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Antisemitismo ed economia

ANTISEMITISMO ED ECONOMIA

di Rosa Guida

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Con “antisemitismo” si indica la storica e intermittente ostilità antiebraica, definita, proprio per la sua durata, come “l’odio più lungo”(1). Le manifestazioni di avversità al popolo giudaico si sono concretizzate, nel tempo, in modi differenti ed in contesti culturali non omogenei basandosi sempre su ideologie del tutto irrazionali. Dall’epoca dell’antigiudaismo precristiano dell’antica Grecia, all’attuale periodo del neo-antisemitismo contemporaneo, l’odio verso gli ebrei si è continuamente nutrito delle paure e delle frustrazioni presenti nel contesto sociale, sfruttando l’ignoranza ed il pregiudizio esistenti in qualsiasi era.

Già dall’antica Grecia gli Ebrei furono discriminati e ritenuti impuri, perseguitati per la propria religione monoteista al fine di rafforzare l’identità greca. In epoca cristiana furono invece accusati di “deicidio” e a partire dal II secolo i Padri della Chiesa insegnarono ai propri fedeli a disprezzare gli ebrei e a diffamarli per evitare che le usanze cristiane ed ebraiche, molto vicine, si mescolassero tra loro. Importante per la nostra analisi però è soprattutto quanto successe in epoca medievale: nel Medioevo infatti l’emarginazione socio-economica del popolo giudaico proseguì. Esclusi quasi ovunque dal possesso fondiario, gli ebrei furono via via allontanati anche dai settori mercantili e artigianali. Tutti coloro che avevano, per necessità, rapporti con il denaro (finanzieribanchieri-prestatatori, cambiavalute, amministratori) furono bollati dai teologi dell’epoca come usurai e accomunati ai peggiori peccatori.

L’idea degli ebrei come “razza naturalmente predisposta” ai raggiri finanziari e alla truffa restò un preconcetto cardine dell’antisemitismo, sfruttato ed usato anche e soprattutto in tempi successivi. In epoca moderna l’antisemitismo continuò ad essere il punto di sfogo delle nuove frustrazioni delle classi medie. Nei ceti sociali vittime dei cambiamenti portati dalle rivoluzioni politiche ed economiche, il popolo giudaico fu visto come il competitor “intruso”: cominciò a diffondersi la convinzione che ebrei fossero i promotori, oltre che i principali profittatori, dei nuovi assetti economici e politici. Il celebre preconcetto che si diffuse era: “gli ebrei sono avari e si arricchiscono con i soldi degli altri” o ancora “gli ebrei vogliono manovrare tutti i paesi secondo i loro interessi”.

Alla luce di tali storiche informazioni è evidente che l’antisemitismo ha sempre dato voce alle grandi insoddisfazioni, in tutte le epoche, e ciò soprattutto durante le crisi economiche e sociali.

A questo punto posto che, come abbiamo visto, il meccanismo dell’odio ha origini sempre differenti in base al contesto di riferimento, ci si chiede in quale modo e su che basi ideologiche tali ostilità causarono uno tra i genocidi più grandi nella Storia. Per provare a rispondere a tale quesito appare opportuno prima descrivere il contesto sociale di riferimento nella Germania del primo post-dopoguerra.

La prima guerra mondiale, com’è noto, si concluse nel 1918 e con il Trattato di Versailles del giugno 1919 si pose ufficialmente fine al grande conflitto. Per la Germania, ritenuta responsabile della guerra, vennero previste condizioni di pace terribilmente afflittive: venne spogliata di oltre 65.000 km2 di territorio e si posero grosse limitazioni all’organizzazione militare tedesca. Le si impose inoltre di pagare un risarcimento esemplare per riparare i danni della guerra. Tutto ciò ridusse il popolo tedesco economicamente in ginocchio e l’inflazione del 1923 fece il resto: bruciò i risparmi della classe media e il tasso di disoccupazione salì incredibilmente. A ciò, dopo pochi anni, si aggiunse anche la Crisi economica del 1929 che colpì pesantemente la fragile economia tedesca. È facile comprendere come in questo contesto la frustrazione dei cittadini della classe media diventò terreno fertile per la propaganda d’odio nazista.

La propaganda antiebraica cominciò ad attivarsi e fece breccia soprattutto tra coloro che, oppressi prima dall’inflazione e dalla disoccupazione e poi dal crollo del 29’, si ritrovarono spaventati dall’impoverimento e dal declassamento.

Il sistema nazista sfruttò questa situazione facendo leva sull’antico stereotipo medievale: “gli ebrei sono avari e si arricchiscono con i soldi degli altri”. La scuola, le università, la burocrazia, la magistratura, l’esercito, le associazioni professionali, i partiti, le Chiese erano permeati di antigiudaismo e antisemitismo. La popolarità dell’antisemitismo era dovuta al fatto che si poteva finalmente offrire al popolo tedesco, insicuro, disperato, pieno di paure e incapace di capire il disastro nazionale dopo anni di sacrifici, una spiegazione della “malattia economica” che aveva colpito la sana società tedesca: i responsabili erano gli ebrei con le loro trame segrete e i loro complici.

Insieme agli stereotipi di tipo economico, la propaganda antiebraica nazista ruotava anche su alcune posizioni ideologiche ricorrenti: diversità e disuguaglianza razziale dei gruppi umani, diversità genetica e necessità di politiche per la purificazione razziale del popolo tedesco attraverso l’epurazione degli stranieri. La propaganda di Hitler si proponeva dunque di “spiegare”, attraverso false informazioni ma chiare, come funzionava il mondo e voleva fornire risposte a chi non era abituato ad affrontare i problemi razionalmente e si ritrovava ad accettare risposte preconfezionate. Tutto ciò aveva un chiaro valore strumentale: accrescere l’intolleranza, l’avversione e i preconcetti nei confronti degli ebrei e serviva a riversare su un falso obiettivo tutte le frustrazioni e la rabbia popolari. Si creò dunque una guerra di tutti contro un una parte della popolazione che rappresentava la causa di ogni problema.

Il messaggio nazista conteneva una promessa di “salvezza”: un avvenire felice e armonioso in un’economia finalmente purificata. Ciò era un destino realizzabile per il popolo-razza tedesco e per attuarlo era inderogabile lo scontro con la razza ebraica. In un quadro di apparente legalità i nazisti diedero il via alle discriminazioni contro gli ebrei tedeschi, dimostrando coi fatti che il “problema” ebraico era per loro prioritario. In tal modo l’antisemitismo razzista cessò di essere una semplice ideologia e si trasformò in un sistema socio-politico “razionale”, programmato.

Si diede inizio allora al boicottaggio dei negozi e degli studi professionali, all’espulsione in massa degli ebrei dalla burocrazia e dalle varie istituzioni. Tutte le proprietà ebraiche mobili e immobili furono confiscate (alla fine della guerra verrà considerato il più grande furto dei tempi moderni). Tutti gli ebrei furono costretti ad abbandonare, senza indennizzi, liquidazioni, mensili e assistenza pubblica, le proprie aziende, le professioni gli impieghi e le altre attività.

Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 i nazisti, per ordine del ministro della propaganda Göbbels, scatenarono un gigantesco pogrom in tutta la Germania. Novantun ebrei furono assassinati e migliaia feriti, 26.000 imprigionati; più di duecento sinagoghe, centri comunitari e cimiteri incendiati, distrutti, profanati; numerosissime proprietà ebraiche danneggiate, tra cui circa 7500 magazzini assaliti, saccheggiati, distrutti. Tutti i cristalli delle vetrine dei negozi degli ebrei furono infranti nella notte definita “dei cristalli” (Kristallnacht). Successivamente una commissione interministeriale accusò gli ebrei di essere responsabili di quanto era accaduto e li costrinse a pagare collettivamente una pesantissima multa e a restituire gli indennizzi pagati dalle assicurazioni.

Gli iniziali progetti di “purificazione” del solo Reich dalla presenza ebraica (spogliazione emigrazione o deportazione), si trasformarono presto in un progressivo macro-progetto di sterminio dell’intero ebraismo europeo. I nazisti chiamarono l’operazione di sterminio degli ebrei “Soluzione finale del problema ebraico in Europa” (Endlösung). Un’operazione che, in prospettiva, per i nazisti rappresentava una conquista per l’umanità, alla pari della lotta contro i virus patogeni o gli insetti nocivi. Durante la Shoa furono deportati e persero la vita più di sei milioni di ebrei.

Per rispondere al quesito iniziale, tutto ciò è stato possibile sulla base di manipolazioni ideologiche proprie dei sistemi totalitari, rese possibili da esasperanti crisi economico-sociali.

E allora si pone come necessaria un’ulteriore riflessione sull’attuale crisi economico-sociale e sanitaria: quanto le frustrazioni economiche e sociali, nel nostro contesto, ci spingono ad essere manipolati e ad odiare?

Rosa Guida: Attivista del Gruppo Italia 233 di Amnesty International Italia

FONTI:

http://www.vita.it/it/article/2020/07/13/odio-sui-social-e-boom-di-antisemitismo/156176/

https://www.mosaico-cem.it/attualita-e-news/mondo/sondaggio-universita-di-oxford-il-20degli-inglesi-crede-al-complottismo-antisemita-sul-covid-19

https://messaggeroveneto.gelocal.it/tempo-libero/2019/11/02/news/il-cacciatore-di-nazistila-crisi-economica-sta-rianimando-gli-estremismi-1.37826674

https://www.treccani.it/enciclopedia/antisemitismo_%28Enciclopedia-delle-scienzesociali%29/

https://www.osservatorioantisemitismo.it/antisemitismo/#termini https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/world-war-i-aftermath

NOTE:

(1) - http://www.richardwebster.net/antisemitismthelongesthatred.html

Membri della comunità ebraica protestano contro il leader del partito laburista di opposizione britannico Jeremy Corbyn e l’antisemitismo nel partito laburista, fuori dalle Camere del Parlamento britannico nel centro di Londra il 26 marzo 2018

© TOLGA AKMEN/AFP via Getty Images

La “Sala dei Nomi” dello Yad Vashem a Gerusalemme con foto e nomi di vittime ebraiche dell’Olocausto.

Ph.: Dr. Avishai Teicher / PikiWiki - Israel free image collection project https://www.pikiwiki.org.il/image/view/12495

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