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Primo trimestre positivo per le aziende bresciane

aziende cessate primo trimestre 2022 2.128

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nuove aziende primo trimestre 2022 2.276

I numeri del Registro delle imprese delle Camera di Commercio segnalano un primo assestamento della natalità e mortalità imprenditoriale. In provincia, saldo in attivo di 148 unità

a una sfida all’altra, quasi a voler confermare che, anche per il made in Brescia, gli esami non finiscono mai. Superata la fase più drammatica collegata alla pandemia da Covid-19, per il sistema economico-produttivo della provincia ecco subito il confronto con gli effetti prodotti dal conflitto innescato dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina: una guerra che, già in questi primi mesi, ha avuto conseguenze pesanti non solo in termini di vite umane, con ricadute che non hanno guardato in faccia nessuno. In questo scenario condizionato da diverse ombre, non manca, comunque, qualche spiraglio di luce. Il primo trimestre 2022 chiude con un bilancio positivo sul fronte delle aziende in provincia di Brescia: lo testimoniano i dati Movimprese elaborati da Unioncamere - InfoCamere evidenziando che, nel periodo analizzato, a livello territoriale, sono «nate» 2.276 nuove società, mentre quelle cessate sono state 2.128 con un saldo in attivo di 148 unità. Il totale delle realtà iscritte in Camera di commercio si attesta a quota 118.901. A livello generale, a distanza di due anni dall’irrompere dell’emergenza sanitaria, i numeri del Registro delle imprese delle Camera di Commercio segnalano un primo, parziale assestamento della natalità e mortalità imprenditoriale, senza tuttavia recuperare ancora i livelli pre-pandemia. Alle 101.955 iscrizioni di nuove attività economiche rilevate tra gennaio e marzo, hanno risposto 103.104 cessazioni, per la prima volta in ripresa verso valori più normali dopo la forte contrazione legata all’attesa dei ristori governativi. Segnali incoraggianti anche dal fronte Cassa integrazione. Nonostante le difficoltà delle aziende legate all’innalzarsi dei costi dell’energia e le «fermate» di alcuni grandi operatori del territorio, che hanno spostato il lavoro nel weekend o nelle ore di minor costo per alcune settimane, il ricorso all’ammortizzatore sociale a livello territoriale è calato rispetto a febbraio: a marzo - come emerge dai dati dell’Inps - si sono registrate solo 374 mila ore autorizzate alle imprese dall’Istituto di previdenza, contro gli 1,08 milioni di ore di quello precedente (65,3%). Ancora più cospicua la discesa considerato il confronto con gennaio, quando si sono registrati 1,5 milioni di ore di Cassa concesse: il calo, rispetto al primo mese dell’anno, è del 75,1%. Il dato di marzo 2022 è in linea con il periodo pre-Covid. Nel primo trimestre di quest’anno la maggioranza delle

lioni di Euro spesa gas 2022 954

milioni di Euro

Pmi bresciane ha continuato il trend positivo dei mesi precedenti crescendo per fatturato, ordinativi e produzione. Buoni segnali arrivano anche dall’occupazione, mentre i costi di produzione restano l’elemento più critico, come emerge dall’analisi congiunturale del Centro Studi Apindustria Confapi Brescia, realizzata analizzando un campione di associate. Nel dettaglio, il fatturato cresce per il 63% delle intervistate, la produzione per il 61% e gli ordini per il 56%. L’occupazione è in crescita per un’impresa su quattro, mentre per il 71% è stabile. Le quotazioni di materie prime e dell’energia sono la fonte di maggior preoccupazione per le aziende: per oltre il 90% degli intervistati, i prezzi di entrambe le componenti di costo sono cresciuti, per 8 su 10 in modo «marcato». Inevitabile, a fronte di un così vistoso aumento degli oneri di produzione, che ci siano state ricadute sul fronte dei prezzi di vendita: più di 8 imprese su dieci hanno dovuto rivedere al rialzo i propri listini anche se questo non riflette appieno le variazioni subite dall’aumento dei costi. Il risultato è, quindi, che, a fronte di un incremento dei fatturati e dei prezzi di vendita, si registra una significativa riduzione dei margini. A livello geografico, nel primo trimestre 2022 si rileva un leggero peggioramento delle relazioni con i mercati esteri, soprattutto al di fuori dell’Ue. L’Italia è il mercato in maggiore espansione, con sei Pmi su 10 che incrementano fatturati e ordinativi. All’estero la situazione è meno rosea: le imprese in crescita sono quattro su dieci, quelle che arretrano circa il 30%. Le tensioni internazionali e la guerra in Ucraina, pur non avendo ancora ricadute immediate sui conti del primo trimestre, sono ovviamente una delle maggiori fonti di preoccupazione per le imprese, sia per gli effetti sul fronte costi sia - più in generale - per i timori di arretramento del Pil. In tale contesto di incertezza, spicca il numero di aziende - ben quattro su dieci - che lavora con impianti sotto il 70% della capacità produttiva, di cui una discreta fetta (il 13% del totale degli intervistati) ha un tasso di utilizzo inferiore al 50%. Segnali incoraggianti a parte, il conflitto russo-ucraino, la tensione sui prezzi delle materie prima, unita alle difficoltà nel reperirle, e l’impennata dei costi energetici pesano anche sulle altre imprese a livello provinciale, già provate dal caos degli incrementi generali scattati nel secondo semestre dell’anno scorso: dal semplice imballaggio di carta ai noli e ai trasporti, con evidenti conseguenze sui mercati e sulle nostre aziende. Un made in Brescia che, se confermati i prezzi medi energetici sull’intero anno, dovrà fare i conti con cifre mai viste prima: lo ha messo in evidenzia la recente edizione dell’Osservatorio congiunturale «Scenari & Tendenze», istituito nel 2008 dal Comitato Piccola Industria e dai Giovani Imprenditori di Confindustria Brescia e promosso dall’organizzazione imprenditoriale con la Camera di commercio territoriale. La spesa stimata delle bollette di energia elettrica passerà dai 447 milioni di euro del 2019 ai 2,12 miliardi, mentre quella del gas registrerà un balzo del 584%, passando dai 139 milioni ai 954 di quest’anno. Un conto, nel complesso, stimato in una cifra superiore ai 3 miliardi di euro. Il settore più colpito? Quello metallurgico con stime di crescita delle spese per l’energia elettrica dai 253 milioni del 2019 agli 1,2 miliardi di euro del 2022. In questo contesto, a marzo 2022 i prezzi alla produzione dell’industria aumentano del 4% su base mensile e del 36,9% su base annua. Lo rende noto l’Istat aggiungendo che i prezzi alla produzione delle costruzioni per «Edifici residenziali e non residenziali» mostrano un incremento congiunturale del 2,8% e del 9% tendenziale (60% a febbraio). I prezzi di «Strade e Ferrovie», rispettivamente, aumentano dell’1,7% e del 7,3% (dal 5,5% del mese precedente).

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