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Economia circolare ed ecovillaggi nel turismo del futuro?

In tempo di Covid si riscoprono i vantaggi dello spazio e della sostenibilità turistica e ambientale

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di Stefano Chiocchini

L’ economia circolare costituisce un nuovo paradigma economico emergente in grado di sostituirsi a modelli di crescita incentrati su una visione lineare, puntando ad una riduzione degli sprechi e ad un radicale ripensamento nella concezione dei prodotti e del loro uso nel tempo. Una sfida importante per il sistema produttivo e per la società perché chiede di adottare attività e processi di produzione e di consumo che siano sostenibili ed in grado di gestire in modo consapevole ed efficiente le risorse del pianeta. La nozione e l’idea di economia circolare non possono essere ricondotte ad una data o ad un ideatore ben preciso ma è il risultato di diverse teorie e diverse scuole di pensiero coordinate tra loro. Si possono riscontrare sue tracce fin dal Settecento, racchiuse nel primordiale concetto di "sostenibilità". Questa definizione fu adottata da Carlowitz nel 1713, allorché chiamato a risolvere il problema della carenza di legname in qualità di direttore dell’ufficio reale nel Regno di Sassonia. L’argomento della sostenibilità è stato poi riproposto da Malthus nel 1798 nel suo “Saggio sul principio della popolazione”, dove si evidenziava come la produzione agricola inglese, a causa di una disponibilità di risorse fisse, era sottoposta ai principi dei rendimenti decrescenti e dunque presto non sarebbe stata capace di soddisfare la continua crescita della popolazione. Fortunatamente per gli inglesi, Malthus nella formulazione del modello non aveva tenuto conto dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico che ha consentito al nostro pianeta di raggiungere i sette miliardi di popolazione globale senza le catastrofiche conseguenze immaginate. Dunque il concetto di sviluppo sostenibile nasce dapprima nell’ambito economico, da intendersi come soluzione del difficile rapporto tra uomo e ambiente. E’ però a partire dagli anni Settanta del secolo scorso in poi che si è affermata l’esigenza di unire tra di loro armonicamente la crescita economica e la equa distribuzione delle risorse all’interno di un nuovo modello di sviluppo. L’idea di economia circolare si deve all’architetto svizzero Walter R. Stahel che nel 1976 insieme alla ricercatrice Geneviève Reday pubblica il rapporto “The Potential for Substituting Manpower for Energy”, nel quale per la prima volta si pronuncia il termine di economia “ciclica” e si

“L’idea di economia circolare si deve all’architetto svizzero Walter R. Stahel che nel 1976 insieme alla ricercatrice Geneviève Reday pubblica il rapporto “The Potential for Substituting

Manpower for Energy"

introducono principi come l’allungamento del ciclo vitale dei beni e l’importanza di offrire servizi anziché prodotti. Il concetto di economia circolare te per fornire il massimo valore possibile prima dello smaltimento. “ L’Italia può essere l’apripista di questa nuova rivoluzione industriale e di pensiero, con aziende che già da tempo credono in percorsi di sostenibilità mettendola in pratica, con le amministrazioni locali che avviano processi virtuosi" viene spiegato ancora più dettagliaL’Italia può tamente da Stahel nel 1982 con lo essere l’apristudio “The Product-Life Factor”, pista di questa nuova rivoluzione inche introduce all’estensione della dudustriale e di pensiero, con aziende rata della vita di un prodotto, in altre che già da tempo credono in percorsi parole l’arco di tempo in cui esso è di sostenibilità mettendola in pratica, utilizzato, quale base di partenza per con le amministrazioni locali che avun cambiamento progressivo verviano processi virtuosi nella gestione so una società sostenibile e che con dei rifiuti, dalla prevenzione al riciclo una maggiore longevità della vita dei materiali, fino alla realizzazione ottimizza le risorse utilizzate per la di impianti volti al recupero di mateproduzione di un bene, riduce il conria e grazie ai cittadini che diventano sumo delle risorse naturali necessarie circolari con comportamenti che li e diminuisce i rifiuti prodotti, generendono più responsabili e consaperando un benessere sempre maggiovoli delle loro azioni quotidiane. re. Per fare tutto questo serve però un

Nel 1987 il World Commission on forte indirizzo e coordinamento a li

Environment and Development afvello nazionale, che metta in campo fermò che “lo sviluppo sostenibile, le norme, gli strumenti economici e lungi dall’essere una definitiva condirimuova le barriere non tecnologiche zione di armonia, è piuttosto processo per la nascita di una vera e propria di cambiamento, tale per cui lo sfrutrivoluzione circolare in Italia e in tamento delle risorse, la direzione deEuropa. gli investimenti, l’orientamento dello Adesso, anche se abbiamo iniziato sviluppo tecnologico e i cambiamenti a renderci conto di questi possibili istituzionali siano resi coerenti con i virtuosismi, abbiamo un’altra incobisogni futuri oltre che con gli attuagnita che si è aggiunta nell’ultimo li”. Il concetto di sviluppo sostenibile anno; l’interrogativo che tutti ansiosi fonda allora su tre componenti tra samente ci poniamo in questi giorni di loro inseparabili: la sostenibilità è come cambierà la nostra esistenza economica, la sostenibilità sociale e a causa del Covid-19, e nessuno ha la sostenibilità ecologica. L’economia una risposta certa. Non sappiamo incircolare definita in lingua anglosasfatti quale sarà l’evoluzione di questa sone circular economy rappresenta infezione mondiale, che potrebbe riun modello economico concepito presentarsi in forme diverse e anche per auto-rigenerarsi. Dunque tutte le gravi, né se, come si spera, sapremo materie di origine biologica si prestasconfiggere in tempi brevi il virus no per essere reintrodotte in natura con un vaccino. Comunque il nostro mentre quelle che hanno una compomodo di intendere l’habitat non sarà nente tecnica devono essere progettapiù quello di una volta.

Non è detto che questa sia una cosa negativa: la caratteristica principale di noi umani è di saper trasformare i problemi in opportunità, gli eventi catastrofici in stimoli per una rinascita. Durante la quarantena ci siamo accorti che lo spazio ha una funzione precisa e un ruolo certamente positivo nell’equilibrio psico-fisico delle persone. La nostra privacy è importantissima e non possiamo pensare di inscatolare in ambienti angusti la nostra vita, non possiamo pensare di continuare a comprimere sempre più i nostri confini. Negli ultimi decenni è invece successo proprio questo, ambienti di lavoro come loculi, spazi di viaggio sempre più stretti in aereo o autobus, zone per aperi-cena minime con scomodi sgabelli nei bar e ristoranti dove ammassare schiere di persone con un vantaggio economico ma con una angoscia sempre più crescente da parte dei fruitori… Anche le abitazioni e i luoghi dell’accoglienza sono diventate sempre più piccole, come le auto: il nostro spazio vitale si è sempre più ristretto. Cosa c’entra questo con il Covid-19? Il virus ci ha fatto scoprire oltre agli aspetti negativi anche i vantaggi enormi del distanziamento sociale, la distanza di pertinenza propria tanto cara a popoli come quello giapponese, la distanza di rispetto che mai invade la “sfera personale” considerata fondamentale nei rapporti tra le persone. Proprio per le tematiche che,

nostro malgrado, siamo stati costretti ad esaminare a fondo probabilmente da adesso in poi staremo sempre più attenti alla salute ed alle tematiche green dell’ambiente in cui viviamo. Anche per questi motivi gli ambienti progettati per l’ospitalità tengono conto di nuovi input. Stanno nascendo villaggi visionari e resilienti in grado di essere autosufficienti dal punto di vista energetico e alimentare. Hanno un potenziale enorme in grado di portare migliorie globali in ambito alimentare, di ridurre le emissioni di CO 2 e di diminuire gli oneri a carico dei proprietari e gestori, al fine di modificare drasticamente il circuito economico attuale. Le tecnologie esistenti vengono applicate al concetto di insula, concepita come un villaggio-vacanza integrato che fornisce per se stesso energia pulita, acqua e cibo. Questi nuovi concetti di progettazione hanno una forte valenza economica e sociale. Le famiglie che vi soggiornano vengono responsabilizzate e avvicinate al concetto di comunità. Diventano parte di un sistema, quello di tutti i villaggi delle catene, basato sulle simbiosi persona-natura e produzione-consumo. La produzione energetica deriva dal connubio tra sistemi solari termici, fotovoltaici, eolici, geotermici e biomasse. La produzione alimentare invece, si basa sulle colture innovative, come quella di Serranova, la serra per coltivare ortaggi, frutta e verdura velocemente e con qualità superiore alla norma in assenza di chimica, di cui Camping Management ha parlato sul numero scorso, e sull’allevamento virtuoso. Il ciclo di produzione è chiuso. Ogni rifiuto alimenta qualcosa e ogni scarto diventa fertilizzante e energia per l’autosufficienza. Un impianto di biogas trasforma in energia i rifiuti non compostabili e, infine, le acque piovane e grigie vengono raccolte e utilizzate per irrigare gli orti a servizio della ristorazione. Iniziano a sorgere i primi ecovillaggi autosufficienti della rete mondiale di accoglienza. Ogni villaggio, senza rinunciare ad una certa eleganza architettonica, ospita famiglie su spazi dilatati, ogni abitazione ha a disposizione un piccolo giardino e i clienti possono partecipare a corsi di cucina e scoprono come è possibile coltivare virtuosamente il cibo che mangiano elaborato dagli chef durante il periodo di vacanza. Quindi un nuovo tipo di sostenibilità e di educazione sociale ed alimentare apre la strada ad un nuovo tipo di accoglienza: una vacanza in spazi più dilatati, con più privacy per i clienti, con la possibilità di divertirsi imparando a gestire e veder crescere il cibo che verrà mangiato. Una consapevolezza della qualità di vita, sociale ed alimentare per una vacanza sempre più green. ✻

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