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Sistema costruttivo sostenibile

Dal punto di vista costruttivo il progetto presenta delle soluzioni innovative che tengono conto del luogo e del contesto bioclimatico, sfruttando a proprio vantaggio le risorse fornite dalla natura. Un complesso che incarna perfettamente il concetto di sostenibilità e si basa su un sistema costruttivo che si integra con le risorse presenti in loco. Il ciclo è progettato in ogni sua fase a partire dai materiali locali scelti, fino alle tecniche di costruzioni supportabili per i mezzi a disposizione dei lavoratori del luogo, pensando inoltre alla formazione stessa della manodopera locale. “Il progetto sorge nella savana, dove non c’è nulla e i materiali come i mezzi non sono facili da reperire. Quindi, è importante fornire un sistema costruttivo che possa aiutare la manodopera locale nell’utilizzo del materiale che hanno a disposizione per rendere effettivamente realizzabile il progetto” dichiara il giovane bresciano. Ogni cupola che compone la struttura è realizzata con mattoni di terra compatta e cotta, una lavorazione tipica del luogo, disposti in ordine e in circolo grazie ad un rudimentale strumento dalle sembianze di un compasso. Il supporto si posiziona o in un punto centrale o in due laterali, in base alla forma della struttura da costruire, e

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Sunflower school complex

Il progetto realizzato dal giovane architetto bresciano Matteo Defendini, insignito del premio di miglior architetto d’Europa under 40

di Valentina Epifani

Le nuove generazioni portano alto il nome di Brescia nel mondo. I leoncini fanno incetta di premi e riconoscimenti in ogni settore, dalla musica, allo sport, dall’ingegneria, all’edilizia. Nello numero 22022 di Costruire il futuro abbiamo intervistato Marzia Bolpagni, la giovane ingegnere specializzata nel Bim e premiata con numerosi riconoscimenti nel mondo. In questo numero continuiamo il viaggio fra le brillanti menti bresciane con una nuova storia di successo. Lui è Matteo Defendini, il giovane architetto originario di Dello, che ha ricevuto a dicembre dello scorso anno ad Atene il premio “Europe 40 Under 40" che celebra i quaranta migliori architetti europei under 40, promosso dal “European Centre for Architecture Art Design and Urban studies” e dal “Chicago Athenaeum: Museum of Architecture and Design”, due fra le più importanti realtà al mondo di design e architettura. Il riconoscimento mira a supportare una nuova generazione di talenti che, grazie ai loro progetti, pensieri e teorie, sta influenzando ed influenzerà lo sviluppo futuro dei nostri territori, del nostro ambiente e delle nostre città, europee ed internazionali. Il trentenne bresciano è fra i più giovani vincitori del premio ed ha conquistato la giuria composta da rinomati architetti, accademici e editorialisti provenienti da ogni parte del globo, con il progetto Sunflower school complex: un campus scolastico in Tanzania formato da una scuola, un dormitorio ed alcuni alloggi per i professori, che riporta soluzioni architettoniche e costruttive innovative ed avveniristiche.

gradualmente si solleva dirigendo i lavori e aiutando a posizionare ordinatamente i mattoni lungo il perimetro del raggio. A livello planimetrico, gli ambienti sono organizzati in ventiquattro cupole (i “petali”) disposte radialmente intorno a un portico (“corolla esterna”) e al patio centrale (“corolla interna”). Le strutture perimetrali presentano tre dimensioni distinte per rispondere in maniera ottimale al clima locale. Le nove cupole che si trovano a est e ospitano le classi dei bambini dai sette ai dodici anni, sono le più grandi e poste a contatto tra loro, senza aperture esterne, per bloccare il forte vento e la sabbia provenienti da oriente. A nord e a sud, le otto mediane relative agli spazi sociali e amministrativi sono illuminate uniformemente tutto l'anno grazie alla traiettoria del sole tipica della zona equatoriale. A ovest quelle più piccole, per la scuola dell'infanzia, sono separate tra loro per permettere un contatto visivo con la natura circostante e l'imbocco dell'aria fresca di ponente. L'intersezione delle ventiquattro cupole del porticato, invece, è stata studiata al fine di convogliare e raccogliere l'acqua pluviale verso una cisterna sotterranea, posta in corrispondenza di un pozzo centrale, fondamentale in un clima arido come quello di Ikengwa. Le aule sono interrate sino all’altezza di un metro e cinquanta centimetri da una parte per favorire il contesto climatico e rendere più fresco l’ambiente, dall’altra per recuperare la terra che serve alla realizzazione dei mattoni utilizzati per la struttura. Sebbene la Scuola girasole abbia riscosso un successo internazionale, purtroppo, in seguito alla pandemia, la realizzazione si è arenata. Il progetto ora attende un nuovo investitore che voglia regalare un futuro ricco di speranza ai giovani studenti di Ikengwa.

Matteo Defendini, giovane di orgini dellesi, è il titolare della società di architettura Defendini architects. Bresciano Doc ma cittadino del mondo, come ama definirsi dopo dieci anni vissuti all’estero dove ha viaggiato in più di cinquanta paesi. Grazie alla sua esperienza formativa e professionale in Italia e all’estero, Matteo ha sviluppato un modo di pensare e fare architettura che provvede sempre ad offrire soluzioni creative e sostenibili in una comunicazione continua fra costruzione e progettazione. Laureato in Architettura in Svizzera presso l’Accademia di architettura di Mendrisio ed in Francia presso l’Ecole nationale d’architecture de Paris Belleville, Matteo ha sviluppato progetti che sono già stati pubblicati in riviste e libri internazionali ed insigniti di importanti riconoscimenti, tra cui, da ultimi del premio Eurasia, sezione “architettura istituzionale”, e del premio “Europe 40 under 40” che seleziona i 40 migliori giovani architetti emergenti in Europa. Relatore al XXV Congresso mondiale dell’Unione internazionale degli architetti che si è tenuto a Durban in Sud Africa nel 2014, visiting professor presso l’Università del Valle a Cali in Colombia nel 2018, è stato inoltre nominato dal Ministero della cultura e dalla Farnesina Ambasciatore del design italiano a Riad in Arabia Saudita.

Il ciclo è progettato in ogni sua fase a partire dai materiali locali scelti, fino alle tecniche di costruzioni supportabili per i mezzi a disposizione dei lavoratori del luogo

Il progetto della scuola girasole

Il progetto è stato commissionato ante Covid dalla congregazione missionaria delle sorelle di Santa Gemma Galgani, che hanno conosciuto l’architetto mentre era impegnato nella realizzazione di un centro per i disabili, sempre in Africa, in Burkina Faso. Rimaste colpite dall’estro del giovane bresciano, le suore missionarie hanno richiesto la realizzazione di una struttura scolastica a Ikengwa in Tanzania, che potesse ospitare 350 alunni. Come suggerito dallo stesso nome del progetto, per l’appunto “Sunflower” ossia girasole in lingua anglosassone, il complesso sorge in un campo di girasoli, dal quale prende spunto anche per la sua forma: un fiore composto da ventiquattro cupole che rappresentano i petali, disposte radialmente attorno ad un portico, che sarebbe la corolla esterna, e il patio come corolla interna. “Non era facile riuscire a progettare una struttura rispettosa del contesto naturale in cui si inserisce. L’idea principale che mi ha ispirato sono stati i girasoli, sempre esposti verso la luce, come simbolo di nuova vita. Infatti, volevo dare ai giovani il fiore più bello, grande e luminoso che potessero mai vedere: la propria scuola. Inizialmente non sapevo come riuscire a rappresentare l’idea del progetto che avevo in mente. Così, passando da un fruttivendolo un giorno ho avuto l’ispirazione. Su un tagliere ho disposto a raggiera dei pomodorini tagliati a metà e al centro il gambo con le foglie del pomodorino. In quel semplice modello era rappresentata l’essenza della scuola: le cupole, il patio e un albero dove ruota tutto intorno, simbolo stesso di nascita e di vita” Matteo Defendini ricorda con emozione, attraverso un simpatico aneddoto, la nascita dell’intero progetto rimasto sulla carta in attesa di vedere la luce.

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