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UN MAGISTRATO ANTI-CAMORRA
INTERVISTA A GIOVANNI COLANGELO di alessia petrera
Ritieni che la cattura di Matteo Messina Denaro rappresenti il declino della “vecchia mafia”? Quali potranno, secondo te, essere gli sviluppi della lotta alla mafia?
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La cattura di Matteo Messina Denaro è un episodio del contrasto alla criminalità organizzata e alla mafia in particolare, non credo che porti alla sconfitta definitiva della mafia perché, affinché questo accada, ci vuole una presa di coscienza generale. Il fatto che Matteo Messina Denaro sia rimasto latitante per trent’anni in un paese così piccolo, dove sono state già trovate una serie di persone che erano a conoscenza della sua vera identità, e probabilmente se ne troveranno anche altre, dimostra che godeva di una base d’appoggio, di un supporto logistico, di consenso o di omertà o di timore che gli ha consentito di eludere la cattura per tutto questo tempo. Questo è quindi, sicuramente, un episodio importante, ma come diceva Falcone: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un inizio, una sua evoluzione e una sua fine.” Siamo certamente in una fase evolutiva, quali saranno le conseguenze lo potranno dire solo il futuro e la tenacia della lotta alla criminalità organizzata.
Secondo te quanto distorce la stampa fatti di questo genere per arrivare allo scoop?
Come per tutte le cose umane c’è la stampa migliore, quella più seria, più consapevole e anche più responsabile, che cerca di riportare i fatti in modo oggettivo, ma anche quella meno fedele. Ci sono indubbiamente, e ci saranno sempre, i casi in cui sono stati enfatizzati o sminuiti alcuni aspetti piuttosto che altri per arrivare allo scoop, per fare il titolone o per dare risalto alla notizia. La cosa importante nel giornalismo è che ci siano sia i fatti che l’opinione del giornalista. Si deve però mettere il lettore in una posizione tale che sia in grado di distinguere la realtà oggettiva dai pareri dell’autore.
Com’è cambiato il modus operandi della mafia rispetto agli anni Novanta?
Credo che sia una cosa abbastanza evidente: se si scorrono le cronache a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta si vedono una serie di fatti violenti, omicidi, attentati, esplosioni, vittime che lavoravano per lo Stato e anche vittime innocenti come, per esempio, la bambina che morì a Firenze per l’esplosione di una bomba. Questo perché la mafia, in quel periodo, decise di operare attraverso azioni simboliche, aggressive e clamorose, per imporre con la violenza manifesta la sua opposizione allo Stato. Questi fatti nell’opinione pubblica hanno provocato sconcerto, reazioni e anche opposizione, quindi la mafia ha cambiato sistema, passando a metodi più sofisticati, sottotraccia e meno evidenti. La criminalità organizzata adesso agisce soprattutto tramite l’amministrazione, mediante forme di corruzione, con persone qualificate a livello professionale che vadano ad inserirsi nei tessuti economici e sociali in maniera subdola e nascosta. Le iniziative giudiziarie hanno evidenziato un diverso livello di operatività e di governance delle mafie. Accanto alla mafia tradizionale si è sviluppata una mafia imprenditrice che opera anche con la corruzione, il riciclaggio e gli investimenti leciti e illeciti nel tessuto dell'economia.
Quali sono gli ostacoli e gli intralci che hai incontrato durante la tua carriera e che ti hanno impedito di svolgere il tuo lavoro come avresti voluto?
Gli ostacoli e gli intralci non sono mai manifesti, ma sempre più nascosti, meno evidenti. Qualche volta, soprattutto nei reati di pubblica amministrazione o finanziari ed economici, sono l’occultamento di prove, di atti, la mancata collaborazione dei coinvolti e le pressioni esterne; a livello di criminalità organizzata, invece, sono ovviamente le forme di omertà o di paura da parte dei cittadini. Ma, mentre queste ultime sono più comprensibili, perché non si può chiedere a tutti di essere degli eroi, le forme più sottili di connivenza sono meno giustificabili e meno tollerabili. Diceva uno scrittore tedesco, Bertold Brecht: