COLDIRETTI ALESSANDRIA Anno 69° numero 6 21 GIUGNO 2022 Prezzo €2.00 www.alessandria.coldiretti.it - Poste italiane spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art.1 Comma 1, DCB - Alessandria
Siccità: catastrofe climatica. Trovare soluzioni per salvare produzioni e aziende
Cibo sintetico: attacco al Made in Italy, carne artificiale e latte senza mucche
Cinghiali: ungulati emergenza sul territorio. Un’inchiesta di Coldiretti Piemonte
COLDIRETTI ALESSANDRIA Anno 69° numero 6 21 GIUGNO 2022 Prezzo €2.00 www.alessandria.coldiretti.it - Poste italiane spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art.1 Comma 1, DCB - Alessandria
n.6 - Giugno 2022 3
Siccità: catastrofe climatica. Trovare soluzioni per salvare produzioni e aziende
COLOPHON PERIODICO EDITO DA Impresa Verde Alessandria DIRETTORE AMMINISTRATIVO Roberto Bianco DIRETTORE RESPONSABILE Ilaria Lombardi GRAFICA, IMPAGINAZIONE Media srl HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Daniela Colombini, Don Ivo Piccinini, Alberto Pansecchi, Gianni Mario Stoppini, Valerio Scarrone, Gian Carlo Bassi, Davide Biglia, Emanuele Sconfienza. FOTOGRAFIE Archivio Coldiretti REDAZIONE ED AMMINISTRAZIONE Corso Crimea 69 - 15121 Alessandria Tel. 0131 235891 - Fax. 0131 252144 RE G I S T R A Z I O N E TR I B U N A L E di Alessandria n.69 del 21.1.1953 STAMPA Nuova Grafica Confederazione Nazionale Coldiretti Federazione Provinciale Coldiretti Alessandria UFFICI PROVINCIALI Corso Crimea 69 - 15121 Alessandria Tel. 0131 235891 - Fax. 0131 252144 alessandria@coldiretti.it www.coldiretti.it/alessandria
Coldiretti Alessandria
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Cinghiali: ungulati emergenza sul territorio. Un’inchiesta di Coldiretti Piemonte
ACCORDO CON INTESA SANPAOLO,
3 MILIARDI A SOSTEGNO DELL’AGRICOLTURA
SICCITÀ,
È EMERGENZA! MANCA L’ACQUA, A RISCHIO RESE E PRODUZIONI
SETTORE CEREALICOLO, ,
PRIMO BILANCIO CON PREVISIONE PRODUZIONE CALO 30%
CIBO SINTETICO,
DOPO LA CARNE ARTIFICIALE ARRIVA IL LATTE SENZA MUCCHE
CINGHIALI E FAUNA SELVATICA,
AZIENDE AL COLLASSO. SUBITO ABBATTIMENTI
SETTORE VITIVINICOLO,
SANZIONI PER VIOLAZIONI SCHEDARIO VITICOLO
BIRRIFICI CONTADINI,
L’AUMENTO DELLE MATERIE PRIME METTE IN CRISI IL SETTORE
POLITICA AGRICOLA COMUNE,
DEFINITI GLI IMPORTI UNITARI SOSTEGNO ACCOPPIATO
SETTORE ZOOTECNICO,
IBR/IPV PREVENZIONE E PIANI DI ERADICAZIONE
SETTORE BIOLOGICO,
IN ARRIVO LE NUOVE NORME UE, ECCO LE PRINCIPALI NOVITÀ
SCUOLA,
LA PROGETTUALITÀ DIDATTICA DI EDUCAZIONE ALLA CAMPAGNA AMICA
PATRONATO EPACA,
COVID MALATTIA PROFESSIONALE PER LAVORATORI A RISCHIO
MERCATINO
Sul prossimo numero
PREMIAZIONE REGIONALE CONCORSO
"OSCAR GREEN 2022"
twitter.com/@ColdirettiAL Coldiretti Alessandria
Cibo sintetico: attacco al Made in Italy, carne artificiale e latte senza mucche
COLDIRETTI ALESSANDRIA
Scopriremo chi si è aggiudicato a livello provinciale il prestigioso riconoscimento dedicato alle aziende più innovative! Approfondimento con testo e foto
Editoriale Presidente
Assemblea Annuale di Coldiretti Alessandria: momento di sintesi, confronto e crescita
GUARDARE OLTRE LA CRISI. L’AGRICOLTURA CHE VOGLIAMO È BANDIERA DELLA BIODIVERSITÀ 4
U
na realtà provinciale attiva e competitiva: è questo ciò che è emerso dal rendiconto annuale dove la cartina tornasole è rappresentata dai risultati ottenuti sul piano dei servizi tecnici, fiscali e di patronato illustrati in occasione dell’Assemblea Annuale di Coldiretti Alessandria durante la quale è stato approvato il bilancio consuntivo 2021 e di previsione 2022 e sono state apportate, alla presenza del notaio dott. Luciano Mariano, alcune modifiche statutarie. L’emergenza sanitaria e la guerra in Ucraina hanno fortemente minato gli equilibri sociali, economici e politici del nostro Paese. Allarmi globali che hanno fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico del cibo, evidenziando tuttavia le fragilità legate alla sovranità alimentare. La sfida è ottenere l’indipendenza dall’estero e rilanciare produttività, redditività e valore del made in Italy. Per farlo, servono misure di sostegno straordinarie e sensibilizzazione delle istituzioni e dei cittadini. Un’importante propensione alla multifunzionalità e all’integrazione al reddito grazie a virtuosi progetti di filiera ma anche sostegno ai giovani e lotta alla cattiva burocrazia che sappiamo essere un vero freno a mano per le imprese agricole che perdono più tempo tra le carte e i documenti che a svolgere il loro vero lavoro. Il nostro obiettivo è sostenere il lavoro delle nostre imprese in una catena di valore tutta italiana e sempre più votata all’export: se vogliamo vincere all’estero non dobbiamo omologarci agli altri Paesi, dato che sui costi di produzione
non potremmo competere. È invece fondamentale distinguerci e valorizzare le nostre dop e tante altre eccellenze. Lo dicono i numeri delle esportazioni dell’agroalimentare italiano, in costante crescita. Al contempo è fondamentale invertire la rotta della sovranità alimentare, ma anche proteggere le coltivazioni dalla fauna selvatica, così come non possiamo dimenticare gli investimenti per rinnovabili e tecnologie digitali. Ma al centro di tutto resta l’importanza della redditualità per le aziende di qualsiasi filiera. Nonostante il momento sia economicamente sfavorevole direi che possiamo guardare con serenità ad una sempre più incisiva e determinata azione sindacale a tutela degli associati Coldiretti. La nostra è una realtà agile, attenta alle esigenze dell’impresa e in grado di agire in tempi molto veloci, in modo da consentire all’imprenditore che si rivolge ai nostri uffici di poter operare con ogni garanzia. E le emergenze? Come affrontarle? Il primo grande allarme riguarda la siccità: in montagna a oggi non ci sono riserve di neve, la situazione è davvero preoccupante, ma stiamo provando ad arginare la situazione approvando deroghe specifiche. C’è poi il tema della fauna selvatica, per il quale abbiamo messo in atto diverse azioni volte al contenimento; oggi la minaccia della peste dei cinghiali ci obbliga ad agire in modo ancora più incisivo. Non meno importante, la sfida dell’autosufficienza alimentare: l’aumento della produttività passa dall’innovazione, che rappresenta la chiave per coniugare
La siccità e la peste dei cinghiali, il Covid e la guerra: il mondo dei campi resiste e si difende
Mauro Bianco
sostenibilità ambientale e redditività delle imprese. Su questo punto servono interventi forti e chiari a livello nazionale e comunitario. In una situazione di emergenza è importante sostenere le imprese mettendo i cavilli burocratici al secondo posto. Ci troviamo in uno dei periodi più critici per la storia del mondo agricolo: il nostro impegno è garantire sostegno e risposte concrete, in base alle specificità di ogni comparto produttivo del territorio. Senza dimenticare l’importanza dei nostri mercati di Campagna Amica che rappresentano nuove economie e nuova occupazione e, nel contempo, sono il più straordinario strumento di coesione tra consumatore e produttore. La nostra risposta ad una logica dell’assurdo che si chiama “cibo sintetico”.
Editoriale Direttore
LA FORZA DELLE NOSTRE AZIENDE CHE NON SI ARRENDONO, CHE SIA UNA PANDEMIA O UNA GUERRA ASSURDA
DIFENDIAMO QUALITÀ, SOSTENIBILITÀ, SICUREZZA ALIMENTARE E IL VALORE DEL PAESAGGIO
“R
iprendiamoci il futuro” non è solo (si fa per dire) lo slogan della nuova edizione di Oscar Green. E’ una determinazione dettata dall’autenticità irrinunciabile del nostro Made in Italy, dal cibo inteso come valore, dal percorrere una strada sostenibile e di sviluppo che porta alla competitività sui mercati locali e globali, mettendo al centro i territori e la creatività delle imprese. E’ la forza dei nostri giovani che non si arrendono e non si spaventano, che sia una pandemia o una guerra assurda, vanno avanti, difendendo aziende e territori. Un’agricoltura che oggi rappresenta un dialogo diretto con la società attraverso la vendita diretta, fatta di risposte concrete e di scelte consapevoli, capace di generare nuova occupazione e arricchire la società. Un pensiero che si traduce in queste due parole: “Oscar Green”. Ci prepariamo ad una nuova premiazione regionale e alla sua straordinaria funzione strategica per il territorio, quello fatto di piccoli borghi e straordinarie realtà. Un premio che è in grado di unire sotto il comune denominatore dell’innovazione quella grande leva strategica che è costituita dalle aziende giovani di Coldiretti. Esempi virtuosi di chi ogni giorno guarda all’agricoltura come l’unico settore a cui essere in grado di poter dare qualcosa e dai cui poter attingere per crescere. Un futuro che si traduce nella battaglia in difesa del prodotto italiano che porta al centro della scena il valore del paesaggio, la qualità dell’ambiente, la sostenibilità, la coesione, la sicurezza sociale e alimentare. Ecco perché un premio come Oscar Green riveste un ruolo ancora più significativo e strategico in un contesto dove l’innovazione e la creatività rimangono le carte vincenti per affrontare il crack economico come conseguenza della pandemia e della guerra. Una riconoscenza che ognuno di
noi deve nei confronti di un mondo agricolo che garantisce produzioni d’eccellenza nonostante le pazzie del meteo, il numero fuori controllo di cinghiali e un business della criminalità agroalimentare che punta l’attenzione e si muove in modo subdolo e aberrante, arrivando ad uno sfregio del vero Made in Italy che parte dallo sfruttamento di antipatici stereotipi per fare marketing sulla pelle degli italiani alle maldestre rivisitazioni di antiche ricette, dalla ridicolizzazione di storici processi produttivi ai nomi storpiati, dalla banalizzazione delle denominazioni fino a piatti tricolori inventati di sana pianta. Siamo coraggiosi perché abbiamo la storia e la forza. Non dimentichiamo mai la nostra storia e la nostra forza, ecco perché possiamo essere coraggiosi. A tal punto da essere presi come esempio anche da delegazioni che arrivano sul nostro territorio dall’estero, in questo caso dalla Svezia. Una delegazione (nella foto) arrivata in terra monferrina, a Lu per essere precisi, per studiare e conoscere meglio le peculiarità del nocciola Piemonte, la famosa Tonda Gentile Trilobata che sta facendo scuola grazie ai risultati ottenuti in anni di studio nei campi sperimentali. Il lavoro svolto dai tecnici e dalle aziende di Coldiretti Alessandria che ha portato, oltre che a evidenti innovazioni per tutta la corilicoltura piemontese, anche ad importanti riconoscimenti a livello internazionale. Se la qualità Made in Italy, i metodi di coltivazione e la continua
Un territorio che fa scuola, come è accaduto con la delegazione svedese arrivata in Monferrato
Roberto Bianco
sperimentazione messa in campo riescono ad arrivare anche in realtà così diverse e lontane non può che essere una grande soddisfazione. Il messaggio che deve arrivare è fatto di tre concetti chiave: sostenibilità, distintività e di beni comuni. L’agricoltura italiana è ancorata ad una produzione territoriale e quindi non delocalizzabile: questa la base della forza del Made in Italy agroalimentare.
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Accordo
per accesso fondi
PNRR
SIGLATO DA COLDIRETTI E INTESA SANPAOLO PER LE AZIENDE ASSOCIATE
ACCORDO PER 3 MILIARDI DI EURO A SUPPORTO DEL PNRR PER L’AGRICOLTURA 6
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l presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, Stefano Barrese hanno siglato un importante accordo per il rilancio dell’agricoltura che prevede un plafond di 3 miliardi di euro per le piccole e medie imprese associate, a supporto dei primi bandi previsti dal PNRR per il settore. Intesa Sanpaolo e Coldiretti hanno deciso di avviare iniziative congiunte di sostegno ai bandi del PNRR con azioni che ne possano facilitare l’accesso alle aziende agricole, accompagnandole con strumenti dedicati messi a disposizione dalla banca, al fine di massimizzare l’intervento pubblico nel percorso verso nuovi modelli di agricoltura. A tal fine Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle aziende del comparto un plafond affinché le aziende possano cogliere le sfide e le opportunità del cambiamento in coerenza con le linee guida indicate dall’agenda di Governo e con la sua fase di attuazione. A supporto dell’imprese agricole associate a Coldiretti, Intesa Sanpaolo individuerà le migliori soluzioni per facilitare l’accesso alle iniziative di sostegno pubblico, in particolare per
ottenere l’anticipazione dei contributi a fondo perduto e richiedere impegni di firma per abilitare l’inoltro della richiesta di anticipazione del contributo a fondo perduto al Ministero. Inoltre, laddove il contributo pubblico non dovesse coprire l’intero ammontare dell’investimento, la banca affiancherà le aziende con finanziamenti la cui durata potrà arrivare fino a 30 anni ed importo fino al 100% della spesa, anche con garanzia sussidiaria ISMEA e Green di Sace. • Iniziative per cogliere le opportunità del PNRR attraverso strumenti dedicati per accedere agli incentivi pubblici. Tra le prime misure l’anticipazione dei contributi a fondo perduto previste dai bandi “Parco Agrisolare” e “Innovazione e meccanizzazione
dei frantoi oleari”. • Si aggiungono la piattaforma Incent Now per essere informati in tempo reale sulle principali agevolazioni previste dal PNRR, finanziamenti per la transizione green con sconti in funzione del raggiungimento di obiettivi ESG e credito fino a 30 anni con importo fino al 100% della spesa e incentivi all’imprenditoria giovanile. • Valorizzazione delle Made in Italy attraverso il Programma Sviluppo Filiere della banca che valorizza l’appartenenza delle pmi alla filiera produttiva con migliori condizioni di accesso al credito. Nel settore agro-alimentare sono stati attivati 160 contratti di filiera che coinvolgono 6.000 fornitori, 22.000 dipendenti del capofiliera, per un volume d’affari totale di 21 miliardi di euro. L’incontro aperto dal segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, che ha visto la partecipazione del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, è stato anche un’occasione per fare il punto sulla situazione dell’agricoltura
Accordo alla luce dell’impatto di due anni di emergenza Covid e della guerra in Ucraina. Hanno partecipato al dibattito Stefania Trenti, responsabile Industry Research Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness di Intesa Sanpaolo che ha illustrato nel dettaglio i termini dell’accordo e Raffele Borriello, Capo Area Legislativa e Relazioni Istituzionali di Coldiretti. Il ministro Patuanelli ha ricordato come le misure del Pnrr tocchino gli elementi di fragilità, dalla diversificazione dei redditi al valore aggiunto lungo le filiere, dall’acqua alla logistica e all’innovazione. Oggi gli investimenti privati vanno stimolati e con la presenza della Coldiretti, grande forza sociale, e di Intesa Sanpaolo la sfida si può vincere. Sono otto i capitoli chiave dell’intesa e spaziano dal trasferimento delle conoscenze del Pnrr, con una nuova piattaforma alla quale possono accedere i clienti con partita Iva per ottenere informazioni sui bandi, alla sostenibilità ed economia circolare con finanziamenti di medio lungo termine, per passare all’imprenditoria giovanile ai programmi delle filiere, alla internazionalizzazione e agli aiuti alle imprese che hanno registrato i maggiori costi legati alla bolletta energetica. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede importanti iniziative
per accesso fondi
e risorse con l’obiettivo di determinare un vero e proprio cambio di paradigma dell’intero settore agroalimentare nazionale. Con l’accordo con Coldiretti, Intesa Sanpaolo vuole contribuire a questo cambiamento sostenendo le piccole e medie imprese del settore a compiere un cambio di passo importante nel modo di fare agricoltura, avviando un nuovo futuro, in cui sostenibilità e digitalizzazione siano sempre più centrali. Prandini ha affermato che proprio nei momenti di difficoltà bisogna tracciare la traiettoria di futuro. Ha ricordato come il Pnrr sia fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale. Bisogna investire sulle energie rinnovabili, biogas e biometano e sui concimi alternativi a quelli chimici. E’ centrale poi la gestione dei dati, mentre oggi non c’è in Europa una piattaforma per la blockchain. C’è molto da fare e l’accordo con Intesa Sanpaolo rappresenta uno strumento importante per l’accesso al credito delle imprese agricole, sostenendo l’impegno dell’agroalimentare per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ necessario, infatti, accompagnare tutte le aziende agricole verso l’innovazione. Per questo stiamo mettendo in campo sinergie e alleanze con settori che sono eccellenze italiane come per esempio Leonardo. Gli sconvolgimenti che la guerra ha por-
PNRR
tato, hanno evidenziato come produrre cibo e non dipendere dall’estero sia un tema strategico di sicurezza nazionale per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti. Per questo con il Pnrr si punta all’obiettivo di aumentare la produzione dimezzando la dipendenza dall’estero. Il cibo è, infatti, sempre più centrale per garantire valore e occupazione, ma rappresenta anche una risposta sociale. L’agroalimentare è una leva economica importante per il Paese. L’export ha raggiunto lo scorso anno 52 miliardi e continua a crescere, ma è poco rispetto a quello che si potrebbe fare: entro 7/8 anni i 52 miliardi potrebbero diventare 100, il vero made in Italy ha le carte per sostituire il prodotto che oggi richiama l’italianità. Stefano Barrese da parte sua ha sottolineato il rapporto strategico con Coldiretti che va visto nel tempo e rinnovato con la prospettiva che, grazie alla spinta dell’export, il plafond possa arrivare a 6 miliardi ma ci possano essere anche aggiornamenti nei contenuti. Il presidente della Coldiretti ha espresso la certezza che in un anno le risorse saranno spese e che per traguardare gli obiettivi le aziende avranno bisogno di nuove risorse.
SULLA BASE DEI DATI DIVULGATI DALL’ ISTAT
INFLAZIONE: STANGATA A TAVOLA DA 320 EURO A FAMIGLIA
I
l balzo dell’inflazione costerà alle famiglie italiane 320 euro in più solo per la tavola nel 2022, a causa dell’aumento dei prezzi scatenato dalla guerra in Ucraina che evidenziano un aumento del 7,6% per i beni alimentari nel carrello della spesa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La categoria per la quale gli italiani spenderanno di più è la verdura che nel 2022 costerà complessivamente alle famiglie dello Stivale circa 80 euro in più, e precede sul podio pane, pasta e riso, con quasi 60 euro in più, e carne e salumi, per i quali si spenderanno 55 euro in più rispetto al 2021. Seguono la frutta, pe-
sce, latte, formaggi e uova e olio, burro e grassi. Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea. In agricoltura si registrano, infatti, aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.
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Siccità
SITUAZIONE PESANTE IN UN MOMENTO DIFFICILE PER LA GUERRA E RINCARI NEL CARRELLO DELLA SPESA
SICCITÀ: NEI CAMPI MANCA L’ACQUA NECESSARIA PER LE IRRIGAZIONI, RESE E PRODUZIONI A RISCHIO 8
“L
a mancanza di precipitazioni sta causando gravi preoccupazioni per i produttori agricoli e il conseguente rischio sulla disponibilità di cibo”. E’ quanto afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco in riferimento all’ allarme siccità lanciato dall’Osservatorio del Po. Nei campi manca l’acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate. Una situazione che ha cambiato anche le scelte di coltivazione sul territorio italiano con un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso, che ha più bisogno di acqua, a favore della soia. A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come girasole, mais, grano e degli altri cereali ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi
e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Una situazione pesante in un momento difficile a causa della guerra in Ucraina e dei forti rincari nel carrello della spesa con aumenti di prezzi degli alimentari che hanno raggiunto a maggio il +7,1%. Si rilevano problemi nelle coltivazioni a ciclo annuale come mais, patata, cipolla, pomodoro, soia, sorgo e prati irrigui e per tutte le colture orticole in generale. La possibilità d’irrigazione farà la differenza sul risultato. In questa situazione molte colture sono in sofferenza, in quanto l’evapotraspirazione è elevata e la riserva idrica del terreno si esaurisce rapidamente. Ad essere colpito dalla siccità è l’intero territorio nazionale ma particolarmente grave è la situazione nella pianura padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla
Cambia la scelta delle coltivazioni, meno riso più soia. Realizzare subito rete piccoli invasi SICCITÀ: SUBITO STATO DI EMERGENZA, I RACCOLTI BRUCIANO NEI TERRENI SENZ’ACQUA, MAIS -50% Oltre 900 milioni di euro i danni stimati a causa della siccità in Piemonte. Entra nel vivo la fase della trebbiatura in provincia e sale il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne, corsi d’acqua svuotati e campi arsi dove i raccolti bruciano sui terreni senz’acqua ed esplodono i costi per le irrigazioni di soccorso per salvare le piantine assetate e per l’acquisto del cibo per gli animali con i foraggi bruciati dal caldo. Un drammatico bilancio con previsioni, a livello territoriale, che fanno registrare un calo del 50% per il mais (20.200 ettari per una produzione di 2.065.125 quintali*), in grave sofferenza soprattutto nelle zone limitrofe della pianura dove non riescono ad arrivare le irrigazioni di soccorso: in tutta la provincia la situazione è da “stato di calamità”.
Siccità food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. “In questo scenario di profonda crisi idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”, ha continuato il Presidente Mauro Bianco. Gli agricoltori già da qualche settimana hanno avviato le irrigazioni di soccorso per salvare le colture in campo e i frutti maturi sulle piante che rischiano di essere feriti da colpi di calore e scottature rendendo più difficile il lavoro di raccolta. Al momento, nella nostra provincia, i pozzi, soprattutto quelli meno profondi, iniziano a prosciugarsi e i tecnici di Coldiretti sono al lavoro per monitorare la situazione e poter prevedere misure idonee al sostegno delle colture
che stanno soffrendo, oltre a prevenire ulteriori danni all’economia delle aziende. “Per carenze infrastrutturali il terreno trattiene solo l’11% dell’acqua, per questo occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, ha aggiunto il Direttore Roberto Bianco sottolineando che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali. Il primo passo è la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti d’ingegneria naturalistica. E’ necessario creare una rete di piccoli invasi su tutto
l’arco alpino per evitare di arrivare a situazioni di crisi come quella attuale. Certo, vanno coinvolti tutti i soggetti interessati, superando l’attuale frammentazione anche in termini di competenze amministrative, in modo tale che sia possibile, a livello territoriale, definire un piano strategico unitario che possa rispondere alle esigenze idriche delle imprese agricole che ora, invece, si trovano a dover affrontare, oltre alle difficoltà dovute all’innalzamento dei costi delle materie prime e agli sconvolgimenti del mercato a causa della guerra ucraina, una vera e propria emergenza idrica”.
SICCITA’: ¼ ITALIA COLPITA DA DESERTIFICAZIONE GARANTIRE PRODUZIONE ALIMENTARE E ACCUMULARE ACQUA Più di ¼ del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione. La gravissima siccità di quest’anno che rappresenta solo la punta dell’iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città con l’arrivo di autobotti e dei razionamenti. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla situazione del territorio nazionale in occasione della giornata mondiale dell’Onu per la lotta a desertificazione e siccità del 17 giugno, sulla base dei dati Ispra. Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo, secondo la Coldiretti. La siccità è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati quest’anno pari a circa 2 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti che hanno bisogno dell’acqua per crescere. “In questo scenario di profonda crisi idrica è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che ha incontrato il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e quello della Transizione Ecologica Roberto Cingolani.
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Settore
cerealicolo
RIDUZIONE DELLE RESE CAUSATA DAGLI SFASAMENTI CLIMATICI E DALLE RIPERCUSSIONI DEL CONFLITTO IN UCRAINA.
GRANO: PRIMI BILANCI DELL’ANNATA CON PREVISIONE CALO PRODUZIONE DAL 20 AL 30% 10
R
accolta del grano nei terreni della provincia di Alessandria e battute finali per orzo e pisello proteico. Le previsioni, a livello territoriale, fanno registrare un calo compreso tra il 20 e il 30%, Situazione con segno meno che rispecchia il trend nazionale (produzione di grano in Italia stimata quest’anno in calo del 15%) con il raccolto che dovrebbe attestarsi attorno ai 6,5 miliardi di chili su una superficie totale di 1,71 milioni di ettari coltivati fra grano duro per la pasta (1,21 milioni di ettari) e grano tenero per pane e biscotti (oltre mezzo milione di ettari). E’ quanto emerge dal monitoraggio Coldiretti Alessandria, provincia particolarmente vocata alla produzione di frumento tenero, con una superficie di oltre 35 mila ettari e più di 2 milioni di quintali di produzione per un totale a livello piemontese di 84mila ettari. La minor produzione pesa sulle aziende cerealicole che hanno dovuto affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68%, secondo elaborazioni Coldiretti su dati del Crea, dai quali si evidenzia che in un caso su quattro i costi superano i ricavi, con il grano duro per la pasta che è quotato in Italia 55 centesimi al chilo e quello tenero per il pane a 45 centesimi al chilo. “L’impatto si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Per questo dialoghiamo con produttori, mulini e panificatori locali, perché siamo convinti che lavorando in sinergia con artigiani e agroindustria virtuosa, che puntano alla qualità e all’etica di produzione, si possa dare una risposta in termini economici al territorio, ma so-
prattutto ai tanti consumatori che vogliono consumare prodotti di filiera locale al giusto prezzo”. Un trend negativo che aumenta la dipendenza dall’estero in una situazione in cui l’Italia è diventata deficitaria in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci e il 62% del grano duro per la pasta. La situazione è preoccupante anche a livello internazionale dove la produzione mondiale di grano per il 2022/23 è stimata in calo a 769 milioni, per effetto della riduzione in Ucraina con un quantitativo stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione ma anche negli Stati Uniti (46,8 milioni) e in India (105 milioni), secondo l’analisi della Coldiretti sugli ultimi dati dell’International Grains Council che evidenzia peraltro che in controtendenza il raccolto di grano cresce del 2,6% in Russia per raggiungere 84,7 milioni di tonnellate delle quali circa la metà destinate all’esportazioni (39 milioni di tonnellate). Il Paese di Putin è il primo esportatore mondiale di grano con il controllo delle scorte alimentari rischia di sconvolgere gli equilibri geopolitici mondiali con Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi. Una situazione che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove il livello di autosufficienza della produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari. L’Italia in particolare è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori con la perdita di quasi un campo
Speculazione: dal campo alla tavola il prezzo del pane aumenta 12 volte
di grano su dieci nell’ultimo decennio. “Uno dei prodotti simbolo del territorio alessandrino è proprio il frumento tenero oggetto dell’accordo di filiera Gran Piemonte volto a valorizzare l’oro giallo ed ottenere prodotti da forno prepararti con vera farina Made in Piemonte per rispondere anche alle esigenze dei consumatori che sono sempre più attenti alla provenienza degli ingredienti – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati, per salvare le aziende, e strutturali, per programmare il futuro del sistema agricolo nazionale, mentre a livello comunitario servono più coraggio e risorse per migliorare la nostra sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi”. Una situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni, soprattutto da quelle aree del pianeta che, come il Canada per il grano, non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore nel nostro Paese dove è vietato l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta. L’Italia che può contare sull’agricoltura più green in Europa deve porsi all’avanguardia nelle politiche di sicurezza alimentare nell’Unione Europea e fare in modo che le misure precauzionali introdotte a livello nazionale riguardino coerentemente anche l’ingresso in Italia di prodotti stranieri.
Cibi
sintetici
COMBATTERE LA GUERRA DEL CIBO SINTETICO CON L’ALLEATO PIÙ PREZIOSO DEGLI AGRICOLTORI: IL CONSUMATORE
DOPO LA CARNE ARTIFICIALE ARRIVA IL LATTE SENZA MUCCHE: NUOVO ATTACCO ALLE STALLE ITALIANE
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eal dairy. No cows”, letteralmente “vero caseificio senza mucche”. E’ lo slogan che campeggia sul sito della Remilk, la start up israeliana che promette di fare “veri” latte e formaggi senza l’aiuto delle mucche, nuovo simbolo dell’attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo. Un’aggressione che, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Il “latte senza mucche” è un prodotto artificiale che, secondo quanto afferma la Remilk, nasce copiando il gene responsabile della produzione delle proteine del latte nelle mucche e inserendolo nel lievito. Questo, viene messo in dei fermentatori per produrre delle proteine del latte a cui verranno aggiunte in laboratorio vitamine, minerali, grassi e zuccheri non animali. L’azienda è pronta ad aprire in Danimarca una grande fabbrica dove produrre il finto latte e avviare l’invasione dei mercati europei, una volta ottenuto il via libera alla commercializzazione. “Il nodo è capire come l’Unione Europea
potrebbe accogliere la novità. In passato la Corte di Giustizia Ue si è pronunciata chiaramente contro l’utilizzo del termine “latte” per le bevande vegetali, ad esempio il latte di soia, ma le sempre più aggressive politiche di marketing adottate dalle multinazionali e l’attività di lobby all’interno delle istituzioni rischiano di sfondare e aprire la strada a filiere “dal laboratorio alla tavola” dove a rimetterci in salute e reddito saranno i cittadini, a tutto vantaggio dei miliardari “filantropi” che sempre più numerosi foraggiano il cibo artificiale”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco. Gli investimenti nel campo della biologia sintetica stanno crescendo molto negli ultimi anni e i nomi più impegnati sono soprattutto noti per essere protagonisti del settore hitech e della nuova finanza mondiale, da Bill Gates (fondatore di Microsoft) ad Eric Schmidt (cofondatore di Google), da Peter Thiel (co-fondatore di PayPal) a Marc Andreessen (fondatore di Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore di Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). L’esempio più lampante è quello della carne artificiale, dove solo nel 2020 sono stati investiti 366 milioni di dollari, con una crescita del 6000% in 5 anni. Coldiretti, assieme a Filiera Italia, ha
Coldiretti ha smontato una dietro l’altra le bugie che si celano dietro la bistecca di Frankenstein smontato una dietro l’altra le bugie che si celano dietro la presunta bistecca green, che in realtà non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare, non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato. “Per combattere la guerra del cibo di laboratorio occorre anche la collaborazione del più prezioso alleato degli agricoltori: il consumatore, con la sua sensibilità per le cose buone e il suo… palato. Quanti più italiani continueranno a mangiare il vero prodotto Made in Italy coltivato nei nostri campi e a frequentare i mercati contadini, tanto più grandi saranno le chance di vincere la battaglia.
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Emergenza
cinghiali
COLDIRETTI ALESSANDRIA PRESENTE AL BLITZ PER PORTARE LA TESTIMONIANZA DEGLI ALLEVATORI
CINGHIALI: SUBITO ABBATTIMENTI CONTRO ASSEDIO A CITTÀ E CAMPAGNE. AZIENDE ORMAI AL COLLASSO 12
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oldiretti Alessandria ha preso parte al blitz degli agricoltori nella Capitale in piazza SS. Apostoli per chiedere a rappresentanti delle Istituzioni e della politica di fermare una calamità che diffonde la peste suina, distrugge i raccolti, aggredisce gli animali, assedia le stalle e causa incidenti stradali con morti e feriti, anche recenti. Per il territorio alessandrino, portavoce della disperazione degli imprenditori del settore, Marco Moro, allevatore suinicolo della Val Borbera, zona rossa, 400 capi assolutamente sani, dovuti abbattere a tutta velocità. Ora si trova ad affrontare il vuoto stalla, un disastro per la filiera, per il Made in Italy, per la biodivesità e la lista potrebbe allungarsi ancora. Un’azienda tramandata da generazioni, “Da Pina”, a Molo di Borbera, con le più moderne tecniche di lavorazione a filiera chiusa, dall’ingrasso dei maiali alla loro macellazione sino alla trasformazione delle carni. Da gennaio vive tutta la drammaticità della situazione e dalle sue parole emergono rabbia e frustrazione per un “immobilismo che non può più essere tollerato!”. Accanto a lui, tanti agricoltori e allevatori provenienti da altre parti d’Italia ma con la stessa drammatica storia, e ci sono le sagome di un branco di cinghiali a grandezza naturale per dimostrare concreta-
mente cosa significa trovarseli di fronte in strada, nei campi o davanti alla propria abitazione. “Servono interventi immediati, mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali. Un pericolo concreto nelle campagne ma anche all’interno dei centri urbani, per cittadini e turisti con un danno incalcolabile per l’immagine dell’Italia nel mondo. I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute - ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. La situazione è diventata insostenibile con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole ma viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale”. Gli allevatori della Coldiretti hanno anche portato in piazza i prodotti tipici Made in Italy che rischiano di scomparire a causa della peste suina, tra questo un posto importante è occupato dal Nobile del Giarolo, prodotto esclusivamente con tutte le parti nobili del maiale, prodotto tipico del territorio compreso tra le Valli Curone Grue, Ossona, Borbera e Spinti tutte a ridosso del
Sei mesi fa il primo caso di PSA in provincia, situazione drammatica, mancano concretezza e risposte
Monte Giarolo. “Sono trascorsi sei mesi da quando il primo caso di Peste Suina Africana ha fatto irruzione in provincia di Alessandria – ha affermato il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Ci troviamo di fronte ad un bilancio che si aggrava di giorno in giorno, un allarme cinghiali ormai sfuggito ad ogni controllo e il fatto che la PSA sia arrivata nella Capitale non ci ha sopresi affatto. Non c’è altro tempo da perdere mancano risposte alle imprese e misure che mettano veramente in sicurezza il territorio. Se le responsabilità non portano a una presa di coscienza che si traduca in fatti concreti, e quindi al via al depopolamento, non avremo vie d’uscita”. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero anche perché un italiano adulto su quattro (26%) si è trovato faccia a faccia con questi animali.
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A 6 MESI DAL PRIMO CASO DI PSA TROVATO IN PROVINCIA MISURE INSUFFICIENTI PER IL DEPOPOLAMENTO
CINGHIALI: COLDIRETTI PIEMONTE HA PRESENTATO L’INDAGINE “UNGULATI EMERGENZA SUL TERRITORIO”
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iò che si vede mentre scorrono le immagini è una realtà che conosciamo, purtroppo, molto bene dove la peste dei cinghiali è la punta dell’iceberg. Prati distrutti, mais e grano devastati, danni risarciti agli agricoltori anche dopo oltre 2 anni, 231 incidenti stradali causati dallo scontro con un selvatico nel 2021, situazione faunistica paragonabile all’Italia del 1600, nel “fare caccia” oggi ci sono di mezzo soldi pubblici che vengono messi a disposizione per mantenere i problemi”. Questo e molto altro è quanto emerge dall’inchiesta “Ungulati emergenza sul territorio” realizzata dal giornalista Stefano Rogliatti, presentata da Coldiretti Piemonte al Cinema Romano a Torino. Dopo i lavori precedenti creati sempre con Rogliatti, “Rice to Love” e “Né Tonda né Gentile”, quest’ultima indagine nasce dalla problematica che genera, ormai da diverso tempo, la presenza incontrollata e sempre maggiore del cinghiale sul territorio piemontese, stimata ad oggi intorno a 200 mila capi.
Per questo si è indagato, attraverso punti di vista e voci differenti, sulle cause che hanno determinato una situazione ormai insostenibile dal punto di vista sanitario, della sicurezza stradale e dei gravi danni alle colture, fino ad arrivare a toccare i meccanismi che regolano la caccia ed il mercato della carne di selvaggina. Una prima visione alla quale ha partecipato Coldiretti Alessandria, territorio da gennaio di quest’anno suo malgrado al centro dell’attenzione dopo il primo caso di PSA registrato in una provincia che oggi si trova a dover fare i conti con vuoti stalla, imprenditori in grave difficoltà e un comparto suinicolo in affanno. “Ho incontrato agricoltori che mi raccontano la loro disperazione, ho chiesto a veterinari di spiegarmi le criticità sanitarie, ho ascoltato il racconto di chi ha avuto danni e dolori sulle strade. Viaggiando lungo il territorio tecnici e studiosi hanno dato il loro contributo a chiarire le difficoltà nel trovare le soluzioni. Molto è stato fatto ma molto non è ancora
Dal punto di vista sanitario e della sicurezza fino ai meccanismi che regolano la caccia stato chiarito e definito. Questa inchiesta, basata sulle testimonianze, ha l’ambizione di rendere più chiaro e leggibile il difficile momento che stanno subendo la società, il settore agricolo e l’ambiente”, ha spiegato Stefano Rogliatti. Diversi, infatti, i contributi all’interno di questo progetto: dal mondo agricolo a quello della caccia fino a quello universitario per arrivare all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e all’Associazione Familiari e Vittime della Strada. “A causa dei cinghiali, sono già stati persi circa 80 mila ettari che, se fossero tutti coltivati a frumento tenero, corrisponderebbero a 600 milioni di kg di pane non prodotto. In Piemonte, ad oggi, dopo 6 mesi dal primo caso di Peste Suina e 3 dalla firma dell’ordinanza regionale che aveva dato il via libera a contenuti innovativi e misure straordinarie, sono stati abbattuti solo poco più di 2000 cinghiali quando l’obiettivo è quello di arrivare almeno a 50 mila – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Serve, quindi, necessariamente una proroga di tale ordinanza, almeno fino a fine settembre, quando si auspica sarà stato definitivamente approvato il Piano Regionale di interventi urgenti e inizierà, parallelamente, la caccia programmata, ma ancor più è necessario superare una serie di prese di posizione inaccettabili e strumentali da parte delle amministrazioni provinciali, degli ATC e CA, ovvero di quei gruppi di potere di cui si fa cenno anche nell’inchiesta stessa, che stanno di
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fatto rallentando ed, in alcuni casi, bloccando l’operatività”. Coldiretti Piemonte ha voluto e ideato questa indagine ancor prima che sul territorio regionale scoppiasse il primo caso di Peste Suina africana, proprio a testimonianza di quanto, già da diverso tempo, si stia lavorando sulla problematica dei cinghiali, portando alla ribalta tale questione attraverso varie manifestazioni di piazza, segnalazioni e lettere in Regione, oltre a specifiche azioni mediatiche. “Dalla necessità di una riforma inerente la gestione della caccia e degli Istituti venatori a quella di modificare la normativa europea poiché la
/ Contratti
di filiera
peste è dei cinghiali e non dei suini fino alla questione degli indennizzi alle imprese agricole e all’incolumità pubblica. Non dimentichiamoci poi dei ristori alle imprese - ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco - perché, se da un lato, sono stati stanziati dall’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte 1,8 milioni di euro come aiuti straordinari rispetto ai danni subiti, dall’altro i criteri di pagamento sono riduttivi in quanto non valorizzano le razze suine più pregiate, quelle autoctone e gli allevamenti allo stato brado o semibrado che rappresentano un’elevata fonte di reddito per le impre-
se che le allevano e che trasformano direttamente le produzioni in pregiate carni e rinomati salumi. Le aziende suinicole in zona rossa vanno risarcite adeguatamente non solo per i suini che hanno dovuto abbattere, ma anche per il mancato reddito che avranno finché non potranno ripristinare l’allevamento, costrette ora al vuoto sanitario”. L’auspicio ed il senso di questo lavoro è, dunque, quello di stimolare un confronto finalizzato ad individuare le necessarie soluzioni ad una problematica che sta concretamente mettendo a rischio il mondo agricolo, l’ecosistema e la nostra economia.
PESTE DEI CINGHIALI: AGGIORNAMENTO DATI
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econdo il report odierno dell’Osservatorio epidemiologico dell’IZS del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, con i dati aggiornati dei cinghiali campionati per PSA dal 27 dicembre 2021 al 9 giugno 2022, su 1092 cinghiali campionati (715 in Piemonte e 377 in Liguria) sono stati riscontrati i seguenti casi:
• 144 casi positivi (90 in Piemonte e 54 in Liguria); • 929 casi negativi (608 in Piemonte e 321 in Liguria); • 19 casi da testare (17 in Piemonte e 2 in Liguria). Tutti i 144 casi positivi sono all’interno della Zona Infetta (ora denominata Zona di restrizione II) e che comprende i 114 comuni tra Piemonte e Liguria.
? O T A M L I F L I E R E D E DOVE POSSO V io na s n a c s E oppure L’inchiesta è online sul canale YouTube di Coldiretti Piemonte, per visionarla basta cliccare sul seguente link: https://youtu.be/u4uQ8lRGY9I
OD C R Q il
Settore
vitivinicolo
SANZIONI PER VIOLAZIONI SCHEDARIO VITICOLO
OCCORRE, UNA VOLTA EFFETTUATA L’OPERAZIONE SU SIAP, PAGARE ENTRO I 30 GIORNI SUCCESSIVI
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e sanzioni si applicano a partire dal 21 gennaio 2021, data di pubblicazione della deliberazione e non riguardano le dichiarazione di iscrizione vigneti ante 1987, le dichiarazioni di impianto per consumo familiare, le dichiarazioni di menzioni vigna e le variazioni di schedario. Nel caso di sanzioni è possibile avvalersi del ravvedimento operoso per incentivare il produttore ad un più veloce aggiornamento dello schedario viticolo e per rendere l’azione amministrativa più snella, grazie all’eliminazione delle fasi di verbalizzazione e contestazione dell’illecito. Per consentire una più agile gestione delle sanzioni è stata predisposta apposita procedura sull’applicativo “Grape” del Sistema della Regione SIAP (in caso di necessità rivolgersi agli Uffici Coldiretti). Occorre, una volta effettuata l’operazione su SIAP, pagare entro i 30 giorni successivi. Oltre tale termine la Regione procederà all’accertamento del ritardo con la produzione del verbale a sistema, inviato via PEC all’azienda, che attiverà il pagamento della sanzione. L’importo della sanzione viene calcolato per ettaro e in funzione di fasce di ritardo in cui si trova la pratica (fino a 60 gg; da 61 a 365 gg e in avanti) ed esclusivamente per importi, ante riduzione, di almeno 100 euro. Una volta applicata la riduzione fino a un massimo di un terzo della sanzione l’importo minimo da versare
è di 50 euro. Un esempio : se la sanzione ammonta a 99 euro non si applica. Se la sanzione è di 101 euro e in forza del pagamento ridotto /ravvedimento (1/3 dell’importo) si ridurrebbe a 33,66 euro, in sede di ravvedimento si dovranno versare comunque 50 euro. Per richiedere quali pratiche sono oggetto di sanzione e quali no e per avere le tabelle per il calcolo sanzionatorio e del pagamento ridotto vi invitiamo a rivolgervi agli Uffici Coldiretti che restano a disposizione per ogni necessità di chiarimento o per effettuare il ravvedimento operoso.
LOTTA ALLA FLAVESCENZA DORATA 2022: LE LINEE GUIDA DELLA REGIONE
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a Regione ha determinato le linee guida 2022 per la lotta alla Flavescenza Dorata, malattia che da anni colpisce i vigneti piemontesi. Ecco le misure obbligatorie previste: • trattamenti insetticidi contro l’insetto vettore; • eliminazione, dopo ogni trattamento insetticida, della vegetazione sintomatica o della capitozzatura delle piante, senza attendere la vendemmia (al termine della stagione vegetativa è poi necessario estirpare le ceppaie comprese le radici); • tempestiva estirpazione delle piante infette nella zona infestata; • impiego di materiale sano di moltiplicazione nei reimpianti; • in qualsiasi tipo di zona, comprese le zone indenni, l’estirpo di tutte le viti o dell’intero appezzamento nel caso di superfici vitate abbandonate, trascurate o viti inselvatichite dove non esistano le condizioni per effettuare un efficace controllo del vettore. Per scongiurare avvelenamenti delle api è vietato trattare con insetticidi in fioritura. In ogni caso occorre at-
tendere le indicazioni su tempi e modalità di intervento che divulgheranno i tecnici Coldiretti con appositi bollettini. La Legge regionale 1/2019 prevede, oltre al divieto di trattamenti insetticidi in fioritura, lo sfalcio e appassimento/asportazione della vegetazione sottostante nel caso di presenza di fioriture spontanee prima di eseguire i trattamenti insetticidi e l’attenzione a fenomeni di deriva (non trattare in presenza di vento). La violazione delle norme e degli obblighi di legge comporta la sanzione amministrativa da 200 a 1.200 euro. Le situazioni a rischio (vigneti colpiti dalla malattia non curati o abbandonati) possono essere segnalate entro il 15 luglio 2022 al Settore Fitosanitario. Per tutte le informazioni sul Piano di lotta alla Flavescenza Dorata, conoscere i Comuni individuati come zone infestate e come zone di contenimento, definire dettagliatamente le azioni preventive contro la malattia in entrambe le zone e specificare come eseguire e registrare i trattamenti , contattare il Servizio Vitivinicolo Coldiretti Alessandria.
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Birra
artigianale
GUERRA E CLIMA, PREVISIONE CALO 16% DELLA PRODUZIONE MONDIALE DEI CEREALI NECESSARI
ECONOMIA: +30%, AUMENTO DEI COSTI METTE IN CRISI LA BIRRA ARTIGIANALE MADE IN ITALY 16
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on la guerra in Ucraina e l’esplosione della spesa per energia e materie prime fanno un balzo del +30% i costi produzione dei birrifici artigianali che rischiano così di dover bloccare l’attività. È l’allarme lanciato dal Consorzio Birra Italiana, promosso dalla Coldiretti, che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale creando un rapporto più solido tra produttori di birra e coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari: i dati sono stati raccolti fra le aziende del settore, in riferimento agli effetti del conflitto scatenato dalla Russia con le speculazioni sui mercati mondiali dei prodotti agricoli. Il caro energia, e la mancanza di materia prime, si fanno sentire lungo tutta la filiera insieme all’aumento di costi per imballaggi, bancali, contenitori di plastica, vetro, metallo, etichette e tappi: rispetto al 2020 gli imballaggi hanno segnato un +45%, le bottiglie +30%, le lattine +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre la bolletta energetica di un birrificio artigiana-
le è lievitata del +180%. Una situazione alla quale si aggiunge la previsione di un calo del 16% della produzione mondiale di cereali necessari per la birra a causa del riscaldamento globale. A rischio c’è il comparto della birra artigianale, che offre lavoro a oltre 140mila persone fra occupati diretti e indotto, vale un fatturato di 8 miliardi di euro, con 1.100 attività produttive da nord a sud della Penisola e 55 milioni di litri prodotti ogni anno di cui circa un terzo arriva da aziende agricole che trasformano direttamente i prodotti agricoli per fare birra. In provincia di Alessandria (*), nel 2021 coltivazione di orzo in flessione rispetto al 2020 dove si è passati dai 5.046 ai 3.397 ettari per una produzione pari a 186.410 quintali (277.530 nel 2020); da registrare anche un segno meno anche per quanto riguarda il luppolo dove, nel territorio del Nord Ovest, si è passati dai 18 ettari del 2020 ai 13 ettari nel 2021 per una produzione totale di 171 quintali (erano 255 nel 2020). “Il 2022 doveva segnare il ritorno alla normalità ma ha visto una bru-
Si punta all’innovazione e a forme distributive come i brewpub e i mercati di Campagna Amica
sca frenata dovuta all’inizio del conflitto sul territorio europeo dopo il -28% registrato nel 2021 e il -40% nel 2020 rispetto all’ultimo anno prima della pandemia Covid – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Il consumo è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con specialità altamente distintive e varietà particolari, si stanno creando anche nuove figure professionali come il “sommelier delle birra”.
tecnica
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a cura di
Contrastare il compattamento Il benessere delle radici Adattare la scelta all’ambiente Rapporto atmosfera-suolo
Alberto Pansecchi
scheda nocciolo n°69 17
Gestione del suolo: la lavorazione
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Scheda
Per gestione del suolo non ci si riferisce esclusivamente a tutta quella serie di lavori realizzati a partire dall’impianto al fine di controllare lo sviluppo delle erbe infestanti e dei polloni alla base dei noccioli ma anche alle scelte tecniche operate per il benessere della coltura. L'apparato radicale dei noccioli è certamente influenzato dalle variazioni delle proprietà fisico-chimiche e biologiche del suolo, indotte dalle tecniche di gestione soprattutto durante la fase di formazione del frutteto. In relazione all'impatto ambientale, sono evidenti i vantaggi che si possono ottenere con una gestione razionale del suolo sia in termini di gestione delle risorse idriche e nutritive che di maggiore stabilità idrogeologica con particolare riferimento alla prevenzione dell'erosione del suolo, in particolare nei terreni limosi con elevate pendenze.
Una ricetta per ogni esigenza In un noccioleto vengono distinte due zone: sottofila e interfila, indipendentemente dal fatto che siano asciutte o irrigue, fattore che può condizionare e concentrare lo sviluppo delle radici lungo il filare della piantagione. Per quanto riguarda le modalità di gestione del suolo, si distingue invece tra lavorazioni del terreno, inerbimento, uso di erbicidi e pacciamature naturali o sintetiche. Le strategie sopra riportate non si escludono a vicenda e esistono alternative miste nelle quali si alternano aree gestite in modo differente. Ad esempio, gli interfilari possono essere lavorati oppure inerbiti mentre nelle aree sotto la fila dei noccioli è possibile operare attraverso l’applicazione di erbicidi, sfalci meccanici, pacciamature o inerbimenti. Il miglior sistema di gestione del suolo dipenderà dalle caratteristiche delle varietà (vigore delle cultivar), dalla vigoria del binomio portainnesto/varietà (se i noccioli sono stati innestati su Corylus colurna), dalla tipologia del terreno, dalle condizioni climatiche della zona e dalla disponibilità o meno di irrigazione.
Scheda
tecnica
Ancora tanti i noccioleti lavorati
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Nei principali paesi produttori di nocciole la gestione del terreno coltivato viene ancora effettuata con la lavorazione meccanica del terreno, che consente il controllo delle malerbe in particolare nel momento della raccolta, che avviene, nella maggior parte dei casi, con macchine raccoglitrici che aspirano i frutti da terra. Questa tecnica non viene seguita nelle aree caratterizzate da pendii scoscesi fortemente esposti a pericoli di erosione, in particolare a seguito di forti piogge, che causano notevoli perdite di suolo e nutrienti.
Lavorazione come alternativa all’irrigazione La lavorazione del terreno su tutta la superficie del suolo, è attualmente utilizzata, prevalentemente in pianura, nei noccioleti in allevamento e, come pratica di “aridocoltura”, nei noccioleti in produzione localizzati in zone con scarsità di precipitazioni e assenza di irrigazione. Con questa tecnica di gestione del suolo, durante la primavera e l'estate, vengono eseguiti lavori superficiali (fino a 10 cm di profondità), per eliminare le erbe infestanti ed evitare la loro competizione per l'acqua e le sostanze nutritive. A fine estate-inizio autunno, prima che riprendano le piogge, viene aumentata la profondità della lavorazione sia per inglobare eventuali composti organici, sia per favorire un maggiore accumulo di acqua negli strati più profondi del suolo.
Evitare il compattamento La pratica della lavorazione del terreno lungo i filari è solitamente accompagnata dall'instaurazione di una copertura vegetale tra i filari, soprattutto nei nuovi impianti. Il suo obiettivo principale è quello di eliminare le erbe infestanti e limitare le perdite d'acqua per evaporazione nella zona a più alta concentrazione di radici. Le operazioni devono essere ripetute periodicamente nel corso della stagione vegetativa. La scelta di mantenere l’inerbimento nelle interfila ha come obiettivo quello della riduzione del fenomeno di compattamento del terreno causata ripetuti passaggi di trattrici agricole su terreni lavorati. Questi fenomeni possono causare ristagni e condizioni di asfissia a livello delle radici, provocando gravi danni alle piante.
Attenzione alla “suola di lavorazione” La lavorazione meccanica viene effettuata con attrezzature di vario tipo (erpici a dischi, erpici strigliatori, fresatrici, ecc.), alcune delle quali utilizzate lungo i filari, in quanto dotate di sensori tastatori per evitare danni ai tronchi. Con la lavorazione superficiale (10 cm di profondità), queste macchine hanno una capacità di lavoro media di 1-1,5 ore per ettaro. Con le frequenti lavorazioni del terreno si elimina il compattamento dovuto al passaggio ripetuto di macchine e attrezzature, lasciando il terreno più o meno fine. Uno dei rischi legati all’utilizzo continuo di queste attrezzature sono la possibile distruzione della struttura del suolo, un consumo eccessivo della sostanza organica presente nel terreno e, a lungo termine, la creazione di uno strato impermeabile al di sotto del livello del suolo raggiunto dalle attrezzature. Con la formazione di una suola di lavorazione si ha un'impermeabilizzazione pressoché totale del terreno, con conseguenze negative per lo scambio idrico e gassoso del terreno, influendo sullo sviluppo, la produttività e la vita utile del noccioleto. Per ritardarne la formazione si consiglia di alternare diversi tipi di macchinari e di variare la profondità di lavorazione fino a determinati limiti consentiti dalla distribuzione delle radici.
Pac
LA DEFINIZIONE DEGLI IMPORTI UNITARI SIA PER LA ZOOTECNIA CHE PER LE MISURE A SUPERFICIE.
AIUTI PAC, IMPORTI UNITARI 2021 SOSTEGNO ACCOPPIATO
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GEA Coordinamento ha reso disponibili gli importi unitari del sostegno accoppiato che gli agricoltori riceveranno in riferimento alla campagna 2021 (Domanda Unica 2021), sia per la zootecnia che per le misure a superficie. La definizione degli importi unitari rappresenta un ultimo passo verso il completamento della procedura di pagamento dei pagamenti diretti del 2021. Di seguito si riporta l’elenco degli importi unitari riportati nella circolare AGEA. ZOOTECNIA Settore latte • Vacche da latte appartenenti ad allevamenti di qualità: 65,86 euro/capo (era 68,56 nel 2020); Vacche da latte appartenenti ad allevamenti di qualità siti in zone montane: 133,31 euro/capo (nel 2020 era stato di 135,93); Bufale da latte: 36,47 euro/capo (era 34,95 nel 2020). Settore carne • Vacche nutrici da carne e a du-
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plice attitudine iscritte ai libri genealogici o registro anagrafico: 133,08 euro/capo (era 134,97 nel 2020). Vacche a duplice attitudine iscritte ai libri genealogici o registro anagrafico, inserite in piani selettivi o di gestione razza (per es. adesione al piano IBR per la razza Piemontese): 147,32 euro/capo (era 151,00 nel 2020). Vacche nutrici non iscritte nei Libri genealogici o nel registro anagrafico e appartenenti ad allevamenti non iscritti nella BDN come allevamenti da latte: 66,85 euro/capo (era 61,91 nel 2020); Bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno 6 mesi: 33,75 euro/ capo (era 53,48 nel 2020). Bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno 12 mesi: 54,83 euro/ capo (era 58,33 nel 2020). Bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno 6 mesi, aderenti a sistemi di qualità: 54,83 euro/capo (era 58,33 nel 2020).
• Bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno 6 mesi, aderenti a sistemi di etichettatura: 54,83 euro/ capo (era 58,33 nel 2020). • Bovini macellati di età compresa tra i 12 e 24 mesi allevati per almeno 6 mesi, certificati ai sensi del Reg. (UE) n. 1151/2012: 54,83 euro/capo (era 58,33 nel 2020). • Agnelle da rimonta: 23,15 euro/ capo (era 24,54 nel 2020). SEMINATIVI • Soia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna): 68,51 euro/ ha fino ai primi 5 ettari, mentre l’importo si riduce al 10% dell’importo unitario per la superficie eccedente i primi 5 ettari aziendali (era 66,90 nel 2020). • Riso: 143,71 euro/ha (era 147,29 nel 2020). • Pomodoro da industria: 151,84 euro/ha (era 170,43 nel 2020). Gli Uffici Coldiretti sono a disposizione per ulteriori chiarimenti.
IMPORTANTE TENERE AGGIORNATO IL REGISTRO ELETTRONICO DEI TRATTAMENTI
BOVINI: ACCORGIMENTI SU MODELLO 4 E TRATTAMENTI
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n fase di compilazione del Modello 4 informatizzato, i trattamenti vengono recuperati automaticamente dal Registro elettronico dei trattamenti del Sistema Informativo di Farmaco- Sorveglianza. È possibile visualizzarli nella pagina web e/o in allegato pdf scaricabile tramite pulsante al termine della compilazione. Pertanto è importante che il Registro elettronico dei trattamenti sia aggiornato costantemente. Eventuali correzioni sul Registro sono visibili nel Modello 4 soltanto il giorno
dopo o nello stesso giorno dopo le ore 15. Rimane in alternativa la possibilità di inserire manualmente nel Modello 4 i trattamenti non presenti nel Registro elettronico. Ricordiamo che l’obbligo di registrare i trattamenti animali destinati alla produzione di alimenti esclusivamente tramite il Registro informatizzato presente nell’apposita sezione della Banca Dati Nazionale (BDN) dell’Anagrafe zootecnica è in vigore dal 28 gennaio scorso. Si tratta dell’ultimo passaggio che ha portato a una completa digita-
lizzazione della filiera del medicinale impiegato negli animali, che ha avuto inizio con l’obbligatorietà della Ricetta Veterinaria Elettronica introdotta il 16 aprile del 2019. Tale sistema permette la completa tracciabilità dei medicinali a uso veterinario, oltre ad un maggior efficientamento dei controlli ufficiali.
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Settore Zootecnico
OLTRE AI BOVINI SONO SENSIBILI AL CONTAGIO ALTRE SPECIE ANIMALI
IBR/IPV: PREVENZIONE E PIANI DI ERADICAZIONE 20
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a rinotracheite infettiva dei bovini (IBR) e la vulvovaginite pustolosa infettiva (IPV) sono due forme di una malattia infettiva virale causata da un herpes virus. L’ospite naturale del virus erpetico è il bovino, ma sono sensibili anche altre specie animali domestiche e selvatiche tra cui bufali, capre, pecore, suini e cervi. Il virus non è stato considerato, fino ad ora, né infettivo né patogeno per l’uomo. L’IBR/IPV può essere trasmessa in tre modi: • tramite il contatto diretto tra un animale malato e uno sano; • tramite trasmissione sessuale: fare attenzione alla monta naturale se si ha un toro infetto, perché può trasmettere il virus dell’IBR alla femmina sana durante l’accoppiamento oppure tramite fecondazione artificiale utilizzando un seme contaminato; • tramite il contatto indiretto con superfici, attrezzature, indumenti e qualsiasi altro oggetto, persone o animali contaminati dal virus, che possono fungere da veicoli passivi di trasmissione. I primi sintomi, variabili da caso a caso, cominciano ad osservarsi 2-4 giorni dopo il contatto con il virus. Si possono sviluppare forme respiratorie con lo sviluppo di uno o più sintomi quali: tosse; scolo nasale che da mucoso può diventare mucopurulento o emorragico; mucose nasali arrossate; tachipnea, mantenimento della testa estesa sul collo, difficoltà respiratorie; congiuntiviti; salivazione, febbre, inappetenza e abbattimento. Una caratteristica particolare del virus di questa malattia è che l’animale, dopo essere guarito clinicamente, diventa un portatore asintomatico, in quanto il virus non viene eliminato dall’organismo ma va incontro ad una fase di latenza fino a quando un evento stressante (trasporto, fiere, mercati, ecc.) o immunodepressivo (gravidanza, parto, ecc.) non ne causa la riattivazione e quindi la ricomparsa dei sintomi clinici. Il virus dell’IBR/IPV ha una resistenza ambientale variabile in base a condizioni di luce, umidità e Ph, per esempio è in grado di resistere alle temperature di 22, 37 e 56 C° rispettivamente per 50 giorni, 10 giorni e 21 minuti; tuttavia è sensibile a diversi disinfettanti.
STRATEGIE PER EVITARE L’ESPOSIZIONE ANIMALE Per evitare l’esposizione degli animali alla malattia occorre prevenire l’ingresso del patogeno in azienda, per esempio tramite l’applicazione di adeguate misure di biosicurezza (per esempio allontanare i capi positivi dall’azienda; evitare i contatti tra capi positivi e negativi; prevedere un periodo di quarantena e isolamento o richiedere un test negativo per i nuovi ingressi; limitare altri contatti a rischio). Tra i sistemi di prevenzione c’è anche la profilassi vaccinale, solitamente adottata come strategia da coloro che hanno
capi positivi ad IBR in azienda. A proposito dei vaccini per l’IBR, se ne possono distinguere due tipi: vaccino intero o non deleto o non Marker spesso usato in passato, ma che non consentiva la distinzione dei soggetti positivi infetti da quelli positivi vaccinati; vaccino deleto, meglio noto come vaccino Marker, quello maggiormente utilizzato al giorno d’oggi in caso di necessità. La caratteristica di questo vaccino è che gli manca una particolare glicoproteina (la gE) per cui il sistema immunitario dell’animale vaccinato produrrà tutti gli anticorpi, tranne le IgE. Questa peculiarità consente di poter distinguere gli animali positivi infetti da quelli vaccinati tramite appositi test diagnostici ELISA in grado di rilevare, all’interno di un campione analizzato, da una parte i singoli anticorpi IgE dall’altra gli anticorpi totali.
PREMIO ACCOPPIATO VACCHE NUTRICI RAZZA PIEMONTESE E PIANO IBR Dal 2017 gli allevatori di bovini di razza Piemontese che hanno aderito al Piano IBR dell’ANABORAPI hanno potuto beneficiare, per la prima volta, della maggiorazione prevista al premio vacche nutrici della PAC. A partire dal 2017, infatti, anche le vacche nutrici di razza Piemontese iscritte a libro genealogico di allevamenti aderenti al piano IBR/ANABORAPI, così come per le razze Chianina, Podolica, Maremmana, Marchigiana e Romagnola, hanno potuto beneficiare del premio aggiuntivo. Per poterne beneficiare anche nel 2022, gli allevatori dovranno proseguire l’impegno del Piano IBR che prevede, entro l’anno, il test su tutti i capi da riproduzione di razza Piemontese di età superiore ai 12 mesi (in caso di allevamenti multi razza, per i capi da riproduzione NON di razza Piemontese il prelievo verrà effettuato solamente su quelli di età superiori a 24 mesi, come prevede il Piano regionale). L’adesione al piano non va rinnovata ogni anno in quanto l’allevatore, al momento della sottoscrizione, si è impegnato ad aderire contestualmente al Piano Regionale IBR e a quello ANABORAPI, quest’ultimo della durata di 6 anni. Nel caso di allevamenti che hanno aderito nel 2017, primo anno ai attività del piano, e che pertanto nel 2022 sono giunti alla sesta e ultima annualità, per poter beneficiare del premio non devono superare il 5% rispetto alla sieroprevalenza del secondo anno (2018), mentre per gli allevamenti sieronegativi nel quarto anno (2020) non è tollerato un aumento delle sieropositività. Si ricorda che i costi a carico degli allevatori, pagati interamente all’ASL, variano a seconda delle casistiche. Infine, Ai fini del riconoscimento del pagamento accoppiato della PAC per l’anno 2022, è necessario che tale piano sia completato nel corso dell’anno e che l’allevamento rispetti gli obiettivi previsti dal piano stesso.
Coldiretti
al
Summer Fancy Food
GLI USA VOGLIONO INVADERE L’UE CON FALSI GRANA & C.
IL VALORE DEL MADE IN ITALY TAROCCO SALE A 120 MILIARDI
G
li Stati Uniti vogliono invadere il mercato europeo e italiano con le imitazioni a stelle e strisce delle specialità nazionali, dal grana al parmesan, mettendo in pericolo una Dop Economy Made in Italy che vale oggi 16,6 miliardi di euro. A lanciare l’allarme sono Coldiretti e Filiera Italia al Summer Fancy Food 2022 il più importante evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari a New York City presso il Javits Center, con le eccellenze del Made in Italy a tavola protagoniste a Padiglione Italia. Presenti il segretario generale della Coldiretti Vincenzo Gesmundo,e il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia. Nel Rapporto 2022 sulle stime del commercio nazionale americano l’Ufficio del rappresentante Usa al Commercio (Ustr) attacca il sistema europeo delle indicazioni geografiche (Dop e Igp) con l’accusa di costituire
una vera e propria barriera d’accesso al mercato europeo per i prodotti a stelle e strisce che si basano, al contrario, sui nomi comuni. Gli americani, in pratica, non solo non riconoscono il diritto dei produttori italiani a vedere tutelati dalle imitazioni negli States prodotti come il Parmigiano Reggiano Dop o il Prosciutto di Parma, ma vorrebbero che sui mercati Ue si potessero vendere in piena libertà prodotti con nomi che richiamano esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese senza averci nulla a che fare, dalla mozzarel-
la alla ricotta, dal provolone all’asiago, dal parmesan al romano ottenuto però senza latte di pecora, fino alla mortadella “bologna”, nonostante si tratti con tutta evidenza di imitazioni delle più note specialità italiane. A differenza delle produzioni Dop quelle statunitensi non rispettano peraltro i rigidi disciplinari di produzione dell’Unione Europea che definiscono tra l’altro, le aree di produzione, il tipo di alimentazione e modalità di trasformazione. “Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee dipende la lotta al falso Made in Italy alimentare che nel mondo ha raggiunto il valore di oltre 120 miliardi di euro: la pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori.
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Settore Biologico
OBIETTIVO “SEMPLIFICAZIONE” PER AIUTARE LE AZIENDE: DALLA PRODUZIONE DI VINO ALLA RISTORAZIONE COLLETTIVA
AGRICOLTURA BIOLOGICA: IN ARRIVO LE NUOVE NORME UE, ECCO LE NOVITÀ 22
A
rrivano le nuove norme dell’Unione Europea sulla produzione bio. E’ stato inviato alla Corte dei conti, per la registrazione, il Decreto relativo all’attuazione del regolamento Ue 2018/848 su produzione biologica ed etichettatura dei prodotti biologici. Il dispositivo abroga il regolamento Ce n. 834/2007 e i regolamenti delegati e esecutivi collegati per quanto riguarda gli obblighi degli operatori e dei gruppi di operatori per le norme di produzione, e i decreti ministeriali 18 luglio 2018 n. 6793, 30 luglio 2010 n. 11954 e 8 maggio 2018, n. 34011. Il decreto ha dovuto dare applicazione a quelle disposizioni del nuovo regolamento che lasciano allo Stato membro un margine di intervento per la loro attuazione. Il provvedimento è stata anche l’occasione per sistematizzare norme contenute in altri decreti e che riguardano alcuni aspetti che generano confusione tra gli operatori della filiera.
Vediamo quali sono le novità per le aziende. Disposizioni specifiche sono previste per le alghe e la produzione del vino così come per l’acquacoltura e la ristorazione collettiva. In merito a quest’ultimo settore, il Ministero adotta la norma nazionale relativa all’etichettatura ed al controllo dei prodotti provenienti da operazioni di ristorazione collettiva che sarà oggetto di un uno specifico decreto. Nelle more dell’adozione della disciplina nazionale, le eventuali norme private devono essere trasmesse al Mipaaf, il quale, entro 60 giorni dalla ricezione, ne riscontra la conformità ai parametri minimi individuati dal decreto. A tale procedura si applica l’istituto del silenzio assenso. Il Mipaaf rende pubbliche tali norme private sul sito istituzionale www.politicheagricole.it e www.sinab.it. Per quanto concerne le produzioni vegetali, il decreto pone l’accento
sull’obbligatorietà delle rotazioni pluriennali delle colture e del sovescio stabilendo norme specifiche per colture seminative, orticole non specializzate e specializzate in pieno campo. In deroga alla norma relativa alle colture sopra indicate, un diverso sistema è stabilito per i cereali autunno vernini, il riso, ortaggi e foglia larga a ciclo breve mente per le colture da taglio si specifica che non succedono a se stesse. A fine ciclo colturale, della durata massima di sei mesi, la coltura da taglio è interrata e seguita da almeno una coltura da radice/tubero oppure da un sovescio. Per quanto riguarda le colture in serra si applica quanto previsto dal reg. 2018/848. Ai fini del calcolo per la verifica di conformità degli impieghi di rame è necessario tenere conto dell›apporto di rame da altre fonti, diverse dai prodotti fitosanitari, qualora l’informazione sia disponibile. Per le api, in riferimento alla scelta di razze autoctone sono state inserite oltre all’Apis mellifera ligustica e apis mellifera sicula, anche la Apis mellifera carnica e Apis mellifera nigra. Per il settore dell’acquacoltura è richiesto il piano di gestione sostenibile presentato dall’operatore o gruppo di operatori all’organismo di certificazione alla prima applicazione del sistema di controllo e comunque prima dell’emissione del certificato. Sulla gestione delle deroghe, ad esse è dedicato un articolo specifico differenziando i diversi casi: il riconoscimento retroattivo di un periodo precedente la notifica, Introduzione di animali non biologici, uso di mangimi proteici non biologici, stabulazio-
ne in piccole aziende, uso di cera non biologica. Per quanto concerne il sistema di controllo, l’operatore o gruppo di operatori che ha notificato attività con metodo biologico indipendentemente dall’ubicazione sul territorio delle unità di produzione, dal numero e dal tipo di attività da sottoporre al sistema di controllo, è tenuto ad assoggettarsi ad un unico Organismo di certificazione. La dichiarazione è fornita all’organismo di controllo alla prima applicazione del sistema di controllo e comunque prima dell’emissione del certificato. Le misure pratiche sono le ‘Misure preventive e precauzionali’ così come definite dal Regolamento nonché le modalità di gestione del sospetto di non conformità di un prodotto biologico a causa della presenza di una sostanza o di un prodotto non autorizzato. Se il sospetto è confermato o non può essere eliminato, l’operatore informa senza indugio l’organismo di controllo e coopera con esso, Se il sospetto è eliminato l’operatore tiene le registrazioni e la documentazione delle verifiche svolte. Le operazioni di gestione di centri di raccolta di prodotto biologico e di distribuzione di prodotti biologici a marchio sono da considerarsi attività per le quali è necessario rispettare i requisiti del Regolamento. Affinché i prodotti possano essere considerati venduti «direttamente», al consumatore o all’utilizzatore finale, occorre che la vendita avvenga in presenza, contemporaneamente, dell’operatore o del suo personale addetto alla vendita e del consumatore finale. Un magazzino in connessione al punto vendita, è un magazzino di servizio esclusivo per quello specifico punto vendita. L’operatore o gruppo di operatori che intende affidare lo svolgimento di un’attività a terzi indica tale attività nel modello di notifica di produzione con metodo biologico, a meno che l’esecutore non sia un soggetto a sua volta inserito nell’elenco nazionale
Settore Biologico degli operatori biologici. In tal caso il mandatario conserva il certificato del soggetto esecutore. Nel caso in cui l’esecutore non sia un operatore notificato, l’impegno da parte dell’esecutore di rispettare le norme relative all’agricoltura biologica e assoggettare le attività al sistema di controllo di cui al Regolamento, è contenuto, in forma scritta, nel contratto tra operatore ed esecutore. Le piattaforme on-line che vendono prodotti biologici devono essere assoggettate al sistema di controllo. Il produttore o gruppo di operatori di risone biologico è obbligato a dichiarare, in modo distinto le superfici e le produzioni convenzionali, biologiche e in conversione all’agricoltura biologica al proprio organismo di
controllo nelle modalità indicate dallo stesso Ente sia nella denuncia resa all’Ente Nazionale Risi che nella denuncia di rimanenza risone al 31 agosto resa allo stesso Ente. Il detentore di risone biologico è obbligato a dichiarare le quantità di risone, riso semigreggio, riso lavorato e rotture di riso distintamente derivanti da produzioni convenzionali, biologiche e in conversione all’agricoltura biologica: a) nella denuncia delle scorte al 31 agosto, resa all’Ente Nazionale Risi; b) nei Registri obbligatori e nelle denunce periodiche delle scorte, rese all’Ente Nazionale Risi entro il 15 di ogni mese, con l’indicazione del proprio Organismo di Controllo, nelle modalità indicate dallo stesso Ente.1 Il certificato rilasciato dall’Ente Nazio-
nale Risi all’atto di ogni trasporto di risone, deve contenere l’indicazione della produzione distinta tra convenzionale, biologica, conversione all’agricoltura biologica. Infine, il decreto stabilisce disposizioni transitorie per quanto concerne lo sviluppo di molluschi vivi. Il provvedimento consente finalmente un’armonizzazione e semplificazione delle disposizioni di settore. Tuttavia, si sarebbe auspicato che il provvedimento avesse introdotto alcune norme di applicazione delle innovazioni presenti nel reg. Ue 2018/848 come le certificazioni di gruppo che, purtroppo, non sono presenti nel testo. Si attende, quindi, che a breve possa essere adottato un ulteriore decreto che compensi tali lacune.
PAGAMENTI ELETTRONICI – SCATTANO LE SANZIONI
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al 30 giugno 2022 scattano le sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti elettronici da parte dei soggetti obbligati. In particolare, chi effettua attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi, dovrà dotarsi dal 30 giugno
2022 del Pos e accettare pagamenti elettronici. In caso contrario, sarà applicata una sanzione pari a 30 euro, aumentata del 4% del valore della transazione rifiutata.
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Educazione
alla
Campagna Amica
CON AMAG ALL’ISTITUTO “ANGELO CUSTODE” GIOCHI E LABORATORI ‘GREEN’ PER CONOSCERE LA NATURA
SCUOLA: AMBIENTE, TERRITORIO, AGRICOLTURA E CIBO. I BAMBINI PROTAGONISTI DELLA ‘RIVOLUZIONE VERDE’ 24
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entinaia di cappellini lanciati in aria per festeggiare la fine della scuola e una nuova tappa della “Rivoluzione Verde” che vede Coldiretti Alessandria partner di Amag Ambiente con il progetto di Educazione alla Campagna Amica per portare all’attenzione di alunni e insegnanti l’importanza di promuovere un modello di sviluppo dove ambiente, territorio e agricoltura lavorano e producono per rispondere al meglio ai principi di economia circolare riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano il paesaggio e la natura. Giochi e laboratori ‘green’, organizzati per imparare a rispettare
l’ambiente, approfondimento sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e il ciclo del miele con un focus sulla vita e il ruolo fondamentale delle api nell’ecosistema sino a come differenziare i rifiuti nel modo corretto. Questi gli obiettivi che hanno caratterizzano il primo ciclo delle “Mattinate Ecologiche” che si sono concluse oggi alla scuola “Angelo Custode” trasformata per l’occasione in una grande aula all’aria aperta dove centinaia di alunni delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle medie hanno popolato palestra e spazi verdi, dando vita ad un grande laboratorio didattico. Nello spazio istituzionale e didattico di Coldiretti Alessandria, grazie alla partecipazione dell’azienda apistica “Miele di Ozzano” di Giuseppe Mortara, è stato possibile far conoscere ad alunni e insegnan-
Una grande aula didattica e focus sulla vita delle api. Partner dell’iniziativa Coldiretti Alessandria
ti il ciclo del miele e la vita delle api e poter vedere da vicino, ovviamene in sicurezza, apiario e ape regina. Ad ogni tappa delle “Mattinate ecologiche” i ragazzi hanno così scoperto curiosità legate alle diverse tipologie di miele e perché è importante acquistare un prodotto vero Made in Italy, diffidando del prodotto in arrivo da altri Paesi e poi venduto come italiano.
SCUOLA: “ORTANGELO” NON VA IN VACANZA E SI PREPARA A NUOVE PRODUZIONI DI STAGIONE
LA SCUOLA È TERMINATA MA NON LA PROGETTUALITÀ E LA LORO PRESENZA AL MERCATO COPERTO DI CAMPAGNA AMICA
“O
rtAngelo”, l’orto didattico della Scuola “A. Morbelli” di Alessandria non va in vacanza anche l’anno scolastico è terminato da qualche settimana. Con orgoglio, insegnanti e bambini mostrano le piantine di insalata pronte per essere raccolte, le nespole e le pesche noce che stanno maturando a gran velocità, complici le alte temperature di queste settimane. Da otto anni l’orto didattico rappresenta un esempio virtuoso di produzione a Km0 dove qualità e conoscenza dell’importanza della stagionalità vanno di pari passo. Un grazie speciale a tutte le insegnanti, all’impegno e all’entusiasmo
di Cristina Ferrarino, insegnante referente del progetto ”Pollicino verde”, e al comitato genitori per un’esperienza didattica che negli anni è cresciuta entusiasmando quelli che saranno i consumatori di domani e che, al tempo stesso, li sta rendendo più consapevoli dell’importanza della stagionalità e della qualità di ciò che si mangia. Obiettivo del laboratorio didattico è quello di avvicinare, in modo divertente, i bambini alla conoscenza dell’ambiente e della natura, un viaggio alla scoperta dei ritmi delle stagioni, della ciclicità della natura e delle caratteristiche dei suoi prodotti. Un’attività che permette di partire
Educazione dalla terra, dai suoi valori e dalle relative opportunità per il futuro rafforzando così il lavoro sinergico che da anni Coldiretti Alessandria avanti con il mondo della scuola, un percorso educativo, virtuoso, per una sempre maggiore divulgazione culturale e operativa sul territorio. “Dall’orto al piatto, non solo chilometro zero ma la certezza di aver seguito passo passo tutte le fasi come suggerisce il progetto di “Educazione alla Campagna Amica” che Coldiretti Alessandria sta portando avanti da diverso tempo nelle scuole della provincia: un laboratorio didattico dedicato al giardino e alla coltivazione dell’orto nato in Coldiretti per far avvicinare, direttamente in campo, i bambini alla natura e all’ambiente. Ospiti graditissimi del Mercato Coperto di Campagna Amica i piccoli coltivatori della “Morbelli” lo scorso 14 giugno sono tornati nei locali di via Guasco ad Alessandria, al Mercato Coperto di Campagna Amica: va-
alla
Campagna Amica
riegata, ma sempre legata alla stagionalità, l’offerta dei prodotti che hanno proposto con qualche accattivante novità. Sicuramente un trend positivo trainato anche dal fenomeno dei cuochi contadini che, appositamente formati dai corsi che Coldiretti organizza, cucinano i prodotti coltivati in azienda recuperando spesso antiche ricette della tradizione campagnola, diventati un vero e proprio valore aggiunto per le strutture. Alla luce dell’attuale scenario, connotato da una serie di emergenze ambientali, l’impegno di Terranostra è di contribuire a riposizionare l’offerta turistica nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica, secondo modelli di sviluppo più equilibrati. Il turismo di qualità è sempre più attento non solo alle bellezze naturali, paesaggistiche, artistiche e archeologiche del nostro territorio ma anche ad un ambiente pulito e salubre e alla riscoperta dei prodotti tipici, della qualità del cibo e del buon mangiare.
ESTATE: 7 ITALIANI SU 10 IN AGRITURISMO. SI CONFERMA SVOLTA GREEN POST PANDEMIA
ASSEMBLEA TERRANOSTRA: AGRITURISMO MODELLO PER L’ITALIA MA PESA LA BUROCRAZIA
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ostenibilità, distintività, ambiente, autenticità, innovazione, esperienza, servizi e reputazione. Sono i pilastri dell’agriturismo che lo rendono un modello unico da esportare in tutto il mondo. Covid, inflazione galoppante e siccità stanno mettendo in ginocchio il settore agricolo. L’agriturismo, nonostante le criticità e l’impatto anche pesante della pandemia, ha mostrato grande resilienza e soprattutto ha ancora grandi potenzialità da esprimere. Le nuove strategie per il settore sono state al centro del convegno organizzato in occasione della XXXIV Assemblea Nazionale Terranostra, su “L’agriturismo sostenibile e di prossimità”. Il sondaggio Coldiretti-Noto Sondaggi ha messo in evidenzia la propensione alla vacanza green che delinea dunque un enorme bacino potenziale. Secondo le pre-
visioni nell’estate 2022 più del 70% degli italiani andrà in vacanza o mangerà in strutture agrituristiche. E il sondaggio ha spiegato che ad attrarre i vacanzieri sono soprattutto natura e cibo. E sono questi i due fattori da cui ci si attendono le maggiori “emozioni”. Sicuramente un trend positivo trainato anche dal fenomeno dei cuochi contadini che, appositamente formati dai corsi che Coldiretti organizza, cucinano i prodotti coltivati in azienda recuperando spesso antiche ricette della tradizione campagnola, diventati un vero e proprio valore aggiunto per le strutture. Alla luce dell’attuale scenario, connotato da una serie di emergenze ambientali, l’impegno di Terranostra è di contribuire a riposizionare l’offerta turistica nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e sociale oltre che economica, secondo modelli di sviluppo più equilibrati. Il turismo di qualità è sempre più attento non solo alle bellezze naturali, paesaggistiche, artistiche e archeologiche del nostro territorio ma anche ad un ambiente pulito e salubre e alla riscoperta dei prodotti tipici, della qualità del cibo e del buon mangiare. Nessuna competitività con la ristorazione, l’agriturismo ha un ruolo strategico nel sostegno economico, ambientale e sociale e ha mostrato una grande capacità di reazione nel periodo del Covid con l’implementazione delle attività e dei servizi come per esempio le consegne a domicilio. Bisogna invece evidenziare la funzione rilevante che le aziende agrituristiche svolgono come presidi dei territori soprattutto i più fragili delle aree interne che rischiano abbandono e desertificazione.
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Associazione
pensionati
PRESENTE UNA NUMEROSA DELEGAZIONE DI COLDIRETTI ALESSANDRIA
BOOM DI PRESENZE ALLA XXIII GIORNATA INTERREGIONALE DEI PENSIONATI 26
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Dopo due anni di stop forzato causa pandemia, è stata Cannobio, sul Lago Maggiore, ad ospitare la XXIII Giornata Interregionale Pensionati Coldiretti di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Decisamente numerosa la delegazione alessandrina che ha preso parte al tradizionale appuntamento per trascorrere una giornata tra riflessione e aggregazione. L’azzurro del lago e il verde delle montagne si sono uniti al giallo delle bandiere e dei cappellini Coldiretti regalando un colpo d’occhio unico e suggestivo in una giornata scandita dalla preghiera e dal ricordo di quelli che sono i principi e gli ideali di un’esistenza dettata dai ritmi della terra, alla quale non hanno fatto mancare il loro caloroso saluto di vicinanza il presidente ed il segretario nazionale di Federpensionati Coldiretti Giorgio Grenzi e Lorenzo Cusimano. Accanto a Monsignor Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara, la Santa Messa è stata concelebrata da Monsignor Ivo Piccinini, Consigliere Ecclesiastico Coldiretti Alessandria. Boom di presenze e grande soddisfazione per la riuscita dell’e-
vento è stata espressa anche dal presidente provinciale Coldiretti Alessandria, Mauro Bianco, il quale ha sottolineato “la straordinaria capacità dei pensionati di essere soggetti attivi nelle proprie aziende” e come “le conquiste ottenute in passato grazie al loro impegno e alla loro mobilitazione sindacale ci permetta oggi di avere una Coldiretti forte e determinata, con un progetto economico di valorizzazione dell’agricoltura in grado di coinvolgere tutta la società”. “L’importanza e il ruolo dei pensionati, all’interno della famiglia e dell’azienda agricola in questo momento storico, rappresenta un modello di solidarietà e di insegnamento per le nuove generazioni su come affrontare e superare le difficoltà che il comparto agricolo sta vivendo - ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. La nuova agricoltura, che concilia innovazione e tradizione, non può rinunciare ad un così prezioso patrimonio: la società e le imprese non possono fare a meno, infatti, di queste grandi persone che, con la loro esperienza di vita, hanno sempre validi insegnamenti, continuano a dare il loro contributo e a preservare i territori nonostante la pen-
Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta insieme a Cannobio per un momento di riflessione e aggregazione
sione”. Ad accompagnare il numeroso gruppo della Coldiretti di Alessandria, il Segretario provinciale dell’Associazione Pensionati, Gianni Mario Stoppini, che ha puntualizzato come “accanto alle tematiche sindacali e sociali che interessano la categoria, l’Associazione, dopo il periodo di interruzione della attività causato dalla pandemia, intende avviare e promuovere momenti di aggregazione e di svago anche a livello provinciale. E’ indispensabile però che le Istituzioni mettano in atto politiche in grado di tutelare seriamente l’autonomia personale anche mediante migliori e più accessibili servizi di assistenza. Non può, quindi, che starci a cuore la salute, la prevenzione e la sicurezza dei nostri pensionati, oltre all’assicurare loro delle pensioni adeguate”.
Patronato Epaca
COVID-19 È GIÀ RICONOSCIUTA DALLA MAGGIOR PARTE DEGLI STATI MEMBRI COME INFORTUNIO SUL LAVORO
UE: COVID, NUOVA MALATTIA PROFESSIONALE PER SANITARI E LAVORATORI A RISCHIO
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ovid come malattia professionale nei settori dell›assistenza socio-sanitaria e domiciliare nonché, in un contesto pandemico, nei settori in cui sono maggiori le attività con un rischio comprovato di infezione. E’ questo il principio dell’intesa raggiunta il 19 maggio scorso dal Comitato consultivo Ue per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (Ccss), che ha chiesto a tutti gli Stati membri Ue, tra cui l’Italia, di aggiornare il proprio elenco nazionale delle patologie legate alle attività lavorative. La Commissione europea ha anche annunciato l’aggiornamento dell’attuale lista delle malattie di origine lavorativa. La decisione Ue in accordo con lavoratori e datori di lavoro arriva pochi giorni prima della pubblicazione in Italia del nuovo report della Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail relativo ai contagi sul lavoro da Covid-19, con 260.750 infezioni di origine professionale segnalate all’Istituto dall’inizio della pandemia, in cre-
scita del 6,3% rispetto al monitoraggio precedente. Infatti, Covid-19 è già riconosciuta dalla maggior parte degli Stati membri come malattia professionale o infortunio sul lavoro, ma questa intesa Ue è ora importante per promuoverne il riconoscimento come malattia professionale da parte di tutti gli Stati membri. Secondo quanto dichiarato da Nicolas Schmit, Commissario Ue al Lavoro e diritti sociali, questo accordo invia un segnale politico forte per riconoscere non solo l’impatto del Covid sui lavoratori, ma anche il contributo fondamentale del personale socio-sanitario e degli altri lavoratori esposti ad un rischio maggiore di contrarre la malattia. Una volta che il Covid sarà riconosciuto come malattia professionale in uno Stato membro, i lavoratori dei settori interessati che hanno contratto la malattia sul posto di lavoro potranno acquisire diritti specifici ai sensi delle norme nazionali, come il diritto all’indennizzo. In Italia si potrebbe aprire così la porta al riconoscimento della malattia professionale anche per tutti quei sanitari non iscritti all’Inail (medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, odontoiatri liberi professionisti, farmacisti privati, e altri sanitari liberi professionisti) che fino ad oggi non hanno potuto godere del trattamento da infortunio sul lavoro corrisposto invece ai loro colleghi dipendenti iscritti all’Inail. Il report dell’Inail del 24 maggio aggiorna anche le informazioni relative ai contagi da Covid-19 riconosciuti e indennizzati. Alla data del 30 aprile, il 76% di tutte le denunce pervenute dall’inizio della pandemia è stato riconosciuto positivamente dall’Istituto, generando nella
DL AIUTI: A LUGLIO BONUS DA 200 EURO
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in vigore dal 18 maggio 2022 il Decreto-Legge 50/2022 (Cosiddetto “DL Aiuti”) che, agli articoli 31 e 32, disciplina l’erogazione dell’indennità una tantum di 200 euro per lavoratori dipendenti, pensionati, disoccupati, lavoratori domestici, Co.co.co., stagionali turismo e spettacolo, lavoratori intermittenti, autonomi senza partita IVA e, all’articolo 33, dispone un fondo per gli autonomi e professionisti. Tutte le categorie di soggetti diversi dai lavoratori dipendenti, aventi i requisiti di legge, riceveranno l’indennità una tantum dall’INPS, in automatico o previa domanda da inoltrare tramite Patronato. Per i lavoratori dipendenti l’una tantum è riconosciuto (una sola volta anche nel caso di titolarità di più lavori) a chi non percepisce prestazioni pensionistiche o reddito di cittadinanza e, nel primo quadrimestre dell’anno 2022, ha beneficiato della riduzione contributiva di 0,80% di cui alla Legge 234/2021 per almeno una men-
silità (quelli che hanno un reddito imponibile mensile inferiore a 2.692 euro). Il lavoratore avente diritto, preventivamente all’erogazione della retribuzione di luglio 2022, deve dichiarare al datore di lavoro di non essere titolare delle prestazioni di cui all’art. 31, comma 1 (prestazioni pensionistiche, assegno sociale, invalidità, accompagnamento alla pensione, con decorrenza entro il 30 giugno 2022) e comma 18 (reddito di cittadinanza) del Decreto-Legge 50/2022. L’indennità non è cedibile, né sequestrabile, né pignorabile e non costituisce reddito né ai fini fiscali (e, quindi, previdenziali) né ai fini della corresponsione di prestazioni previdenziali ed assistenziali. Per il datore di lavoro, la somma costituisce un’anticipazione che verrà portata in compensazione con i contributi di competenza del mese di luglio 2022, secondo le indicazioni che saranno fornite dall’INPS.
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Patronato Epaca |
a cura di
Gianni Mario Stoppini
TERMINI PER L’AUTOCERTIFICAZIONE PROROGATI FINO AL 31 MARZO 2023
ESENZIONE TICKET PER FASCE DI REDDITO 28
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u proposta dell’Assessore alla Sanità Luigi Icardi, la Giunta regionale ha confermato fino al 31 marzo 2023 la validità delle autocertificazioni di esenzione per reddito dalla compartecipazione alla spesa sanitaria per la specialistica riguardanti le seguenti categorie: • cittadini di età inferiore a 6 anni e superiore a 65 anni, appartenenti ad un nucleo familiare con reddito complessivo non superiore a 36.151,98 euro (il minore al compimento del sesto anno non potrà più usufruire di tale esenzione); • titolari di assegno (ex pensione) sociale e loro familiari a carico; • titolari di pensioni al minimo di età superiore a 60 anni e loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un
reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico; • per i cittadini in possesso dell’autocertificazione di esenzione: disoccupati e loro familiari a carico, con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro, incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge e in ragione di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico. All’interno di questa categoria è da considerarsi anche il lavoratore in mobilità e i propri famigliari a carico, solo se il soggetto è iscritto all’ufficio del lavoro e appartiene ad un nucleo famigliare così come previsto per il disoccupato.
Il cittadino può presentare l’autocertificazione in via telematica, attraverso il sistema pubblico di identità digitale (SPID) o in alternativa con credenziali di tessera sanitaria con microchip o qualsiasi altra Carta Nazionale Servizi. Si precisa che, in caso di eventuale perdita dei requisiti di reddito che danno diritto all’esenzione, l’assistito è tenuto a darne tempestiva comunicazione all’ASL, anche attraverso la funzionalità telematica, per la cessazione del diritto all’esenzione e, pertanto, a non utilizzare più il certificato di esenzione per reddito. Si ricorda che eventuali abusi di utilizzo del certificato di esenzione, in mancanza dei requisiti prescritti dalla legge, comportano responsabilità amministrative e penali.
ANCHE I LAVORATORI AUTONOMI HANNO TITOLO AD OTTENERE IL RICONOSCIMENTO
MALATTIE PROFESSIONALI: COME AVERE UN INDENNIZZO
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orniamo ad occuparci di malattie professionali. Durante lo svolgimento delle proprie attività i lavoratori possono, infatti, essere esposti ad una molteplicità di rischi. Capita spesso di sentire gli interessati lamentarsi per problematiche fisiche che nel tempo sono peggiorate, soprattutto in relazione e/o a causa del lavoro svolto in ambito professionale. Non tutti sanno che questa situazione particolare potrebbe rientrare, a buon diritto, nel riconoscimento della malattia professionale da parte dell’INAIL. Sono in molti a pensare che questo tipo d’indennizzo sia riservato solo ai lavoratori dipendenti, mentre anche i lavoratori autonomi (coltivatori diretti, artigiani, commercianti, ecc.) versando regolarmente la loro quota di contributi infortunistici, hanno titolo ad ot-
tenere, in determinate situazioni, tali indennità. Infatti, a differenza dell’infortunio che viene causato da un evento causale improvviso, violento ed inatteso, la malattia professionale viene definita come una patologia che si realizza in funzione di una causa o concausa lenta nel tempo che sia riconducibile ad una o più attività svolte e ripetute su più anni. Alcune tipologie di attività lavorative (lavorazioni edili, industriali, agricole, ecc.) si esplicitano nella ripetizione di movimenti e nell’esposizione ad agenti che con il trascorrere del tempo possono provocare una patologia.
LA DENUNCIA
Secondo quanto precisato dall’INAIL con circolare n. 10 del 2016, per i lavoratori autonomi agricoli (titolari e coadiuvanti coltivatori diretti) e per i lavoratori subordinati a tempo determinato, la denuncia di malattia professionale dev’essere effettuata dal medico mediante l’invio del certificato medico che funge anche da denuncia. È importante che tali patologie siano denunciate all’INAIL tempestivamente al fine di poter ottenere, dimostrato un nesso con l’attività lavorativa, il giusto indennizzo. A titolo esemplificativo si elencano, nella tabella sottostante, alcune patologie che potrebbero essere ricondotte a malattie professionali.
Consigliere Ecclesiastico
APRITE LE PORTE Viviamo un periodo molto complicato. Lo sperimentiamo ogni giorno. Due anni di Covid con tante chiusure (diciamolo in italiano, visto che siamo in Italia!), tanti provvedimenti anche contestati, tante parole a proposito e a sproposito. Io, da pastore d’anime, fin dall’inizio della pandemia, mi sono chiesto come le comunità ne sarebbero uscite. Me lo chiedo oggi, chiamato come gli altri a riaprire e a ripartire. Tanti di noi hanno conosciuto prove e lutti, il nostro stato d’animo è stato scosso e “andrà tutto bene” si è trasformato in “niente è più come prima”. In questa precisa situazione, come chiesa, siamo chiamati a vivere con fede quanto la Provvidenza ci manda. Senza indugi, urge riaprire le nostre chiese, per prima cosa. Esse sono simbolo e segno. Simbolo di una casa comune e segno di una presenza operosa e determinata. Aprire le nostre chiese in tutte le ore del giorno favorisce la relazione tra i nostri fedeli e nostra con loro. Scaccia la paura e alimenta la fede. Riprendiamo anche le devozioni tradizionali che fanno tanto bene e riscaldano i cuori. Ritorniamo a fare le “Rogazioni” e la processione del “Corpus Domini”.
La Federazione provinciale Coldiretti, in particolare l'Ufficio Zona di Acqui Terme, partecipa al grande dolore della famiglia per la scomparsa del caro
WALTER IVALDI
Vice Presidente di Sezione e gIà Presidente di Sezione di Ponzone
giunga alla famiglia la nostra preghiera
La Federazione provinciale Coldiretti di Alessandria ricorda con profondo affetto
ANNA CARAZZA
In pensione da ormai diverso tempo è stata per anni un punto di riferimento importante per il territorio alessandrino e per le imprese associate.
Sentite condoglianze
Facciamo sì che la parrocchia ritorni ad essere la “fontana del villaggio”. Una fontana chiusa e senza acqua, in questi tempi di grande siccità, non serve a niente. L’ultima lettera della Presidenza della CEI ci autorizza a ritornare all’acquasantiera con l’acqua benedetta. Se le chiese sono chiuse a che cosa servono le acquesantiere? E non dobbiamo chiudere a causa dei ladri, tanto essi entrano anche a porte chiuse. Non dimentichiamoci che la CEI viene incontro alle parrocchie che ne fanno richiesta per l’installazione di telecamere. I fedeli che chiedono ai loro sacerdoti di tenere aperta la chiesa si organizzino per diventare loro, in solido, i custodi della stessa. I nostri padri hanno fatto tanti sacrifici per dotarsi di un luogo di culto e di preghiera. Noi, superata l’emergenza, siamo chiamati come e più di prima ad essere presenti. Una chiesa aperta non lascia solo il Signore, ed è condizione insostituibile di relazione e di evangelizzazione.
Obiettori per amore e servi dell’umanità. Don Ivo Piccinini
La Federazione provinciale tutta e, in particolare, l'Associazione Pensionati Coldiretti Alessandria, esprimono sentite condoglianze e partecipano con grande commozione al dolore dei familiari per la perdita del caro
GIOVANNI OTTONELLO
Presidente onorario Associazione Pensionati Alessandria
Nel suo mandato alla guida dei pensionati di Coldiretti Alessandria, dal 2002 al 2018, sempre molto partecipe e attivo nelle battaglie dell’Organizzazione, ha saputo trasmettere alle nuove generazioni l’amore per la campagna e l’importanza di saper guardare al futuro senza dimenticare la storia e le tradizioni.
grazie Giovanni, che la terra ti sia lieve
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TESSERAMENTO2022