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ATTUALITÀ LA MENTE DIETRO ARDUINO
INTERVISTA A MASSIMO BANZI di letizia romeo
Massimo Banzi è il co-fondatore di Arduino, un hardware che ha cambiato per sempre il mondo dell’elettronica e il suo modo di entrare a contatto con le persone.
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Per chi non lo conosce, cos'è Arduino in poche parole?
Arduino è un insieme di strumenti che servono a fare innovazione con l’elettronica. Tutti gli oggetti digitali che ci circondano sono fatti da circuiti elettronici. Fino a poco tempo fa era complesso imparare a costruirli per chi non era un ingegnere elettronico. La potenza di Arduino sta nel fatto di rendere questi circuiti elettronici digitali, ovvero ciò di cui sono fatti i prodotti maggiormente innovativi come gli smartphone che utilizziamo, a disposizione di un pubblico più vasto.
Si può paragonare la nascita di Arduino a quella di Apple nel garage di Steve Jobs?
Sicuramente c’è una connessione. Negli anni Settanta, quando i due Steve erano nel garage, le persone che possedevano un computer erano pochissime. Il loro obiettivo era quello di renderlo disponibile a molte di più. Quello che volevamo fare noi era rendere più popolare l’accesso alle tecnologie che prima erano riservate solo agli ingegneri. Io sono partito dai miei studenti, poi un numero crescente di utenti ha cominciato ad usarlo. Più si apre questo orizzonte tecnologico alle persone e più loro rispondono.
Qual è l’applicazione di Arduino che la rende più orgoglioso?
Una ragazza ha realizzato un circuito con una scheda Arduino in grado di riconoscere un tumore. Questo è solo un esempio per dimostrare che persone che non avrebbero mai pensato di avere accesso alla tecnologia, alla fine ci riescono. Utilizzano la scheda per creare cose che non esistevano o che magari erano troppo costose da acquistare e decidono di costruirsele da soli.
Noi viviamo in un mondo tecnologico, dove anche arte e creatività sono diventate digitali. Quindi le persone che hanno accesso a questa tecnologia sono solo fruitori, chi controlla cosa viene costruito controlla di conseguenza la società.
Creare tecnologie accessibili a tutti è uno strumento di democrazia. Se per esempio Apple non vuole che si veda un certo film, lo stacca dalle sue piattaforme e non lo si vede più. L’obiettivo è di permettere alle persone di avere più controllo sulla loro vita grazie alla tecnologia.
All’ultima edizione della Fiera sull’innovazione tecnologica Maker Faire, il brand Arduino ha presentato molti kit per le scuole. È un nuovo settore di sviluppo?
Io sono contrario a tutti i corsi di programmazione. Fare un corso senza un obiettivo è come fare un corso di cacciavite, inutile. Sui libri di programmazione che compravo io da bambino, c’ erano esempi tipo “come calcolare un mutuo”, che ad un ragazzino di quattordici anni non sarebbe mai servito.
L’idea è che questi kit possano aiutare i professori a capire cosa si può fare con la tecnologia, che tipo di problemi si possono risolvere con essa. L’apprendimento di questa skill deve insegnare come affrontare i problemi del mondo. Steve Jobs diceva: ad un certo punto ti giri intorno e ti accorgi che tutte le cose intorno a te sono fatte da altri esseri umani. Per cui questa realizzazione ti permette di interferire. Lo scopo dei kit è dare le “istruzioni” e aiutare a superare la barriera psicologica che fa pensare: “ma quando mai riuscirò a fare una cosa del genere”.
Quali saranno le prossime imprese di Arduino?
L’obbiettivo è abilitare le persone ad innovare rendendo le tecnologie complicate semplici da usare. Ultimamente stiamo pensando a come rendere più facile l’accesso all'intelligenza artificiale e a spiegare alle persone il suo funzionamento.
Cosa consiglia alle giovani Pariniane ed ai giovani Pariniani che hanno la passione dell’elettronica e della programmazione?
Come ho detto, è come avere una passione per il trapano o il cacciavite. Una cosa che dico sempre alle altre persone è che trovo molto bello incrociare vari interessi. Arduino viene fuori dal fatto che insegnavo in una scuola di design. L’importante è incrociare queste discipline e imparare varie abilità.