8 minute read

COluMNs // fAusTOCONCArDI

DORIANO //zacchilli’s COluMNs

Fausto Concardi, nato a Pavia, classe 1953 e una forma fisica ancora invidiabile. E’ facile trovarlo a smanettare come ai vecchi tempi, nel campo di allenamento allestito dal locale Moto Club, anche se non più alla guida dei poderosi 2 tempi KTM da 500cc ma in sella a una più “tranquilla” 350 4 tempi sempre della marca austriaca, a cui Fausto è rimasto legato nel tempo. Chi non è più “verdissimo” di età e seguiva il motocross negli anni ’80, quasi sicuramente si ricorderà di questo forte pilota pavese, che si è sempre distinto con onore in tutte le categorie in cui ha partecipato. Categorie che poi, a quei tempi, erano solo tre: cadetti, junior e senior. Per inciso: periodo oggettivamente rimpianto da tutti i protagonisti dell’epoca perchè si era nel pieno boom della specialità, con cancelli di partenza sempre strabocchevoli e con un indotto economico che permetteva a un’ampia schiera di piloti di pagarsi tutte le spese e magari di mettersi in tasca pure qualcosa.

Advertisement

Allora Fausto, cosa ci dici dei tuoi inizi? Come tutti i ragazzini dell’epoca ho cominciato con un piccolo cinquantino da cross comperato usato, un Mueller, con cui ho cominciato a fare qualche gara sociale. Per passare poi nel ’73 ad un SWM 50 con cui ho debuttato nei cadetti. Ma la vera svolta è avvenuta nel 1975 quando ho comperato un KTM 250, facendo terzo nel Campionato Italiano.

FAUSTO // CONCARDI Mr. “Italian HOLE SHOT”

Questo risultato ti ha invogliato a insistere

Si, infatti da qui in poi la mia carriera è “decollata” passando Junior prima col Maico e poi sotto l’egida della KTM Sibimotor grazie ad un grande appassionato e cioè il Sig. Luigi Toschi. Una vera garanzia, che tutti nell’ambiente conoscono in quanto sotto la sua ala protettrice, sono in seguito cresciuti fior di campioni. Senza fare nomi: Alessandro Puzar. Nel 1979 un breve ritorno sul Maico grazie al grande Basilio Portelli, con uno dei rammarichi più grandi della mia carriera, e cioè aver perso il campionato italiano junior 500 a causa di qualche inconveniente tecnico. Campionato comunque chiuso alle spalle di Alberto Dotti, meritevole vincitore. Questo risultato mi ha in ogni caso permesso di debuttare nella categoria senior l’anno successivo, in una squadra che incute ammirazione solo a nominarla e cioè il Team Farioli. Confesso che essere stato scelto per guidare le KTM gestite dalla squadra bergamasca e vestire gli stessi colori di piloti del calibro di Ivan Alborghetti e Giuseppe Andreani, fu una soddisfazione incredibile, sia per me che, a cascata, per i miei amici pavesi. Mi si apriva il mondo della massima categoria del motocross nazionale con i migliori presupposti tecnici possibili.

Chi scrive ha avuto il privilegio di seguirti in tutto il tuo percorso nella massima categoria, ma credo sia interessante sapere come mai tu sia passato senior relativamente tardi, a 26 anni. C’è un motivo? In effetti non ero proprio giovanissimo, ma bisogna tener conto che per me il motocross era una grande passione ma non lo scopo principale della mia vita, in quanto ero anche iscritto alla facoltà di economia e commercio e quindi portavo avanti, entrambe le situazioni. Diciamo che la doppia attività di studente e di pilota professionista, ha un po’ dilatato i tempi.

Parliamo un po’ delle tue caratteristiche tecniche. Sugli imperanti social, nei vari gruppi di appassionati, vengono postate

foto che ti vedono immancabilmente autore di incredibili holeshot. Una foto di queste è stata addirittura usata per la locandina del mondiale 250 a Sittendorf nel 1984. A dire il vero non ho mai praticato allenamenti specifici per alimentare questa caratteristica. E’ una sensazione che ti porti dentro quella di cogliere l’attimo giusto. Teniamo comunque presente che ai miei tempi i cancelli di partenza non erano all’americana, si abbassavano in avanti e quindi era anche necessario un filo di malizia per anticipare la caduta del cancello. Diciamo che nel 99% dei casi le cose funzionavano bene ma succedeva anche di innescare situazioni al limite del comico, come nella gara di campionato italiano 250 cc a San Severino Marche nel 1983...

Racconta, racconta, io se ci penso rido ancora adesso...... Beh diciamo che fui troppo precipitoso nel cercare di anticipare la caduta del cancelletto e andai a sbatterci contro, finendo involontariamente per ruzzolare davanti ad esso e causando di conseguenza l’interruzione della procedura di partenza. Ripeto, involontariamente, anche se la Direzione Gara non fu dello stesso avviso e mi richiamò ufficialmente. Però in genere si, ero abbastanza esperto nelle partenze e questo mi facilitava il compito in quanto partire davanti, come tutti sanno, è basilare nel motocross, soprattutto all’epoca, quando le manches duravano 40 minuti + 2 giri e in considerazione del fatto che la mia condizione atletica non fosse particolarmente eccelsa. Diciamo che partire davanti mi permetteva di andare quasi sempre a punti che, ricordo, venivano assegnati solo ai primi dieci classificati.

Quindi la condizione atletica diciamo che un fu punto debole della tua carriera Si e no, nel senso che non sono mai stato un fissato della preparazione fisica, non sono mai andato in palestra e anche le uscite in moto infrasettimanali, erano abbastanza sporadiche. Sopperivo con le mie capacità tecniche alle carenze fisiche, nel senso che fino a quando il fisico reggeva, potevo giocarmela con i migliori dell’epoca, come a Lovolo nel 1982 quando riuscii a tenermi dietro per parecchi minuti Maddii e Rinaldi con le Gilera ufficiali. Ovviamente quasi sempre dopo i 20 minuti di gara calava il buio e anche la zona punti a volte diventava una chimera, per la disperazione dei miei seguidores, (ti fischieranno le orecchie) e di chi aveva investito su di me. Però questa predisposizione, mi permise, con l’avvento del famoso Supermotocross o dei primi indoor a Genova, di fare

ottime figure in quanto la ridotta durata delle batterie di queste manifestazioni, mi consentiva molte volte di stare coi primi fino alla fine. Ricordo con piacere gare finite sul podio come ad esempio nel Supermotocross di Castiglione del Lago, senza poi citare la fantastica edizione del Superbowl a Genova nel 1982, dove durante la finale, ad esempio, il mitico funambolico Danny Chandler mi portò via la ruota davanti alla prima curva mentre ero nelle prime posizioni. vUn altro bel ricordo è legato alla manche di consolazione del mondiale 500 a Sittendorf nel 1983. Fui escluso dalla gara in quanto nella mia batteria cronometrata di qualificazione praticamente trovai tutti i piloti ufficiali delle marche giapponesi, Carlqvist, Malherbe, Noyce..... vado avanti? Ma appunto nella manche di consolazione, tu mi raccontasti che all’abbassarsi del cancello si sentì solo una moto accelerare per prima e poi tutto il gruppone a seguire, e la foto di quella partenza fu, come già detto, usata per la locandina del mondiale 250 dell’anno dopo.

Raccontaci un po’ della tua esperienza nel mondiale allora Nel 1983 avevo già deciso di smettere a fine anno in quanto vicino alla laurea e poi tra l’altro ero prossimo ai 30 anni. Comunque a parte queste considerazioni, fu un anno che a livello tecnico mi diede grandi soddisfazioni, perchè, pur non essendo più nel Team Farioli, ero tornato sotto l’ala protettrice del Sig. Toschi e la mia dotazione tecnica era sempre di primissimo livello. Ricordo ad esempio la prima gara in assoluto organizzata sulla pista di Mantova a Marzo dove il Sig. Farioli mi mise a disposizione il K 250 ufficiale che Van Der Ven aveva usato l’anno prima nel mondiale. Oppure le ottime moto che usai nelle mie quattro esperienze del mondiale 500. Moto che a livello motore non erano tecnicamente inferiori a quelle in dotazione ai piloti ufficiali della marca austriaca. A Payerne, prima gara del torneo iridato, fallii la qualificazione per le avverse condizioni atmosferiche. Di Sittendorf abbiamo già detto. A Lovolo, per la tappa italiana, imbroccai un’ottima partenza nella seconda manche e grazie a questa finii la gara nei primi quindici. A San Marino invece incappai in un weekend difficile ma la cosa non mi preoccupò troppo in quanto il giorno dopo, 15 Agosto, avrei dovuto partecipare alla tappa finale della prestigiosissima Coppa 1000$ sulla pista altrettanto mitica di Esanatoglia e dove contavo di fare una bella figura. Purtroppo le aspettative mie e del mio team non furono mantenute. A margine ci tengo a ricordare che il gettone di partenza nel mondiale, garantiva a chiunque di pagarsi le spese di trasferta. Veramente un altro mondo devo dire. Per tornare alla vicinanza dei vertici KTM nei miei confronti, particolarmente gratificante fu il collaborare in quegli anni allo sviluppo delle sospensioni per le moto di serie, con frequenti trasferte in quel di Mattighofen.

La tua carriera pur non raggiungendo vertici assoluti, ti ha regalato ugualmente grandi soddisfazioni Si certo. Non mi posso lamentare assolutamente. Tra l’altro, come tanti campioni blasonatissimi, ho chiuso il mio periodo agonistico ad alto livello, con la vittoria in una gara nazionale a Mantova nel Novembre del 1983. La mia prima vittoria da senior è coincisa con l’ultima gara della carriera. Vittoria ottenuta sempre grazie ad un paio di holeshot. Un po’ il mio marchio di fabbrica. Tra l’altro ci tengo a ricordare i tanti prestigiosi avversari o compagni di squadra che ancora oggi mi onorano della loro amicizia. Quindi si, devo dire che il bilancio è molto positivo.

In effetti quel giorno a Mantova non poteva esserci commiato migliore dall’attività agonistica. Ricordo che durante la premiazione lo speaker ti tributò bellissime parole di saluto. Si veramente, il buon Paolo Conti a momenti mi fece commuovere.

Grazie per la chiacchierata Fausto e a presto. Grazie a te, è stato un piacere.

This article is from: