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ATTUALITÀ DONNE IN PARLAMENTO
Da Aristofane Alla Realt
Di alessia petrera
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TTutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, così recita l’articolo tre della nostra costituzione e forse, l’Italia, qualche piccolo passo verso la parità di genere, almeno per quanto riguarda la politica, lo sta finalmente facendo: basti pensare alla recente elezione a Premier di Giorgia Meloni, che il 22 ottobre dello scorso anno è diventata la prima donna a ricoprire questa carica nella storia del nostro Paese, o a quella della Schlein, nuova Segretaria del PD. Guardando più da vicino, però, ci si accorge che l’Italia ci restituisce sotto questo punto di vista un quadro piuttosto conflittuale e scostante. Proprio la leader di Fratelli d’Italia infatti, sembra star trascurando questo aspetto, avendo assemblato un governo con il più basso tasso di presenza femminile sin dal 2011, contando solo sei donne tra i ventiquattro ministri da lei scelti.
Sicuramente dal 1976, quando in Italia fu eletta la prima donna a ricoprire la carica di ministro – Tina Anselmi, Ministro del Lavoro –, di progressi ne sono fatti, eppure non abbastanza: secondo la classifica stilata annualmente dal World Economic Forum l’Italia è 36esima per numero di donne in Parlamento, ma ultima per nu- mero di donne ad aver ricoperto la carica di leader. In cima alla lista, invece, troviamo paesi come Islanda e Norvegia, due stati guidati da Premier donne. In Islanda Katrín Jakobsdóttir ricopre stabilmente la carica da ben sei anni, mentre in Finlandia Sanna Marin, di soli 36 anni, è stata la donna più giovane al mondo ad aver mai assunto questo ruolo, non senza qualche difficoltà, ma sempre capace di farsi rispettare e temere dall’opposizione. Ma loro non sono le uniche: ad oggi in Europa sono ben dieci i paesi guidati da donne, questo significa quasi uno Stato su tre, il tasso più alto mai registrato in Europa. Inoltre, a screditare l’ipotesi che si tratti solamente di un fenomeno passeggero, Polonia, Regno Unito, Finlandia e Moldavia detengono il primato di aver già avuto ben tre Primi Ministri donna per Stato. A cosa è dovuto allora un così grande dislivello tra l’Italia ed il resto d’Europa? Le cause sono sicuramente molteplici: l’altissima percentuale di contratti part time, le differenze salariali e la mancata possibilità di avanzamento a livello professionale sicuramente non aiutano una donna che cerchi di fare carriera. Per non parlare di asili nido e scuole elementari che in alcune zone del Paese chiudono troppo presto, impedendo a qualsiasi madre di portare a termine una giornata lavorativa di otto ore, o della mentalità, ancora fin troppo radicata in Italia, che alle donne si addica di più il grembiule da cucina piuttosto che una divisa da lavoro. Insomma, perché i piccoli passi avanti di cui abbiamo parlato prima diventino sempre più frequenti e di maggiore rilievo, bisognerà avvicinarsi alla parità di genere a tutto tondo, cercando di aiutare quelle donne e quelle madri che aspirano a entrare in politica e non solo, e incoraggiandole a seguire gli esempi di quelle che già ce l’hanno fatta.