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VIAGGIO ONIRICO NEL MEDIOEVO
Di massimiliano f auto L'INIZIO DI UN NUOVO PROGETTO L
Oggi la scienza definisce il sogno come un fenomeno psichico caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni riconosciuti come apparentemente reali dal soggetto sognante, legato alla fase REM, un momento d’intensa attività cerebrale durante il ciclo del sonno. Sigmund Freud scrisse per primo riguardo all’origine interiore dei sogni, in quanto manifestazioni represse dell’inconscio, grazie alle quali il paziente poteva conoscere gli aspetti nascosti della sua personalità mediante l’interpretazione dei sogni in terapia. Era nata una nuova disciplina: la psicanalisi. Ma l’uomo ha sempre interpretato i propri sogni da quando è dotato di coscienza, e un tempo essi racchiudevano un significato diverso rispetto a quello che conosciamo oggi. Ad esempio, in passato i sogni erano considerati doni divini, e le manifestazioni oniriche che avvenivano verso l’alba erano il chiaro segno di una futura profezia. Del resto, l’arte divinatoria nell’Antichità e nel Medioevo era tenuta in grandissima considerazione. A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda: se nel corso del tempo l’opinione comune riguardo ai sogni è mutata, durante le diverse epoche storiche le persone sognavano in modo diverso? In parte sì e in parte no.
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Con l’obiettivo di dimostrare le differenze che ci separano dagli uomini del passato e ciò che invece ci accomuna, la redazione di Zabaione ha elaborato il progetto “I sogni nel Medioevo”. Una raccolta di testimonianze oniriche del periodo, esaminate con lo scrupolo di uno psicanalista e lo sguardo di uno storico. Il nostro primo “paziente” è il re di Francia Carlo VI, vissuto tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento; era talmente entusiasmato per l’esperienza vissuta, che aveva raccontato il suo sogno a tutti i cortigiani, e così, fra le pagine di una delle tante cronache del tempo, è arrivato fino a noi. Il sovrano sognò di aver ricevuto in dono un falcone da caccia, all’epoca vero e proprio status symbol, ma una volta trovatosi a cavallo, il falcone gli era scappato dall’avambraccio, e lui si era lanciato al suo inseguimento senza mai raggiungerlo. Qui riconosciamo un meccanismo proprio dei sogni di tutte le epoche: spesso, infatti, ci capita di sognare di fare qualcosa, mentre dei continui impedimenti non ci permettono di portarlo a termine. Allo stesso tempo però notiamo delle differenze: i sogni sono “arredati” con gli elementi che albergano nella nostra vita. E, se nel Medioevo l’oggetto del desiderio poteva essere un falcone, oggi magari sarebbe un’auto sportiva. Torniamo però al nostro Carlo VI: il re rincorre il falcone, ma non riesce mai a prenderlo, così si ritrova ai margini di una foresta. Scende a piedi e s’inoltra nella selva per cercare il falco, ma in una radura, anziché il volatile, trova un cervo alato che si comporta come un animale domestico. Il re sale in groppa al cervo e prende il volo a cavallo dell’animale; mentre attraversa il cielo ritrova il suo falcone e riesce a recuperarlo. Così esulta, dicendo “Che cavalcata! Non ho mai cavalcato meglio!”. E in quel momento si sveglia.
Questa, però, è soltanto una fra tante storie; la materia dei sogni, infatti, è ricca di variazioni e possibilità e, proseguendo il nostro viaggio, scopriremo quanti legami inesplorati si celino tra il sogno e le altre realtà quotidiane. Tramite altri “pazienti”, alcuni molto famosi, altri meno, scopriremo le antiche interpretazioni e i differenti significati legati ai sogni nel Medioevo. Attraverso cronache e importanti opere letterarie, vedremo come la raffinatezza del sogno in veste di comunicatore, la sua importanza nel mondo della cultura e della narrazione e il suo forte legame con l’eros siano rimaste, nonostante lo scorrere dei secoli, una costante universale. E facendo tutto questo ci muoveremo agilmente nel tempo: perché sognare, prima di tutto, è libertà.