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il futuro dell’edilizia
ESG & dintorni Una via digitale?
di Angelo Luigi Camillo Ciribini Università degli Studi di Brescia
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La tematica del merito creditizio, influenzato da parametri non finanziari, nel momento in cui le imprese di costruzioni, impegnate nel rispetto dei contratti pubblici o di quelli privati, tanto più se soggetti ai regimi di agevolazione e di incentivazione fiscale (a iniziare dal Superbonus 110%), soffrono acutamente il rilevante aumento dei prezzi delle forniture e, ancor più, il ritardo della consegna delle stesse, può apparire inappropriata o, nel migliore dei casi, una vera e propria fuga in avanti. Allo stesso tempo, ipotizzare che in questo ambito la digitalizzazione, a meno che con essa non ci riferisca a una mera dematerializzazione documentale, accompagnata dal ricorso a qualche software di calcolo, possa avere un ruolo significativo può sembrare, a buon diritto, velleitaria eventualità. Eppure, una serie di iniziative, a un livello di operatività più o meno avanzato, relative alla decarbonizzazione delle produzioni cantieristiche (come nel caso di Ance assieme a Boston Consulting Group), alla regolarità e alla salute e sicurezza sui cantieri stessi (come nel caso della piattaforma digitale Check promossa da Eseb), a ecosistemi di dispositivi semi automatici legati ai cespiti residenziali prevalentemente condominiali (come nel caso di Elisir, ideata da un consorzio avente come capofila il Dicatam della Università degli Studi di Brescia), introdotte in piattaforme digitali, sono già state, come si suole dire con una locuzione piuttosto inelegante, «messe a terra». Esse di fatto costituiscono, per così dire, l’avanguardia, o meglio, i presupposti per una Twin transition, per una transizione digitale e sostenibile che, proprio nell’ambito della concessione del credito e del servizio al debito alle imprese di costruzioni, assumono una concretezza forse meno percepibile ragionando solo sui ben noti obiettivi relativo allo sviluppo sostenibile espressi dalle Nazioni Unite (Sustainable development goals ovvero Sgd). È chiaro, d’altronde, che le imprese di costruzioni, afflitte in qualche modo da una storia controversa di non performing loan e, soprattutto, da una annosa sottocapitalizzazione, possano confrontarsi con maggiore pragmaticità con i nuovi quadri valoriali propri all’ambiente costruito attraverso gli indicatori non finanziari, finalizzati, tuttavia, alla valutazione del merito creditizio, contenuti nei cosiddetti criteri Esg (Environmental social governance). Per questa ragione l’Esg rating riferito al settore dell’ambiente costruito implica, stante la specificità poliedrica del comparto, criteri e modalità peculiari, sartoriali e, infine, semplificati. Non sono mancate, peraltro, alcune significative esperienze internazionali dedicate, quale, ad esempio, quella del Gresb (Global esg benchmark for real assets). Il tema appare oggi essere affrontato sia in funzione della valutazione quantitativa, sia in merito al perseguimento di obiettivi specifici di natura qualitativa. Sotto questo profilo, uno degli scopi principali consiste nel valorizzare non solo gli aspetti di natura ambientale, circolare e sostenibile, ma pure quelli di natura sociale e gestionale che, almeno in parte, si riconducono ai sistemi di controllo di gestione e di conduzione delle commesse e alle soluzioni attinenti alla gestione della salute e della sicurezza nei cantieri temporanei o mobili. Occorre perciò affermare che, in virtù del contesto estremamente frammentato del tessuto tanto della committenza, pubblica e privata, del versante della domanda, quanto del lato dell’offerta, professionale e imprenditoriale, emerge la necessità di concepire modelli organizzativi e gestionali adattati e, in ultima analisi, semplificati. Certo, in essi non possono non figurare gli aspetti orientati alla gestione dell’ambiente (environmental), dall’efficientamento energetico del cantiere alla gestione circolare dei prodotti e dei rifiuti, dall’elettrificazione dei mezzi e dei macchinari alla mitigazione degli impatti ecologici, ma, appunto i risvolti indirizzati alla responsabilità sociale (social) e alla gestione organizzativa (governance), dalla correttezza nella acquisizione e nella gestione della esecuzione del contratto all’ottimizzazione del processo produttivo, possono e devono sempre più essere formalizzati, persino resi computazionali (essere resi autenticamente digitali), includendoli in apposite dashboard, più o meno analitiche. Il settore del credito sta, appunto, attivandosi con una certa intensità anche nei confronti della sensibilizzazione degli operatori economici a cui rivolge i propri servizi finanziari, come dimostrano le iniziative intraprese da diversi gruppi bancari, ma, ancora una volta, sarebbe utile che possano darsi iniziative specifiche che tengano in conto la peculiarità del settore. La ricerca scientifica, a livello internazionale, focalizzandosi specificamente sul settore della costruzione e dell’immobiliare, ha peraltro evidenziato come non vi sia sempre piena corrispondenza, all’interno delle comunicazioni societarie destinate ai mercati mobiliari in tema di Esg, tra gli operatori economici e i loro stakeholder, considerando, d’altronde, che questi ultimi siano molto eterogenei, inclu-
dendo azionisti, dipendenti e investitori. È intuibile, a questo proposito, che Mog (Modelli organizzativi gestionali) finalizzati alla valutazione dei criteri Esg, attagliati alle caratteristiche del governo e della dimensione delle piccole e delle medie imprese di costruzioni, possano assolvere al compito di facilitare il supporto a livello territoriale all’imprenditoria da parte degli istituti di credito, dei fondi immobiliari e delle società di gestione del risparmio, oltreché degli sviluppatori immobiliari, allorché si ritiene essenziale fare evolvere, qualitativamente e quantitativamente, le operazioni di rigenerazione urbana, anche in forma partenariale. È stato evidenziato, infatti, come i criteri di sostenibilità stabiliti nell’ambito della finanza sostenibile non abbiano sempre coinciso con quelli diffusi all’interno dell’ambiente costruito, per cui pare rendersi necessario un allineamento. La determinazione e la valutazione dei componenti dell’Esg rating e, ancor prima, la definizione degli obiettivi stessi relativi richiede, pertanto, non solo un adattamento al comparto, ma pure un peculiare orientamento ai destinatari individuali. Al contempo, sarebbe opportuno che alcuni degli indicatori e dei parametri fossero definiti in termini computazionali, profittando del processo incrementale di digitalizzazione del settore. D’altra parte, le relazioni che intercorrono tra i contesti della sostenibilità, intesa nella sua accezione più larga, e quelli della digitalizzazione sono sempre più oggetto di riflessione e investono il quesito inerente al ruolo oggettivo e soggettivo di ciascuna delle due categorie. È palese, in ogni caso, che i criteri attinenti all’Esg siano molteplici e articolati, cosicché, almeno nell’ottica di un assessment perlomeno semi-quantitativo, sarebbe auspicabile non solo che se ne isolassero alcuni, ma pure che una parte di essi, quella meno trattata all’interno del tema ambientale (concernente le organizzazioni e il loro ruolo sociale), riguardasse i processi e le corrispondenti prestazioni. Per il settore è chiaro, infatti, che la sostenibilità ambientale sia ormai un ambito piuttosto frequentato e formalizzato, dal livello del prodotto a quello del processo, dalle diverse modalità di certificazione ambientale e di stima del ciclo di vita alle forme di stakeholder engagement nei processi, supportate da analitiche, più o meno predittive, operate entro piattaforme digitali e social network, ma, con particolare riguardo alle imprese di costruzioni, la digitalizzazione dei processi offre spunti e potenzialità. Tale digitalizzazione ambisce, in effetti, a produrre metriche idonee a misurare, esattamente così come accade nell’ambito manifatturiero della Quarta rivoluzione industriale, le prestazioni dei processi attivi entro le commesse e degli attori coinvolti, ancor più che gli esiti: i (social) outcome prima ancora degli output della produzione. Ciò si riflette, in primo luogo, sugli aspetti della produttività e della marginalità riferibili ai singoli Project o Programme e all’equilibrio economico-finanziario dell’impresa e, di conseguenza, ricade nei tradizionali indicatori finanziari, particolarmente critici per operatori solitamente sottocapitalizzati e afflitti, perlomeno nel recente passato, da una controversa reputazione. L’avvento della finanza sostenibile enfatizza, tuttavia, come è chiaro dalle premesse, anche i risvolti non finanziari, cosicché alcuni di essi potrebbero ricadere nell’alveo dei processi produttivi (cantieristici) in corso di progressiva digitalizzazione, vale a dire, sempre maggiormente data driven. Tra queste ultime componenti, possiamo annoverare, ad esempio, le condotte corrette ai fini della aggiudicazione dei contratti, oltreché nel senso del Green procurement, la selezione e la gestione dei fornitori ispirata alla configurazione di catene strategiche della fornitura, dispositivi di automazione e di robotizzazione a supporto del lavoro femminile nei cantieri, e, specialmente, la configurazione di una sala di controllo virtuale dei processi produttivi che dia origine a una dashboard sintetica in grado di contemperare numerosi indicatori che possano contribuire all’assessment, al reporting e, infine, al rating. Restando comunque nel primo alveo si potrebbe, innanzitutto, sfruttare la legacy del Superbonus 110%, intrinsecamente analogica, attraverso misure che valorizzino le best practice (ad esempio, attraverso uno schema certificativo che potrebbe denominarsi Oltre 110 platinum), per esaltare gli interventi di maggiore successo, con la finalità di creare, a partire da essi, una linea di servizi e di lavori estesa ben oltre gli interventi trainanti e trainati contemplati dai dispositivi di legge, per esprimere, nella dimensione dello sviluppo urbano, interventi, non esclusivamente di (social) housing, in grado di rispecchiare l’intero spettro degli obiettivi contenuti nei criteri dell’Esg. Tali criteri, unitamente ai Sdg, restituiscono concretezza all’insieme valoriale formato da sostenibilità, circolarità, inclusione (sociale), neutralità (climatica), nel senso di investire i cespiti immobiliari e infrastrutturali di una connotazione fortemente legata all’industria di servizio e all’interazione degli asset con gli user.