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bilanci di sostenibilità
Tra i diversi attori del processo edilizio o infrastrutturale, l’impresa di costruzioni sarà sempre più soggetta alla conformità ai criteri Esg (enviromental, social, governance), che hanno tradizionalmente visto l'interesse maggiore degli investitori istituzionali, ma che attraggono oggi anche i privati. La spinta da parte dell’Europa per trasformare le aziende in chiave sostenibile riscuote i propri frutti e sono numerose le imprese che avviano un percorso di miglioramento. Il modello di sviluppo di tipo lineare che ha caratterizzato l’occidente moderno concentrato esclusivamente sul profitto è ormai superato. Nell’attualità acquisiscono un ruolo di rilevanza per l’impresa due aspetti cruciali: ambiente e sociale. Infatti, il termine sostenibilità è spesso utilizzato impropriamente per definire le attività che riguardano solo l’ambiente. Un’appropriazione indebita per un concetto ben più ampio che interessa e coinvolge l’intero processo di produzione, evolvendo e ottimizzando l’assetto dell’impresa. Il percorso di cambiamento verso la sostenibilità deve partire dal vertice aziendale per poi propagarsi agli altri periferici. Si tratta di un approccio globale che non interessa solo un’area, ma è pervasivo e deve coinvolgere ogni aspetto dell’Esg. Rivoluzionare la propria impresa per approcciarsi alla sostenibilità è dunque una scelta che richiede tempo, ma che allo stesso momento porta vantaggi quali: conoscere meglio la propria impresa, gestire rischi a livello integrato, costruire fiducia nei confronti dei propri stakeholder, migliorare le attività e i processi aziendali, recuperare delle risorse nel medio e lungo periodo grazie alla riduzione dei costi e sprechi, aumentare la capacità di innovazione come processo evolutivo di sviluppo, migliorare la reputazione dell’azienda e il clima interno. Essere sostenibile è una scelta strategica per l’impresa e non un obbligo, ma la tendenza globale spinge con impeto verso la richiesta di un impegno maggiore e presto ciò che poteva apparire un parametro effimero sarà invece imprescindibile per essere competitivi sul mercato. Per far emergere i valori sociali e ambientali dell’attività svolta e avere un metro di paragone utile a comprendere se la strategia di cambiamento sta procedendo a dovere, l’impresa ha uno strumento a sua disposizione: il bilancio di sostenibilità. Il suo scopo è informare gli stakeholder dei risultati economici, sociali e ambientali generati dall’impresa nello svolgimento delle proprie attività.
Bilanci di sostenibilità Normativa, sviluppo e opportunità
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L’approccio alla sostenibilità delle imprese contribuisce a valorizzare aspetti intangibili, ma che ricoprono un ruolo decisionale nella fase di scelta da parte del committente
I diciassette obiettivi di sostenibilità
L’attenzione alla sostenibilità nasce dalla consapevolezza che il modello attuale applicato sino ad oggi non è più attuabile. Il 25 settembre 2015, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha sottoscritto e approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, vale a dire un programma d’azione mondiale per le persone il pianeta e la prosperità. Il piano è incentrato su diciassette obiettivi, denominati “goals”, che fanno riferimento a un insieme di questioni importanti per lo sviluppo. Gli obiettivi prendono in considerazione in maniera equilibrata le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile — economica, sociale ed ecologica — e mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti
La normativa
Per la predisposizione dei bilanci di sostenibilità si fa riferimento alla normativa del 2016 (d.lgs. n. 254/2016), in recepimento alla direttiva europea del 2014, che definisce l’obbligo della rendicontazione solo per le aziende di interesse pubblico, quali banche, assicurazioni e società quotate, che superino almeno due dei parametri indicati: dipendenti maggiori di 500 unità, totale attivo maggiore di 20 milioni e fatturato maggiore di 40 milioni. Parametri che potrebbero variare, dato che è in corso di recepimento una nuova proposta di direttiva che estende l’obbligo della rendicontazione anche alle imprese non quotate, abbassando i parametri di soglia dei dipendenti da 500 a 250. Il rendiconto di sostenibilità può essere riportato nella relazione sulla gestione o in un allegato separato e deve contenere le informazioni richieste dalla direttiva e l’attestazione. Anche questo aspetto potrebbe variare con la nuova proposta, perché il rendiconto di sostenibilità verrà incluso nella Relazione sulla gestione e dovrà essere in linea con la tassonomia europea.
La tassonomia europea
La tassonomia è un regolamento europeo che determina i criteri per stabilire se un’attività economica può essere considerata ecosostenibile. La disciplina introduce specifici indicatori, che devono essere rendicontati, al fine di rendere i bilanci paragonabili fra un’impresa e un’altra, per valutare che gli obiettivi siano effettivamente raggiungibili. Una guida che sarà sempre più un punto di riferimento futuro per i governi, aziende e banche, perché definisce inoltre sei obiettivi da raggiungere entro tempistiche specifiche. Imminente la scadenza dei primi due punti, che sono adattamento al cambiamento climatico e mitigazione, in cui l’edilizia e le attività immobiliari sono i principali settori interessati. Il regolamento della tassonomia, avendo impatti diretti sulle grandi realtà, riguarda l’intera filiera edile, incluse le piccole e medie imprese. Le aziende saranno sempre più propense a sviluppare intere filiere sostenibili, selezionando solo fornitori il cui modello di business possa soddisfare i propri criteri. climatici e costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani. I diciassette obiettivi di sostenibilità sono anche i target che un’impresa può considerare di acquisire e portare avanti nella propria azienda, scegliendo i più consoni alla propria realtà, rendicontandoli nella stesura del bilancio di sostenibilità. Alcuni esempi di obiettivi inclusi nel gruppo delle tematiche ambientali sono: la lotta al cambiamento climatico, il miglioramento della gestione dei rifiuti, l’impegno all’utilizzo di energie rinnovabili e alla riduzione dell’inquinamento di acqua aria e suolo e la promozione di un’economia circolare. Una seconda categoria di obiettivi sono i sociali che interessano i dipendenti, il capitale umano e la comunità territoriale. Fra le tematiche sociali emergono l’impegno a garantire pari opportunità di genere e di retribuzione, il miglioramento alle condizioni di lavoro dei dipendenti anche nella riduzione dei rischi, il monitoraggio delle competenze dei lavoratori rispetto ai compiti assegnati, l’attrazione del personale con una ritenzione dei talenti cercando di sviluppare la carriera o con piani di welfare e le relazioni con clienti e i fornitori e la comunità territoriale. La terza categoria di obiettivi è raggruppabile nella governance. Sono i meno conosciuti, ma i più fondamentali, perché riguardano la struttura sulla quale si basa la costruzione di un impianto per il raggiungimento dei goals sociali e di sostenibilità. Fra questi sono inclusi la gestione dell’aspetto reputazionale ed etico, il ruolo degli organi di amministrazione nel cambiamento con una remunerazione legata anche a fattori di sostenibilità, la lotta alla corruzione, sistemi di controllo e gestione dei rischi e l’incoraggiamento a procedure note come “whistleblowing”, ossia denunce in forma anonima che i lavoratori possono fare all’interno per evidenziare carenze soprattutto in ambito di sicurezza, salute e benessere. Come fa un’impresa ad individuare quali obiettivi perseguire? Il consiglio degli esperti è scegliere dai cinque ai sette punti e parametrarli rispetto agli aspetti economici, individuando quale può generare un beneficio maggiore nel medio e lungo periodo. Ad esempio, se l’azienda decide di investire con piani di sviluppo alla carriera, il personale sarà più incentivato a restare nella società. Mentre nel medio e lungo periodo si traduce in un risparmio in costi di reclutamento e costi in formazione del personale da sostituire.