Zoom Giappone 08

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Rivista

gratuita gratuito - numero 8 - dicembre 2017 - marzo 2018

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Yokai, fantasmi & Co

JĂŠrĂŠmie Souteyrat per Zoom Giappone


zoom EdITorIALE L O SGUARDO DI ERIC RECHSTEINER

Da tempo volevamo parlare di yokai, mostri e fantasmi, ma aspettavamo il momento opportuno per pubblicare uno speciale. Ed eccolo qui! Questo numero vi mostrerà con quale entusiasmo i giapponesi si interessano al paranormale e alle creature bizzarre. Un’antica tradizione che continua ad essere mantenuta con autentica dedizione. Dai più piccoli ai più anziani, ognuno, in Giappone, ha il suo buon motivo per farsi paura con questi personaggi appartenenti all’universo fantastico. Tranquilli, tutte queste bizzarre creature non sono lì solo per spaventare, ma anche per offrire interessanti elementi di riflessione, il che, non fa mai male.

LA REDAZIONE redazione@zoomgiappone.info

La città di Asuka, prefettura di Nara

© Eric Rechsteiner

Brrrr…

I giapponesi riservano una particolare attenzione ai colori dell’ autunno, quando le foglie degli alberi trasformano le foreste in immensi fuochi d’artificio, senza dimenticare le risaie, che, in questo periodo dell’anno, si tingono di giallo, segno di mietitura in arrivo. Un po’ ovunque si può notare un’intensa attività nei campi, dove il riso è allo stadio ottimale per la raccolta.

SOCIETÀ

Troppo lavoro nuoce alla salute

ECONOMIA Il

Le vicende legate alle morti per eccesso di lavoro (karôshi) non finiscono mai, purtroppo. È del 6 ottobre la notizia del giornalista dell’emittente televisiva pubblica NHK, ucciso dalla stanchezza nel 2013, dopo aver accumulato 159 ore lavorative extra in un mese. Questa importante rivelazione mostra che il fenomeno interessa diversi settori, compresi quelli che denunciano da anni questo fenomeno.

Segno inequivocabile dell’accelerazione della ripresa economica è la fiducia dei grandi gruppi giapponesi, che ha raggiunto, a settembre, il miglior livello degli ultimi dieci anni, secondo l’inchiesta trimestrale “tankan” della Banca del Giappone. Il suo indice principale è salito a +22 in settembre, contro il +17 dei tre mesi precedenti, il suo quarto trimestre di fila di aumento, evidenziando così i buoni risultati registrati negli ultimi mesi.

Nuovo scandalo nel sumo

CRESCITA L’economia

DEMOGRAFIA

lo yokozuna (grande campione) mongolo Harumafuji ha porto le sue scuse davanti ai media, dopo una presentazione di denuncia a suo carico. È stato accusato di aver colpito impropriamente il suo compatriota ventisettenne, Takanoiwa, durante una festa lo scorso ottobre. La ferita ha richiesto due settimane di cure. Questo increscioso avvenimento mette a dura prova il mondo del sumo, dopo i diversi scandali che negli ultimi anni hanno visto coinvolti diversi lottori.

Nonostante la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) sia rallentata dello 0,3% nel terzo trimestre, si tratta comunque del settimo trimestre di fila d’espansione, grazie al contributo decisivo delle esportazioni. Il Giappone, terza economia mondiale, a lungo frenata dalla deflazione, sta conoscendo ora il suo più lungo periodo di crescita ininterrotta da 16 anni. Con grande soddisfazione del governo del conservatore Shinzo Abe, che fa dell'economia la sua priorità.

400 000

è il numero di veicoli che la casa automobilistica Subaru ha deciso di ritirare a causa dei controlli effettuati da personale non certificato. L’azienda giapponese è la seconda dopo Nissan, a decidere di ritirare un milione di auto vendute dopo il 2014, dopo essere stata multata per questioni legate a cattive pratiche legate alle certificazioni.

SPORT

sorride

2 zoom GIAPPoNE N. 8 dicembre 2017 - marzo 2018

morale è in buona forma

Nell’epoca del super invecchiamento Nel 1980, erano 120 000. Nel 2004, il loro numero aveva superato il milione. Ed ecco che nel 2017, sono circa due milioni. Gli ultranovantenni sono via via più numerosi in tutto l’arcipelago. Questa tendenza è accompagnata, purtroppo, da una diminuzione della popolazione: il Giappone è il primo paese al mondo in numero di perdite di abitanti l’anno. Un problema a cui le autorità non sanno rispondere.



Faccende di paura Il Giappone vanta una lunga tradizione di storie che vedono protagonisti fantasmi e altri mostri.

H

dall’estero. Le nuove generazioni pare vi abbiano colto un’ulteriore occasione per divertirsi in maniera fantasmagorica; forse Halloween ricorda il cosplay, che non si limita solo ai costumi ispirati al mondo degli anime e dei videogiochi, ma si estende anche a quello dei ninja, dei samurai e della cultura tradizionale. Bisogna specificare che i giapponesi, per secoli, hanno preso molto sul serio i loro mostri e i loro fantasmi, come lo dimostra la lunga storia della finzione soprannaturale e paurosa. Durante il periodo Edo (1603-1868), per esempio, esisteva un gioco popolare tra i samurai, chiamato Hyakumonogatari Kaidankai (piccolo concentrato di cento storie soprannaturali). I giocatori si riunivano di notte in una stanza e, dopo aver accesso centinaia di candele, si raccontavano a turno delle storie di paura. Alla fine di ognuna, una candela veniva spenta, la stanza diventava così poco a poco più buia, regalando ai partecipanti una dose supplementare di brividi mano mano che il tempo passava. Si diceva che quando la stanza sarebbe rimasta completamente al buio, un fantasma avrebbe fatto la sua apparizione, stregando il luogo. Secondo Edward Lipsett, un americano trasferitosi a Fukuoka, che dal 2002 ha pubblicato diverse opere di questo tipo presso Kurodahan Press, le Kaidan (racconti fantastici) e i kaiki shôsetsu (finzioni fantastiche) sono apparsi come genere letterario a metà del XVII° secolo e si sono imposti al pubblico grazie a numerosi adattamenti teatrali e cinematografici. Nel 1953, il regista

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alloween è quel periodo dell’anno in cui, in alcuni paesi, l’occulto, il macabro e lo humor si incontrano per dare il via ad una sorta di carnevale mortifero, ma fondamentalmente dedicato ai bambini; infatti, nonos-

tante la presenza di immagini legate all’universo della morte e dei mostri, questa festa conserva una dimensione ludica. È sufficiente pensare alla piega commerciale che ha assunto, per capire a che punto questo appuntamento annuale sia diventato una grande fiera. Solo recentemente la festa di Halloween è arrivata in Giappone, nonostante il paese sia sempre e comunque rimasto aperto alle tradizioni culturali e religiose arrivate

Suma Urabe Suetake incontra un fantasma. Stampa di TSUkiOka Yoshitoshi, 1865. 4 zoom GIAPPoNE N. 8 dicembre 2017 - marzo 2018

Spettro di Oiwan-san. Stampa di Hokusai, 1831.


Mizoguchi Kenji, ha girato uno dei pilastri del cinema giapponese, I racconti della luna pallida d’agosto (Ugetsu monogatari) basandosi sull’opera di Ueda Akinari. Può sembrare curioso, ma i classici elementi horror delle leggende di fantasmi in Occidente, non sono sempre così presenti nei racconti giapponesi. La maggior parte delle volte queste storie evocano un evento ordinario nel corso del quale sopraggiunge un’anomalia. “In generale- spiega Edward Lipsett- si tratta di elementi della vita quotidiana che sono in un qualche modo perturbati da eventi bizzarri. D’altra parte, una buona storia non deve necessariamente includere sangue e paura”. Al di là di questo, sembra che molte storie di fantasmi giapponesi, se non quasi tutte, si ispirino a fatti realmente accaduti. “È necessario aggiungere che una delle loro principali caratteristiche è proprio la confusione tra realtà e finzione”, afferma l’autore americano. La serie in tre volumi, intitolata Kaiki, una delle produzioni più note di Kurodahan Press, approfondisce proprio questa tradizione unica attraverso una collezione di storie, insieme antiche e moderne, che somigliano a degli studi sui sogni, dove i personaggi cercano di dare un senso a situazioni bizzarre nelle quali si trovano coinvolti. Ciò che contraddistingue il folklore giapponese è la presenza di un cospicuo numero di demoni e di strani esseri chiamati yokai, che sono a metà tra l’horror e il comico. Non realmente umani, ma comunque capaci di provare un ampio ventaglio di emozioni, nella maggior parte dei casi queste creature non sono né buone né cattive. Piuttosto maliziose e birichine, si divertono a fare scherzi alle loro vittime, e avendo il potere di trasformarsi, spesso sono difficili da riconoscere. Forse i più facili da identificare sono i kappa (piccoli come bambini, hanno piedi e mani palmati, la bocca a forma di becco e un cranio con una cavità piena di acqua), i tengu (personaggi dal naso incredibilmente lungo), i bake-kitsune (volpi) e i bake-tanuki (procioni). Gli yokai più famosi di Tokyo sono probabilmente i Nepperabo (i senza volto), dei quali Lafcadio Hearn ha raccontato, nella sua storia Mujina, insieme al piede gigante di Ashiarai Yashiki. I Nopperabo sono degli umani normali, se non fosse per il viso orribilmente liscio e senza tratti. Fino ad un secolo e mezzo fa, li si poteva facilmente vedere sul versante Kinokuni d’Akasaka, considerato come uno dei più spaventosi della città. L’Ashiarai Yashiki, invece, è legato all’apparizione di un piede gigante, coperto di fango, che pare sia sbucato all’improvviso dal soffitto, una notte, esigendo di essere lavato. La leggenda narra che una prima apparizione di questo genere ebbe luogo in un maniero del distretto di Honjo, a Edo, che corrisponde attualmente al quartiere di Sumida, a Tokyo. Un’altra categoria di esseri

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zoom INCHIESTA

La vecchia avida e la scatola dei demoni. Stampa di TSUkiOka Yoshitoshi, 1865.

soprannaturali spesso mischiata agli yokai, comprende gli obake o bakemono, un termine sovente tradotto con fantasmi, anche se non sempre coincidono con esseri morti. Secondo le tradizioni scintoiste e animiste, gli obake possono appartenere al mondo animale o vegetale, come i bakeneko (il gatto che si trasforma) e il kodama (la pianta che spaventa), mentre gli tsukumogami sono oggetti domestici. Tutti questi spiriti e mostri hanno influenzato il mondo della cultura popolare e del divertimento; un esempio celebre è l’obake karuta, un gioco di carte diffuso tra il periodo Edo e il 1920, che potrebbe essere considerato come il precursore delle carte Pokemon e

i cui personaggi sono direttamente ispirati alle creature della mitologia giapponese. Più recentemente, il rimpianto mangaka, Mizuki Shigeru, ha inventato, nel 1959, la serie Kitaro dei cimiteri (GeGeGe no Kitarô), nella quale, non solo il protagonista (che ha 350 anni e un occhio solo) e suo padre (il fantasma Medame Oyaji, ovvero Papà Bulbo Oculare), ma tuti i personaggi sono yokai. Seppure molto famosa in patria, questa serie non ha riscosso grande successo all’estero, neanche tra i più appassionati amanti dei manga che vivono fuori dal Giappone, probabilmente a causa della sua estema singolarità. JEAN DEROME

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zoom INCHIESTA CULTURA POP Impossibile

evitarla

Gli yokai, i mostri e altri personaggi fantastici sono molto presenti nell’universo della cultura nipponica.

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uando Yo-kai Watch è apparso per la prima volta sul mercato giapponese dei giochi di ruolo, nel 2013, ha riscosso un tiepido successo. Eppure il creatore del gioco Level-5, celebre in Occidente per la sua serie consacrata al professor Layton, sapeva di avere fra le mani un’idea potenzialmente geniale. Anche sfruttando la forza del cross-media (o mix media, come si dice in Giappone), con la rapida successione di una serie di manga, anime, giochi e lungometraggi, l’azienda ha fatto di questo gioco un best-seller (più di sei milioni di copie vendute), trasformandolo in un autentico fenomeno culturale. Il successo di Yo-kai Watch dimostra ancora una volta l’interesse dei giapponesi verso i tradizionali mostri, i fantasmi e gli altri spiriti. Esistono diversi videogiochi con personaggi soprannaturali; ad esempio, in The Legend of Zelda, nel secondo episodio, Majora Mask, compare aka manto (mantellina rossa). Se nella leggenda metropolitana originale si tratta di uno spirito maligno che uccide le persone nei bagni pubblici, quello del gioco offre delle meritate ricompense a chi gli dà della carta igienica. Uno dei mostri più spaventosi presenti nei videogiochi è l'amanojaku che, secondo il folklore giapponese, incita le persone a commettere delle cattive azioni contro la loro volontà. In Shin Megami Tensei, tuttavia, va ancora oltre e divora la madre prima di indossarne la pelle. Comunque non tutti i giochi che comprendono degli yokai hanno un lato negativo. Pensate, ad esempio, al costume da tanuki [procione] in Super Mario Bros 3, che permette a Mario e Luigi di volare o di trasformarsi in statue. Yo-kai Watch di Level-5 cerca ora di seguire le tracce di un altro franchising ispirato agli yokai, che ha conquistato il mercato estero, si tratta, ovviamente, dei Pokemon, il cui successo resta ineguagliato. I creatori di Yo-kai Watch aggiungono incessantemente nuovi yokai al numero già impressionante presente nella storia. Al momento se ne contano più di 400, che rappresentano comunque meno della metà della nutrita armata dei famosi Pocket Monsters. I personaggi ispirati agli yokai e gli yokai stessi, si trovano un po’ ovunque nella cultura giapponese, seppur difficili da riconoscere, salvo per gli esperti di mitologia giapponese, cultura e religione tradizionale. Persino lo scrittore MUrAKAMI Haruki è arrivato a inserirne qualcuno nei suoi romanzi, come il misterioso Hitsuji o meguru bôken, Nel

Pom Poko (Heisei tanuki gassen Ponpoko, 1994) narra dei tanuki che difendono la natura.

segno della pecora (ed. Einaudi). Tralasciando la letteratura, anche lo studio di produzione Ghibli e il suo regista di punta in particolare, MIYAzAKI Hayao, si sono spesso serviti degli yokai per trasmettere messaggi ecologisti. Già nel 1988 era presente nel loro terzo lungometraggio, Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro), qualche personaggio fantastico che non apparteneva al pantheon degli yokai tradizionali (MIYAzAKI afferma con orgoglio di non aver mai utilizzato questo nome nei suoi film), ma presenti a tutti gli effetti.

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Da parte loro, i tanuki di TAKAHATA Isao in Pom Poko (Heisei tanuki gassen Ponpoko, 1994), che usavano il loro potere di trasformazione per combattere contro la crescita incontrollata delle periferie sono direttamente ispirati alla mitologia giapponese. La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi, 2001), il maggior successo di MIYAzAKI, racconta di numerose creature mitologiche bizzarre quali lo shikigami e No-face, lo spirito solitario che diventa ossessionato da Chihiro e la segue ovunque. È però il film del re dell’ani-


mazione, che offre senza alcun dubbio il miglior ritratto dell’animismo e del culto della natura in Giappone: Principessa Mononoke (Mononoke Hime, 1997). Il film contiene un buon numero di kodama (spiriti che popolano gli alberi) rappresentati da piccoli umanoidi bianchi con grandi teste tintinnanti. Lo Studio Ghibli non è certamente il solo fornitore di storie di yokai. In molte serie televisive di cartoni animati, come I signor dei mostri (Nurarihyon no Mago, ed. Planet Manga), accade che il protagonista, Nura, viva in una casa piena di yokai, e che suo nonno sia il capo clan, Inuyasha; un’avventura piena di humor, in cui il personaggio è mezzo umano e mezzo yokai. O ancora, in Natsume degli spiriti (Natsume Yûjinchô, ed. Panini Comics), un adolescente orfano che vede gli spiriti, eredita da sua nonna defunta un libro che enumera tutti gli esseri che era riuscita a sconfiggere e rendere suoi servitori. I film, come è facilmente intuibile, pullulano di yokai, tanto che si potrebbe dedicare un intero articolo ai fantasmi cinematografici. Tanto per darvi un’idea, Kwaïdan (1965) di KOBAYASHI Masaki è un’antologia di storie dell’orrore, ispirate proprio a Kwaidan di Lafcadio Hearn. Quest’opera cinematografica ha vinto numerosi premi, compreso il Premio Speciale della Giuria, al Festival di Cannes. Nel 1968-69, KUrODA Yoshiyuki ha realizzato una trilogia consacrata agli yokai, il cui episodio più noto è il secondo film, intitolato Yokai Monsters: Spook Warfare (Yokai Daisenso). E’ la storia di un mostro vampiro, nell’antica Babilonia, che, dopo essere stato disturbato da dei cacciatori di tesori, arriva in Giappone, scatenando una coalizione di yokai locali decisi a sconfiggerlo. Il film risulta abbastanza comico, grazie anche all’uso massiccio di effetti speciali e alla mania tipicamente giapponese di far rappresentare le creature fantastiche da attori travestiti. Il maestro dell’horror, MIIKE Takashi, ne ha anche fatto un remake nel 2005. È piuttosto curioso invece, che in The Great Yokai War (Yokai Daisenso), film fantastico per bambini, il conflitto tra società tradizionale e moderna abbia preso il posto delle antiche e classiche tendenze nazionalistiche. Una nota simpatica nel film di MIIKE compare il mangaka MIzUKI Shigeru che interpreta il ruolo di uno yokai incaricato di mantenere la pace. Per coloro che ancora non lo conoscono, MIzUKI è l’artista che, tra gli anni ’50 e ’60, è stato il principale artefice della rinascita dei yokai nella cultura popolare. Egli, che aveva cominciato già poco dopo la fine della guerra a illustrare storie per i kamishibai (teatro di immagini) e per i kashihon (servizio di prestito libri) ha creato, dopo molti tentativi, Hakaba no Kitaro (Kitaro dei Cimiteri). La sua opera diventerà, cinque anni dopo, una serie nel Shônen Magazine, poi rino-

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zoom INCHIESTA

Lickitung (Beroringa in giapponese) è un Pokemon di tipo Normale della prima generazione.

minata nel 1967 GeGeGe no Kitaro (Kitaro dei Cimitero). La prima versione di Kitaro raccontava di un personaggio molto più cupo e malefico, considerato troppo spaventoso per i bambini, è stato poi ricondotto ad una dimensione più simpatica e umana. MIzUKI ha reso i yokai così popolari che le sue storie sono state riadattate più volte per il cinema, non solo quello di animazione. Ancora oggi la maggior parte delle persone associa gli yokai al suo nome. In un’intervista rilasciata nel 2005 al Japan Times, il

mangaka, nato nel 1922, che aveva in grande considerazione gli yokai, credeva che l’elettricità ne avesse causato la loro sparizione: ”la penombra, rischiarata dalla lieve luce delle lanterne di carta o delle lampade ad olio, era adatta agli yokai, e ha permesso alle persone di immaginare il loro universo”. Fortunatamente, la sua arte ha riportato in primo piano l’interesse verso questo eteroclito gruppo di creature della cultura popolare giapponese. GIANNI SIMONE

MizUki Shigeru, grande esperto di yokai, ha dedicato loro un dizionario pubblicato in italia presso le edizioni kappalab. dicembre 2017 - marzo 2018 N. 8 zoom GIAPPoNE 7


zoom INCHIESTA ITINERARIO Tokyo

versione fantastica

Nella capitale giapponese non mancano luoghi insoliti in cui poter fare incontri originali.

Jean Derome per Zoom Giappone

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e si accetta il fatto che gli esseri soprannaturali siano delle forme di energia connesse ad una morte violenta o ad un qualche evento tragico passato, allora il Giappone rappresenta il luogo ideale per questo genere di fenomeni. Tokyo, in particolare, è una città piena di storie di catastrofi e di morte. Il sangue è presente in vari aspetti, dagli antichi samurai fino ai moderni suicidi. La capitale è stata anche colpita da diversi terremoti e, sotto il periodo Edo (1603-1868), ha subito terribili incendi, con dozzine di migliaia di vittime. Numerosi cadaveri sono stati gettati nelle fosse comuni senza gli adeguati riti funebri, necessari per permettere alle anime di passare all’altro mondo. La città è piena di questi cimiteri improvvisati. Dall’inizio del XVII°secolo, lo shogunato Tokugawa fece ricorso al feng shui per la pianificazione urbana al fine di rendere la capitale una sorta di centro del potere spirituale. Tutto questo, supportato da condizioni ambientali favorevoli, quali l’umidità e l’attività sismica, ha trasformato la città in un concentrato di fantasmi e attività paranormali. Vi sono diversi modi, anche per i non esperti, di godere di qualche innocua paura e piccolo brivido causato dai fantasmi, come le passeggiate stregate a Tokyo. I quartieri di Ueno e di Asakusa offrono, da questo punto di vita, un’occasione imperdibile per scoprire la lunga storia d’amore tra Tokyo e gli spiriti. La zona attorno ad Inaricho, stazione della metro di Tokyo, da dove parte la nostra passeggiata, è costellata da templi, santuari e negozi di butsudan, piccoli altari buddisti che le persone tengono a casa per pregare i lori antenati, ma che potrebbero anche ospitare uno spirito malvagio… almeno in certi film horror made in Japan come The Grudge (2004) di SHIMIzU Takashi. Parliamo ora di un luogo spirituale notoriamente definito come pericoloso e considerato maledetto da molti dei suoi abitanti. Il tasso di suicidi qui è allarmante; non appena qualcuno cerchi di avviare un’impresa, questa fallisce; e ogni qualvolta si costruisce un edifico, vi si dissotterrano ossa umane. È il distretto a est di Ueno, un’enorme fossa comune sconsacrata, dove le migliaia di vittime dei numerosi incendi, avvenuti durante il periodo Edo, sono state sotterrate senza ricevere gli appropriati riti funebri. racconti di fantasmi a parte, questa zona merita di essere visitata per il cospicuo numero di edi-

Lo Sôgen-ji è un tempio consacrato al kappa, essere birichino che vive vicino ai fiumi.

fici antichi. Molti di essi sono coperti di lamiere ondulate, probabilmente come protezione dal fuoco. Ci sono anche alcune case dell’anteguerra, costruite in fila, una dopo l’altra, in una strada situata dietro Moto Asakusa, dove vivevano le amanti di importanti personalità del passato. Questo luogo così particolare vale davvero una visita, soprattutto per gli appassionati di architettura storica. Arriviamo a Sôgen-ji, meglio conosciuto con il nome di Kappa-dera o tempio Kappa, poichè si possono trovare souvenirs dedicati a questi goblin con la testa di scimmia o di tartaruga, la cui sommità del cranio è costituita da una sorta di cavità riempita d’acqua. All’entrata ci accoglie una scultura in legno di una di queste delicate creature, nell’atto di trasformarsi. Come altri yokai, i kappa hanno la capacità di assumere diverse forme, compresa quella umana. In questi templi, si può anche ammirare una “autentica” mano mummificata di un kappa. Camminando nel distretto di Matsugaya, qualche metro più in là, si trovano altre statue e immagini diverse di questi piccoli, onnipresenti, esseri. Secondo la leggenda, il kappa del fiume Sumida, situato lì vicino, avrebbe aiutato la popolazione a fermare le incessanti inondazioni che si abbattevano sulla regione. Da allora, il commercio continua a fiorire, e ancora oggi il quartiere Kappabashi è conosciuto per la vendita di utensili da cucina e di forniture per ristoranti, comprese le imitazioni di alimenti in

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resina che si vedono nelle vetrine. Altre bizzarre e paurose storie aspettano il visitatore quando arriva a Asakusa. Il tempio buddista chiamato Chingodô, per esempio, è consacrato ad un altro yokai: il tanuki, una sorta di procione. Noti esseri fastidiosi del folklore giapponese, i tanuki sono famosi per aver enormi testicoli che possono allungare a volontà e usare sia come utensili che some armi. Non lontano dal tempio siamo attirati dalle urla di persone spaventate. Provengono da Hana yashiki, il più antico parco di divertimenti del Giappone, e senza alcun dubbio uno dei meno sicuri. Poche persone sanno che inizialmente questo luogo era un giardino botanico, trasformato per accogliere spettacoli dell’orrore. La sua obake yashiki (casa stregata) era infatti abitata da un vero fantasma che, dopo la distruzione dell’attrazione, si sarebbe messo a errare senza fine per l’intero parco. L’ultima tappa di questo nostro piccolo tour è lo stagno delle vecchia strega, appena a est del tempio di Sensô-ji. È il luogo in cui si trova un antico albergo diretto a lungo da un’orribile vecchia, che avrebbe assassinato molti suoi clienti a colpi di pietra, durante il sonno. La leggenda è diventata il soggetto di uno dei primi film horror giapponesi. Se siete così coraggiosi da visitare questo sito, di notte, potreste sentire delle urla provenienti dalle acque stagnanti che gli sono sopravvissute… J. D.


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I bei racconti di Shirotani

Creato nel 2012 da KONDO Hiroko, questo locale originale in cui si paga a forfait, è stato imitato in tutto il paese.

INFormAzIoNI PrATICHE Kaidan Live Bar Thriller Night, B1F 5-5-1 roppongi, minato-ku, Tokyo dal lunedì al sabato: 19h-5h, domenica: 19h-23h Tel. 03-5411-2770 - http://thriller-tokyo.com

Gianni Simone per Zoom Japon

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il kaidan Live Bar dispone di una decorazione pensata per creare la giusta spaventosa atmosfera.

Gianni Simone per Zoom Giappone

oppongi è un quartiere di Tokyo famoso per le sue discoteche, eppure, proprio lì, vi è un luogo in cui è possibile partecipare ad un altro tipo di spettacolo, piuttosto da brivido! E’ il Kaidan Live Bar. Trovarlo è semplicissimo: dall’altra parte della strada si trova l’insegna giallo vivo di ドン・キ ホーテ. E’ una nota catena di discount, Don Quijote, dove si trova davvero di tutto, comprese varie cianfrusaglie molto kitsch. Il bar che ci interessa oggi è un must per i fan dei fantasmi giapponesi e delle storie dell’orrore. Si trova nel cuore dell’edificio roa, una struttura antica che crea un’atmosfera piuttosto particolare; l’interno è decorato da scheletri, crani, catene e ragnatele attaccate a dei muri fintamente sudici. Al centro della stanza ci sono due divani, di cui uno è già per metà occupato da due bambole abbastanza grandi, una indossa un’uniforme da liceale, l’altra un abbigliamento stile western. I loro volti sfigurati sono tutto tranne che carini, e si ha quasi l’impressione che possano muoversi all’improvviso. La vera attrazione del Kaidan Live Bar Thriller Night è il contastorie, che, ad ogni ora, appare, spaventando i clienti con le sue macabre narrazioni. La performance di 15 minuti è compresa nei 60 minuti di forfait a 3500 yen che permettono di consumare a volontà. I racconti, ovviamente, sono in giapponese, ma anche se non si comprende la lingua di Mishima, l’atmosfera spaventosa (esacerbata dalle grida dei clienti terrorizzati) e gli effetti speciali permettono di superare la barriera linguistica! Per raccontare tutte queste storie, il bar dispone di una scuderia di attori che si alternano sulla scena. Il contastorie di cui parleremo è il più famoso della compagnia: SHIrOTANI Ayumu. Egli arriva prima dell’inizio degli spettacoli, vestito con un kimono bianco, e mentre saluta i clienti uno per uno, chiede loro quale genere di storia amino. Si può anche fare una foto con lui, per la modica cifra di 500 yen. Quando l’ora del racconto arriva, SHIrOTANI Ayumu entra in scena e tutte le luci vengono spente, per creare l’atmosfera consona alla sua performance di paura. Per lui, esistono due tipi di storie di paura: i kaidan e le storie dell’orrore. Quest’ultimo genere

il clou della serata è la storia che racconta con grande maestria SHirOTaNi ayumu.

è costituito da racconti con protagoniste delle persone che diventano preda di uno spirito malefico senza aver fatto nulla di male. Nel caso dei kaidan, invece, c’è sempre un motivo, una storia, dietro gli avvenimenti terrificanti raccontati. Oltre a spaventare, sono sovente storie molto tristi, in cui gli stessi fantasmi sono stati precedentemente vittime di una qualche forma di abuso. Il kaidan più celebre di sempre è Yotsuya Kaidan (Storia del fantasma di Yotsuya) anche conosciuto come la storia di Oiwa: una faccenda di tradimento, morte e fantomatica vendetta. Divenuta famosa per la prima volta nel 1825, mischia fatti reali (un duplice omicidio) e finzione, cosa che gli ha valso un successo immediato tra il pubblico in cerca di

teatro violento e sanguinolento. Oiwa, l’eroina triste della tragedia, è avvelenata da suo marito, che ha l’intenzione di sbarazzarsi di lei per poter così sposare una donna ricca. Lei, però, ritorna, per spaventarlo, farlo impazzire e uccidere tutti i membri della sua famiglia e quelli della sua amante. SHIrOTANI Ayumu è un maestro del kaidan. Gli basta cambiare impercettibilmente il tono della voce, o all’improvviso trasformarla in un mormorio, per far drizzare i capelli in testa. Come se non bastasse, inoltre, sfodera un sorriso sinistro quando, improvvisamente, il soffitto si apre e una testa di donna appare, appesa per il collo. Ecco come rendere la vostra serata una occasione di autentico svago e divertimento! G. S.

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zoom INCHIESTA SCOPERTA

Appuntamento con la morte

Nei dintorni della stazione di ShirokaneTakanawa, a Tokyo, vi sono diversi luoghi nei quali i fantasmi amano gironzolare.

Jean Derome per Zoom Giappone

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d oggi il quartiere di Minato è noto per accogliere alcuni tra i luoghi più alla moda di Tokyo, quali Odaiba o roppongi. Questo distretto ha avuto un ruolo importante nella storia della città, anzi, dell’intero paese, ma, ancora più significativi per noi, sono i quartieri più a sud, in particolare Mita e Takanawa, a lungo protagonisti di sangue e mistero. Prendiamo la metro fino alla stazione di Shirokane-Takanawa e, dopo cinque minuti di cammino, arriviamo ai piedi di una collina, dove si trova un piccolo cartello di legno che delimita l’inizio di Yûrei-zaka, Collina dei fantasmi. Da almeno due secoli porta questo nome. Ai due lati della strada ci sono diversi templi; tutti con tutti un cimitero annesso. Ecco perché si dice che questo luogo sia propizio all’incontro dei fantasmi e dei hitodama. Gli hitodama, letteralmente “anime umane”, sono delle bolle che si formano dall’anime della persona morta, nel momento in cui questa si separa dal corpo. A causa anche dei terribili disastri che hanno afflitto Tokyo quando ancora si chiamava Edo, pare che dei fantasmi siano stati avvistati in tutta la città. Per molti abitanti della zona, questi luoghi sono così spaventosi che i templi che costeggiano la collina possiedono varie porte, e persino i monaci utilizzano delle vie alternative per evitare la Yûrei-zaka dopo il tramonto. Dopo circa cento metri, sulla destra, possiamo scorgere una piccola alcova in legno rosso, accanto all’entrata del tempio, al cui interno si trova Kesho Jizoson, il Buddha del trucco bianco. Si tratta di un jizo o bodhisattva che si prende cura dei bambini e dei viaggiatori. Nel XVII secolo la statua è stata fatta cadere mentre veniva trasferita da un altro tempio a nord di Edo. I monaci del nuovo tempio ne hanno riparato il volto deturpato con un fondo tinta bianco, dando così vita a una nuova tradizione. Infatti, nella speranza di veder esaudite le loro richieste, le persone che vengono, usano un pennello, poggiato davanti al Buddha, per cospargergli del talco bianco sul viso e renderlo così più attraente. Accanto alla statua, vi sono altri numerosi prodotti di maquillage, insieme ad un diario sul quale le persone possono esprimere i loro desideri, come “vorrei un naso più bello” o “per favore, liberami dall’acne”. Dopo il periodo Edo, questo buddha è stato venerato da geishe e cortigiane. Questa zona

Yurei-zaka, uno dei luoghi in cui i fantasmi farebbero spesso le loro apparizioni.

anticamente era piena di case da tè e bordelli (uno di essi è anche stato rappresentato dal celebre artista Hiroshige), sia perché si trovava vicino a Tokaido (la strada che collegava Kyoto a Edo), sia perché i monaci locali di zôjô-ji ne erano i migliori clienti. In Giappone, i monaci hanno la reputazione di essere piuttosto dediti ai piaceri carnali. In cima alla collina si trova il parco Kamezuka. Durante il periodo Edo era uno dei punti migliori da cui osservare la baia di Tokyo; il suo osservatorio era stato battezzato Tsuki o Misaki (Capo della Luna), uno dei sette capi attorno a Edo, poiché era considerato un punto particolarmente adatto per ammirare la luna sopra al

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mare. Purtroppo, ora, raggiungendo questi famosi luoghi, ci troviamo di fronte ad un mare grigio di costruzioni di ogni tipo. Dall’altro lato della collina si trova Mita Hachiman Jinja, un santuario fondato nel 709 all’interno delle cui mura si trova un secondo santuario, Gokô Inari Jinja. I suoi torii rossi vermiglio sono ora in metallo, ma in un angolo del santuario si possono ammirare gli originali in legno, conservati insieme a molte kitsune (statue di volpi). Secondo il Feng Shui, l’angolo sud-est del santuario è anche conosciuto con il nome di porta del demone rovesciato: un punto molto significativo per il santuario. Ecco perché i torii e le volpi venivano usate per proteggere lo spazio


kesho Jizoson è stato a lungo venerato da geishe e cortigiane.

Jean Derome per Zoom Giappone

sacro contro i cattivi spiriti e i demoni. Arrivati al livello della antica strada costiera, Tokaido, scopriamo un altro sito interessante, situato dietro un imponente edifico. Si tratta di una roccia con una stele ed altri sassi. Questo luogo rimanda ad una storia sanguinaria. All’inizio del XVII° secolo, lo shogunato Tokugawa si era impegnato a difendere il paese contro ogni sorta di influenza straniera, compreso il cristianesimo. I primi cattolici portoghesi arrivarono nel 1549 e ottennero un discreto numero di conversioni tra i giapponesi, che venivano incoraggiati ad adottare anche gli usi della cultura occidentale. La risposta fu molto dura: chiunque non rinunciasse alla conversione veniva perseguitato, e quindi, ucciso. Questo luogo così particolare vuole ricordare proprio l’esecuzione di cinquanta cristiani, la maggior parte missionari portoghesi e spagnoli, il 21 ottobre 1623. È ricordato in Giappone con il nome di Genwa kirishitan iseki, o massacro cristiano di Genwa. Il posto era stato scelto perché da lì si poteva facilmente vedere la strada. Pare che una grande folla si fosse riunita per assistere al supplizio di questi cinquanta cristiani arsi vivi. Le persecuzioni continuarono per altri duecento anni, obbligando i giapponesi che erano rimasti cristiani a vivere in clandestinità. Degno di nota è il fatto che un monumento così sia sopravvissuto a tutte le trasformazioni che la regione ha subito. È l’ennesimo segno della considerazione data in Giappone al rispetto, e alla paura dei morti (e i potenziali fantasmi). Statistiche alla mano, la percentuale di persone che credono ai fantasmi è nettamente superiore in Giappone piuttosto che in America o in Europa. La strada nazionale 15 è la versione moderna della vecchia Tokaido, la più importante tra le cinque strade che collegavano Edo al resto del paese. Il punto di partenza, vicino a Nihonbashi, era costeggiato, da entrambi i lati, da negozi, ristoranti, hotels e bordelli. Insomma, tutto ciò che un viaggiatore potesse sperare di trovare. Ancora oggi è un’arteria importante, spesso trafficata. La si può percorrere fino a Kyoto, ma a piedi considerate tranquillamente un mese di cammino per raggiungere l’antica capitale imperiale. Spingendovi invece verso sud, troverete le sole vestigia rimaste della vecchia Tokaido: un pezzo di muro in pietra che faceva parte di Takanawa Ôkidom e la porta attraverso la quale i viaggiatori dovevano passare per entrare nella città. Qualche metro più in là, prendiamo a sinistra, proprio davanti al parcheggio, seguiamo una strada stretta e sinuosa che passa sotto la ferrovia. È un tunnel stregato (un passaggio sotterraneo, per l’esattezza) conosciuto con il nome di Obake tonneru (tunnel fantasma), poiché sembrerebbe che appaiano spesso dei fantasmi.

Jean Derome per Zoom Giappone

zoom INCHIESTA

il tempio di Sengaku-ji, dove sono sotterrati i famosi 47 ronin.

Viene detto anche Kubikiri tonneru (tunnel della ghigliottina), poiché in alcuni punti non supera l’1,5 metri, ed è stato scenario anche di alcuni film horror, tra cui Cure di KUrOSAwA Kiyoshi. raggiungiamo finalmente la nostra destinazione principale: Sengaku-ji. Si tratta di un grande tempio zen, uno dei più famosi di Tokyo, celebre soprattutto come il luogo nel quale sono sotterrati i quarantasette ronin (samurai decaduti, senza padrone) che vendicarono la morte del loro signore ASANO Naganori, esigendo quella dell’uomo che aveva provocato la sua. All’interno delle mura si scorge la roccia dove il signore fu constretto a suicidarsi; la statua di Ôishi, il padrone ronin, ed il pozzo dove i samurai lavarono la testa di Kira prima di presentarla sulla tomba del loro signore defunto. I ronin avevano tra 16 e 77 anni e le

loro tombe sono situate dietro al tempio. Le persone continuano a emozionarsi per questa storia vera, di coraggio, lealtà e abnegazione. I quarantasette ronin sono diventati eroi popolari e soggetto di più di un film. Ogni anno, il 14 dicembre, giorno della presa della testa di Kira, nel tempio, eccezionalmente aperto sino a notte fonda, si tiene una cerimonia. Molte persone si radunano in questo luogo per scattare delle foto, poiché sembrerebbe che i fantasmi dei samurai appaiano in mezzo all’incenso che brucia sulle loro tombe. Sulla via del ritorno, verso la stazione di Shirogane-Takanawa, ci appare il luogo in cui diciassette dei quarantasette rônin hanno realmente trovato la morte. È difficile non notarlo: vi è una maestosa quercia gialla il cui tronco ha una circonferenza di 8,1 metri. J. D.

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zoom CULTUrA Cosplay a milano

MOSTRA Kuniyoshi:

Anche quest’anno il Festival del Fumetto torna a milano il 3 e 4 Febbraio. I 20.000 mq del Parco Esposizioni saranno comme al solito occupati da vari stand e padiglioni, dai fumetti (inclusi naturalmente i manga) agli anime, dalle action figures ai giochi di carte e all’abbigliamento. Quest’anno sarà presente anche una nuova area videogames, dedicata alla realtà virtuale, mentre una parte della rassegna sarà dedicata al genere horror. dulcis in fundo, non poteva mancare il villaggio cosplay. Parco Esposizioni Novegro, Via Novegro 20090 Segrate (Mi) www.festivaldelfumetto.com

Fino al 28 gennaio, il museo della Permanente ospita una mostra dedicata a Utagawa Kuniyoshi, uno dei massimi artisti giapponesi di ukiyo-e. Agli inizi dell’800 il suo indiscutibile genio lo rese maestro della stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno. Il suo mondo, popolato da donne bellissime, attori kabuki, animali mitici e fantastici e leggendarie figure di samurai, ha influenzato la cultura pop contemporanea (manga, anime, tatuaggi, ecc.). Le 165 silografie in esposizione sono suddivise in diverse sezioni: bellezza, paesaggi, eroi e guerrieri, animali, parodie e gatti. Museo della Permanente, via Turati 34, Milano Orari: 9:30-19:30 Per maggori informazioni: www.lapermanente.it

OTAKU

Il visionario del mondo

fluttuante

Italia e Giappone a roma

EVENTO

Illustrazione per l’infanzia a Treviso

MOSTRA

Bronzi arcaistici a Genova

MOSTRA

È in corso fino al 28 gennaio la 35^ edizione de Le immagini della fantasia. Questa edizione della mostra sarà dedicata al Giappone: avrà come ospite d’onore Philip Giordano e offrirà un panorama di oltre 30 illustratori a livello mondiale, riunitisi per l’occasione a

Fino al 4 marzo, il museo d’Arte orientale Edoardo Chiossone di Genova ospiterà la mostra Cibo per gli Antenati, Fiori per gli dèi – Trasformazioni dei bronzi arcaistici in Cina e Giappone. Grazie alla loro ampia varietà, le collezioni Chiossone consentono di studiare sia la storia dell’arte giapponese che le relazioni culturali e artistiche Cina-Giappone. La collezione di manufatti in bronzo e metallo è particolarmente importante: i pezzi arcaistici cinesi, databili dal XII fino alla fine del secolo XIX, documentano il gusto giapponese, coltivato dall’aristocrazia

Fino al 5 gennaio l’Istituto Giapponese di Cultura presenta Lo sguardo sul mondo contemporaneo, una mostra

Sàrmede in provincia di Treviso. La mostra offre un ampio sguardo sul mondo dell’illustrazione per l’infanzia e invita all’incontro con pubblicazioni di spicco per innovazione estetica e ricchezza narrativa. La Casa della fantasia accoglie ogni anno centinaia di illustratori, autori, editori, e migliaia di bambini, confermando il valore del libro illustrato come strumento di conoscenza e veicolo di bellezza. Casa della fantasia, via Marconi 2⁄a, Sàrmede (TV) Orari: lunedi-venerdì 9:00-17:00; sabatodomenica 10:00-19:00 http://fondazionezavrel.it

militare e dai maestri del tè, di collezionare vasi cinesi in bronzo per comporre i fiori. Quanto alla sezione della bronzistica giapponese del museo Chiossone, comprende opere insigni, databili dalla Protostoria fino al tardo periodo meiji (1868-1912). Museo d’arte Orientale Edoardo Chiossone, piazzale Giuseppe Mazzini 4, Genova mar-ven 09:00 – 19:00; sab-dom 10:00 – 19:00

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fotografica che ripercorre gli sviluppi della fotografia giapponese dagli anni ’70 a oggi. Curata da rei masuda del museo Nazionale d’Arte moderna di Tokyo, la rassegna comprende 76 immagini di 23 autori, più o meno noti al pubblico occidentale, tutti alle prese con la realtà in trasformazione, sia essa paesaggio o società umana. Il sentire degli autori si confronta con l’interpretazione del pubblico: il cambiamento è ineluttabile, tutto si trasforma. Figurarsi in trent’anni, figurarsi in Giappone. In mostra foto di moriyama, Tomatsu, Araki, Kitai, Hashiguchi, ohnishi, Ushioda, Tsuchida, Kikai, Seto, Yamada, Tamura, Kamiya, Takanashi, Kawada, miyamoto, Homma, Ichikawa, Suzuki. istituto Giapponese di Cultura, via antonio Gramsci 74, roma Orari: lunedì-venerdì 9.00-12.30/13.30-18.30; mercoledì fino alle 17.30; sabato 9.30-13.00



zoom CULTUrA SOCIETÀ

Hafu, l’altro Giappone

Oggi, un bambino su 49 nell’arcipelago è nato da coppie miste. La loro integrazione suscita un vasto dibattito.

Robert Stark

© Miyazaki Tetsurô

L

a sua identità multiculturale, SUMOTO Edward l’ha sempre esibita con orgoglio. Nato in Venezuela, sua madre, oggi deceduta, era giapponese. “Ho sempre amato la diversità” sorride. “Sono fiero di aver accesso naturalmente a due patrimoni culturali”. Edward vive in Giappone da dodici anni, con sua moglie, ugualmente figlia di una coppia mista, e il loro bambino di due anni. “Ci siamo trasferiti a Kobe, dove lavoro nel settore delle energie rinnovabili”. Pienamente realizzato, Edward è un trentenne molto impegnato nella lotta per i diritti dei “meticci” definiti hafu, in giapponese. Ha creato l’associazione Mixed roots Japan, che gestisce nel Kansai e a Tokyo. Organizza conferenze, dibattiti e momenti di convivialità “nei quali le famiglie possono venire coi bambini. Vorrei che venissero più giapponesi, ma è complicato sensibilizzarli sul tema”. Questa domenica, nel quartiere di Ebisu, a Tokyo, Edward presenta un’esposizione che riprende i lavori del ricercatore OKAMUrA Hyoue, lavori incentrati sulla cronologia della popolazione hafu in Giappone e sullo studio di questo termine. “Il termine hafu, dall’inglese “half”, è utilizzato fin dal 1900, ma è diventato molto comune a partire dagli anni Sessanta-Settanta” precisa Edward. “Era impiegato allora per le ragazze. Per i maschi, si è continuato a utilizzare l’espressione konketsu-jin (persona di sangue misto)”. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando il Giappone scopre rapidamente la cultura occidentale, “le ragazze di sangue misto, per metà giapponesi e per metà straniere, diventano delle icone per i pubblicitari. Sono sempre rappresentate in maniera estremamente sexy”. Un gruppo pop, le Golden hafu, riscuote allora un grande successo e finisce per “ufficializzare” la terminologia contemporanea della parola, poi applicata in maniera generale a tutta la popolazione mista. “Certe persone preferiscono essere definite “doppio” o “misto”. Personalmente, non mi sono mai sentito insultato dal termine hafu”. Nel XIX secolo si parlava di ainoko (ibrido), “ma anche di zasshu, termine ugualmente impiegato per gli animali…” La mediatizzazione degli hafu, l’indomani della guerra, “nascondeva una terribile realtà” ricorda Edward. “In Giappone, nessuno voleva questi bambini, spesso non riconosciuti dal padre straniero, o frutto di matrimoni forzati o violenze sessuali, e finivano sovente negli orfanotrofi, o in situazioni anche peggiori…A Negishi, il cimitero degli stranieri di Yokohama, vi è un settore dove sono sepolti

aya Bergkamp e MiYazaki Tetsurô, ideatore del progetto Hâfu2Hâfu.

circa 800 bambini hafu. Esiste un monumento, ma la spiegazione in giapponese e in inglese è stata cancellata…” Secondo il Ministero della Salute, 1 bambino su 49, nato in Giappone, è oggi figlio di coppie miste. Una cifra letteralmente esplosa in quindici anni. I non giapponesi residenti sono oggi più di due milioni contro 342.000 agli inizi degli anni 2000, ossia il 2% della popolazione del paese. Questo aumento corrisponde naturalmente al numero di unioni tra giapponesi e stranieri, quantificate in più di 30.000 l’anno (4000 nel 1960). Nella grande maggioranza dei casi, i residenti stranieri in Giappone sono cinesi, coreani, ma anche americani ed europei, e vivono a Tokyo o a Osaka. Quella domenica, Edward ha invitato diverse persone a testimoniare, fra le quali YANO David, di origini giapponesi e ghanesi, cresciuto in un orfanotrofio, e NAKAGAwA Marie, modella e prima

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donna di colore ad essere accettata alla celebre sfilata delle Tokyo girls. “Gli hafu dalla pelle nera sono certamente quelli che subiscono più vessazioni e umiliazioni. Quando era piccola, Marie venne ustionata da alcuni compagni di classe che volevano schiarire la sua pelle” spiega Edward. “Dovettero ricoverarla in ospedale”. Secondo i trascorsi familiari e le origini, le testimonianze variano enormemente da un soggetto all’altro. Nato da padre giapponese e madre belga, MIYAzAKI Tetsurô vive in Olanda. Da sempre, è “affascinato” dalla sua “metà” giapponese. “Mio padre, oggi deceduto, era originario di Saga, sull’isola di Kyushu. A casa, si parlava giapponese con lui, olandese o fiammingo con nostra madre e tra di loro, i miei genitori parlavano francese”. Da bambino trascorreva tutte le estati in Giappone. “Il mio fisico era diverso dagli altri. Mi ponevano senza sosta domande sull’Europa” ricorda. MIYAzAKI


zoom CULTUrA Idriss non ha mai vissuto le esperienze negative affrontate da Julie. “Ho già sentito parlare di queste storie, ma non le ho vissute di persona. Sono andato a scuola in Marocco… E là mi chiamavano “la scimmia gialla!” Condividere le proprie esperienze con altri, è, in molti casi, l’occasione di alleviare una solitudine pesante. Ma “è ancora difficile riunire gli hafu in Giappone” confida Edward. “La maggior parte di loro non vogliono accettare la loro diversità e voglio confondersi fra gli altri.” All’inizio di settembre, una cinquantina di meticci giapponesi e le loro famiglie hanno risposto all’invito dell’ONG The Global Families, che milita per la diversità nelle famiglie. Il programma comprendeva la proiezione di un documentario sugli hafu, nel quale Edward forniva la sua testimonianza, seguita da una serie di dibattiti. “Cerchiamo di installare una dinamica che permetta

scolastico giapponese, in cui nessuno è stato capace di sostenere ed aiutare mio figlio a integrarsi come qualsiasi altro alunno”. Figlio di una coppia nippo-coreana, LEE Seiichi racconta invece in che modo la sua mamma gli nascose la sua doppia nazionalità fino al compimento dei quindici anni. “Temeva che a scuola non mi considerassero come un allievo normale” spiega il giovane che vive a Osaka. “Temeva che se mi fossi innamorato di una giapponese, questa mi avrebbe rifiutato a causa delle mie origini miste.” In Giappone, ci si interroga sempre di più sulle vicende degli hafu. Soprattutto da quando alcuni tra di loro hanno attirato l’attenzione dei media: ad esempio TAKIGAwA Christelle, ex presentatrice tv franco-giapponese, riconosciuta come una donna pienamente realizzata sul piano professionale e impegnata nella difesa della causa animale. O ancora

© Miyazaki Tetsurô

Tetsurô si interroga sulle storie personali degli altri “meticci” giapponesi. Per questa ragione, ha lanciato il progetto fotografico Hâfu2Hâfu. La sua idea è quella di raccogliere le testimonianze e i ritratti dei meticci giapponesi, nati o meno nell’arcipelago. Il suo obiettivo è di arrivare a 192 ritratti. “Ogni volta, chiedo loro di formulare una domanda agli altri hafu. Ho ricevuto molti messaggi durante la creazione di questo spazio di dialogo”. MIYAzAKI Tetsurô è arrivato a una serie di constatazioni: “Esistono grandi disparità fra le persone hafu. Le differenze fisiche giocano un ruolo importante nell’integrazione e nell’accettare la propria parte giapponese. I meticci cresciuti fuori dall’arcipelago ad esempio, amano molto parlare di cibo giapponese, ne sono affascinati. Per coloro nati in Giappone, è più difficile questo rapporto sereno con la cultura nipponica poiché un meticcio è visto come uno straniero. Io sono nato a Bruxelles e vivo in Olanda da vent’anni. Ma quando si è nati e cresciuti in Giappone, quando la lingua materna (la sola parlata) è il giapponese, la differenza di trattamento è presente e ingiusta. Ho sentito molte vicende di persone che sono state umiliate a scuola o sul posto di lavoro a causa delle loro origini”, racconta. È stato il caso di Julie-Sayaka Pelaudeix, 23 anni, hafu per metà giapponese e per metà francese. Sei mesi fa, ha deciso di venire a vivere a Tokyo per scoprire questa cultura alla quale è così intimamente legata, ma che aveva scoperto solo durante brevi soggiorni. “Dopo sei mesi, mi sono resa conto che il ritmo di vita e la mentalità giapponese sono totalmente diversi da quelli francesi… Le mie prime settimane in Giappone sono state molto dure e volevo tornare a Parigi. Mi sentivo infinitamente sola. Oggi, ho sempre il desiderio di tornare in Francia, ma sono ugualmente convinta che un giorno tornerò in Giappone e per un periodo di gran lunga superiore a sei mesi”. Durante il suo soggiorno, ha realizzato diverse esperienze professionali. “La prima è andata benissimo. La seconda, molto meno. Mi sentivo esclusa dai colleghi. Mi parlavano in malo modo. Quando ne ho discusso con la mia responsabile, mi ha detto che non dovevo prendermela con loro, poiché non sapevano come rivolgersi a una straniera. Mi sono sentita ferita”. Se Julie ha apprezzato il confort della vita tokyoita, le dispiace tuttavia dover ammettere che “la gentilezza giapponese è un dovere collettivo, più che un reale sentimento umano”. Come Julie, Idriss Ariyoshi-Moulay è arrivato in Giappone recentemente. Figlio di un marocchino e di una giapponese, il trentaduenne si è trasferito a Tokyo nell’agosto dello scorso anno con la sua compagna marocchina. “Mi sono detto che avevo vissuto i miei primi trent’anni nel paese di mio padre, avevo voglia di vivere i trenta successivi in quello di mia madre.” Una decisione della quale non si pente. “Ho trovato facilmente lavoro. Tokyo mi piace molto, penso di poter restare qui a lungo.”

Flora Mitsushima ha partecipato al progetto Hâfu2Hâfu.

alle persone di incontrarsi, di rendersi conto che affrontano molto spesso le stesse difficoltà dovute allo choc culturale, questo è molto importante” spiega AwANO Mizuki, organizzatrice e lei stessa mamma di due bambini franco-giapponesi. Lungo tutta la giornata, si sono susseguite le testimonianze, spesso intervallate da momenti di grande emozione. Nel film, una coppia nippo-messicana racconta i difficili momenti affrontati a scuola dal proprio figlio, Alexis. Il bambino di dieci anni è finito in un vortice depressivo caratterizzato da cattivi risultati scolastici e chiusura in se stesso, a causa del sarcasmo dei compagni di classe. “Mi insultavano continuamente, mi trattavano come uno straniero, mi prendevano in giro, rifiutavano di fare amicizia con me”, spiega il ragazzino. Le situazioni di questo genere sono sovente affrontate maldestramente dal corpo insegnante. “La sua maestra mi ha convocato per dirmi che Alexis era lento” spiega la mamma. “Ho capito quindi che il problema veniva anche dal sistema

MIYAMOTO Ariana, nippo-americana, eletta Miss Universo Giappone nel 2015. “La crescente presenza degli hafu nei media è un prezioso vantaggio” aggiunge MIYAzAKI Tetsurô. “Ma ciò non rappresenta la maggioranza e non riflette le condizioni della loro vita reale.” Nella sala, un giovane nippo-americano si alza. “Sono nato a San Francisco, ma sono cresciuto in Giappone. Non ho alcun ricordo degli Stati uniti e non parlo inglese. Una volta diventato maggiorenne, ho ricevuto una lettera da parte del governo giapponese, lettera che mi chiedeva di scegliere tra le mie due nazionalità. Evidentemente, ho scelto la nazionalità giapponese, che riflette ciò che sono. Ma devo ammettere che la richiesta mi ha ferito…” Il Giappone non riconosce la doppia nazionalità, i bambini nati da coppie miste devono scegliere, una volta adulti, se vogliono essere giapponesi o no, rinunciando definitivamente a una parte della loro identità. JOHANN FLEURI

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SEKIGUCHI RYÔKO PER ZOOM GIAPPONE

L’ Ozoni della famiglia imperiale. Con un mochi rotondo, o kagami-mochi, tipico di Capodanno.

TENDENZA

Tradizioni

In Giappone, l’arte e l’usanza di celebrare l’anno nuovo, sono sinonimi di riti culinari, e testimoniano che le tradizioni resistono, nonostante il passare del tempo.

S

i dice che la cucina giapponese sia la cucina dei riti, ebbene, questo è più che mai vero per quanto riguarda i piatti delle festività, tra i quali spicca l’Osechi, summa di queste delizie tradizionali. Osechi deriva dalla parola sekku, con la quale venivano indicate le cinque festività rituali della corte imperiale, originarie della Cina, per celebrare i cambi di stagione. Solo la più importante di queste è sopravvissuta, quella di Capodanno.

Il termine Osechi, con il tempo, ha iniziato a fare riferimento proprio al piatto che si serve quel giorno. Il rituale era già presente durante il periodo Nara (710-794), ma pare abbia acquisito la tendenza che conosciamo oggi tra la fine del XVIII° e l’inizio del XIX° secolo. L’Osechi è costituito da circa una dozzina di piatti che si conservano e vengono consumati poco a poco durante i primi tre giorni dell’anno nuovo. A causa della sua origine rituale, ogni piatto o ingrediente è fortemente connesso ad un simbolo, come la fecondità, la felicità, la salute, la fortuna o la longevità, scelto per assonanza con il nome, il colore, la forma o la leggenda attribuitagli. Tra gli ingredienti principali figurano le castagne,

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le uova di aringa, i kuromame (soia nera) e i gobo (radici di grandi bardane). Presenti anche le gomame (piccole sardine essiccate) e le datemaki (omelette arrotolate a base di uova e carne di pesce), poi i piatti grigliati o stufati e quelli marinati all’aceto, i cui ingredienti variano in base alle regioni, alle epoche e alle usanze delle famiglie. Un altro piatto è protagonista del Capodanno, oltre all’Osechi, è l’Ozoni, una sorta di zuppa servita con l’intento di condividere il pasto con le divinità. Il contenuto della zuppa cambia regionalmente, normalmente vi è il mochi (pasta di riso glutinoso), rotondo, rettangolare, grigliato oppure no, assente solo nelle regioni in cui il riso non è coltivato. Il brodo può essere preparato


con la salsa di soia o miso, bianco e rosso, con dashi kombu, katsuo-bushi, niboshi (piccole sardine essiccate) o anche surume (totano secco). In aggiunta troviamo ogni sorta di ingrediente: pesce, pollo, anatra, igname, rape, carote, talvolta anche l’anko (marmellata di azuki dolci). L’ Ozoni presenta più varianti regionali rispetto all’ Osechi. Quindi, chiedere ad un giapponese quale tipo di Ozoni mangia, permette di indovinare la sua regione di origine. Anche un mix è possibile: se una donna di Kyoto sposa un uomo di Tokyo, per esempio, la famiglia potrebbe degustare una zuppa di miso bianco un giorno, e un brodo chiaro un altro. Queste differenze derivano non solo da questioni regionali, ma anche dalla posizione gerarchica che ciascuna famiglia occupava tradizionalmente e dalla professione esercitata, come spiega Matsumoto Sakafumi che sta seguendo la redazione di un libro sulle diverse varietà di Ozoni. I samurai e chiunque facesse parte della corte imperiale, a seconda del grado, preparava i propri Ozoni con gli ingredienti offerti dal maestro, oppure ricalcava le usanze di corte, che determinavano così il contenuto dei piatti. Mangiare l’Osechi dа ai giapponesi la sensazione di partecipare ad un’unica tradizione nazionale, l’Ozoni invece evoca l’appartenenza ad una identità regionale. L’immaginario dell’Osechi perdura, ma alcuni elementi con il tempo si sono modificati; nonostante, secondo diversi studi, il 70-80% dei giapponesi dichiari di consumare ancora questo prezioso piatto a Capodanno (i due terzi di essi ne preparano alcune parti da soli), molti giovani si stanno allontanando da una tradizione, che non sempre incontra i loro gusti e richiede tempi di preparazione piuttosto lunghi. Secondo M.Shirai, responsabile acquisti Osechi per la catena di grandi magazzini Isetan-Mitsukoshi, i prezzi dei piatti che i clienti ordinano anticipatamente, variano tra i 100 e i 3000 euro (i più cari sono prepararti dai grandi chef e consegnati in ceramiche d’artista). In questi grandi

SEKIGUCHI RYÔKO PER ZOOMP GIAPPONE

zoom CUCINA

Catalogo di Osechi di isetan. a sinistra, Osechi alla cinese. a destra, Osechi all’italiana.

magazzini, i clienti tipo investono un budget di circa 250 euro per passare un bel Capodanno in famiglia, degustando le celebri delizie senza la fatica richiesta per prepararle. Ogni anno viene pubblicato un catalogo di Osechi, il cui tema e concezione sono opera dei migliori chef, proprio per interpretare al meglio lo spirito culinario dei tempi. E così questo piatto speciale non si limita più solo alla cucina tradizionale giapponese, ma esiste in versione Osechi cinese, francese, coreana e addirittura italiana… Il suo spirito, anche nell’incontro con le cucine del resto del mondo, è conservato: la festosa atmosfera di Capodanno si identifica nella presentazione tradizionale alla giapponese. Benché i grandi magazzini occupino ancora il primo posto nelle vendite dell’Osechi, anche l’acquisto per corrispondenza si sta affermando. I supermercati e i minimarket propongono anche loro questo servizio, ad un prezzo più basso, con la possibilità di acquistare separatamente alcuni

piatti tra i più significativi, venduti sotto vuoto. Ovviamente i cambiamenti nello stile di vita si riflettono anche nei piatti delle festività tradizionali; alcune marche propongono delle versioni ipocaloriche o per diabetici, affinché anche chi ha problemi di salute possa assaporare e condividere i piaceri del Capodanno. Gli Osechi si trovano anche in monoporzione, o in formati ridotti, per coppie o single. Le monoporzioni ci fanno ipotizzare che ci siano molte persone che passano questo momento in solitudine, quando, una volta, il Giappone intero si fermava i primi tre giorni dell’anno per festeggiare in famiglia; anche i single, infatti, raggiungevano la famiglia, i bambini a salutare i nonni. Il modo di vivere è cambiato molto da allora, verrebbe da chiedersi come sarà l’Osechi tra 50 anni: le uova di aringa esisteranno ancora? I nostri figli consumeranno ancora l’Ozoni? SEKIGUCHI RYÔKO

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zoom CUCINA L A RICETTA DI HARUYO

PREPARAZIONE 1 Tagliare la cipolla e tritare il mitsuba in pezzetti di 3 cm. Lavare i gamberetti e scolarli. 2 In una ciotola, mescolare la cipolla, il mitsuba, i gamberetti e 30 g di farina. 3 In un’altra ciotola, mescolare gli altri ingredienti per la pasta, con delle bacchette.

4 Incorporare la pasta alla cipolla, al mitsuba e ai gamberetti. 5 Far friggere nell’olio scaldato a 170℃ mescolando di tanto in tanto. 6 Quando il tutto assume un colore dorato, assorbire l’eccesso d’olio e servire subito.

INGREDIENTI (per 4 persone) 1 cipolla di circa 200-230 g 50 g di mitsuba (erba giapponese) 150 g di gamberetti 30 g di farina La pasta, 100 g di farina 30 g di fecola, un pizzico di sale 1 tuorlo d’uovo, 150 ml di acqua fredda Olio

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SUGGERIMENTO La cipolla novella giapponese è molto dolce una volta cotta. Potete usare cipolle novelle nostrane e sostituire il mitsuba con del prezzemolo piatto.





Gabriel Bernard per Zoom Giappone

immagine di kitaro, sul treno che collega Sakaiminato a Yonago, di Mizuki Shigeru.

Sakaiminato, monsters & Co. Luogo di nascita del mangaka MIZUKI Shigeru, città portuale ricca di charme, rende omaggio ai suoi personaggi.

d

urante la primavera del 2010, i giapponesi hanno seguito con passione una serie diffusa su NHK tutti i giorni alle otto del mattino. Intitolata Gegege no nyobo (La moglie di Gegege) si trattava dell’ adattamento televisivo dell’autobiografia di MUrA Nunoe, vedova del celebre mangaka MIzUKI Shigeru. Nel suo libro, MUrA Nunoe raccontava i quarant’anni trascorsi a fianco di uno dei giganti del fumetto. Il successo della serie ha riacceso l’interesse del pubblico per l’opera di MIzUKI e per i luoghi da lui frequentati nel corso della sua vita. In Europa, il pubblico ha scoperto la sua esistenza nel 2007, quando il suo manga NonNonBa to ore ha ottenuto il Gran Premio del Fumetto al festival di Angoulême. Questa consacrazione internazionale ha permesso a coloro che avevano sempre ostentato un’attitudine scettica verso i manga, di scoprire un universo unico e originale, fatto di storie insolite, popolate da personaggi stravaganti, in particolare mostri e fantasmi, retaggio della cultura popolare e del folklore giapponese. Per convincersene, basta osservare le opere dell’artista

TOrIYAMA Sekien (1712-1788), che ha avuto l’iniziativa di recensire tutti i mostri giapponesi nel suo celebre Gazu hyakki yako (La parata notturna illustrata dei cento demoni) apparso nel 1776. Lo scrittore irlandese Lafcadio Hearn ha permesso all’Occidente di scoprire l’affettuosa relazione che i giapponesi intrattengono con mostri e fantasmi grazie all’opera Nel Giappone spettrale (1899) e Kwaidan (1903), mentre l’etnologo giapponese YANAGITA Kunio, influenzato dai lavori di Hearn, si è lanciato, qualche anno dopo, in una ricerca minuziosa volta a identificare tutte le storie di mostri presenti nel folklore locale. Originario della piccola città portuale di Sakaiminato, nella prefettura di Tottori, MIzUKI Shigeru fu particolarmente impressionato dai rac-

PEr ArrIvArE Sakaiminato si trova a più di 900 km a ovest di Tokyo. Il mezzo più rapido per raggiungere la città è l’aereo (80 minuti di volo). In partenza da Haneda (5 voli al giorno) si arriva a Yonago. da qui si raggiunge Sakaiminato in treno (40 minuti). L’autobus è una soluzione alternativa low cost (11 ore di tragitto, 1 partenza al giorno). Partendo da osaka, si può prendere il treno (3h30) o l’autobus (3h30 fino a Yonago, 18 partenze quotidiane).

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conti e dalle leggende che un’anziana domestica gli raccontava regolarmente, durante l’infanzia. Le storie traboccavano di creature bizzarre, come ricorda nel suo NonNonBa. Da allora, tutti i suoi lavori vedranno la presenza di questi personaggi. Fra i titoli più rappresentativi e più popolari, Gegege no Kitaro (Kitaro dei cimiteri), figura al primo posto. racconta le avventure di un piccolo fantasma disilluso e annoiato dai difetti degli umani. Si tratta di uno dei personaggi di MIzUKI che il viaggiatore incontrerà fin da subito quando deciderà di recarsi a Sakaiminato, dove il maestro del manga d’orrore gode di una particolare venerazione. Il treno che unisce il porto a Yonago, città più vicina, è stato decorato con alcune riproduzioni di Kitaro. Il visitatore può così cominciare ad immergersi nell’universo di MIzUKI Shigeru, onnipresente fin dall’uscita della stazione. Orgogliose di questa manna culturale, le autorità cittadine non hanno esitato a dedicare al mangaka la via principale che attraversa il centro fino alla stazione. Il maestro chino sul suo scrittoio, è la prima statua in cui ci si imbatte. Il monumento indica al turista che sta per penetrare in un mondo parallelo, invaso da un centinaio di creature deformi talvolta terrificanti, ma tutte unite dallo scopo comune di


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i personaggi immaginari di Mizuki Shigeru si trovano ovunque nella cittĂ . dicembre 2017 - marzo 2018 N. 8 zoom GIAPPoNE 23


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Nelle boutiques di souvenir è impossiblie non essere felici.

anche gli amanti del sake possono tornare con una bottiglia molto particolare.

divertire chi le osserva. Lungo la MIzUKI Shigeru road, le statue e le riproduzioni dei principali personaggi immaginati dall’autore di NonNonBa, attendono pazienti che il visitatore si fermi ad ammirarle, o magari fugga a gambe levate di fronte al loro aspetto terrificante. Quest’ultima situazione, però non si verifica mai. Per quanto si sforzino di essere paurose, queste creature suscitano simpatia. Sono lì per ricordare che i fantasmi e i mostri, almeno nell’opera di MIzUKI, servono a svegliare la coscienza degli uomini. Una coscienza che ha tendenza ad addormentarsi col passare del tempo. A Sakaiminato i mostri sono presenti anche per risvegliare l’appetito. I negozi locali traboccano di golosità e la maggior

parte di esse ha la forma dei personaggi incontrati per strada. Da Yokai Manju (Manju mostruosi) si vendono manju (piccoli pani farciti con la pasta di fagioli rossi) realizzati con degli stampi raffiguranti i personaggi di Kitaro. Situato proprio davanti al museo dedicato al mangaka e al suo universo di mostri, Yokai Manju riscuote un gran successo. Per molti, le scatole riempite di queste prelibatezze, avvolte nella speciale carta Kitaro, rappresentano il regalo ideale da portare a casa dopo il loro passaggio nella MIzUKI Shigeru road. Come souvenir alternativo, ci sono poi sicuramente le foto della sorgente dei kappa (kappa no izumi), dove si può vedere Kitaro intento a imitare il Manneken-pis suscitando

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l’ilarità dei visitatori, o ancora, le immagini dei “magazzini” dei mostri (yokai soko), le cui pareti sono ricoperte di magnifici affreschi ispirati naturalmente ai personaggi “mostruosi”. Prima di lasciare i luoghi, non bisogna dimenticare di fare un salto all’ufficio postale, qui le vostre lettere saranno affrancate con francobolli originali. Se qualcuno teme di vivere a Sakaiminato una sorta di “overdose” di mostri, può esserne certo. La città dispone di molte attrattive che giustificano ampiamente il soggiorno di una giornata o due trascorsi sul posto. Dopo aver lasciato la MIzUKI Shigeru road e visitato il museo eponimo, basta dirigersi a sinistra per ritrovarsi sul bordo del canale che attraversa la città fino al mare. Sakaiminato è in effetti una città portuale, una delle specialità più famose è il granchio rosso delle nevi, qui si concentra infatti il 60% della produzione in Giappone. Inutile dire che la cucina locale vale il viaggio. Ogni anno, a metà ottobre, ha luogo il festival dei prodotti del mare (Suisan Matsuri). Il cuore dell’evento è il mercato del pesce, un luogo emblematico per rendersi conto dell’animazione che caratterizza la vita cittadina. Al mattino presto, durante la festa, viene servita una deliziosa zuppa di granchi che si degusta secondo le usanze del folklore locale. Oltre al granchio, Sakaiminato produce una grande quantità di sgombri. L’autunno e l’inverno rappresentano i momenti migliori per apprezzare questo pesce le cui carni sono in questo periodo particolarmente grasse. Il sabamisoni (stufato di sgombro al miso) è particolarmente delizioso, i numerosi piccoli ristoranti della città servono poi mille altre specialità a base di pesce. Se non potete recarvi a Sakaiminato in autunno (e sarebbe un peccato), tentate di programmare il viaggio in primavera, altro momento propizio per godere delle ricchezze della città. È una stagione piacevole dal punto di vista climatico e una passeggiata fino al parco Daiba, in fondo al corso del canale, vi permetterà di ammirare i 350 ciliegi in fiore che circondano il faro in legno costruito all’inizio del secolo scorso. La vostra escursione può proseguire poi verso l’area verde che costeggia il lungomare fino a un altro parco, quello di Yume minato, dove si trova l’ennesima attrazione della città: la Torre Yume minato. In cima a quest’ultima, un osservatorio permette di ammirare i magnifici paesaggi che circondano il porto. Per concludere, una breve visita alla sorgente di acqua calda termale, situata all’ingresso della torre, vi rilasserà e porrà nelle migliori condizioni per approfittare dei ristoranti della città, pronti a risvegliare le vostre papille. Dopo una notte di sonno ristoratore, magari a tratti agitato dalle creature di MIzUKI Shigeru, potrete riprendere il vostro cammino alla scoperta della ricchezza del folklore nipponico. GABRIEL BERNARD



Forward Stroke Inc.

Per una vista impareggiabile sul lago Biwa, non esitate a recarvi alla Biwako Terrace.

otsu, il gusto autentico del Giappone Per sfuggire al turismo di massa che soffoca Kyoto, esplorate la città lacustre a soli 10 minuti dall’antica capitale.

A

h Kyoto! I suoi templi, i suoi santuari, la sua storia e…i suoi turisti! L’antica capitale imperiale è diventata suo malgrado il simbolo degli arrivi in massa dei visitatori stranieri in Giappone, quegli arrivi di cui le autorità vanno fieri. Situata su quella che gli operatori turistici chiamano la “Golden route”, la città è vittima del suo successo e, in alcuni luoghi, si incontrano più turisti che giapponesi, in una rumorosa confusione che manda in frantumi la solennità del posto. Appena compare un raggio di sole, i negozi in cui si noleggiano i kimono vengono presi di mira dai viaggiatori e nel giro di qualche minuto, le vie di alcuni quartieri sono invase da centinaia di kimono la cui qualità

tessile e i cui colori lasciano spesso a desiderare, rovinando così il fascino emanato da quegli incontri fortuiti, che avvenivano in passato, con le donne giapponesi vestite col loro abito tradizionale più bello. In breve, il turismo di massa sta uccidendo la città di Kyoto, asfissiandola. Se siete a caccia di autenticità, di storia, di templi e di santuari, ma anche di un territorio ricco e vario, vi basta salire su un treno in partenza da Kyoto e in dieci minuti raggiungere Otsu, che sebbene sia vicinissima alla celeberrima città storica, è stata capace di conservare una forte identità. Otsu costituisce una perfetta alternativa per coloro che preferiscono “scoprire” il Giappone piuttosto che “fare” il Giappone, collezionando selfie davanti ai monumenti. La città sulle rive del lago Biwa, infatti, uno dei tre laghi più antichi del pianeta, possiede una

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storia secolare, come testimoniano i templi Ishiyama-dera e Enryaku-ji. Il primo (a soli dieci minuti dalla stazione Ishiyamadera sulla linea Keihan in partenza dalla stazione Jr di Ishiyama) è stato eretto nell’anno 747 sulle rive del fiume Seta, una posizione geografica che si è rivelata fonte di ispirazione per numerosi poeti e scrittori attraverso i secoli. Non è forse qui che MUrASAKI Shikibu ha lavorato sul primo romanzo del suo capolavoro La storia di Genji (Einaudi Tascabili)? Appena si penetra questo luogo sacro, è difficile sfuggire alla presenza di questa figura femminile che ha segnato per sempre la letteratura mondiale. All’interno dell’edificio principale, Hondo, tesoro nazionale e fra le costruzioni più antiche della prefettura di Shiga, si può scorgere la piccola stanza (Genji no ma) dove la giovane autrice ha meditato


La festa di Otsu (Otsu matsuri) risale al XVii secolo ed è celebrata ogni anno con fervore.

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e lavorato al concepimento del suo romanzo. Nel passato, le donne non erano autorizzate a entrare nei templi, tuttavia, Ishiyama-dera le accettava per ragioni demografiche. Si trova ancora sul posto la roccia dove le donne incinte venivano a sedersi per ottenere la protezione divina durante la gravidanza. Circondato da un vasto parco arboreo, puro spettacolo per la vista durante la primavera e l’autunno, il tempio merita una lunga sosta in cui attardarsi alla ricerca della statua di Murasaki Shikibu intenta a scrivere il suo capolavoro. L’altro grande tempio, l’Enryaku-ji, è stato edificato sul monte Hiei nel 788, data nella quale al monaco Saicho fu concesso di costruire ciò che sarebbe diventato uno dei luoghi più rappresentativi del buddismo in Giappone. Fulcro della scuola Tendai, fu uno dei più influenti centri spirituali del paese. Ci si arriva grazie a una teleferica dalla stazione di Heizan, a cui a sua volta si giunge in treno o in autobus (15 minuti a piedi dalla stazione Jr HieizanSakamoto sulla linea Kosei). Sebbene non sia più così imponente come nel passato, il luogo resta impressionante coi suoi tre centri Todo, Saito e Yokawa, collegati da sentieri che conducono il visitatore nel cuore di una magnifica foresta. È possibile soggiornare nel complesso, per sperimentare per qualche giorno la vita secondo i precetti di questa scuola buddista. Sono proposti dei corsi di meditazione zazen e si può provare l’eccellente cucina shojin, vegetariana e preparata con prodotti locali. Il suo gomadofu, tufo al sesamo, è una meraviglia. Iscritto al Patrimonio Mondiale del’Unesco, la grandezza di Enryaku-ji ricorda che, per secoli, il tempio impose la sua influenza su Kyoto e i suoi edifici, testimoni della sua importanza, hanno resistito all’assalto del tempo, Il monte Hiei offre una magnifica prospettiva sul lago Biwa così come il monte Horai che ospita Biwako Valley, un sito molto apprezzato per la sua vista che spazia sul lago (10 minuti in autobus dalla stazione Jr Shiga sulla linea Kosei). In inverno, gli appassionati di neve possono dedicarsi allo sci, ma, poco importa la stagione, si può trascorrere qui qualche giorno per contemplare uno dei più bei

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Statua di MUraSaki Shikibu nel giardino del tempio ishiyama-dera.

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INDIRIZZI DI CHARME Inase,

U

na volta giunto a Otsu, il visitatore può scegliere fra diverse opzioni di soggiorno. Dall’hotel di lusso sulle rive del lago Biwa al tempio Enryaku-ji, con le sue camere sobrie, la scelta è vasta. Fra i numerosi alberghi disponibili nella città lacustre, Inase si distingue per il suo carattere e la qualità del servizio. Inaugurato nella primavera di quest’anno, di tratta della prima guesthouse nata nel centro cittadino, nell’antica dimora di un mercante di riso. I suoi proprietari hanno dedicato sei mesi al restauro e all’arredo della casa, i cui elementi decorativi e architettonici risalgono agli anni Trenta. I soffitti, le finestre al primo piano e numerosi oggetti esposti, ne fanno un luogo carico di storia. Il lungo corridoio, dove nel passato si trovava la cucina, conduce a Bansho, la camera più bella, con bagno privato (a partire da 7500 yen a persona). La camera gode di una bella vista sul giardino giapponese perfettamente conservato, lo stesso paesaggio si gode dalla stanza principale della dimora, oggi utilizzata come ristorante per la prima colazione e salotto dove gli ospiti possono

benvenuti a casa incontrarsi e scambiarsi le impressioni di viaggio. Le altre quattro ampie camere situate al primo piano, con vista sul giardino, hanno le docce ed un bagno comune (tariffe a partire da 6500 yen a persona). L’accoglienza calorosa permette al viaggiatore di sentirsi immediatamente a proprio agio in questo luogo affascinante e atipico, permeato da un leggero profumo di paglia di riso tagliata di fresco. Puntando sulla qualità piuttosto che sulla quantità - Inase può ospitare al massimo 17 persone - i proprietari mettono l’accento sulla comunicazione per meglio accogliere gli ospiti e propongono regolarmente attività destinate a introdurli nel cuore delle tradizioni locali. Un modo eccellente per entrare in contatto col Giappone autentico e fuori dai sentieri battuti.

paesaggi del paese dalla Biwako Terrace, situata all’uscita della teleferica. Essendo il posto una meta popolare fra i locali, è necessario arrivare presto e rassegnarsi a fare un po’ di coda. Otsu non manca tuttavia di posti dove rilassarsi ed immersi in un paesaggio unico. Fra le molteplici possibilità che si offrono ai visitatori ci sono le crociere sul lago Biwa a bordo del Michigan (diverse formule a partire da 2780 yen) - il battello prende il nome dal gemellaggio tra la prefettura di Shiga e lo stato americano del Midwest - o sul fiume Seta, partendo dal tempio di Ishiyama-dera (1500 yen). Lo spettacolo vale la pena e permette di cogliere le bellezze di questa località lacustre ricca di storia e tradizione. Uno dei momenti più importanti per la città è la festa di Otsu (Otsu matsuri) che si svolge ogni anno durante il primo week-end d’ottobre. Classificato come “importante patrimonio folklorico immateriale”, questo appuntamento annuale, comparabile al festival di Gion a Kyoto, ha conservato una dimensione umana purtroppo scomparsa nell’antica capitale imperiale. La parata dei carri in un’atmos-

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O. N. 3 Chome-3-33 Nagara, otsu, 520-0046 Shiga Tél. +81-77-510-0005 - www.inaseotsu.com A 15 mn a piedi o 5 mn in taxi dalla stazione Jr di Ôtsu. A 5 mn a piedi dalla stazione di Hama-Ôtsu sulla linea Keihan.

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Shogu-san, mascotte del tempio Enryaku-ji.


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il bue di Omi servito da Matsukiya è un must.

fera familiare e calorosa, permette di godere dell’autentico spirito giapponese, lo stesso che si ritrova nell’area circostante il santuario di Tenson, dove decine di bancarelle di ogni genere raccontano l’anima del vero Giappone. Passeggiare tra le famiglie e i gruppi d’amici venuti a godersi la festa, deliziarsi con i takoyaki (frittelle di polipo), con gli yakisoba (noodles saltati) o con un choco-banana (banana avvolta da una coltre di cioccolato) rappresentano momenti preziosi dove si ha finalmente l’impressione di aver raggiunto il Giappone auten-

tico, lontano dalle orde di turisti. Non trovandosi lungo la famosa “Golden route”, Otsu propone tariffe alberghiere nettamente inferiori a quelle di Kyoto. Si può scegliere ad esempio di soggiornare nell’impressionante Biwako Otsu Prince Hotel coi suoi 37 piani che dominano il lago Biwa. La vista impareggiabile di cui godono numerose camere costituisce già di per sé un’ottima ragione per preferire questo hotel alle più onerose strutture kyotoite. Splendida vista anche per il Biwako Hotel, caratterizzato da un’architettura a

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il funazushi è una delle specialità di Otsu.

forma di transatlantico. Si possono poi trovare indirizzi più intimi come Inase (vedi p. 28), dove il senso dell’ospitalità è degno dei più bei ryokan (alberghi tradizionali). Ultimo punto, ma non trascurabile, Otsu è un luogo che farà la gioia dei gourmet e dei golosi. La prossimità del lago Biwa significa che il pesce è un elemento fondamentale nell’alimentazione locale. D’altra parte, è qui che l’antenato del sushi, il funazushi (vedi zoom Giappone n°7, settembre - dicembre 2017), è stato inventato. Numerosi ristoranti propongono questa specialità che delizierà chi apprezza i piatti di carattere, dal gusto pronunciato. La cucina locale non si riassume però certamente qui. Otsu è celebre anche per il bue di Omi, che, col bue di Kobe, è una delle carni più prelibate del Giappone. Una tappa alla macelleria Matsukiya (Tél. 077-534-1211, 8 mn a piedi dalla stazione Jr Ishiyama sulla linea Biwako) che fu, per un secolo, fornitrice ufficiale della corte imperiale e dispone oggi di un ristorante, vi permetterà di vivere un’esperienza culinaria unica ad un prezzo tutto sommato ragionevole, tenuto conto del costo elevato della carne in questione. Bisogna aspettarsi tuttavia un conto un po’ più salato rispetto alla media dei ristoranti locali. Se nonostante tutto, l’attrazione per Kyoto rimane per voi irresistibile, dal momento che - turismo di massa a parte - solo in questa città mitica potrete ammirare il Tempio d’Oro, il giardino di pietra di ryôan-ji o ancora, il magnifico Kiyomizu-dera, via libera alle escursioni nell’antica capitale. Da Otsu ci vogliono solo dieci minuti per raggiungere la stazione di Kyoto, con le sue legioni …di turisti non sempre disciplinati! ODAIRA NAMIHEI

ComE ArrIvArE

La città sulle rive del lago Biwa, uno dei tre laghi più antichi del pianeta, possiede una storia secolare

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Partendo dalla stazione Jr Kyoto, prendete la linea Biwako e scendete a otsu. Lì troverete dei taxi e delle navette gratuite, in particolare verso il Biwako otsu Prince Hotel. Si può poi raggiungere otsu con la compagnia Keihan partendo dalla stazione Sanjô (linea Ôtsu).




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