Voci - Numero 1 Anno 4- Amnesty International in Sicilia

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Diritti Internazionali

IL FUTURO DELLA TUTELA DEI DIRITTI UMANI: RIFLESSIONI SPARSE di Maurizio Gemelli

Ph.: Amnesty International - W4R Togo

Ai giorni nostri, i diritti umani rappresentano certo una seria, anche se non sempre condivisa, pretesa dell’individuo a un impegno collettivo in vista della realizzazione di condizioni di vita più dignitose. Uno dei loro percorsi ineludibili rimane comunque quello della giustizia, relativamente alla quale il diritto internazionale è costretto, pressoché quotidianamente, a fare i conti con gli Stati che rimangono pur sempre i protagonisti dell’ordinamento internazionale. E un siffatto, certo pregiudizievole stato di cose, presuppone come punto di partenza e di arrivo, oggi ancor più di ieri, anche per effetto delle sempre più ricorrenti derive populistiche, la sovranità degli Stati. Ciò è storicamente tanto vero che i diritti umani nascono proprio per porre un argine al suo dilagare e per scongiurare il pericolo che concezioni assolutistiche della stessa potessero trasformare le istituzioni statali in altrettanti nemici per i cittadini. Si comprende dunque bene come una tappa pressoché obbligata del percorso di piena realizzazione della loro tutela dovrà necessariamente essere quella di insistere per la loro concreta attuazione (tanto sul piano normativo quanto su quello giurisdizionale) a livello nazionale, in maniera tale da garantire diretta ed effettiva (nel senso di non meramente virtuale, avuto particolare riguardo alle consuete dichiarazioni programmatiche di facciata, non seguite poi da comportamenti conseguenti) esecuzione alle norme internazionali sui diritti umani. 5

Ciò che appare, infatti, particolarmente carente nel sistema attualmente vigente è la possibilità di fare ricorso a meccanismi più efficaci per costringere gli Stati non soltanto a rispettare i diritti umani, ma anche a rimediare alle eventuali violazioni già perpetrate. Basta volgere il nostro sguardo ai dibattiti in ambito ONU, per riscontrare affermazioni del tipo che le raccomandazioni sul rispetto dei diritti umani costituiscono pur sempre forme di ingerenza “indebita” negli affari interni, oppure che l’organizzazione delle Nazioni Unite non può occuparsi né di questi né di quelli, perché altrimenti violerebbe il dominio riservato (la c.d. domestic jurisdiction). è di tutta evidenza, pertanto, che nel campo dei diritti umani la maggiore o minore ampiezza dell’area riservata ai governi nazionali finisce per darci la misura della maggiore, o minore, possibilità per gli organi internazionali di intervenire e, ogni qual volta necessario, eventualmente vigilare efficacemente sul rispetto di quei diritti fondamentali. Gli scenari, come sopra sia pure sommariamente delineati, non devono comunque farci dimenticare che le questioni di rispetto, o di violazione di diritti umani, tanto più se consacrati in norme internazionali, non possono in alcun modo essere considerate affari interni di esclusiva pertinenza di uno Stato. Esse, piuttosto - oserei dire - per definizione riguardano tutta l’umanità!

FEBBRAIO 2018 N.1 / A.4 - Voci


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