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Crimea: sistematica persecuzione della comunita’ dei Tatari

CRIMEA: SISTEMATICA PERSECUZIONE DELLA COMUNITA’ DEI TATARI

di Giuliano Prandini

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In tre giorni, dal 18 al 20 maggio 1944, quasi duecento mila Tatari furono deportati dalla Crimea in Asia Centrale, soprattutto in Uzbekistan. Il motivo? Ufficialmente la collaborazione dei Tatari con la Germania Nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Nei carri bestiame che li trasportavano morirono circa ottomila persone, decine di migliaia furono poi le vittime per le dure condizioni dell’esilio.

Nel 1956 Khrushchev condannò le politiche di Stalin, consentì il ritorno della maggior parte dei gruppi etnici deportati, ma non dei Tatari. Fu solo con la Perestroika e l’ascesa di Mikhail Gorbachev (1) al potere che, alla fine degli anni ottanta, duecentosessanta mila Tatari poterono ritornare in Crimea. L’esilio era durato 45 anni.

Dopo la dissoluzione dell’URSS la Crimea, che Khrushchev nel 1954 aveva incluso nella Repubblica Sovietica Socialista dell’Ucraina, rimase a far parte dell’Ucraina.

Nel marzo 2014 l’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa, dichiarata illegale dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, portò a un ulteriore deterioramento delle condizioni dei Tatari. Ogni forma di dissenso fu perseguita. Il Mejlis, il principale organismo rappresentativo della comunità, fu sciolto per “estremismo”, i due suoi ultimi presidenti Mustafa Dzhemiliev e Refat Chubarov furono espulsi dal paese, altri leader, Ilmi Umerov e Akhtem Chiygoz, furono arrestati ed espulsi.

Esponenti Tatari vennero uccisi, altri scomparvero forzatamente. Reshat Ametov, attivo nei social media in difesa della comunità Tatara, fu rapito il 3 marzo 2014. Il suo corpo con segni di tortura fu ritrovato il 15 marzo 2014. Il 24 maggio 2016 Ervin Ibraginov, esponente Tataro impegnato nella difesa dei diritti dei Tartari e della cultura locale, risultò scomparso.

Più recentemente, il 12 novembre 2019, Emir-Usein Kuku e cinque coimputati sono stati condannati, a pene da 7 a 19 anni per aver organizzato “crimini terroristici”.

Emir-Usein Kuku è un difensore dei diritti umani e un prominente membro della comunità Tatara. Egli è stato condannato dopo un processo iniquo semplicemente per aver difeso i diritti della comunità Tatara in Crimea.

È stato accusato di far parte di Hizb ut-Tahrir, un movimento Islamista al bando in Russia per “terrorismo”, ma non in Ucraina. Non risulta comunque che egli abbia mai avuto a che fare con Hizb ut-Tahrir e nega qualsiasi coinvolgimento con questa organizzazione.

Le misure repressive contro i Tatari colpiscono anche nella Repubblica di Tatarstan (Federazione Russa). L’attivista Tataro Rafis Kashapov fu condannato a tre anni di detenzione il 15 settembre 2015 per la sua denuncia della partecipazione Russa nel conflitto in Ucraina orientale e per le discriminazioni nei confronti dei Tatari in Crimea.

Le infondate accuse di “organizzazione estremista” nei confronti del Mejlis devono essere ritirate, deve cessare la persecuzione degli attivisti Tatari che si esprimono pacificamente contro l’annessione della Crimea, devono essere rispettati i diritti di riunione, associazione ed espressione.

Giuliano Prandini: Membro del Coordinamento Europa di Amnesty International Italia

NOTE: (1) - https://en.wikipedia.org/wiki/Mikhail_Gorbachev

Emir-Usein Kuku, difensore dei diritti umani e attivista, con sua moglie Meriem Kuku

© Achivio Privato

Reshat Ametov, attivo nei social media in difesa della comunità Tatara, fu rapito il 3 marzo 2014. Il suo corpo con segni di tortura fu ritrovato il 15 marzo 2014. / Ph.: khpg.org

Ervin Ibraginov, impegnato nella difesa dei diritti dei Tatari e della cultura locale, scomparso Il 24 maggio 2016 / Ph: web-facebook

L’attivista Tataro Rafis Kashapov, arrestato nel dicembre 2014 e condannato a tre anni di carcere nel settembre 2015 per una serie di brevi post su un popolare social network in lingua russa. /Ph.: web

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