” 2023, da sinistra a destra: Margherita Michelazzo, Giovanna Fongaro, Ivana Barbieri, Viviana Deruto, Sonia Maritan e Cristina Rizzi Mengon

diverso sguardo femminile che come per il tema del “benessere abitativo derivante dal legno” –compreso l’aspetto energetico – è nato da un’analisi puntuale e ap-

THE “GYNECEUM” OF WOOD

In this issue we give space to a conference, focused on living well-being, organized by Le Donne Del Legno (LDDL), a group of which I am inevitably also a part. The first public outing of LDDL dates back to 2021 (IL LEGNO 370/2021), the group was born to give back a complementary vision to the one historically marked by men. Perhaps, the advantage is that when you look through the female filter you imagine a better world for everyone that goes beyond the old stereotypes and values the uniqueness of individuals, an inclusive work environment in which equality, dialogue, listening and empathy are not just abstractions.

In fact, the impetus to create a new culture can arise from a different female perspective that, as for the theme of “living well-being derived from wood” – including the energy aspect – was born from a timely and in-depth ana-

profondita in diversi ambiti e luoghi di studio, attraverso ricerche svolte sul comfort analizzando gli aspetti psicologici e di benessere mentale da una parte e la risposta biofisica dall’altra. Ne è scaturita una straordinaria raccolta di dati. D’altra parte nel 1972, dall’impulso del reggente illuminato del Bhutan, è nata la “Felicità Interna Lorda”, che ha trasformato una filosofia di vita, quella buddhista, in un indice di misurazione adottato oggi anche dalle Nazioni Unite. L’idea alla base è quella di misurare la felicità e non la ricchezza. Il F.I.L. si calcola sulla base di 33 indicatori che misurano nove “domini di felicità” fra cui il benessere psicologico e la salute, protagonisti anche della prossima edizione del “Festival Cansiglio InVita” che porta in primo piano il binomio natura - persona ma anche legnobenessere.

lysis in different fields and places of study, through research carried out on comfort by analyzing the psychological aspects and mental well-being on the one hand and the biophysical response on the other. An extraordinary collection of data emerged.

On the other hand, in 1972, from the impulse of the enlightened regent of Bhutan, “Gross National Happiness” was born, which transformed a philosophy of life, the Buddhist one, into a measurement index adopted today also by the United Nations. The underlying idea is to measure happiness and not wealth. The F.I.L. it is calculated on the basis of 33 indicators that measure nine "domains of happiness" including psychological well-being and health, which are also the protagonists of the next edition of the "Cansiglio InVita Festival" which brings to the fore the combination of nature - person but also wood - wellbeing.

LEGNO, BOSCHI E BOSCAIOLI

LA RACCOLTA DEL LEGNO OGGI: LAVORO ANTICO CHE SI È MODERNIZZATO, MA

ANCORA FATICOSO E PERICOLOSO. IN UN MONDO DOVE CHI LAVORA IN BOSCO NON SEMPRE È VISTO DI BUON OCCHIO, L’OPERATORE FORESTALE È IN REALTÀ

UNA FIGURA PROFESSIONALE CHIAVE PER LA GESTIONE DEL PATRIMONIO BOSCHIVO CHE RICHIEDE COMPETENZE TECNICHE E FORMAZIONE DI ALTO LIVELLO.

di Andrea Laschi

Quello del boscaiolo è un mestiere antico, svolto in passato con il solo ausilio di strumenti manuali e con animali, e che oggi si rapporta quotidianamente con la tecnologia e la meccanizzazione, più o meno avanzata a seconda dei contesti. Il boscaiolo 2.0 si chiama più correttamente “operatore forestale” ed è una figura professionale che solo negli ultimi anni ha ritrovato una sua identità e dignità. Nell’immaginario collettivo, infatti, il lavoro in bosco è spesso considerato un lavoro di basso livello, di pura fatica fisica. In realtà le varie fasi del lavoro, dall’abbattimento dell’albero, passando per il suo allestimento (cioè la riduzione del fusto in tronchi di dimensioni idonee agli utilizzi successivi), l’esbosco e il successivo trasporto dal bosco alle segherie o ad altre industrie di lavorazione, consistono in una serie di operazioni talvolta complesse e molto spesso pericolose, che richiedono per questo conoscenze e capacità specifiche. Insomma, la sola fatica fisica non basta. Servono pianificazione e competenze precise, tra le quali la conoscenza dell’ambiente forestale e delle normative che regolano le attività forestali e le tecniche di lavoro.

È importante padroneggiare la scelta e l’utilizzo delle macchine e delle attrezzature necessarie e maggiormente idonee per svolgere il lavoro, limitando al minimo i possibili impatti negativi tanto per l’ambiente quanto per l’operatore.

Nella foto di apertura i boscaioli “del passato”: abbattimento con segone (foto: archivio DAGRI – UNIFI).

Per la raccolta del legno serve dunque una professionalità di alto livello, tale da consentire di operare in ambienti anche difficili. I pericoli derivano dalla necessità di utilizzare strumenti pericolosi e macchine pesanti, come la motosega o i trattori, che usati in modo

Operatori forestali oggi: abbattimento con motosega (foto: archivio DAGRI-UNIFI).

improprio possono portare a incidenti e infortuni. Al tempo stesso le caratteristiche e le dimensioni degli alberi possono creare problemi alla sicurezza dell’operatore. Le statistiche1 considerano il lavoro in bosco tra i più pericolosi, con frequenze e indici di gravità degli infortuni tra i più elevati tra i vari settori lavorativi, anche nei cosiddetti Paesi sviluppati. Motivo per cui, negli ultimi anni, è tendenza diffusa quella di investire sempre di più, a tutti i livelli, nella formazione professionale e nel riconoscimento della professionalità dell’operatore forestale. L’aspetto formativo è stato infatti esplicitamente riportato all’interno del nuovo Testo Unico in materia forestale2 e della nuova Strategia Forestale Nazionale3, dove l’importanza della figura dell’operatore forestale viene finalmente riconosciuta a livello nazionale. Le Regioni italiane stanno pertanto

Spazio a cura del gruppo di lavoro di Filiera del Legno della Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale (SISEF). Coordinatrice della rubrica #Legno e Società Prof.ssa Michela Zanetti, Dip. TESAF - Università degli Studi di Padova, in collaborazione con la Dott.ssa Maddalena Monge in qualità di Responsabile dell'Uf cio Stampa SISEF. Riprendiamo la rubrica ACCADEMIA & RICERCA (redatta a partire dal numero 376/2022 e proseguita no al numero 383/2024 insieme alla preziosa collaborazione della Prof.ssa Paola Cetera e del Prof. Giacomo Goli in qualità di Coordinatore del Gruppo di Lavoro Filiera Legno), passando allo scambio con #Legno e Società, una rubrica della SISEF pubblicata sul blog SISEF.org, qui ripubblicata su sua gentile concessione. Ognuno di questi articoli viene riproposto sulla rivista IL LEGNO allo scopo di ampli care i canali divulgativi e quindi contribuire a diffondere la cultura del legno.

È protagonista di questo numero 386/2024 il Professore Associato Andrea Laschi, PhD: Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF), Università di Palermo - www.unipa.it

WOOD, FORESTS AND LUMBERJACKS

WOOD HARVESTING TODAY: AN ANCIENT JOB THAT HAS BEEN MODERNIZED, BUT IS STILL TIRING AND DANGEROUS. IN A WORLD WHERE THOSE WHO WORK IN THE FOREST ARE NOT ALWAYS LOOKED UPON FAVORABLY, THE FORESTRY WORKER IS ACTUALLY A KEY PROFESSIONAL FIGURE FOR THE MANAGEMENT OF THE FOREST HERITAGE THAT REQUIRES TECHNICAL SKILLS AND HIGH-LEVEL TRAINING.

lavorando affinché si inneschino dinamiche virtuose nel campo della formazione forestale. Un esempio concreto in questo senso è il progetto nazionale For.Italy4, che ha avuto il merito di formare e nominare 86 nuovi Istruttori Forestali distribuiti in tutta Italia, i quali stanno contribuendo alla formazione degli operatori forestali, secondo standard condivisi a livello nazionale.

Queste attività formative contribuiscono, oltre all’aumento della professionalità degli interessati, anche a migliorare le loro capacità di comunicazione verso l’esterno. Infatti, l’operatore forestale moderno, oltre a quanto menzionato sopra, si trova ad affrontare anche una novità a cui non era abituato: interfacciarsi con la percezione dell’opinione pubblica riguardo la propria attività di raccolta del legno e quindi del taglio degli alberi. In passato il “legame bosco-

legno” era evidente per la popolazione, che ci conviveva quotidianamente, e l’attività del boscaiolo era ampiamente compresa e accettata. Oggi, nonostante la percezione positiva riguardo l’uso del legno, una parte della società fatica a comprendere e accettare che per usare il legno sia necessario abbattere degli alberi, sebbene la selvicoltura e la normativa permettano di farlo garantendo la funzionalità e il mantenimento dell’ecosistema forestale (sostenibilità dell’uso del legno). Per questo motivo, tutti gli attori della filiera del legno si sono trovati, operatori forestali inclusi, a dover imparare a comunicare con i non addetti ai lavori, talvolta in veste di agguerriti contestatori, spiegando come e perché la loro attività non danneggia l’ambiente. E questo per un boscaiolo è spesso più difficile e faticoso che lavorare in bosco…

That of the lumberjack is an ancient profession, carried out in the past with the sole aid of manual tools and animals, and which today deals daily with technology and mechanization, more or less advanced depending on the context. The lumberjack 2.0 is more correctly called a “forest operator” and is a professional figure that has only in recent years found its identity and dignity.

In the collective imagination, in fact, work in the forest is often considered a low-level job, of pure physical effort. In reality, the various phases of the work, from the felling of the tree, through its processing (i.e. the reduction of the trunk into trunks of suitable dimensions for subsequent uses), the logging and the subsequent transport from the forest to the sawmills or other processing industries, consist of a series of operations that are sometimes complex and very often dangerous, which therefore require specific knowledge and skills. In short, physical effort alone is not enough. Precise planning and skills are needed, including knowledge of

La formazione professionale: istruttore forestale e discente durante attività di formazione pratica (foto: Archivio DAGRI-UNIFI).

the forestry environment and the regulations that govern forestry activities and work techniques. It is important to master the choice and use of the necessary and most suitable machines and equipment to carry out the work, limiting to a minimum the possible negative impacts both for the environment and for the operator. Therefore, wood harvesting requires a high level of professionalism, capable of operating in even difficult environments. The dangers arise from the need to use dangerous tools and heavy machines, such as chainsaws or tractors, which, if used improperly, can lead to accidents and injuries. At the same time, the characteristics and dimensions of trees can create problems for the safety of the operator. Statistics consider forest work among the most dangerous, with accident frequencies and severity rates among the highest among the various work sectors, even in the so-called developed countries. This is why, in recent years, there has been a widespread tendency to invest more and more, at all levels, in profes-

sional training and in the recognition of the professionalism of the forestry operator.

The training aspect has in fact been explicitly reported in the new Consolidated Law on forestry matters and in the new National Forestry Strategy, where the importance of the forestry operator figure is finally recognized at a national level. The Italian Regions are therefore working to trigger virtuous dynamics in the field of forestry training. A concrete example in this sense is the national project For.Italy, which has had the merit of training and appointing 86 new Forestry Instructors distributed throughout Italy, who are contributing to the training of forestry operators, according to standards shared at a national level.

These training activities contribute, in addition to increasing the professionalism of the interested parties, also to improving their communication skills towards the outside. In fact, the modern forest operator, in addition to what was mentioned above, also finds himself facing a novelty that he was not used to:

interfacing with the perception of public opinion regarding his activity of harvesting wood and therefore of cutting trees. In the past, the "forest-wood connection" was evident to the population, who lived with it on a daily basis, and the activity of the lumberjack was widely understood and accepted. Today, despite the positive perception regarding the use of wood, a part of society struggles to understand and accept that to use wood it is necessary to cut down trees, although silviculture and legislation allow this to be done by guaranteeing the functionality and maintenance of the forest ecosystem (sustainability of the use of wood). For this reason, all the actors in the wood supply chain, including forestry workers, have found themselves having to learn to communicate with non-experts, sometimes as aggressive protesters, explaining how and why their activity does not damage the environment. And for a lumberjack, this is often more difficult and tiring than working in the forest…

1. https://www.inail.it/cs/internet/attivita/dati-e-statistiche/banca-dati-delle-professioni.html

2. Decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 – Testo unico in materia di foreste e liere forestalihttps://www.normattiva.it/urires/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2018;34 ~art7-com1

3. Strategia forestale nazionale per il settore forestale e le sue liere - https://www.reterurale.it/foreste/StrategiaForestaleNazionale

4. Progetto nazionale nato dalla collaborazione tra diverse Regioni italiane. Informazioni di dettaglio sul sito: https://www.reterurale.it/FOR_ITALY

Esempio di elevata meccanizzazione: abbattimento con harvester (foto: Andrea Laschi).

IL RESTAURO DEI MUSEI CAPITOLINI (1997

– 2000)

ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “TOR VERGATA” – MACROAREA DI INGEGNERIA – DAL 28 MARZO AL 1° APRILE 2023 SI È SVOLTA LA III EDIZIONE DELLA

“SETTIMANA DEL LEGNO” CON UNA MASTERCLASS FINALE E 50 RELAZIONI SUDDIVISE IN OTTO SESSIONI SOTTO IL CAPPELLO DEL COMITATO SCIENTIFICO DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA “TOR VERGATA” (DI CUI È PARTE ANCHE SONIA MARITAN, DIRETTORE DI QUESTA TESTATA GIORNALISTICA). L’ARCHITETTO FRANCESCO GIOVANETTI HA APPROFONDITO IL TEMA DEL RESTAURO ARCHITETTONICO, DEL RECUPERO DEL COSTRUITO STORICO E DELLA CULTURA DEL PATRIMONIO ANCHE COME MEMBRO DELLA COMMISSIONE PER L'ELABORAZIONE DELLE "LINEE GUIDA PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DEI PARCHI ARCHEOLOGICI" APPROVATE CON D.M. 18-04-2012.

di Francesco Giovanetti

Nel contesto della conservazione e restauro con il legno negli edifici vincolati, il complesso costituito dal Palazzo dei Conservatori, dal Palazzo Clementino e dai resti del Palazzo Caffarelli è stato oggetto di un insieme organico di interventi di adeguamento funzionale, strutturale e di restauro per l’estensione del Museo, per la creazione di un’area per esposizioni temporanee, per il nuovo corpo degli uffici e per i servizi di accoglienza e ristoro destinati al pubblico. Lungo il percorso di quest’opera sono stati affrontati temi di restauro conservativo, come le sale nobili dei soffitti a lacunari cinquecenteschi, il ripristino delle coperture lignee portanti, la ricostruzione di un corpo demolito (negli anni 1920), e molta innovazione, per lo più poco visibile, relativa all’imperativo della modernizzazione impiantistica.

Il “Manuale del recupero di Roma del 1997” (un suggerimento raramente rispettato, come in Palazzo Altemps, costruito nel XV secolo per volontà di Girolamo Riario, che riusa strutture precedenti).

Il complesso dei Musei Capitolini si estende su gran parte degli edifici del colle del Campidoglio. Ne fanno parte il cinquecentesco Palazzo dei Conservatori (Michelangelo), che ha incorporato il trecentesco Palazzo dei Banderesi, il Palazzo Nuovo, con i ruderi del Palazzo Caffarelli e, infine, il Tabularium, l’archivio di Roma antica, parte basamentale del Palazzo Senatorio.

I motivi che hanno reso impellente la realizzazione dell’intervento sono derivati dall’ obsolescenza del complesso, la cui agibilità era stata posta in discussione: l’inadeguatezza delle dotazioni attive e passive della sicurezza e delle persone e dei beni custoditi (rilevazione fumi, spegnimento incendi, vie d’esodo, scale di sicurezza, compartimentazioni, allarmi, TV a circuito chiuso, antiintrusione). Poi, l’invecchiamento degli impianti (idraulico, termico, elettrico, telefonico, illuminazione, ascensori). Ancora, la necessità di adeguare le strutture portanti a più elevati carichi di esercizio. Infine, la necessità di rendere accessibile il complesso agli invalidi motòri. Oltre allo scopo di prevenire la paventata chiusura del museo, l’intervento ha conseguito una finalità di più vasto respiro: il riordino degli spazi esistenti e l’acquisizione di nuovi (Palazzi Clementino e Caffarelli) che hanno esteso il museo, creato nuove sale per esposizioni temporanee, nuovi servizi integrati di biglietteria, accoglienza, bookshop e caffetteria con l’uso della grande terrazza panoramica di Palazzo Caffarelli e, infine, creare nuovi ed estesi uffici per la dire-

zione. Poiché la stretta tempistica non consentiva di rinviare l’inizio dei lavori a una fase di aggiornamento del progetto, è toccato al cantiere, dopo una fase assai laboriosa di liberazione degli edifici interessati dai lavori, il compito della sintesi delle esigenze del Committente, accertando l’effettivo stato di conservazione delle strutture, per tracciare l’intervento mediante una progettazione esecutiva in corso d’opera. È toccato in particolare a chi scrive contemperare le esigenze del Sovrintendente Eugenio La Rocca e della Direzione dei Musei Capitolini (Anna Sommella, con Magda Cima).

Erano sopravvenute, tra il progetto e l’appalto, rilevanti novità: aggiornamenti normativi e nuovi standard di sicurezza hanno preteso una revisione degli impianti. Inoltre, la Committenza aveva maturato nuove esigenze relative alla disposizione delle sale, degli uffici, alla portanza degli orizzontamenti e degli standard degli impianti termico e di sorveglianza del complesso. Altre e impreviste novità sono derivate, nel corso dei lavori, dalla scoperta dello stato di degrado degli orizzontamenti lignei e dall’emergere, con prepotente matericità, del basamento del tempio di Giove Capitolino al piano terreno di Palazzo Caffarelli.

La varietà delle situazioni ha determinato un cantiere vario e difficilmente sintetizzabile in princìpi, al cui interno si è fatto ricorso sia a tecniche sperimentate, sia a tecniche innovative. Di questo stato di fatto dimostriamo di seguito alcune esemplificazioni.

Figura 1: “G. Valadier (1829-39), L’architettura pratica…”, testo nel quale Valadier suggerisce di separare strutture e decori per non danneggiare le parti più preziose.

Figura 1

A parte il caso macroscopico del tetto del palazzo dei Conservatori, realizzato improntamente nel 1940 in calcestruzzo armato, il complesso capitolino non ha tradito il legno strutturale, salvo interventi di rappezzo (Figura 1). Nel nostro caso, in generale, per gli orizzontamenti in legno per i quali era richiesto un incremento del sovraccarico accidentale dei solai portanti a 600 kg/mq, si è fatto ricorso a modelli sperimentati della tradizione contemporanea (se ci è consentito l’ossimoro), quali nuovi solai portanti in travi HE associate a laterizi o lamiera portante, declassando i solai lignei a soffitti portanti sé stessi. Nelle due grandi stanze prospicienti via delle Tre Pile, coperte dalle incavallature, si è provveduto invece al ripristino del solaio di sottotetto, di cui si osservavano i

Figura 2: I musei capitolini: softto della sala di Annibale (pro lo deformato e giunto beante) con 72 luci a incandescenza (riquadro in rosso) piantate nel sof tto che portano a escursioni termiche e igrometriche della struttura.

Figura 3: Zona intermedia della struttura, il disegno della sezione del Geometra Pietro Piazzolla mostra le connessioni che legano la struttura portante ai lacunari: tiranti provvisionali in lo di ferro e bacchette lignee concorrono a deformare il legname.

Figura 4: Dopo la pulizia del fondo del sof tto della sala di Annibale: a sinistra del groviglio dei connettori novecenteschi in Abete e lo di ferro (riquadro in rosso) si notano due dei connettori cinquecenteschi associati ai lacunari originali (frecce rosse).

Figura 5: Il peso del lacunare centrale ha reso necessario l’uso di tiranti in acciaio inossidabile (frecce verdi). A restauro concluso, vecchi e nuovi connettori lignei hanno ripristinato il sistema originale (frecce rosse).

Figura 6: Il lacunare del sof tto della sala di Annibale (si ringraziano Francesca Farachi e Claudia Camiz).

lacerti, tessendo sopra le catene delle capriate, per circa cento metri quadrati, la canonica orditura di travicelli, di regoli correnti e di tavole del solaio a regolo ordinario della tradizione romanissima imbussolato, come si deve, con fascia, bussola e bastone Quando, invece, la richiesta statica risultava meno impegnativa, come per le coperture lignee a falde, già compromesse da sostituzioni e integrazioni metalliche, si è fatto ricorso a tecniche mutuate dall’arte di costruire premoderna, come nel caso della sequenza di capriate lignee lungo il fianco ovest del Palazzo dei Conservatori, in parte restaurate mediante la sostituzione degli appoggi marciti con innesti a dardo di Giove con l’uso di legno pluristagionato, grazie ai consigli di Felice Ragazzo

Ma la parte di primario interesse ha riguardato il nucleo storico costituito dalle originarie sontuose 9 sale dell’appartamento del secondo piano del museo, la sede storica dei Conservatori sino al 1870, che sono stati fatto oggetto al restauro degli importanti apparati decorativi, molti dei quali tra l’altro avevano subito, dopo il 1870, importanti rimaneggiamenti

strutturali e di decoro a causa di incendi e dissesti pregressi intervenuti.

Tra queste fastose sale, è stata scelta ed esaminata in particolare la più antica e integra del complesso (ma anche la più malandata) (Figura 2): la sala dei trionfi di Annibale, realizzata integralmente da Jacopo Ripanda circa nel 1510, affrescata alle pareti e coperta da un importante soffitto decorato a lacunari.

La piccola sala era l’unica ad aver conservato lo stato originario, tanto da meritarsi un importante e scrupoloso ripristino delle strutture e delle decorazioni.

L’impegnativo lavoro ci ha spinti a districare e comprendere a fondo lo spazio fra i due impalcati dove, nel groviglio delle frettolose riparazioni in filo di ferro e bacchette di abete del tardo Novecento, frettolosamente e ripetutamente riparate, è stata identificata la posizione degli originali tiranti connettori d’impianto tra il soffitto decorato e la soprastante struttura (Figure 3, 4, 5, 6).

Purtroppo, (come nelle altre sale), le connessioni dei tiranti originari erano state rese presto inefficaci a causa delle aggressive escursioni termiche e igrometriche introdotte,

Figura 2
Figura 3
Sotto, in blu, un connettore originario

dopo il 1902, dall’impianto di riscaldamento e da un’improvvida applicazione di lampade a incandescenza piantate nel soffitto, che avevano alterato per oltre cent’anni il clima originario, allentando le primitive connessioni: caldo asciutto il giorno, alternato all’umidità notturna.

I tiranti originari sopravvissuti sono stati rimessi in opera riutilizzati come erano e, grazie alla utilizzabilità del materiale ligneo originario a disposizione del falegname Vitali, l’intera struttura compresa tra il calpestìo e i lacunari è stata ripristinata integralmente.

A restauro quasi compiuto dell’intradosso decorato della sala, la direzione dei Musei ha posto il tema della sostituzione delle 70 lampadine a incandescenza rimaste in opera nei lacunari. Come rimediare a una tale lacuna?

Il ricordo della consultazione di un libro novecentesco ci ha indicato la strada giusta: la sala di Annibale in Campidoglio rimandava infatti in modo straordinario a un’anticamera posta al secondo piano della Cancelleria Apostolica che, per la vicinanza delle date – 1510 – e il duplice ruolo del Cardinale Riario quale Conservatore capitolino e Cardinale della Cancelleria, sem-

Figure 7 e 8: La Figura 7 rappresenta il Palazzo Riario alla Cancelleria (1960) e la Figura 8 la Sala di Annibale - Rilievo Piazzolla (1997) con la disposizione dei lacunari Riario nello stato originario, invertiti rispetto alla Sala di Annibale. Salvo i bulbi a incandescenza, i due sof tti a confronto (Figure 7 e 8) possono essere assimilati alla stessa manifattura. Il mastro falegname ha solamente cambiato la posizione dei lacunari.

bravano suggerire un’affinità tra le due strutture lignee (Figura 7).

E così è stato: le brave restauratrici dell’ARA, insieme a chi scrive, si sono prestate alla ricerca del soffitto perduto del Palazzo della Cancelleria che, annoverava tra i suoi ambienti un quasi-gemello, fatta eccezione per le diverse posizioni dei lacunari e le minori dimensioni, attribuibile all’ambito e agli anni di attività di Jacopo Ripanda.

Il Vaticano ci ha cortesemente permesso di accedere al soffitto e abbiamo constatato che chi, nel 1902, aveva deciso di installare le lampade a incandescenza, si era ispirato agli originali bulbi che, replicati in legno dorato, sono stati inseriti a colmare le lacune provocate dalle lampadine elettriche nel solaio della sala di Annibale (Figura 8).

L’ultimo intervento che menzioniamo, non strettamente con-

4

Figura
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Figura 8

nesso al restauro delle parti lignee ma oggetto di una specifica variante progettuale determinante per l’attivazione del museo, riguarda la ricostruzione della rampa di via delle Tre Pile, esistente fino al 1919 e demolita per motivi archeologici ma, in realtà, vittima dell’insofferenza post bellica, intollerante della presenza germanica sul Campidoglio, cui

Figure 10: La nuova rampa attiva la piena funzione del museo e ripropone la sagoma dell’originaria tagliata etrusca.

Figure 9, 9a, 9b, 9c: Sof tto della Sala di Annibale: l’unico sof tto rimasto alla fase del Cinquecento, con le decorazioni pendenti in legno che nel 1902 erano state dismesse a favore delle luci elettriche. Sono state riprodotte dal modello delle patere lignee superstiti e dai bulbi pendenti del Palazzo Riario, supponendone l’analogia con il sof tto attribuito di Jacopo Ripanda. Rispettivamente la Figura 9a ritrae la patera replicata dal modello di legno reperito in Palazzo Riario (collocata sopra), la Figura 9b evidenzia la lampadina in sostituzione delle decorazioni pendenti in legno e la Figura 9c riporta un altro dettaglio decorativo.

l’Italia aveva concesso, in altri tempi, il possesso del Palazzo Clementino.

Chi scrive ha ritenuto di riaprire questa opportunità per i suoi importanti effetti (Figura 10):

1. la rampa ha creato una via d’esodo tra l’appartamento dei Conservatori e via delle 3 Pile, 2. il volume della rampa ospita la

cabina elettrica da 840 KW a servizio di tutto il complesso, 3. nel nuovo volume c’è spazio per una discreta dotazione di gabinetti, 4. lo stesso volume potrebbe attrezzare una cospicua destinazione archeologica, 5. la rampa, da ultimo, ripropone il carattere testimoniale dell’originale tagliata etrusca

Un bilancio pragmatico, dunque, nel quale la conservazione, il ripristino e l’innovazione rappresentano risposte diverse a quesiti diversi.

COORDINATE DELL’INTERVENTO

Denominazione: Restauro dei Musei Capitolini; Localizzazione: Roma, piazza del Campidoglio; Proprietà: Comune di Roma; Committente: Dipartimento LL.PP. e Manutenzione urbana (arch. Alessandra Montenero);

Progettisti: Arch. Costantino Dardi (deceduto), arch. Donata Tchou, arch. Roberto Einaudi; Direzione dei lavori: Arch. Francesco Giovanetti, assistente geometra Gilberto Fiorini; Impresa esecutrice: A.t.i. Cooperativa Costruzioni (capogruppo) con Gherardi ing. Giancarlo s.r.l.; Importo (in lire): 19.366.152.292; Periodo svolgimento lavori: febbraio 1997 - maggio 2000; Dati dimensionali: 9.000 m2.

Figura 9
Figura 9a
Figura 9b
Figura 9c

VERSO NUOVI TRAGUARDI

NEL MAGGIO DEL 2023 ABBIAMO AVUTO OCCASIONE DI ESSERE PRESENTI A UN INCONTRO DE LE DONNE DEL LEGNO (LDDL) CHE HA AVUTO LUOGO PRESSO

LA MENGON LEGNAMI A CASTELLEONE, IN PROVINCIA DI CREMONA, PRESENTATO DA SONIA MARITAN, ARCH. E GIORNALISTA, PARTE DEL GRUPPO LDDL.

LA VARIETÀ DEGLI ARGOMENTI TRATTATI E LA LIBERTÀ E PROFONDITÀ CON CUI

SONO STATI AFFRONTATI CI SPINGE ORA A RICORDARE – CONSIDERATA L'ATTUALITÀ DEI TEMI AFFRONTATI – QUELLE ORE DI DIBATTITO E RICERCA CON UNA PUNTUALE CRONACA MODERATA DALLA DIRETTRICE DE “IL LEGNO”, DI “STRUTTURA LEGNO” E DI “SISTEMA SERRAMENTO” ALLA QUALE LASCIAMO LA PAROLA RIPORTANDO I CONTENUTI DELLE RELATRICI E DEI RELATORI INTERVENUTI ALLA GIORNATA DI LAVORI CHE HA MODERATO CON UN'INTRODUZIONE DI APERTURA CHE RIPORTIAMO. L’INCONTRO DELLA GIORNATA AVEVA COME TITOLO: “MEDICINA DELL’ABITARE, UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE INTERAZIONI BIOFISICHE: TOCCAMI, SENTIMI, SENTITI”.

di Sonia Maritan e Pietro Ferrari

«Siamo ospiti di Cristina e Roberta Rizzi Mengon che col fratello Francesco portano avanti un’azienda giunta alla IV genera-

zione, dinamica e costantemente alla ricerca della qualità e dell’innovazione, che si occupa di progettare, produrre e installare strutture in legno – esordisce l'arch. Sonia Maritan che apre l’incontro riferendosi all’azienda che ospita l’evento –, nel rispetto

dell’ambiente... Siamo qui per continuare un percorso che abbiamo iniziato con LDDL (Le Donne Del Legno), un Gruppo nato nel 2021 al MADE sulle basi di un progetto approfondito, a cui, come giornalista che da venticinque anni racconta il legno non po-

tevo che aderire. Il Gruppo sta portando avanti temi che riguardano la salute nel contesto abitativo, un argomento che implica interazioni multidisciplinari tra diverse attività che coinvolgono anche la parte medicale e non a caso questa iniziativa che stiamo proponendo in questi ultimi anni in diversi contesti, preferibilmente legati al legno come quello in cui ci troviamo oggi, riguarda proprio la medicina dell’abitare.

Fra LDDL c’è una grande varietà di professionalità che in qualche modo hanno qualcosa da trasmettere anche in termini di linguaggio, perché vogliono portare la loro sensibilità, uno sguardo diverso e aggiungere un mosaico valoriale al mondo del legno tradizionalmente improntato su altri schemi e su altre direttrici essendo calato da millenni in una società improntata all’uomo in cui questo come molti altri settori hanno acquisito un volto soprattutto maschile.

La nomenclatura del Gruppo “Le Donne Del Legno” richiama anche dei possibili equivoci che vogliamo sfatare e nello stesso tempo sdrammatizzare con la giusta dose di humour. Il Gruppo si connota al femminile (senza escludere il contributo di altri generi), semplicemente per portare in un contesto prettamente maschile visioni nuove e complementari per arricchire il variegato mondo del legno. Prendiamo ad esempio, il libro del 2023 “Il senso delle donne per la città” di Elena Granata che a pagina 67 scrive “dopo i 9 anni di età il numero di ragazze nei parchi pubblici diminuisce drasticamente, mentre il numero di ragazzi rimane stabile. […] è bastato dividere le aree verdi in aree di minore estensione, con zone più tranquille e riparate, perché il tasso di abbandono delle bambine diminuisse drasticamente”. Una progettualità scaturita da un team di professioniste che hanno rite-

nuto indispensabile trovare una soluzione avendo prima individuato il problema attraverso un’analisi puntuale e soprattutto uno sguardo tipicamente femminile.

Ma torniamo al tema della giornata che è particolarmente interessante: si tratta di un viaggio alla scoperta delle interazioni biofisiche con l’ambiente costruito, con i luoghi che viviamo.

Nella foto di gruppo, alcune de LDDL, da sinistra a destra: Viviana Deruto, Agnese Lunardelli, Giovanna Fongaro, Cristina Rizzi Mengon, Sonia Maritan e Roberta Gerli

A sinistra in platea l'arch. Giuseppe Coti che ha preso parte al dibattito e a destra l'arch. Giuseppe Cabini che ha aperto il convegno con la presentazione su Eco CasaClima

Notoriamente all’architettura e all’abitare viene abbinato un approccio più visivo, in questo format itinerante de LDDL invece vengono richiamati tutti i sensi; un metodo che scaturisce dalla scelta di analizzare i luoghi antropici innanzitutto attraverso il benessere che gli individui che vivono in spazi abitativi, di lavoro o dedicati al tempo libero percepiscono o non percepiscono. Infatti la giornata ha previsto oltre agli interventi dei relatori che mi sto apprestando a presentarvi anche dei test che verranno svolti in diversi ambienti con misurazione delle reazioni e valutazione di quali tipi di personalità siamo e come interagiamo con questi ambienti. Il dibattito terminerà poi nel pomeriggio con uno scambio di idee.

Ma adesso lasciamo spazio al primo relatore, Giuseppe Cabini che illustra una presentazione su Eco CasaClima per introdurre i temi di cui trattiamo oggi.

Il contesto è cruciale – riportandolo agli aggiornamenti normativi odierni – essendo quello della direttiva (UE) 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia che è entrata in vigore il 28/05/2024 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea. A livello nazionale la direttiva dovrà essere recepita (con i suoi decreti attuativi) entro il 2026 ed entro il 31 dicembre 2025 gli Stati membri dell’U.E. dovranno presentare la prima proposta di piano di ristrutturazione degli edifici e integrarlo nel proprio PNIEC (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima). Infine, progressivamente si passerà all'eliminazione dei combustibili

fossili nella climatizzazione degli edifici entro il 2040».

UN PROGETTO ESEMPLARE

«Eco CasaClima nasce dal Network CasaClima Lombardia collegata all'Agenzia CasaClima di Bolzano dove è nato questo format che ha fatto scuola in tutta Italia – racconta l’arch. Giuseppe Cabini –, diventando sinonimo di edilizia ad alto risparmio energetico e un modo di abitare sano e sostenibile. In Lombardia con l’Associazione Slosser andavamo nelle scuole per spiegare cosa voleva dire fare edifici considerando il clima e salvaguardando il pianeta contribuendo alla specializzazione degli studenti degli Istituti Superiori di Crema e organizzando eventi di informazione per i cittadini del cremasco. Una CasaClima è un edificio confortevole con ottime prestazioni energetiche che permette di risparmiare sui costi di riscaldamento e raffrescamento tutelando il clima e l’ambiente. Sappiamo quanto il comparto delle costruzioni impatti sul pianeta. Possiamo illustrare lo spirito di questa iniziativa con la frase di un astrofisico vivente, Hubert Reeves: “L’uomo è la creatura più folle: venera un Dio invisibile e distrugge la natura visibile”.

Nelle scuole abbiamo mostrato agli studenti come si fa ad accedere alla certificazione CasaClima che certifica che quello che abbiamo messo nel progetto è conforme alle sue regole e che l'ente preposto effettua successivamente dei controlli periodici.

Abbiamo lanciato agli studenti la proposta di partecipare a un concorso per costruire un piccolo modulo abitativo secondo i canoni richiesti, poi da far certificare. Il concorso è stato vinto da una studentessa, Marta Scapolan. Siamo andati a chiedere al Comune di Crema se ci cedevano un’area per realizzare concretamente questo manufatto, il quale ha acconsentito e, quindi, abbiamo cominciato a implementare questo progetto. L’edificio è cambiato leggermente ma le tecniche sono rimaste le stesse illustrate nel progetto vincitore. Sono stati utilizzati pannelli in X-Lam forniti da Artuso Legnami incollati con colle poliuretaniche che non hanno emissioni di formaldeide, mentre Mengon Legnami ha fornito tavole da costruzione, travetti, listoni e viterie. Voglio sottolineare che in questo progetto, ancora in fase realizzativa, tutti stanno lavorando in maniera gratuita. La struttura sarà donata alla comunità cremasca e verrà utilizzata come esempio di architettura efficiente e sostenibile e come vetrina per attività pubbliche e sociali. Tra i tanti dettagli da curare a garanzia di un progetto conforme è indispensabile avere una cura maniacale dell’involucro sia dal punto di vista dell’isolamento termico sia della tenuta all’aria, perché anche questo è un fattore importante per la circolazione del calore.

In queste pagine il progetto a Crema di CasaClima

illustrato da Giuseppe Cabini

Vanno valutate anche le temperature superficiali, studiando i nodi attraverso un calcolo che individui i punti più sfavorevoli. La direttiva tecnica CasaClima stabilisce che nel punto più sfavorevole sia necessario avere almeno 17 gradi, quelli che permettono con 20 gradi interni e il 65% di umidità relativa di non avere principi di muffa. Su ogni nodo va compiuto questo lavoro, effettuato il calcolo e valutato con cura ogni minimo dettaglio.

Vi chiederete che valenza avesse il progetto. In primo luogo assecondava un'esigenza didattica, poiché siamo stati nelle scuole che ancor oggi ci stanno seguendo effettuando anche una serie di uscite, ma si connotava anche con una valenza sociale perché in questo modo abbiamo sensibilizzato in concreto le persone.

Innanzitutto coloro che ci hanno dato una mano a costruire i moduli e poi un pubblico più ampio: l’edificio è costantemente monitorato con una serie di sensori che ci permetteranno di misurare il suo fu-

In queste pagine il progetto a Crema di CasaClima illustrato da Giuseppe Cabini

zionamento e vedere cosa sta succedendo all’interno. È possibile collegarsi online, ancora a distanza di 15 mesi, per rimanere aggiornati sulle misurazioni del modulo attraverso i tre seguenti siti: www.moduloecocrema.ithttps://www.facebook.com/moduloecocremaa/?ref=page_internalhttps://slossel.altervista.org/attivitain-corso_y.html.

La pianta è molto semplice ed è costituita da un rettangolo con spazi ridotti che constano di una sala riunioni, un bagno e una zona impiantistica, inoltre abbiamo aperto verso est una finestra, una sorta di bovindo, che ci proietta all’interno del parco.

Abbiamo firmato una convenzione con il Comune. Abbiamo utilizzato l’energia geotermica per climatizzare il piccolo modulo abitativo, in quanto il sistema è in grado di preriscaldare l’aria nel periodo invernale e pre-raffrescarla nel periodo estivo, aria che importeremo dalla ventilazione meccanica controllata. A livello costruttivo, sono stati adottati diversi accorgimenti: abbiamo posizionato del geotessuto e delle soluzioni drenanti nel caso si formasse della condensa e utilizzato del vetro cellulare in granuli (derivato dal riciclo del vetro) come elemento di separazione tra il terreno e la platea di fondazione, isolando l’edificio fin da sotto.

L’attacco a terra è importantissimo, tra il magrone e la fondazione abbiamo inserito venti centimetri di isolante, questo perché è vero che il granulato è un po’ isolante ma non sarebbe sufficiente, sopra l’isolante abbiamo inserito un telo antiradon, un gas derivante dal de-

cadimento dell’uranio dichiaratamente cancerogeno, mappato anche nel comune di Crema, dove per fortuna ce n’è poco. Le due linee dei disegni rappresentano il lato caldo (linea rossa) e il lato freddo (linea azzurra). Queste indicazioni servono per far funzionare in maniera ottimale l’involucro, in modo che se dovesse passare dell’aria e il vapore venisse frenato, quel poco vapore che entra esca in maniera più rapida. Ovviamente è importantissimo che ogni volta che foro l’involucro, questi elementi vengano molto ben nastrati in modo che non ci sia passaggio d’aria tra il telo e la struttura. Bene utilizzare il legno che stocca CO2 e proviene da foreste rinnovabili. Importante, però, che il legno non si debba bagnare, i pannelli di X-Lam poggiano su un muretto che lo tiene fuori dalla terra, si tratta di un cordolo appoggiato sulla platea che crea un basamento.

Controparete, riempimento di lana di vetro, fluido per chiudere, nastratura, inserimento dell’impiantistica, tracce per la ventilazione meccanica, nastratura sui monoblocchi, frangisole sono le operazioni che si susseguono, fino al cappotto che è di venti centimetri, sedici di sughero tassellato e che verrà finito con quattro centimetri di sughero a vista.

In copertura ci sono travi da 24, sotto il tetto 34 centimetri di sughero granulato, l’incollaggio con spatola americana e spatola liscia, ventilazione e ultimo tavolato. Da sottolineare l’esistenza di sensori che monitorano l’umidità del legno,

così se c’è un problema viene subito segnalato. Funziona una pompa di calore per acqua calda e sanitaria e caldo e freddo. Concludo con una poesia di Franco Arminio che riassume bene il nostro approccio al territorio e alle sue risorse umane: “Abbiamo bisogno di contadini, poeti, gente che sa fare il pane, che ama gli alberi, che riconosce il vento, più che l’anno della crescita ci vorrebbe l’anno dell’attenzione, attenzione a chi cade, al sole che nasce e che muore, ai ragazzi che crescono, attenzione a un semplice lampione un po’ scrostato, oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare, significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità e alla dolcezza”».

«Tra le tante qualità di questo edificio, con tutto il suo portato didattico – riprende la moderatrice Sonia Maritan –, aggiungerei il suo tetto inclinato, una qualità morfologica che diventa funzionale (pensando alla Legge delle 4 D). Passiamo adesso alla relatrice successiva, Claudia Bedini, che ci parla di sicurezza e analisi del rischio sismico nei diversi sistemi costruttivi».

IL LEGNO, FONTE DI SALVEZZA

«Sono ingegnere strutturista – ci ricorda l'ing. Claudia Bedini –, sono una de LDDL e Presidente di AIDIA La Spezia - Associazione Italiana Donne Ingegneri Architette. In passato le strutture in legno sono state quasi bandite dalla legislazione sismica, solo dal

2008 sono state normate nelle NTC 2008 e poi di seguito nelle NTC 2018, eppure queste strutture sono quelle che rispondono meglio alle sollecitazioni del sisma. Le strutture in legno hanno un ottimo comportamento in zona sismica; le tipologie strutturali sono diverse, ma quelle che si comportano meglio sono le strutture a pannelli o setti incrociati. Oggi si preferisce costruire le strutture in legno a setti (X-LAM/CLT, MHM) e non in strutture intelaiate per evitare concentrazioni delle sollecitazioni in pochi punti. Esempi di edifici a struttura in legno siti in zone sismiche, anche ad alta sismicità come il Giappone, sono ancora oggi esistenti e fruibili. Quindi gli edifici in legno se sono progettati e realizzati a regola d’arte possono durare alcuni secoli e presentano una duttilità tale da avere un ottimo comportamento in occasione di un evento sismico. Gli studi e le prove su tavola vibrante sulle strutture in legno dimostrano come la resistenza alle forze sismiche sia affidata alle connessioni, generalmente in acciaio, che resistono alle sollecitazioni sismiche mentre la capacità dissipativa dell’energia sismica è affidata alla deformabilità elastica e plastica delle strutture in legno. La prova su una tavola vibrante di una struttura tradizionale e di una struttura in legno utilizzando terremoti

come quello dell’Aquila o quello di Kobe dimostrano che la struttura tradizionale subisce danneggiamenti diffusi o totali che richiedono la demolizione e la ricostruzione delle parti danneggiate. La struttura in legno subisce solo plasticizzazioni dei collegamenti in acciaio che possono essere sostituiti con interventi decisamente poco invasivi. Si visionano alcuni test noti effettuati sulle tavole vibranti, risalenti a qualche anno fa, eppure ancora validi.

In generale le strutture in legno presentano una grande duttilità e rispondono alle sollecitazioni del sisma con spostamenti laterali anche importanti ma non distruttivi per la struttura. Questo significa che le persone che soggiornano ai

piani alti possono avere problemi a stare in piedi e gli oggetti e arredi sono sottoposti a spinte di ribaltamento. È necessario fissare gli arredi alle pareti per evitare questi effetti. E comunque è consigliabile alle persone di ripararsi sotto un tavolino per evitare di essere investiti.

Le strutture, come quelle realizzate da FBE Woodliving, permettono un salto di cinque classi sismiche se sostituiamo una struttura in muratura esistente non antisismica con una struttura in legno con pareti in MHM con le stesse dimensioni e schema, nonché le stesse destinazioni d’uso.

Ci sono dei vantaggi ulteriori nell’utilizzo delle strutture in legno, considerato che in effetti il legno pesa un terzo del cemento armato:

• riduzione forze sismiche a parità di dimensioni dei fabbricati;

• maggiore deformabilità e quindi maggiore capacità dissipativa;

• in caso di danneggiamento è possibile sostituire solo gli elementi danneggiati (vantaggio economico).

Visto che le forze sismiche sono proporzionali alle masse, si riducono le sollecitazioni sismiche e si riducono le dimensioni delle strutture portanti. In bioedilizia è preferibile utilizzare il legno massiccio; ma se si devono dimensionare strutture particolarmente sollecitate si consiglia di passare al legno lamellare.

Perché conviene costruire in legno in zona sismica? Si tenga conto che la sollecitazione sismica è la somma di una componente orizzontale e una componente verticale che si combinano. La normativa italiana ha sempre dato importanza alla spinta orizzontale e non a quella verticale, tant’è che la spinta verticale viene considerata solo in alcune strutture specifiche. Nella realtà troviamo che le due componenti, quella verticale e quella orizzontale, nello stesso terremoto potrebbero avere la stessa ampiezza. Questa è una deduzione che è stata esposta dal professor Massimo Mariani che ha presentato un suo studio in proposito nel 2018 a Roma e ha dichiarato: “Trascurare la componente verticale non è del tutto corretto.

La variazione del carico verticale per effetto del sisma verticale può peggiorare la risposta della parete, modificando il taglio resistente e di conseguenza gli spostamenti elastico e ultimo”.

La componente verticale spinge la muratura verso l’alto e la malta, che non resiste a sforzi di trazione, si stacca e di conseguenza gli elementi della muratura si sconnettono e franano. Dunque le spinte verticali rendono molto vulnerabili le murature ma non le strutture in legno in quanto il materiale ha anche una buona resistenza a trazione.

Altre sono le criticità che vengono attribuite al legno come la tendenza a marcire in presenza di umidità e la tendenza a essere attaccato dagli insetti. Bisogna tenere il legno lontano dall’umidità. Il legno marcisce se si bagna e si

asciuga alternativamente. Le briccole a Venezia marciscono solo sul tratto di bagnasciuga dove si bagnano e si asciugano continuamente.

Tuttavia esistono fabbricati di oltre duecento anni, con travi in legno a vista in facciata, e quindi esposti all’umidità delle intemperie, che sono ancora in efficienza e il legno ha subìto solo una variazione di colorazione. Naturalmente è essenziale curare anche i particolari costruttivi per evitare punti di umidità, altrimenti ci sono elementi strutturali che potrebbero entrare in crisi.

La durevole capacità resistente del fabbricato in legno viene garantita con una maggiore durabilità delle strutture in legno. Una lunga durata delle strutture in legno è garantita se sono applicate le regole delle 4D:

• Deflection – Deviazione: deviare le acque meteoriche.

• Drainage – Drenaggio: creare uno spazio d’aria adeguato per drenare le acque.

• Drying – Asciugatura: ridurre al minimo la bagnatura e favorire l’essiccazione.

• Decay Resistance – Durabilità: utilizzare specie legnose che non deteriorano e decadono precocemente.

Queste regole virtuosamente applicate garantiscono una lunga durata del legno e una resistenza del legno attesa costante nel tempo. È ovvio che dobbiamo prevedere la manutenzione di queste strutture in legno così come si dovrebbe far per le strutture in muratura portante, in cemento armato e in acciaio.

Ciò che manteniamo ce lo ritroviamo, altrimenti niente dura.

«Pensiamo anche che esiste un concetto di benessere abitativo –sottolinea la giornalista Sonia Maritan – che noi portiamo avanti rispetto all’utilizzo del legno. Né parliamo con un certo penchant ma anche con la convinzione che il legno possa essere un materiale da privilegiare. Di questo tema ci parla Michela Zanetti».

LEGNO E BENESSERE

«Pensando al ruolo che il legno ha nelle nostre vite – comincia la professoressa Michela Zanetti – e a come ci aiuta a vivere meglio, partendo dalla canzone dei Beatles “All you need is love”, l’ho trasformata in “All you need is wood”. Per illustrare questo tema parto dalla famosa “Piramide di Abraham Maslow”, uno psicologo del Novecento che ha creato una gerarchia dei bisogni dell’uomo (dal basso verso l'alto: fisiologia, sicurezza, appartenenza, stima e autorealizzazione).

Mi sono soffermata su come il legno può soddisfarne alcuni e aiutare a soddisfarne degli altri: partiamo dai bisogni della fisiologia per arrivare alla realizzazione di sé stessi.

Il legno si forma attraverso la fotosintesi clorofilliana, più che un prodotto dell’albero è l’albero stesso, quindi ci aiuta a respirare, tutti noi poi mangiamo la frutta prodotta dagli alberi, però ci sono degli alberi come la Jacaratia spinosa in Argentina (della famiglia Caricaceae che si trova nelle foreste tropicali in genere) dal cui legno si

può direttamente fare il gelato o dei dolcetti particolari.

Il legno ha, poi, influenzato l’alimentazione come bisogno primario grazie alla scoperta del fuoco, e un altro bisogno fondamentale: la termoregolazione. Infatti, dal legno si sta sviluppando ultimamente tutta una filiera del tessile e quindi si possono realizzare abiti con fibre ricavate dal legno ma possono essere create anche delle borse, asciugamani, lenzuola e scialli. Questo tessuto sembra veramente lana, ha una morbidezza meravigliosa; quindi anche il nostro bisogno di termoregolazione a livello fisico può essere soddisfatto dal legno.

Riguardo la protezione fisica, avete ampiamente parlato delle case in legno, non ne parlerò ulteriormente, però il legno è un materiale che da sempre viene utilizzato per la costruzione di case, fin dalle prime palafitte che erano in legno. In particolare avete già elencato tutti i vantaggi che garantisce il legno nella costruzione: Claudia vi ha parlato del ruolo antisismico ma parliamo anche della resistenza al fuoco che è un aspetto importante delle costruzioni in legno, come l’isolamento acustico che crea protezione dal rumore esterno. Naturalmente le case in legno hanno una velocità di montaggio molto apprezzata: perché sono prefabbricate, quindi una persona che compra una casa può avere molto rapidamente il suo “nido”. Inoltre è un materiale rinnovabile e alleato dell’ambiente, un materiale rinnovabile perché si crea attraverso la fotosintesi clorofilliana.

Quando parliamo di inquinamento è necessario avere delle strategie per il ripristino dell’ambiente. In questo caso mi riferisco in particolare al riscaldamento globale: per questo bisogna agire su due fronti, uno riguarda la riduzione delle emissioni di CO2, il secondo richiede di aumentare la capacità globale di stoccaggio del carbonio.

L’IPCC (Intergovernal Panel on Climate Change) è un gruppo intergovernativo che lavora sul cambiamento climatico. In questo Gruppo di Lavoro ci sono diversi sottogruppi che si occupano di diversi aspetti e qui vediamo come il ruolo del legno sia quello di ridurre la CO2 presente in atmosfera grazie alla fotosintesi ma anche grazie al suo ruolo di fissatore di carbonio. Non tutta la CO2 assorbita viene stoccata, durante la respirazione una parte della CO2 viene espulsa, così come il carbonio assorbito dal legno viene rilasciato se si usa il legno come fonte energetica.

La fotosintesi clorofilliana è alla base della formazione del legno: CO2, acqua, energia solare creano biomassa, liberando ossigeno. L’albero sottrae una tonnellata di CO2 presente nell’atmosfera per creare un metro cubo di legno. Per produrre una tonnellata di acciaio emettiamo in atmosfera più di una tonnellata di CO2 e per produrre una tonnellata di alluminio più di nove tonnellate di CO2, dati che parlano chiaro. Per questo il legno è un materiale alleato dell’ambiente. Un’altra cosa importante è il fattore di sostituzione che viene calcolato, per esempio, nel caso di una costruzione in legno: quante

tonnellate di CO2 equivalenti verrebbero risparmiate costruendo un metro quadro di parete MHM rispetto a un metro quadrato di parete di mattoni? È stato riscontrato che per un metro quadrato si aveva un risparmio di emissioni (calcolato con la metodologia LCA), in particolare col sistema MHM si risparmiano 0,53 tonnellate di CO2 equivalenti per tonnellate di legno secco usato. Ci siamo chiesti allora, se facciamo una casa di cento metri quadrati di pareti, quanta CO2 risparmiamo rispetto a una costruzione tradizionale? La risposta è: quasi 10 tonnellate di CO2 equivalente. Il legno è alleato dell’ambiente ed è alleato anche della salute umana: qui entriamo nel tema del convegno, il “Progetto Wood Comfort”: un progetto che è durato due anni, forse un po' di più, in cui praticamente abbiamo fatto un’analisi del materiale e valutato come veniva percepito rispetto al calcestruzzo. Abbiamo visto che il legno ha molti aspetti positivi rispetto al calcestruzzo: è percepito come un materiale omogeneo, profumato, caldo, liscio, confortevole, piacevole, rilassante, familiare e protettivo, naturale rispetto al calcestruzzo che è sentito come qualcosa di più artificiale. Tutti questi aggettivi positivi, ritornando alla nostra piramide, possono influenzare i fabbisogni più elevati, non dico che li soddisfino, però possono contribuire a soddisfarli. Sempre per quanto riguarda la percezione del materiale, vediamo che esso è percepito come benefico, salutare, naturale e rigenerante.

Le strutture dei moduli per lo svolgimento dei test della ricerca “Wood comfort”, condotta dal Dipartimento TESAF - Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Università di Padova, sono state ideate e progettate dall’arch. Viviana Deruto, sulla base delle esperienze già condotte con la ricerca sulle interazioni biofisiche con i materiali, e realizzate dall’azienda FBE Woodliving di Giovanna Fongaro. Ci siamo chieste tra le varie cose perché fosse percepito come rigenerante il materiale legno e abbiamo fatto una prova su due ambienti: Giovanna ha costruito due casette al campo di Agripolis, come ho appena anticipato, in particolare una di legno e un’altra di fibrocemento, nelle quali abbiamo valutato le “risposte psicologiche” dei partecipanti allo studio non solo davanti ai campioni di legno o di altri materiali, ma anche

dentro la stanza in legno. Una volta constato che la stanza in legno viene percepita più rigenerante, abbiamo voluto capire perché il legno sia considerato rigenerante per le persone che hanno partecipato all'esperimento. Per studiarlo, abbiamo fatto fare ai partecipanti dei test di affaticamento mentale svolti in uno dei due ambienti, a cui è seguita una pausa in uno dei due ambienti per poi rifare il test dopo la pausa nello stesso ambiente dove si era eseguito il primo test. Dopo la pausa fatta nella stanza in fibrocemento o in legno, abbiamo valutato il recupero delle risorse attentive in due modi: numero di risposte corrette dopo la pausa rispetto a quelle date nel primo test e velocità di risposta alle domande. Abbiamo accertato che dopo la pausa nel modulo in legno aumentavano le risposte corrette

e diminuivano i tempi di reazione e questa è una dimostrazione del fatto che una pausa in un ambiente in legno aiuta a recuperare le risorse attentive. Uno spunto interessante per gli architetti e i designer per la realizzazione di spazi in cui le persone devono lavorare e svolgere attività che richiedono una certa attenzione, luoghi nel quale il benessere psicofisico più alto restituisce una resa dell'individuo maggiore».

LEGNO E FORESTA

Dal pubblico, poi è arrivata una richiesta di chiarimento rispetto la disponibilità di materia prima, che non era possibile eludere.

«Nel settore legno è indispensabile parlare di gestione forestale sostenibile – risponde, rivolta alla platea, Michela Zanetti – ma anche sfatare dei pregiudizi: l’Amazzonia non viene deforestata

ai fini della produzione del legname, che può rappresentare al massimo un by-product, ma per aprire spazi per l’agricoltura. In Europa si applica una selvicoltura sostenibile: si sceglie cosa tagliare per favorire la rigenerazione naturale del bosco.

Dopo la forte “Tempesta Vaia” di ottobre 2018, evento eccezionale e drammatico (in Francia, Italia, Croazia, Austria e Svizzera), si è operata una rigenerazione artificiale che garantisce la continuità del bosco. Ormai non esiste più in Europa un bosco al 100% naturale, perché l’uomo è costantemente intervenuto e per mantenere il risultato del suo intervento continua a intervenire tagliando degli alberi in base a criteri di rigenerazione della flora senza lasciar invecchiare troppo il bosco, perché, quando il bosco invecchia ci vuole tempo per ripristinare il suo equilibrio naturale».

«Se posso aggiungere una nota, per restituire un contesto più generale – interviene Sonia Maritan –, c’è stato un tempo in cui anche in Europa si praticava un utilizzo indiscriminato del legno come avviene oggi in Amazzonia. Oggi, invece, grazie alle certificazioni PEFC ed FSC abbiamo dei risultati assolutamente virtuosi in termini di gestione sostenibile della foresta a livello europeo, e siamo ben consci del fatto che l’unico materiale rinnovabile che esiste è il legno, forse assieme alla paglia, la canapa e altri componenti naturali e che il legno è il materiale principe dell’economia circolare».

«Noi siamo interessati a conti-

nuare a sviluppare le foreste – aggiunge Michela Zanetti – e a fare in modo che le foreste si espandano il più possibile e continuino a crescere: è un vantaggio sia dal punto di vista climatico sia da quello della promozione dell’utilizzo del legno: la filiera inizia dalla foresta, se non c’è la foresta non c’è legno».

«Bisognerebbe affrontare il problema della mancanza di infrastrutture a livello di prima lavorazione del legno – riprende Sonia Maritan – che deve essere potenziata, siamo ancora dipendenti dall’estero».

«Pensiamo anche ai costi e all’impatto ambientale del trasporto prima dei tronchi in Austria – conferma Michela Zanetti – e poi di nuovo in Italia del prodotto semilavorato».

«Riprendiamo però l’argomento della giornata – dice Sonia Maritan – e diamo la parola a Viviana Deruto».

PER UN ABITARE SANO

«L’incontro della giornata che si intitola: “Medicina dell’Abitare, un viaggio alla scoperta delle interazioni biofisiche: toccami, sentimi, sentiti” è un viaggio che si occupa del benessere abitativo che scaturisce dalle costruzioni in legno e dagli involucri in legno –spiega l'arch. Viviana Deruto –, il suggerimento del titolo è assolutamente voluto.

Io mi occupo da diversi anni di quelle che sono le interazioni uomo – ambiente e uomo – mate-

riali. Come diceva Michela, sono stati portati avanti vari tipi di ricerca grazie alla collaborazione con la titolare di FBE Giovanna Fongaro – una delle fondatrici, insieme alla sottoscritta de LDDL –. FBE Woodliving è specializzata nella creazione di strutture in legno sostenibili ed ecologiche. Io e Giovanna ci siamo conosciute undici anni fa, quando ho iniziato la prima fase della ricerca che oggi presentiamo perché, posto che noi interagiamo con i materiali, era necessario capire come. Io parto da una laurea in architettura integrata con molti corsi di bioarchitettura e di geobiologia, una scienza che parte dalle indagini sui diversi fattori di interferenza presenti in ambiente, dai nodi di Hartmann ai campi elettromagnetici. Prendo atto che ci sono delle problematiche, ma, come architetto, devo offrire al mio committente delle soluzioni. Paradossalmente, il problema dell’elettromagnetismo è molto più semplice da affrontare, perché posso trovare delle soluzioni, a livello di progettazione degli impianti, che possono risolvere o diminuire le interazioni di carattere biofisico indotti dai campi elettromagnetici. Molti puntano il dito sul 5G, ma quest’ultimo entra in casa con il mio cellulare: sarebbe, infatti, consigliabile non tenere il cellulare sul comodino e, se possibile, non usare costantemente il wi.fi. Paradossalmente quelle che vengono pubblicizzate come le tematiche peggiori per la salute, compreso il tanto temuto radon, con una buona progettazione si possono eliminare o attenuare. Il difficile, invece, è la

comprensione della nostra interazione con i materiali. In collegamento da remoto con noi, c’è anche l’arch. Maria Elisa Spadoni che ha partecipato alla ricerca: con lei e con la collaborazione di Giovanna Fongaro, abbiamo realizzato un laboratorio permanente di bioarchitettura, bioclimatica e di analisi delle reazioni biofisiche, per condurre ricerche su cui confrontarci.

Per affrontare questo tema dobbiamo prima di tutto capire che relazione hanno con noi i materiali che ci circondano e che sono presenti nelle nostre case. È inutile che parliamo di bioarchitettura se non partiamo dal rapporto tra questi materiali e chi vive nelle case che noi progettiamo. Benessere, poi, è anche la prevenzione del rischio sismico, è anche termoregolazione, avere la giusta temperatura nella casa, consumare bene e nel modo più sostenibile. Dunque benessere è un concetto di ampio spettro, nel contesto dello spazio abitativo, però, il nostro benessere è anche uno degli elementi che noi trascuriamo moltissimo perché conosciamo poco, molto poco di quello che realmente ci sta intorno. Quando noi siamo in una casa dobbiamo tenere conto di molte cose: delle forme, dei colori, della conformazione del terreno dal punto di vista del rischio sismico, ma anche dal punto di vista delle microfratture, degli scorrimenti d’acqua sotterranea, dell’inquinamento indoor e chi più ne ha più ne metta.

Ma perché questo ci interessa?

Perché uno degli elementi che noi trascuriamo spesso è la nostra salute: una constatazione emersa, in particolare negli anni del Covid19, è che in effetti l’ambiente costruito è importante, soprattutto quando ci siamo chiusi dentro, perché prima non ci rendevamo conto che noi passiamo il 90% della nostra vita in un ambiente chiuso, e questo vale per chi lavora in casa, in ufficio, a scuola. Abbiamo iniziato a renderci conto di questo fatto con la pandemia, perché abbiamo fatto l’esperienza di stare in uno spazio confinato. Questo ha portato all’impennarsi della domanda di uno sbocco esterno nelle case, anche solo un terrazzo se non un giardino. Facendo un passo indietro, cerchiamo di capire come siamo arrivati a questa ricerca nel corso del tempo.

Una delle prime cose che ho imparato, durante la specializzazione in geobiologia, è che i Romani antichi analizzavano il sito prima di decidere se era idoneo per costruire le loro case o ville: lo facevano mandandovi a pascolare le greggi, loro avevano o si prendevano il tempo per farlo, e, passato un anno, controllavano se quegli animali stavamo bene o avevano sviluppato delle patologie. Non solo, nel corso dell’anno osservavano anche qual era il comportamento degli animali sul territorio: dove preferivano stare, perché si stanziavano in un punto piuttosto che in un altro. Guardavano, anche, se le piante presenti erano sane o erano malate: tutto questo dava loro indicazioni sulle caratteristiche del terreno. Solo

quando constatavano che le greggi erano sane, le piante erano floride, la luce naturale era corretta, iniziavano a costruire sul luogo prescelto. Adottavano anche una serie di soluzioni alle quali, anche gli elementi tecnologici che abbiamo oggi, non riescono a stare a pari. Quando io inizio a progettare una casa nuova o la ristrutturazione di un’abitazione esistente mi pongo in primo luogo la domanda: cosa abbiamo dentro queste case? La bioarchitettura parla di tre pelli: la nostra pelle, i nostri vestiti e le nostre abitazioni, la nostra terza pelle. Poiché io oggi vi farò fare diverse esperienze “sensoriali”, grazie a questo trinomio: “toccami, sentimi, sentiti”, cerchiamo di capire se noi possiamo sentire i materiali che ci circondano, e come possiamo reagire ai materiali che abbiamo intorno, perché noi pensiamo sempre al benessere termoigrometrico, però, in realtà noi interagiamo anche in termini biofisici. Prima Michela – anche lei in collegamento da remoto con noi –ci parlava delle ricerche svolte sul comfort, analizzando gli aspetti psicologici e di benessere mentale, noi siamo andati invece a vedere quale è la risposta biofisica, cioè siamo andati ad analizzare perché quando noi siamo in un certo ambiente stiamo bene, oppure quando siamo in un altro ci sembra di stare o, realmente, stiamo peggio.

Cosa succede al nostro corpo?

Nelle prime fasi della ricerca invitavamo le persone a salire su delle pedane, al di sotto delle quali erano posti materiali di diverso

tipo, e gli facevamo fare una prova con un dinamometro elettronico, che misurava qual era la forza che le persone riuscivano a esprimere, posti al di sopra dei diversi materiali. Già questi rilievi ci hanno dato dei segnali di conferma che qualcosa di diverso c’era. Il dinamometro digitale, però, da un punto di vista scientifico aveva delle problematiche: gli uomini, dopo la prima prova, volevano dimostrare di avere più forza, non c’era verso! E quindi spesso inficiavano la prova. A volte succedeva anche alle donne, insomma, anche se ha dato dei risultati, non era un sistema sufficientemente scientifico. Ci ha indicato una direzione, ma non aveva una valenza scientifica così come non l’aveva la prova kinesiologica effettuata con il test ORing, che è stata parte dei lavori di ricerca fondamentali, come quella condotta sul Palazzo Ducale di Urbino, dove ha portato a importanti risultati, ma evidenziando delle problematiche. Se chi eseguiva il test aveva già un’idea di dove questo doveva portare, il test poteva non essere obiettivo e doveva essere annullato: c’era dunque bisogno di uno strumento in cui le persone non potessero falsare il test. Alla fine, abbiamo individuato uno strumento biomedico con il quale misurare i parametri biofisici quali: la frequenza cardiaca, il ritmo respiratorio, la resistenza cutanea e l’elettromiografia, quest’ultimo test è stato considerato in molti casi critico (l’esame consiste nell’erogare impulsi elettrici a bassa intensità per mezzo di stimolatori), perché era sufficiente un movi-

mento della persona per falsare i risultati, per cui non tutti sono stati validati. Questo strumento è in grado di misurare pressione cardiaca, resistenza cutanea, ritmo respiratorio e temperatura corporea periferica, mentre per quella a livello della tiroide è stata utilizzata una termocamera ad alta risoluzione.

Questi rilievi sono stati condotti in due fasi: la prima fase di validazione del protocollo e degli strumenti; la seconda, su un campione più ampio e in due ambienti protetti, uno in muratura e l’altro in legno. I parametri biofisici rilevati, in tutte le fasi di ricerca, hanno avuto una valutazione statistica che li ha validati. Noi avevamo già la risposta, sapevamo già quale sarebbe stato il risultato, ma volevamo averne la certezza scientifica. I risultati della ricerca MaVE-Material Value Exposure saranno oggetto di una pubblicazione, che dovrà essere valutata da un comitato scientifico. È stato un iter lungo e articolato che si è svolto all’interno della nostra sede, opportunamente allestita e condotta a cura dell’IRSAIstituto Scienze dell’Abitare, gruppo di lavoro dell’Associazione ProgettoCasaBioEcologica – continua l’arch. Viviana Deruto –, quindi abbiamo operato in un ambiente protetto e in condizioni registrate in un certo range di temperatura e di umidità, con un’interruzione a luglio - agosto per riprendere a settembre. Il campione di soggetti testati nelle tre fasi, presso la nostra sede a La Spezia, è stato di circa 300 persone, e circa un centinaio presso

l’Università di Padova; unendo le fasi precedenti di MaVE, si raggiunge un campione statistico di circa mille persone. I risultati hanno validato le ipotesi, che già conoscevamo, ma che avevano bisogno di una sperimentazione per una conferma scientifica. La ricerca, sia all’Università di Padova, che nei locali di IRSA a La Spezia, si è svolta in ambienti identici, in muratura e in legno, che simulavano quelli domestici. Per chi non può venirci a trovare a La Spezia o presso FBE Woodliving nel vicentino, mostrerò delle fotografie e vi chiederò di immaginare di entrarci dentro e di immaginare le vostre sensazioni a contatto con i diversi materiali. Abbiamo parlato di quello che ci mettiamo addosso e delle sensazioni che ne derivano, pensiamo cosa significa essere circondate da un intero edificio realizzato con diversi tipi di materiali. Faremo anche delle prove, restando a livello sensoriale, esprimendomi in maniera molto diretta: il nostro corpo ci sta inviando dei segnali, il nostro cuore può cambiare battito, il respiro può mutare. Se io avessi un solaio dritto invece di questo tetto in legno a vista che abbiamo sopra la nostra testa, qui nell’area convegni di Mengon Legnami, e provassimo a mettere a confronto le due situazioni il ritmo del nostro respiro cambierebbe? E cambierebbero anche le reazioni del nostro corpo?

Pensiamo alla bacchetta del rabdomante, ci sono testi che ci insegnano a utilizzare la bacchetta o il pendolino, o l’antenna Lecher, ma sono loro a muoversi? Sono loro a

misurare l’energia di un luogo o a trovare l’acqua? Molti anni fa il mio maestro di analisi geobiologica ha avuto un’intuizione, oggi comune ma allora originale: quella che il nostro corpo è il miglior strumento di rilievo. La donna che stabiliva il sesso del nascituro diceva se era un maschio o una femmina osservando come si muoveva il pendolino e lo faceva adottando un proprio codice: se si muove così è maschio, se si muove in un altro modo è femmina, ma era lei che imprimeva il movimento; il rabdomante che cerca l’acqua in qualche modo ne sente la frequenza e la bacchetta si muove sulla base delle sue reazioni biofisiche, non perché può misurare “l’energia dell’acqua”.

In realtà, tornando ai fondamenti della fisica: energia ed elettromagnetismo sono due termini che sono spesso utilizzati in maniera impropria.

Noi possiamo entrare in risonanza con un materiale e la sua frequenza, come una struttura può entrare in risonanza con una vibrazione. Non è un concetto facile quello delle interazioni biofisiche con i materiali, ma è necessario aprire la nostra testa e disporsi a nuovi approcci per indagare il nostro stato di salute.

Da queste ipotesi è nata la nostra ricerca, noi percepiamo l’ambiente in maniera conscia, con i nostri cinque sensi o inconscia con le reazioni biofisiche. Chiamiamo inconscio qualcosa che ancora non conosciamo, traduciamo quello che proviamo nel rapporto dei materiali in sensazioni di piacere o di fastidio.

Lo strumento, il nostro corpo, dev’essere tarato, quindi cerchiamo di fare un lavoro rispondendo individualmente a queste domande. Cosa significa quando ci sentiamo bene, quali sono le componenti oggettive e soggettive? Quelle oggettive sono il rapporto termoigrometrico, la situazione geologica e idrogeologica del territorio nel quale ci troviamo, la qualità dei materiali utilizzati all’interno dell’involucro edilizio. Quindi, conoscendole, noi possiamo correggere alcuni fattori di interazione che ci danno sensazioni di malessere. Quelle soggettive, sulle quali noi architetti possiamo interagire, sono la scelta delle forme e dei materiali che sono quelle che poi reagiscono più rapidamente con noi. Noi possiamo correggere alcune interazioni che ci danno sensazioni di malessere: valutando quello che è il nostro involucro, possiamo andare a valutare se alcune delle cose che sono all’interno dell’ambiente costruito possono essere migliorate e come. A me come architetto non interessa solo sapere che ci sono delle cose che ci possono far male all’interno dello spazio costruito, ma anche come le posso migliorare, in che senso le posso migliorare. Il sito: se sono in una nuova costruzione posso cercare di sceglierlo, se ho un terreno posso cercare di migliorarlo. Per esempio se ho una forte presenza di radon posso mettere una guaina in fondazione, anche se è un sistema che io non prediligo perché non è sicuro che nel tempo rimanga integro; e se abbiamo forti presenze di

radon dobbiamo agire anche con una forte ventilazione. Abbiamo visto il caso di una casa in montagna sopra Belluno, immersa completamente nel verde, in una situazione ideale dal punto di vista naturalistico, eppure tutti si erano ammalati di malattie respiratorie, il padre e la madre deceduti e il figlio con delle problematiche importanti. C’era un fortissimo problema di radon che proveniva da una sorgente ricca di radon che era presente sotto la casa.

Una costruzione con il solaio originale in travi di legno, molto permeabile al gas radon, così come l’intera struttura. Abbiamo consigliato di creare una zona di separazione tra la cantina dove c’era la sorgente e i piani superiori. Cos’è il radon? È un gas presente soprattutto nei terreni di origine vulcanica, purtroppo in Italia abbiamo diverse zone come il Piemonte, il Bellunese, ma anche in Lombardia, dove la grande quantità di emissioni rappresentano un problema. C’era un’azienda in Piemonte che produceva mattoni assolutamente bio impastati col tufo, con cui qualcuno si è costruito la casa, per poi rendersi conto di essersi chiuso in una struttura ricca di radon. La Regione Lombardia ha prodotto una mappatura con le zone e le fasce di rischio relative al radon.

Se io devo fare un check up della mia abitazione devo valutare tutti questi fattori per rendermi conto di quelli su cui posso intervenire. Anche nelle peggiori situazioni molti casi possono essere migliorati».

«Infine, – dice Sonia Maritan –

lasciamo la parola a Giovanna Fongaro, titolare di FBE Woodliving».

«Io continuo “a battere” sul tema delle finiture e degli arredamenti, perché è un altro problema assolutamente sottovalutato – chiosa l’esperta di bioedilizia Giovanna Fongaro –, noi acquistiamo arredamenti che possono essere cancerogeni o tossici, perché nell’industria del legno oggi nessuno ci fornisce una scheda tecnica corretta sui materiali usati o le finiture dei mobili: quelle vernici bellissime, coloratissime, stupende come sono fatte?

In FBE Woodliving, specializzata nella creazione di strutture in legno sostenibili ed ecologiche, abbiamo scelto di offrire un’esperienza abitativa unica e arricchente in cui il legno può migliorare i nostri spazi abitativi e creare un ambiente più naturale e sano, costruendo delle case composte unicamente da materiali naturali in cui si evita l’utilizzo delle colle andando oltre la tecnologia del lamellare classico. Gli edifici vengono realizzati con la parete MHM (Massive Holz Mauer), una parete in legno massiva composta da strati incrociati e giuntati da chiodi in alluminio. La scanalatura di ogni tavola permette di aumentare la capacità termica, la fono assorbenza e la traspirabilità. Anche i solai e i tetti vengono proposti con il sistema P.H.E. composto dalla connessione tra legno-legno.

L’elemento portante è composto da tavole massicce di Abete unite da pioli in Faggio creando un pro-

dotto in armonia con le pareti MHM. Il solaio PHE (Profil Holz Elemente) oltre alla sua sezione massiva mostra un lato estetico in stile hi-tech dove la bellezza lineare del legno è evidente. L’arredo e le finiture interne delle abitazioni dovrebbero essere in sintonia “salutistica” con l’involucro appena descritto».

In platea in prima fila interviene l’arch. Giuseppe Coti, con il quale poi continua lo scambio anche a fine convegno.

«Di fatto – obbietta l’arch. Giuseppe Coti –, non sono obbligati a dare la scheda adesso e il progettista deve conoscere quali sono i materiali nocivi e fino a che punto possono nuocere. Se vogliamo tornare sulla questione del radon che pure c’è dappertutto, quando si costruisce facendo prima tutte le dovute stratigrafie bisogna prevedere che il radon vada fuori: alcuni comuni come Milano prescrivono, quando si affronta una ristrutturazione l’uso di materiali antiradon sui vespai e sui piani terra e prescrivono anche che questo gas inodore e insapore che non si percepisce debba fuoriuscire attraverso opportuni canali di ventilazione. Poi se parliamo di materiali in generale brancoliamo nel buio».

«Questo è lo stato di fatto e anche il problema – afferma l’arch. Viviana Deruto –, in quanti viviamo in ambienti in cui ci sono finiture e arredi di cui le persone non conoscono la composizione, che tra l’altro possono veicolare radon. Il problema è l’ambiente che abi-

tiamo, le nostre case che possono essere nuove o vecchie, le nuove possono essere in condizioni migliori, in quelle che abitualmente abitiamo troviamo delle criticità di cui magari non ci accorgiamo, perché non le percepiamo. Nelle case vecchie l’aria era più ventilata e c’era un forte ricambio d’aria».

«Lo stato di fatto è proprio quello che vorremmo cambiare – puntualizza l’arch. Sonia Maritan – e poi è bene sottolineare che la scheda prodotto, fornita dal produttore o dal distributore, è una sorta di carta d’identità del mobile o del manufatto contenente tutta una serie di informazioni che permettono al consumatore di valutare la qualità del bene (Codice del Consumo: Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n° 206). È vero che le case antiche respiravano e che la casa ermetica non respira più e che richiede un ricambio aria che può essere risolto solo con la VMC (Ventilazione Meccanica Controllata). Non so cosa ne pensino LDDL esperte proprio in questo ambito, ma io credo che bisogna educare le persone a vivere nelle case moderne con le “istruzioni d’uso”. Detto questo c’è anche il discorso dei materiali, pensiamo all’eliminazione quasi totale dei solventi nelle vernici o simili che si evolve sempre più. Questo in linea generale, però poi entriamo in un mondo molto più insidioso, ci vorrebbe un altro convegno».

«Io adesso mi farò dei nemici –conclude l’arch. Viviana Deruto –, ma io sono dell’idea che le porte

vadano aperte anche d’inverno, non m’interessa se abbiamo perdite di calore, perché per la nostra salute, bisogna aprire porte e finestre. Purtroppo a casa nostra siamo costretti a inserire la VMC, per ragioni contingenti. Parliamo delle finiture. Il mondo delle finiture, a partire dalle vernici all’acqua, non è assolutamente naturale, la finitura naturale deve avere delle caratteristiche ben specifiche. I materiali vengono divisi fra quelli “a ciclo chiuso” e “a ciclo aperto”: quelli a ciclo chiuso sono prodotti con solo sostanze di origine naturale e non hanno prodotti di scarto, neanche in dismissione perché si possono riutilizzare oppure, se vanno in discarica, sono biodegradibili e rientrano nel ciclo naturale, non creano quindi immissione di sostanze nocive nell’ambiente. Se invece si adotta il ciclo petrolchimico, si ha un’entrata e un’uscita, cioè si genera un prodotto di scarto in fase di produzione e in fase di smaltimento non si ha la completa biodegradabilità o possibilità di recupero del materiale, in qualsiasi caso.

Quando noi parliamo di “bio” ed “eco” bisogna fare moltissima attenzione, per questo poco fa io parlavo dell’arredamento. “Bio” ed “eco” sono due cose completamente differenti: il prefisso “eco” purtroppo viene messo in quei casi in cui in produzione si adottano degli accorgimenti per evitare immissioni in ambiente. La casa produttrice può utilizzare questo termine, ma non è detto che il prodotto sia naturale, perché un prodotto, dal punto di vista della bioedilizia, sia considerato natu-

rale tutte le componenti devono essere di origine vegetale o naturale, completamente riciclabili, vorrei dire addirittura edibili: è questa la differenza a cui noi dobbiamo stare attenti quando scegliamo delle finiture per la nostra casa.

È vero che oggi c’è l’obbligo di accompagnare il prodotto con le schede tecniche, però solo i materiali naturali forniscono schede tecniche con un elenco dei componenti, cosa che nessun’altra categoria fa.

Ci sono delle manchevolezze normative, perché non c’è l’obbligo per nessuna vernice di scrivere in etichetta tutti i componenti.

Attenzione anche a questo: l’origine di un materiale non ne cambia la pericolosità, sia che sia di sintesi o di origine naturale. “Chimica” non equivale a sintesi petrolchimica, ma è un termine che indica il modo generico in cui gli atomi e le molecole interagiscono tramite legami chimici per formare nuovi composti chimici che vale per tutti i formulati: la chimica non è male, è l’uomo che può utilizzarla male.

Io questo discorso lo intendo a 360 gradi e non mi soffermo sull’origine, ma sull’impatto e su quello che succede dopo».

«E si potrebbe continuare per ore e ore, giornate intere, perché la ricchezza libera e qualche volta torrentizia – termina Pietro Ferrari, giornalista di settore di lungo corso presente all’evento, colpito dalla profondità delle tematiche trattate da ogni relatrice –, e questo incontro “Delle Donne Del

Legno” rappresenta uno sforzo estremo di allargare gli orizzonti di questo pedante mondo paternalistico… chissà fino alla Spira Mirabilis, il simbolo di rigenerazione che affascinò Cartesio e Leibniz, che conquistò Jakob Bernoulli al punto da far incidere sulla sua pietra tombale “la spirale meravigliosa”, che viaggia per logaritmi attraverso la Sequenza di Fibonacci e la Sezione Aurea. Se c’è un gruppo che può attraversare queste porte è questo, e se c’è un materiale che può autorigenerarsi per la salvezza di tutti (“Eadem Mutata Resurgo”) è il legno».

TOWARDS NEW GOALS

In May 2023 we had the opportunity to be present at a meeting of Le Donne del Legno (LDDL) that took place at Mengon Legnami in Castelleone, in the province of Cremona, presented by Sonia Maritan, architect and journalist, part of the LDDL Group.

The variety of topics covered and the freedom and depth with which they were addressed now pushes us to remember – given the topicality of the topics addressed – those hours of debate and research with a timely report moderated by the director of "Il Legno", "Struttura Legno" and "Sistema Serramento" to whom we leave the floor by reporting the contents of the speakers who attended the day of work that she moderated with an opening introduction that we report. The meeting of the day was entitled: "Medicine of Living, a journey to discover biophysical interactions: touch me, feel me, feel yourself".

VERSO LA TRANSIZIONE 5.0

Proponiamo l'annuale focus dedicato all'essiccazione e al trattamento termico, come di consueto su IL LEGNO, perché si tratta di una fase determinante per preparare la materia prima in modo adeguato ad affrontare la prima lavorazione del legno e le fasi successive.

Le novità più rilevanti arrivano dalla voce dei produttori di cui abbiamo selezionato alcuni autorevoli rappresentanti: BIGonDRY, Incomac e ISVE. Dal loro konwhow si evidenziano le innovazioni di prodotto e di processo con un approccio ecologico al legno termicamente modificato, di cui vengono enumerati tutti i benefici con comprovate caratteristiche di durabilità, stabilità e aspetto. BIGonDRY in ottica green, ad esempio, sfrutta una quantità molto ridotta di vapore durante il suo processo produttivo e sta lavorando a un approccio integrato tra essiccazione e modificazione termica” sviluppando il sistema denominato “STYL+WOOD®, oltre all'impianto di essiccazione ibrido che segna il futuro ecologico e altamente tecnologico per tutto il settore.

La specializzazione nella produzione di impianti di essiccazione per il legno si caratterizza con una competitività che passa dalla sostenibilità e dall’ampliamento della

propria capacità produttiva anche attraverso l'acquisizione di marchi storici, come per Incomac che offre una gamma completa di sistemi di essiccazione. Aziende altamente specializzate che forniscono anche l'assistenza necessaria alla “Transizione 5.0”. Come ISVE, i cui macchinari per l’essiccazione del legno si distinguono per l’efficienza energetica e la capacità di trattare una vasta gamma di specie legnose, dalle più delicate alle più resistenti. Una tecnologia sofisticata, dotata di sistema Power Controller che permette un perfetto e uniforme riscaldamento della catasta e il sistema Air Bag Pressing che permette di regolare la pressione esercitata sul legno. L'innovazione e la sostenibilità sono i pilastri su cui si basa l'azienda.

TOWARDS TRANSITION 5.0

We propose the annual focus dedicated to drying and heat treatment, as usual on IL LEGNO, because it is a crucial phase to prepare the raw material adequately to face the first wood processing and the subsequent phases. The most relevant news comes from the voice of the producers of which we have selected some authoritative representatives: BIGonDRY, Incomac and ISVE. From their know-how, the pro-

duct and process innovations with an ecological approach to thermally modified wood are highlighted, of which all the benefits are listed with proven characteristics of durability, stability and appearance. BIGonDRY with a green perspective, for example, uses a very small quantity of steam during its production process and is working on an integrated approach between drying and thermal modification” developing the system called “STYL+WOOD®, in addition to the hybrid drying system that marks the ecological and highly technological future for the entire sector. The specialization in the production of wood drying systems is characterized by a competitiveness that comes from sustainability and the expansion of its production capacity also through the acquisition of historic brands, such as Incomac which offers a complete range of drying systems. Highly specialized companies that also provide the assistance necessary for "Transition 5.0". Like ISVE, whose wood drying machinery stands out for its energy efficiency and the ability to treat a wide range of wood species, from the most delicate to the most resistant. A sophisticated technology, equipped with a Power Controller system that allows perfect and uniform heating of the stack and the Air Bag Pressing system that allows you to adjust the pressure exerted on the wood. Innovation and sustainability are the pillars on which the company is based.

L'ESSICCAZIONE DEL LEGNO: INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

L'essiccazione del legno è una fase fondamentale nel processo di lavorazione di questo prezioso materiale.

Essa determina non solo la qualità finale del prodotto, ma influisce anche sulla sua durabilità, stabilità dimensionale e resistenza agli agenti atmosferici. Oggi, grazie alle tecnologie avanzate, è possibile ottimizzare questo processo riducendo l’impatto ambientale e aumentando l'efficienza produttiva. ISVE s.p.a., altamente specializzata nel settore, offre una gamma di soluzioni innovative per l'essiccazione del legno, allineate ai più alti standard di sostenibilità e prestazioni.

TECNOLOGIE

ALL’AVANGUARDIA

PER UN'ESSICCAZIONE EFFICIENTE

ISVE, con oltre 40 anni di esperienza nel settore, ha sviluppato una serie di impianti per l’essiccazione del legno che si distinguono per l’efficienza energetica e la capacità di trattare una vasta gamma di specie legnose, dalle più delicate alle più resistenti.

Tra i macchinari più apprezzati figurano:

• Essiccatoi a vuoto continuo serie ES: in questi impianti, durante il processo di essiccazione, il valore del vuoto resta sempre molto alto. Il riscaldamento avviene tramite delle piastre riscaldanti ad acqua o elettriche. In quest’ultimo caso, ciascun elemento riscaldante è dotato di una sonda di temperatura, che permette un perfetto e uniforme riscaldamento della catasta, fornendo più calore dove è più necessario (ISVE Power Controller). Questo permette di abbattere

il gradiente di umidità tra i vari strati di legno, per un risultato ottimale dell’essiccazione. La temperatura, sempre nella variante elettrica, può essere innalzata fino a 120°C nella fase finale del processo, per favorire l’eliminazione di patogeni presenti nel legno e stabilizzare gli elementi da essiccare. Questo sistema ottimizza i consumi, rendendo il processo sostenibile (energia elettrica da fonti rinnovabili) e molto economico. Il calore è prodotto direttamente nella piastra a contatto con il legno evitando passaggi poco efficienti tipici del riscaldamento ad acqua

(combustione, scambio aria acqua, pompe circolazione e miscelazione).

Tutti gli essiccatoi ISVE sono dotati di sonde di temperatura e umidità wireless.

Questo permette di preparare la catasta anche lontano dalla macchina, inserendo più sonde in posizione diverse per monitorare al meglio il processo.

Il sistema Air Bag Pressing permette di esercitare pressioni variabili sulla catasta di legno per mantenere gli elementi da essiccare più dritti. Anche a livelli di vuoto massimo, la pressione esercitata sul legno può essere facilmente regolata.

Tutte le macchina sono 4.0 e 5.0 ready, permettendo di usufruire di un credito d’imposta fino al 45% del costo dell’impianto.

• Essiccatoi serie EM: questi essiccatoi lavorano a vuoto discontinuo o con valori di vuoto consentendo che consente la circolazione di aria a bassa pressione.

L’uniformità del riscaldamento si ottiene attraverso una serie di ventilatori con sistema di riscalda-

mento (elettrico o ad acqua) posti in alto per tutta la lunghezza dell’autoclave.

Un flusso laminare di aria calda scende dai due lati dell’autoclave e investe in maniera uniforme il legno grazie a delle turbolenze specifiche. Anche in questo caso il processo è regolato dalle sonde wireless sviluppate direttamente da ISVE per i suoi impianti.

L’IMPEGNO DI ISVE PER LA SOSTENIBILITÀ

In un’epoca in cui la sostenibilità è al centro delle preoccupazioni globali, ISVE si impegna a ridurre l’impatto ambientale dei suoi processi produttivi.

L'utilizzo di energie rinnovabili, l'ottimizzazione dei consumi energetici e l’adozione di materiali ecologici nei propri macchinari sono alcuni dei pilastri su cui si basa l'approccio green dell'azienda.

In particolare, gli essiccatoi ISVE sfruttano tecnologie che permettono di ridurre le emissioni di CO2 e di limitare gli sprechi, utilizzando energie a basso impatto e migliorando l'efficienza complessiva del processo produttivo. Questo non solo garantisce un minore impatto ambientale, ma consente alle aziende utilizzatrici di abbattere i costi operativi e aumentare la loro competitività.

DALLA PROGETTAZIONE

ALLA

PRODUZIONE E REALIZZAZIONE

ISVE gestisce l'intero ciclo produttivo dei propri macchinari, inclusi gli essiccatoi, coprendo tutte le fasi, dalla progettazione alla produzione, commercializzazione e post vendita.

Ogni impianto è sviluppato internamente con la possibilità di personalizzazioni su misura per soddisfare le esigenze specifiche dei clienti.

Il nostro processo include una progettazione tecnica dettagliata con software 3D avanzati, l'utilizzo di calandre e sistemi robotizzati per la saldatura e il montaggio, oltre a un reparto per l'automazione dedicato allo sviluppo dei software di controllo.

Grazie alla presenza di tecnici specializzati e a un server dedicato, i nostri impianti sono monitorabili e gestibili da remoto, con interventi in tempo reale agli impianti installati in tutto il mondo per garantire sempre la massima efficienza e affidabilità, assicurando aggiornamenti continui e sempre più performanti.

CONCLUSIONE

L'innovazione e la sostenibilità sono al centro della filosofia di ISVE, che da sempre si impegna a offrire soluzioni di essiccazione del legno efficienti e rispettose dell’ambiente.

Grazie ai suoi macchinari all’avanguardia, ISVE consente alle aziende di valorizzare al massimo le risorse naturali, garantendo legni di alta qualità e contribuendo a un futuro più sostenibile per il settore della lavorazione del legno.

WOOD DRYING: INNOVATION AND SUSTAINABILITY

Wood drying is a fundamental phase in the processing of this precious material. It determines not only the final quality of the product, but also affects its durability, dimensional stability and resistance to atmospheric agents. Today, thanks to advanced technologies, it is possible to optimize this process by reducing the environmental impact and increasing production efficiency. ISVE s.p.a., highly specialized in the sector, offers a range of innovative solutions

for wood drying, aligned with the highest standards of sustainability and performance.

CUTTING-EDGE TECHNOLOGIES FOR EFFICIENT DRYING

ISVE, with over 40 years of experience in the sector, has developed a series of wood drying systems that stand out for their energy efficiency and ability to treat a wide range of wood species, from the most delicate to the most resistant.

Among the most popular machines are:

• Continuous vacuum dryers ES series: in these systems, during the drying process, the vacuum value always remains very high. Heating occurs via water or electric heating plates. In the latter case, each heating element is equipped with a temperature probe, which allows for perfect and uniform heating of the stack, providing more heat where it is most needed (ISVE Power Controller).

This allows the humidity gradient between the various layers of wood to be reduced, for an optimal drying result.

The temperature, always in the electric variant, can be raised up to 120°C in the final phase of the process, to promote the elimination of pathogens present in the wood and stabilize the elements to be dried.

This system optimizes consumption, making the process sustainable (electricity from renewable sources) and very economical.

The heat is produced directly in the plate in contact with the wood, avoiding inefficient steps typical of water heating (combustion, air-water exchange, circulation pumps and mixing). All ISVE dryers are equipped with wireless temperature and humidity probes as standard.

This allows you to prepare the stack even when away from the machine, by inserting multiple probes in different positions to better monitor the process.

The Air Bag Pressing system allows you to apply variable pressure on the stack of wood to keep the elements to be dried straighter. Even at maximum vacuum levels, the pressure exerted on the wood can be easily adjusted.

All machines are 4.0 and 5.0 ready, allowing you to benefit from a tax credit of up to 45% of the cost of the system.

• EM series condensation dryers: these dryers work with discontinuous vacuum or with vacuum values that allow the circulation of low-pressure air. Uniform heating is achieved through a series of fans with a heating system (electric or water) placed high up along the entire length of the autoclave. A laminar flow of hot air descends from both sides of the autoclave and uniformly hits the wood thanks to specific turbulence.

Also in this case the process is regulated by wireless probes developed directly by ISVE Spa for its systems.

ISVE'S COMMITMENT TO SUSTAINABILITY

In an era in which sustainability is at the center of global concerns, ISVE is committed to reducing the environmental impact of its production processes.

The use of renewable energy, the optimization of energy consumption and the adoption of ecological materials in its machinery are some of the pillars on which the company's green approach is based.

In particular, ISVE dryers use technologies that allow for the reduction of CO2 emissions and waste, using low-impact

energy and improving the overall efficiency of the production process. This not only guarantees a lower environmental impact, but also allows user companies to reduce operating costs and increase their competitiveness.

FROM DESIGN TO PRODUCTION AND REALIZATION

ISVE manages the entire production cycle of its machinery, including dryers, covering all phases, from design to production, marketing and after-sales. Each system is developed internally with the possibility of tailormade customizations to meet the specific needs of customers. Our process includes detailed technical design with advanced 3D software, the use of calenders and robotic systems for welding and assembly, as well as an automation department dedicated to the development of control software. Thanks to the presence of specialized technicians and a dedicated server, our systems can be monitored and managed remotely, with real-time interventions on systems installed throughout the world to always guarantee maximum efficiency and reliability, ensuring continuous and increasingly high-performance updates.

CONCLUSION

Innovation and sustainability are at the heart of ISVE's philosophy, which has always been committed to offering efficient and environmentally friendly wood drying solutions. Thanks to its cutting-edge machinery, ISVE allows companies to make the most of natural resources, guaranteeing high-quality wood and contributing to a more sustainable future for the wood processing sector.

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UNO SGUARDO ATTENTO AL FUTURO IN OTTICA GREEN

a cura della Redazione

BIGonDRY, rinomata azienda italiana per la progettazione e produzione di forni per l'essiccazione e il trattamento termico del legno, innova il proprio sistema BIGonDRY-THW. L’azienda BIGonDRY specializzata nel trovare soluzioni sempre più all'avanguardia per soddisfare le esigenze dei propri clienti, distribuiti in tutto il mondo, ha di recente implementato la produzione della gamma di impianti per la termo-modificazione adottando soluzioni totalmente elettriche, in un'ottica total green!

Il sistema BIGonDRY-THW è un processo specifico fatto in presenza di vapore saturo, che grazie alla leggera sovrappressione, consente di lavorare a una temperatura prossima ai 230°C in un ambiente privo di ossigeno, sfruttando la produzione naturale di gas del legno (vapore nella prima fase e gas di pirolisi nella fase ad Alta Temperatura) e, se necessario, dall'evaporazione controllata di una fonte diretta d'acqua fornita dall'impianto.

Di conseguenza, tale sistema utilizza una quantità minima di vapore che consente di raggiungere

un approccio ecologico con i seguenti vantaggi:

• Un fabbisogno energetico inferiore rispetto ad altri sistemi HT che utilizzano elevate quantità di vapore surriscaldato;

• Limitata emissione di gas nell'ambiente;

• Un costo di impianto altamente competitivo.

QUAL È IL VANTAGGIO

DI TERMOMODIFICARE

IL LEGNO?

Il Legno Termicamente Modificato (LTM) è sempre più conosciuto in tutto il mondo per i benefici che questo processo porta a tutti i livelli della filiera

Attraverso il trattamento termico il legno:

- acquista maggiore durabilità e stabilità;

- è molto meno sensibile al ritiro e al rigonfiamento;

- acquisisce una notevole resistenza alle infestazioni parassitarie;

- acquisisce un'elegante livrea omogenea su tutto lo spessore del materiale.

L’obiettivo è ottimizzare la tecnologia di processo sviluppata da BIGonDRY sugli aspetti legati ai costi, all’impatto ambientale, alla sicurezza e alla standardizzazione

della produzione di legno termicamente modificato (LTM) con comprovate caratteristiche di durabilità, stabilità e aspetto. I prodotti che nascono all'interno di questi processi sono infatti da considerarsi totalmente biocompatibili in quanto non vengono applicati prodotti chimici di alcun tipo. Questo processo conferisce al legno una forte competitività rispetto ai materiali alternativi, tra cui il legno modificato con altre tecnologie o il legno naturale.

Recenti analisi effettuate sui cicli ad alta temperatura delle emissioni gassose, liquide e solide dell'impianto, hanno evidenziato dati rassicuranti. BIGonDRY è in grado di dotare gli impianti di trattamento termico THW di sistemi di filtraggio molto efficaci per ridurre al meglio queste emissioni, minimizzando anche il consumo di acqua “pulita”, avendo così un risparmio economico oltre che ambientale. Da non sottovalutare, inoltre, gli estrattivi contenuti nell'acqua di riciclo, che spesso contribuiscono a migliorare non solo l'aspetto del legno termotrattato ma anche la sua qualità in quanto può assorbire parte degli estrattivi precedentemente disciolti nel liquido e quindi riacquisire alcune sostanze chimicamente importanti per gli ef-

fetti di durabilità e il miglioramento di alcune caratteristiche fisiche.

Lo staff tecnico di BIGonDRY è costantemente alla ricerca di miglioramenti sia nei programmi di essiccazione che di trattamento termico, cercando continuamente non solo di ottenere un prodotto sempre più adatto alle richieste del mercato ma anche a quelle dell’ambiente.

Si guarda in avanti con l’assoluta certezza che il mondo necessiti di una forte attenzione a un utilizzo sostenibile delle risorse e promozione della biodiversità.

L'azienda ha acquisito una buona reputazione in ambito mondiale grazie allo sviluppo di processi di termo-modificazione personalizzati, promuovendo soluzioni funzionali alle diverse specie legnose e a seconda dell’utilizzo finale. Nell'ultimo decennio, parte del suo background si è gradualmente spostato adottando un vero e proprio “approccio integrato tra essiccazione e modificazione termica” sviluppando un sistema denominato “STYL+WOOD®”. Grazie alla termo-modificazione fatta con processi STYL+WOOD® è possibile valorizzare e migliorare molte caratteristiche fisico-chimiche e colorimetriche di molte specie legnose altrimenti non utilizzabili. Infatti, la differenza di temperatura tra aria e nucleo del legno viene utilizzata dal sistema per controllare i parametri di processo. Di conseguenza, il sistema STYL+WOOD® utilizza una quantità molto ridotta di vapore, consentendo di raggiungere un approccio eco-compatibile, otti-

mizzando la tecnologia di processo sviluppata su aspetti relativi a costi, impatto ambientale, sicurezza e per standardizzare la produzione di legno termicamente modificato STYL+WOOD®. In collaborazione con CNR-IBE, il processo STYL+WOOD® è stato ottimizzato in funzione delle specie lignee e dei diversi usi finali e il prodotto STYL+WOOD® è stato ampiamente caratterizzato. Risultati straordinari, come il miglioramento della durabilità (test standard EN 113) per Frassino, Pioppo e Faggio che dopo essere stati trattati sono passati dalla Classse 5 alle Classi 1 o 2 ottenendo prestazioni eccellenti: una prova della qualità di STYL+WOOD®, confermata dai clienti di tutto il mondo e del suo impiego su una vasta gamma di prodotti per esterni e interni.

BIGonDRY ritiene sia necessario uno sforzo da parte di tutti nel concentrarsi e porre sempre più l’attenzione per impattare meno sui consumi e fornire soluzione ad altissima efficienza, per contribuire

e ridurre l’impatto climatico e prepararsi alle future sfide ambientali. BIGonDRY lavora da tempo per dare soluzioni tecnologiche e sistemi di essiccazione e trattamento termico del Legno a minor impatto e maggior rendimento e, con la massima trasparenza, ha dotato i propri impianti di software per il controllo dei consumi e dispositivi per l’ottimizzazione degli stessi.

L’investimento costante in Ricerca e Sviluppo vede da sempre BIGonDRY in prima linea nel promuovere soluzioni nuove e all’avanguardia: questo ha consentito uno sviluppo importante di competenze che, messe a disposizione dei propri clienti ha creato rilevanti vantaggi in termini di tempistiche nei processi, affidabilità degli impianti e consumi ridotti.

Ora l’azienda è pronta ad accettare nuove sfide intraprendendo assieme ai suoi clienti e studiando con loro nuove soluzioni e strategie in ottica 5.0!

BIGonDRY è in grado di fornire impianti di essicazione ibridi denominati “BIGonDRY ECOLEM”: im-

pianto unico e innovativo, altamente ecologico, che pone in primo piano obiettivi quali la sostenibilità ambientale, in un momento congiunturale di forte criticità sul piano delle risorse energetiche a disposizione di impianti così energivori quali sono gli impianti di essiccazione.

Questa concezione di impianto gestisce il ciclo stesso di essiccazione, attraverso un costante monitoraggio e controllo del consumo energetico. L’obiettivo è quello di integrare diverse fonti energetiche per la gestione e il funzionamento grazie ad alcune peculiarità che garantiscono:

1. alta efficienza di processo, con particolare attenzione alla coibentazione, per minimizzare le dispersioni termiche;

2. utilizzo di una moderna pompa di calore modulante ad alta efficienza condensata ad acqua;

3. termo-accumuli di acqua calda e acqua refrigerata;

4. impianto Fotovoltaico di ultima generazione;

5. bruciatore diretto a gas con funzione di back-up;

6. PLC e Software proprietario per la gestione dell’intero impianto che consente la modulazione della potenza utilizzata.

L’elemento di innovazione di questo IMPIANTO IBRIDO consiste nella flessibilità di funzionamento. Esso, infatti, attinge a diverse fonti energetiche (energia solare e biomassa, gas ed elettrica dalla rete), regolate e gestite in base alla disponibilità di energia da fonte rinnovabile piuttosto che da esigenze produttive specifiche. In particolare, con riferimento a quest’ultimo aspetto legato alla gestione dell’energia, il processo innovativo può essere sintetizzato in due principali funzioni:

• gestione autonoma del ciclo, con apporto energetico proveniente dalle sole fonti rinnovabili;

• gestione del processo fruttando la fonte energetica che consente il completamento del ciclo nel minor tempo;

• gestione combinata del ciclo, con apporto energetico da fonti rinnovabili e dalla rete.

• Così facendo l’azienda dà la possibilità di scegliere fra il ciclo più ECONOMICO, più ECOLOGICO o qualsiasi impostazione ibrida tra quelle elencate che consenta il ciclo più RAPIDO.

Nel primo caso, l’energia necessaria al funzionamento dell’impianto BIGonDRY ECOLEM è prodotta esclusivamente dall’impianto fotovoltaico, con l’ausilio del sistema di accumulo a esso collegato.

Nel secondo caso, se l’energia dell’impianto fotovoltaico sarà in parte o del tutto non disponibile, potrà essere utilizzata l’energia sia elettrica (dalla rete tradizionale),

Obiettivo Net Zero entro il 2050.

che termica, proveniente da un generatore di calore a gas e/o da una caldaia a biomassa.

Nel terzo caso l’impianto utilizzerà la fonte energetica che garantirà il processo più rapido, a discapito dell’economicità del processo.

L’impianto di essiccazione ibrido BIGonDRY ECOLEM segna il futuro ecologico e altamente tecnologico per tutto il settore degli essiccatoi per il legno e per il mondo dell’essiccazione in generale.

Assieme allo sviluppo di nuovi e innovativi prodotti, BIGonDRY cura e perfeziona costantemente la sua classica gamma di essiccatoi tradizionali, riconosciuti per la loro affidabilità, strutturalmente e tecnologicamente studiati per durare nel tempo con minime manutenzioni.

Sempre più aziende nel mondo scelgono gli impianti BIGonDRY, oggettivamente convinti dell’alto livello tecnologico, dell’efficienza energetica ed ecologica e dell’affidabilità nel tempo.

BIGon DRY: A CAREFUL LOOK TO THE FUTURE IN A GREEN PERSPECTIVE

BIGonDRY, a renowned Italian company for the design and production of ovens for drying and heat treatment of wood, innovates its BIGonDRY-THW system.

The BIGonDRY company specializes in finding increasingly cutting-edge solutions to meet the needs of its customers, distributed throughout the world, has recently implemented the production of the range of thermo-modification systems by adopting totally electric solutions, in a Total Green Perspective!

The BIGonDRY-THW system is a specific process carried out in the presence of saturated steam, which thanks to the slight overpressure, allows working at a temperature close to 230°C in an oxygen-free environment, exploiting the natural production of wood gas (steam in the first phase and pyrolysis gas in the High Temperature phase) and, if necessary, by the controlled evaporation of a direct source of

water supplied by the system. As a result, this system uses a minimum amount of steam that allows to reach an ecological approach with the following advantages:

• Lower energy requirements compared to other HT systems that use high amounts of superheated steam;

• Limited gas emissions into the environment;

• Highly competitive plant costs.

What is the advantage of thermomodifying wood?

Thermally Modified Wood (LTM) is increasingly known throughout the world for the benefits that this process brings to all levels of the supply chain. Through heat treatment, wood:

- acquires greater durability and stability;

- is much less sensitive to shrinkage and swelling;

- acquires considerable resistance to parasitic infestations;

- acquires an elegant homogeneous livery across the entire thickness of the material.

The aim is to optimize the process te-

chnology developed by BIGonDRY on aspects related to costs, environmental impact, safety and standardization of the production of thermally modified wood (LTM) with proven characteristics of durability, stability and appearance.

The products that are born within these processes are in fact to be considered totally biocompatible since no chemical products of any kind are applied. This process gives wood a strong competitiveness compared to alternative materials, including wood modified with other technologies or natural wood.

Recent analyses carried out on the high temperature cycles of gaseous, liquid and solid emissions from the plant have highlighted reassuring data.

BIGonDRY is able to equip the THW heat treatment plants with highly effective filtering systems to reduce as much as possible, also minimising the consumption of “clean” water, thus having economic as well as environmental savings. Furthermore, the extractives contained in the recycled water should not be underestimated, which often contribute to improving not only the appearance of the heattreated wood but also its quality as it can absorb part of the extractives previously dissolved in the liquid and therefore reacquire some chemically important substances for the durability effects and the improvement of some physical characteristics.

The BIGonDRY technical staff is constantly looking for improvements in both the drying and heat treatment programs, continuously trying not only to obtain a product increasingly suited to market demands but also to those of the environment.

We look forward with the absolute cer-

tainty that the world needs a strong focus on sustainable use of resources and promotion of biodiversity: The company has acquired a good reputation worldwide thanks to the development of customized thermo-modification processes, promoting functional solutions for different wood species and depending on the final use. In the last decade, part of its background has gradually shifted by adopting a real "integrated approach between drying and thermal modification" developing a system called "STYL+WOOD®".

Thanks to the thermo-modification done with STYL+WOOD® processes it is possible to enhance and improve many physical-chemical and colorimetric characteristics of many wood species that would otherwise not be usable.

In fact, the difference in temperature between the air and the wood core is used by the system to control the process parameters. As a result, the STYL+WOOD® system uses a very small amount of steam, allowing to achieve an eco-friendly approach, optimizing the process technology developed on aspects related to costs, environmental impact, safety and to standardize the production of STYL+WOOD® thermally modified wood. In collaboration with CNR-IBE, the STYL+WOOD® process has been optimized according to the wood species and the different end uses and the STYL+WOOD® product has been extensively characterized. Outstanding results, such as the improvement of durability (EN 113 standard test) from 5 to class 1 or 2 obtained for Ash, Poplar and Beech after being treated, are a proof of the quality of STYL+WOOD®, confirmed by customers all over the world and of its use on a wide range of

outdoor and indoor products.

BIGonDRY believes that everyone needs to make an effort to focus and pay more and more attention to having a lower impact on consumption and providing highly efficient solutions, to contribute and reduce the climate impact and prepare for future environmental challenges.

BIGonDRY has been working for a long time to provide technological solutions and wood drying and heat treatment systems with lower impact and higher performance and, with maximum transparency, has equipped its systems with software for controlling consumption and devices for optimising it.

The constant investment in Research and Development has always seen BIGonDRY at the forefront in promoting new and cutting-edge solutions: this has allowed an important development of skills that, made available to its customers, has created important advantages in terms of process timing, plant reliability and reduced consumption. Now we are ready to accept new challenges by undertaking together with our customers, studying with them new solutions and strategies with a 5.0 perspective!

BIGonDRY is able to supply hybrid drying systems called “BIGonDRY ECOLEM”: a unique and innovative system, highly ecological, which places environmental sustainability at the forefront, in a moment of great criticality in terms of energy resources available to such energy-intensive systems as drying systems.

This system concept manages the drying cycle itself, through constant monitoring and control of energy consumption.

The aim is to integrate different energy

sources for management and operation thanks to some peculiarities that guarantee:

1. high process efficiency, with particular attention to insulation, to minimize heat loss.

2. Use of a modern high-efficiency modulating water-cooled heat pump.

3. Hot water and chilled water thermo-accumulators.

4. Latest generation photovoltaic system.

5. Direct gas burner with back-up function.

6. PLC and proprietary software for managing the entire system that allows modulation of the power used.

The innovative element of this HYBRID SYSTEM consists in its flexibility of operation. In fact, it draws on different energy sources (solar energy and biomass, gas and electricity from the grid), regulated and managed based on the availability of energy from renewable sources rather than specific production needs. In particular, with reference to this last aspect linked to energy management, the innovative process can be summarized in two main functions:

• autonomous management of the cycle, with energy supply coming only from renewable sources;

• management of the process using the energy source that allows the cycle to be completed in the shortest time;

• combined management of the cycle, with energy supply from renewable sources and from the grid.

• By doing so, we give the possibility of choosing to have

the most ECONOMIC cycle, the most ECOLOGICAL or any hybrid setting among those listed that allows the FASTEST cycle.

In the first case, the energy necessary for the operation of the BIGonDRY ECOLEM system is produced exclusively by the photovoltaic system, with the help of the storage system connected to it.

In the second case, if the energy from the photovoltaic system is partially or completely unavailable, both electrical energy (from the traditional grid) and thermal energy, coming from a gas heat generator and/or a biomass boiler, can be used.

In the third case, the system will use the energy source that will guarantee the fastest process, to the detriment of the process's cost-effectiveness.

The BIGonDRY ECOLEM hybrid drying system marks the ecological and highly technological future for the entire wood dryer sector and for the drying world in general. Along with the development of new and innovative products, BIGonDRY constantly takes care of and perfects its classic range of traditional dryers, recognized for their reliability, structurally and technologically designed to last over time with minimal maintenance.

More and more companies in the world are choosing BIGonDRY systems, objectively convinced of their high technological level, energy and ecological efficiency and reliability

SOSTENIBILITÀ E CRESCITA, QUANDO IL LEGNO INCONTRA L’INNOVAZIONE

CRESCERE NEL SEGNO DELL’ECCELLENZA E DELLA COMPETITIVITÀ.

a cura della Redazione Una competitività che passa dalla sostenibilità e dall’ampliamento

della propria capacita produttiva. Incomac nata nel 1975, specializ-

zata nella produzione di impianti di essiccazione per il legno, ha recentemente acquisito un marchio storico: Nardi (tramite la controllata Italian Drying Group).

Un’operazione che vede questa realtà diventare un colosso, forte ormai di 50 anni di storia e degli oltre 25 mila impianti installati in

tutto il mondo. Come testimonia Livio Torresan (nella foto a sinistra), patron del Gruppo: «Non potevamo lasciare che un knowhow di così grande valore rischiasse di venire disperso». Inoltre il Gruppo, attraverso Incotech s.r.l., si occupa dell’assistenza post vendita ai clienti di Nardi e Incomac fornendo un servizio completo al 100%.

LA SOSTENIBILITÀ

«La sostenibilità è un passaggio obbligato che le aziende devono fare», afferma Torresan. «È questa visione green che fa la differenza: questo percorso è affrontato con determinazione da Incomac. L’obiettivo e diventare Societa Benefit entro quest’anno utilizzando degli obiettivi ESG molto chiari, in linea con l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile».

LA GAMMA

Incomac offre soluzioni per il trattamento di ogni tipo di legno. I sistemi hanno una capacita da 5 fino a oltre 1.000 m3/ciclo e, in base al tipo di alimentazione e alla tipologia di processo, si differenziano in: • Impianti di essiccazione convenzionale, che essiccano attraverso il principio del ricambio d'aria e possono essere alimentati con qualsiasi fluido termico o fonte di energia;

• Impianti di essiccazione a condensazione con pompa di calore e alimentazione elettrica;

• Impianti speciali anche per il trattamento di pallet e impianti per l’essiccazione e il trattamento termico ad alta temperatura. Incomac mette a totale disposizione del cliente il proprio knowhow e la sua professionalità al fine di offrigli consulenza e assistenza in ogni fase del progetto.

TRANSIZIONE 5.0

Gli impianti dell'azienda sono compatibili con l’accesso al credito di imposta “Transizione 5.0”. Incomac si occupa per il cliente della gestione di tutte le pratiche e della presentazione dei documenti necessari al rilascio del bonus. Il contributo è dedicato alle imprese che investono in innovazioni e riducono i consumi energetici, ne possono beneficiare tutte le imprese con sede in Italia che hanno effettuato nuovi investimenti nel biennio 2024-2025.

SUSTAINABILITY AND WHENGROWTH, WOOD MEETS INNOVATION

A COMPETITIVENESS THAT GROWS THROUGH SUSTAINABILITY AND AN INCREASE IN PRODUCTION CAPACITY.

Incomac, founded in 1975 and specialised in the production of drying systems for wood, has recently acquired a historic brand: Nardi (through its subsidiary Italian Drying Group). An operation that gives birth to a colossus, now with 50 years of history and over 25 thousand systems installed worldwide. As Livio Torresan, the Group's owner, testifies: "We could not let such valuable know-how risk being dispersed.

In addition, the Group, through Incotech s.r.l. takes care of after-sales support for Nardi and Incomac customers by providing a 100% complete service.

SUSTAINABILITY

"Sustainability is an obligatory step that companies must take," says Torresan.

"The difference is in this vision: this path is being tackled with determination by Incomac. The goal is to become a Benefit Corporation within this year using very clear ESG targets, in line with the 2030 Agenda for Sustainable Development."

THE RANGE

Incomac offers solutions for the treatment of all types of wood. The systems have a capacity from 5 to over 1,000 m3/cycle and, depending on the type of feed and type of process, are differentiated into:

1. Conventional drying systems , which dry using the air exchange principle and can be fed with any thermal fluid or energy source.

2. Condensation drying systems with heat pump and electric power supply.

3. Special plants also for pallet treatment and plants for high temperature drying and heat treatment. Incomac places its know-how and professionalism at the customer's complete disposal to offer advice and assistance at every stage of the project.

TRANSITION 5.0

Our systems are compatible with access to the 'Transition 5.0' tax credit and we take care of submitting the necessary documents for the bonus. The bonus is dedicated to companies that invest in innovations and reduce energy consumption; all companies based in Italy that have made new investments in the two-year period 20242025 are eligible.

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MASSIMA EFFICIENZA PER IL RECUPERO ENERGETICO

VECOPLAN HA PROGETTATO VVB, IL TRITURATORE PRIMARIO IN GRADO DI LAVORARE DIVERSI CASCAMI DI LEGNO, ANCHE DI PICCOLE DIMENSIONI, PER IL

RECUPERO ENERGETICO. IL SUO ROBUSTO CONCENTRATO DI POTENZA CONVINCE GRAZIE ALL’ENORME MASSA VOLANICA DEL SUO ROTORE IN ACCIAIO

MASSICCIO CHE CONSENTE AL GESTORE DI CONTARE SU UNA MACCHINA ESTREMAMENTE AFFIDABILE CON UN’ELEVATA VERSATILITÀ.

di Pietro Ferrari

Con il VVB, la tedesca Vecoplan – con sede in Italia a Ferrara – ha sviluppato un trituratore primario il quale – grazie alla massa volanica del suo rotore – tritura con estrema efficienza tutti i cascami di legno per il recupero energetico. Ha una struttura robusta, è estremamente resistente ai materiali

estranei e raggiunge un’elevata produttività. Il gestore può contare su una macchina estremamente affidabile con un’elevata versatilità. Questo robusto concentrato di potenza convince grazie all’enorme massa volanica del suo rotore in acciaio massiccio. Esso consente di frantumare tutti i materiali a base di legno come cortecce fresche con un contenuto idrico fino al 60%, legnami tondi di

diametro fino a 400 millimetri e residui di taglio con diametro fino a 1.000 millimetri. Gli utilizzatori possono inoltre trattare radici, ceppi, residui di legname tondo, segatura e cascami di legno corti nonché pallet prefrantumati e legno da demolizione. Gli utensili

Il nuovo VVB tritura tutti i cascami di legno per il recupero energetico.

di triturazione sono disposti a forma di M sul rotore, garantendo in tal modo un funzionamento regolare. Nonostante la grande massa volanica, il rotore si arresta in meno di cinque minuti. A seconda della configurazione, la macchina può produrre combustibile con granulometrie da P45 a P100 secondo la norma DIN EN ISO 17225.

Vecoplan ha progettato il VVB per grandi portate. Se necessario, gli esperti possono adattare la macchina alla singola applicazione. Per esempio, a seconda dell’impiego è possibile utilizzare utensili diversi che possono essere mon-

tati su entrambi i lati e sostituiti parzialmente, consentendo una riduzione dei costi per l'utilizzatore. Vecoplan ha progettato il trituratore primario con un’unità controlama e vaglio girevole, fissata con bulloni di sicurezza, in modo che eventuali materiali estranei fino al 2% non possano danneggiarlo. Una volta rimossi i materiali estranei, le unità controlama e vaglio tornano in posizione di lavoro. Il nuovo VVB trova impiego, tra l’altro, nel riciclaggio del legno, in

centrali di cogenerazione a biomassa e nell’industria energetica

MANUTENZIONE ERGONOMICA

Per ridurre al minimo la fuoriuscita di polvere durante il processo di triturazione, la macchina è provvista di un rivestimento che il tecnico può rimuovere con poche semplici operazioni prima di effettuare gli interventi di assistenza. Un portello con apertura verso il basso consente un rapido ac-

Vecoplan ha concepito il trituratore per legno in modo tale da consentire di effettuare gli interventi di assistenza in tutta comodità e sicurezza.

cesso al rotore. Nel portello è integrata anche una piattaforma di manutenzione. Essa consente di effettuare gli interventi di assistenza in tutta comodità e sicurezza.

Un encoder rotativo assicura il sollevamento, l’abbassamento e lo smorzamento ottimali del rullo di alimentazione superiore in modo idoneo al materiale in entrata. L’azionamento del rullo di alimentazione superiore è collocato all’interno. Sia la lubrificazione sia il controllo della temperatura avvengono in modo automatico.

DIGITALIZZAZIONE EFFICIENTE

Il trituratore primario VVB può essere collegato al Vecoplan Smart Center (VSC). Questo concetto di digitalizzazione di facile utilizzo offre, con il VSC.connect, una moderna interfaccia di comunicazione tra Vecoplan e l’impianto del cliente. L’utente può accedere a servizi quali la messa in servizio online, l’assistenza remota, i KPI e l’accesso a un database dei media.

Il moderno pannello di controllo VSC.control funge da mezzo di comunicazione per il comando del VVB. L’operatore può regolare in modo intuitivo i parametri della macchina e la memorizzazione delle ricette. Riceve inoltre una sintesi dei singoli valori correnti e dei messaggi attuali, compresa una cronologia dei messaggi. Il VSC può essere utilizzato su tutti i comuni terminali mobili.

VECOPLAN: PRIMARY CRUSHER SHREDS

A WIDE VARIETY OF WASTE WOOD FOR ENERGY RECOVERY

With the VVB, Vecoplan has developed a primary crusher that uses the flywheel mass of its rotor to efficiently crush all waste wood for energy recovery. It is robustly built, virtually resistant to impurities and achieves high throughput rates. The operator receives an extremely reliable machine with a high level of availability. The robust powerhouse convinces users with the enormous flywheel mass of its solid steel rotor, with which it breaks all wood materials such as fresh bark with up to 60 percent water content, logs up to 400 millimetres in diameter, and pile caps up to 1,000 millimetres in diameter. Operators can also process roots, stumps, log yard residues, sawdust, short waste wood, pre-crushed pallets and demolition wood.

The shredding tools are arranged in an M-shape on the rotor, ensuring quiet running. Despite the large flywheel mass, rotor standstill is achieved in less than five minutes. Depending on the configuration, the machine can produce fuel in particle sizes from P45 to P100, compliant with DIN EN ISO 17225.

Vecoplan designed the VVB for large throughput quantities. The experts will tailor the machine to the customer’s application if necessary. For example, different tools are possible depending on the application. These tools can be used on both sides and can be partially changed, reducing costs for the operator. Vecoplan designed the primary crusher with a pivoting counter knife and screen unit secured by shear bolts so that up to two percent of impurities cannot harm it. Once the impurities

have been removed, the counter knife and screen unit return to their operating position. Among other industrial segments, the new VVB is used in wood recycling, biomass combined heat and power plants, and the energy industry.

ERGONOMIC MAINTENANCE

The machine is equipped with a casing to minimise dust leakage during crushing. The technician can dismantle the casing in just a few simple steps before carrying out service work. A downward-opening hood allows quick access to the rotor. A maintenance platform is also integrated into the hood, making service work convenient and safe. An angle encoder ensures optimum lifting, lowering and damping of the upper infeed roll, adapted to the input material. The drive of the upper infeed roller is internal. The drive’s lubrication and temperature monitoring are done automatically.

POWERFUL DIGITALISATION

The new primary crusher is equipped with the Vecoplan Smart Center (VSC) for communication. This powerful digitalisation concept offers a modern communication interface between Vecoplan and the customer’s plant – the VSC.connect system. Users can access online commissioning, remote service, key performance indicators and a media database. The modern VSC.control operating panel is a communication medium for controlling the VVB. The operator can intuitively adjust the machine parameters and the storage of the settings. He receives an overview of individual actual values and current messages, including a message history. The VSC can be used on all standard mobile devices.

LA CRISI COME OPPORTUNITÀ

IL GRUPPO EGGER

CHIUDE L'ANNO FINANZIARIO

CON UN FATTURATO DI 4,13

MILIARDI DI EURO IN TEMPI DIFFICILI. IL TURBOLENTO CONTESTO ECONOMICO

GENERALE È UNA SFIDA ANCHE PER QUESTO PRODUTTORE INTERNAZIONALE

DI MATERIALI A BASE DI LEGNO. TUTTAVIA, SONO STATE RAGGIUNTE TAPPE

STRATEGICHE NELLA CRESCITA E NELLA PROTEZIONE DEL CLIMA.

Il Gruppo Egger guarda indietro a un anno finanziario 2023/2024 ricco di eventi, caratterizzato da un contesto economico fragile: Egger ha generato un fatturato a livello di Gruppo di 4,13 miliardi di euro e un EBITDA di 493,6 milioni di euro. In questo contesto, l'azienda a conduzione familiare persegue costantemente la sua strategia di crescita sostenibile e

sana. Egger ha portato avanti con successo importanti sviluppi strategici. Ad esempio, il Gruppo ha aggiunto un ventiduesimo stabilimento a Markt Bibart (DE), ha acquisito una quota di minoranza del produttore thailandese di materiali a base di legno Panel Plus e ha stabilito una strategia climatica pionieristica con il suo impegno per l'obiettivo Net Zero entro il 2050.

«Non siamo del tutto soddisfatti dei risultati. Allo stesso tempo,

siamo orgogliosi di aver resistito in questo contesto molto difficile. Siamo chiaramente concentrati sul futuro e siamo lieti di aver potuto avviare sviluppi strategici di vasta portata. Grazie alla nostra solida base finanziaria e alla strategia a lungo termine, nonostante la fragile situazione di mercato, stiamo compiendo passi verso la crescita e stiamo crescendo nonostante la situazione di mercato», ha affermato Thomas Leissing, Chief Financial Officer Egger

Group e Speaker della Group Management, alla conferenza stampa annuale presso la sede centrale di St. Johann in Tirol (Austria).

Egger ha generato un fatturato a livello di Gruppo di 4.132,5 milioni di euro nell'esercizio finanziario 2023/2024 (-7,1% rispetto all'anno precedente). L'EBITDA è stato pari a 493,6 milioni di euro (18,1% rispetto all'anno precedente) e il margine EBITDA è stato dell'11,9% (anno precedente 13,5%). Il coefficiente di patrimonio netto rimane a un livello elevato del 43,5%.

SVILUPPI NELLE AREE DI PRODOTTO

Nell'anno finanziario 2023/2024, il Gruppo Egger ha prodotto 10,4 milioni di m³ di materiali e legname a base di legno (anno precedente: 9,6 milioni di m3). Gli effetti del rallentamento economico generale sono stati avvertiti in misura leg-

germente diversa nelle singole aree di prodotto. «Nella stragrande maggioranza dei nostri mercati le persone devono fare i conti con un'inflazione elevata, un costo della vita più alto e condizioni di edilizia più difficili. Tutto ciò ha portato a una bassa propensione al consumo e a un calo significativo dei permessi di costruzione e, in ultima analisi, a una bassa domanda per i nostri prodotti», afferma Michael Egger Jr., Chief Sales Officer Egger Group.

La pressione del mercato e dei prezzi è stata considerevole nel segmento Building Products (prodotti per costruzioni in legno e pavimenti).

Il fatturato non consolidato in quest'area di prodotto è sceso del22,0% a 704,9 milioni di euro. Nel segmento Decorative Products (prodotti per mobili e interior design) gli stabilimenti nell'Europa

occidentale e orientale sono stati ben utilizzati. Tuttavia, la situazione nei mercati principali dell'Europa centrale è stata difficile, con la regione di lingua tedesca in particolare che ha sperimentato una pressione di mercato e di prezzo estremamente elevata. Dall'inizio del 2024, l'introduzione della nuova Egger Decorative Collection 24+ ha fornito uno slancio positivo e la crescita di nuovi ordini in entrata.

A sinistra: il management del Gruppo Egger (da sinistra a destra): Thomas Leissing, Frank Bölling, Michael Egger Jr. e Hannes Mitterweissacher

Panoramica del quartier generale del Gruppo Egger a Sankt Johann in Tirol (Austria).

Il Gruppo Egger continua a crescere con successo basandosi sulle proprie prestazioni e nel novembre 2023 ha rilevato lo stabilimento di Markt Bibart (DE).

Il segmento Decorative Products ha generato un fatturato non consolidato di 3.629,0 milioni di euro nell'anno finanziario 2023/2024 (3,8% rispetto all'anno precedente).

LA SOSTENIBILITÀ

COME MOTORE

Egger ha l'ambizione di contribuire a proteggere e preservare il futuro. Uno slancio importante nell'ultimo anno finanziario è stata l'adozione di una strategia climatica lungimirante. Il Gruppo si impegna a ridurre le proprie emissioni di gas serra con impatto sul clima, in linea con l'accordo di Parigi sul clima, ed è chiaramente impegnata a raggiungere l'obiettivo Net Zero entro il 2050. L'azienda familiare ridurrà i gas serra nella propria sfera di attività e influenza, ovvero Scope 1 e 2, e includerà anche la catena del valore a monte e a valle (Scope 3). Il 69% dell'energia utilizzata ora è già ottenuta da fonti rinnovabili. «Ci siamo prefissati l'ambizioso obiettivo Net Zero. Per quanto riguarda

le tappe fondamentali, abbiamo stabilito obiettivi climatici pionieristici per il 2030. Le misure vengono implementate passo dopo passo e in stretta collaborazione con i nostri partner», afferma Hannes Mitterweissacher, Chief Technology Officer Egger Group. ll Gruppo Egger sta già implementando progetti di investimento che contribuiscono a questo impegno per la protezione del clima. Nell'ultimo anno finanziario 2023/2024, gli investimenti, comprese le acquisizioni, sono ammontati a 568,6 milioni di euro (anno precedente: 540,6 milioni di euro). «Oltre alle acquisizioni aziendali, questa spesa è distribuita su tutti i nostri stabilimenti, per garantire la migliore base industriale, espandere le capacità esistenti e produrre in cicli chiusi che risparmiano il più possibile le risorse. Ad esempio, abbiamo investito in una capacità notevolmente maggiore per il rivestimento con superfici decorative, nelle linee di componenti per mobili e nella produzione di laminati. Queste capa-

cità aprono nuove opportunità per noi sul mercato», afferma Frank Bölling, Chief Supply Chain Officer Egger Group.

IMPORTANTI PROGRESSI VERSO LA CRESCITA INTERNAZIONALE

Il Gruppo Egger ha compiuto passi significativi nell'implementazione della propria strategia di crescita nell'ultimo anno finanziario. A novembre 2023, il produttore di materiali a base di legno ha rilevato lo stabilimento di pannelli truciolari di Markt Bibart (DE) e ora il Gruppo ha ufficialmente 22 stabilimenti di produzione. Sono già in corso ingenti investimenti in questo ultimo impianto, che consentiranno di utilizzare legno riciclato e di passare al truciolato laminato. Con l'obiettivo di rafforzare ulteriormente la propria posizione di mercato in Asia, all'inizio del 2024, il Gruppo Egger ha acquisito una quota del 25,1% del produttore tailandese di materiali a base di legno Panel Plus Co., Ltd. In

Obiettivo Net Zero entro il 2050.

quanto mercato in forte crescita, l'Asia svolge un ruolo importante nel piano strategico di ampliamento. Con Panel Plus, Egger ha trovato il partner ideale per espandere la propria presenza lì. Anche la rete internazionale di siti di raccolta del riciclaggio, che Egger gestisce con il nome Timberpak, è stata ampliata per includere filiali aggiuntive. Il produttore di materiali a base di legno ha investito nei suoi siti di raccolta del riciclaggio in Polonia, Italia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Questi siti forniscono legno riciclato, una risorsa preziosa che viene utilizzata negli impianti Egger per produrre nuovi materiali a base di legno di alta qualità. Già il 65% del legno che Egger utilizza nei suoi materiali a base di legno proviene dal riciclaggio o da sottoprodotti dell'industria delle segherie. I dettagli completi dell'anno finanziario 2023/2024 sono disponibili nel rapporto finanziario e di sostenibilità su to.egger.link/creditrelations.

PROSPETTIVE CAUTE

PER L'ANNO FINANZIARIO 2024/2025

Le prospettive economiche complessive rimangono estremamente caute, caratterizzate da mercati fragili, dalla conseguente pressione sui prezzi e da crisi geopolitiche, come l'attuale conflitto Russia-Ucraina, l'iperinflazione e il drastico crollo del mercato in Argentina, nonché il conflitto in Medio Oriente. Le aspettative di fatturato e utili per Egger sono di conseguenza caute. «Tuttavia, siamo anche molto ben posizionati

per questo periodo di recessione. Abbiamo una solida base finanziaria, una strategia sostenibile a lungo termine, partnership di successo con i nostri clienti e fornitori e, soprattutto, i migliori dipendenti. I nostri più sinceri ringraziamenti vanno ai nostri oltre 11.000 dipendenti, il cui impegno quotidiano fa la differenza. Il nostro team globale sa anche come trasformare una crisi in un'opportunità», concordano tutti i membri del management del gruppo Egger.

EGGER GROUP CLOSES FINANCIAL YEAR WITH A TURNOVER OF EUR 4.13 BILLION IN CHALLENGING TIMES

The Egger Group looks back on an eventful financial year 2023/2024, characterised by a fragile economic environment: EGGER generated a Group-wide turnover of EUR 4.13 billion and EBITDA of EUR 493.6 million. Against this backdrop, the family business is consistently pursuing its strategy of sustainable and healthy growth. Egger has been successfully driving forward significant strategic developments. For example, the Group added a 22nd plant in Markt Bibart (DE), acquired a minority stake in the Thai wood-based material manufacturer Panel Plus and established a pioneering climate strategy with its commitment to the Net Zero objective by 2050. “We are not entirely satisfied with the results. At the same time, we are proud that we have been holding our own in this very difficult environment. We are clearly focused on the future and are delighted to have been able to initiate

far-reaching strategic developments. Thanks to our very solid financial basis and long-term strategy, even considering the fragile market situation, we are taking steps towards growth, and are growing despite the market situation”, said Thomas Leissing, Chief Financial Officer Egger Group and Speaker of the Group Management, at the annual press conference at the headquarters in St. Johann in Tirol (Austria). Egger generated a Group-wide turnover of EUR 4,132.5 million in the 2023/2024 financial year (-7.1% compared to the previous year). EBITDA amounted to EUR 493.6 million (-18.1 % compared to the previous year) and the EBITDA margin was 11.9 % (previous year 13.5%). The equity ratio remains at a high level of 43.5%.

DEVELOPMENTS IN THE PRODUCT AREAS

In the 2023/2024 financial year, the Egger Group produced 10.4 million m³ of wood-based materials and timber (previous year: 9.6 million m3). The effects of the overall economic slowdown were felt to slightly differing degrees in the individual product areas. “People in the vast majority of our markets have to deal with high inflation, the higher cost of living and more difficult construction conditions. All of this has led to a low propensity to consume and significant decline in construction permits – and ultimately to a low demand for our products”, says Michael Egger Jr., Chief Sales Officer Egger Group. Market and price pressure was considerable in the Building Products segment (products for wood construction and flooring). Unconsolidated turnover in this product area fell by -22.0% to EUR 704.9 million. In the Decorative Products segment

(products for furniture and interior design), the plants in Western and Eastern Europe have been well utilised. However, the situation in the core markets in Central Europe has been challenging, with the German-speaking region particularly experiencing extremely high market and price pressure. Since the beginning of 2024, the introduction of the new Egger Decorative Collection 24+ has provided positive momentum and positive levels of new incoming orders. The Decorative Products segment generated an unconsolidated turnover of EUR 3,629.0 million in the 2023/2024 financial year (-3.8% compared to the previous year).

SUSTAINABILITY AS A DRIVER

Egger has the ambition to contribute to protecting and preserving the future. Important momentum in the past financial year was the adoption of a forwardlooking climate strategy. Egger is committed to reducing its climate-impacting greenhouse gas emissions in line with the Paris Climate Agreement and is clearly committed to the Net Zero target by 2050. The family business will both reduce greenhouse gases in its own sphere of activity and influence, i.e. Scope 1 and 2, and also include the upstream and downstream value chain (Scope 3). 69% of the energy used now is already obtained from renewable sources. “We have set ourselves the ambitious Net Zero target. As for milestones, we have established pioneering climate targets for 2030. Measures are being implemented step by step and in close cooperation with our partners”, says Hannes Mitterweissacher, Chief Technology Officer EGGER Group.

The Egger Group is currently already implementing investment projects

which contribute to this climate protection commitment. In the past financial year 2023/2024, investments, including acquisitions, totalled EUR 568.6 million (previous year: EUR 540.6 million). “In addition to company acquisitions, this expenditure is spread across all of our plants – to secure the best industrial basis, expand existing capacities and produce in closed cycles which save resources as much as possible. For example, we have invested in significantly more capacity for coating with decorative surfaces, in furniture component lines and laminate production. These capacities open up new opportunities for us on the market”, says Frank Bölling, Chief Supply Chain Officer Egger Group.

MAJOR ADVANCES TOWARDS INTERNATIONAL GROWTH

The Egger Group has been taking significant steps in implementing its own growth strategy in the past financial year. In November 2023, the woodbased material manufacturer took over the chipboard plant in Markt Bibart (DE), and now, the Group officially has 22 production plants. Extensive investments in this latest plant are already being implemented, which will enable to use recycled wood and upgrade to laminated chipboard.

With the goal of further strengthening its own market position in Asia, at the start of 2024, the Egger Group acquired a 25.1% share in the Thai wood-based material manufacturer Panel Plus Co., Ltd. As a significant growth market, Asia plays an important role in strategic thinking. With Panel Plus, Egger has found the ideal partner to expand its own presence there.

The network of international recycling collection sites, which Egger operates

under the name Timberpak, has also been expanded to include additional branches. The wood-based material manufacturer has invested in its recycling collection sites in Poland, Italy, Germany, the UK and USA. These sites provide recycled wood, a valuable resource that is used in Egger plants for producing high-quality, new wood-based materials. Already 65% of the wood that EGGER uses in its wood-based materials comes from recycling or by-products from the sawmill industry.

Full details of the 2023/2024 financial year can be found in the Financial and Sustainability Report at: to.egger.link/credit-relations.

CAUTIOUS OUTLOOK FOR THE 2024/2025 FINANCIAL YEAR

The overall economic outlook remains extremely cautious, characterised by fragile markets, the resulting price pressure and geopolitical crises, such as, the ongoing Russia-Ukraine conflict, hyperinflation and drastic market slump in Argentina as well as the conflict in the Middle East.

The turnover and earnings expectations for Egger are correspondingly cautious. “Nevertheless, we are also very well positioned for this period of downturn.

We have a solid financial basis, a longterm, sustainable strategy, successful partnerships with our customers and suppliers and, above all, the best employees. Our sincere thanks go to our more than 11,000 employees, whose daily commitment makes all the difference. Our global team also knows how to turn a crisis into an opportunity”, agree all members of the Egger Group Management.

NASCE CARBON PLANET

“CARBON PLANET” È LA NUOVA PIATTAFORMA ITALIANA PER LO SCAMBIO DI CREDITI DI CARBONIO DI ALTA QUALITÀ. L’INNOVATIVA STARTUP E SOCIETÀ

BENEFIT SI PONE L’OBIETTIVO DI SUPPORTARE LE IMPRESE NEL PROCESSO DI TRANSIZIONE ECOLOGICA, INCENTIVANDOLE A RAGGIUNGERE I PROPRI OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ.

Il 29 gennaio 2024 Carbon Planet, startup innovativa e società benefit italiana, ha lanciato l’omonima piattaforma online, che si pone l’obiettivo di contribuire al processo di decarbonizzazione e di fornire alle aziende un prezioso strumento per lo scambio di crediti di carbonio di alta qualità, in linea con la “Proposta di regolamento che istituisce un quadro di certificazione dell'Unione per gli assorbimenti di carbonio” promossa dall’Unione Europea, ren-

dendo il business dei crediti di rimozione trasparente e certificabile.

La piattaforma dei crediti di alta qualità conterà sul supporto di esperti, organizzazioni e partner accomunati dalla conoscenza e dalla passione per le tematiche ambientali, tra i quali Rete Clima e il botanico di fama internazionale Stefano Mancuso. Carbon Planet è un marketplace all’avanguardia che, attraverso la tecnologia Blockchain, permette alle imprese di compensare e rimuovere le proprie emissioni con crediti di carbonio di alta qualità, garantendo la tracciabilità e l’uni-

Nella foto di gruppo, da sinistra a destra: Albino Angeli, Daniele Della Bona, Riccardo Fraccaro, Stefano Mancuso e Francesco Verre

cità dei certificati di rimozione di CO2, evitando così il rischio di double counting (doppio conteggio del credito di carbonio).

La tecnologia Blockchain viene dunque utilizzata per tracciare in modo permanente, sicuro e immutabile i certificati di rimozione (CDR) presenti sulla piattaforma

Carbon Planet, monitorandone il percorso dalla loro generazione e certificazione al loro utilizzo. Le aziende avranno così la possibilità di compensare le proprie emissioni residue in modo efficiente e trasparente.

Carbon Planet si pone l’obiettivo di favorire la transizione verso la neutralità climatica attraverso

“Crediti di rimozione” derivanti da “nature based solutions” all’interno della filiera del legno come, ad esempio, progetti di gestione forestale sostenibile ed edilizia strutturale in legno.

In occasione del lancio della piattaforma è stato nominato il consiglio di amministrazione composto da: Riccardo Fraccaro, già Sot-

tosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente di Carbon Planet; Stefano Mancuso, botanico, scienziato di fama mondiale e Direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (LINV) a Firenze; Albino Angeli, CEO di Xlam Dolomiti; Francesco Verre, senior partner di HitecVision e Daniele Della Bona, Amministratore Unico di FDB Consulting.

«L’Unione Europea sta orientando il mercato verso una maggiore qualità dei crediti di carbonio, affinché le aziende che intendono compensare le proprie emissioni di CO2 utilizzino strumenti realmente efficaci contro il riscaldamento climatico – afferma Fraccaro –. In Italia si trova una filiera che soddisfa a pieno i criteri di qualità richiesti dall’Unione e che possiede grandi potenzialità,

Riccardo Fraccaro. Stefano Mancuso.

ed è la filiera del legno. Carbon Planet ha costituito insieme alle aziende del legno una piattaforma di scambio di crediti di alta qualità per supportare le imprese nel processo verso la transizione ecologica e per valorizzare e alimentare un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese», conclude il neoeletto Presidente di Carbon Planet.

Proprio per aumentare la consapevolezza comune sulla cultura del legno, in occasione della 19ª edizione di Klimahouse, fiera internazionale sull’efficientamento energetico, bioedilizia e filiera del legno che si è tenuta presso la fiera di Bolzano dal 31 gennaio al 3 febbraio scorsi, Carbon Planet ha siglato un protocollo d’intesa con l’Associazione Nazionale dell’Industria del Legno (Filiera Legno).

Carbon Planet si è data quindi come obiettivo a lungo termine quello di sostenere le imprese nel processo di transizione ecologica, fornendo uno strumento concreto che le incentivi nel compiere azioni che abbiano un impatto positivo sul pianeta e per aumentare la consapevolezza delle aziende e del pubblico in merito alla cultura legata alla filiera del legno e alla gestione sostenibile dei boschi, mirando a generare soluzioni innovative da applicare all’intero asset del capitale naturale.

CARBON PLANET IS BORN

“CARBON PLANET” IS THE NEW ITALIAN PLATFORM FOR THE EXCHANGE OF HIGH-QUALITY CAR-

BON CREDITS.

THE INNOVATIVE STARTUP AND BENEFIT COMPANY AIMS TO SUPPORT COMPANIES IN THE ECOLOGICAL TRANSITION PROCESS, ENCOURAGING THEM TO ACHIEVE THEIR SUSTAINABILITY GOALS.

On January 29, 2024, Carbon Planet, an innovative startup and Italian benefit company, launched the online platform of the same name, which aims to contribute to the decarbonization process and provide companies with a valuable tool for the exchange of high-quality carbon credits, in line with the “Proposal for a regulation establishing a Union certification framework for carbon removals” promoted by the European Union, making the removal credit business transparent and certifiable. The high-quality credit platform will count on the support of experts, organizations and partners united by their knowledge and passion for environmental issues, including Rete Clima and the internationally renowned botanist Stefano Mancuso.

Carbon Planet is a cutting-edge marketplace that, through Blockchain technology, allows companies to offset and remove their emissions with highquality carbon credits, ensuring the traceability and uniqueness of CO2 removal certificates, thus avoiding the risk of double counting (double counting of carbon credits).

Blockchain technology is therefore used to permanently, securely and immutably track the removal certificates (CDR) present on the Carbon Planet platform, monitoring their path from their generation and certification to their use.

Companies will thus have the opportunity to offset their residual emissions

efficiently and transparently. Carbon Planet aims to promote the transition to climate neutrality through "Removal Credits" deriving from "nature based solutions" within the wood supply chain such as, for example, sustainable forest management projects and structural wood construction.

On the occasion of the launch of the platform, the board of directors was appointed consisting of: Riccardo Fraccaro, former Undersecretary of State to the Presidency of the Council of Ministers and President of Carbon Planet; Stefano Mancuso, botanist, world-renowned scientist and Director of the International Laboratory of Plant Neurobiology (LINV) in Florence; Albino Angeli, CEO of Xlam Dolomiti; Francesco Verre, senior partner of HitecVision and Daniele Della Bona, Sole Director of FDB Consulting.

«The European Union is orienting the market towards a higher quality of carbon credits, so that companies that intend to offset their CO2 emissions use truly effective tools against global warming – says Fraccaro –. In Italy there is a supply chain that fully satisfies the quality criteria required by the Union and that has great potential, and it is the wood supply chain.

CARBON PLANET

Carbon Planet has created, together with wood companies, a platform for exchanging high-quality credits to support companies in the process towards ecological transition and to enhance and feed a sector that is fundamental for the economy of our country», concludes the newly elected President of Carbon Planet.

Precisely to increase common awareness of wood culture, on the occasion of the 19th edition of Klimahouse , an international fair on energy efficiency, green building and the wood supply chain held at the Bolzano fair from 31 January to 3 February, Carbon Planet signed a memorandum of understanding with the National Association of the Wood Industry (Filiera Legno).

Carbon Planet has therefore set itself the long-term goal of supporting companies in the ecological transition process, providing a concrete tool that incentivizes them to carry out actions that have a positive impact on the planet and to increase awareness among companies and the public regarding the culture linked to the wood supply chain and the sustainable management of forests, aiming to generate innovative solutions to be applied to the entire natural capital asset.

Carbon Planet è una startup e società bene t italiana che supporta le aziende nel processo di decarbonizzazione attraverso “nature based solution” derivanti da progetti di quali cazione e gestione del capitale naturale, fornendo uno strumento che le incentivi nel compiere azioni sostenibili nell’interesse del Pianeta. Carbon Planet è un marketplace all’avanguardia che, attraverso la tecnologia Blockchain, permette alle imprese di compensare e rimuovere le proprie emissioni con crediti di carbonio di alta qualità, garantendo la tracciabilità e l’unicità dei certi cati di rimozione di CO2 ed evitando il rischio di double counting. Nel cda sono presenti Riccardo Fraccaro, già Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Stefano Mancuso, botanico e scienziato di fama mondiale, Albino Angeli, Ceo di Xlam Dolomiti, Francesco Verre, senior partner di HitecVision e Daniele Della Bona, Amministratore Unico di FDB consulting.

L’ACERO AMERICANO RISPLENDE IN TRIENNALE

IL 15 APRILE L’AHEC È STATA TRA I PROTAGONISTI DELLA MILANO DESIGN WEEK

CHE HA RAPPRESENTATO UN’OPPORTUNITÀ IMPAREGGIABILE NON SOLO PER MOSTRARE LE POTENZIALITÀ PROGETTUALI DEI LEGNI DI LATIFOGLIA SOSTENIBILI

MA ANCHE PER PROPORRE UNA PIATTAFORMA DI COLLABORAZIONI CREATIVE CON STRAORDINARI TALENTI EMERGENTI E GIÀ CONSOLIDATI, E PER PROMUOVERE UN APPROCCIO SOSTENIBILE AI MATERIALI GUIDATO DALL'EFFETTIVA DISPONIBILITÀ DELLE RISORSE PIUTTOSTO CHE DAI TREND.

di Pietro Ferrari

Anche per il 2024 AHEC è stato presente alla Milano Design Week in Triennale con la mostra Wallpaper "Class of '24" per portare alla ribalta l'Acero americano con l'artista e architetto Giles Tettey Nartey e Parti, studio interdisciplinare fondato nel 2015 da Eleanor Hill e Tom Leahy. «Collaborare con i creativi – ha dichiarato nell’occasione David Venables, Direttore Europeo di American Hardwood Export Council (AHEC) – è per noi una gioia immensa, possibile grazie alle opportunità uniche che ci offre l'essere un'organizzazione che rappresenta sia un settore industriale che una preziosa risorsa naturale.

Negli ultimi due decenni abbiamo stretto stimolanti collaborazioni con architetti e designer per mostrare le diverse potenzialità dei legni sostenibili che rappresentiamo».

Con il supporto di AHEC e Jan Hendzel Studio, ognuno dei desi-

gner ha utilizzato l'Acero americano come trampolino di esplorazione e sperimentazione, dando vita a due lavori molto diversi sebbene condividano un punto di partenza comune.

«Per noi – ha spiegato Jan Hendzel, fondatore dello Studio Jan Hendzel –, è stato importante bilanciare i tradizionali metodi di fa-

legnameria con le capacità di lavorazione digitale. In questi progetti celebriamo l'utilizzo dell'Acero americano, un bellissimo legno bianco crema, molto resistente e a grana sottile, con una venatura quasi illustrativa. La sfida per noi consiste nel capire fino a che punto possiamo spingerci».

COMMUNION DI GILES TETTEY NARTEY

Per il designer britannico-ghanese Giles Tettey Nartey, al suo debutto a Milano, il progetto è stato l'occasione per esplorare la cultura, la tradizione culinaria e i rituali della vita domestica in Ghana.

Realizzato in Acero americano, materiale resistente e duraturo, Communion è un tavolo progettato per la preparazione del fufu, un alimento base dell'Africa occidentale, che si ottiene pestando la manioca in un impasto. Il tavolo di Nartey reimmagina questa pratica come una performance comunitaria, in cui tutti si uniscono nell'atto

condiviso del preparare il cibo. Il suo progetto prevede un tavolo esterno dotato di nicchie, incavi, coppe e protuberanze per favorire il processo di preparazione e cottura, e un tavolo centrale dedicato al consumo e al pranzo condiviso. Il progetto include mortai (woduro) e pestelli (woma) per macinare la manioca, oltre a sedute ispirate sia agli sgabelli tradizionali Ashanti sia a quelli tipici della cucina ghanese.

«Communion – dichiara Giles Tettey Nartey – si sofferma sui rituali che danno vita agli oggetti presenti nelle nostre case, presentandoli non semplicemente come oggetti senza vita che riempiono i nostri spazi, ma come manufatti ricchi di significato emotivo e spirituale, che si animano attraverso la nostra routine quotidiana. Per me è anche una questione di funzionalità e di quale funzionalità ammiriamo e a cui diamo spazio.

Il pezzo celebra una pratica molto locale dell'Africa occidentale che qui viene presentata in un modo nuovo che mette in risalto il fattore "comune", consentendo a più persone di partecipare al procedi-

mento di preparazione del fufu. Un rito locale di tutti i giorni viene quindi trasformato in performance per mostrare tutta la bellezza che ho sempre visto nella vita quotidiana del Ghana».

PIROUETTE DI PARTI

Ispirata al movimento fluido dei tessuti e alla gioia infantile del roteare, la collezione Pirouette di Parti è una collezione di arredi in

In apertura, il designer Tettey Nartey.

In alto, gli schizzi e i disegni preparatori del tavolo di Acero americano battezzato “Communion” di Tettey Nartey progettato per la preparazione del fufu.

A sinistra, Sonia Maritan, direttrice del Legno con David Venables, Direttore Europeo di American Hardwood Export Council (AHEC) e il designer anglo-ghanese Giles Tettey Nartey

legno che esplora forme geometriche complesse.

Tradurre pieghe e grinze di un tessuto che si avvita e srotola in forme solide di sedute e tavoli è un processo impegnativo e complicato, solitamente associato alla scultura e ai più alti livelli di artigianato. In collaborazione con Jan Hendzel Studio, Parti ha intrapreso un viaggio di sperimentazione, spingendo oltre i limiti una macchina CNC a tre assi per scolpire il legno e sviluppare i suoi mobili.

La densità dell'Acero americano rende questo legno particolarmente adatto alla creazione di forme scultoree attraverso il taglio CNC. Poiché la macchina CNC ta-

glia solo un lato del legno, le forme sono semplificate e ogni pezzo è costituito da una serie di forme complesse collegate tra loro, con elementi superiori e inferiori che fungono da "chiavi" per bloccare tutto insieme e sostenere la struttura del mobile.

La torsione in diagonale del legno, con le sue scanalature setose contribuisce a creare un senso di fluidità e movimento nei pezzi, che sono tattili e dinamici e ricordano dei ballerini immortalati nel movimento. Nonostante l'aspetto complicato di Pirouette, l'attenzione meticolosa ai dettagli assicura che il processo di produzione rimanga snello ed efficiente, consentendo una miscela perfetta di comples-

A sinistra, Giles Tettey Nartey e le sue realizzazioni con un profondo riferimento all’arte e alla socialità africana.

A sinistra, Eleanor Hill, direttore di Parti.

Sopra gli schizzi e i disegni preparatori della collezione di arredi in legno nominata “Pirouette” di Parti che ha spinto oltre i limiti una macchina CNC a tre assi per scolpire il legno.

Eleanor Hill, direttore di Parti con Sonia Maritan e Davide Venables Pietro Ferrari con Michael Snow, Executive Director of AHEC

sità e semplicità in ogni pezzo. «Scolpire a mano un tessuto con materiali duri – dichiara Eleanor Hill, direttore di Parti – è un'operazione che abbiamo già visto nel corso della storia. In Parti, tuttavia, siamo interessati a utilizzare nuove tecnologie e processi, spingendoli oltre i limiti. Di conseguenza, il processo di realizzazione è parte integrante del progetto, e ne influenza i limiti. Il design finale si ottiene attraverso un processo di negoziazione tra l'espressione del pezzo e il processo di realizzazione. Anche se sarebbe stato più facile progettare un oggetto unico, fatto a mano, abbiamo voluto sfidare i limiti delle nuove tecnologie per creare un prodotto fabbricabile».

SOSTENIBILITÀ

E RIGENERAZIONE

DELLE FORESTE

Per AHEC, l'obiettivo principale di queste collaborazioni è colmare il divario tra il settore del design e la rigenerazione naturale delle foreste che forniscono i legni di latifoglia americani, e promuovere un approccio sostenibile ai materiali guidato dall'effettiva disponibilità delle risorse piuttosto che dai trend. Questo compito non è tutto “rose e fiori” come si suol dire, in una conversazione con Pietro Ferrari, collaboratore de “Il Legno”, Michael Snow che ricopre la carica di Executive Director di AHEC ha sottolineato la situazione non particolarmente positiva del trade dei legni duri americani: «I dati parlano di un segno meno nello scorso anno con una forte contrazione del mercato cinese, anche se grandi sforzi sono in corso per riaprire il dialogo con

questo importante canale di sbocco per i legni di latifoglie americani. Aggiungiamo che il 2023 – ha proseguito il manager – ha visto un calo del 36% degli assorbimenti europei. Non aiutano certo l’export le dinamiche dei trasporti in cui costi altissimi e servizio imponderabile contribuiscono a creare forti difficoltà ai produttori e agli esportatori. Anche madre natura ci ha messo del suo con un’epidemia provocata dall’Emerald Ash borer (minatore smeraldino del Frassino), un micidiale parassita di origine asiatica in grado di determinare la morte di una pianta in un massimo di tre anni».

Snow conclude però con una nota positiva che riguarda AHEC: la compagine degli associati cresce e diventa più robusta. Auguriamo a questa industriosa associazione successo nelle sfide che sta affrontando.

THE AMERICAN MAPLE SHINES AT THE TRIENNALE

ON APRIL 15, AHEC IS AMONG THE PROTAGONISTS OF THE MILAN DESIGN WEEK, AN UNPARALLELED OPPORTUNITY NOT ONLY TO SHOWCASE THE DESIGN POTENTIAL OF SUSTAINABLE HARDWOODS BUT ALSO TO PROPOSE A PLATFORM FOR CREATIVE COLLABORATIONS WITH EXTRAORDINARY EMERGING AND ESTABLISHED TALENTS, AND TO PROMOTE A SUSTAINABLE APPROACH TO MATERIALS DRIVEN BY THE ACTUAL AVAILABILITY OF RESOURCES RATHER THAN BY TRENDS.

Also for 2024 AHEC was present at the Milan Design Week in the Triennale with the Wallpaper exhibition "Class of '24" to bring American maple to the fore with the artist and architect Giles Tettey Nartey and Parti, an interdisciplinary studio founded in 2015 by Eleanor Hill and Tom Leahy.

«Collaborating with creatives – declared David Venables, European Director of American Hardwood Export Council (AHEC) on the occasion – is an immense joy for us, possible thanks to the unique opportunities that being an organization that represents both a industrial sector which is a precious natural resource. Over the last two decades we have established stimulating collaborations with architects and designers to show the different potential of the sustainable woods we represent».

“For us,” explains Jan Hendzel, founder of Studio Jan Hendzel, “it was important to balance traditional joinery methods with digital processing capabilities. In these projects we celebrate the use of American maple, a beautiful creamy white wood, very strong and fine grained, with an almost illustrative grain. The challenge for us is to understand how far we can push this.”

With the support of AHEC and Jan Hendzel Studio, each of the designers used American maple as a springboard for exploration and experimentation, resulting in two very different works although they share a common starting point.

COMMUNION BY GILES TETTEY NARTEY

For British-Ghanaian designer Giles Tettey Nartey, making his debut in Milan, the project was an opportunity to explore the culture, culinary tradition and rituals of domestic life in Ghana. Made of maple, a resistant and long-la-

sting material, Communion is a table designed for the preparation of fufu, a West African staple food, which is obtained by pounding cassava into a dough. Nartey's Table reimagines this practice as a communal performance, where everyone joins in the shared act of preparing food. His project includes an external table equipped with niches, recesses, cups and protuberances to facilitate the preparation and cooking process, and a central table dedicated to consumption and shared lunch. The project includes mortars (woduro) and pestles (woma) for grinding cassava, as well as seating inspired by both traditional Ashanti stools and those typical of Ghanaian cuisine.

«Communion – declares Giles Tettey Nartey – focuses on the rituals that give life to the objects present in our homes, presenting them not simply as lifeless objects that fill our spaces, but as artefacts rich in emotional and spiritual meaning, which come alive through our daily routine. For me it's also a question of functionality and what functionality we admire and give space to. The piece celebrates a very local West African practice which is presented here in a new way that highlights the "common" factor, allowing more people to participate in the fufu-making process. An everyday local ritual is then transformed into a performance to show all the beauty I have always seen in the daily life of Ghana».

PARTI PIROUETTE

Inspired by the fluid movement of fabrics and the childlike joy of twirling, Parti's Pirouette collection is a collection of wooden furniture that explores complex geometric shapes. Translating the folds and wrinkles of a fabric that twists and unrolls into solid seating and table forms is a challenging and complicated process, usually associated with sculpture and the highest levels of craftsmanship. In collaboration with Jan Hendzel Studio, Parti embarked on a journey of experimentation, pushing the limits of a three-axis CNC machine to carve wood and develop his furniture.

The density of maple makes this wood particularly suitable for creating sculptural forms through CNC cutting. Because the CNC machine cuts only one side of the wood, the shapes are simplified, and each piece is made up of a series of complex shapes linked together, with top and bottom elements acting as "keys" to lock everything together and support the structure of the wood. mobile.

The diagonal twisting of the wood, with its silky grooves, helps create a sense of fluidity and movement in the pieces, which are tactile and dynamic and reminiscent of dancers

immortalized in movement. Despite Pirouette's complicated appearance, meticulous attention to detail ensures that the manufacturing process remains streamlined and efficient, allowing for a perfect blend of complexity and simplicity in each piece.

«Sculpting a fabric by hand with hard materials – declares Eleanor Hill, director of Parti – is an operation that we have already seen throughout history. At Parti, however, we are interested in using new technologies and processes, pushing them beyond the limits. Consequently, the implementation process is an integral part of the project, and influences its limits. The final design is achieved through a process of negotiation between the expression of the piece and the manufacturing process. Even though it would have been easier to design a unique, handmade object, we wanted to challenge the limits of new technologies to create a manufacturable product».

SUSTAINABILITY AND REGENERATION OF FORESTS

For AHEC, the primary goal of these collaborations is to bridge the gap between the design industry and the natural regeneration of the forests that provide American hardwoods, and to promote a sustainable approach to materials driven by the actual availability of resources rather than by trend.

This task is not all "roses and flowers" as they say, in a conversation with Pietro Ferrari, collaborator of Il Legno, Michael Snow who holds the position of Executive Director of AHEC underlined the not particularly positive situation of the American hardwood trade : “The data speak of a minus in the past year with a strong contraction of the Chinese market, even if great efforts are underway to reopen the dialogue with this important outlet channel for American hardwoods.” We add that 2023 saw a 36 percent decline in European absorption. “The dynamics of transport in which very high costs and imponderable services contribute to creating serious difficulties for producers and exporters certainly do not help exports - continued the manager.” Even mother nature has done its part – added Snow – with an epidemic caused by the Emerald Ash borer, a deadly parasite of Asian origin capable of causing the death of a plant in a maximum of three years."

However, Snow concludes on a positive note regarding AHEC: the membership team is growing and becoming more robust. We wish this splendid association success in the

L'ECODESIGN PER IL PACKAGING

PER LE AZIENDE CHE HANNO RESO PIÙ SOSTENIBILI I LORO IMBALLAGGI SONO

RIMASTE APERTE FINO A FINE APRILE LE CANDIDATURE DELL’UNDICESIMA EDIZIONE DI ECOPACK, IL BANDO CONAI PER L’ECODESIGN ED È PREVISTA LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE IL PROSSIMO NOVEMBRE.

di Alessandro Bizzotto

Nuova chiamata alle “armi della sostenibilità” per le imprese italiane con l’undicesima edizione di Ecopack, il Bando CONAI per l’ecodesign.

L’undicesima edizione di Ecopack, il Bando che il Consorzio Nazionale Imballaggi dedica alle imprese che hanno rivisto i loro imballaggi in chiave green si è aperta il 27 febbraio scorso e le candidature sono rimaste aperte fino al 30 aprile.

Le proposte dei partecipanti sono state analizzate tramite l’Eco Tool CONAI e sottoposte al vaglio di

una giuria di tecnici. La cerimonia di premiazione è prevista per il prossimo novembre.

Come ogni anno, il Bando vuole sensibilizzare il tessuto imprenditoriale italiano all’importanza di immettere sul mercato packaging sempre meno impattanti, ed è aperto a tutte le aziende che hanno rivisto i loro imballaggi in chiave green. Per essere ammesse in gara, devono aver rivisto i loro imballi con interventi di ecodesign usando almeno una fra le otto leve di prevenzione: riutilizzo, facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materiale riciclato/recuperato, risparmio di materia prima, ottimizzazione dei processi produttivi, ottimizzazione della logistica, semplificazione del sistema imballo e – novità 2024 – risparmio di materia prima vergine, introdotta per valorizzare gli interventi che limitano il prelievo di risorse primarie.

IN PALIO UN TOTALE

DI 600.000 EURO

50.000 euro saranno riservati ai cinque super-premi, gli Incentivi per l’innovazione circolare. A far parte di questa cinquina saranno i tre casi che si saranno distinti

nell’attivare le leve di ecodesign del riutilizzo, della facilitazione delle attività di riciclo e dell’utilizzo di materia prima seconda; e i due casi che avranno generato benefici ambientali promuovendo nuove applicazioni e tecnologie particolarmente innovative.

Gli altri 550.000 euro verranno suddivisi tra tutti i casi ammessi, proporzionalmente al punteggio ottenuto.

Potrà inoltre essere assegnata una menzione speciale a un caso che si sarà distinto per aver apportato innovazioni nel settore e-commerce.

«Una nuova occasione per promuovere le buone pratiche di progettazione sostenibile – ha commentato Ignazio Capuano, presidente CONAI –. L’uso responsabile delle risorse è sicuramente una delle strade da percorrere per tutelare il Pianeta: è sempre più importante premiare le imprese che progettano i loro imballaggi tenendo conto della necessità di riciclarli più facilmente o di riutilizzarli, e che li creano usando materia di secondo utilizzo. Il loro sforzo contribuisce anche a un significativo risparmio di acqua e di energia, e rappre-

senta un esempio virtuoso che speriamo altre aziende seguiranno».

I casi presentati sono stati esaminati dal Comitato tecnico che ha verificato i requisiti riportati nel Regolamento e poi sono stati sottoposti all’analisi del ciclo di vita (LCA) attraverso l’Eco Tool CONAI, che ne valutato i miglioramenti ambientali generati in termini di risparmio idrico, di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni di CO ₂. Sarà poi un Comitato tecnico allargato, composto da figure del sistema CONAI e da esperti esterni, a scegliere i cinque super-premi.

Tutti i vincitori saranno annunciati a metà novembre 2024.

ECODESIGN FOR PACKAGING

FOR COMPANIES THAT HAVE MADE THEIR PACKAGING MORE SUSTAINABLE, APPLICATIONS FOR THE ELEVENTH EDITION OF ECOPACK, THE CONAI CALL FOR ECODESIGN, REMAINED OPEN UNTIL THE END OF APRIL, AND THE AWARDS CEREMONY IS SCHEDULED FOR NEXT NOVEMBER.

A new call to the “sustainability weapons” for Italian companies with the eleventh edition of Ecopack, the CONAI call for ecodesign.

The eleventh edition of Ecopack, the call that the National Packaging Consortium dedicates to companies that have revised their packaging in a green way, opened on February 27, and applications remained open until April 30. The proposals of the participants were

analyzed using the CONAI Eco Tool and submitted to the scrutiny of a jury of teThe awards ceremony is scheduled for next November.

Like every year, the Call aims to raise awareness among the Italian business community about the importance of introducing increasingly less impactful packaging to the market, and is open to all companies that have revised their packaging in a green way. To be admitted to the competition, they must have revised their packaging with ecodesign interventions using at least one of the eight prevention levers: reuse, facilitation of recycling activities, use of recycled/recovered material, saving raw materials, optimization of production processes, optimization of logistics, simplification of the packaging system and – new for 2024 – saving virgin raw materials, introduced to enhance interventions that limit the extraction of primary resources.

A TOTAL OF 600,000 EUROS UP FOR GRABS

50,000 euros will be reserved for the five super-prizes, the Incentives for circular innovation.

This top five will include three cases that have distinguished themselves in activating the ecodesign levers of reuse, facilitating recycling activities and using secondary raw materials; and the two cases that have generated environmental benefits by promoting new applications and particularly innovative technologies.

The other 550,000 euros will be divided among all the admitted cases, proportionally to the score obtained.

A special mention may also be awarded to a case that has distinguished itself for having brought innovations to the e-commerce sector.

«A new opportunity to promote good practices in sustainable design – commented Ignazio Capuano, president of CONAI –. The responsible use of resources is certainly one of the paths to take to protect the Planet: it is increasingly important to reward companies that design their packaging taking into account the need to recycle it more easily or reuse it, and that create it using second-use material. Their effort also contributes to significant savings in water and energy, and represents a virtuous example that we hope other companies will follow».

The cases presented were examined by the Technical Committee that verified the requirements reported in the Regulation and were then subjected to the life cycle analysis (LCA) through the CONAI Eco Tool, which evaluated the environmental improvements generated in terms of water savings, energy savings and reduction of CO2 emissions. An extended Technical Committee , composed of figures from the CONAI system and external experts, will then choose the five super-prizes. All the winners will be announced in mid-November 2024.

AGENTI

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GM Sistemi s.r.l.

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Microtec Innovating Wood s.r.l.

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Perché MiCROTEC? Perché è leader mondiale della tecnologia e del mercato nel campo del rilevamento intelligente delle proprietà del legno per l'ottimizzazione del suo utilizzo nell'industria della lavorazione del legno e stabilisce gli standard in questo mercato dal 1980. Non c'è processo che non sia razionalizzato, ottimizzato e accelerato da tecnologie e sistemi MiCROTEC. Sempre con l'impegno di fornire al cliente l'utilizzo economicamente ed ecologicamente più sostenibile del legno.

TRAVI LAMELLARI

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ARCO

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