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VITA DA RICERCATORE

VITA DA RICERCATORE Teresa Pellegrino

Nanoparticelle come cavalli di Troia contro i tumori più aggressivi

Laureata in chimica, si è aggiudicata diversi grant AIRC e ben tre prestigiosi ERC per lo studio di nanomateriali in grado di portare il farmaco nel cuore del tumore e distruggerlo dall’interno

a cura di FABIO TURONE Quando è partita per gli Stati Uniti, piena di ottimismo e di passione per la ricerca, aveva già superato un importante scoglio: ignorando chi con cinismo le diceva che la borsa di studio che le interessava, bandita dall’Università di Caserta per andare sei mesi all’estero, era sicuramente già destinata a un raccomandato, aveva fatto comunque domanda. La borsa l’aveva vinta, e con quella aveva potuto raggiungere in California il suo compagno di università e di vita. Il primo contatto con i nuovi colleghi di laboratorio era stato però tragico: “Tornai a casa in lacrime, perché con il mio inglese scolastico avevo capito sì e no il venti per cento delle cose dette in riunione dal collega incaricato di fare il punto sulle ricerche in corso. Solo più tardi seppi che il collega veniva dalla Louisiana, e aveva un terribile accento che anche molti altri in laboratorio faticavano a capire”.

Il margine di miglioramento

Teresa Pellegrino è seduta nel suo ufficio dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, attorniata da disegni suoi e delle sue figlie appesi alle pareti, e sorride rievocando quell’inizio traumatico. Ogni tanto si affaccia alla porta qualcuno, e il rapido scambio di battute chiarisce che oggi ha una completa padronanza dell’inglese, oltre che delle nanotecnologie con cui lavora per mettere a punto terapie innovative basate su nanoparticelle per aggredire i tessuti tumorali.

Il suo accento è discreto, e qualche inflessione pugliese riemerge solo occasionalmente: “Sono originaria di Palo del Colle, un piccolo paesino a una quindicina di chilometri da Bari, di cui si è parlato molto per la medaglia d’oro olimpica nella marcia vinta a Tokyo dal mio compaesano Massimo Stano”.

Viene da lì anche suo marito Libero Manna, che le presentarono quando, dopo il diploma dell’istituto tecnico chi-

mico-biologico, stava pensando di iscri- Cingolani, che poi avrebbe diretto a lunversi alla Facoltà di chimica dell’Univer- go proprio l’IIT di Genova prima di disità di Bari, che lui frequentava già da tre ventare ministro della transizione ecoanni: “All’inizio lui mi evitava perché io logica nel governo Draghi. “A Lecce ho sono sempre stata mattiniera, e quan- trovato un’organizzazione dei gruppi di do eravamo in treno la mattina presto ricerca come avevo visto all’estero. Era gli proponevo di fare esercizi di stechio- un crogiolo incredibile di idee e persometria” ricorda divertita. La chimica tra ne motivate, e mi sentivo in un’oasi fei due funziona benissimo, ed è alimenta- lice, anche se in un contesto difficile” ta dallo spirito competiti- racconta. Lì Teresa ottievo di entrambi. Un crogiolo ne un posto da ricercatri“Ho capito di voler fare la ricercatrice mendi idee ce CNR e coordina il progetto europeo Magnifyco, tre frequentavo il labora- e persone che coinvolge 11 partner torio della tesi di laurea, grazie all’incontro con motivate europei. È a Lecce che nel 2008 nasce Giorgia, che Annarosa Mangone. Io vedevo in lei una porterà in braccio alla negoziazione e donna molto impegnata, e in quel mo- agli incontri di progetto con i partner e mento non mi rendevo conto delle im- con la commissione. plicazioni del pancione con cui si muo- Nei primi due anni, la bimba la segue veva come se niente fosse anche in labo- in quattro viaggi intercontinentali e inratorio: solo dopo ho capito cosa volesse numerevoli voli a medio raggio. “Ricordire riuscire a essere sia ricercatrice sia derò sempre una conferenza a Barcellomadre” racconta Teresa, che a sua volta na in cui sedeva accanto a me sul palricorda i progetti scritti con la bimba a co, e ‘prendeva appunti’. Le bambine mi tracolla nella fascia, e gli incontri con lo hanno sempre dato tranquillità e sicustaff del laboratorio a casa propria: “Con rezza” riprende la ricercatrice. la gravidanza, e poi con l’arrivo delle Poco dopo la nascita di Giorgia cobambine, ho sviluppato nuove capacità mincia anche il pendolarismo tra Lecorganizzative, e il bisogno di migliorar- ce e Genova, dove Libero sta mettendo mi per loro” spiega con semplicità. in piedi il laboratorio di chimica nel nascente Istituto italiano di tecnologia;

Un’oasi felice qui Teresa approderà in modo stabile nel 2014, dopo aver partecipato a un pri-

Durante i 20 mesi a Berkeley, dove mo progetto AIRC, coordinato da Silvanel laboratorio di Paul Alivisatos ha ri- na Canevari all’Istituto nazionale dei tucevuto un’ottima formazione e scoper- mori di Milano, ed essersi poi aggiudicato il piacere di lavorare in un gruppo in- ta un Investigator Grant triennale, semternazionale multidisciplinare, aveva pre sostenuto da AIRC, con il progetto intanto iniziato il dottorato di ricerca a NanoCures da lei gestito: “I progetti fiBari con Giovanni Natile, che a sua vol- nanziati da AIRC mi hanno permesso ta l’aveva lasciata andare a lavorare sul- di instaurare importanti collaborazioni la stabilizzazione delle nanoparticelle a con i ricercatori clinici, con i quali ocMonaco di Baviera, in Germania, nel la- corre avere un confronto continuo”. boratorio di un ricercatore conosciuto In quegli anni, Pellegrino sviluppa negli Stati Uniti. Libero, che nel frattem- un’eccezionale capacità di giostrarsi tra po aveva completato il post-dottorato e le figlie (nel frattempo a Genova è nasi era trasferito a Lecce, la raggiungeva ta Rossella, nel 2012), la ricerca fondaspesso, perché collaborava con lo stesso mentale e quella applicata: ottiene ingruppo. Alla fine del dottorato era sta- fatti un primo finanziamento “starting to quindi naturale anche per lei trasfe- grant” del Consiglio europeo delle ricerrirsi a Lecce, nel centro per le nanotec- che (ERC), ambitissimo dai ricercatori nologie messo in piedi dal fisico Roberto di tutta Europa, per lo sviluppo di na-

nanomateriali glioblastoma ERC

noparticelle magnetiche e di semiconduttori capaci sia di trasportare farmaci nei tessuti malati che di concentrare i radioisotopi, il rame-64 nello specifico, per combinare la chemioterapia con la radioterapia.

Particelle in agitazione

“Oggi le nanoparticelle vengono iniettate direttamente nel tumore, e grazie agli anticorpi o a frammenti di anticorpi che noi ancoriamo sulla loro superficie sono in grado di aderire alle cellule bersaglio del cancro” spiega Pellegrino. Usando un campo magnetico alternato ad alta frequenza, si possono poi far vibrare le nanoparticelle in modo asincrono, così da generare attrito e alzare la temperatura sopra i 43°C. Questo danneggia le cellule tumorali più di quanto non danneggi quelle sane circostanti, perché nel tessuto malato i vasi sanguigni sono meno efficienti nel dissipare il calore, favorendo l’apoptosi e/o la necrosi a seconda della temperatura raggiunta e quindi la distruzione delle cellule cancerose. La tecnologia è talmente sofisticata che è possibile decorare le particelle magnetiche con un rivestimen- Teresa to polimerico in cui incapsu- Pellegrino lare il farmaco antitumorale nel suo e che, grazie alla composizione particolare del rivestimento, si contrae quando la temperatura sale, strizzandosi come una spugna e rilasciando il studio con i disegni delle figlie farmaco solo in risposta all’attivazione del campo magnetico esterno.

C’è però una controindicazione: la presenza di nanoparticelle nei tessuti compromette la qualità delle immagini ottenute con la risonanza magnetica. La zona diventa tutta scura e il tumore non si vede più. Per questo motivo il gruppo di Pellegrino è al lavoro per individuare la combinazione di composizione e forma (e sotto questo aspetto il cubo sembra più adatto della sfera) più efficiente, così da poter usare una dose più bassa di

VITA DA RICERCATORE Teresa Pellegrino

Teresa Pellegrino con il suo gruppo di ricerca

materiale magnetico. Grazie anche a un ipertermia magnetica combinata agli efsecondo Investigator Grant ricevuto da fetti della immunoterapia. Un secondo AIRC, sono già stati realizzati studi pre- obiettivo è la messa a punto di microdiclinici per applicare le nanoparticelle spositivi magnetici in grado di muoveralla cura di glioblastomi e tumori della si anche nel tessuto viscoso in un grapelle e del colon-retto, in collaborazione con altri Un gruppo diente termico generato dalle nanoparticelle stesricercatori finanziati da AIRC, tra cui Matilde Todaro e Giorgio Stassi. di ricerca multidiscise. L’evoluzione futura di questa tecnologia sarà la messa a punto di una naUn secondo finanziamento ERC detto “proof plinare noformulazione che sia capace di conservare la of concept” (dimostrazione di concet- massima efficienza termica per le settito) le è stato assegnato per verificare la mane necessarie all’eliminazione delle possibilità di realizzare nanocubi di fer- cellule tumorali e permetta poi all’orgarite in qualità e quantità sufficienti per nismo di degradarle ed eliminarle rapigli studi di ipertermia in preclinica e damente, così da restituire ai medici la clinica. Recentemente è arrivato anche possibilità di osservare in dettaglio i tesun terzo finanziamento ERC-consolida- suti trattati con tutti i normali strumentor, per il progetto GIULIa (porta il no- ti diagnostici. me della prima bimba di Teresa, che la ricercatrice ha perso alla nascita), che ha l’intento di sviluppare ulteriormente La forza della diversità la tecnologia dell’ipertermia magnetica “Tutti questi progetti non sarebbero contro i tumori, esplorando due moda- possibili senza il mio gruppo multidilità di rilascio delle nanoparticelle nel- sciplinare e multiculturale di ricercatole metastasi. Da una parte verranno uti- ri” sottolinea Pellegrino. “Avere un gruplizzate le cellule immunitarie natural po così variegato era non solo il mio sokiller per il trasporto della dose di na- gno, ma è anche la chiave del successo noparticelle adeguata al trattamento di della ricerca che portiamo avanti, ed è possibile grazie anche a un modello di ricerca che IIT incoraggia e aiuta a realizzare con un adeguato supporto organizzativo e amministrativo. Quando c’è da festeggiare qualche evento, è nostra abitudine organizzare delle escursioni in Liguria, e la pausa pranzo, al sacco, diventa un’occasione per assaggiare ricette di varie parti del mondo.”

Nel tempo lasciato libero dall’impegno professionale e familiare, tra i suoi passatempi Pellegrino si dedica al disegno: “Come ricercatori siamo persone molto razionali e impostate. Ci è richiesto rigore. La passione per il disegno mi permette di assecondare la parte del mio cervello che spazia: mi piace disegnare volti, gli occhi mostrano l’intensità delle emozioni del soggetto”. Anche le figlie disegnano, e un acquerello astratto di Giorgia e Rossella è stato scelto come simbolo di uno dei progetti di ricerca. Non manca l’impegno nel volontariato: “Con tutta la famiglia siamo volontari AIRC, non manchiamo mai di partecipare al mercatino natalizio di San Nicola, a Genova, e di scendere in piazza per la campagna delle Azalee della Ricerca: Rossella è la più giovane volontaria della Liguria”.

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