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Editoriale

EDITORIALE

di Giuseppe Provenza

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Tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità

così recita, fra l’altro, l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Un concetto semplice e perfino ovvio che dovrebbe guidare ognuno di noi e concretizzarsi nel rispetto nei confronti di ogni altro essere umano, sia come individuo, sia come membro di una comunità.

Tuttavia, tanta parte dell’umanità sembra ancora incapace di mettere in pratica un principio tanto elementare. Malgrado i notevoli progressi scientifici e tecnologici, malgrado la complessità della società odierna, spesso si assiste, da parte di individui, di enti, di stati, a comportamenti, nei riguardi sia di singoli che di gruppi, che nulla hanno a che vedere con una società evoluta.

Non è ammissibile, in ogni caso, che si violi la dignità di un essere umano, mortificandolo, umiliandolo, relegandolo ad indegne condizioni di vita, sia che a causare ciò siano individui o enti di ogni genere.

Ma quando, mortificando anche sé stessi, sono gli stati a perpetrare la persecuzione sistematica di intere comunità, fino al genocidio, si entra in una dimensione di disumanità intollerabile che è da considerare tale in qualunque momento storico, ma che diviene incomprensibile nell’era contemporanea, come se l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese non avessero aperto la strada alla comprensione di quale sia il senso della convivenza nel nostro piccolo pianeta.

Questo numero di Voci vuole essere una carrellata su alcuni casi di persecuzioni, che spesso sono travalicate e travalicano nel genocidio, che hanno afflitto da un secolo a questa parte, e, purtroppo, in alcuni casi affliggono il Mondo.

Feroci genocidi sono stati realizzati, con perversa premeditazione, nei confronti di Ebrei, Tatari, Armeni, Mussulmani bosniaci.

Ma all’orrore di ciò si aggiunge, ed è avvilente constatarlo, come, ai nostri giorni, Palestinesi, Nativi del nord e del sud America, Popolazioni del Sahara, del Medio Oriente e dell’Estremo Oriente, ROM, siano ancora vittime di discriminazioni, umiliazioni e persecuzioni che spesso si configurano, a causa del numero delle vittime, in autentici genocidi.

Ricordarlo e metterlo in luce ci appare opportuno per una riflessione sul futuro dell’umanità.

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Questo numero è dedicato alla nostra amica Liliana Cereda.

Liliana ha avuto il merito straordinario di saper contagiare il suo amore per Amnesty e per i Diritti Umani, dedicando una parte rilevante della sua Esistenza alla diffusione degli ideali che costituiscono le basi della nostra Organizzazione.

Questo amore avrebbe voluto manifestarlo anche contribuendo con un suo articolo a questo numero, ma, purtroppo, non ne ha avuto il tempo.

Le saremo sempre grati per l’esempio che ha dato a tutti, dentro e fuori Amnesty, di una vita vissuta per i propri ideali.

Giuseppe Provenza: Membro del Comitato Direttivo di Amnesty International Italia. Membro del Gruppo Amnesty Italia 233.

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