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MUSICA, CULTURA E I LIMITI

CONVERSAZIONE COL MUSICOLOGO M. FABIO SARTORELLI DELLA

Nella presentazione che ha tenuto qui al Parini ha illustrato come grandi dell’Opera come Verdi e Puccini partecipavano alla creazione di pubblicità dove venivano sfruttate le loro produzioni, cosa che può sembrare un po’ inusuale. Può spiegare perché ciò accadeva?

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Accadeva perché l’Opera fu per molto tempo un veicolo di comunicazione popolare: Gramsci la definì “spettacolo popolare”. Per una buona parte del Novecento, l’Opera continuò ad essere un mezzo per parlare alle masse. Lo divenne ancora di più nel momento in cui furono aperti grandissimi spazi adibiti all’Opera, come l’Arena di Verona o lo Sferisterio di Macerata, in grado di accogliere migliaia e migliaia di persone, e con l’arrivo della televisione negli anni Cinquanta essa naturalmente si divulgò maggiormente. Per riassumere, benché oggi la situazione sia un po’ cambiata e l’Opera non svolga più un ruolo prevalente nell’ambito della comunicazione alle masse, per molto tempo invece l’identificazione di essa con il popolare fu quasi automatica.

Anche i grandi nomi della cultura, come D’Annunzio e Puccini, a quei tempi partecipavano spesso alla creazione di

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