2 minute read

PRIMI AL MONDO... E POI?

Di martina lombardo

Di recente è stato pubblicato il QS World University Rankings by Subject edizione 2023, con il gratificante risultato che pone per il terzo anno di fila La Sapienza di Roma come migliore università al mondo dove studiare Lettere classiche e Storia antica.

Advertisement

Queste classifiche tendono a non essere poi così attendibili, ma è interessante notare come per un paio di giorni lo studio della classicità sia salito agli onori della cronaca come un’eccellenza di cui farsi vanto, per poi tornare nella relativa oscurità dove solitamente dimora.

Dimora che non è affatto condivisa con le STEM (Science, Technology, Engeneering, Mathematics, n.d.r.), di cui oltretutto non viene mai messa in discussione l’importanza – e a ragione.

Ma non è mortificante che il classicista debba continuamente giustificare la propria esistenza di fronte allo studioso di una delle STEM? Non è demotivante la spinta che si sente da certe parti del mondo del lavoro che sprona i giovani a concentrarsi su quelle soltanto e non sugli studi umanistici?

Sorgerebbe spontaneo allora chiedersi perché ogni appassionato studente di lettere, classiche o moderne che siano, o di storia e filosofia non viva in uno stato costante dubbio nichilista circa il valore della propria materia d’elezione.

A maggior ragione quando, alla pubblicazione del QS Ranking, nella cultura mediatica Humanities è stato spesso reso con “Scienze umane”, cosa ben diversa dal concetto di “Studi umanistici”.

Di contro, questo estraniamento è anche dovuto a un ripiegamento in sé stessi degli umanisti, un atteggiamento di chiusura nei confronti della società. Spesso poi alimentato da un certo snobismo che incolpa “l’ignorante mondo di fuori” (e sotto sotto forse si lamenta “o tempora, o mores!”) che stolido non vuole comprendere né apprezzare l’infinita ricchezza che il classicista si trova a maneggiare; quando invece sarebbe compito del classicista stesso, proprio perché esperto in materia, rendere accessibile e appetibile quel repertorio per il grande pubblico.

In un momento storico caratterizzato da dibattiti etici che spesso portano ad interrogarsi circa l’essenza della persona, risulta impellente rivolgersi ai classici come base di conoscenze e sapienza già acquisite, per poi sviluppare la riflessione.

In questo numero trattiamo per esempio il tema della guerrae di come raccontiamo la guerra: è impossibile prescindere dalla lezione del teatro greco, dove i grandi drammaturghi influenzavano la polis mostrando la guerra come segno di potenza della città (come Eschilo ne I Persiani) o come insensata, ottusa e inutile (almeno su questo Euripide e Aristofane erano d’accordo).

Trattiamo anche di hardware. E non posso far a meno di pensare ai molti articoli che ho visto pubblicati specialmente negli Stati Uniti, in cui si esorta a fare i conti con la realtà cui andiamo incontro, il mondo dell’Intelligenza Artificiale, e a concentrarci su ciò che ci rende umani, specializzandoci in ciò che le IA non potranno mai imitare: un’insolita spinta proprio al formarsi nelle discipline umanistiche, che dunque abbandonerebbero lo stigma che le identifica come di second’ordine (come siamo giunti a tanto, quando c’è stato chi ha provato a far risorgere l’intera civiltà occidentale attraverso i classici?).

Dunque sì, La Sapienza ha ricevuto il primo posto nel Ranking: sfruttiamo questa informazione per tornare a riflettere sui classici, e su come riportarli al centro della nostra società.

La mente dietro Arduino

La guerra mediatica

Donne in parlamento

Intervista al M. Sartorelli

Viaggio onirico nel Medioevo

...E Berta filava

Acqua in bocca!

Libertario

Zabaoroscopo

Zabarecensioni

Zabaenigmistica

PAG.3

PAG.4

PAG.6

PAG.7

PAG.9

PAG.10

PAG.11

PAG.12

PAG.12

PAG.13

PAG.14

This article is from: