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Il popolo indigeno Rarámuri e la lotta in difesa delle sue terre ancestrali
IL POPOLO INDIGENO RARÁMURI E LA LOTTA IN DIFESA DELLE SUE TERRE ANCESTRALI
di Monica Mazzoleni
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La Sierra Tarahumara è una catena montuosa che si trova nello stato di Chihuahua, nel nord del Messico.
I suoi 335.000 abitanti vivono in 23 municipi distribuiti su un’area ampia come il nord d’Italia.
La Sierra è una zona con alti indici di marginalizzazione e mancanza di servizi socioeconomici quali educazione e cura della salute. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Geografia Messicano i municipi serrani con maggior presenza di popoli indigeni sono anche quelli con minor accesso ai servizi e, in genere, con condizioni generalizzate di povertà.
La regione serrana del Chihuahua soffre inoltre di alti livelli di violenza, dovuti per la maggior parte alla presenza di gruppi organizzati del crimine legati al traffico di droga illecita e alla corruzione degli agenti municipali; in sintesi pesa l’assenza delle istituzioni sia a livello federale che a livello statale.
La comunità Coloradas de la Virgen è una delle comunità indigene ubicate nella sierra Tarahumara e conta 850 indigeni Rarámuri, un numero che va riducendosi di anno in anno a causa degli alti indici di mortalità e dello sfollamento dovuti alla violenza nella regione.
I Rarámuri sono conosciuti per la loro qualità di corridori: sanno percorrere di corsa lunghe distanze con una forza e una resistenza anche superiore a quella dei più allenati runner del mondo.
Il territorio di Coloradas è uno spazio etnico, i suoi membri ritengono che sia stato loro donato originariamente dai loro antenati ancestrali. La comunità lo cura in accordo con i suoi usi e costumi regolandone lo sfruttamento dei boschi e proteggendone lo sviluppo ecologico e culturale.
Le famiglie indigene di Coloradas vivono di agricoltura di sussistenza, allevamento di bestiame su piccola scala e raccolta di piante medicinali.
Attualmente nel territorio ancestrale Rarámuri di Coloradas de la Virgen esiste una comunità agraria di maggioranza indigena e un ejido costituito da persone di predominanza non indigena, dette “mestizas”.
Nel 1934 il popolo indigeno fece richiesta ufficiale a diverse autorità di riconoscimento della proprietà del loro territorio per la creazione dell’Ejido Coloradas de la Virgen.
Il procedimento fu lungo e difficile: durò più di 20 anni e l’ejido fu creato solo nel 1957.
Nel 1992 ci fu un’assemblea, tenuta con l’obiettivo di realizzare un aggiornamento censuale, che gli indigeni contestarono. Secondo i leader della comunità di Coloradas de la Virgen il procedimento fu caratterizzato da irregolarità. Circa 57 ejidatari originali furono privati dei loro diritti, 9 ebbero i loro diritti agrari confermati e vennero riconosciuti 78 nuovi membri. Questi ultimi, per la maggior parte, provengono dalla famiglia Fontes che non appartiene alla comunità indigena Rarámuri e che ha diversi interessi economici nella zona tra i quali quattro concessioni minerarie.
In questi anni è stato un continuo susseguirsi di istanze, giudizi e riscorsi sulla questione. Nel giugno 2018 il tribunale Superiore Agrario ha ordinato una nuova indagine peritale topografica al fine di delimitare tecnicamente il piano della superficie che corrisponde al territorio della comunità ed esprimere una nuova, finale sentenza sulla proprietà della terra e il permesso dell’utilizzo della foresta.
In questo contesto complicato il risultato è che da 28 anni lo Stato messicano non è stato in grado di garantire la proprietà effettiva al popolo Rarámuri delle sue terre ancestrali e non è stato in grado di stabilire condizioni che gli permettessero di esercitare il controllo effettivo sul suo territorio.
In questo lungo periodo la comunità ha sofferto rappresaglie, come uccisioni del bestiame, distruzioni di piantagioni, e continue minacce e attacchi anche alle persone. Alcuni attivisti dei diritti degli indigeni sono stati uccisi e questi crimini rimangono ad oggi impuniti.
Nel 2019 Amnesty International, all’interno della campagna internazionale a favore delle persone che difendono e promuovono i diritti dell’ambiente e alla terra, ha avviato un’azione in favore di Julián Carrillo.
Egli era un difensore dei diritti umani dei Rarámuri, dal 1992 era stato eletto dalla comunità per alcuni incarichi di comando, come, per esempio, commissario di polizia e presidente dei beni comunali. Il suo compito era di controllare il territorio, i boschi, l’acqua e gli animali selvatici di Coloradas de la Virgen.
Il 24 ottobre 2018 Julián Carrillo è stato assassinato da uomini non identificati. Alcuni giorni prima aveva identificato alcuni membri di un presunto gruppo del crimine organizzato, e per sicurezza si era rifugiato nella catena montuosa della Sierra Tarahumara.
Julián aveva espresso preoccupazione per la comunità a seguito degli alti livelli di violenza nel territorio di Coloradas de la Virgen generata dalla divisione della comunità a seguito della concessione del diritto ejidale a mestizos e alla presenza del crimine organizzato. Secondo il difensore e altri membri della comunità, il crimine organizzato si era appropriato del territorio indigeno con l’obiettivo di piantare coltivazioni illecite, in particolare cannabis e papaveri. Secondo Julián membri del crimine organizzato avevano minacciato molte persone della comunità che avevano deciso di andarsene e traslocare in città vicine per non rischiare la vita. Alcuni leader indigeni e cinque suoi familiari erano stati uccisi, compreso suo figlio.
Nel settembre 2018 Julián Carrillo aveva detto ad Amnesty International che credeva che le minacce e le uccisioni dei suoi famigliari fossero in relazione con il loro lavoro di difesa dei diritti umani e del territorio.
Nel 2012 il Messico aveva stabilito un Meccanismo di Protezione per i Difensori dei Diritti Umani e dei Giornalisti con l’obiettivo di definire e implementare misure di prevenzione e protezione per garantire la vita, l’integrità, la libertà e la sicurezza dei difensori dei diritti umani e giornalisti che si trovano in situazioni di pericolo. Nel 2014 questo stesso Meccanismo aveva emesso misure di protezione per i membri dell’organizzazione Alianza Sierra Madre A.C. (ASMAC), tra cui tre difensori di Coloradas e tra loro Julián Carillo.
Queste misure di protezione non sono state efficaci per proteggere Julián, come non lo sono state le misure del Plan de Prevención para el Estado Chihuahua conosciuto come Alerta Temprana finalizzate a rispondere e contrastare le cause strutturali della violenza in Chihuahua.
Amnesty International ha denunciato la situazione di isolamento del popolo Rarámuri nel rapporto pubblicato nel gennaio 2019 dal titolo “Tra proiettili e oblio. Mancanza di protezione per le persone difensore del territorio nella Sierra Tarahumara” (Entre balas y olvido. Ausencia de proteccion a personas defensoras del territorio en la Sierra Tarahumara).
Ha lanciato, inoltre, una campagna a livello internazionale per dare voce al popolo Rarámuri. Nell’ottobre 2020, a due anni dall’assassinio di Julián, sono state consegnate più di 61.000 firme, raccolte in tutto il mondo (15.000 in Italia), alle autorità messicane per chiedere di avviare finalmente un’indagine immediata, esaustiva e imparziale allo scopo di fare luce sull’uccisione di Julián Carillo, tenendo conto che potrebbe essere conseguenza dell’attività in difesa dei diritti umani, e assicurare alla giustizia i responsabili materiali e i mandanti.
Si chiede anche di attuare misure per proteggere la vita e l’incolumità dei famigliari di Julián Carrillo, e del personale di ASMAC, l’organizzazione locale che segue il caso.
Si chiede, infine, di garantire il diritto alla terra alla comunità di Coloradas de La Virgen e di garantire che i suoi membri possano godere dalla sicurezza necessaria per continuare il loro lavoro di difesa del territorio senza timore di subire rappresaglie.
Ad oggi gli assassini di Julián Carrillo non sono ancora ancora stati assicurati alla legge, ma la lotta del popolo Rarámuri per la difesa del suo territorio, dell’ambiente della biodiversità continua.
Difendere chi si occupa della difesa dell’ambiente significa difendere la Terra.
Monica Mazzoleni: Membro del Coordinamento America Latina di Amnesty International Italia
FONTE:
Entre balas y olgido ausencia de protección a personas defensoras del territorio en la Sierra Tarahumara. Amnistía Internacional: https://www.amnesty.org/en/documents/amr41/9554/2019/es/