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RELAZIONI DI COPPIA
RELAZIONI DI COPPIA Sessualità maschile
Sessualità e cancro negli uomini, importante superare i tabù
Negli uomini l’accettazione di sé dopo la malattia passa anche per la sessualità, che va ritrovata e a volte riadattata alla nuova condizione, potendo contare su un aiuto psicologico
a cura di ALESSIA DE CHIARA Quando il cancro si insinua nella quotidianità di una persona, ne risente spesso anche la vita sessuale. Da un lato infatti bisogna avere a che fare con le conseguenze fi siche delle terapie, dall’altro la diagnosi stessa di tumore può incidere in maniera drastica sulla sfera sessuale.
Se le donne hanno imparato a parlare del proprio corpo e della propria sessualità durante e dopo una diagnosi di cancro, complice anche il sostegno di numerosi gruppi e associazioni, per gli uomini l’argomento resta ancora un tabù. L’impatto della malattia sulla sessualità maschile viene ancora in molti casi affrontato in solitudine, aggravandone ancor di più il carico psicologico. UN CORPO CHE CAMBIA
Il cancro può provocare, tra gli altri disturbi, anche fatigue, nausea, dolore o cambiamenti ormonali che possono incidere sulla sfera sessuale. Un impatto in questo senso possono averlo anche le terapie, in particolare quelle per i tumori che colpiscono l’apparato genito-urinario, come il cancro al testicolo o alla prostata. Per esempio, uno degli effetti collaterali dovuti all’asportazione chirurgica della prostata, spesso praticata in caso di tumore, è l’incontinenza urinaria. “Oltre a incidere sull’atto sessuale in sé per via delle perdite di urina, i problemi urinari suscitano imbarazzo e vergogna. L’uomo sente di non essere desiderabile e di aver perso la capacità di sedurre” spiega Simona Donegani, psicologa e psicoterapeuta, che dal 2003 è parte del progetto “Per un sentire condiviso: l’uomo e il tumore alla prostata”, sostenuto dalla Fondazione Monzino presso l’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
Un altro possibile effetto collaterale della prostatectomia, dal grande impatto psicologico, è la disfunzione erettile. Oggi, tra le opzioni disponibili per cercare di superarla, vi sono farmaci o iniezioni di alcune sostanze (prostaglandine) da effettuare alla base del pene. Come spiega l’esperta, il ricorso a questi fattori “esterni” non è sempre semplice da accettare per l’uomo che sente già di aver perso una parte di sé, poiché potrebbe ricordargli ogni volta di aver avuto un tumore oppure indurlo a considerare la sessualità non più del tutto spontanea.
“È diffi cile dopo una diagnosi di cancro continuare a vedere il sesso come un gioco, a viverlo con piacere, con leggerezza, poiché siamo concentrati sulla malattia” spiega l’esperta, sottolineando la necessità di lavorare per superare questo problema. “Il nemico maggiore nel percorso di ripresa è l’immagine di sé prima del tumore. Il cancro è un’esperienza che segna. Ci sono donne e uomini che dopo il tumore chiudono con la sessualità perché non si fi dano più del proprio corpo, che sembra non appartenergli” commenta.
L’IMPORTANZA DELLA SESSUALITÀ
“Poiché il tumore della prostata è una patologia che riguarda tendenzialmente gli uomi-
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ni dai 50-60 anni in su, i medici hanno ritenuto per anni che l’impatto della disfunzione erettile su questi pazienti fosse contenuto, o comunque non così problematico come poteva avvenire nel caso in cui il malato fosse un ventenne” spiega Donegani. “È stato un grave errore di valutazione, dovuto a una visione strettamente medica della sessualità, finalizzata solo al rapporto sessuale. Dal punto di vista psichico, però, non è solo la possibilità o meno di avere il rapporto a incidere. Anche se in quel momento non si ha una sessualità attiva, la disfunzione erettile dovuta al cancro finisce spesso per incidere sul senso di sé.”
Il paziente, d’altra parte, può pensare che l’età non più giovanile lo obblighi a non preoccuparsi più della sessualità, o che il fatto di preoccuparsene, nel momento in cui combatte con un problema più grande come il cancro, possa metterlo in cattiva luce. “Bisogna cercare di superare tutti i tabù che creano una barriera comunicativa. In questo senso occorre lavorare sia sul medico, che spesso non sa bene come accennare al problema o teme di entrare troppo nell’intimità di una persona, sia sul paziente, che può far fatica a chiedere o a esplicitare le sue difficoltà perché considera la sessualità una questione secondaria, mentre non lo è affatto” afferma la psicologa.
L’uomo potrebbe inoltre sentire di aver perso la capacità di dare e ricevere piacere come prima. Nella coppia, magari strutturata da tempo, possono nascere incomprensioni e quindi bisogna lavorare insieme per capire in che modo sia ancora possibile condividere la sessualità. “Il ruolo dello psicoterapeuta è fondamentale. La vita sessuale è fatta anche di parole, desideri, relazione e comunicazione” afferma l’esperta. “Il punto di arrivo di una riabilitazione sessuale individuale e di coppia è la ricostruzione di un sé efficiente, piacevole, desiderante e desiderabile, e di una coppia che ha una dimensione intima, è coesa, comunica ed è allineata.”
IL TEMA DELLA FERTILITÀ
Anche la fertilità può venire pregiudicata da alcuni trattamenti. Per esempio, nel caso del tumore al testicolo, che colpisce soprattutto i ragazzi, la radioterapia può danneggiare la produzione dello sperma. Generalmente, invece, l’asportazione di un testicolo non compromette la fertilità, se si ha una buona funzionalità del testicolo rimanente. “Nel caso degli anziani, un tempo non si parlava nemmeno di procreazione, lasciando l’uomo nel dubbio. Ma mentre nella donna c’è un limite di età per procreare, legato alla menopausa, l’uomo può restare fertile anche in età avanzata” dice Donegani. È corretto quindi che gli uomini sappiano che la conservazione del seme è possibile anche in tarda età. “È importante che la sessualità dell’uomo adulto sia sempre oggetto della comunicazione medico-paziente.” IL SUPPORTO AI GIOVANI
I ragazzi più giovani possono aver bisogno di aiuto nel gestire la sfera sessuale anche quando il cancro non colpisce l’area genito-urinaria. Uno studio recente condotto in Germania e pubblicato su BMC Cancer dimostra che, per un terzo di loro, il sesso è un cruccio che richiede un’assistenza specializzata, e questo indipendentemente dalla preservazione della fertilità. Le cure oncologiche interferiscono infatti con la costruzione dell’immagine di sé in un’età delicata. Inoltre, i farmaci e la stanchezza legata alla malattia e alle cure possono influire sul desiderio o sulla capacità di portare a termine l’atto sessuale.
Affrontare questo tema nel colloquio con il paziente è quindi assolutamente necessario, così come è necessario la-
vorare sugli aspetti estetici legati alle eventuali menomazioni chirurgiche e sul supporto psicologico. “Si dovrebbe parlare di sesso fin da subito. Spesso basta la diagnosi perché si manifesti un forte impatto sulla sessualità. Il paziente deve fare i conti con paure consapevoli e inconsce e ciò può provocare delle difficoltà fisiche nell’esercizio della sessualità anche in assenza di una base organica” spiega Donegani. Oggi i medici sono più attenti al tema, nonostante le possibili barriere comunicative, e gli stessi pazienti in genere hanno meno imbarazzi La soluzione nell’affrontare l’argomento. spesso passa da una nuova Inoltre, l’importanza dello psicologo o sessualità dello psiconcologo è ormai ben riconosciuta. “Per poterne parlare in un modo approfondito e funzionale è necessario spostare l’attenzione dalla semplice ripresa di funzione dell’organo sessuale a un concetto di sessualità più generale. Una riabilitazione della sessualità passa attraverso diverse fasi e dalla capacità di mettere in discussione la modalità con cui il sesso è stato vissuto fino al momento della malattia.”