UNA SOVRAPPOSIZIONE DI FILLER E LE SUE COMPLICANZE: STUDIO ECOGRAFICO DEL VISO AD “ALTA FREQUENZA”
MEDICINA ESTETICA
Dr. Simone Ugo Urso Specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, Medico Estetico Docente della Scuola CPMA VALET - Bologna Dr.ssa Paola Molinari Specialista in Chirurgia Generale, Medico e Chirurgo Estetico - Modena Membro del Comitato Scientifico SIES Coordinatrice Scientifica e Docente della Scuola CPMA VALET - Bologna
Medicina Estetica in sicurezza: è sempre più importante studiare il viso di un paziente prima di intraprendere un trattamento iniettivo, per conoscere a fondo le sue caratteristiche
L
’ecografia ad alta risoluzione è un importante strumento di diagnosi in Medicina Estetica, soprattutto per conoscere, prima di effettuare qualsiasi trattamento, le peculiarità del tessuto e delle strutture del volto del paziente. Con questa metodica è possibile identificare le principali varianti anatomiche della rete vascolare, la distribuzione e la profondità dei compartimenti di grasso e soprattutto la tipologia e la disposizione dei materiali esogeni dei trattamenti precedentemente effettuati. In Medicina Estetica, negli ultimi anni, è stato riscontrato un incremento di trattamenti iniettivi per la correzione dei segni dell’invecchiamento del viso, come le rughe e la perdita di tono della pelle. I materiali utilizzati per effettuare tali riempimenti sono generalmente classificabili in due categorie, a seconda della loro composizione chimica: prodotti assorbibili e prodotti permanenti. Con l’aumento della richiesta da parte di pazienti di ripetere i trattamenti nel tempo, si è dato luogo in alcuni casi all’impianto nella medesima sede delle due tipologie di prodotto, portando a risultati spesso non soddisfacenti, se non addirittura peggiorativi. Ciò è dovuto, come documenta la sempre maggiore letteratura scientifica a riguardo, proprio alla sovrapposizione di trattamenti a composizione chimica diversa. Nello specifico, il rischio aumenta notevolmente quando si utilizza un prodotto assorbibile e degradabile come l’acido ialuronico in prossimità di sostanze non degradabili (silicone o polimetilmetacrilato). Infatti, con il passare
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del tempo queste sostanze sintetiche sovvertono parzialmente o quasi totalmente il tessuto, il quale perde le proprie caratteristiche fisiologicostrutturali e non permette all’acido ialuronico di svolgere la sua normale funzione di riempimento. La regione del viso che più spesso risulta trattata (e di conseguenza a rischio) è il terzo medio, in particolar modo in corrispondenza dei solchi nasogenieni e della regione malare. Le complicanze più frequenti sono la formazione di depositi di sostanza degradabile (granulomi) all’interno di aree precedentemente trattate
con componenti sintetiche: questa sovrapposizione dà luogo alla formazione di vere e proprie cisti più o meno infiammate, spesso dolenti e percepibili al tatto. Grazie all’utilizzo preventivo di un’analisi del volto con un’ecografia ad “alta frequenza” si possono individuare con sicurezza le caratteristiche del filler precedentemente utilizzato e quindi decidere se procedere o meno alla somministrazione di uno diverso, avvertendo il paziente che il nuovo trattamento potrebbe non ottenere risultati soddisfacenti.